lunedì 8 ottobre 2007

De Magistris e Forleo: i fatti, semplicemente


di Uguale per Tutti

Il guaio di quando la crisi di una società non è conseguenza di episodi accidentali, ma di un degrado complessivo della sua cultura e degli strumenti per assicurarle una qualche parvenza di democrazia è che a un certo punto tutto si confonde e sembra difficile riprendere il bandolo della matassa e imboccare una qualche strada che consenta di risalire la china.

Accade, dunque, sempre più spesso, in questi giorni, che dinanzi a eventi assai gravi maggiorenti del potere e dell’informazione si affannino a creare confusione, a cercare di appannare anche quel poco di chiaro che ancora resta nella coscienza della gente, così che anche le persone meglio intenzionate siano assalite da dubbi davvero inverosimili.

Un signore porta in piazza centinaia di migliaia di cittadini per protestare contro alcune cose obiettivamente inaccettabili – per tutte, una categoria di “lavoratori” (i parlamentari) che maturano il diritto alla pensione dopo due anni e mezzo di “lavoro”, mentre si discute se i metalmeccanici devono aspettare trenta o trentacinque anni, e un popolo cui non si riconosce il diritto di esprimere un voto di preferenza per questo o quel candidato a rappresentarlo, essendo costretto dalla legge a delegare ciò a pochi capipartito – e nessuno riesce a trattare dell’oggetto del contendere, ostinandosi tutti a concentrarsi sulla opportunità o meno che i comici facciano politica, sulla eleganza o no del titolo della manifestazione (con spunti surreali quando Bruno Vespa ha detto inorridito che nel nostro Paese prima d’ora “Vaff …” in una piazza non si era mai sentito dire, dimenticando, evidentemente, che lo si sente dire un mese si e uno no nelle sedute del Parlamento, insieme a espressioni decisamente più pesanti, tipo “assassino” all’indirizzo di un ex Procuratore delle Repubblica oggi senatore, e rimuovendo completamente dalla sua memoria di "giornalista" (!?) tutti i comizi della Lega, quelli dove si dice che ci sono già i fucili pronti, che i giudici sono come gli assassini, che dei neri e degli islamici ne faremo carne da macello, ecc.), sul terribile pericolo che di politica si occupi la gente che "non ha strumenti per capirla" (!?), eccetera.

Così da un paio di giorni tutti discutono se sia legittimo o no che due magistrati rendano una intervista ciascuno a una trasmissione televisiva.

Questo dibattito si colora di toni terrificanti e sempre più indignati, che andrebbero bene se la domanda fosse se è legittimo o no che dei magistrati si diano allo spaccio della cocaina (dibattito quest’ultimo che, peraltro, nessuno ha neppure avviato quando si è scoperto che un senatore a vita, che continua a fare il senatore a vita, la cocaina se la faceva comprare dalla scorta, concentrandosi anche in quel caso non sul fatto in sé, ma solo ed esclusivamente sulla opportunità o meno che la notizia finisse sui giornali).

L’idea di fondo che viene utilizzata per caricare fino al paradosso l’esecrazione è che ai magistrati si addice il silenzio e che essi devono parlare solo con i loro provvedimenti.

E si tratta di affermazione, invero, del tutto condivisibile in astratto.

Si dimentica, però, che essa fa parte dell’armamentario completo di un paese civile.

In un paese civile le questioni – e anche quelle relative alla giustizia e ai tribunali – di discutono civilmente e, quindi, nessun giudice si sogna di difendersi in pubblico. Ma per la semplice ragione che nessuno si sogna di insultarlo in pubblico. Le sentenze si discutono, quando è il caso civilmente si criticano, alcune (non quante da noi) si possono impugnare, ma si rispettano e i giudici pure. In un paese civile le leggi non le fanno “ad” e “contra” “personam” persone coinvolte negli interessi in gioco e in alcuni casi addirittura già condannate per atti contrari alla difesa di quegli interessi. In un paese civile si sa (quasi) sempre chi sono le guardie e chi i ladri e le due categorie vengono trattate dai cittadini e, soprattutto, dalle istituzioni in maniera coerente con i loro ruoli.

