martedì 16 settembre 2008

Assassinio a fin di bene



Sul Foglio dell’11 e del 14 settembre (a questo link e a quest’altro ) Adriano Sofri, il mandante dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi, inspiegabilmente trattato (il Sofri) dall’intellighenzia di questo paese come un maestro di cultura e di morale, spiega, in due puntate, a noi popolo incolto perché quell’assassinio non può essere considerato terrorismo.

Non riportiamo le parole di Sofri (si possono leggere ai link riportati sopra), perché pensiamo che a qualunque faccia tosta ci debba essere un limite e che almeno dinanzi al cadavere di un commissario di polizia il mandante dell’omicidio dovrebbe provare un certo pudore.

Riportiamo alcune considerazioni, di Marco Travaglio, molto pertinenti sul punto.

_____________________


di Marco Travaglio
(Giornalista)



da L’Unità del 16 settembre 2008


L’unico aspetto che stupisce, della sortita di Adriano Soffi in difesa degli assassini del commissario Luigi Calabresi e contro il figlio di quest’ultimo, Mario, è lo stupore che l’ha accompagnato.

In base a una sentenza definitiva della Cassazione, che l’ha condannato a 22 anni per omicidio, Sofri è uno dei mandanti del delitto del commissario (l’altro, Giorgio Pietrostefani, è felicemente latitante all’estero).

Lui, com’è suo diritto, l’ha sempre negato.

Da qualche tempo, però, sembra volerci dire qualcosa di più e di diverso.

Nel maggio 2007, sul Foglio, rivelò che, dopo il delitto Calabresi (1972), “uno dei più alti esponenti” dei servizi segreti “venne a propormi un assassinio da eseguire in combutta, noi e i suoi affari riservati”.

Forse Federico Umberto D’Amato, capo degli Affari riservati del Viminale, morto nel ‘96.

Strano che ambienti così bene informati (e disinformanti) si rivolgessero proprio a Sofri, se l’avessero creduto estraneo agli omicidi politici: forse sapevano di andare a colpo sicuro, senza temere di essere denunciati.

Tant’è che Soffi attese trent’anni e parecchi funerali, prima di parlare della cosa.

Ora, sempre sul Foglio, il lottatore continuo si spinge più in là: “L’omicidio di Calabresi fu l’azione di qualcuno che, disperando della giustizia pubblica e confidando sul sentimento proprio, volle vendicare le vittime di una violenza torbida e cieca”: cioè i caduti in piazza Fontana e l’anarchico Pino Pinelli.

E’ un bel passo avanti rispetto ai bislacchi tentativi di Lc e dello stesso Sofri di affibbiare l’omicidio Calabresi ai servizi o alla destra.

Poi, certo, sostiene che le persone che assassinarono Calabresi “potevano essere delle migliori”, “non certo persone malvagie”, comunque “non terroristi”.

E’ una tesi che confligge con la storia e col vocabolario.

Cos’è, se non terrorismo, un delitto commesso da Lc, il cui giornale nei mesi precedenti scriveva: “il proletariato sa chi sono i responsabili del delitto Pinelli e saprà fare vendetta della sua morte” (14.5.1970); “questo marine dalla finestra facile dovrà rispondere di tutto. Gli siamo alle costole, è inutile che si dibatta come un bufalo inferocito ... Noi di questi nemici del popolo vogliamo la morte” (6.6.1970); “Siamo stati troppo teneri con il commissario Calabresi. Egli si permette di continuare a vivere tranquillamente ... Il proletariato ha già emesso la sua sentenza: Calabresi è responsabile dell’assassinio di Pinelli e dovrà pagarla cara ... Calabresi ha paura ed esistono validi motivi perché ne abbia sempre di più ... L’eliminazione di un poliziotto non libererà gli sfruttati; ma è questo, sicuramente, un momento e una tappa fondamentale dell’assalto del proletariato contro lo Stato assassino” (6.6.1970); “Calabresi, assassino, stia attento. Il suo nome è uno dei primi della lista” (6.5.1971).

Ed è un fatto che il delitto inaugurò la lunga scia di sangue dell’eversione rossa.

