sabato 27 settembre 2008

Giustizia, informazione e democrazia




di Bruno Tinti
(Procuratore Aggiunto della Repubblica di Torino)



da Chiarelettere

Mi ero ripromesso di scrivere sul rapporto tra democrazia e informazione. E adesso mi rendo conto che rischio di mettere in fila una serie di luoghi comuni.

Così ho pensato di utilizzare un esempio.

Ai tempi di Mani Pulite, tranne uno zoccolo duro di politici inquisiti o inquisendi, amici e amici degli amici di questi politici, anche loro in odore di inquisizione; tranne questa gente, tutti erano contentissimi della ventata di aria fresca che faceva volare il putridume della politica.

Poi, piano piano e però sempre più in fretta, il vento è cambiato.

Non è difficile capire perché.

Partiamo da lontano, dai Tre Moschettieri.

In Il Visconte di Bragelonne (come tutti sanno, si tratta dell’ultimo volume della serie) Dumas mette in scena la morte di Mazzarino, il Cardinale che governò la Francia per quasi 40 anni; e descrive l’incontro con il giovanissimo Luigi XIV che va a fargli visita sul letto di morte. Luigi chiede a Mazzarino: “Cardinale, voi che mi avete così fedelmente servito e mi avete insegnato tutto quello che so, datemi un ultimo consiglio”.

E Mazzarino, con l’ultimo respiro gli dice “Sire non assumete mai più un primo ministro”.

Luigi se ne ricordò sempre, governò senza controlli e senza controllori; diventò il Re Sole, padrone della Francia e, per lungo tempo, dell’Europa.

Così è successo con la nostra classe politica (che però è parecchio meno entusiasmante del Re Sole): Mani Pulite? Mai più! E, scientificamente, si è applicata su un doppio versante: la distruzione del sistema giustizia, attraverso leggi costruite apposta per non consentire il processo penale. e il bavaglio all’informazione.

Sul primo punto abbiamo già parlato un po’ e ancora parleremo.

Ma perché il secondo? Perché il bavaglio all’informazione?

Qui la cosa è un po’ complessa. E’ ovvio che la distruzione del sistema giustizia e, anche, una certa incapacità della magistratura ad interpretare il suo ruolo in maniera organizzata ed efficiente, hanno cagionato malcontento e sfiducia nei cittadini. Nessuno si fida più del processo, della giustizia, dei giudici.

Quando la spazzatura è nelle strade la gente se la prende con tutti, anche con gli spazzini; e non le importa molto se le colpe, in realtà, non sono proprio tutte degli spazzini. La gente vuole le strade pulite e se pulite non sono si incazza.

Certo, si potrebbe spiegare che la spazzatura resta nelle strade perché gli amministratori della città non hanno organizzato per tempo discariche ed inceneritori; e si potrebbe spiegare che il processo non funziona perché la classe politica ha fatto tutto il possibile per non farlo funzionare. Si potrebbe spiegare ai cittadini cosa non funziona e di chi è la colpa. E i cittadini potrebbero farsi delle idee, decidere di votare questo o quell’altro, fidarsi di Tizio e non fidarsi di Caio. Insomma si potrebbero informare i cittadini, raccontargli quello che succede e metterli in condizione di avere delle idee.

Eh, già, così ritorniamo ai tempi di Mani Pulite.

Così finisce che la gente riesce a sapere, ad esempio, che per i reati di molestie, ingiurie, percosse, lesioni perfino (in molti casi perlomeno) e per un’altra sterminata serie di reati (per esempio il falso in bilancio, eh, eh) non si può mettere in prigione nessuno; che misure alternative un po’ ridicole (l’obbligo di dimora etc.) possono essere violate impunemente; che la valutazione di pericolosità, sussistenza di esigenze probatorie, pericolo di fuga, è stata fatta preventivamente dal legislatore in un modo talmente idiota (furbissimo) da rendere difficilissimo sia mettere qualcuno in prigione sia tenercelo per un tempo adeguato.

Così finisce che la gente capisce perché il sistema giustizia non funziona; e a chi giova che non funzioni.

Così finisce che i cittadini sanno. E magari non sono d’accordo; e protestano; e votano male (dal punto di vista della nostra classe politica).

Insomma, l’informazione non può essere libera perché non ci si può permettere un giudizio dei cittadini libero.

