di Uguale per Tutti
L’Ansa e tutti i media dell'informazione comunicano che il Procuratore Generale facente funzioni di Catanzaro dr Dolcino Favi avrebbe disposto l’avocazione dell’inchiesta del collega Luigi De Magistris nota come “Why not” in applicazione dell’art. 372 lett. "A" c.p.p., sul presupposto di una asserita incompatibilità di De Magistris che sarebbe stata causata dall’iscrizione nel registro degli indagati del Ministro Mastella, che, come noto, è lo stesso che ha chiesto il trasferimento del magistrato che indaga su di lui.
Se la notizia fosse vera (e speriamo vivamente che non lo sia, anche se a tuttora non è stata smentita), si tratterebbe di un fatto di gravità davvero estrema e non solo per ciò che potrà accadere all’inchiesta.
Nei fatti, il C.S.M. non ha accolto, almeno finora, la richiesta di trasferimento di De Magistris avanzata dal Ministro, ma il risultato di impedirgli di indagare ancora è stato raggiunto ugualmente.
In attesa di conoscere ulteriori particolari di questa nuova “tappa” della vicenda di Catanzaro e per offrire ai nostri lettori (che ce li stanno chiedendo) strumenti di analisi dei fatti, vanno fatte tre valutazioni: una tecnica e due latu sensu “politiche”.
Quella tecnica consiste nel dire con chiarezza ai non addetti ai lavori (perché gli addetti lo sanno tutti benissimo) che l’essere il pubblico ministero procedente oggetto di qualunque iniziativa da parte di un indagato, anche se Ministro, non può integrare sotto alcun profilo alcuna delle ipotesi di “avocazione” alle quali fa riferimento il citato art. 372 del codice di procedura penale, perché non può integrare sotto alcun profilo alcuna delle ipotesi di “incompatibilità” disciplinate dalle norme dello stesso codice di procedura.
Anche perchè - e chiunque lo comprende agevolmente - diversamente sarebbe facilissimo "liberarsi" di un pubblico ministero "scomodo" con il semplice denunciarlo e/o, se si è ministri o amici di ministri, facendone chiedere anche infondatamente il trasferimento.
Per maggiore chiarezza riportiamo qui sotto (in fondo, per non appesantire la lettura dell’articolo) il testo letterale delle norme che disciplinano la materia e le sentenze della Cassazione che le applicano.
In definitiva e fermo restando, ovviamente, che ciò che stiamo scrivendo qui sta solo a commento di quanto pubblicato dai media fino ad ora, con l’augurio che nelle prossime ore si sappia che le cose non stanno come riferito, non è giuridicamente possibile per il Procuratore Generale avocare l’inchiesta del collega De Magistris per il solo fatto che in essa è coinvolto il Ministro che ne ha chiesto il trasferimento.
A ciò si deve aggiungere che, se "incompatibilità" dovesse ipotizzarsi, questa era certamente e prima di ogni altra in capo al Ministro della Giustizia, che avrebbe dato luogo a una situazione oggettivamente paradossale sotto il profilo istituzionale di un indagato che chiede, avvalendosi delle sue prerogative di Ministro, il trasferimento del pubblico ministero che indaga su di lui.
Ciò posto in punto di diritto, le due considerazioni latu sensu “politiche” riguardano il fatto che quanto accaduto (o meglio riferito dai media come accaduto) nelle ultime ore fuga definitivamente due dubbi adombrati finora (francamente a noi pare non in buona fede) da taluno.
Infatti, sotto un primo profilo, se fino a ieri qualcuno avrebbe potuto avere ancora dubbi sulla gravità di quanto sta accadendo a Catanzaro e sulla abnormità della situazione prodotta da norme di legge che attribuiscono al Ministro della Giustizia il potere di chiedere il trasferimento dei magistrati, oggi questi dubbi non sono più neppure pensabili: l’ipotesi di un Ministro che utilizzi questo potere in vicende che coinvolgono lui stesso o membri del suo governo non è più, infatti, una ipotesi, ma un caso concreto sotto gli occhi di tutti.
Mentre, sotto altro profilo, se qualcuno ancora avesse avuto dei dubbi sulla gravità e gravidità di conseguenze della posizione “attendista” e “neutrale” dell’Associazione Nazionale Magistrati, anche questi dubbi ormai non sono neppure proponibili.
L’A.N.M. finora ha preso posizione in tre modi (documentati qui e qui):
1. con un comunicato della Sezione di Catanzaro del 3 aprile 2007, che biasima Luigi De Magistris per avere “parlato troppo”;
2. con un deliberato del 4 aprile 2007 (il giorno successivo all'adozione del comunicato di Catanzaro), con il quale la Giunta Esecutiva Centrale si impegnava a “seguire con estrema attenzione” (così testualmente) le vicende di Catanzaro;
3. con il comunicato del 17 ottobre u.s. con il quale la stessa Giunta Esecutiva Centrale si è limitata a sottolineare che le norme di legge che attribuiscono al Ministro il potere di richiedere il trasferimento sono “suscettibili di determinare polemiche ed allarme nell’opinione pubblica”.
Tutto qui.
Nell’articolo di Felice Lima “Luigi De Magistris e ‘la Magistratura’”, pubblicato nel nostro blog e che condividiamo per intero, vengono illustrate le gravi ripercussioni che ha sull’intera vicenda la posizione dell’A.N.M..
Posizione che la Giunta Esecutiva Centrale non ha ancora ritenuto di modificare neppure dopo l’appello rivoltole da 253 magistrati, che pure abbiamo pubblicato qui (e il numero dei sottoscrittori di quell’appello aumenta di giorno in giorno).
Bisogna anche prendere atto del fatto che, indipendentemente da quali fossero e siano le intenzioni di tutti i protagonisti di queste vicende, la situazione venutasi oggettivamente a creare impone delle riflessioni fortemente autocritiche della magistratura in genere e di quella associata in particolare.