Ma che dovrebbe dire il mandante, se non giustificarlo come meglio può?

Sta parlando di se stesso e, in veste di imputato condannato, ha pure la facoltà di mentire.

Per Sofri, Calabresi fu “un attore di primo piano di quella ostinata premeditazione”: cioè della pista anarchica su piazza Fontana.

Falso anche questo: Calabresi era un giovane commissario, il depistaggio nacque in ben altre e più alte stanze (l’ufficio Affari Riservati).

Come ricorda D’Ambrosio, “il fermo di Valpreda fu ordinato dalla polizia di Roma”, non di Milano.

Ma è raro trovare un omicida che tessa l’elogio della sua vittima.

Solo chi per tutti questi anni ha rimosso o ignorato la condanna di Sofri, facendo finta di niente o elevandolo addirittura a maitre à penser perché “da allora è molto cambiato”, può stupirsi delle sue parole.

All’indomani del delitto, Sofri titolò sul giornale Lotta Continua: “Ucciso Calabresi, il maggior responsabile dell’assassinio di Pinelli” e parlò di “un atto in cui gli sfruttati riconoscono la propria volontà di giustizia”.

Oggi, 36 anni dopo, scrive che i killer erano “mossi da sdegno e commozione per le vittime”.

Molto cambiato, si fa per dire.

Cambiano le parole, ma il concetto, è lo stesso.

Solo che oggi non compare su un foglio della sinistra extraparlamentare.

Ma su un house organ del presidente del Consiglio, che ha continuato dall’interno delle istituzioni la guerra alla “giustizia borghese” avviata in piazza trent’anni fa da Sofri & C.

Le rivoluzioni – diceva Leo Longanesi – cominciano in piazza e finiscono a tavola.


51 commenti:

Anonimo ha detto...

Ancora una volta NON HO PAROLE.Eppure sento un buco profondo nello stomaco,un vuoto incolmabile di Giustizia e Verità.Quella Verità che potrebbe restituire dignità a tutti coloro che sono stati uccisi da chi, credendosi Giudice, ne ha eseguito la condanna a morte.Sofri dall'alto della sua arrogante verità ideologica ha emanato la sentenza di morte motivandola con un delirante intento riparatore della morte di un altro uomo.E' un momento storico molto triste quello in cui nessuno si indigna ascoltando le parole di disprezzo pronunciate da un uomo che ha le mani ancora rosse del sangue di un altro uomo e che per questo è stato condannato.Eppure Sofri scrive sui giornali,partecipa a conferenze,elargisce pillole di saggezza:Ma quanto può essere saggio e colto un uomo che continua a disprezzare il dolore dei familiari del Commissario,continuando ad infierire sulla vittima con "le sue colte e veritiere (si fa per dire)opinioni?Come mai questo Governo che si solleva con toni aspri e forti contro una Magistratura che non sa svolgere la sua funzione non pone fine a questa deriva ideologica di Sofri?Come mai nessuno si indigna nel leggere le "deliranti giustificazioni" di Sofri per un delitto motivato solo da una bieca legge del taglione? Sono di sinistra, da sempre, da quando ho iniziato il ginnasio,ma sono convinta che la Verità e la Giustizia debbano essere stabilite sempre perchè sono questi i due valori che sostengono la democrazia di uno Stato.
Graziella

Anonimo ha detto...

Non si indignano specialmente quelli che chiamo "i migranti", vale a dire tutti quelli che hanno con il tempo cambiato sponda, mantenendo però il loro D.N.A., che è quello di esseri "superiori", o almeno così credono ...

Anonimo ha detto...

Beh ... bisogna pur ricordare che Sofri è stato riconosciuto colpevole di essere stato il mandante dell'assassinio del Commissario Calabresi sulla base delle dichiarazioni fatte da uno degli esecutori materiali di quel delitto per il quale, dopo averlo confessato, non ha scontato nessuna pena.
Calabresi e Sofri sono stati i catalizzatori di due mondi contrapposti; il primo era la faccia pulita di uno stato sporco; il secondo la faccia sporca di un movimento che nelle sue intenzioni aveva forse la faccia pulita.
Detto ciò, non c'è alcun dubbio, che il Sofri di oggi è uno dei massimi intellettuali che esprime il nostro Paese. Certamente, una persona che ha saputo imparare dagli errori commessi, se ne ha commessi, trasformandoli in opere di generosità che in seguito ha prestato in regioni dilaniate da conflitti come la Cecenia ed i paesi della ex Jugoslavia.

