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di Ezio Mauro
(Direttore de La Repubblica)
da La Repubblica del 26 giugno 2008
Dunque Silvio Berlusconi dice di non essere ossessionato dai giudici. Se così fosse, tutto sarebbe più semplice. Il Cavaliere è il legittimo capo del governo del Paese, ha ottenuto un forte consenso popolare, guida una maggioranza compatta di parlamentari che ha potuto scegliere e nominare personalmente, è alla sua terza prova a Palazzo Chigi, può finalmente trasformarsi in uomo di Stato. Intanto i suoi avvocati lo difendono con sapienza, libertà e ampia fantasia tecnica nel processo di Milano, dov’è imputato per corruzione in atti giudiziari, con l’accusa di aver spinto l’avvocato londinese Mills a dichiarare il falso sui fondi neri all’estero della galassia Fininvest.
Due poteri dello Stato - l’esecutivo e il giudiziario - svolgono il loro ruolo, nelle loro prerogative autonome, ed entrambi nell’interesse del libero gioco democratico, al servizio della Repubblica. Poi, l’opinione pubblica giudicherà gli esiti. Si chiama separazione dei poteri, è uno dei fondamenti dello Stato moderno, e realizza il principio secondo cui la legge è uguale per tutti, anche per chi ha vinto le elezioni e governa il Paese. Perché l’eguaglianza, come spiega Rawls, “è essenzialmente la giustizia come rispetto della norma”.
Ma si può dire che sia così? Stiamo ai fatti. Ieri Berlusconi è entrato tra applausi e invocazioni da stadio all’assemblea della Confesercenti, pronta ad ascoltare la ricetta del governo per una categoria che ad aprile ha visto i consumi in caduta libera (-2,3 per cento), con i piccoli negozi in calo del 4,1, il settore non alimentare del 3,4.
Ma il Cavaliere, dopo aver ringraziato per l’accoglienza “tonificante” ha mimato con le mani incrociate le manette, ha assicurato che “certi pm vorrebbero vedermi così”, ha spiegato che i giudici politicizzati sono “una metastasi della democrazia”, una democrazia peraltro “in libertà vigilata, tenuta sotto il tacco” dalla magistratura ideologizzata “che vuole cambiare chi è al governo, ledendo con accuse fallaci il diritto dei cittadini a essere governati da chi hanno scelto democraticamente”: mentre il Pd, difendendo i magistrati, ha spezzato il dialogo che Berlusconi ormai rifiuta, perché non vuole discutere “con un’opposizione giustizialista”.
Siamo dunque davanti alla rappresentazione istituzionale di un’ossessione. Anzi, ad un’ossessione che si fa governo, che si trasforma in legge, che rompe una politica e ne avvia un’altra. Un’ossessione che si fa verbo e carne, misura di una leadership, orizzonte di una maggioranza, cifra definitiva dell’avventura di questa destra italiana talmente impersonata dal Cavaliere da precipitare intera nei suoi incubi.
Si capisce perfettamente la scomodità di fronteggiare un processo per corruzione mentre si è appena riconquistata con un trionfo elettorale la legittimità a governare il Paese. E tuttavia questa scomodità è anche una delle prove della democrazia sostanziale di una Repubblica. Perché non è in gioco, com’è ovvio e com’è evidente, il pieno diritto e la piena libertà dell’imputato Berlusconi a difendersi con ogni mezzo lecito nel processo, facendo valere fino in fondo le sue ragioni, sperando che prevalgano. In gioco, c’è il privilegio improprio di quell’imputato, che può contare sull’aiuto del Premier Berlusconi. Un aiuto attraverso il quale il potere politico diventa ineguale perché abusando della potestà legislativa costruisce con le sue mani - le mani del Presidente del Consiglio, che sono le stesse mani dell’accusato in giudizio - un vantaggio indebito contro un altro legittimo potere della Repubblica (il giudiziario) e contro i cittadini che si trovano nelle sue stesse condizioni, ma non possono contare su quel privilegio.