Infatti:
1. il Ministro Mastella, solo poche ore dopo il suo insediamento, ha chiamato a ricoprire incarichi di fondamentale importanza nel suo ministero dei magistrati, scegliendo magistrati molto impegnati fino ad allora nell’Associazione Nazionale Magistrati, nella quale avevano anche ricoperto cariche dirigenziali (e i magistrati designati hanno accettato gli incarichi e continuano a ricoprirli ancora oggi e nonostante quello che sta succedendo);
2. a difendere la posizione del Ministro in una importante trasmissione televisiva sui fatti qui in discussione (AnnoZero del 4 ottobre u.s.) il Ministro ha mandato un sottosegretario che prima di accettare quel posto ha ricoperto posti importanti nell’esercizio della giurisdizione e da ultimo era Presidente del Tribunale di Roma;
3. gli ispettori che hanno “indagato” sull’attività del collega De Magistris sono magistrati;
4. Nello Rossi, Consigliere della Corte di Cassazione e Segretario Generale dell’Associazione Nazionale Magistrati, parlando a titolo personale (si può leggere qui) ha scritto che “esistono due magistrature. Una burocratica, timida verso il potere, ossequiente e talora connivente. L'altra – spesso incarnata dai magistrati più giovani – animata da una genuina tensione ideale e dall'ansia di affermare legalità ed eguaglianza per cambiare lo stato delle cose esistenti”.
Così stando le cose, ci si deve chiedere se l’A.N.M. si sia o no accorta di ciò che, a titolo personale, denuncia il suo Segretario Generale e se l’A.N.M. si renda conto o no che si trova davanti a un bivio che non può eludere neppure con le più audaci prudenze lessicali in cui finora si è cimentata.
Infatti, se l’A.N.M. e ciascuna delle correnti che la compongono (e/o alle quali è ridotta) non prenderanno una posizione chiara in questa vicenda, scegliendo con quale stare delle due magistrature indicate dal Segretario Generale, e se ancora una volta l’indipendenza della magistratura dovrà essere difesa solo da una piazza di cittadini di Catanzaro e da gruppi di ragazzi con la faccia pulita, è inevitabile che ognuno – magistrato, cittadino, lettore di giornali, passante – si chiederà: ma a cosa serve esattamente l’A.N.M.? Come già si chiede: se la magistratura non difende da sé la propria indipendenza e se suoi così tanti e così tanto autorevoli esponenti continuano a condividere la responsabilità di una attività ministeriale che appare così tanto lontana dal modello che in tanti auspichiamo, come può continuare a chiedere ai cittadini di averne rispetto e, addirittura, di difenderne le prerogative che rischiano di divenire, a queste condizioni, solo privilegi?
Restano evidenti due cose:
1) che, come sosteniamo in questo blog, esiste un serio problema di mancanza di indipendenza "interna" nella magistratura;
2) che, quanto all'indipendenza "esterna", il governo attuale è in perfetta continuità negativa con il precedente: fra le tante iniziative, basti ricordare qui una riforma dell'ordinamento giudiziario che mantiene la maggior parte delle norme introdotte da Castelli, il "pasticcio" sul segreto di Stato nella vicenda Sismi, l'indulto fatto su misura per l'on. Previti, l'attacco al G.I.P. Clementina Forleo per essersi permessa di chiedere di poter procedere nei confronti di membri del governo, la richiesta di trasferimento del P.M. De Magistris
________________________________________
Le norme e le sentenze della Cassazione.
L’art. 372 del codice di procedura penale è quello che prevede le (uniche) ipotesi di avocazione delle indagini da parte del Procuratore Generale e recita:
“1. Il procuratore generale presso la corte di appello dispone con decreto motivato, e assunte, quando occorre, le necessarie informazioni, l'avocazione delle indagini preliminari quando:
a) in conseguenza dell'astensione o della incompatibilità del magistrato designato non è possibile provvedere alla sua tempestiva sostituzione;
b) il capo dell'ufficio del pubblico ministero ha omesso di provvedere alla tempestiva sostituzione del magistrato designato per le indagini nei casi previsti dall'articolo 36 comma 1 lettere a), b), d), e).
1-bis. Il procuratore generale presso la corte di appello, assunte le necessarie informazioni, dispone altresì con decreto motivato l'avocazione delle indagini preliminari relative ai delitti previsti dagli articoli 270-bis, 280, 285, 286, 289-bis, 305, 306, 416 nei casi in cui è obbligatorio l'arresto in flagranza e 422 del codice penale quando, trattandosi di indagini collegate, non risulta effettivo il coordinamento delle indagini previste dall'articolo 371 comma 1 e non hanno dato esito le riunioni per il coordinamento disposte o promosse dal procuratore generale anche d'intesa con altri procuratori generali interessati”.
L’art. 36 c.p.p. dispone:
“1. Il giudice ha l'obbligo di astenersi:
a) se ha interesse nel procedimento o se alcuna delle parti private o un difensore è debitore o creditore di lui, del coniuge o dei figli;
b) se è tutore, curatore, procuratore o datore di lavoro di una delle parti private ovvero se il difensore, procuratore o curatore di una di dette parti è prossimo congiunto di lui o del coniuge;
c) se ha dato consigli o manifestato il suo parere sull'oggetto del procedimento fuori dell'esercizio delle funzioni giudiziarie;
d) se vi è inimicizia grave fra lui o un suo prossimo congiunto e una delle parti private;
e) se alcuno dei prossimi congiunti di lui o del coniuge è offeso o danneggiato dal reato o parte privata;
f) se un prossimo congiunto di lui o del coniuge svolge o ha svolto funzioni di pubblico ministero;
g) se si trova in taluna delle situazioni di incompatibilità stabilite dagli articoli 34 e 35 e dalle leggi di ordinamento giudiziario;
h) se esistono altre gravi ragioni di convenienza.
2. I motivi di astensione indicati nel comma 1 lettera b) seconda ipotesi e lettera e) o derivanti da incompatibilità per ragioni di coniugio o affinità, sussistono anche dopo l'annullamento, lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio (…)”.
Infine, l’art. 53 del codice di procedura penale, che si intitola “Autonomia del pubblico ministero nell'udienza. Casi di sostituzione”, dispone:
“1. Nell'udienza, il magistrato del pubblico ministero esercita le sue funzioni con piena autonomia.
2. Il capo dell'ufficio provvede alla sostituzione del magistrato nei casi di grave impedimento, di rilevanti esigenze di servizio e in quelli previsti dall'articolo 36 comma 1 lettere a), b), d), e). Negli altri casi il magistrato può essere sostituito solo con il suo consenso.
