Versione stampabile
di Marco Travaglio
(Giornalista)
da L’Unità del 6 giugno 2008
Innocente.
Capito? Innocente.
Secondo la Procura di Salerno, che ha ricevuto per tre anni una raffica di denunce da parte dei suoi superiori e di suoi indagati, Luigi de Magistris non ha fatto nulla di illecito.
Va archiviato perché s’è comportato sempre correttamente.
Mai fughe di notizie, mai passato carte segrete a giornalisti, mai perseguitato né calunniato nessuno, mai abusato del suo ufficio.
Semmai erano i suoi superiori a commettere contro di lui i reati che addossavano a lui.
«A causa delle sue inchieste – scrivono al gip i pm salernitani Nuzzi e Verasani – il dott. De Magistris ha subito costantemente pressioni, interferenze e iniziative volte a determinarne il definitivo allontanamento dalla sede di Catanzaro e l’esautorazione dei poteri inquirenti».
Un complotto che coinvolge magistrati, politici, forze dell’ordine, ispettori ministeriali e forse membri del Csm, tutti allarmati dalla «intensità e incisività delle sue indagini».
Complotto andato a segno, se si pensa che i magistrati e i politici indagati da De Magistris, compresi quelli che hanno intercettato cronisti e agenti di polizia giudiziaria per indagare indirettamente sul pm, son rimasti al loro posto o han fatto carriera, mentre De Magistris è stato scippato delle inchieste più scottanti (Poseidone e Why Not), poi trasferito dal Csm con espresso divieto di fare mai più il pm.
Uno dei suoi indagati, l’ex magistrato ed ex governatore Fi Chiaravalloti, l’aveva previsto in una telefonata in cui proponeva di affidare lo scomodo pm alle cure della camorra: «De Magistris passerà gli anni suoi a difendersi».
Ovviamente Chiaravalloti è rimasto al suo posto di numero due dell’Authority della Privacy.
De Magistris invece, se la Cassazione non annullerà la condanna del Csm, dovrà sloggiare da Catanzaro e smettere di fare l’inquirente.
In un paese normale, ammesso e non concesso che queste vergogne possano accadere, ci sarebbe la fila sotto casa del magistrato per chiedergli scusa.
Ma, nel paese della vergogna, non si scusa nessuno.
Resta da vedere se finalmente, ora che le 900 pagine della Procura di Salerno sono depositate, il Consiglio superiore della magistratura si deciderà a fare qualcosa.
Non contro De Magistris (ha già fatto abbastanza), ma contro chi «concertò una serie di interventi a suo danno», per infangare «la correttezza formale e sostanziale della sua azione inquirente»; contro quel «contesto giudiziario connotato da un’allarmante commistione di ruoli e fortemente condizionato da interessi extragiurisdizionali, anche di illecita natura»; contro chi l’ha bersagliato con «denunce infondate, strumentali e gravi»; contro quegli alti magistrati, di Catanzaro e di Potenza, che spifferavano notizie segrete delle indagini di De Magistris per far ricadere su di lui la colpa delle indiscrezioni.
Si dirà: queste cose si scoprono soltanto ora.
Eh no: il Csm le sapeva dallo scorso ottobre, quando i pm Nuzzi e Verasani furono ascoltati a Palazzo dei Marescialli e anticiparono le prime conclusioni delle loro inchieste.
Anticiparono che le accuse a De Magistris erano frutto di un’abile orchestrazione (mentre le sue indagini erano «corrette e buone, senz’alcuna fuga di notizie»), e che gli unici illeciti, gravissimi, emersi riguardavano proprio i superiori e gli indagati di De Magistris.
Fecero pure i nomi dei magistrati di Catanzaro, Matera e Potenza, degli ispettori ministeriali, dei giornalisti, dai politici e dei faccendieri indagati anche a Salerno per corruzione giudiziaria, minacce, calunnie, rivelazioni di segreti ai danni di De Magistris.