Ed ecco che l’informazione viene negata e trasformata in propaganda, il giudizio reso impossibile e i cittadini trasformati in sudditi.

Quando Montesquieu elaborava la sua celebre teoria della divisione dei poteri viveva in un’epoca in cui l’informazione era sostanzialmente riservata ad una elite di intellettuali, aveva una diffusione limitatissima e non influiva per nulla sulla gestione del potere.

Oggi, come è ovvio, le cose non stanno più così.

Il potere esecutivo e il potere legislativo sono, nei fatti, uno solo; poiché il Governo impone le sue leggi al Parlamento che le emana come atto dovuto.

L’esecutivo inoltre ha in corso una strategia per appropriarsi anche del potere giudiziario in modo da essere immune dal controllo di legalità e orientare l’amministrazione della giustizia in senso utile ai suoi disegni politici o quantomeno con essi non contrastante.

Tutto ciò che rimane è la possibilità per i cittadini di rendersi conto di questa rivoluzione strisciante e di opporvisi con lo strumento democratico che ancora posseggono: il voto.

Ed è qui che l’informazione gioca il suo ruolo decisivo; ed è qui che l’esecutivo tenta di incidere imponendole limiti che diventano veri e propri bavagli.

Al prossimo post per qualche altra considerazione.


10 commenti:

Anonimo ha detto...

L'impressione è che molta stampa, di ogni settore, non si faccia cruccio, ma vada anzi fiera di essere militante.
Io continuo a preferire un'informazione "super partes", sempre più rara, ammesso che vi sia ancora.
Personalmente, dell'altra non sento nessun bisogno.

Anonimo ha detto...

A me pare che bloglonia sia un ottimo luogo per la (contro)informazione. Certo, bisogna orientarsi, discernere, setacciare. Ma chi può dire che ciò non dovesse farsi anche con i giornali? Sono da poco in bloglonia, ma ho trovato il vero paese reale, un coacervo di idee e intelligenze che mi sembrano sprecate per questa terra di mediocrità in cui viviamo. Mio fratello dice che non è con l'ADSL che si fa la rivoluzione. Almeno, ancora no...

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Gabriele Di Maio, perchè resta nel vago ?
Scenda nei dettagli, dica qual'è la stampa della quale si potrebbe fare a meno, chiarisca dove ha preso il concetto di stampa imparziale che sbandiera nel commento.
I fatti devono essere riferiti per come sono, anzi devono essere prima riferiti ("La Scomparsa dei fatti" di Marco Travaglio insegna), poi il commento rispecchia le opinioni poltiche del giornalista e la linea editoriale del giornale in cui scrive.
Dunque ? Pensa ancora che sia mai esistita una informazione "super partes" ?
Le dispiace citare qualche testata ?
Io credo che, invece, chi vuole formarsi un opinione "super partes" (ma anche qui il concetto zoppica, perchè riguarda solo il singolo) deve confrontare il modo come la stampa, quotidiana e settimanale, interpreta la notizia.
Io ogni giorno leggo le testate online di: Corriere della Sera, Repubblica, Il Giorno, L'Unità, Espresso.
Ho provato a compulsare anche Il Giornale, L'Indipendente, La Padania, Il Messaggero, Il Mattino, Il Resto del Carlino (che comprende anche La Nazione e Il Giorno) ma non ho proseguito abbandonandoli uno dopo l'altro per faziosità o eccessiva semplicazione degli articoli o difficoltà di consultazioe online.
Lei fa lo stesso ?

Anonimo ha detto...

Credo che uno dei problemi legati alla scadente qualità della stampa italiana sia proprio la scarsa accessibilità a notizie "altre" che possiamo trovare solo in Rete.

Moltissime persone non navigano e se lo fanno non è per cercare news, ma per aiutare i figli o i nipoti a fare ricerche scolastiche oppure per altri hobbyes che nulla hanno a che vedere con quello di cui stiamo discutendo.

L'italiano medio ha scarsa dimestichezza con Internet (ma potremmo dire che ha scarsa dimestichezza con qualsiasi cosa non sia il calcio o l'effimero) e così come sorvola sui servizi televisivi impegnati, altrettanto superficialmente ignora l'esistenza di siti come questo o altri simili.

