martedì 2 ottobre 2007

La Giustizia ha bisogno di un approccio organizzativo nuovo


di Maria Giovanna Villari
(Avvocato del Foro di Napoli)

Deve essere un tavolino a tre gambe, l'unico che si può reggere senza zeppe.

Al primo posto, nessun dubbio, la legge.

Al secondo, l'interpretazione della legge nelle quali le procedure sono solo un aspetto, perchè l'interpretazione della legge investe effettivamente quelli che sono i poteri precipui, se non esclusivi del giudicante.

E la terza gamba è la riorganizzazione del sistema giudiziario. Da rivedersi senza pregiudizi; senza timori corporativi di poter anche ridurre gli organici e rafforzare in questo modo il vero potere, il prestigio e l'onere del giudice.

Questi sono i principi e li riassumiamo ancora una volta.

La prima gamba. La revisione dei codici.

La seconda gamba. L'interpretazione della legge, della quale le procedure sono solo un aspetto formale.

E la terza gamba. La riorganizzazione dell'intero sistema giudiziario (organici e servizi).

Chiariti questi punti, pur dovendosi tendere a delle relazioni di collegamento tra questi tre settori, i tempi di attuazione non coincideranno necessariamente.

In qualche modo in ciascuno di essi bisognerà procedere con una larga indipendenza.

La solida mentalità giuridica tanto dei giudici, che degli avvocati, e che si riflette anche nel mondo politico – camere, commissioni parlamentari in particolare, all'occorrenza il governo - con il suo esclusivismo, è di ostacolo alla necessaria riorganizzazione dell'intero sistema giudiziario secondo le regole tipiche della riorganizzazione del lavoro. Questo è il settore che oggi è meno curato per, ci scusiamo dell'insistenza, la innegabile ma invasiva cultura giuridica.

Chiedo quindi che chi interviene in queste discussioni nei blog, negli articoli divulgativi, nelle riviste specialistiche e nelle sedi appropriate dove si può passare dal pensiero all'azione, approfondisca i temi della organizzazione del lavoro.

Per necessità e per tradizione, manco a dirlo, il sistema giudiziario pecca di statalismo. Non si tratta di passare di punto in bianco a un sistema di tipo aziendale, ma certamente bisogna operare abbandonando l'ottica del corporativismo.

Si potrà essere meno "amici" nel chiederlo, ma è necessario fare questa osservazione.

Non è un paradosso ipotizzare che il numero dei giudici, dei cancellieri e del personale è eccessivo. Quasi che, il paragone può sembrare irriverente, ci si trovi dinanzi a una specie di Alitalia, o a un settore industriale bisognoso di profonde e radicali modifiche.

Certamente il personale addetto non è molto qualificato e ancora poco pratico delle potenzialità offerte dai sistemi informatici.

Poca integrazione ci sta tra i giudici, i cancellieri e il resto del personale, se non per ottenere il servizio contingente, ritenendo con questo di non poterne avere di più.

Nel giro di dieci anni tutte le nuove cause dovranno essere informatizzate dal loro nascere. I giudici stessi, e qui si vede il sistema li tocca direttamente, potranno e dovranno accettare verbali comparse ed altro da inserire in tempo reale nei famigerati dischetti e perfino nel loro pc.

Dunque la riorganizzazione obbliga ad una riqualificazione dei giudici di tutte le età. Sappiamo e vediamo che molti giudici già si districano benissimo con i sistemi informatici, ma certamente ancora non funziona un sistema integrato e completo di tutto il lavoro dei giudici, degli avvocati, dei tecnici, dei consulenti e del personale impiegatizio e direttivo del sistema giudiziario.

Si affidino questi studi anche a esperti che provengono sicuramente da studi diversi e che dopo un tirocinio di un paio d'anni, saranno in grado di lavorare per la riforma di un intero sistema organizzativo.

Al momento tralascio di fare considerazione sulle altre due gambe del tavolino che possono ben essere trattate nelle sedi istituzionali con il massimo contributo oltre che dei giudici anche degli avvocati e perchè no, da tecnici provenienti dalle materie più svariate.


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Maria Giovanna, a quando un po' di sana autocritica anche in casa nostra? Ci proviamo su i nostri blog e forum? O siamo "intruppati" peggio di altri? Tu ed io non penso, ma è dura ...

Dario ha detto...

Trovo che questo caso dimostri in maniera lampante che l' "indipendenza della Magistratura" non è automaticamente tutela dell' "indipendenza del Magistrato": come volevasi dimostrare...