Denunciarono le interferenze dei suoi capi, Lombardi e Murone, nelle indagini.
Rivelazioni agghiaccianti che avrebbero dovuto suggerire l’immediata sospensione dei magistrati coinvolti e l’immediato stop a ogni procedimento disciplinare a carico del pm.
La difesa di De Magistris questo chiese: che si attendesse l’esito delle indagini di Salerno.
Il Csm non volle sentire ragioni e procedette con la foga di un plotone di esecuzione.
Quasi che la sentenza di condanna fosse già scritta.
Per fortuna, contrariamente alla macabra profezia di Chiaravalloti, De Magistris ha finito di difendersi, e ora si spera che qualcun altro prenda il suo posto.
C’è un giudice a Berlino.
Anzi, a Salerno.
di Marco Travaglio
(Giornalista)
da L’Unità del 6 giugno 2008
Innocente.
Capito? Innocente.
Secondo la Procura di Salerno, che ha ricevuto per tre anni una raffica di denunce da parte dei suoi superiori e di suoi indagati, Luigi de Magistris non ha fatto nulla di illecito.
Va archiviato perché s’è comportato sempre correttamente.
Mai fughe di notizie, mai passato carte segrete a giornalisti, mai perseguitato né calunniato nessuno, mai abusato del suo ufficio.
Semmai erano i suoi superiori a commettere contro di lui i reati che addossavano a lui.
«A causa delle sue inchieste – scrivono al gip i pm salernitani Nuzzi e Verasani – il dott. De Magistris ha subito costantemente pressioni, interferenze e iniziative volte a determinarne il definitivo allontanamento dalla sede di Catanzaro e l’esautorazione dei poteri inquirenti».
Un complotto che coinvolge magistrati, politici, forze dell’ordine, ispettori ministeriali e forse membri del Csm, tutti allarmati dalla «intensità e incisività delle sue indagini».
Complotto andato a segno, se si pensa che i magistrati e i politici indagati da De Magistris, compresi quelli che hanno intercettato cronisti e agenti di polizia giudiziaria per indagare indirettamente sul pm, son rimasti al loro posto o han fatto carriera, mentre De Magistris è stato scippato delle inchieste più scottanti (Poseidone e Why Not), poi trasferito dal Csm con espresso divieto di fare mai più il pm.
Uno dei suoi indagati, l’ex magistrato ed ex governatore Fi Chiaravalloti, l’aveva previsto in una telefonata in cui proponeva di affidare lo scomodo pm alle cure della camorra: «De Magistris passerà gli anni suoi a difendersi».
Ovviamente Chiaravalloti è rimasto al suo posto di numero due dell’Authority della Privacy.
De Magistris invece, se la Cassazione non annullerà la condanna del Csm, dovrà sloggiare da Catanzaro e smettere di fare l’inquirente.
In un paese normale, ammesso e non concesso che queste vergogne possano accadere, ci sarebbe la fila sotto casa del magistrato per chiedergli scusa.
Ma, nel paese della vergogna, non si scusa nessuno.
Resta da vedere se finalmente, ora che le 900 pagine della Procura di Salerno sono depositate, il Consiglio superiore della magistratura si deciderà a fare qualcosa.
Non contro De Magistris (ha già fatto abbastanza), ma contro chi «concertò una serie di interventi a suo danno», per infangare «la correttezza formale e sostanziale della sua azione inquirente»; contro quel «contesto giudiziario connotato da un’allarmante commistione di ruoli e fortemente condizionato da interessi extragiurisdizionali, anche di illecita natura»; contro chi l’ha bersagliato con «denunce infondate, strumentali e gravi»; contro quegli alti magistrati, di Catanzaro e di Potenza, che spifferavano notizie segrete delle indagini di De Magistris per far ricadere su di lui la colpa delle indiscrezioni.
Si dirà: queste cose si scoprono soltanto ora.