3. Quando il capo dell'ufficio omette di provvedere alla sostituzione del magistrato nei casi previsti dall'articolo 36 comma 1 lettere a), b), d), e), il procuratore generale presso la corte di appello designa per l'udienza un magistrato appartenente al suo ufficio”.
Non riportiamo il testo degli artt. 34 e 35, richiamati nella lettera g) dell’art. 36, perché palesemente estranei al caso qui in discussione.
Quanto alla ipotesi di “inimicizia grave” di cui alla lettera d) dell’art. 36, va detto che è assolutamente e incontrovertibilmente pacifico, per costante e univoca giurisprudenza della Corte Suprema di Cassazione che “la presentazione di una denuncia contro un magistrato non è da sola sufficiente ad integrare l’ipotesi di ricusazione di cui all’art. 37 comma 1 lett. a), in relazione all’art. 36 comma 1 lett. d) c.p.p., poiché il sentimento di grave inimicizia, per essere pregiudizievole, deve essere reciproco, deve nascere o essere ricambiato dal giudice e deve trarre origine da rapporti di carattere privato, estranei al processo, non potendosi desumere semplicemente dal trattamento riservato in tale sede alla parte, anche se da questa ritenuto frutto di mancanza di serenità” (Cassazione penale, Sez. II, 18 giugno 2003, n. 30443).
Nello stesso senso, fra le tante, anche Cassazione penale, Sez. VI, 28 settembre 2005, n. 41027, Cassazione penale, Sez. V, 16 dicembre 2004, n. 3756, Cassazione penale, Sez. VI, 31 gennaio 2003, n. 30577, Cassazione penale, Sez. VI, 17 dicembre 2002, n. 2273, Cassazione penale, sez. VI, 9 marzo 1999, n. 855, Cassazione penale, Sez. I, 15 gennaio 1999, n. 396, Cassazione penale, Sez. I, 25 giugno 1996, n. 4336, Cassazione penale, Sez. I, 27 marzo 1992. E Cassazione penale, Sez. VI, 6 luglio 1995, n. 2830, per la quale “in tema di ricusazione non può confondersi l’inimicizia fra magistrato e parte con le iniziative di quest’ultima, tesa a sottrarsi al proprio giudice naturale. L’inimicizia, infatti, deve trovare fondamento in rapporti personali svolti in precedenza al di fuori del processo”.
L’Ansa e tutti i media dell'informazione comunicano che il Procuratore Generale facente funzioni di Catanzaro dr Dolcino Favi avrebbe disposto l’avocazione dell’inchiesta del collega Luigi De Magistris nota come “Why not” in applicazione dell’art. 372 lett. "A" c.p.p., sul presupposto di una asserita incompatibilità di De Magistris che sarebbe stata causata dall’iscrizione nel registro degli indagati del Ministro Mastella, che, come noto, è lo stesso che ha chiesto il trasferimento del magistrato che indaga su di lui.
Se la notizia fosse vera (e speriamo vivamente che non lo sia, anche se a tuttora non è stata smentita), si tratterebbe di un fatto di gravità davvero estrema e non solo per ciò che potrà accadere all’inchiesta.
Nei fatti, il C.S.M. non ha accolto, almeno finora, la richiesta di trasferimento di De Magistris avanzata dal Ministro, ma il risultato di impedirgli di indagare ancora è stato raggiunto ugualmente.
In attesa di conoscere ulteriori particolari di questa nuova “tappa” della vicenda di Catanzaro e per offrire ai nostri lettori (che ce li stanno chiedendo) strumenti di analisi dei fatti, vanno fatte tre valutazioni: una tecnica e due latu sensu “politiche”.
Quella tecnica consiste nel dire con chiarezza ai non addetti ai lavori (perché gli addetti lo sanno tutti benissimo) che l’essere il pubblico ministero procedente oggetto di qualunque iniziativa da parte di un indagato, anche se Ministro, non può integrare sotto alcun profilo alcuna delle ipotesi di “avocazione” alle quali fa riferimento il citato art. 372 del codice di procedura penale, perché non può integrare sotto alcun profilo alcuna delle ipotesi di “incompatibilità” disciplinate dalle norme dello stesso codice di procedura.
Anche perchè - e chiunque lo comprende agevolmente - diversamente sarebbe facilissimo "liberarsi" di un pubblico ministero "scomodo" con il semplice denunciarlo e/o, se si è ministri o amici di ministri, facendone chiedere anche infondatamente il trasferimento.
Per maggiore chiarezza riportiamo qui sotto (in fondo, per non appesantire la lettura dell’articolo) il testo letterale delle norme che disciplinano la materia e le sentenze della Cassazione che le applicano.
In definitiva e fermo restando, ovviamente, che ciò che stiamo scrivendo qui sta solo a commento di quanto pubblicato dai media fino ad ora, con l’augurio che nelle prossime ore si sappia che le cose non stanno come riferito, non è giuridicamente possibile per il Procuratore Generale avocare l’inchiesta del collega De Magistris per il solo fatto che in essa è coinvolto il Ministro che ne ha chiesto il trasferimento.
A ciò si deve aggiungere che, se "incompatibilità" dovesse ipotizzarsi, questa era certamente e prima di ogni altra in capo al Ministro della Giustizia, che avrebbe dato luogo a una situazione oggettivamente paradossale sotto il profilo istituzionale di un indagato che chiede, avvalendosi delle sue prerogative di Ministro, il trasferimento del pubblico ministero che indaga su di lui.
Ciò posto in punto di diritto, le due considerazioni latu sensu “politiche” riguardano il fatto che quanto accaduto (o meglio riferito dai media come accaduto) nelle ultime ore fuga definitivamente due dubbi adombrati finora (francamente a noi pare non in buona fede) da taluno.
Infatti, sotto un primo profilo, se fino a ieri qualcuno avrebbe potuto avere ancora dubbi sulla gravità di quanto sta accadendo a Catanzaro e sulla abnormità della situazione prodotta da norme di legge che attribuiscono al Ministro della Giustizia il potere di chiedere il trasferimento dei magistrati, oggi questi dubbi non sono più neppure pensabili: l’ipotesi di un Ministro che utilizzi questo potere in vicende che coinvolgono lui stesso o membri del suo governo non è più, infatti, una ipotesi, ma un caso concreto sotto gli occhi di tutti.
