giovedì 13 marzo 2008

“Cosa loro”: cari Giudici, non motivate o sarete processati



di Andrea Falcetta
(Avvocato del Foro di Roma)

“Cosa loro” è il titolo di una sorta di “rubrica” che vorrei iniziasse oggi, qui, dal presente intervento.

Credo sia superfluo spiegarne le ragioni: c’è una mafia “conclamata” che si chiama “cosa nostra”, ed è quella dei Riina, dei pizzini, delle complicità politiche, ma anche più in generale quella del malcostume che prelude, inevitabilmente, in caso di eventuale degenerazione per così dire “locale”, a raggiungere “cosa nostra” e con essa saldarsi. Si sa bene che una volta entrati se ne esce soltanto a piedi in avanti oppure non se ne esce.

Questa mafia ha nomi e cognomi, libri contabili, sedi logistiche, capi, gregari, riscossori e fiancheggiatori, e si chiama per l’appunto “cosa nostra”, perchè appartiene inevitabilmente a chi decide di entrarvi e prevede dei rituali, e un codice di diritti e doveri, ben preciso.

Poi c’è un altro tipo di mafia, senza regole, apparentemente più “occasionale”, istintiva, basata unicamente sulle notevoli capacità di comprensione dell’aria che tira da parte di chi la compone, senza riti iniziatori né pizzini.

Questa mafia è assai più pericolosa, a mio parere, perché la mancanza di una struttura prestabilita con regole predeterminate rende assai difficile inchiodare all’accusa di “appartenenza” chi, soltanto respirandola, riesce comunque a compiacerla e dunque con essa scambiare favori.

La chiameremo “cosa loro”, ed è di essa che andremo alla ricerca in questo come in altri articoli che vorrei pubblicare in questa improvvisata rubrica.

Un passo indietro.

Leggo le motivazioni del rinvio a giudizio di Clementina Forleo, e le riporto virgolettate: nella nota questione delle intercettazioni dei Parlamentari le si addebita «l’abnormità del provvedimento perchè avrebbe anticipato una sorta di valutazioni di responsabilità di parlamentari che non erano iscritti nel registro degli indagati».

Non è difficile da capire anche ai profani: se un giudice non motiva oltre incorre, oltre che in un possibile abuso, anche e soprattutto (fatemelo dire dal mio punto di vista di Difensore) in una violazione del diritto di difesa, giacché è evidente che non conoscendo per quali motivi si sia convinto che il mio cliente merita di essere intercettato, avvisato, perquisito o processato, io avvocato non avrò modo di replicare e dunque il mio assistito rischierebbe di essere travolto da un vero e proprio arbitrio.

Oggi però si apre un nuovo capitolo del diritto processuale, e forse anche del diritto costituzionale: l’ennesimo sorprendente sviluppo del “caso Forleo” dimostra infatti che se un giudice motiva, rischia egualmente di incorrere in una violazione della legge penale, giacché se per ipotesi con questa motivazione in qualche modo “ipotizza” (e sottolineo: ipotizza) una responsabilità a carico di un soggetto che potrebbe a sua volta – previa assegnazione di tutte le garanzie di legge ovvero avvisi di garanzia, elezioni di domicilio, designazione di un costosissimo e perciò sicuramente (ma sarà poi vero che la qualità tecnica è direttamente proporzionale al costo economico della parcella?) bravissimo difensore, immunità parlamentari di diritto sostanziale (art. 68 comma 1 Cost.) attualmente vigenti e/o addirittura processuali (vecchio art. 68 comma 2 Cost. in corso di reintroduzione per volontà conforme della classe politica, ci ho fatto la tesi di laurea, su questo argomento non temo rivali) – rischia di venire rinviato a giudizio disciplinare.

Domanda per i colleghi giudici: vale la pena non motivare, e così violare il diritto di difesa senza rischiare nulla più che una riforma in appello della sentenza, oppure motivare rischiando in questo caso un procedimento penale, civile e/o disciplinare a proprio carico?

Domanda alla Catalano, si direbbe: meglio sposare una donna ricca, bella e che ti ama, piuttosto che una brutta povera e che ti odia.