Eh no: il Csm le sapeva dallo scorso ottobre, quando i pm Nuzzi e Verasani furono ascoltati a Palazzo dei Marescialli e anticiparono le prime conclusioni delle loro inchieste.
Anticiparono che le accuse a De Magistris erano frutto di un’abile orchestrazione (mentre le sue indagini erano «corrette e buone, senz’alcuna fuga di notizie»), e che gli unici illeciti, gravissimi, emersi riguardavano proprio i superiori e gli indagati di De Magistris.
Fecero pure i nomi dei magistrati di Catanzaro, Matera e Potenza, degli ispettori ministeriali, dei giornalisti, dai politici e dei faccendieri indagati anche a Salerno per corruzione giudiziaria, minacce, calunnie, rivelazioni di segreti ai danni di De Magistris.
Denunciarono le interferenze dei suoi capi, Lombardi e Murone, nelle indagini.
Rivelazioni agghiaccianti che avrebbero dovuto suggerire l’immediata sospensione dei magistrati coinvolti e l’immediato stop a ogni procedimento disciplinare a carico del pm.
La difesa di De Magistris questo chiese: che si attendesse l’esito delle indagini di Salerno.
Il Csm non volle sentire ragioni e procedette con la foga di un plotone di esecuzione.
Quasi che la sentenza di condanna fosse già scritta.
Per fortuna, contrariamente alla macabra profezia di Chiaravalloti, De Magistris ha finito di difendersi, e ora si spera che qualcun altro prenda il suo posto.
C’è un giudice a Berlino.
Anzi, a Salerno.
8 commenti:
Quello che mi chiedo è se i Magistrati di Salerno abbiano il potere di perseguire, d'ufficio, i calunniatori di De Magistris. Non sono un addetto ai lavori, ma credo di sì.
E voi, che siete esperti, perché non fate per noi - solo vostri affezionati lettori, ma non addentro alle "secrete cose" - un quadro di quello che dovrebbe succedere adesso dopo la sentenza di proscioglimento?
Che farà il CSM?
Tornerà De Magistris ad occuparsi come PM dei suoi processi?
Ci illuminate?
Grazie!
Da calabrese un GRAZIE immenso a de Magistris e a tutti coloro che lo hanno sostenuto in questi mesi difficili e ricchi di amarezza. La Calabria degli onesti, resa senza voce, vi sarà per sempre grata!
b
"Repetita iuvant".
Come ho rilevato più volte, anche a Roma c'è un giudice. Tale è la Sezione Disciplinare del CSM.
C'è però qualche problema, e questa vicenda (ma non solo) lo sta evidenziando, quantomeno sotto i profilo dell'immagine di indipendenza e di imparzialità che anche questo Giudice deve poter offrire. Tanto più che non vi è Giudice di Appello che possa riparare ad errori.
Secondo la Costituzione, la funzione giurisdizionale è esercitata dai
magistrati ordinari (102 C.), distinti solo per funzioni (107 C.), mediante
il giusto processo che è a sua volta quello che si svolge, oltre che nel
contraddittorio tra le parti in condizioni di parità ed in tempi
ragionevoli, "davanti a giudice terzo e imparziale" (111 C.).
In chiave di imparzialità deve leggersi anche la previsione costituzionale
per la quale la stessa scelta dei magistrati deve avvenire per concorso (106
C., in coerenza con la ratio del 97 C.). Inoltre, per rafforzare anche la
sola immagine di indipendenza e di imparzialità dei magistrati, la
Costituzione ha previsto la possibilità di limitare il diritto degli stessi
ad iscriversi ai partiti politici (98 C.).
Normalmente, quindi, si può dire che ogni magistrato può, tramite meccanismi
obiettivi di selezione, andare a sedere con garanzie ed immagine di
imparzialità ed indipendenza in uno qualsiasi dei posti dai quali si
esercita la giurisdizione e che anche in tal senso possono dirsi propri del
"giudice naturale" (25 C.).