La pretesa – che da noi è abituale – di applicare solo il lato A della civiltà, omettendo di utilizzare anche il lato B dà luogo al paradosso odierno.

Un paradosso che consiste nel fatto che ogni giornalista o anche solo aspirante tale, ogni portaborse, ogni faccendiere e ogni imputato/condannato può insultare senza limiti (e non solo può farlo in teoria, ma lo fa in pratica quotidianamente) quel paio (“paio” non nel senso di “due”, ma di “pochi”) di giudici che ancora si ostinano a non prendere atto del corso che sta avendo la storia repubblicana, dicendo di essi peste e corna, continuando da mesi a ipotizzare abusi da parte loro che vengono definiti come terrificanti e che, quando si chiede in cosa consistano, vengono coperti dalla opportunità di mantenere un presunto ma inesistente “segreto istruttorio”.

Un paradosso nel quale un sottosegretario può riconoscere in televisione che uno di questi giudici ostinati ha subito non una ma enne ispezioni tendenti a verificare se si stia o no comportando bene e dirsi convinto – in totale assenza di qualunque contraddittorio e sottraendosi all’onere almeno di indicare le ragioni del suo dire - che non si è comportato bene.

Un paradosso nel quale tutti stanno attentissimi a ogni “mossa” anche minima, a ogni “piega del viso” delle guardie e nessuno fa un po’ di luce sul comportamento che contemporaneamente mantengono i ladri.

Un paradosso che assomiglia a un filmone di guerra nel quale l’eroe torna miracolosamente vivo dalla missione suicida e il comandante che ce lo ha mandato vince lo stupore dell’inaspettato e indesiderato ritorno mettendo il malcapitato in punizione perché è vero che ha salvato un’intera città disinnescando un’intera batteria di mine al rischio della propria vita, ma, perdinci, forse (si badi, solo forse) ha un bottone staccato nell’uniforme.

Un paradosso – e questo è l’epilogo – nel quale, quando gli insultati, derisi, vilipesi, ispezionati, isolati, minacciati, sconsigliati, dopo anni in cui vengono tenuti sotto una pressione disumana, dichiarano (con una faccia tosta davvero deplorevole!) “siamo innocenti, abbiamo fatto solo il nostro dovere”, tutti si levano in piedi e, urlando scompostamente, all’unisono dichiarano: “Eh no, i magistrati non possono parlare alla stampa”.

Che dire e che fare?

Vi diamo il nostro modestissimo contributo pubblicando qui sotto i video delle due “interviste” che sono oggetto delle specifiche polemiche di questi ultimi giorni.

Per favore, guardatele e fatevi queste domande:

1. Le cose dette da questi “sovversivi” che, secondo i migliori maitres à penser del Paese minano alle radici la credibilità delle istituzioni, sono così tanto assurde e criminali?

2. E il solo essersi permessi di dirle è così inaccettabile da parte di due persone che lavorano alle dipendenze di un datore di lavoro che non li aiuta per niente e, anzi, li tratta da nemici?

3. E non c’è qualcosa di “malato” nel continuare a pretendere un silenzio sostanzialmente autolesionista da costoro, senza adoperarsi in alcun modo perché a questo silenzio siano incoraggiati da una qualche forma di tregua da parte dei loro aggressori?

4. E si può deplorare la solidarietà che, non richiesta, viene data loro da una folla di cittadini qualunque, senza bandiere e tessere, se continua a rimanere vistosamente assente la solidarietà che dovrebbe venire loro dalle istituzioni in genere e dagli organismi rappresentativi dell’ordine professionale al quale appartengono, che anzi contribuiscono all’isolamento?

5. E secondo quale itinerario logico si afferma disinvoltamente che la solidarietà della gente questi magistrati se la sono cercata, se manca qualsiasi atto o fatto che consenta un’affermazione del genere? E che senso ha dire che a quella solidarietà non si sono sottratti? Cosa dovrebbero fare, scendere in piazza e minacciare la gente, intimandogli di andarsene a casa?

Questi quesiti sono importanti per noi che facciamo il blog non tanto perché riguardano nostri colleghi (dopo tutto, purtroppo, troppo pochi colleghi), ma perché crediamo siano importanti per tutti i cittadini di questo Paese, dato che le risposte da dare a essi definiscono lo stato in cui versa oggi quella che tanti credono sia una democrazia, ma che forse non lo è tanto.