Ed ecco che il cerchio quadra: una Giustizia che funziona in questo modo non è più una “nostra cosa”, anche se per fortuna non è ancora di “cosa nostra”.

E’ “cosa loro”, semplicemente, nel senso che ormai non ci appartiene più.

Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole.

Un caro saluto.

22 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Andrea,
è così vero quel che afferma che ormai nella giustizia ci credono solo quelli che se ne servono cioè loro.

Infatti la giustizia viene percepita come una “garantita ingiustizia”, per cui chi delinque la fa franca e chi subisce l’abuso, sia esso amministrativo penale o civile è costretto alla gogna alla prigione o peggio ancora alla perdita delle ultime risorse per aver affidato agli operatori di “ingiustizia” le proprie sorti. La conclusione che mi preoccupa alquanto (e che ahimè non ha da tardare) è che ciascuno per far valere i propri diritti si farà giustizia da se (pur controvoglia) con il conseguente inarrestabile epilogo che prelude all’anarchia.
Siamo già nella fase del non ritorno o c’è da riporre le speranza nei pochi illuminati?
Eleonora

Anonimo ha detto...

Gentile avvocato Falcetta,
è proprio una ottima idea questa di iniziare una rubrica su "cosa loro". A mio avviso, "cosa loro" è materia fondamentale e propedeutica allo studio e conoscenza di "cosa nostra".
Anche per sfatare la falsa, e comoda a "cosa loro", circostanza che da "cosa nostra" se ne esce a piedi in avanti oppure non se ne esce, come affermato anche da Lei.
bartolo iamonte

Anonimo ha detto...

Caro Avv.Falcetta,
il problema non è motivare o non motivare, questo danneggierebbe chi veramente si deve servire della Giustizia per la tutela dei propri diritti.
Il problema è che per "cosa loro"
se motivi è "abnorme" se non motivi sarà "carente". Il fatto è che "cosa loro" non vuole e non è toccata.
Il nostro dramma di cittadini è che "cosa loro" è infiltrata nelle istituzioni trasversalmente.
Com'era quella battuta?
Di giorno litigano e di notte vanno a rubare insieme.
Quello che è veramente deplorevole è che poi le cose si sanno pubblicamente anche se "il sogno" è svanito i fatti restano.
L'estero ci guarda, l'Europa ci guarda e tutti ci giudicano e "cosa loro" non si vergogna neanche della questione diventata di Stato dei rifiuti in Campania.
Tutti i nostri governanti e la nostra magistratura (purtroppo tutta) come Istituzioni
danno agli occhi del mondo una
immagine inaffidabile, corrotta e corruttibile.
Noi naturalmente ne paghiamo tutte le conseguenze, come sempre.
Alessandra

Anonimo ha detto...

Caro Avvocato Falcetta,

La Sua domanda, lo sa bene, è troppo vaga.

Se desidera un commento sintetico Le risponderò comunque, per dirLe che la radice di tutti i mali risiede nella sostanziale indifferenza per i risultati, ossia nel non premiare i meritevoli e nel non sanzionare chi lavora poco e male.

Scusi, ma se Lei fosse un magistrato preferirebbe lavorare il minimo sufficiente a non incorrere in sanzioni oppure preferirebbe perdere intere giornate, e anche notti, a redigere motivazioni di sentenze, pur sapendo che il suo lavoro extra non sarà premiato in alcun modo ?

Soltanto un "santo" persisterebbe nel tenere alti i ritmi del proprio lavoro, a queste condizioni.

Prima o poi, invece, tutti si adeguano al ritmo di lavoro più basso. E' la regola aurea delle nostre pubbliche amministrazioni, e la "giustizia" è pur sempre, in senso lato, una pubblica amministrazione, con tutti i suoi corollari: impiegati e magistrati al 90% meridionali anche nelle regioni del centro-nord, burocrazia bizantina, controlli formali e sanzioni ridotte al minimo.

Dove vada riposta la speranza non spetta a me dirlo. Francamente, ne ho ben poca.

Cordiali saluti.