Mi capita spesso di sentire le esclamazioni meravigliate, anche di persone giovani, quando gli viene riportata qualche notizia trovata qui o sul sito di Borsellino, o anche uno degli articoli di Travaglio, di quelli che non passano in TV.

Molti poi leggono un quotidiano piuttosto che un altro solo perchè rispecchia il proprio modo di pensare, ma non si chiedono se quel pensiero sia giusto o meno.

Altri lo fanno per sentito dire (me l'ha detto il Partito).

Così, esclusi quelli che non possono permettersi l'acquisto di montagne di carta ogni giorno (ma che se potessero lo farebbero) e che, materialmente, non sanno e non possono usare Internet, il resto della popolazione si ghettizza da sola, e chi intende mettere insieme un giornale senza impegnarsi più di tanto, ha gioco facile.

Da leggere non trovi quello che sarebbe importante sapere, ma quello che fa piacere a te o quello che fa piacere a chi lo pubblica.

Tornando ad Internet, secondo me è ancora troppo presto per una presa di coscienza ampia a tal punto da poter cambiare le cose nel nostro Paese

Luciana

Anonimo ha detto...

anch'io prediligo il linguaggio aderenziale e desemplicizzato.

Anonimo ha detto...

"Aderenziale" ? "Desemplicizzato" ?

Forse volevi dire "Pertinente" e "Complicato" ... :)

Anonimo ha detto...

Non è un lavoro facile, ma progressivamente bisogna farlo. Chi vuole costruirsi opinioni fondate deve imparare a leggere di tutto, giornali, libri, internet, ma anche tv, cinema e quant'altro e confrontare...

Ovviamente, la speranza è che il fine di tale ricerca non sia di capire le condotte disoneste per attuarle ma di capirle per combatterle e smantellarle.

Buon lavoro a chi è già armato di buona volontà. Gli altri se la facciano venire!

Andrea

io che speravo che :( ha detto...

Mi piacerebbe chiedere l’opinione dei tanti lettori di questo blog su una recentissima sentenza della Corte di Cassazione.

Io non la condivido nemmeno un po’.

La trovo socialmente pericolosissima ed approfitto di questo spazio, ancorchè il contenuto della sentenza potrebbe apparire extra topic, per postare le mie riflessioni.

Questo il caso.

“Rischia il carcere per traffico illecito di stupefacenti chi “offre uno spinello ad un amico”.
Lo ha stabilito la Corte di cassazione che, con la sentenza n. 36876 del 26 settembre 2008, ha spiegato che l’uso di gruppo della droga, che solleva chi la acquista da ogni responsabilità, si configura quando il gruppo di amici abbia dato il compito a uno di loro di comprare lo stupefacente per tutti”.