Tutto questo non toglie ovviamente che, se il Consiglio Superiore della Magistratura troverà nelle condotte dei magistrati in questione motivi di censura, certamente li punirà e del tutto legittimamente. Nessuno pensa di creare salvacondotti in favore di questi magistrati e loro non ne chiedono e non ne vogliono: Clementina Forleo ha detto espressamente nella sua intervista non solo di non avere nulla da obiettare contro le ispezioni, ma anzi di volerne anche altre, quando gli interessi in gioco sono quelli di persone qualunqui e non solo quando sono coinvolti i potenti.

Ma punire (se, allo stato per mera ipotesi, ne fosse il caso) è cosa del tutto diversa da insultare, isolare, intimidire, cacciare.

E nei paesi che della civiltà applicano sia il lato A che il lato B, finché non ci sono prove di responsabilità a loro carico e anche quando (come tanti colleghi dicono ancora oggi per giustificare la loro "neutralità") "non si sa come stanno le cose", la regola nei confronti dei magistrati è: "lasciarli lavorare". In alcuni paesi di civiltà esagerata, addirittura "aiutarli a lavorare ancora meglio".

Chissà perchè non riusciamo a stupirci che da noi la presunzione di innocenza per i potenti valga anche dopo le sentenze definitive di condanna (così che in tanti media importanti, anche "di Stato", condannati eccellenti per fatti anche gravissimi o dichiarati colpevoli di reati prescritti vengono accolti con deferenza e ossequio, ironizzando sulle sentenze di condanna o "vendendo" per assoluzioni le declaratorie di prescrizione) e, invece, per i magistrati "troppo zelanti" la presunzione di innocenza non esista, così che del tutto imprecisate responsabilità di Luigi De Magistris e di Clementina Forleo vengono date per scontate da politici e giornalisti al seguito, che neppure si sforzano di indicare almeno dei fatti nei quali esse si sostanzierebbero.

Qui non è in discussione solo la possibilità di questi magistrati di fare il loro lavoro, ma la possibilità in assoluto che un tale lavoro possa essere fatto in questo Paese (sul punto, illuminante l’intervista del Procuratore Aggiunto di Torino Bruno Tinti, pubblicata nel nostro blog qui).


L'intervista di Luigi De Magistris:





L'intervista di Clementina Forleo:





15 commenti:

salvatore d'urso ha detto...

Io penso che più reagisono in questo modo e più si mettono contro i cittadini.

La gente non è stupida, comincia a capire e svegliarsi.

Siamo stanchi di questo assurdo bipolarismo che poi non lo è mica tanto... quando la direzione èrimane sempre la stessa e quando i problemi oltre a non essere risolti e affrontati non vengono nemmeno denunciati da chi sta al potere o da chi fa informazione. Semplicemente non esistono...

E invece la rete fa si che questi problemi vengano recepiti... per questo la CASTA adesso risulta debole e nuda.

Anonimo ha detto...

I fatti 2 semplicemente:
1) un giudice (terzo) tratta in un suo procedimento della posizione di Dalema, Fassino e altri. In tv si scaglia contro i poteri forti. Voi, al posto di quegli indagati, sareste sereni del suo giudizio ?
2) un pubblico ministero, intervistato, parla e non parla, dice di non voler dire, ma riferisce su come vengono distratti i soldi dei contribuenti per come emergerebbe da una sua indagine in corso. Siccome è un magistrato, il "popolo" che ascolta ritiene, giustamente, che il suo -indipentemente dal giudizio che verrà- sia il "verbo".
Sicuramente mi sono perso qualcosa ..........

guidodemaio ha detto...

Vi segnalo questo video (Mastella contestato al Columbus Day e cori x DeMagistris):
http://mediacenter.corriere.it/MediaCenter/action/player?uuid=033aa8e6-7643-11dc-9b65-0003ba99c53b

Anonimo ha detto...

I nostri giornali e i nostri Tg sono molto attenti a dare lo stesso spazio a tutti i politici per evitare di essere rimproverati, mentre non sono altrettanto bravi a spiegare cosa accade. Avviene in questo modo che i servizi dei Tg e gli articoli dei giornali siano un collage di frasi incoerenti e contraddittorie, oppure delle disamine particolaristiche e di parte dei fatti. Alla fine nessuno capisce nulla...