Mentre, sotto altro profilo, se qualcuno ancora avesse avuto dei dubbi sulla gravità e gravidità di conseguenze della posizione “attendista” e “neutrale” dell’Associazione Nazionale Magistrati, anche questi dubbi ormai non sono neppure proponibili.
L’A.N.M. finora ha preso posizione in tre modi (documentati qui e qui):
1. con un comunicato della Sezione di Catanzaro del 3 aprile 2007, che biasima Luigi De Magistris per avere “parlato troppo”;
2. con un deliberato del 4 aprile 2007 (il giorno successivo all'adozione del comunicato di Catanzaro), con il quale la Giunta Esecutiva Centrale si impegnava a “seguire con estrema attenzione” (così testualmente) le vicende di Catanzaro;
3. con il comunicato del 17 ottobre u.s. con il quale la stessa Giunta Esecutiva Centrale si è limitata a sottolineare che le norme di legge che attribuiscono al Ministro il potere di richiedere il trasferimento sono “suscettibili di determinare polemiche ed allarme nell’opinione pubblica”.
Tutto qui.
Nell’articolo di Felice Lima “Luigi De Magistris e ‘la Magistratura’”, pubblicato nel nostro blog e che condividiamo per intero, vengono illustrate le gravi ripercussioni che ha sull’intera vicenda la posizione dell’A.N.M..
Posizione che la Giunta Esecutiva Centrale non ha ancora ritenuto di modificare neppure dopo l’appello rivoltole da 253 magistrati, che pure abbiamo pubblicato qui (e il numero dei sottoscrittori di quell’appello aumenta di giorno in giorno).
Bisogna anche prendere atto del fatto che, indipendentemente da quali fossero e siano le intenzioni di tutti i protagonisti di queste vicende, la situazione venutasi oggettivamente a creare impone delle riflessioni fortemente autocritiche della magistratura in genere e di quella associata in particolare.
Infatti:
1. il Ministro Mastella, solo poche ore dopo il suo insediamento, ha chiamato a ricoprire incarichi di fondamentale importanza nel suo ministero dei magistrati, scegliendo magistrati molto impegnati fino ad allora nell’Associazione Nazionale Magistrati, nella quale avevano anche ricoperto cariche dirigenziali (e i magistrati designati hanno accettato gli incarichi e continuano a ricoprirli ancora oggi e nonostante quello che sta succedendo);
2. a difendere la posizione del Ministro in una importante trasmissione televisiva sui fatti qui in discussione (AnnoZero del 4 ottobre u.s.) il Ministro ha mandato un sottosegretario che prima di accettare quel posto ha ricoperto posti importanti nell’esercizio della giurisdizione e da ultimo era Presidente del Tribunale di Roma;
3. gli ispettori che hanno “indagato” sull’attività del collega De Magistris sono magistrati;
4. Nello Rossi, Consigliere della Corte di Cassazione e Segretario Generale dell’Associazione Nazionale Magistrati, parlando a titolo personale (si può leggere qui) ha scritto che “esistono due magistrature. Una burocratica, timida verso il potere, ossequiente e talora connivente. L'altra – spesso incarnata dai magistrati più giovani – animata da una genuina tensione ideale e dall'ansia di affermare legalità ed eguaglianza per cambiare lo stato delle cose esistenti”.
Così stando le cose, ci si deve chiedere se l’A.N.M. si sia o no accorta di ciò che, a titolo personale, denuncia il suo Segretario Generale e se l’A.N.M. si renda conto o no che si trova davanti a un bivio che non può eludere neppure con le più audaci prudenze lessicali in cui finora si è cimentata.
Infatti, se l’A.N.M. e ciascuna delle correnti che la compongono (e/o alle quali è ridotta) non prenderanno una posizione chiara in questa vicenda, scegliendo con quale stare delle due magistrature indicate dal Segretario Generale, e se ancora una volta l’indipendenza della magistratura dovrà essere difesa solo da una piazza di cittadini di Catanzaro e da gruppi di ragazzi con la faccia pulita, è inevitabile che ognuno – magistrato, cittadino, lettore di giornali, passante – si chiederà: ma a cosa serve esattamente l’A.N.M.? Come già si chiede: se la magistratura non difende da sé la propria indipendenza e se suoi così tanti e così tanto autorevoli esponenti continuano a condividere la responsabilità di una attività ministeriale che appare così tanto lontana dal modello che in tanti auspichiamo, come può continuare a chiedere ai cittadini di averne rispetto e, addirittura, di difenderne le prerogative che rischiano di divenire, a queste condizioni, solo privilegi?
Restano evidenti due cose:
1) che, come sosteniamo in questo blog, esiste un serio problema di mancanza di indipendenza "interna" nella magistratura;
2) che, quanto all'indipendenza "esterna", il governo attuale è in perfetta continuità negativa con il precedente: fra le tante iniziative, basti ricordare qui una riforma dell'ordinamento giudiziario che mantiene la maggior parte delle norme introdotte da Castelli, il "pasticcio" sul segreto di Stato nella vicenda Sismi, l'indulto fatto su misura per l'on. Previti, l'attacco al G.I.P. Clementina Forleo per essersi permessa di chiedere di poter procedere nei confronti di membri del governo, la richiesta di trasferimento del P.M. De Magistris
________________________________________
Le norme e le sentenze della Cassazione.
L’art. 372 del codice di procedura penale è quello che prevede le (uniche) ipotesi di avocazione delle indagini da parte del Procuratore Generale e recita:
“1. Il procuratore generale presso la corte di appello dispone con decreto motivato, e assunte, quando occorre, le necessarie informazioni, l'avocazione delle indagini preliminari quando:
a) in conseguenza dell'astensione o della incompatibilità del magistrato designato non è possibile provvedere alla sua tempestiva sostituzione;
b) il capo dell'ufficio del pubblico ministero ha omesso di provvedere alla tempestiva sostituzione del magistrato designato per le indagini nei casi previsti dall'articolo 36 comma 1 lettere a), b), d), e).
1-bis. Il procuratore generale presso la corte di appello, assunte le necessarie informazioni, dispone altresì con decreto motivato l'avocazione delle indagini preliminari relative ai delitti previsti dagli articoli 270-bis, 280, 285, 286, 289-bis, 305, 306, 416 nei casi in cui è obbligatorio l'arresto in flagranza e 422 del codice penale quando, trattandosi di indagini collegate, non risulta effettivo il coordinamento delle indagini previste dall'articolo 371 comma 1 e non hanno dato esito le riunioni per il coordinamento disposte o promosse dal procuratore generale anche d'intesa con altri procuratori generali interessati”.
