di Marco Del Gaudio
(Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli)
Ho provato e riprovato, ma non sono assolutamente riuscito a trovare una, che sia una, ragione di legittimità formale dell'avocazione del procedimento "Why not" da parte della Procura Generale, ma - come è stato bene evidenziato da tanti - questo non è il cuore del problema.
La verità è che la questione di Luigi De Magistris non riguarda più soltanto lui, o meglio solo qualcun altro.
Non riguarda più né Catanzaro, né la Calabria. E non riguarda, quasi più per nulla, il merito dei provvedimenti.
La questione che dobbiamo assolutamente porci è quella della tollerabilità democratica, alla luce dell'art. 104 Cost., della seguente sequenza:
a) Indagini nei confronti di imprenditori e appartenenti al mondo politico e giudiziario di livello regionale e nazionale;
b) Ripetute interrogazioni parlamentari ad personam, assimilabili a vere e proprie requisitorie contro Luigi De Magistris;
c) Ispezioni ministeriali ripetute ed estremamente prolungate;
d) Procuratore della Repubblica che rivela notizie ad un indagato e che è coinvolto - sia pure a margine - nelle indagini;
e) Revoca da parte del medesimo Procuratore della delega in ordine a quel procedimento al sostituto che lo sta trattando;
f) Seconda indagine delle caratteristiche assimilabili alla prima;
g) Richiesta di trasferimento cautelare di massima urgenza da parte del Ministro, virtuale indagato in un procedimento;
h) Sostanziale diniego dell'urgenza da parte dell'organo disciplinare;
i) Iscrizione del Ministro nel registro degli indagati;
j) Avocazione della seconda indagine al medesimo sostituto.
Vi può certo essere una prodigiosa consonanza di fortuite circostanze, una sorta di clinamen democriteo che ha generato una situazione simile a quella descritta: di fatto però, due inchieste giudiziarie importanti, non due inchieste qualunque, in un modo o nell'altro sono state sottratte a chi le conduceva. E nonostante le parole del Presidente Napolitano, gli accertamenti sono stati di fatto bloccati e non potranno riprendere senza il loro titolare naturale.
Insomma chi sappia, almeno un poco, di indagini sa che la sottrazione dei procedimenti a Luigi De Magistris comporterà la perdita definitiva del potenziale investigativo delle inchieste Poseidone e Why Not.
Uno stato democratico può concedersi di "non sapere" se i fatti oggetto di quelle indagini fossero veri o no?
E’ accettabile un sistema che consente una sorta di bavaglio agli accertamenti giudiziari?
E' davvero pericoloso nascondere dietro il paravento delle giustificazioni formali la sostanza delle cose, e - del resto - quest'opera di miopia giudiziaria non renderebbe giustizia ai magistrati italiani che, come ho già detto in passato, nel contesto di un'informazione a volte addomesticata e di una classe politica propensa a voltarsi dall'altra parte dinanzi a qualunque realtà scandalosa, hanno spesso consentito quanto meno che la società civile (la tanto abusata società civile) fosse informata di quel che accadeva nel Paese.
Dunque il problema non è affatto Luigi De Magistris. Il problema è l'impatto che la vicenda De Magistris avrà sull'assetto dei rapporti tra esecutivo e giurisdizione e l'effetto conformativo che una vicenda simile avrà sulla libertà di pensiero (e di azione) dei giovani colleghi e dei loro "capi".
Questa volta, allora, non c'è proprio la necessità di fare un passo indietro perché, chi ha le antenne per capire, ha intuito da tempo quale sia la partita che si sta giocando a Catanzaro e ha reagito di conseguenza.
Ormai tutti sanno quel che sta accadendo in questi giorni all'indipendenza della magistratura, ma è necessario che a questa consapevolezza “laica”, persino commovente, si affianchi la voce della magistratura stessa.
Non è possibile, cioé, assistere a un grave attentato all'indipendenza e alla libertà delle indagini che - senza scendere assolutamente nel merito - è certamente contenuto nella sequenza appena riportata, senza riflettere a voce alta su quel che sta accadendo e senza pronunciare una parola di dissenso, forte e chiaro, nei confronti di chi ha intrapreso una via assai pericolosa per ottenere il controllo dell'azione giudiziaria.