Sono certo che le finalità di questo impianto siano comprese e condivise da
tutti, sono note le perplessità sulla figura del
giudice elettivo.
La disciplinare è oggettivamente un punto problematico del sistema.
L'organo che giudica delle pretese mancanze dei magistrati ha natura
giurisdizionale, dovrebbe quindi rispondere agli stessi canoni.
Non nascondiamoci che già la presenza di magistrati nell'organo che deve
giudicare i magistrati pone un problema di terzietà ed imparzialità. Questo
problema è stato però risolto a monte dalla Costituzione, che ha affidato al
CSM la materia disciplinare (105 C.) ritenendo i magistrati all'altezza di
tale compito. Su come siano poi andate e stiano andando le cose non mi
soffermo, perchè è questione complessa ed eventualmente da approfondire
autonomamente. Preferisco ragionare solo in termini di sistema, non di suo
funzionamento concreto (ma su questo nel blog non manca materiale per molte riflessioni).
Un secondo problema deriva appunto dalla scelta dei magistrati che vanno a
comporre l'organo giudicante, di provenienza elettiva. Metodo opposto a
quello che come si è detto è adottato dal sistema per il reclutamento e
"collocamento" dei magistrati nelle funzioni giurisdizionali. Ed è da questa
diversa scelta che possono nascere i problemi che il sistema "ordinario"
evita.
Faccio un esempio, prendendo libero spunto da rilievi in passato largamente circolati nelle discussioni della magistratura associata (nomi assolutamente di
fantasia).
Anno 2020.
Si delibera la nomina di Caio (noto esponente della corrente A) a dirigente
di un ufficio, con la maggioranza delle correnti A e B e dei laici di
provenienza X e Y. Nei resoconti consiliari, le correnti C e D affermano
chiaramente che Caio, criticabile sotto vari aspetti, non meritava la
nomina, e che essa è frutto di una ricorrente alleanza, a sfondo politico o
di mere convenienze, tra quelle componenti. Secondo C e D (appoggiate, nel
voto di minoranza, dal laico di provenienza Z) avrebbe meritato la nomina
uno dei magistrati dell'ufficio, Tizio (noto esponente della corrente C).
Qualche tempo dopo, Tizio entra in forte contrasto con Caio, in relazione
alla gestione dell'ufficio. Entrambi vengono trascinati innanzi alla
Disciplinare, la quale dovrà verificare se vi siano infrazioni derivanti,
per Caio, dall'effettivo rispetto o meno delle disposizioni tabellari, e,
per Tizio, dalle modalità con le quali è stato posto il contrasto. In ambito
locale, le componenti associative prendono anche posizione sulla vicenda, A
e B difendendo Caio dalle aggressioni subite, C e D solidarizzando con Tizio
nella denunzia dei rilievi gestionali. Sono anche prossime elezioni
associative ed istituzionali, ed il tema diventa occasione di confronto
elettorale.
In Commissione vi sono componenti provenienti dalle correnti A, B, C e D.
Quanto peseranno, sul piano dell'immagine di imparzialità del giudice, il
precedente scontro sull'attitudine di Caio e le provenienze correntizie?
E non sarebbe il caso di trovare dei rimedi?
ottimo articolo, come sempre, e soprattutto, ottimo titolo! :-)
C'è un giudice a Salerno......direi molto affrettato anche se d'effetto.
In ogni caso anche la procura di Napoli ritenne il dr. XXXXXX, noto e stimato procuratore di Salerno, estraneo ai fatti per i quali il CSM ha comminato l'ammonizione.....
E' anche vero che il dr. XXXXXX non ha avuto gli onori della cronaca nazionale ma anche lui aveva denunziato "disservizi" proprio in quella procura di Salerno per la quale si è usata la frase ad effetto sopra citata.
Forse non soltanto la Procura di Catanzaro ha "disservizi"....