Per salvarsi da un potere che opera in nome di quello stesso popolo italiano da cui ha avuto un consenso amplissimo, il Cavaliere ha infatti deciso di trasformare il suo personale problema in un problema del Paese e la sua ansia privata in un’urgenza nazionale. Dopo aver ritagliato dentro la procedura penale una misura di sospensione dei processi che ha il profilo della sua silhouette, per bloccare la sentenza in arrivo a Milano, ha provato a trasformare in decreto legge (dunque un provvedimento con carattere di necessità e di urgenza) il nuovo lodo Schifani che per la seconda volta tenta di garantirgli l’immunità penale. Com’è evidente, è proprio l’urgenza di legiferare sotto necessità impellente che rende le due norme inaccettabili, perché patentemente ad personam. È il legame tra le due misure che le svilisce a strumento di salvacondotto meccanico. È tutto ciò, più la coincidenza democraticamente blasfema tra la persona dell’imputato, del capo del governo e del capo della maggioranza legislativa che fa del caso italiano qualcosa di molto diverso dal sistema costituzionale della garanzie per le alte cariche in vigore in alcuni Paesi: dove i Parlamenti - almeno in Occidente - legiferano su tipologie astratte nell’interesse del sistema e non su biografie giudiziare specifiche per dirottarne l’esito nell’interesse privato, spinti dal calendario di un processo in corso.
A due mesi appena da un voto che aveva garantito maggioranza certa, leadership sicura, alleanze blindate, opposizione dialogante, stiamo dunque assistendo ad un incendio istituzionale in cui tutto brucia, nel rogo di un leader che ogni volta consegna i suoi talenti ad un demone, sempre lo stesso. Brucia anche l’autorevolezza del premier e la sua credibilità se non come uomo di Stato almeno come uomo d’ordine: proprio ieri, mentre attaccava i giudici in preda ad un’ira visibile, la platea plaudente dei commercianti ha cominciato a mormorare, poi a rumoreggiare, infine a gridare, con i primi fischi che solcano il miele di questa luna berlusconiana, luminosa per due mesi, e improvvisamente nera.
Dice la commissione del Csm incaricata di preparare il plenum che la norma salvapremier farà fermare oltre la metà dei processi in corso, scegliendo arbitrariamente tra i reati, introducendo casualmente uno spartiacque temporale, violando la Costituzione quando parla di “ragionevole durata” del dibattimento, fino a realizzare nei fatti una “amnistia occulta”. Sullo sfondo, per tutte queste ragioni, si annuncia un conflitto con il Capo dello Stato che ancora ieri ha chiesto rispetto tra politica e magistratura, ma senza illudersi: “Con la moral suasion lancio messaggi in bottiglia, non sapendo chi vorrà raccoglierli”.
Rotto il dialogo, perché ieri Veltroni ha chiuso definitivamente la porta, il Cavaliere è dunque solo davanti alla sua ossessione. Che non è politicamente neutra, e nemmeno istituzionalmente, perché sta producendo giorno dopo giorno una specialissima teoria dello Stato che potremmo chiamare monocratico, con un potere sovraordinato perché di diretta derivazione popolare (il governo espressione della maggioranza parlamentare) e tutti gli altri poteri della Repubblica subordinati: al punto da diventare illegittimi quando mettono in gioco nella loro autonoma funzione il nuovissimo principio di sovranità che vuole il moderno sovrano legibus solutus. I costituzionalisti hanno previsto questa forma di “autoritarismo plebiscitario”, e Costantino Mortati ha parlato di “sospensione delle garanzie dei diritti” per la necessità “di preservare l’istituzione da un grave pericolo che la sovrasta” e per la precisa esigenza “di sottrarre a controlli l’opera del capo”: ma nessuno avrebbe detto che eravamo davanti a questa soglia.
E invece, questo è un esito possibile - istintivo e necessitato più che teorizzato, e tuttavia perfettamente coerente - del populismo italiano all’opera da quindici anni, capace non solo di conquistare consenso ma di costruire un senso comune dominante, d’ordine e rivoluzionario insieme, tipico della modernizzazione reazionaria in atto. Nel quale può infine crescere senza reazioni questa sorta di opposizione dal governo tipica della destra populista, una speciale forma di “disobbedienza incivile” come atto contrario alla legge, con la maggioranza che detiene il potere politico impegnata a chiamare il popolo alla ribellione.