E' per questo che appare necessaria un'iniziativa forte per dimostrare che l'attività giudiziaria indipendente non può essere ammaestrata; che esistono (almeno lo speriamo) altri Luigi De Magistris pronti a subentrare al suo posto e affiancarlo; che le regole di gerarchizzazione delle procure introdotte dalla c.d. riforma bipartisan dell’Ordinamento Giudiziario vanno riscritte; che l'autogoverno dei magistrati è posto solo a tutela dell'accertamento indipendente dei fatti.
Noi abbiamo bisogno di dare fiducia a chi crede ancora nell'esercizio imparziale della giurisdizione, qualunque sia il cognome dell'indagato; e abbiamo bisogno di dire ai nostri colleghi, meno noti o dalle spalle meno larghe di Luigi, che esiste una magistratura che li sostiene, che è pronta a non far passare sotto silenzio tentativi di "normalizzazione" dell'azione giudiziaria.
Per i “non addetti ai lavori”, voglio ricordare che l’art. 104 della Costituzione che ho citato sopra statuisce che “la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere”. E un motivo perché i fondatori della Repubblica stabilissero questo c’era e c’è ancora oggi.
(Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli)
Ho provato e riprovato, ma non sono assolutamente riuscito a trovare una, che sia una, ragione di legittimità formale dell'avocazione del procedimento "Why not" da parte della Procura Generale, ma - come è stato bene evidenziato da tanti - questo non è il cuore del problema.
La verità è che la questione di Luigi De Magistris non riguarda più soltanto lui, o meglio solo qualcun altro.
Non riguarda più né Catanzaro, né la Calabria. E non riguarda, quasi più per nulla, il merito dei provvedimenti.
La questione che dobbiamo assolutamente porci è quella della tollerabilità democratica, alla luce dell'art. 104 Cost., della seguente sequenza:
a) Indagini nei confronti di imprenditori e appartenenti al mondo politico e giudiziario di livello regionale e nazionale;
b) Ripetute interrogazioni parlamentari ad personam, assimilabili a vere e proprie requisitorie contro Luigi De Magistris;
c) Ispezioni ministeriali ripetute ed estremamente prolungate;
d) Procuratore della Repubblica che rivela notizie ad un indagato e che è coinvolto - sia pure a margine - nelle indagini;
e) Revoca da parte del medesimo Procuratore della delega in ordine a quel procedimento al sostituto che lo sta trattando;
f) Seconda indagine delle caratteristiche assimilabili alla prima;
g) Richiesta di trasferimento cautelare di massima urgenza da parte del Ministro, virtuale indagato in un procedimento;
h) Sostanziale diniego dell'urgenza da parte dell'organo disciplinare;
i) Iscrizione del Ministro nel registro degli indagati;
j) Avocazione della seconda indagine al medesimo sostituto.
Vi può certo essere una prodigiosa consonanza di fortuite circostanze, una sorta di clinamen democriteo che ha generato una situazione simile a quella descritta: di fatto però, due inchieste giudiziarie importanti, non due inchieste qualunque, in un modo o nell'altro sono state sottratte a chi le conduceva. E nonostante le parole del Presidente Napolitano, gli accertamenti sono stati di fatto bloccati e non potranno riprendere senza il loro titolare naturale.
Insomma chi sappia, almeno un poco, di indagini sa che la sottrazione dei procedimenti a Luigi De Magistris comporterà la perdita definitiva del potenziale investigativo delle inchieste Poseidone e Why Not.
Uno stato democratico può concedersi di "non sapere" se i fatti oggetto di quelle indagini fossero veri o no?
E’ accettabile un sistema che consente una sorta di bavaglio agli accertamenti giudiziari?
E' davvero pericoloso nascondere dietro il paravento delle giustificazioni formali la sostanza delle cose, e - del resto - quest'opera di miopia giudiziaria non renderebbe giustizia ai magistrati italiani che, come ho già detto in passato, nel contesto di un'informazione a volte addomesticata e di una classe politica propensa a voltarsi dall'altra parte dinanzi a qualunque realtà scandalosa, hanno spesso consentito quanto meno che la società civile (la tanto abusata società civile) fosse informata di quel che accadeva nel Paese.