P.S. - Il mio accenno ai "meridionali" non deve assolutamente esser inteso in senso negativo nei confronti dei cittadini del Sud Italia, che soffrono più degli altri del malfunzionamento degli apparati pubblici, ma soltanto come espressione del fatto che i concorsi statali nel nostro paese sembrano quasi esser "riservati", numeri alla mano, a chi proviene da certe regioni, proprio quelle dove la corruzione nel settore pubblico è al massimo grado, oserei dire endemica, se non irreversibile. E anche questo è assai triste !

Il cane di Jack ha detto...

Io non starò qui a difendere la mia posizione geografica (che in sé potrebbe non significare nulla: dove comincia il meridione? A Roma? a Napoli?). Il difensivismo non serve: prima o poi il goal si incassa. Piuttosto, genericità per genericità, mi accontento di essere uno di quelli che pensano che il riscatto d'Italia ricomincerà da noi, meridionali per caso, che non ci accontentiamo di crogiolarci in vittimismi, che abbiamo vinto concorsi, magari con un po' di fortuna ma senza nessun santo nel paradiso dei corrotti, che ci sentiamo terribilmente in colpa quando fumiamo una sigaretta in più e quando qualcosa è andata storta per causa nostra, che ci sforziamo di trattare con dignità e rispetto i cittadini (tutti i cittadini, anche i più giù nella scala sociale). Ora mi pento già di ciò che ho scritto, perché domani, per coerenza, mi alzerò all'alba, prenderò il treno molto più presto del solito e andrò al lavoro fischiettando. Per dimostrare (solo a me stesso) che non esiste solo il livellamento verso il basso.
Saluti a tutti
I. Il cane di Jack

Anonimo ha detto...

Al "Cane di Jack":

Puoi dimostrarlo, invece che a parole, semplicemente ... lavorando di più.

E se già lavori tanto, meglio così.

Cordiali saluti.

Anonimo ha detto...

Per Paolo Emiliano,
sei un grande, sei riuscito a farmi ridere. Posso dirti come ti immnaginio? ... Un maggiordomo di Corte Inglese, mi auguro di non averti offeso, mi sei simpatico.
bartolo

Anonimo ha detto...

La cosa è reciproca, caro Bartolo.

Ma di "maggiordomi" l'Italia è piena ... e purtroppo non sono inglesi !

Ciao.

Anonimo ha detto...

Caro Bartolo, si la penso così anche io, "cosa loro" è propedeutica a "cosa nostra" e d'altronde lo stesos Falcone, che il fenomeno lo conosceva secondo me molto bene anche dal punto di vista sociologico, osservava giustamente che la mafia è la degenerazione di un modo di pensare che caratterizza molte persone anche tra quelle che si ritengono "perbene".
Cara Alessandra e caro Paolo Emilio, la mia era ovviamente una domanda retorica, il suo aspetto di vaghezza nasce dal fatto che la risposta è scontata : un buon giudice non soltanto deve motivare, ma deve anche saperlo fare visto che il difetto di motivazione costituisce un motivo espressamente riconosciuto dalla legge per ricorrere in Cassazione.
Il problema, o meglio il paradosso, è un altro, ed a proposito del caso Forleo lo avevo già espresso in altre occasioni qui sul blog : processare un giudice perchè ha adempiuto ad un proprio dovere di legge equivale a mio parere a processare un cacliatore perchè prende a calci la palla, un boxer perchè tira pugni, un avvocato perchè si oppone o crea questioni procedurali, una banca perchè paga gli assegni, un meccanico perchè smonta le macchine e così via.
Quanto poi al contenuto della motivazione, non v'è dubbio (lo avevo già scritto e lo ribadisco) che ad esempio io avvocato posso (anzi secondo la Cassazione devo) rimproverare al giudice la "violazione e/o falsa applicazione di legge" affinchè il mio ricorso sia ammissibile : nessun giudice però mi ha mai querelato nè si sognerebbe di farlo, perchè se non potessi argomentare le mie censure ed i miei convincimenti è chiaro che non potrei assolvere alla mia funzione.
Si tratta di una causa oggettiva di esclusione della responsabilità penale (ovviamente da esercitare con il dovuto decoro e non in modo indiscriminato), per effetto della quale noi avvocati siamo "irresponsabili" per quanto scriviamo nei nostri atti difensivi.
La Forleo ha motivato al Parlamento i motivi per i quali si poneva la rilevanza di intercettazioni in ordine all'ipotesi accusatoria : se avesse motivato poco le avrebbero detto che era una visionaria, avendo motivato a sufficienza le si dice invece che ha calunniato.
Cosa si dovrebbe dire allora a qui GIP che nelle ordinanze di custodia cautelare argomentano, in ottemperanza ad altro preciso dovere, sulla sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza : li vogliamo denunziare tutti per calunnia?
Mi viene in mente una splendida battuta di Massimo Troisi che nel corso di una discussione con la sua compagna si difendeva sottolineando "aggiu dittu voi donne siete più......pensa se dicevo voi donne siete meno....".
La Forleo, proprio come il personaggio di Troisi, ha offerto elementi di valutazione invece di sottrarne, e per quanto mi riguarda, proprio come avvocato, più cose un giudice mi spiega e più lo apprezzo, perchè così facendo mi schiude alla vista ogni singolo passaggio del suo ragionamento.
Più un giudice motiva, meglio lavora un avvocato.
Forcaiola non è la Forleo, ma chi vorrebbe una motivazione che non affermando nulla diventa apodittica, e lede il principio sacrosanto del contraddittorio.