Nessun TG, quindi, ha avuto il coraggio di dire che Mastella vorrebbe far trasferire De Magistris perchè importanti uomini politici (tra cui Prodi) e forse lo stesso Mastella sono indagai dal Pm di Catanzaro!!!
L'informazione in Italia è così...

salpetti.wordpress.com

Anonimo ha detto...

Il magistrato non esercita un mestiere ma ha un incarico molto importante quello di giudicare il comportamento dell'essere umano con rispetto alla legge.

Meno si fa vedere in televisione meglio è per lui, per la società per i cittadini che dovranno da questi essere giudicati.

De Magistris e Forleo sono sicuramente dei bravissimi magistrati ma il loro apparire ne ha scalfito il grado di fiducia. De Magistris poi, avrebbe dovuto rifiutare il supporto popolare.

Anonimo ha detto...

Ma perchè in questo blog i commenti sono sulla politica e non sulla magistratura?

"Uguale per tutti" ha detto...

Anonimo ha scritto: "Ma perchè in questo blog i commenti sono sulla politica e non sulla magistratura?"
I commenti sono un'area del tutto libera del blog.
La redazione si limita a una verifica preventiva del fatto che i commenti non violino le leggi e i diritti di terzi.
Per il resto i commenti sono "dei" lettori, che scrivono del tutto liberamente ciò che vogliono.
La Redazione

Anonimo ha detto...

Il Giudice dovrebbe giudicare senza pregiudizi, soprattutto rispettare la Legge.

Per lo meno non dovrebbe neanche apparire pregiudizioso.

Temo che il Giudice De Magistris invece con l'essere pregiudizioso anche del comportamento del Ministro della Giustizia con riguardo alle ispezioni abbia scalfito la sua integrità di Magistrato.

Anonimo ha detto...

Il sottosegretario Scotti, presente in studio ad Annozero, ha dichiarato che preferisce i giudici che lavorano in silenzio citando Paolo Borsellino . Suo fratello Salvatore,anch'egli presente in studio, lo ha immediatamente smentito ricordando che Paolo rilasciò un'intervista, sia a Saverio Lodato de L'Unità che ad Attilio Bolzoni di Repubblica, qualche giorno dopo la sua partecipazione ad un convegno ad Agrigento. In quella intervista, uscita su entrambi i quotidiani il 20 luglio 1988, Borsellino lanciò un grido d'allarme sulla smobilitazione dell'antimafia. Un grido di solitudine, simile nel significato, all'intervista rilasciata dal prefetto Dalla Chiesa a Giorgio Bocca. A causa di quell'intervista, che denunciava all'opinione pubblica la solitudine del magistrato, Borsellino fu chiamato al CSM. Il giudice avrebbe potuto restarsene in silenzio a Marsala, ma parlò. E sappiamo perchè. Il contesto è simile a quello nel quale De Magistris ha "dovuto" parlare con la stampa. A parte il diritto alla libertà di parola e d'espressione, di cui godono i magistrati al pari di tutti gli altri cittadini, c'è da chiedersi se chi preferisce magistrati muti non li preferisca, magari, anche muti per sempre.

Vanna Lora

Gennaro Giugliano ha detto...

Il magistrato non esercita un mestiere ma ha un incarico molto importante quello di giudicare il comportamento dell'essere umano con rispetto alla legge.

Beh questa se me la spiega perchè proprio è una affermazione priva di ogni logica,con quello che ha scritto allora anche i politici dovrebbero evitare di girovagare per i media a raccontare baggianate alla gente,onestamente preferisco 100 mila volte che si esponga con motivazioni più che accetabili un magistrato come De Magistris o la dott.ssa Forleo che non sentirmi le solite stupidaggini di propaganda fatti da esponenti del governo e della opposizione,e poi smettiamola di criminalizzare la cittadinanza onesta che si schiera con le persone oneste indipendentemente se siano magistrati o di altra categoria,amico si svegli dal sonno e dal letargo in cui si trova qui stiamo cercando di svoltare se poi a lei la situazione va bene cosi è solo un suo problema

Anonimo ha detto...