Questa, non altra, è la posta in gioco. Si può far finta di non vederla, per comodità, pavidità, complicità o per convenienza. Lo stanno facendo in molti, dentro il nuovo senso comune che contribuiscono a diffondere. Sarà più semplice per Berlusconi compiere il penultimo atto, l’attacco finale alla libera stampa. Poi il privilegio prenderà il posto del governo della legge, rule of law. Ecco dove porta l’ossessione del Cavaliere. C’è ancora tempo per dire di no: non tutta l’Italia è acquisita, indifferente e succube.
di Ezio Mauro
(Direttore de La Repubblica)
da La Repubblica del 26 giugno 2008
Dunque Silvio Berlusconi dice di non essere ossessionato dai giudici. Se così fosse, tutto sarebbe più semplice. Il Cavaliere è il legittimo capo del governo del Paese, ha ottenuto un forte consenso popolare, guida una maggioranza compatta di parlamentari che ha potuto scegliere e nominare personalmente, è alla sua terza prova a Palazzo Chigi, può finalmente trasformarsi in uomo di Stato. Intanto i suoi avvocati lo difendono con sapienza, libertà e ampia fantasia tecnica nel processo di Milano, dov’è imputato per corruzione in atti giudiziari, con l’accusa di aver spinto l’avvocato londinese Mills a dichiarare il falso sui fondi neri all’estero della galassia Fininvest.
Due poteri dello Stato - l’esecutivo e il giudiziario - svolgono il loro ruolo, nelle loro prerogative autonome, ed entrambi nell’interesse del libero gioco democratico, al servizio della Repubblica. Poi, l’opinione pubblica giudicherà gli esiti. Si chiama separazione dei poteri, è uno dei fondamenti dello Stato moderno, e realizza il principio secondo cui la legge è uguale per tutti, anche per chi ha vinto le elezioni e governa il Paese. Perché l’eguaglianza, come spiega Rawls, “è essenzialmente la giustizia come rispetto della norma”.
Ma si può dire che sia così? Stiamo ai fatti. Ieri Berlusconi è entrato tra applausi e invocazioni da stadio all’assemblea della Confesercenti, pronta ad ascoltare la ricetta del governo per una categoria che ad aprile ha visto i consumi in caduta libera (-2,3 per cento), con i piccoli negozi in calo del 4,1, il settore non alimentare del 3,4.
Ma il Cavaliere, dopo aver ringraziato per l’accoglienza “tonificante” ha mimato con le mani incrociate le manette, ha assicurato che “certi pm vorrebbero vedermi così”, ha spiegato che i giudici politicizzati sono “una metastasi della democrazia”, una democrazia peraltro “in libertà vigilata, tenuta sotto il tacco” dalla magistratura ideologizzata “che vuole cambiare chi è al governo, ledendo con accuse fallaci il diritto dei cittadini a essere governati da chi hanno scelto democraticamente”: mentre il Pd, difendendo i magistrati, ha spezzato il dialogo che Berlusconi ormai rifiuta, perché non vuole discutere “con un’opposizione giustizialista”.
Siamo dunque davanti alla rappresentazione istituzionale di un’ossessione. Anzi, ad un’ossessione che si fa governo, che si trasforma in legge, che rompe una politica e ne avvia un’altra. Un’ossessione che si fa verbo e carne, misura di una leadership, orizzonte di una maggioranza, cifra definitiva dell’avventura di questa destra italiana talmente impersonata dal Cavaliere da precipitare intera nei suoi incubi.