Andrea Falcetta

salvatore d'urso ha detto...

x Paolo Emilio

Penso che in parte ti sbagli...

Chi, come nel caso del magistrato che non ha motivato la sentenza per 8 anni, deve essere buttato fuori dalla magistratura, senza se e senza ma...

1) I magistrati vengono lautamente pagati proprio perchè il loro ruolo è di primissima importanza per la vita stessa della nostra democrazia e per la garanzia del diritto alla giustizia di tutti i cittadini e non cittadini;

2) I magistrati godono dell'indipendenza dettata dalla Costituzione proprio perchè la Costituzione reputa la magistratura un potere importantissimo;

3) I magistrati hanno un potere enorme... ma dipende come lo si usa...;

Quindi ci si aspetta che il potere giudiziario serva a giudicare chi ha commesso un reato e chi invece non l'ha commesso...

Quando questo non accade e quindi quando un magistrato non riesce a fare il suo mestiere o perchè non è in grado o perchè non vuole o per altri motivi ancora... questo va mandato a zappare la terra...

Certo si deve stare attenti quando si tocca questo tema... cioè di espellere un magistrato dalla magistratura... però è ovvio che quando capitano situazion del genere o come quella del Giudice Carnevale ai tempi di Falcone, non si può far finta che non sia successo nulla o che sia roba da poco... poichè la gravità dell'atto è palpabile e sotto gli occhi di tutti e un magistrato del genere non merita di svolgere quel ruolo.

Per evitare che ci siano abusi o sentenze magari più compiacenti nei confronti di uno o di un altro magistrato si dovrebbe evitare che si valuti il perchè del illecito.

Si deve verificare solo se il fatto è avvenuto o meno, se si allora fuori... che il magistrato si chiami Peppino, pasquale o altro... se il magistrato è impossibilitato a procedere per motivazioni serie passa la palla...

Chi non rende va sbattuto fuori senza se e senza ma...

Nella magistratura ci devono essere solo i migliori... i peggiori possono finire a fare un qualsiasi altro mestiere... come il resto dei cittaidni italiani...

Il CSM si è visto che ha fallito nel suo compito e forse anche per questo motivo la giustizia non funziona...

Io sono stato cresciuto con questo detto popolare "mazze e panelle fann e figlie belle, pane senza mazze fann e figlie pazz."

In Italia, sia nella politica, sia nella magistratura, sia nell'alta finanza, sia nelle università, sia negli ospedali, ecc... (ovviamnete ci sono le eccezioni) è stato dato solo pane e raramente mazzate... a volte e non per caso le mazzate sono state date addirittura a chi non le meritava e così il paese è impazzito... poichè il riflesso poi si è propagato sul resto della società. Quindi responsabilità così che chi sbaglia paga... cercando di evitare che ci sia un organo di controllo che possa dire a te si e a te no quando poi entrambi hanno commesso lo stesso reato.

Anonimo ha detto...