Anonimo ha detto...

Poteva almeno imparare ... a chiedere perdono !

Anonimo ha detto...

Per Anonimo delle 18.32.

Lei scrive:
"Detto ciò, non c'è alcun dubbio, che il Sofri di oggi è uno dei massimi intellettuali che esprime il nostro Paese".

La sua è una opinione rispettabilissima, ma sappia che tanti di noi sul punto hanno dubbi enormi. E sopratutto un'idea di "intellettuale" che non coincide minimamente con ciò che Sofri è e fa.

Lei aggiunge che Sofri sarebbe "Certamente, una persona che ha saputo imparare dagli errori commessi, se ne ha commessi".

Altra opinione rispettabilissima, ma nient'affatto "certa", essendovi, anzi, significative prove del contrario, ultime fra le tante gli interventi sul Foglio commentati da Travaglio.

Per molti di noi un "intellettuale" è prima di tutto una persona "morale".

Perchè, secondo tanti di noi, nell'essere umano l'intelligenza senza volontà (buona) è uno strumento che può diventare anche bieco.

Questo, per esempio, è il motivo per cui non qualificheremmo "grande intellettuale" un nazista come Speer o un macellaio come Stalin.

Nel caso di Sofri, a volere tacere d'altro e anche a volere ipotizzare che egli non abbia fatto ammazzare Luigi Calabresi (e allo stato tutto depone nel senso che invece lo fece ammazzare), considerato ciò che Sofri fece, scrisse e firmò in quegli anni, la prima cosa che egli dovrebbe fare sarebbe dire qualcosa che assomigli a: "Abbiamo sbagliato e tanto. Abbiamo fomentato un clima di odio e abbiamo istigato all'omicidio. Ci siamo fatti promotori di una ideologia assassina e di fatto (anche al di là delle intenzioni, ma forse, per alcuni, per nulla al di là delle intenzioni) abbiamo favorito derive culturali, politiche e morali nelle quali hanno trovato fertile terreno di cultura terroristi che hanno insanguinato il nostro paese e hanno assassinato uomini nobili e meravigliosi, come, per esempio, Vittorio Bachelet o Mario Amato. E semplici lavoratori come, per esempio, i due carabinieri di 19 anni giustiziati sulla circonvallazione olimpica. Di tutto questo mi sento moralmente corresponsabile e chiedo umilmente perdono a ciascuna delle singole vittime e all'intero paese".

Sofri tutto questo non se lo sogna proprio e sta qui a discutere sfrontatamente - senza neppure un gesto di cortese foss'anche falsa pietà verso il figlio di Luigi Calabresi - se assassinare un commissario di polizia sia "terrorismo" o "giustizialismo" e tutti i suoi amici e compari stanno a discutere se accanto ad alcuni eccessi non ci fossero buone intenzioni nell'estremismo di sinistra.

Ma certo che c'erano anche buone intenzioni.

Sempre e dovunque ce ne sono state.

Non a caso questo dibattito è ugualmente insulso e deplorevole quanto quello del segretario dei giovani di destra che spiega che non si può dire antifascista perchè nel fascismo c'erano anche ottime cose.

Purtroppo la logica dell'appartenenza ideologica e faziosa è uguale in tutte le sue manifestazioni di tutti i colori.

I fascisti non si possono dire antifascisti perchè pensano alle tante buone intenzioni del duce e i comunisti non possono rinnegare i loro torti perchè pensano alle buone intenzioni di tanti che mentre scannavano giovani carabinieri e magistrati indifesi avevano in mente un loro progetto di felicità globale.

E così se Berlusconi contesta la legittimità delle sentenze che riguardano lui o i suoi amici è "cattivo", mentre se gli amici di Sofri contestano la legittimità della sentenza su Sofri sono "buoni".