Si capisce perfettamente la scomodità di fronteggiare un processo per corruzione mentre si è appena riconquistata con un trionfo elettorale la legittimità a governare il Paese. E tuttavia questa scomodità è anche una delle prove della democrazia sostanziale di una Repubblica. Perché non è in gioco, com’è ovvio e com’è evidente, il pieno diritto e la piena libertà dell’imputato Berlusconi a difendersi con ogni mezzo lecito nel processo, facendo valere fino in fondo le sue ragioni, sperando che prevalgano. In gioco, c’è il privilegio improprio di quell’imputato, che può contare sull’aiuto del Premier Berlusconi. Un aiuto attraverso il quale il potere politico diventa ineguale perché abusando della potestà legislativa costruisce con le sue mani - le mani del Presidente del Consiglio, che sono le stesse mani dell’accusato in giudizio - un vantaggio indebito contro un altro legittimo potere della Repubblica (il giudiziario) e contro i cittadini che si trovano nelle sue stesse condizioni, ma non possono contare su quel privilegio.
Per salvarsi da un potere che opera in nome di quello stesso popolo italiano da cui ha avuto un consenso amplissimo, il Cavaliere ha infatti deciso di trasformare il suo personale problema in un problema del Paese e la sua ansia privata in un’urgenza nazionale. Dopo aver ritagliato dentro la procedura penale una misura di sospensione dei processi che ha il profilo della sua silhouette, per bloccare la sentenza in arrivo a Milano, ha provato a trasformare in decreto legge (dunque un provvedimento con carattere di necessità e di urgenza) il nuovo lodo Schifani che per la seconda volta tenta di garantirgli l’immunità penale. Com’è evidente, è proprio l’urgenza di legiferare sotto necessità impellente che rende le due norme inaccettabili, perché patentemente ad personam. È il legame tra le due misure che le svilisce a strumento di salvacondotto meccanico. È tutto ciò, più la coincidenza democraticamente blasfema tra la persona dell’imputato, del capo del governo e del capo della maggioranza legislativa che fa del caso italiano qualcosa di molto diverso dal sistema costituzionale della garanzie per le alte cariche in vigore in alcuni Paesi: dove i Parlamenti - almeno in Occidente - legiferano su tipologie astratte nell’interesse del sistema e non su biografie giudiziare specifiche per dirottarne l’esito nell’interesse privato, spinti dal calendario di un processo in corso.
A due mesi appena da un voto che aveva garantito maggioranza certa, leadership sicura, alleanze blindate, opposizione dialogante, stiamo dunque assistendo ad un incendio istituzionale in cui tutto brucia, nel rogo di un leader che ogni volta consegna i suoi talenti ad un demone, sempre lo stesso. Brucia anche l’autorevolezza del premier e la sua credibilità se non come uomo di Stato almeno come uomo d’ordine: proprio ieri, mentre attaccava i giudici in preda ad un’ira visibile, la platea plaudente dei commercianti ha cominciato a mormorare, poi a rumoreggiare, infine a gridare, con i primi fischi che solcano il miele di questa luna berlusconiana, luminosa per due mesi, e improvvisamente nera.
Dice la commissione del Csm incaricata di preparare il plenum che la norma salvapremier farà fermare oltre la metà dei processi in corso, scegliendo arbitrariamente tra i reati, introducendo casualmente uno spartiacque temporale, violando la Costituzione quando parla di “ragionevole durata” del dibattimento, fino a realizzare nei fatti una “amnistia occulta”. Sullo sfondo, per tutte queste ragioni, si annuncia un conflitto con il Capo dello Stato che ancora ieri ha chiesto rispetto tra politica e magistratura, ma senza illudersi: “Con la moral suasion lancio messaggi in bottiglia, non sapendo chi vorrà raccoglierli”.
Rotto il dialogo, perché ieri Veltroni ha chiuso definitivamente la porta, il Cavaliere è dunque solo davanti alla sua ossessione. Che non è politicamente neutra, e nemmeno istituzionalmente, perché sta producendo giorno dopo giorno una specialissima teoria dello Stato che potremmo chiamare monocratico, con un potere sovraordinato perché di diretta derivazione popolare (il governo espressione della maggioranza parlamentare) e tutti gli altri poteri della Repubblica subordinati: al punto da diventare illegittimi quando mettono in gioco nella loro autonoma funzione il nuovissimo principio di sovranità che vuole il moderno sovrano legibus solutus. I costituzionalisti hanno previsto questa forma di “autoritarismo plebiscitario”, e Costantino Mortati ha parlato di “sospensione delle garanzie dei diritti” per la necessità “di preservare l’istituzione da un grave pericolo che la sovrasta” e per la precisa esigenza “di sottrarre a controlli l’opera del capo”: ma nessuno avrebbe detto che eravamo davanti a questa soglia.