Dunque il problema non è affatto Luigi De Magistris. Il problema è l'impatto che la vicenda De Magistris avrà sull'assetto dei rapporti tra esecutivo e giurisdizione e l'effetto conformativo che una vicenda simile avrà sulla libertà di pensiero (e di azione) dei giovani colleghi e dei loro "capi".
Questa volta, allora, non c'è proprio la necessità di fare un passo indietro perché, chi ha le antenne per capire, ha intuito da tempo quale sia la partita che si sta giocando a Catanzaro e ha reagito di conseguenza.
Ormai tutti sanno quel che sta accadendo in questi giorni all'indipendenza della magistratura, ma è necessario che a questa consapevolezza “laica”, persino commovente, si affianchi la voce della magistratura stessa.
Non è possibile, cioé, assistere a un grave attentato all'indipendenza e alla libertà delle indagini che - senza scendere assolutamente nel merito - è certamente contenuto nella sequenza appena riportata, senza riflettere a voce alta su quel che sta accadendo e senza pronunciare una parola di dissenso, forte e chiaro, nei confronti di chi ha intrapreso una via assai pericolosa per ottenere il controllo dell'azione giudiziaria.
E' per questo che appare necessaria un'iniziativa forte per dimostrare che l'attività giudiziaria indipendente non può essere ammaestrata; che esistono (almeno lo speriamo) altri Luigi De Magistris pronti a subentrare al suo posto e affiancarlo; che le regole di gerarchizzazione delle procure introdotte dalla c.d. riforma bipartisan dell’Ordinamento Giudiziario vanno riscritte; che l'autogoverno dei magistrati è posto solo a tutela dell'accertamento indipendente dei fatti.
Noi abbiamo bisogno di dare fiducia a chi crede ancora nell'esercizio imparziale della giurisdizione, qualunque sia il cognome dell'indagato; e abbiamo bisogno di dire ai nostri colleghi, meno noti o dalle spalle meno larghe di Luigi, che esiste una magistratura che li sostiene, che è pronta a non far passare sotto silenzio tentativi di "normalizzazione" dell'azione giudiziaria.
Per i “non addetti ai lavori”, voglio ricordare che l’art. 104 della Costituzione che ho citato sopra statuisce che “la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere”. E un motivo perché i fondatori della Repubblica stabilissero questo c’era e c’è ancora oggi.
14 commenti:
Buongiorno dott Del Gaudio,come non condividere questa Sua preoccupazione,io da comune cittadino ovunque mi trovo a leggere le stesse cose che sintetizzandole è un affossamento in toto della Magistratura a 360 gradi su questo oramai non vi piove,ha ragione nel sostenere che la questione non è più solo riconducibile ai fatti di Catanzaro e del dott De Magistris,ma arrivati a questo punto di non ritorno cosa bisogna auspicarsi affinchè sia ripristinata una legalità al 100 % ? Bloccare tutte le attività in c.so della stessa magistatura ? Da ignorante in materia giudiziaria mi domando se pure il C.S.M viene palesemente scavalcato nelle sue decisioni ma chi deve occuparsi superparters di avvenimenti cosi gravi, il Padreterno ?
Difatti stiamo assistendo ad uno stupro di gruppo della nostra Costituzione con il Capo dello Stato che fa orecchie da mercante...
Riporto qui un articolo di Marco Travaglio:
Il golpe bianco
0
commenti
Costituzione della Repubblica Italiana, art. 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge”. Art. 25:“Nessuno può esser distolto dal giudice naturale precostituito per legge”. Art. 101: “La giustizia è amministrata in nome del popolo. I giudici sono soggetti soltanto alla legge”. Art. 104: “La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere”. Art. 107: “I magistrati sono inamovibili”.
E’ ancora in vigore, la Costituzione della Repubblica Italiana che sta per compiere 60 anni? Sì, formalmente lo è ancora. Di fatto, non più. Quel che sta accadendo tra Roma e Catanzaro è una sorta di golpe bianco che, diversamente dai golpe-golpe, mantiene la parvenza della legittimità.
Il ministro della Giustizia ha la facoltà di ispezionare un magistrato, di proporlo al Csm per una sanzione disciplinare o per un trasferimento immediato. Il procuratore capo ha la facoltà di revocargli la delega su un’indagine e il procuratore generale di avocargli un fascicolo. Nessuno ha violato la legge, nella guerra scatenata da pezzi del potere politico e giudiziario contro il pm Luigi De Magistris. Tutte le carte sono a posto, anche se il risultato finale di queste azioni legittime è clamorosamente incostituzionale.