Non ho letto il testo integrale della sentenza (che non ho trovato).
Quello riportato è il sunto della massima.
A mio avviso sta invalendo nelle aule giudiziarie un concetto di “spaccio” che mette a rischio il 30% (forse anche di più) dei giovani (e non solo) italiani.
E’ corretta la “massimalizzazione” del contenuto delle norme di reato (id est: la dilatazione della portata inibitoria) allorquando i comportamenti che vi potrebbero rientrare ben potrebbero restarvi al di fuori?
Non risulta superato il principio di tassatività?
Ho l’impressione che in talune materia si vivano determinati fatti come ossessioni, e che proprio le “ossessioni” siano esse stesse generatrici dei fenomeni che le generano.
Vorrei sollecitare un dibattito non tanto sul contenuto della sentenza in se e per se, quanto piuttosto sul pericolo che, laddove la generalità e la astrattezza delle norme lascia margini di interpretazione, il potere giurisdizionale si trovi nella condizione di dovere, per forza di cose, sostituirsi a quello legislativo.
Forse sarebbe auspicabile che il nostro sistema costituzionale prevedesse la possibilità, per il giudice, di investire il legislatore, o la Corte Costituzionale, in via preventiva rispetto ad una decisione, chiedendone un intervento interpretativo.
Talvolta prima che il legislatore avverta la necessità di intervenire per chiarire qualcosa passano anni ed anni (ammesso che l’intervento arrivi), ed in questo periodo si assiste di norma ad un altalenanza di decisioni (tizio condannato e caio assolto, oppure tizio che vince una causa con una banca e caio che, in condizioni assolutamente identiche la perde) che disorientano i cittadini e gli operatori della giustizia in generale.
Abbiamo un numero spropositato di parlamentari e senatori, i quali spesso si occupano di leggine e di burocrazia amministrativa, allorquando nelle aule di giustizia si consumano tanti riti che si concludono con tante omelie diverse per quanti erano i riti.
La cassazione ha detto che se io passo uno spinello ad un mio amico commetto il reato di spaccio. Da domani la maggior parte dei magistrati di merito si adeguerà alla decisione, e le carceri potrebbero riempirsi di centinaia di ragazzotti (e magari anche di manager, di politici, di avvocati, anche di qualche giovane magistrato, di idraulici, di professori, ecc. ecc. insomma di rappresentanti di mille categorie) che in occasione di una festa, in luogo di bere una vodka, si sono passati uno spinello. Nel frattempo chi commette fatti socialmente ben più allarmanti si trova assoggettato ad ipotesi di reato molto meno afflittive.
Trovo che tutto questo sia assurdo, e trovo che sia ancor più assurdo che nessuno sollevi il problema in termini generali.
Quando nelle aule di Tribunale si generano mostri (e talvolta accade anche senza colpe del magistrato, trattandosi di mostri partoriti da incastri di varia natura) il legislatore dovrebbe intervenire a distanza di giorni. In concreto, invece, se interviene lo fa a distanza di anni.
I rischi che derivano da questa condizione sono innumerevoli.
Non penso che una decisione come quella che ho commentato possa essere lasciata alla opinione (perché di opinione si tratta) dei cinque giudici che la hanno assunta.
Il problema è troppo grosso ed ha troppi riflessi sulla società.
Se di reato deve trattarsi la pena dovrebbe essere proporzionata.
Non sono un penalista e non so a quale pena vada incontro lo "spacciatore amicale", ma già il solo fatto di sentir dire che se offro uno spinello ad un mio amico sono socialmente etichettabile alla stregua di uno spacciatore, mi fa paura.
Concludendo:
Talvolta, come parafrasa il Dott. Tinti, non è colpa degli spazzini se le strade sono sporche, perché la colpa va ricercata negli amministratori che non hanno dato adeguate istruzioni. Quando però le istruzioni ci sono, ma si presentano ipotesi che potrebbero consentirne l’applicazione in modo assolutamente diverso (per rimuovere le cicche devo usare la scopa oppure l’idrante), è il caso che ogni spazzino decida di testa sua?
E se – per restare nella metafora e senza voler essere irriguardosi – l’organo di giustizia interna degli spazzini decide che per rimuovere le cicche, secondo l’applicazione delle istruzioni, è bene usare gli idranti, questa decisione è il caso che si diffonda a macchia d’olio oppure è il caso che l’amministratore intervenga subito per scongiurare la dispersione di preziose risorse (acqua, tempo ed uomini) usate un po’ in eccesso per la rimozione di semplici cicche?

Se poi gli amministratori decidessero che è corretto l’uso degli idranti, va bene.
Non ci sarebbe problema.
I cittadini però potrebbero valutare e magari togliere il consenso agli amministratori.

PS. Non ho mai fumato uno spinello in vita mia, sicchè non sono affatto coinvolto nella questione. Mi è solo scattato il sistema di allarme.


Un saluto a tutti

Anonimo ha detto...

Spiacente per la mancanza di risposte alla sua questione, per quel che può valere le scrivo qualcosa io.
Non sono né tecnica né nessuno, ma penso anch'io che sarebbe giusto ci fosse la possibilità da parte del giudice di investire il legislatore di decidere in merito a casi legislativi suscettibili di interpretazione.
Capita anche quotidianamente: quando non siamo sicuri di cosa dobbiamo fare facciamo una cosa semplicissima: domandiamo e poi ci rimettiamo al lavoro (sempre con spirito critico, naturalmente). Tanto più dovrebbe valere per la giustizia.