L’art. 36 c.p.p. dispone:
“1. Il giudice ha l'obbligo di astenersi:
a) se ha interesse nel procedimento o se alcuna delle parti private o un difensore è debitore o creditore di lui, del coniuge o dei figli;
b) se è tutore, curatore, procuratore o datore di lavoro di una delle parti private ovvero se il difensore, procuratore o curatore di una di dette parti è prossimo congiunto di lui o del coniuge;
c) se ha dato consigli o manifestato il suo parere sull'oggetto del procedimento fuori dell'esercizio delle funzioni giudiziarie;
d) se vi è inimicizia grave fra lui o un suo prossimo congiunto e una delle parti private;
e) se alcuno dei prossimi congiunti di lui o del coniuge è offeso o danneggiato dal reato o parte privata;
f) se un prossimo congiunto di lui o del coniuge svolge o ha svolto funzioni di pubblico ministero;
g) se si trova in taluna delle situazioni di incompatibilità stabilite dagli articoli 34 e 35 e dalle leggi di ordinamento giudiziario;
h) se esistono altre gravi ragioni di convenienza.
2. I motivi di astensione indicati nel comma 1 lettera b) seconda ipotesi e lettera e) o derivanti da incompatibilità per ragioni di coniugio o affinità, sussistono anche dopo l'annullamento, lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio (…)”.
Infine, l’art. 53 del codice di procedura penale, che si intitola “Autonomia del pubblico ministero nell'udienza. Casi di sostituzione”, dispone:
“1. Nell'udienza, il magistrato del pubblico ministero esercita le sue funzioni con piena autonomia.
2. Il capo dell'ufficio provvede alla sostituzione del magistrato nei casi di grave impedimento, di rilevanti esigenze di servizio e in quelli previsti dall'articolo 36 comma 1 lettere a), b), d), e). Negli altri casi il magistrato può essere sostituito solo con il suo consenso.
3. Quando il capo dell'ufficio omette di provvedere alla sostituzione del magistrato nei casi previsti dall'articolo 36 comma 1 lettere a), b), d), e), il procuratore generale presso la corte di appello designa per l'udienza un magistrato appartenente al suo ufficio”.
Non riportiamo il testo degli artt. 34 e 35, richiamati nella lettera g) dell’art. 36, perché palesemente estranei al caso qui in discussione.
Quanto alla ipotesi di “inimicizia grave” di cui alla lettera d) dell’art. 36, va detto che è assolutamente e incontrovertibilmente pacifico, per costante e univoca giurisprudenza della Corte Suprema di Cassazione che “la presentazione di una denuncia contro un magistrato non è da sola sufficiente ad integrare l’ipotesi di ricusazione di cui all’art. 37 comma 1 lett. a), in relazione all’art. 36 comma 1 lett. d) c.p.p., poiché il sentimento di grave inimicizia, per essere pregiudizievole, deve essere reciproco, deve nascere o essere ricambiato dal giudice e deve trarre origine da rapporti di carattere privato, estranei al processo, non potendosi desumere semplicemente dal trattamento riservato in tale sede alla parte, anche se da questa ritenuto frutto di mancanza di serenità” (Cassazione penale, Sez. II, 18 giugno 2003, n. 30443).
Nello stesso senso, fra le tante, anche Cassazione penale, Sez. VI, 28 settembre 2005, n. 41027, Cassazione penale, Sez. V, 16 dicembre 2004, n. 3756, Cassazione penale, Sez. VI, 31 gennaio 2003, n. 30577, Cassazione penale, Sez. VI, 17 dicembre 2002, n. 2273, Cassazione penale, sez. VI, 9 marzo 1999, n. 855, Cassazione penale, Sez. I, 15 gennaio 1999, n. 396, Cassazione penale, Sez. I, 25 giugno 1996, n. 4336, Cassazione penale, Sez. I, 27 marzo 1992. E Cassazione penale, Sez. VI, 6 luglio 1995, n. 2830, per la quale “in tema di ricusazione non può confondersi l’inimicizia fra magistrato e parte con le iniziative di quest’ultima, tesa a sottrarsi al proprio giudice naturale. L’inimicizia, infatti, deve trovare fondamento in rapporti personali svolti in precedenza al di fuori del processo”.
21 commenti:
cronaca di una "morte annunciata" suona come un proclama,ritengo questo atto di una gravità tale che mette ko non solo il dott De Magistris ma tutta la magistratura. Fate qualcosa vi prego a nome di tutta la cittadinanza onesta prima che sia troppo tardi e sopratutto massima protezione ed assistenza al dott De Magistris,si sta verificando la medesima strada di Falcone e Borsellino non potete permettere che questo accada
complimenti, un bell'articolo.
anch'io che studio per l'abilitazione per avvocato sono rimasto perplesso quando ho saputo dell'avocazione delle indagini del pm De Magistris, non mi sembra poter stare in piedi dal punto di vista giuridico..
giulio da salerno
Credo che questa notizia sia l'ennesima prova di quanto stiamo rovinati.Il sapere che un magistrato non possa fare il suo lavoro perchè le sue indagini toccano elementi di spicco della nostra politica mi fa arrabbiare in modo indescrivibile, perchè non riesco proprio a giustificare questi politici che hanno la faccia tosta di usufruire del diritto quando poi il diritto non sta dalle loro parti è un paradosso. Esprimo la mia solidarietà e la mia immensa stima al p.m. De Magistris e a tutti i suoi colleghi che nonostante gli innumerevoli ostacoli tengono duro e vanno avanti e auspico un radicale cambiamento capace di ridare senso ad importanti parole come "uguaglianza" di tutti difronte alla legge e "autonomia" della magistratura che non può essere a mio avviso assolutamente vassalla del governo, pena la giusta esplicazione della funzione giurisdizionale. Con ammirazione profonda, Enzo
Sono una "semplice" cittadina MOLTO preoccupata per quanto sta avvenendo in questi giorni e in queste ore.
Per manifestare questa mia preoccupazione, ho inviato stasera all'Associazione Nazionale Magistrati una mail in cui esprimo solidarietà a De Magistris e sollecito una presa di posizione più decisa da parte dell'Associazione!