Anche lo smantellamento del pool antimafia di Falcone e Borsellino, vent’anni fa, fu affidato a quelli che Alfredo Morvillo, magistrato e cognato di Falcone, definì “i professionisti della carte a posto”. Anche allora pezzi di potere politico, giudiziario e malavitoso chiusero violentemente la stagione delle indagini che stavano alzando il tiro ai piani superiori, ma senza mai mettere il piede in fallo: tutto formalmente ineccepibile. Paolo Borsellino denunciò tutto in una drammatica intervista all’Unità e a Repubblica, e fu trascinato a discolparsene dinanzi al Csm. Il deviato era lui che aveva parlato, non i professionisti delle carte a posto che stavano uccidendo la lotta alla mafia. Oggi i deviati sono De Magistris e Clementina Forleo, per aver denunciato in tv l’isolamento dei giudici che s’imbattono nei reati dei potenti.
Archiviata frettolosamente la breve parentesi del pool Mani Pulite e del pool antimafia di Caselli, dalla metà degli anni '90 i professionisti delle carte a posto son tornati a colpire: prima con la Bicamerale e le leggi ad personas dell’Ulivo (1996-2001), poi con quelle ad personam di Berlusconi (2001-2006), tentando di riscrivere la Costituzione, l’ordinamento giudiziario, il codice penale e di procedura cosicchè la legge non fosse più uguale per tutti. Ma sono riusciti soltanto a sfasciare la giustizia per tutti. Non ad abrogare l’articolo 3, contro il quale – grazie al rigore della Corte costituzionale e alla schiena dritta di pochi magistrati – si sono infrante decine di leggi-vergogna. Così, da un anno e mezzo, si è tornati all’antico. Alle vecchie veline e vaseline democristiane, che non toccavano né la Costituzione né i codici, anzi formalmente li rispettavano e li ossequiavano. Come ai tempi del fascismo, che non toccò la giustizia ordinaria ma si limitò ad affiancarle il Tribunale speciale per i delitti politici. Tanto si sapeva che una magistratura culturalmente e socialmente omologata alle classi dirigenti, perlopiù asservita o intimidita dagli altri poteri, avrebbe saputo isolare le eventuali “teste calde”. Poi, quando a fine anni 60 spuntarono i primi magistrati di nuova generazione e si misero in testa di far rispettare la legge anche dai politici, dagl’imprenditori e dagli apparati dello Stato, furono bollati come “pretori d’assalto” e “toghe rosse” per isolarli come “deviati” dalla corporazione togata: quella “buona”, che non vede-non sente-non parla. La casta degli ermellini fece il resto: i procuratori capi levavano le inchieste ai pm troppo indipendenti, i procuratori generali le avocavano, la Cassazione le trasferiva nei porti delle nebbie e delle sabbie perchè riposassero in pace. Fu così per le schedature alla Fiat, per piazza Fontana, per la loggia P2, per i fondi neri dell’Iri e così via. Poi, grazie al ricambio cultural-generazionale e a un ordinamento giudiziario che affidava non più ai capi,ma a tutti i pm il “potere diffuso” dell’azione penale, la magistratura divenne qualcosa di simile a quanto previsto dai costituenti. E la legge, almeno ogni tanto, sembrò davvero uguale per tutti.
Ora si torna all’antico. Mastella, che viene da lontano e ha tra i suoi consiglieri Giulio Andreotti, l’ha capito. Si è subito garantito la non belligeranza delle correnti dell’Anm, imbottendo il ministero di loro rappresentanti. Infatti, dopo un anno e mezzo di disastri e di malcontento dei magistrati di base, il sindacato delle toghe non ha scioperato nemmeno un minuto. Nemmeno quando, tradendo le promesse, il governo ha mandato in vigore l’ordinamento giudiziario Berlusconi-Castelli con qualche ritocco che non sfiorava i punti che più ledono l’indipendenza della magistratura: pieni poteri ai procuratori capi e generali, che tornano padroni assoluti dell’azione penale, con facoltà di revoca e di avocazione dei fascicoli; ampi poteri al ministro, compreso quello di chiedere al Csm il trasferimento urgente dei magistrati. L’ordinamento Berlusconi-Castelli-Mastella passa a fine luglio 2007. De Magistris è la prima cavia che ne sperimenta sulla sua pelle entrambe le deliziose novità. Scopre un comitato d’affari che si spartisce miliardi europei per depuratori mai fatti (inchiesta “Poseidone”) e ruota attorno a politici di destra e sinistra. Tra questi, l’onorevole forzista Giancarlo Pittelli, socio del figlio della convivente del procuratore Mariano Lombardi. Per mesi il pm è bersaglio d’interrogazioni parlamentari. Una sua perquisizione va a vuoto perché gl’indagati hanno avuto una soffiata: una fuga di notizie che De Magistris attribuisce proprio dal procuratore Lombardi. Che, appena viene indagato l’amico Pittelli, toglie il fascicolo “Poseidone” a De Magistris.