Gennaro, svegliati tu dal letargo onirico in cui sei totalmente immerso, smettetela di fare i faziosi e di difendere chi fà ingiustizia invece che giustizia tanto per far parlare di se con delle sparate "oh quanto intelligenti!!", ormai ne abbiamo pieni i cosiddetti mica siamo tutti una manica di deficenti, lo capite questo ?
Fra terroristi assolti, rumeni violentatori che non vanno in galera perché hanno in tasca il numero di telefono della violentata etc etc lo spazio manca , vorreste farci credere che questa gente potrebbe moralizzare la politica ? Mi sa che la medicina é molto peggio della malattia.

PS saluti per sempre , non vengo neanche a leggere la risposta su questo blog, non ne vale la pena, s'é capita l'antifona, continuate a parlarvi addosso e a pontificare sapientemente.

Anonimo ha detto...

Sono preoccupata su come si evolvono i fatti: Questa mattina ho sentito che il Procuratore di Milano ha smentito la Forleo: Ora inizierà un calvario per il GIP: Mi viene in mente una frase di Pasolini: io so chi è stato ma non ho le prove e neanche gli indizi: Ma quello che più mi preoccupa sono le inchieste che nell'indifferenza di tutti si arrestano: Ho sentito per puro caso che in Calabria sono stati arrestati sindaco,vicesindaco, assessori , credo !) arresti e la notizia è trapelata per puro caso sul tg La/: Nessun'alto telegiornale RAI o Mediaset ha dato la notizia: Mi ha sorpreso enormemente: In radio ieri "! mi pare R24 ha detto che seicento dipendenti della WhyNot non sono stati ammessi al posto di lavoro presso la Regione Calabria con una motivazione circa la loro assunzione a termine: Sono notizie che istintivamente mi hanno allarmato in quanto sporadiche e non rilevate come tante altre di minore interesse: Mi rendo conto che è il frutto di imbarazzi di poteri ddi ogni tipo e mi sembra a questo punto anche di chi certe inchieste dovrebbe porlarle a fondo: Non so più cosa pensare:

Anonimo ha detto...

Comprendo l'importanza di un provvedimento come l'incompatibilità ambientale per la tutela dell'indagato.
Ma a questo punto Vi pongo tre domande (relative tutte allo stesso tema):
- come si può conciliare la suddetta tutela con le indagini dei P.M.?
- quale può essere la soluzione ad un conflitto che pone due interessi legittimi a confronto?
- come si stabilisce dove inizia l'accanimento del P.M. sull'indagato e finisce la normale esecuzione delle indagini?
Spero che qualcuno mi possa rispondere (magari con un post dedicato).
Grazie, Gabriele.

Anonimo ha detto...

..Dopo aver visto i video riguardanti il giudice De Magistris(purtroppo quello della dott.Forleo non si è aperto),la mia personale opinione su quanto esposto è: LA MAFIA E'TROPPO SPUDORATAMENTE PROTETTA DALLE ALTE SFERE DELLA POLITICA x poter essere debellata facilmente!Se tutte le persone oneste che hanno posti di responsabilità all'interno delle istituzioni non si mobilitano e si coalizzano per portare avanti la lotta (che,anche noi,cittadini senza potere chiediamo incessantemente da anni!)in maniera organizzata e determinata a produrre un effettivo cambiamento a livello generale nella politica,saremo sempre qua a piangere un "Falcone"o un "Borsellino"(senza contare tutti gli agenti di scorta che per stipendi da fame ci lasciano la pelle!!!!)Io vivo in Liguria e, anche qua spesso e volentieri si sente il peso di collusioni fra politica e malavita...non è un problema solo del sud!Chi aiuta i cittadini a riprendersi la dignità di definirsi Italiani?!?Ricordiamoci di questo quando ci chiameranno al voto..finiamola una volta per tutte di dividerci fra destre e sinistre ma, insieme pensiamo al bene del Paese o ci troveremo al punto di partenza!!Grazie per avermi ospitato Saluti Marilena

"Uguale per tutti" ha detto...

Grazie a Lei Marilena, per la Sua attenzione e partecipazione.

La Redazione