Il tutto, ovviamente, ferma restando la piena legittimità della critica alle sentenze, che sono atti umani e non verità divine.

Achille

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Sorprende che ancora qualcuno continui a dire che la condanna di Sofri & C. sia dovuta ad un collaboratore di giustizia, un pentito insomma, insinuando senza dirlo "senza prove".
Ci sono stati non ricordo più quanti processi, la cassazione penale si è pronunciata reiteratamente sulla vicenda e ancora qualcuno si ostina ad eccepire qualcosa: incredibile !
Quanto all'ospitalità che Sofri continua ad avere, ormai avviene solo sulla stampa del padrone odierno ed indiscusso dell'Italia.
La Repubblica, per fortuna, non lo pubblica più.
Personalmente lo rifiuto come 'maestro di pensiero", dovrebbe tacere ma figuriamoci se lo fa.
Quanto a pentirsi e chiedere perdono, scherziamo ?
Anche quand'era in carcere a Pisa spadroneggiava, godeva di molti privilegi, quel povero direttore immagino fosse disperato.
Adesso è in detenzione domiciliare, mentre Luigi Calabresi è sotto terra.
Lui è innocente !?!?
Ma va ...
P.S.: non sono di destra, mai stato

Anonimo ha detto...

Concordo pienamente su quanto ha saputo così ben esporre il Sig. Achille, con un rigore logico invidiabile e con una precisione di tutto rilievo.
Aggiungo che se Sofri è uno dei massimi intellettuali che esprime il nostro paese, vuol dire che siamo messi proprio male.

lex

Anonimo ha detto...

Gentile anonimo delle 19.24 e
Gentile Achille,
Sono d'accordo che poteva chiedere perdono ed anche fare una profonda auto-critica sulla propulsione che gli anni della contestazione hanno avuto sul terrorismo; ma siamo sicuri che in questa Italia di ipocriti sarebbe servito a qualcosa? Ed ancora, la moglie ed i figli di Calabresi di fronte ad una richiesta di perdono, siamo sicuri che non la avrebbero rifiutata?
Ecco, credo proprio che se fosse veramente colpevole, la cosa più semplice per farsi perdonare tutto sarebbe stata il versamento di un po di lacrime.
Comunque, constato, che mentre eminenti personaggi si guerreggiano sul sesso degli angeli, una stupenda classe politica ha preso in mano in maniera incontrastata le redini del paese.

Anonimo ha detto...

X anonimo delle 18.32

"Detto ciò, non c'è alcun dubbio, che il Sofri di oggi è uno dei massimi intellettuali che esprime il nostro Paese."


Detto ciò...se questo è uno dei massimi, non voglio sapere cosa i minimi sarebbero capaci di fare. O_o


" Certamente, una persona che ha saputo imparare dagli errori commessi, "


Se avesse imparato dagli errori fatti, non avrebbe detto e scritto quello che ha detto e scritto.


"se ne ha commessi, "


Ah certo, "se" ha commesso degli errori.
Certo, per alcuni l'istigazione all'omicidio non rientra tra gli errori che una persona cosiddetta "intelligente" può compiere.


"trasformandoli in opere di generosità che in seguito ha prestato in regioni dilaniate da conflitti come la Cecenia ed i paesi della ex Jugoslavia."


Ma Sofri in questi posti c'è andato "prima" che i conflitti scoppiassero?

(questa è davvero perfida)

Luciana

Anonimo ha detto...

Per anonimo delle 21.42, quando dice, a proposito del fatto che non abbia mai chiesto perdono: "ma siamo sicuri che sarebbe servito a qualcosa" ?

Sì, almeno a qualcosa sì.

Sarebbe servito alla sua COSCIENZA.

Anonimo ha detto...

Per Anonimo delle 21.42.

No, gentile Amico, il suo discorso si fonda su alcuni evidenti paralogismi.

1. Io non ho proposto né lacrimucce né ipocrisie. Metterla in farsa come fa lei non è coerente con il mio intervento ed è pretestuoso. Il che non è bello.

2. Io non ho proposto che chiedesse scusa ai Calabresi, ma all'intero Paese. E l'ho proposto prendendo come passabile (e sottolineando che non lo era) l'ipotesi che fosse innocente. L'esatto contrario di ciò che usa lei come ipotesi ("se fosse colpevole ..." eccetera).