Adesso leggo su questo blog, che le mie sollecitazioni non erano prive di fondamento! Non hanno quindi MAI preso una posizione netta in questa vicenda!
Magari, essendo consulenti del Ministro, avranno perfino dato suggerimenti su come intervenire!
Ormai sono così delusa, sfiduciata che non posso non pensare ad una grande commistione di interessi e di intenti!
Mila Fozzi - Torino
Ormai la gente non crede più nella giustizia...i "politici" saranno processati in piazza...Prodi e Mastella vi meritate quello che avete seminato..
Sono veramente sconcertata e non penso sia un caso che questa decisione sia stata presa il giorno dopo che si è venuti a conoscenza dell’iscrizione di Mastella nel registro degli indagati.
Molto dura è stata la reazione di Salvatore Borsellino che ha scritto (vedi http://www.antimafiaduemila.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=1461&mode=thread&order=0&thold=0 ):
La notizia dell'avocazione da parte della Procura Generale dell'inchiesta Why Not al Procuratore De Magistris è di quelle che lascia senza fiato.
Solo un'altra volta nella mia vita mi ero trovato in questo stato d'animo.
Era il 19 Luglio del 1992 e avevo appena sentito al telegiornale la notizia dell'attentato il cui scopo non era altri che quello di impedire ad un Giudice che, nelle sue indagini, era arrivato troppo vicino all'origine del cancro che corrode la vita dello Stato Italiano, di procedere sulla sua strrada.
Morto Paolo Borsellino l'ignobile patto avviato tra lo Stato Italiano e la criminalità mafiosa aveva potuto seguire il suo corso ed oggi vediamo le conseguenze del degrado morale a cui questo scellerato patto ha portato.
Ieri era stato necessario uccidere uno dopo l'altro due giudici che, da soli, combattevano una lotta che lo Stato Italiano non solo si è sempre rifiutato di combattere ma che ha spesso combattuto dalla parte di quello che avrebbe dovuto essere il nemico da estirpare e spesso ne ha armato direttamente la mano.
Oggi non serve più neanche il tritolo, oggi basta, alla luce del sole, avocare un'indagine nella quale uno dei pochi giudici coraggiosi rimasti stava per arrivare al livello degli "intoccabili", perchè tutto continui a procedere come stabilito.
Perchè questa casta ormai completamente avulsa dal paese reale e dalla gente onesta che ancora esiste, anche se purtroppo colpevole di un silenzio che ormai si confonde con l'indifferenza se non con la connivenza, possa continuare a governare indegnamente il nostro paese e a coltivare i propri esclusivi interessi in uno Stato che considera ormai di propria esclusiva proprietà.
Oggi basta che un ministro indegno come il signor Mastella ricatti un imbelle capo del governo, forse coinvolto negli stessi suoi luridi traffici, minacciando una crisi di governo, perchè tutta una classe politica faccia quadrato intono al suo degno rappresentante e si esercitino in conseguenza chissà quale tipo di pressioni sui vertici molli della magistratura per ottenere l'avocazione di un'indagine e quindi l'inoffensività di un giudice senza neanche bisogno del tritolo come era stato necessario per Paolo Borsellino.
Siamo giunti alla fine della Repubblica Italiana e dello Stato di Diritto.
In un paese civile il ministro Mastella non avrebbe potuto chiedere il trasferimento del Dr. De Magistris titolare dell'inchiesta in cui à indagato il suo stesso capo di governo e lo stesso ministro.
Se la decisione del Procuratore Generale non verrà immediatamente annullata dal CSM, saremo di fronte alla fine dell'indipendenza della magistratura e in conseguenza dello stesso Stato di Diritto.
Il Presidente Giorgio Napolitano, nonostante sia stato più volte sollecitato, continua a tacere su queste nefandezze dimostrando che la retorica dello Stato e della figura istituzionale di garante della Costituzione Repubblicana non sono diventate, in questa disgraziata Italia, altro che vuote parole.
Quaranta anni fa sono andato via dalla Sicilia perchè ritenevo impossibile di vivere la mia vita in un paese in cui la legalità era solo una parola del vocabolario, ora non ritengo più che sia una vita degna di chiamarsi con questo nome e quindi una vita degna di essere vissuta quella di vivere in un paese dove l'illegalità è diventata la legge dello Stato
Salvatore Borsellino
Mi rivolgo a tutti i magistrati che rientrano nella seconda categoria citata da Nello Rossi, quelli cioè che credono ancora nel valore della giustizia e non sono diventati parte di un sistema corrotto e marcio fino al midollo.
Se, o meglio quando, decideremo di scendere in piazza contro questo provvedimento criminale vi prego di stare al nostro fianco. So che per un giudice non è normale manifestare in piazza ma, in questo momento storico, in Italia, niente è più normale.
Giuseppe Benincasa
La domanda è: l'ANM chi rappresenta?
De Magistris, ed i tanti magistrati che lavorano tra mille problemi cercando di fare il proprio dovere?
O i pezzi di magistratura che della casta fanno o ambiscono a fare parte?
Con chi sta l'ANM?
Il 23 marzo 1933 il Parlamento del Reich si suicidò votando una legge che affidava tutti i poteri al governo.
Il silenzio dell’ANM dopo l’abrogazione dell’inchiesta di cui era titolare Luigi De Magistris è un suicidio politico. Equivale ad un atto di sottomissione all’esecutivo e la fine dell’indipendenza della Magistratura.
Colpirne uno per educarne cento era un famoso detto maoista fatto proprio dalle nostrane B.R..
Quell’uno si chiama Luigi De Magistris, un magistrato che opera in Calabria, terra di camorra e di collusioni, e che ha avuto l’ardire di indagare politici di spicco, ministro e premier compresi.
Può farlo. E’ scritto nella Costituzione: tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge.
Ma il Ministro della Giustizia non ci sta. Perché? Perché è indagato lui stesso. Motivo per il quale, con tutta evidenza, aveva cercato di bloccare l’inchiesta chiedendo al C.S.M. di trasferire il magistrato in questione.
Ma il C.S.M. non vede urgenza e procrastina la decisione. E il magistrato può proseguire la sua indagine.
Ma, ad avviso di garanzia annunciato a mezzo stampa, ecco che il P.G. avoca a sé l’indagine e a Luigi De Magistris viene di fatto impedito di proseguire il suo lavoro.