Certo che allo stato delle cose io non investirei il legislatore nemmeno della decisione sul colore delle porte dei bagni...
:)

Quindi non vedo grandi soluzioni se non teoriche.
O utopistiche, a scelta.
Penso che forse una riorganizzazione dell'ordinamento esistente, e una prassi innovativa che cancelli letteralmente e completamente ogni legge che venga toccata da modifiche per sostituirsi ad essa integralmente (o viceversa, una prassi che mantenga intatta la legge modificata aggiungendo solo la data dell'ultimo aggiornamento e dimentichi completamente la legge che l'ha modificata) sarebbero molto più utili per la comprensione dell'interpretazione corretta.
Ah, dimenticavo: con l'aggiunta di un ufficio che non faccia altro da mane a sera che verificare che ogni nuova legge non sia in contrasto (anche solo ipoteticamente) con alcuna legge esistente...

Silvia.

ps: se non ricordo male lei è avvocato, no? Posso chiederle un favore? Mi piacerebbe leggere qualche risposta tecnica al problema che ho sollevato nel mio commento al post "Il cantiere per la giustizia: in Sardegna. Ovvero, del ruolo dell’Avvocatura" di sabato 27 settembre 2008. La ringrazio anticipatamente.

Anonimo ha detto...

Cara Silvia, che attende (come me), invano, "...una risposta tecnica..." dall'ottimo avvocato, di cui sentivo, sinceramente, la mancanza e che ho citato il 28 agosto, 12.58 su "La sentenza di Cassazione Lonardo/Mastella" : [@ La REDAZIONE Il problema non è la "lungaggine" del testo ma la durata per un responso, che per "questi"...casi è breve, e "cort...e" ; si figurino... ho letto interventi (squisiti) di 13.000 caratteri di "Io speriamo che" e ancora ho le tempie doloranti per la "bandana" nel leggere le 4-5 pagine sul Corriere della Fallaci/e Oriana (in punto di morte, ammalata-si di "viscer...ale" e "s-fegat...ato" amiricanismo/occidentalismo) affetta da ..."rabbia e orgoglio"...di razza mista a religione.-----------Parliamo invece degli - sempre gli stessi - avvo-Catoni, per vipponi e politicantoni, di turno: Coppi, Nappi, ... “All'avvocato va raccontato tutto chiaro, sta a lui ad imbrogliare”:in uno studio di un vetero avv.]. ----

Cara Silvia, nemmeno l' "avvocatorisponde" Marazzita (il quale, per Lei, ha dichiarato che i pedofili - certi - non li difende) può offrire consigli diretti a gratis, come peraltro su un settimanale, in quanto è vietato dall'Ordine. Come quello che ha deliberato la "parcella" - che io non ho mai visto - poi dimezzata dalla giudice, la stessa che 10 anni prima da pretore aveva accolto il mio decreto ingiuntivo...! - e il giudice che gli concede il decreto senza accertarsi che avesse fatto richiesta del saldo...come io ho fatto verso il cliente insolvente con tanto di fattura, vistata dal notaio e per cui nemmeno l'Iva mi è stata rimborsata. E che dire del pres. dell'Ordine che dopo avermi, lui, invitato a scrivergli (2 volte) non si è degnato di rispondere!
E la Cassazione mi rassicura che magistrati e sentenze (dopo averle, accuratamente, lette, s'intende) si possono criticare o addirittura censurare (ai primi di luglio 2004, ma guarda caso si trattava di un avvocato "reo" di aver scritto una lettera poco affettuosa a un Pm; e avvocato era /è il beneficiato della 2690/04 cui gli viene riconosciuto il danno "esistenziale" - ma se è di routine per un avv.? - causato da "stress da multa") o addirittura un giudice che accoglie la richiesta di 120 avvocati che lamentavano dei tempi inaccettabili, che apportano danni quantificabili, poi riconosciuti e risarciti! ------