Questo, intanto, porta avanti un’altra indagine (“Why not”) su altri fiumi di denaro drenati da un altro comitato d’affari: politici, massoni, faccendieri e ufficiali, alcuni legati (anche telefonicamente) a Prodi e a Mastella. Qualcuno dalla Procura passa a “Panorama”, settimanale berlusconiano, la notizia che Prodi è indagato e Mastella è stato indirettamente intercettato con due indagati eccellenti: il numero due della Compagnia delle Opere Antonio Saladino e l’ex piduista Luigi Bisignani. Mastella sguinzaglia gl’ispettori contro De Magistris, che è vittima delle fughe di notizie ma ne viene incolpato lui stesso. Poi chiede al Csm il suo trasferimento cautelare urgente. Dice che è “un atto dovuto”, imposto dalla legge. Ma la legge l’ha fatta lui e non gli impone un bel nulla: gli dà semplicemente facoltà. Il Csm non ravvisa alcuna urgenza e rinvia tutto al 17 dicembre. Il pm si rimette all’opera e si avvia a chiudere l’indagine con l’ultimo atto imposto dalla legge: l’iscrizione di Mastella per truffa, abuso e finanziamento illecito. Ma anche questo atto segreto finisce sui giornali, anzi su uno: “Libero”, dove si occupa della faccenda Renato Farina, il giornalista-spione che prendeva soldi dal Sismi ed è molto legato alla Compagnia delle Opere. Senza quella fuga di notizie illecita, nessuno – tranne i vertici della Procura – saprebbe che Mastella è indagato. Grazie alla fuga di notizie, un soggetto non titolato a sapere, il procuratore generale Dolcino Favi, viene informato e avoca il fascicolo “Why not”. Motivo: il pm è “incompatibile” in quanto “personalmente interessato” all’inchiesta. In pratica ce l’avrebbe con Mastella che ha chiesto il suo trasferimento. Così le cause si confondono con gli effetti: il ministro persecutore diventa perseguitato e il pm perseguitato diventa persecutore. Ma, formalmente, le carte sono a posto. Il Pg ha preso una decisione che poteva prendere, anche se non ne aveva motivo. E, anche se ha sbagliato, cosa fatta capo ha. L’inchiesta “Why not” dovrà ripartire da capo nelle mani di un sostituto Pg che impiegherà mesi per studiarsi gli atti e già sa cosa gli capiterà se sposerà la linea De Magistris: verrà a sua volta attaccato, ispezionato, deferito al Csm, proposto per il trasferimento. Dunque, se non è masochista, gli conviene lasciar perdere, voltarsi dall’altra, archiviare. Il golpe bianco è compiuto. La Costituzione è ribaltata, senza neppure sfiorarla.
Ora De Magistris si appella al presidente del Csm, cioè al capo dello Stato. Un altro presidente della Repubblica e del Csm diceva: “Oggi la nuova Resistenza consiste nel difendere le posizioni che abbiamo conquistato, nel difendere la Repubblica e la democrazia. Oggi ci vogliono due qualità: l’onestà e il coraggio. Quindi l’appello che faccio ai giovani è questo: cercate di essere onesti prima di tutto. La politica dev’essere fatta con le mani pulite! Se c’è qualche scandalo, se c’è qualcuno che dà scandalo, se c’è qualche uomo politico che approfitta della politica per fare i suoi sporchi interessi, deve essere denunciato”. Si chiamava Sandro Pertini.