Ciò che io ho detto molto chiaramente è che, anche se fosse innocente, dovrebbe avere la lucidità intellettuale e la dignità morale di ammettere che ciò che pensava e scriveva sul suo giornale altro non era che istigazione a delinquere e diffusione di una cultura assassina che, poi, infatti, si è diffusa con gli effetti che sappiamo.

3. Questo è il tema che stiamo trattando. Scrivere, come fa lei, "Comunque, constato, che mentre eminenti personaggi si guerreggiano sul sesso degli angeli, una stupenda classe politica ha preso in mano in maniera incontrastata le redini del paese" è un modo scorrettissimo di discutere.

Innanzitutto perchè ciò di cui parliamo sarà "sesso degli angeli" per lei, ma per chi, come me, ha avuto colleghi, conoscenti, genitori di amici e altro assassinati dai terroristi non è né sesso né religione. E' vita vera e sangue.

E poi perchè il fatto che, come scrive lei, "una stupenda classe politica ha preso in mano in maniera incontrastata le redini del paese" nulla toglie alle responsabilità di tutti gli altri.

In sostanza, un assassino è un assassino anche se al governo ci va della pessima gente.

E proprio questo è ciò su cui richiamavo l'attenzione. La necessità - PER TUTTI e ancora di più per chi pretende di essere un intellettuale - di dire la verità e affrontare con onestà intellettuale i fatti.

Ciò che Sofri dovrebbe fare è prendere atto di ciò che è accaduto e di ciò a cui ha prestato rilevante concorso (anche a prescindere dall'omicidio del quale è stato dichiarato colpevole all'esito di un processo articolatosi in ben 22 fasi di giudizio) e chiamare le cose con il loro nome.

Invece si impegna a dibattere - lui si sul "sesso degli angeli" - se l'omicidio del commissario Calabresi sia stato "terrorismo" o "giustizialismo".

4. Gentile Amico, vorrei poterla convincere di quanto segue.

Sa perchè, a mio modesto parere, questo Paese è messo molto male?

Perchè quando dici a un fascista che i fascisti fanno molto male, lui ti risponde: "E i comunisti allora?".

E quando dici a un comunista che fa troppi pasticci con le banche, lui ti risponde: "E Berlusconi, allora?"

E quando sorprendi un medico che evade il fisco e gli mandi i carabinieri, lui ti dice: "In un paese in cui tutti ribano, proprio a me dovete venire a cercare?"

E quando dici a un magistrato (e io sono un magistrato) che il C.S.M. non va come dovrebbe, lui ti dice: "Si, ma i politici sono peggio".

E quando dici ........

Se non la smettiamo con questa "tecnica", non ne usciremo mai.

Un assassino è un assassino. Non è "un compagno che ha sbagliato". Un ladro e un corrotto sono un ladro e un corrotto, non dei liberisti che vogliono liberare il paese dal giogo comunista.

Dopo di che, ovviamente, pieno rispetto della dignità della persona assassina e della persona corrotta.

Ma il rispetto delle persone impone anche il rispetto per la verità.

Trasformare un assassino che ancora intorbida le acque con distinzioni irritanti fra "terrorismo" e "giustizialismo" in uno dei massimi intellettuali del paese fa solo danno.

E già che ne stiamo parlando, a me pare che queste considerazioni spieghino non solo il declino del paese ma anche quello della sinistra.

La sinistra crede da troppi anni di potere "coprire tutto" con una sorta di purezza delle intenzioni che dovrebbe fare da salvacondotto.

Ma non è così. Se copri un assassino solo perchè è "amico"; se partecipi alle scalate bancarie in modo troppo disinvolto; se (Violante) trovi apprezzabili riforme della giustizia improponibili; se (Finocchiaro) trovi Andreotti un ottimo politico, solo ormai un po' vecchietto; se voti un indulto impensabile; è inutile che continui a parlare male degli altri, perchè "gli altri sono peggio di noi" non è una gran presentazione.