"...visto che non si possono cambiare le persone, e visto che le regole non sono poi così male, proviamo a cambiare almeno le abitudini", scrive l'avv. il 4 luglio 2008 17.46 (sul 138 e 139 cpc che gli "imbuca-lettere" lacunosi/e non rispettano e combinano solo guai...eppure sono -tutti? - laureati! e tutti avvisati che la notifica dev'essere fatta di persona). Giusto, specie se le Sue sono improntate nel rispetto di quella deontologia che l'Ordinamento (che viene prima del cliente?) "impone". Anche perché la forma è sostanza. Ma nemmeno è legittimo giustificare certi comportamenti con la scusa che è colpa del sistema sgangherato per non fare quanto, non dico (ma lo direi) umanamente e moralmente, è possibile con il potenziale disponibile.
Se per il raffinato avvocato è bastato un banale incidente procedurale per mandare a monte il certosino lavoro di anni, di converso può capitare che per interrompere una sorta di macchinazione "perversa" (cancelliere/i non si scaldi/no: significa a fin di male...e questo mi pare "elementare, Watson") occorra mostrare i muscoli (se la democrazia non non è garante dell'integrità psico-fisica ) o telefonare ad un paio d'avvocati del foro di Roma...lontani dagli occhi... una volta ma non ora con il filo diretto, in voce e in video, d'internet? Certo, l'Avv. è pignolo, è un perfezionista (accerchiato da tanti arruffoni che ti odiano) a fin di bene (comune, credo) ma tanti altri tra incoscienza e incompetenza ne combinano di grosse e gli ordini non fanno una piega...a meno che non si tratti di zittire una praticante che denuncia ciò che tutti sanno.
Ma veniamo alla Cassazione. Non mi stupisco affatto, dopo certe sentenze a dir poco anomale per cui basta mettere o togliere un "mi"("fai schifo") per sottrarti a una querela; senza dire di quella, poi ribaltata, sui jeans e quella sulla multa da contestare inseguendo uno Schumacher quando i vigili non contestano nemmeno quelle da fermo, in sosta ( 8 anni ci ha messo la Corte, per allinearsi a quanto io contestavo) Ammazzata anche questa o forse, come si dice, "è stata suicidata"...
Carnevale "ammazzava" quelle di altri e non le sue...infatti non è stato reintegrato.
Caro avvocato, forse bisogna comprenderli questi Giudici che essendo i "migliori" poi non hanno quella visibiltà e notorietà che hanno i "peggiori" che, come la velista "inabile" (ieri da Giletti e a "In 1/2 ora" da l' Annunziata....alle prese con un gioco...Mancino...) è/sono ancora sulla cresta dell' "onda...mediatica". E poi si sa che le buone notizie non fanno romanzo; non destano curiosità come quella che Lei ci sottopone a "giudizio": Tranciante? E "costringe" me a parlare di una cosa che non ho mai visto e toccata con mano, e in un paese che per il 50% ne fa uso, la stessa percentuale che (stra)parla di calcio e di vincite , la stessa percentuale, con qualche punto in più, che se ne frega della Giustizia e magari della Suprema Corte che per essere attenzionata rasenta il gossip se non il ridicolo.
Naturalmente se fossi un attempato "onorevole" me la farei procurare da qualche fedele finanziere [è lo stesso che peraltro, più di 20 anni fa, in un lussuoso albergo sulla sua vicina montagna, disse che: "Le imprese serie per stare sul mercato s'indebitano" (mi avrà copiato), però poi s'è saputo che aveva frequentazioni con uno dei più discussi imprenditori; forse per "moral suasion"...ma la Lega, che si abbevera a Pontida, non l'ha "bevuta" e in Aula i suoi rappresentanti uscivano quando Lui entrava]. Invece se fossi un poveraccio mi farei beccare in mezzo alla strada o in una villa (a questo servono...al punto che per riconsegnarla ai legittimi destinatari, il mio comune spende poco meno di un milione per eliminare la recinzione e non solo?) o sorprendere mentre innaffio le pianticelle sul terrazzo (è successo pochi giorni, mi dicono) e finisco in carcere, mentre i Colombiani, per far dispetto a Bush che politicamente li affama e minare l'occidente, riversano sul mercato tonnellate di droghe...in barba al "gendarme del mondo".
Naturalmente in Afghanistan, sotto il controllo Onu (Usa) Nato, la produzione di oppio ("dei popoli"...non è più la religione o qualcosa di simile come pensava il card. Mazzarino?) è raddoppiata!

Certo l'amico "Lucignolo" che ti porta sulla cattiva strada non lo vedo poi arrestato, finirà male invece, come nel romanzo di Collodi, il "Pinocchio" di turno che, ingenuamente, cercherà di nascondersi dietro l'amico dell'amico. Comunque è la solita pagliuzza per non vedere la trave, appunto. Che sta colpendo anche le c.d. "isole felici", dove un prete "allarma" e denucia ma il prefetto a sua volta lo denuncia per "mitomania".
Così la Cassazione? Allarmi allarmi o "all'armi all'armi". "Questo è il problema"! Cordiali saluti Mauro C.