venerdì 26 ottobre 2007

Il mutismo dell'A.N.M.


di Nicola Saracino
(Giudice del Tribunale di Tivoli)


A fronte della gravità dei fatti occorsi a Catanzaro e dell’invito rivoltole da più di 250 magistrati ad assumere una posizione chiara su quei fatti, l’Associazione Nazionale Magistrati si è pronunciata con un comunicato del 17 ottobre che parla del tutto genericamente della “situazione degli uffici giudiziari di Catanzaro" e si limita a mettere in evidenza che la legge che consente al Ministro della Giustizia di chiedere il trasferimento dei magistrati andrebbe cambiata.

Dopo di che l’altroieri la Giunta Esecutiva Centrale dell’A.N.M. è intervenuta di nuovo per “esprimere pieno apprezzamento e convinta adesione alle dichiarazioni con le quali il 22 ottobre u.s. il Presidente della Repubblica, anche nella sua veste di Presidente del CSM, intervenendo sulle recenti polemiche suscitate da vicende giudiziarie, ha assicurato la sua attenzione sui temi di giustizia e sul fisiologico sviluppo dell’attività giudiziaria e delle indagini in corso ed ha invitato nel contempo tutti alla riservatezza ed al rispetto delle regole fissate da leggi e da codici deontologici”.

Non condivido questo deliberato, che recepisce l’invito al silenzio proveniente dal Capo dello Stato.

Quella esortazione, opportuna e doverosa, era rivolta a tutti i soggetti che rivestono responsabilità “istituzionali” nella nota vicenda.

Mi turba che l’A.N.M. se ne sia ritenuta diretta destinataria.

La ragion d’essere dell’A.N.M. è nella tutela dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura.

Che debba tacere quando questi valori sono posti in discussione suona come un paradosso; questo non ha nulla della la virtù del silenzio, è solo un ingiustificato mutismo.

Desta addirittura sgomento apprendere che le prime ispezioni ministeriali su Catanzaro siano originate da formali invocazioni delle Sezioni locali dell’A.N.M..

Esiste un vuoto di rappresentatività manifesto, i cui negativi effetti solo in parte si attenuano grazie a pochi Colleghi che, seppur privi di mandato, assumono coraggiosamente su di sé il compito di spendere una parola in difesa di quei valori, magari rintuzzando un cattedratico che spiega in televisione quanto giusto e corretto sia che un Ministro ridicolizzi pubblicamente le indagini che lo riguardano, non potendosi da tale soggetto esigere lo stesso senso istituzionale imposto al magistrato.

L’unica consolazione viene dalla coscienza civile dei cittadini che rivendicano come beni propri, e non dei magistrati, l’autonomia e l’indipendenza della magistratura.


3 commenti:

Gennaro Giugliano ha detto...

Aveva ragione de Magistris ieri sera stiamo ritornando indietro di 50 anni,se andiamo avanti di questo passo dovremo pure contare le parole mentre parliamo,mi deprimo sempre di più ogni giorno,a furia di leggere la maggioranza di notizie negative di qualsiasi argomento la mia mente fatica a reagire,vorrei darvi una parola di conforto,un consiglio,un suggerimento,ma la confusione mentale è tale da non esservi di grande aiuto,mi rimangono nelle mente le parole ascoltate ieri da Salvatore Borsellino,reagire,non abbattersi,reagire e capitalizzare quella rabbia e quel senso di impotenza che quasi sempre viene causato da terzi ed andare avanti a testa alta

Anonimo ha detto...

Ieri sul sito del Corriere vi erano questi titoli:

Mastella indagato a Roma
"Toghe lontane dalla piazza"

Sme, Berlusconi assolto in Cassazione
Il Cavaliere: "Prova che la giustizia
è stata usata ai fini della lotta politica"

Cosa dire per me che sono un cittadino qualsiasi? E' difficile giudicare quali comportamenti dovrebbe tenere un politico indagato. Sicuramente vige la presunzione di innocenza fino a giudizio concluso. Ma un politico non è un cittadino qualsiasi. In prima battuta direi: dimissioni. Ma è corretto? In Italia un processo viene concluso in 10 anni. Troppi. Un governo o una carriera politica ne verrebbero distrutti. Considerate che per un fallimento dove non c'è nulla da provare, per arrivare alla vendita delle proprietà del fallito in Italia ci si impiega anche 15 anni. In olanda nr 1 MESE. Il problema è tutto qui. Non vi è giustizia fino a quando i tempi sono quelli italiani. Se una parte politica vuole usare la magistratura per sconfiggere l'avversario, in Italia lo può fare mettendolo sotto processo per 10 anni. Oppure chi è colpevole ignora l'avviso di garanzia, perchè appellandosi alla presunzione di innocenza prolunga il processo all'infinito e intanto si fa i propri comodi. La giustizia è alla base dei rapporti in una società civile. Deve funzionare meglio. Questa dovrebbe essere la priorità di qualsiasi governo. Tutto ciò lo dico con rispetto per chi si adopera tutti i giorni per svolgere al meglio le sue funzioni.
Distinti saluti
F Colombo

Anonimo ha detto...

Mi sembra evidente che i vertici dell'ANM abbiano difficoltà a porsi in maniera netta difronte alle politiche governative e ministeriali.
Forse il loro imbarazzo nasce dai legami delle correnti con quegli stessi ambienti.
La domanda è sempre quella: con chi sta l'ANM?
Con noi o con "quelli"?
Rappresenta noi o "quelli"?
La risposta è nei fatti: zitti, zitti, andare avanti così.Allineati e coperti. Se proprio necessario, un colpetto al cerchio, uno alla botte.
Per me così non si può andare avanti. O almeno, se l'ANM vuole farlo, lo faccia con le proprie gambe, non più con le mie.
Ecco uno dei motivi per i quali mi sono dimesso dall'ANM.