Quando leggo Paolo Emilio, ho sempre la sensazione di camminare su un campo minato... faccio sempre molta attenzione perche' nascosta c'e' sempre una bomba pronta a scoppiare.. e questo commento non si sottrae alla regola.Inizio compiaciuto a leggere parole che in effetti mi sembrano logiche.. e poi inciampo sul Meridionale!Caro Paolo, nonostatnte il suo vano tentativo di aggiustare il tiro nel p.s(con conseguenze per altro devastanti perche' finisce col rincarare la dose) incorre in una caduta di stile che non mi sarei aspettato. I dati alla mano le suggeriscono che i meridionali sono quelli che hanno il santo in paradiso e magari e' anche cosi'.. ma da qui ad attribuire tra le righe( e si legge benissimo) le disfunzioni dell' apparato amministrativo o giudiziario a quelle stesse persone mi sembra azzardato. Magari saremo raccomandati ma non per questo saremo parimenti scansa fatiche. Saluti dal solito anonimo delle 20:58

Anonimo ha detto...

Più che altro, a me pare che il giudizio oggettivamente "ostile" ai "meridionali" contenuto nell'analisi di Paolo Emilio possa essere sbagliato in fatto.

Per spiegare cosa voglio dire, posso raccontare che io mi sono laureato in legge a Milano e lì, fra i miei colleghi di studi, fare il magistrato era considerata una soluzione "di ripiego".

A Milano tutti sognavano fulgide e miliardarie carriere da liberi professionisti.

Il concorso pubblico era considerato una cosa un po' da falliti.

Al sud, invece, per noi il posto sicuro con uno stipendio discreto era considerato una specie di sogno.

In sostanza, voglio dire che è possibile, se non addirittura molto probabile, che la ragione per la quale i concorsi pubblici siano molto frequentati dai "meridionali" sia che al meridione ci sono meno opportunità lavorative e meno ricchezza che al nord, sicchè sono di più le persone che cercano un posto nella pubblica amministrazione.

C'è una battuta cattiva di non mi ricordo quale film, che dice che "la Sicilia esporta solo fichi d'india e carabinieri".

Ora, se molti carabinieri sono "meridionali", ciò non dipende certamente dal fatto che i "meridionali" hanno maggiori "entrature" nell'Arma, ma temo solo dal fatto che al nord i giovani trovano anche altro da fare che rischiare la vita in divisa.

Un caro saluto.

Felice Lima

Anonimo ha detto...

Concisa ed illuminante la riflessione di Felice Lima.
Mio nonno era siciliano. e per trovare lavoro dovette emigrare a Roma prima ancora d'essere maggiorenne.
ha cresciuto mio padre (finchè il Buon Dio gli lo ha permesso) e mio padre ha cresciuto me.
Non credo di essere da buttare, credo di essere un'utilità e non un danno per la società.
Ma sono sicuro che Paolo Emilio realmente non volesse offendere alcuno : non v'è dubbio che le inefficienze della pubblica amministrazione siano sotto gli occhi di tutti, ad esempio (parlo della mia esperienza) cancelliere che utilizzano il telefono dell'ufficio per conversare con le figlie e le amiche e che si mostrano persino disturbate se io avvocato la guardo con aria scocciata nell'attesa che si decida ad appormi il depositato su una comparsa.
A Roma, caro Paolo Emilio, vedrai cancelliere del sud ma a Milano vedrai cancelliere padane adottare o steso identico comportamento : il problema non è di origine, ma di mentalità.
la famosa "cosa loro" di cui parlavo prima, il pubblico che rileva per chi lo possiede solo ed unicamente nella misura in cui può servire "privatamente".
Si chiamava peculato, una volta.
Ora chiamatelo come volete, ma è sempre uno schifo, che venga dai mari del Sud o dalle penombre padane, sempre "cosa loro" rimane.
E' su questo che dobbiamo riflettere, è contro questo che dobbiamo combattere, e ci servono in tal senso, sono realmente preziosi, donne e uomini come Forleo e De Magistris.

Andrea Falcetta

Anonimo ha detto...

ma Clementina Forleo sarà processata per calunnia?
massima allerta, in Italia la presunta calunnia è un reato gravissimo!
per maggiori informazioni, passare a Poggioreale e citofonare Scaramella....
o forse dipende da chi è il presunto calunniato, tanto per cambiare?
oppure per capirci qualcosa bisognerà invece attendere l'esito del processo a monsù Gasparri, querelato per calunnia dalla stessa madama Forleo?

baron litron

Anonimo ha detto...