Qualche notizia sulla nomina di Dolcino Favi ad Avvocato Generale presso la Procura Generale della Corte d’Appello di Catanzaro.invia a un amico
stampa
Dal blog di Maurizio_Bolognetti (203) - Lunedì, 22 Ottobre 2007 - 6:37am “Caso De Magistris”: CSM NEWS
Qualche notizia sulla nomina di Dolcino Favi ad Avvocato Generale presso la Procura Generale della Corte d’Appello di Catanzaro.
Il Procuratore generale facente funzione della Corte d’Appello di Catanzaro, come è noto, ha deciso di sottrarre al dr. Luigi De Magistris l’inchiesta “Why not”.
Dopo aver letto la notizia, ho deciso di fare un piccolo “esperimento”, ho inserito su google le seguenti parole: Favi Dolcino + Buccico Emilio Nicola.
Ed è così che ho potuto leggere qualche documento davvero interessante.
Su Csm news n° 56 del 5 luglio 2004 infatti è possibile leggere: “Per l’incarico di Avvocato Generale della Corte d’Appello di Catanzaro, proposto con tre voti(Aghina, Buccico e Schietroma) il dott. Dolcino Favi…
Successivamente su Csm news n° 63 del 11 ottobre leggiamo: “Molto più ‘contrastata’ la designazione del nuovo Avvocato Generale presso la Procura Generale della Corte d’Appello di Catanzaro, che ha visto prevalere con dodici voti(laici del Polo, Marvulli M.I., Stabile, De Nunzio, Tenaglia e Aghina) il dott. Dolcino Favi…
Cosa aggiungere a questi documenti così eloquenti, se non complimentarsi con il senatore ed ex membro del CSM avvocato Emilio Nicola Buccico.
dal sito della Ansa 2007-10-24 15:42
Teste ad Annozero: "Pedinata e minacciata"
CATANZARO - "Io sono stata pedinata per un periodo. Ora le attenzioni di sono spostate sulla persona che ha cura dei miei figli. Più di due persone hanno potuto assistere a quanto accaduto una sera. Un'auto le si è accostata e dal di dentro un giovane, un uomo, le ha fatto il segno che aveva in mano una pistola". A raccontarlo è stata Caterina Merante, la principale testimone dell'inchiesta Why Not, in una intervista a Sandro Ruotolo che sarà trasmessa domani sera nel corso della trasmissione Annozero alla quale è stato annunciato che parteciperà anche, in diretta, il pm Luigi De Magistris.
Nell'intervista la donna racconta anche di "un'intrusione avuta all'interno dei nostri uffici che abbiamo ovviamente denunciato alle forze dell'ordine. Un'intrusione fisica, delle persone all'interno dei nostri uffici". Alla domanda se queste persone l'avessero minacciata, Caterina Merante ha detto "sì" aggiungendo che "il mio avvocato non mi consentirebbe di andare oltre. Abbiamo riferito tutto alle forze dell'ordine come era giusto fare". Tutto questo allo scopo di fermarvi? "Immagino di sì". "Paura? Se non l'avessi - ha detto Caterina Merante nell'intervista a Ruotolo - sarei folle. E' chiaro che essendo una madre non ho paura per me. Ho paura per la mia famiglia quindi temo che ogni gesto, anche quello di parlare con lei, possa essere sbagliato. Ce lo chiediamo, ne parliamo, ne discutiamo e poi riteniamo che in realtà, essendo posti ad un'esposizione anche di tipo mediatico, possa essere invece un modo per tutelare le persone a cui voglio bene".
Condivido in pieno l'intervento del dott. Del Gaudio e penso che tutti i magistrati di buona volontà debbano far quadrato per difendere l'art. 104 della Cost.
Confido nella magistratura, in quei magistrati che non tralasciano di impegnarsi a fondo nel loro lavoro, e ce ne sono tanti anche in terre martoriate dall'igustizia e dall'illegalità, come la Calabria o la mia amata Sicilia.
E ci sono anche tanti giovani, giovanissimi magistrati che non disdegnanoe non stanno disdegnando di "mettere le mani in pasta e sporcarsele" (V. Bachelet).
La magistratura non deve arrendersi, perchè se si arrende noi cittadini veramente potremo considerarci perduti...
Valentina,
che spera di riuscire un giorno "a mettere le mani in pasta e a sporcarsele".