Se vogliamo mandare al governo del paese una classe dirigente migliore di quella che c'è, il primo passo da fare è crearla questa classe dirigente.

Al momento non la si vede in giro e tutto è ridotto all'alternativa narrata da Ascanio Celestini in un triste apologo che ho proposto su questo blog a questo link.

Un caro saluto.

Achille

Anonimo ha detto...

Gentile Achille,
La voglio Ringraziare di cuore per le Sue dotte risposte alle mie stringate asserzioni in difesa di Sofri. Lei è un Magistrato e crede nella Giustizia, io da semplice cittadino che ho a che fare da decenni, ci credo solo parzialmente. (Come, d'altronde, parzialmente il CSM si attiva a difesa dei magistrati che subiscono attacchi: sto leggendo che ha appena aperto una pratica a difesa del Procuratore di Reggio Calabria Pignatone. Un giornale spazzatura, conosciuto tale da tutti gli abitanti di Reggio e provincia, aveva scritto che questi fosse corrotto. Neanche pochi giorni ed ecco subito la pratica a tutela. Non dimentico il trattamento riservato a de Magistris dallo stesso CSM.) E mi rattristo che Lei non mi dice nulla sull'esecutore materiale, questi si assassino reo-confesso, che non ha pagato neanche con una manciata di mesi di carcere quell'orrendo delitto del Commissario Calabresi. “.... la dignità morale di ammettere che ciò che pensava e scriveva sul suo giornale altro non era che istigazione a delinquere e diffusione di una cultura assassina che, poi, infatti, si è diffusa con gli effetti che sappiamo." Dove erano l'allora CSM e i giudici? Perché non sono intervenuti per interrompere quella istigazione ad uccidere?
Ha sbagliato certamente l'allora giovane Sofri (ritengo sia innocente, invece, limitatamente al fatto per cui lo si è riconosciuto colpevole) ma quanti responsabili più di lui, questi si assassini, hanno persino fatto delle brillanti carriere?
Con stima e simpatia.
b

panormo ha detto...

A leggere qui ed a rifletterci, i 40 anni passati, i quarant'anni miei tutti passati, non so se mi si schiariscano per la verità avvicinata. Oppure mi si rabbuino per gli errori quarant'anni fa condivisi.
E, scusandomi di tutto il commento personalista, Federico Umberto D'Amato era anche il gourmet de L'espresso di allora?

Anonimo ha detto...

Prego di cancellare il mio intervento precedente, che contiene una grave imprecisione. La grazia è stata concessa a Ovidio Bompressi, esecutore materiale del delitto, e non a Sofri, che non l'ha mai chiesta e che comunque gode degli arresti domiciliari. Nel caso di Sofri è stata messa in atto una campagna mediatica e sono stati coinvolti molti esponenti politici per far sì che il presidente della repubblica concedesse una grazia non richiesta (Scalfaro rifiutò, Ciampi era disponibile ma poi non se ne fece più nulla).
Invece, nel caso di Contrada, che certamente versa in gravi condizioni di salute, giudicate incompatibili con il carcere da numerose perizie mediche, anziano, mi colpisce il fatto che non si sia fatto altrettanto, che a parte poche eccezioni non ci sia stato grande interessamento nei suoi confronti per fargli ottenere la grazia o gli arresti domiciliari. E' stato sostanzialmente abbandonato e lasciato solo da tutti. Giustamente voi mi direte: ha avuto un regolare processo, è stato condannato in via definitiva, le sentenze vanno rispettate: d'accordo. Ma allora che siano rispettate anche le sentenze di condanna nei confronti di Sofri e Contrada. Non posso non rilevare le evidenti differenze di trattamento e quindi la mancata applicazione del principio di uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. Mi sembra purtroppo che in Italia, per ricevere la grazia o ottenere gli arresti domiciliari, sia importante avere gli amici giusti, solamente questo. Si tratta naturalmente di una mia criticabilissima opinione. Ma c'è qualcosa nel caso Contrada che continua a indignarmi.
cordiali saluti,
Irene

Anonimo ha detto...

Per Irene (commento delle 12.42).

Gentile Irene,

Lei pensi come vuole, ma prenda atto che al momento ciò che lei dice non corrisponde ai fatti.