Mi fa piacere che in questo blog scrivano persone intelligenti. Altrimenti, mai mi sarei sognato di postare il commento sui "meridionali": mi sarei immediatamente beccato il solito ritornello del "leghista-fascista-razzista" !

Concordo in linea di massima sia con Felice Lima, sia con l'Avvocato Falcetta, nella loro sintesi.

E' indiscutibile che se al Sud non vi sono mai state industrie, né attività connesse, la gente veda come unica risorsa soltanto l'impiego pubblico, magistratura compresa.

Però, accanto a questo dato di fatto, vi sono anche fenomeni di corruzione ben riconducibili allo stato complessivo di degrado, fisico e morale, in cui versa il nostro meridione dal dopoguerra ad oggi. Fenomeni coltivati dalle varie forme di criminalità mafiosa originarie del mezzogiorno, che certamente influiscono anche nello svolgimento di ogni sorta di concorso pubblico, magari piazzando loro adepti o conniventi in posizioni strategiche all'interno dello Stato. Non v'è nulla di più facile che "truccare" un concorso, credetemi.

Ma il discorso si farebbe lungo e scivolerebbe ancor più fuori tema. Pertanto lo chiudo qui, ringraziando di nuovo per aver compreso il senso del mio intervento.

Cordiali saluti.

Anonimo ha detto...

E' giusto riportare l'argomento nei termini del Dott.Lima e dell'Avv.Falcetta riguardo al discorso avviato sui "meridionali"in quanto quel luogocomune è anacronistico anzi,a prescindere che i più grandi giuristi sono tutti meridionali, trovo che il Sud abbia sempre prodotto molte eccellenze in tutti i campi,(purtroppo anche in senso
negativo)
Sergio Zavoli una volta disse, concludendo una sua trasmissione:
Dobbiamo pensare che ci sia un DNA meridionale? (in quel caso trattava
di mafia).
Dovremmo incominciare tutti a progettare in modo positivo, costruttivo e propositivo per pensare un cambiamento di atteggiamento che ci faccia guardare il futuro per tutti in maniera più degna.
Questa opportunità che ci date di sentire anche illuminate analisi su tanti argomenti è un arricchimento per tutti.
Grazie Alessandra

Anonimo ha detto...

Gentile avvocato Falcetta questa lettere la ho inviata al Quotidiano della Calabria, sarei curioso del suo giudizio e di quello di Paolo Emiliano.
Caro De Luca,
il Consiglio Regionale della Calabria continua a finanziare opere che hanno lo scopo di far conoscere al mondo intero il miglior prodotto della cultura calabrese: la 'ndrangheta!
Questi capolavori documentano come essa è stata dimenticata, sottovalutata, emarginata dalle Istituzioni italiane, intente, invece, a contrastare con evidente successo le consorelle camorra e mafia. Di conseguenza, lavorando in maniera indisturbata questa organizzazione criminale è riuscita a scalare la classifica mondiale del male, fino a raggiungere la prima posizione.
Attenzione calabresi, questo dato oramai certo rischia di diventare un'altra catastrofe per questa sventurata terra. Infatti, da ogni parte del mondo esperti di tutte le professioni stanno raggiungendo questa Regione per liberarla dal cancro 'ndranghetistico. E, dopo aver prosciugato tutti i fondi, in parte derivanti dagli stessi beni mafiosi posti sotto sequestro, ci lasceranno formulando la seguente analisi: il fenomeno 'ndranghetistico è semplicemente un prodotto della povertà e della totale assenza dello Stato. Come esempio porteranno il degrado di San Luca, paese culla e mamma della 'ndrangheta stessa appunto, dove in assenza di un qualsiasi presidio dello Stato, permangono da decenne ai loro posti le insegne stradali e i bidoni della spazzature sforacchiate da raffiche di mitra, pistole, bazooka e bombe a mano. E poi ancora, le tristi immagini dei suoi anziani abitanti sopravvissuti alle guerre e agli stenti, che curvi dal dolore e dalle fatiche si trascinano per quelle sporche strade senza capire nulla del loro indegno primato, di paese culla dell'organizzazione criminale più pericolosa esistente al mondo.
Cari Saluti, bartolo iamonte.
p.s.
Il Consiglio che finanzia è lo stesso che minaccia querele ai disobbedienti. La storia siamo Noi. Si. La storia sono “loro”!!!

salvatore d'urso ha detto...