E invece, questo è un esito possibile - istintivo e necessitato più che teorizzato, e tuttavia perfettamente coerente - del populismo italiano all’opera da quindici anni, capace non solo di conquistare consenso ma di costruire un senso comune dominante, d’ordine e rivoluzionario insieme, tipico della modernizzazione reazionaria in atto. Nel quale può infine crescere senza reazioni questa sorta di opposizione dal governo tipica della destra populista, una speciale forma di “disobbedienza incivile” come atto contrario alla legge, con la maggioranza che detiene il potere politico impegnata a chiamare il popolo alla ribellione.
Questa, non altra, è la posta in gioco. Si può far finta di non vederla, per comodità, pavidità, complicità o per convenienza. Lo stanno facendo in molti, dentro il nuovo senso comune che contribuiscono a diffondere. Sarà più semplice per Berlusconi compiere il penultimo atto, l’attacco finale alla libera stampa. Poi il privilegio prenderà il posto del governo della legge, rule of law. Ecco dove porta l’ossessione del Cavaliere. C’è ancora tempo per dire di no: non tutta l’Italia è acquisita, indifferente e succube.
8 commenti:
Libera stampa?
lo è davvero?
forse qualche voce libera....
subito soffocata o con suggestione equivocata.....
Analisi perfetta egregio direttore.
Ma.....cui prodest?
Io plaudo a Berlusconi!
Ha preso ed ha ottenuto ciò che tutti gli altri hanno permesso di prendere ed ottenere!
Dove sono i politici veri, non ammiccanti a questo o quel "potere"?
Dove sta la magistratura? Che si è esposta a critiche serie e fondate, sia dall'esterno che dall'interno. Basta dare uno sguardo a quanti magistrati o ex sono nelle file del PDL, purtroppo non soltanto avvocati.....
E allora a che serve argomentare alcunchè? Quelli che hanno votato per Berlusconi sono pentiti? e perchè mai? quale alternativa? Ormai ........
Ci sono persone oneste, preparate, corrette che possono formare un partito per la legalità?
Mathilda
X Mathilda...
Rispondo alla sua ultima domanda...
Certo che ci sono... e ci sono sempre stati... e ci saranno sempre...
Anche alle ultime elezioni ci sono stati...
Il problema è che non godono di un buon appoggio mediatico come accade per gli altri partiti...
Il problema è che non sono ampiamente strutturati sul territorio come altri partiti...
Il problema è che non hanno quella piramide clientelare di cui godono gli altri partiti...
Le persone votano con troppa semplicità... lasciandosi trasportare spesso da chi urla o sorride di +... altre da chi si proclama già vincitore...
Al momento non c'è nulla da fare... se non tentare di resistere... tenendo stretta la nostra costituzione... e quelle istituzioni che tendono di proteggerla...
E questo perchè la gente si sente ancora troppo divisa... e lo rimarrà fino a quando non si toccherà davvero il fondo... quando, se avverrà, si troveranno nelle condizioni di miseria come di quelle persone che diedero vita alla rivoluzione di Francia.
Lei lo sa melgio di me... che esistono persone oneste in politica... che ne esistono altrettante oneste che provano a creare una terza alternativa... e se lei lo sa davvero... dia il suo voto a chi davvero merita... altrimenti la colpa sarà anche sua...
Cara Mathilda, l'Italia non ha bisogno di un partito della legalità, bensì di partiti che la governino secondo i principi sanciti dalla nostra Costituzione Repubblicana. Partiti che siano espressione del popolo sovrano; e di questi ne conosca i bisogni e le necessità.
Il PDL e il PD non sono partiti, soltanto dei contenitori di proprietà privata.
b
Rispondo ad entrambi.