I fatti, allo stato, sono che né Contrada NE' SOFRI hanno avuto la grazia.

Dunque, manca il fatto sul quale lei fonda la sua tesi di una violazione dell'art. 3 della Costituzione.

Contrada e Sofri stanno ricevendo, al momento, lo stesso trattamento.

La mia modesta proposta voleva essere proprio quella di evitare ciò che prospetta lei: questo avere ognuno di noi i suoi "beniamini" e invocare per loro benefici speciali al bisogno.

Achille

Cinzia ha detto...

Non sarei voluta intervenire in questo dibattito.
E' molto difficile per me prendere una posizione netta e soprattutto rispetto troppo il dolore degli altri per esprimere i miei dubbi.
Ma le dichiarazioni di b mi hanno trovato in accordo e almeno questo vorrei esprimerlo.
Lotta continua è sempre stato, fin dalle sue origini, un movimento di borghesi che giocavano a fare i rivoluzionari. Credo di essermi scontrata ideologicamente con i suoi militanti più di altri. La presunzione, l'arroganza e l'assoluta intransigenza erano caratteristica tipica di questi figli di buona famiglia travestiti.
Non li ho mai giustificati, tantomeno come "compagni che sbagliano".
Sofri non fa eccezione e neanche quel trasformista suo amico di vecchie battaglie che gli permette ora di scrivere sul Foglio.
Ma anch'io come b non credo sia colpevole, non del reato ascrittogli almeno, che poi abbia fomentato con il suo giornale un clima che in quegli anni era già di per sé rovente è certamente vero. Lo ha fatto con l'incoscienza e l'arroganza di un giovane che per quanto volesse ergersi sopra gli schemi in realtà faceva piena parte oltre che di uno schema scellerato e pericoloso anche e principalmente di una casta privilegiata. Dimostrazione del fatto è che lui e quelli come lui eccoli ancora qui. Chi si ritaglia il ruolo d'intellettuale e vittima, chi si trasforma in un ridicolo rigoletto al servizio del padrone. Sono i poveracci come Pinelli che finiscono faccia a terra sull'asfalto e senza riconoscimento o memoria.
Dall'altra parte ci sono stati invece quelli come Calabresi che hanno pagato duramente lo scotto di metterci la faccia in prima linea per difendere uno stato che li aveva già condannati a martiri ancora prima che lo diventassero.
Uno stato che ancora, anche se sempre più flebilmente, li commemora nei giorni dovuti e se ne lava mani e coscienza.
Questa per me è la vergogna e il dolore più grande: l'ipocrisia lorda di sangue di uno stato che usa tutto e tutti per non lasciarsi mai neanche scalfire.

Anonimo ha detto...

Per b (commento delle 9.38).

Gentilissimo b,

anche lei, come Irene, fonda il suo ragionamento su una circostanza non vera in fatto.

E ancora propone un metodo di approccio ai fatti che invece di guardarli per quello che sono, pone domande "benaltriste" (per "benaltrismo" intendo questo atteggiamento che tende sempre a vedere "altrove" le responsabilità e le cause).

Lei scrive che Leonardo Marino "non ha pagato neanche con una manciata di mesi di carcere quell'orrendo delitto del Commissario Calabresi".

L'affermazione è falsa perchè Leonardo Marino ha scontato complessivamente alcuni mesi di carcere preventivo e alcuni anni di arresti domiciliari. Poi è sopraggiunta la prescrizione.

Ma ciò che conta, secondo me, e scusi se glielo ripeto, non è questo.

Se Marino non avesse scontato carcere (e badi che anche Sofri gode di mille benefici), questo cambierebbe qualcosa per Sofri?

Ciò che si stava discutendo qui non era l'intero universo mondo, ma Adriano Sofri.

Quando discutiamo delle inefficienze della giustizia, parliamo del perchè questo o quello sono a piede libero. Ma quando parliamo di Adriano Sofri che fa il padre santo della patria, parliamo di Adriano Sofri.

Se arrestiamo un signore che ha violentato una bambina, vuole che lo lasciamo libero perchè lui ci fa notare che tanti altri come lui sono liberi?