La scoperta dell'acqua calda:
1) Buccico faceva parte del CSM e, come tutti consiglieri del CSM, votava sulle nomine di tutti i magistrati
2) non mi pare che in "Why Not" sia indagato Buccico che lo è, mi pare, in "Toghe Lucane". Questa indagine, che strano!!!!!!, è rimasta a De Magistris
3) il provvedimento di avocazione è ricorribile dinanzi alla Procura Generale della Corte di Cassazione. Spero che De Magistris abbia fatto ricorso così finiranno i pareri "pro veritate"
3) che peccato che gli appelli del Presidente Napolitano e del Dott. Caselli (e non Castelli) siano caduti nel vuoto
Dott. Del Gaudio, ci fa piacere sapere che ha prove per affermare che il Procuratore della Repubblica di Catanzaro passava le notizie riservate agli indagati di De Magistris ?
Sarebbe così gentile a rivelarci le sue fonti ?
Egr. Dott. Del Gaudio,
eccomi qui', un normale cittadino, ma non un normale fesso; pur non conoscendo le cose piu' elementari che riguardano le leggi o la costituzione, viene da se, pensare che tutte queste manovre sono state fatte dai vari Mastella & C. (o piu' in generale dal politico di turno coinvolto in qualche scandalo), o da chi (x lui) volendo e "potendolo fare" ha/hanno fatto tutto questo solo x pararsi il c…, (mi scuso per le espressioni un po' folkloristiche). I politici, che ormai sono solo auto referenti, non solo commettono reati, cose che in quanto politici non dovrebbero commettere per dare esempio di onesta', ma una volta scoperti, si autoassolvono con frasi piu' o meno idiote del tipo: "sono sereno" "ho la coscienza a posto" ed altre cavolate varie; ma se tu politico sei sereno e sei con la coscienza a posto, perche' non vai dal tuo giudice e ti fai subito giudicare x dimostrare al popolo italiano che ti ha votato( si fa x dire) che sei innocente? perche' non deponi le armi di politico e ti metti nelle condizioni di essere giudicato con la stessa serenita' che vai predicando a mezzo "media" tipo Giornali, tv, o meglio, giornalisti o presunti tali?
Ho come la sensazione che, ogni volta che un politico viene scoperto con le mani nel sacco ci sia sempre bisogno di nuove regole, per fa si che il sacco diventi legale, e' un po' come dire che in una partita a carte, il giocatore che sta perdendo, faccia cadere il tavolo da gioco dichiarando poi di essere disposto a giocare di nuovo cominciando da capo.
E' deplorevole e sconfortante tutto cio', anche perche' tutto questo e' permesso solo a loro, mentre per i normali cittadini c'e' la riforma sulla sicurezza (di chi poi non si sa) con "Tolleranza Zero" , naturalmente dopo aver liberato 50.000 delinquenti con l'indulto solo per non punire qualche amico che aveva commesso reati finanziari.
La vergogna non e' il loro forte, anzi direi che l'hanno tolta proprio dal loro vocabolario, per dare ampio posto a parole tipo, malaffare, concussioni, corruzione, prepotenza, senza tenere conto che in quanto uomini siamo tutti soggetti a morire, e nessuno li ricordera' se nella loro miserabile vita, (non nel senso economico) non hanno fatto almeno una buona azione, anzi credo che la gente voglia proprio dimenticare che sia esistita una classe politica come quella attuale, non fosse altro perche' con l'informazione (quella vera) che c'e' oggi, e non tramite media classici quali giornali o tv, ma attraverso internet, le vere notizie hanno una piu' ampia divulgazione, e non si riesce piu' a nascondere niente.
Un saluto affettuoso e di stima x chi come voi, si mette in prima persona in gioco x dare luce ai fatti e speranza x un futuro migliore.
Anonimo ha scritto:
"Dott. Del Gaudio, ci fa piacere sapere che ha prove per affermare che il Procuratore della Repubblica di Catanzaro passava le notizie riservate agli indagati di De Magistris?
Sarebbe così gentile a rivelarci le sue fonti?"
Gentile Anonimo, francamente come può reclamare delle prove su quei fatti nel mentre tace addirittura sulla sua identità?