Forse qualche maggiore approfondimento gioverebbe, ben felice comunque la sottoscritta della richiesta di archiviazione per il dr. De Magistris.
Mathilda
Sinceramente, ho capito poco di quello che volesse dire Mathilda.
Che io sappia, la D.ssa Nuzzi, titolare del procedimento, è magistrato stimato professionalmente ed irreprensibile. La stessa corposità della richiesta di archiviazione e degi accertamenti richiamati mi sembra indice di completo impegno investigativo, a quanto si è letto destinato a proseguire.
Non riesco proprio a comprendere, quindi, quali sarebbero i disservizi attinenti alla vicenda della quale si parla nell'articolo.
Mathilda sarebbe molto cortese a spiegare quale sia, tale attinenza.
C'è un fatto nuovo. Il CSM si "sente" osservato.Finora, cosa impensabile, il CSM troppo politicizzato è sotto "osservazione" dell'opinione pubblica. Non c'è più solo la stampa di regime che filtra anzi non filtra le notizie e l'operato.
Una generazione meno ideoligizzata, più preparata o forse un pò più libera è in grado di farsi opinioni e giudizi, anche tecnici, da sè.
Di questo noto che la politica tutta si è resa conto, non mi spiego altrimenti questo repentino, concorde, atteggiamento "pacato" che si sta diffondendo almeno davanti ai "riflettori" televisivi o pubblici.
Hanno capito che forse il popolo non è più tutto "bue". Hanno capito che la gente sta controllando l'operato. E reagisce.Che non è più disposta a lasciarli fare. Interviene. Si è rotto il timore reverenziale. E' stato contaminato il ruolo "istituzionale".
Questa è cosa molto grave. E va ripristinata: Ma lo faremo quando, sia il "metodo" che il "merito" ,saranno di sostanza e non di annuncio.
E' finita la delega in bianco.
Sappiano che vigileremo.
Alessandra
I conigli sono tanti, milioni di milioni...
Eh sì, perchè l'infelice termine era scappato anche ai componenti della giunta del paese dove vivo, che ufficialmente e per iscritto avevano convocato il "Coniglio Comunale" per il giorno tot.
Vabbè.
Vorrei riprendere ciò che ha scritto Mathilda perchè mi sembra quasi ovvio in un Paese dove le cose più scandalose vengono digerite come se niente fosse.
Non ho faticato a capire cosa volesse dire.
Ogni pubblica amministrazione che si rispetti, perciò anche una procura, ha i suoi bravi inSetti.
In genere si riconoscono facilmente perchè fanno carriera.
E non è che lo dico io che sono cinica, lo dimostra l'andazzo del Paese.
Per ogni Falcone o Borsellino o Scopelliti (e tutti quei magistrati che pur non essendo morti ammazzati e non arrivando mai al clamore delle cronache, svolgono un lavoro immane), ci sono una marea di mezze calzette che non vivono, vivacchiano adagiandosi sul lavoro dei colleghi più attivi.
E non solo si adagiano e vivono di luce riflessa, no, loro devono anche interferire, ostacolare, delegittimare.
Qualche volta lo fanno per pura invidia professionale, altre volte lo scopo è ancora più abietto: favorire persone che definire "border line" con la giustizia è solo un pietoso eufemismo.
Non conosco il caso specifico a cui si riferisce Mathilda ma non stento a credere a ciò che dice.
Però ho una domanda che mi gira in testa:
Ne valeva la pena?
Valeva la pena esporsi in maniera così rozza per bloccare De Magistris?
Non credo che chi ne aveva interesse non ha saputo trovare un modo più raffinato per metterlo fuori gioco.
Non so quanto sia convenuto bruciarsi così platealmente, esporsi, mostrare la propria stupida arroganza...per un giocattolo che si è rotto dopo pochi mesi e che rischia di rovinargli addosso.
O il gioco era immensamente grande e allora valeva la pena di bruciare delle pedine, oppure c'è qualcosa che mi sfugge
Posta un commento