X Paolo Emilio
14 marzo 2008 18.15

Paolo credimi, al sud la mafia, la camorra la ndrangheta... non sarebbero potuti esistere o quantomeno sopravvivere e proliferare se non con la complicità della politica e negli ultimi 40 anni soprattutto con la complicità degli imprenditori del nord... dove alcuni di questi sono diventati addirittura più criminali e mafiosi dei cittadini del sud e non mi riferisco solo alla questione dei rifiuti.

La mafia al sud è stata fortemente voluta in passato ora il problema mafia non investe solo il sud ma l'intero paese poichè ritengo che la maggior parte dell'establishment del paese sia colluso, chi più chi meno, con questo sistema.

Chissà se un giorno davvero tutti i nodi verranno al pettine, quando arriverà quel giorno potremmo dire con certezza che l'Italia è realmente un apese democratico, fino ad allora invece l'impegno dobbiamo mettercelo tutti anzichè aspettare e pretendere che un altro Falcone si ponga come paladino che risolva tutti i mali del paese.

Primo perchè non è corretto e ne giusto scaricare tutto sulle spalle di uomo solo o di pochi uomini e aspettarci da loro e solo da loro il massimo impegno per la lotta al crimine e secondo perchè sarebbe come lottare contro i mulini a vento, dove spesso ci si schierano contro tutto il resto dei poteri del paese, dalla politica ai media, dalla finanza alla società civile...

Se realmente vogliamo cambiare questo paese dobbiamo impegnarci tutti e non solo con le chiacchiere certo poi ci sarà com'è giusto che ci sia chi si impegna e si deve impegnare di più degli altri e che si contraddistingue maggiormente per la dura lotta contro la criminalità organizzata. Il potere di magistrato onesto e perbene intenzione a disintegrare il sistema mafioso può trarre forza ed efficacia solo se sostenuto dalla società civile che si impegni concretamente e soprattutto agisca contro l'informazione deviata pretendendo la verità e contro il sistema politico dei corrotti prendendo le loro dimissioni.

Anonimo ha detto...

Al "solito anonimo delle 20:58":

Caro anonimo,

"Magari saremo anche raccomandati", scrive.

Non mi sembra una cosa da passarvi sopra alla leggera, quasi da trascurare, dando per scontato che tutti in Italia godano di raccomandazioni. Perché, anche se fosse vero, resta il fatto che voi (inteso come raccomandati, di qualsiasi origine geografica siate) avete in questo modo "fregato" furbescamente il lavoro a tante brave persone probabilmente più capaci di voi ma prive di raccomandazione.

Poco importa, allora, che non siate scansafatiche. Ammesso che voi raccomandati non lo siate tutti, cosa di cui dubito fortemente, il "non essere scansafatiche" non vale in alcun modo a riparare il danno fatto a chi meritava il vostro posto.

Spero, comunque, che parlasse per mera ipotesi astratta. Nel qual caso intenda il "voi" altrettanto ipoteticamente e astrattamente.

Cordiali saluti.

"Uguale per tutti" ha detto...

.

A Paolo Emilio e a tutti.

Caro Paolo Emilio,

Lei è con evidenza persona intelligente e colta.

Dunque, si rende ben conto di ciò che scrive.

Ora, appare evidente a tutti che il "magari saremo anche raccomandati" di "Anonimo delle 20.58" non era né una confessione di raccomandazione né un elogio della raccomandazione, ma solo una risposta alla Sua accusa rivolta ai meridionali di essere più corrotti o corruttori dei settentrionali (affermazione in sé falsa, se solo pensa a cosa è emerso a Milano da Mani Pulite, e, se fatta senza opportune - e PREVENTIVE - precisazioni potenzialmente idonea a scatenare antiche contese sostanzialmente razziste).