Io non ho mai votato berlusconi. Sinceramente credo di aver compreso il personaggio sin dalle prime battute. In ogni caso credo che una persona sottoposta ad indagini o, come nel caso di specie, a procedimenti penali, non debba essere così "visibile"....naturalmente se il sistema giudiziario funzionasse.
Io ho cercato di essere attenta nel voto....ma è molto difficile decidere cosa sia il meglio. Ho votato sinistra, diciamo, moderata... e poi? cosa ha fatto questa sinistra? e non parlo solo di politiche economiche.... credo che il caso Forleo ed il Caso De Magistris insegnino qualcosa. Per quanto mi riguarda anche il caso Mathilda ha insegnato molto.
E con questo mi aggancio al commento di b. Quale partito è oggi "votabile"? io non ne vedo! Se mi indicate un partito composto da persone oneste, che non fanno "inciuci" ed "occhiolini" ve ne sarà grata.
Ecco perchè parlo di un nuovo partito: non di dx,non di sx, non di centro. Un partito che abbia come programma la legalità perchè se esistesse il convincimento del comportamento legale come regola di vita e regola sociale....forse le cose andrebbero meglio,altrimenti credo che sia assolutamente condivisibile :
"Al momento non c'è nulla da fare... se non tentare di resistere... tenendo stretta la nostra costituzione... e quelle istituzioni che tendono di proteggerla...
E questo perchè la gente si sente ancora troppo divisa... e lo rimarrà fino a quando non si toccherà davvero il fondo... quando, se avverrà, si troveranno nelle condizioni di miseria come di quelle persone che diedero vita alla rivoluzione di Francia."
grazie per la vs.attenzione
Io non credo che il nostro paese sia mai stato un'autentica democrazia Ieri un mio collega diceva che la gente sapeva benissimo che Berlusconi, una volta eletto si sarebbe fatto gli affari suoi e lo ha votato lo stesso e quindi è giusto che ora se li faccia,forte del plebiscitario voto popolare.
E' vero che l'Idv sembra, in questo momento, l'unica forza di opposizione. Ma a me sembra troppo un partito monotematico, da appoggiare nella contingenza fino a quando durerà questa situazione innaturale.
Un'altra cosa che non mi sento di accettare è la colpevolizzazione di chi vota per questo e non per quello. Qui la vera colpa che abbiamo tutti è proprio quella di andare a votare e poi pensare di aver fatto il proprio dovere di cittadini: una pericolosa forma di ignavia politica. Lo vado ripetendo nella mia testa da un po' di tempo: votare non basta. Ancora non mi è chiaro cosa posso fare io per il mio paese: ma ora comincio a chiedermelo e penso che sia già un progresso.
Saluti a tutti
I.
la vera colpa è di chi ha votato la casta malefica maledetta. le persone serie ovviamente non l'hanno votata, ma purtroppo in questo folle paese marcio le persone serie sono una minoranza...
Grazie Mathilda.
Il guaio è che non sopporto più la parola legalità.
Le Istituzioni ed i Partiti politici non possono ispirarsi alla legalità: sono essi stessi la legalità!
Purtroppo, il Popolo Italiano, a cui per legge Costituzionale Repubblicana è demandato il controllo legalitario, è stato usurpato delle sue prerogative.
Nessuna rivoluzione, sono talmente arroganti e antipatici gli usurpatori che è sufficiente un comico per smascherali.
b
Financial Times : oh , no , un'altra volta no ( processi , Berlusconi ci riprova )
trad. di Giulia Alliani*
Silvio Berlusconi è in carica da quasi 50 giorni. Assistere allo spettacolo del suo nuovo governo in azione è un po' come mettersi a rivedere un vecchio e brutto film.
Quando il leader di Forza Italia si trovò per l'ultima volta al governo, dal 2001 al 2006, impiegò troppo tempo a confezionare leggi utili a proteggere se stesso dalle inchieste giudiziarie e troppo poco a varare riforme utili a stimolare l'economia italiana, che si trova in stato comatoso.