Sappia, poi, che in casi come questo "le prove" le può reclamare solo l'interessato (perché la diffamazione è perseguibile solo a querela di parte) o una autorità che legittimamente intenda procedere per fatti perseguibili d'ufficio.
Infine, non è davvero possibile che in questo Paese si dia continuamente luogo al seguente paradosso: per un verso si dà assosso ai giudici e per altro verso si continua a trattare tutto esclusivamente sotto il profilo "giudiziario".
In una democrazia sana non ci sono solo le "indagini giudiziaria", ci sono anche le analisi politiche e sociali.
E quando qualcuno - come in questo caso Marco Del Gaudio - propone una riflessione di natura politico/culturale (serparazione dei poteri, costituzione, libertà, democrazia, ecc.) non si può sempre fare finta di non avere capito di cosa si sta parlando e chiedere le prove di qualcosa.
Cordialmente.
La Redazione
Cara Redazione Uguale per tutti:
De Gaudio afferma:
d) Procuratore della Repubblica che rivela notizie ad un indagato e che è coinvolto - sia pure a margine - nelle indagini
Non mi pare che questa affermazione "rivela notizie ad un indagato" sia una "analisi politica e sociale". Se è il verbo solo perchè proviene da De Magistris, allora ci siamo capiti
E'motivo di speranza constatare il coraggio del dr. Del Gaudio e di altri magistrati.
Ma la speranza si affievolisce assai nel leggere lo schietto intervento di Travaglio, trascritto nel commento di Salvatore D'Urso ed avere conferma del paritetico interesse della destra e della sinistra a tenere "le carte a posto".
E la speranza svanisce nel fare una semplicissima constatazione: dove sono i girotondi, la Costituzione esibita in mano ai giudici ed i resistere, resistere, resistere, che con tanta convinzione reclamavano il rispetto dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura ? Quel (sacrosanto)rispetto è dovuto solo dai governi di Berlusconi?
"Uno stato democratico può concedersi di "non sapere" se i fatti oggetto di quelle indagini fossero veri o no?
E’ accettabile un sistema che consente una sorta di bavaglio agli accertamenti giudiziari?"
Spett.Dott. De Gaudio,
le sue potrebbero sembrare a prima vista domande retoriche: purtroppo sappiamo bene che non è così.
Da giorni ormai cerco ovunque notizie su questo caso, ma quelle che trovo sono sempre più sconfortanti. Tuttavia mi chiedo: "E' mai possibile che nessuno riesca ad opporsi efficacemente a questa disgustosa situazione? E' possibile che i nostri governanti, di qualsiasi colore essi siano, non si vergognino e non si rendano conto che il loro comportamento influirà negativamente sulla già scarsa fiducia che abbiamo nei loro confronti? E noi semplici cittadini onesti, che cosa possiamo fare, oltre a firmare qualche sottoscrizione e mandare messaggi ad "organismi competenti" (quali sono? Competenti di che?), messaggi che con ogni probabilità nessuno legge e ai quali comunque nessuno risponderà mai?"
Io spero ancora in una presa di posizione decisa della Magistratura, ma è legittima la mia speranza?
Una cittadina molto, molto sfiduciata e avvilita.
Sesto San Giovanni, 24 ottobre 2007
be', non mi sembra "la redazione" o "uguale per tutti" siano nomi e cognomi...
discutiamo pure, ma se i magistrati pongono tra i "fatti" a base dell' "analisi politica" reati tutti da dimostrare (e, allo stato, ancora "non contestati") stiamo freschi...
Quello che non capisco è che la questione meridionale, quindi tutte le regioni del meridione, oggi la calabria, è un caso e ormai un luogocomune che non si può risolvere se non si risolvono i problemi di criminalità politica e affari: E' stato incastrato anche il Governatore della Banca d'Italia Fazio, ma quando si tocca il Meridione succede l'ira di Dio:Falcone e Borsellino e tutti gli altri che ci hanno rimesso la vita, per arrivare adesso al caso De Magistris:Io mi sono fatta la semplice opinione che il Meridione è il serbatoio enorme di voti di scambio per Roma: quello che mi sorprende però che la Magistratura e per tutta il C:S:M: accetti di subire una richiesta di Mastella e non trovare una semplice soluzione per superare l'impasse procedurale che deve esaminare e fomentare questo polverone:......nel frattempo i buoi scappano
Posta un commento