Un paradosso inaccettabile per un cittadino qualunque: inaccettabile che il potere si sottragga al controllo di legalità. Perché è di tutta evidenza che l’abrogazione dell’indagine è il frutto della pressione del Ministro. E la pressione è un abuso.
Come può un cittadino normale contare sullo Stato di diritto, in cui ciascuno è soggetto soltanto alla legge, se è lo stesso Ministro a bloccare le indagini nel momento in cui queste lo coinvolgono?
Il cittadino qualunque, che crede ancora nello Stato di diritto e in quel giudice di Berlino che lo può tutelare dal potente, si sente smarrito e ingannato.
Che cosa può fare?
Può ancora sperare, data la separazione dei poteri, principio che risale al XVIII secolo, nato per evitare il dispotismo, che l’Associazione Nazionale Magistrati tuteli il terzo potere dello Stato, tuteli la propria indipendenza, e così facendo difenda i cittadini dall’arbitrio del potere.
Per farlo dovrebbe levare il suo grido d’indignazione nei confronti dell’arroganza del potere.
Ne va di quell’uno soltanto? No, lo capirebbe anche uno studente di quarta ginnasio: ne va di tutti, ne va dei cittadini, ne va dello Stato di diritto.
Ma l’Associazione tace. Al magistrato viene sottratta l’indagine e l’associazione dei magistrati tace.
Non capisce che si sta suicidando.
Si sta sottomettendo all’esecutivo. Oggi a De Magistris, domani a chiunque. Il messaggio è chiaro: la politica è intoccabile. La Casta fa quadrato.
Perché tace l’A.N.M.? Perché il governo è ritenuto amico? Ma il suo compito, qualunque sia il colore del governo in carica, è la tutela dignitosa e ferma delle proprie prerogative. Sempre.
Soprattutto quando vengono toccati dalle inchieste i politici, anche i politici ritenuti meno nemici di coloro che li hanno preceduti. Questo si aspetta il cittadino che vorrebbe ancora credere nello Stato di diritto.
Ma quando si sfiorano i politici il controllo di legalità va a sbattere. Invocato dagli stessi politici per i banditelli da strada, per i lavavetri, per i deboli, per quelli che minacciano l’ordine costituito, per gli onorevoli non vale.
Per quelli “tolleranza zero”. Per questi vale la ragion di Stato. Machiavelli. Non Erasmo da Rotterdam né tanto meno Montesquieu.
Ma quale benevolenza e amicizia ci si può aspettare da chi vuol cercare di fermare con tutti i mezzi un magistrato? Uno per tutti, uno solo che diventa simbolo. E che è appoggiato dai cittadini della sua terra e non solo. De Magistris è diventato un simbolo. E il popolo difficilmente sbaglia. Sa individuare i suoi eroi: sono quelli isolati, come isolati furono Falcone e Borsellino e tutti coloro di cui serbiamo geloso ricordo. Lo Stato non li ha saputi o voluti difendere. E oggi chi difenderà De Magistris, lasciato solo anche dai colleghi che dovrebbero tutelarlo? I cittadini, la piazza, ancora una volta. I ragazzi, i giovani, quelli di “Ammazzateci tutti”, portati ad esempio davanti alla Nazione solo un anno fa e ora ignorati perché scomodi.
E’ in atto un attacco gravissimo alla legalità, allo stesso Stato di diritto.
Chi può faccia qualcosa.
Vanna Lora
Qualcuno ha deciso di stare fuori dal coro, sarà linciato per questo?
Vittorio Grevi: “Decisione legittima, ma l’indagine continui”
"Anonimo" cita un articolo di Vittorio Grevi e chiede se Grevi sarà linciato.
Rispondiamo:
1) Gentile Anonimo, ma è così difficile mettere una qualche firma, un nome e cognome che ci dia l'idea che lei crede in ciò che scrive?
2) Linciato? E da chi, scusi? Forse non è informato su chi lincia chi!
3) Non sappiamo se Grevi sarà linciato, certo non da noi. Quello che è certo è che, per le ragioni tecniche che abbiamo esposto nel post che lei commenta, la tesi della legittimità dell'avocazione prospettata da Grevi è GIURIDICAMENTE PALESEMENTE ERRATA. Legga in proposito le sentenze della Cassazione che abbiamo citato nel nostro post. Lo stesso Grevi, peraltro, rendendosi conto di stare dicendo una sciocchezza, scrive: "Ma sembra altrettanto evidente che, alla base di un provvedimento così delicato, debba esservi in concreto qualcosa di più e di anteriore; altrimenti, in teoria, sarebbe fin troppo semplice — per un ministro Guardasigilli che fosse indagato — creare le premesse per la sostituzione del magistrato del pm, esercitando contro lo stesso un'azione disciplinare".
Insomma, anche il prof. Grevi si cimenta in un "greve" cerchiobottismo, come tanti di questi tempi.
La Redazione
Il punto è che dell'intervento di Vittorio Grevi resterà in testa il titolo "Decisione legittima".
Ecco, un'altra occasione per provare ancora una volta, amaramente, la VERGOGNA di essere italiani...
Quello che davvero non riesco a concepire è come il Presidente del Consiglio ed i suoi consiglieri possano pensare che il prezzo politico da pagare per il lasciare mano libera al Guardasigilli in merito alla vicenda De Magistris valga il "vantaggio" ottenuto...
L'opinione pubblica è molto sollecitata, vigile, ultimamente...
Come può pensare Mastella di poter ancora spendere la propria faccia al di fuori dei festival dell'Udeur ?
Sono molto arrabbiato.
Persino G. D'Avanzo, dalle pagine della "Repubblica" (quotidiano certo non sospettabile di critiche gratuite al Governo) si chiede: "Se il motivo dell'avocazione è l'"incompatibilità" per l'"inimicizia grave" tra il pubblico ministero e il ministro indagato (ha chiesto la punizione del pubblico ministero, che ne è risentito), si tratta una fanfaluca. Se si accetta il principio, qualunque indagato che denuncia il suo accusatore potrebbe invocare l'"inimicizia grave" e liberarsi del suo pubblico ministero. Cesare Previti, in passato e ripetutamente, ci ha provato. Non è andato lontano.".