Dunque, quello che Lei usa per rispondere ad "Anonimo delle 20.58", dandogli del "voi raccomandati" (salvo precisare che ci sarebbe anche l'ipotesi che lui non lo sia) è un espediente retorico sgradevole, perchè inutilmente violento.

Lo sforzo che stiamo facendo qui è quello di consentire a tutti di esprimere le proprie idee - perchè è proprio questa ricchezza di idee che dà un senso e una qualche utilità al dialogo - con libertà.

Ciò ovviamente esige che si faccia tutti uno sforzo sincero e generoso di fare "incontrare" le idee e di rispettare davvero gli altri.

Possiamo chiederLe, per favore, più impegno in questo senso?

Aggiungiamo che ci sono temi particolarmente sensibili - quelli religiosi, politici, quelli del "meridione" o della "razza" - che sono a volte molto interessanti, ma che certamente richiedono particolare garbo ed eleganza per essere trattati in maniera costruttiva.

Lei ha con evidenza tutti gli strumenti per usare questo garbo e questa eleganza.

Approfittiamo di questo commento per proporre a tutti di riflettere su alcune considerazioni.

La maggior parte degli spazi di confronto su internet si caratterizzano in alternativa in uno dei seguenti modi:

1. o vengono frequentati solo da persone che la pensano nello stesso modo, oppure

2. diventano ring di risse violente fra "di destra e di sinistra", "del nord e del sud", "cattolici e atei", "impiegati e liberi professionisti", "magistrati e avvocati", ecc..

Qui stiamo provando a creare un luogo di confronto costruttivo, nel quale tutte le idee hanno cittadinanza e contribuiscono alla ricchezza del dialogo.

Per riuscire in questa impresa, non facile, perchè l'orgoglio, la presunzione e altri difetti molto umani che tutti abbiamo "remano contro", è necessaria la collaborazione di tutti.

La preghiera che Vi rivolgiamo è, quindi: per favore, potreste "limare" i Vostri commenti in modo che, ferma restando la sostanza delle cose che intendete dire, essi non "feriscano" gli altri?

Noi della Redazione, in questi primi mesi di vita del blog, ci siamo confrontati con tanti di Voi, spesso manifestando idee diverse, ma ci è sembrato che sempre sia rimasto chiaro il rispetto sincero per chi la pensava diversamente e la possibilità di ognuno di esporre con serenità e libertà le proprie idee.

Aiutateci tutti, per favore, in modo che questo rimanga veramente un luogo di impegno civile, dove si possano leggere opinioni diverse e anche opposte, ma si trovi attenzione agli altri, rispetto, fiducia, cortesia.

Questo sarà un bene per tutti.

Mentre al rissa, il rancore, ma anche solo l'amarezza e il dispiacere costituirebbero una sconfitta e allontanerebbero tanti da qui, facendoci perdere il loro prezioso contributo.

Un grazie affettuoso davvero a tutti per la Vostra preziosa presenza e per la Vostra pazienza. E grazie ancora a Paolo Emilio per la pazienza con cui vorrà accettare lo spirito costruttivo del nostro invito di cui sopra.

La Redazione

Anonimo ha detto...

Gentile Redazione,

Senza attendere l'adesione del mio anonimo interlocutore, non posso far altro che accettare il Vostro garbato e gentile invito, anche se ripeto "ad abundantiam" di non aver mai inteso caratterizzare il mio intervento in senso discriminatorio, pur rendendomi conto che l'argomento è assai delicato e deve esser preso con le molle, per non rischiare di offendere inavvertitamente la sensibilità di qualcuno.

In ogni caso, Vi ringrazio per le parole di stima, che ricambio sinceramente.

Cordiali saluti.

"Uguale per tutti" ha detto...

Per Paolo Emilio.

Gentilissimo Paolo Emilio,

grazie davvero di cuore per la Sua squisita cortesia e comprensione.

Le Sue affettuose parole ci riempiono di gioia.

Ci scusi per le volte - passate e speriamo non future - in cui i nostri interventi possano suonare inopportuni o ineleganti. Il nostro desiderio è solo quello che tutti possano trovarsi qui a loro agio.

Ancora grazie e un caro saluto a tutti.

La Redazione