Naturalmente, é ancora troppo presto per dare un giudizio definitivo, ma l'ultimo saggio fornito dal governo ha già le caratteristiche di un nuovo spettacolo dell'orrore. Ancora una volta, il settantunenne primo ministro sta dedicando le sue energie politiche alla confezione di leggi che lo proteggano dalle inchieste dei pubblici ministeri.
Vuol far approvare una legge che sospenderebbe per un anno i processi in cui il reato presunto prevede una pena superiore ai 10 anni. Se questa legge dovesse passare, affonderebbe definitivamente un processo in programma il mese prossimo in cui Berlusconi é accusato per aver pagato 600.000 dollari al suo avvocato inglese David Mills. Ovviamente l'opposizione ha soprannominato l'emendamento "legge salva-premier".
Berlusconi non si limita a questo. Sta anche tentando di introdurre una legge che garantirebbe l'immunità alle alte cariche dello stato italiano, lui compreso. Una legge simile sarebbe impensabile nella quasi totalità degli stati occidentali e fu ritenuta incostituzionale dalla Corte costituzionale italiana, quando Berlusconi cercò di introdurla l'altra volta, nel 2004.
Adesso che è di nuovo al governo, Berlusconi ritenta. Il tutto potrebbe risultare di modesto interesse se Berlusconi dedicasse le stesse energie a riformare l'economia italiana, ormai in coma. Ma, anche qui, montano i timori. L'ultima volta che é stato al governo, uno degli errori più gravi commessi da Berlusconi fu quello di lasciare fuori controllo la spirale del deficit e del livello del debito.
E' lecito chiedersi se presto assisteremo al bis. La settimana scorsa il governo Berlusconi ha presentato un Documento di programmazione economico finanziaria che vede salire il deficit pubblico dall'1,9% del Pil del 2007 al 2,5% del 2008.
L'aumento può essere giustificato dal rallentamento della crescita economica ma, da parte di questo governo, non si vede ancora nessun indizio della volontà di esercitare una decisa stretta sulla spesa pubblica. Per il bene dell'Italia, le cose ora devono assolutamente migliorare. Il Paese ha un livello di crescita tra i più lenti della zona Euro. Ha bisogno di un governo serio e responsabile che faccia ripartire l'economia.
Mercoledì, Berlusconi ha detto che i pubblici ministeri italiani l'hanno sottoposto ad un interminabile "Calvario". Ma, in questa storia, l'unico vero Calvario é quello toccato all'Italia, che ha un disperato bisogno di dare una nuova direzione al proprio destino politico ed economico.
* Editoriale del 26 giugno, titolo "Oh no, not again"
Abbiamo bisogno che ce lo dicano gli altri? Forse in questa maniera e` piu` facile aprire gli occhi? Di cosa altro abbiamo bisogno?
La speranza e` quella di aver gia` raschiato il fondo del barile, ma vista l`aria che tira ....
Ancora c`e` gente che perde tempo a parlare di destra o di sinistra, qua c`e` solo bisogno di giustizia. Se la giustizia funzionasse non ci sarebbero problemi di integrazione, di stipendi bassi, di evasione fiscale, e di tanti altri mille problemi che a seconda del periodo dell`anno (come l`oroscopo, vi siete accorti che dicono sempre le stesse cose? caso strano prima delle ferie abbiamo tutti bisogno di riposo!) il politico di turno cavalca per avere piu` consensi.
@Per Mathilda e Salvatore d`urso
Alle ultime elezioni tutti dicevano che volevano votare i partiti dove non c`erano condannati...peccato poi che allo spoglio delle urne chi ne aveva di piu` ha preso piu` voti (PD e PDL).
Se voti una persona poco onesta non puoi poi lamentarti se fara` i comodi suoi, in barba al mandato che gli hai dato.
Gli italiani lo sapevano e li hanno votati, evidentemente tenevano di piu` a saltare sul carro dei vincitori (PD e PDL che fosse) piuttosto che vivere in un paese piu` democratico.
E non mi si venga a dire che non erano informati...dove erano quando ci sono stati i 5 anni di destra e i 2 di sinistra?
Avevamo gia` toccato con mano! Ma noi no a perseverare!
Buona giornata
Consuelo
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