Se questo è il risultato dell'azione di questo Governo (che, ormai mi vergogno a dirlo, ho praticamente creato anche io con il mio ultimo voto, condizionato dalla paura di questa Destra berlusconiana) e dell'azione di parte della Magistratura, credo non ci sia più nessuna speranza. Nessuna.
avv. Maurizio Buccarella - Lecce
Daniele Muritano ha detto...
Il punto è che dell'intervento di Vittorio Grevi resterà in testa il titolo "Decisione legittima".
Daniele, lei ha perfettamente ragione.
Questa è quella che in Italia chiamano "informazione" e queste sono le conseguenze inevitabili del cerchiobotismo: il colpo al cerchio che danno i Grevi di turno non li sente nessuno e quello che fa un enorme rumore è il colpo alla botte.
Per questo ai cerchiobottisti i vari Corrieri della Sera danno lo spazio in prima pagina.
La Redazione
Mi rendo conto che nella vicenda si stiano adottando provvedimenti assai delicati e, talvolta, inopportuni (reputo tale anche l'iscrizione di Mastella sul Registro Indagati DOPO che è stata attivata la procedura di trasferimento disciplinare).
Tuttavia mi pare opportuno riportare uno stralcio dell’ispezione fatta sull’attività di De Magistris. " a tutt'oggi (ottobre 2007)non si conosce alcuni ndagato del PM De Magistris per rati contro al pubblica amministrazione che sia mai stato condannato con sentenza passata in giudicato neppure a un giorno di reclusione".
"nel procedimento penale Bonura Antonino e altri il magistrato arrestò un consulente medico legale della procura di Catanzaro noto per le sue elevate capacità professionali e per il suo rigore morale, qualità che gli venivano infine riconosciute con sentenza passata in giudicato della Corte d'Appello di CZ che lo assolveva con formula piena: unico condannato il collaboratore di giustizia Ammirato MArio, fonte confidenziale del PM De Magistris".
"Nell'inchiesta sull'ospedale Pugliese-Ciaccio il 24.2.2004 il PM De Magsitris dispose il sequestro dell’ospedale. Il TDL, un mese dopo, revocò il provvedimento poiché non poteva esser disposto nelle forme del sequestro probatorio, Successivamente il procedimento è stato trasferito a Roma per l'evidente incompetenza territoriale del PM e proprio il 27.9.2007 il GUP di Roma ha dichiarato l'inutilizzabilità di tutte le intercettazioni disposte dal PM De Magistris".
Inchiesta sulle presunte irregolarità degli appalti per forniture ospedaliere.
"Uno dei principali,indagati, per il quale il GIP ha rigettato la richiesta cautelare personale e di sequestro dell'aziende avanzata dal PM De Magistris, il dr. Mottola D’Amato è risultato totalmente estraneo ai fatti non avendo neppure partecipato alla gara incriminata. Il GIP rigetta questa richiesta con provvedimento confermato dal TDL e dalla Cassazione. Con riferimento a Mottola D’Amato il PM aveva chiesto la cattura delL’imprenditore senza scrivere il suo nome sul registro degli indagati”
Cosa facciamo?
Linciamo, nell’ordine, gli ispettori; il GIP di Catanzaro; la Corte d’Appello; la Corte di Cassazione? Tutti i magistrati e tutti quelli che non condividono il PM De Magistris
Vorrei rispondere allo scritto dell'Anonimo delle 14:26.
Innanzitutto è certo della sua affermazione secondo la quale il PM catanzarese è stato "inopportuno" nell'iscrivere sul registro degli indagati il sig. C. Mastella DOPO l'ispezione ordinata dallo stesso ?
Voglio dire: vogliamo stabilire quindi una regola generale di "opportunità" per le Procure secondo la quale è "inopportuno" iscrivere sul registro degli i. il nominativo del Guardasigilli o di qualsiasi altro potente oggetto di indagini, dopo un'ispezione ministeriale (peraltro definita dal ministero "routinaria") ?
Ma davvero i magistrati delle Procure devono piegare le spallucce e capire che, si, quando si rischia di dar fastidio a qualcuno potente, è "opportuno" far finta di niente e
passare a lavorare magari su quel fascicoletto d'abuso edilizio, parcheggiando un po' quello scottante ? Ma abbiamo ancora sangue nelle vene, crediamo ancora in QUALCOSA ?
In merito poi alle presunte manchevolezze di De Magistris, beh, quelle indicate non mi paiono affatto devastanti per il PM nè sintomatiche di sue "gravi e inescusabili negligenze"...
Qui (credo) nessuno vuole mitizzare la persona di D.M., farne un eroe senza macchia, un salvatore della Patria, l'Uomo Perfetto...
Piuttosto a me risultava che i rilievi degli ispettori riguardassero quanto scritto qui:
“Dottor Scotti, per piacere!”
Buon lavoro a tutti.
Avv. Maurizio Buccarella - Lecce
L'ANSA riporta che Un esposto sull'avocazione dell' inchiesta Why Not sarebbe stato depositato dall' europarlamentare di Idv Donnici alla Procura di Salerno. Prevista oggi una conferenza stampa, a Cosenza.
Mastella ha detto che De Magistris lo ha iscritto apposta per farsi togliere l'indagine e diventare un eroe ect...
Perchè non lo ha lasciato fare. Si sarebbe sgonfiato da solo se non aveva niente in mano. Non vi pare?
Una discussione pubblica richiede che i fatti di cui si discute siano pubblici e conoscibili. Perchè allora non pubblicate sia la relazione degli Ispettori che il provvedimento di avocazione dell'indagine why not ?
Così si potrà discutere con cognizione di causa.
"Anonimo" alle 16.02 ci chiede:
"Perchè allora non pubblicate sia la relazione degli Ispettori che il provvedimento di avocazione dell'indagine why not?
Così si potrà discutere con cognizione di causa".
La risposta è: il contenuto di quegli atti al momento ci è del tutto sconosciuto.
Se li avessimo valuteremmo con moltissimo piacere la possibilità di pubblicarli.
La Redazione
Eppure c'è un anonimo che cita dei brani della relazione...a che titolo li conosce e li diffonde?
Comunque tutto ciò è istruttivo.
I nomi di chi come Borsellino cade per dei valori li conosciamo.
I nomi dei manipolatori di dossier restano nell'ombra.
Posta un commento