E se prendiamo uno che ha rubato 50.000 euro nella cassa di un supermercato, vuole che lo lasciamo libero perchè lui ci fa notare che Previti, condannato per una storia di molti più soldi, è libero?

Questo è il "benaltrismo". Parlare d'altro quando la verità non ci conviene o non ci piace.

Non è un buon metodo. Anche se è quello che usano tutti.

Berlusconi ci racconta i crimini del comunismo e Pecoraro Scanio quelli di Berlusconi. Non si riesce proprio a far parlare Berlusconi dei suoi torti e Pecoraro Scanio dei suoi. Eppure sarebbe molto costruttivo.

Lei si chiede anche:
"Dove erano l'allora CSM e i giudici? Perché non sono intervenuti per interrompere quella istigazione ad uccidere?"

La domanda è molto inconducente.

Anzitutto perchè le istigazioni ad uccidere delle quali parlavo non necessariamente integravano la fattispecie delittuosa corrispondente. Ci sono istigazioni che sono, come avevo scritto, anche solo "culturali".

Poi perchè ancora una volta parliamo d'altro.

Sono molto molto critico nei confronti del C.S.M. e dei giudici e ho scritto tantissime cose critiche su di loro.

Ora stavamo parlando di Sofri.

Perchè il fatto che gli altri facciano schifo farebbe si che noi non lo facciamo o lo facciamo di meno?

Ovverossia: il fatto che in ipotesi il C.S.M. e i giudici siano come o peggio di Sofri fa diventare Sofri migliore?

Perchè lei e questo paese non riuscite a pensare al "bene in sé" e vi accontentate di un "bene rispetto a"? Approccio che consente a un corrotto cocainomane che stia, in ipotesi, in parlamento di pensare: "Beh, ma in fondo io non sono proprio tanto cattivo. Conosco uno che è peggio di me".

Questo paese non progredisce perchè ognuno vede solo le colpe degli altri e assolve se e i suoi amici, giudicandoli sempre meno peggio degli altri.

E di meno peggio in meno peggio, siamo finiti all'inferno. Ma un inferno meno peggio di quello che vedremo la settimana prossima e quella dopo ancora.

Spero di avere chiarito ancora meglio il mio modesto pensiero.

Achille

Anonimo ha detto...

Per Panormo (commento delle 9.46)

Gentilissimo Panormo,

a me il suo commento sembra molto bello e interessante.

Mi permetta di dirle che una cosa molto umana mi sembra quella di affrontare la vita e se stessi con misericordia e sincerità.

Mentre di questi tempi la gente non ha né l'una né l'altra cosa.

Sicchè non riesce a convivere con i propri errori e deve, quindi, per forza o negare il fatto o negare il diritto.

O dire "non l'ho fatto" o dire "si l'ho fatto e allora? Che male c'è a mettersi le dita nel naso?"

Non riescono a dire: "Si, scusate, effettivamente mi sono messo le dita nel naso. Non è stato bello. Proverò a non rifarlo. Mi dispiace molto per la brutta figura e per il disgusto che vi ho causato".

Achille

Anonimo ha detto...

Ciao Bartolo,
non riesco a capire.
Visto che l'esecutore materiale non si e' fatto neanche un giorno di carcere, Sofri e' meno colpevole dal momento che lui invece se li e' fatti?

Se mai l'errore e' quello di non aver fatto fare nemmeno un giorno di galera ad un reo confesso piuttosto che di far sentire meno colpevole una persona che non si e' risparmiata a dire certe cose a mezzo stampa.

Se ne e' infischiato allora e se ne infischia oggi.

Allora non capi' la potenza che avrebbero potuto avere le sue parole? vogliamo dargli anche questa giustificazione?!, diamogliela (era giovane, non capiva bene quello che poteva succedere a dire certe cose,....).
Ma ora sa benissimo a cosa possono portare certe parole dette con troppa leggerezza e quindi ora non e' piu' giustificabile!

Buona giornata
Consuelo

Anonimo ha detto...

Gentile Achille,
le sue obiezioni sono valide, mi sono senz'altro espressa male e inoltre ho detto un'inesattezza. Volevo solamente rilevare il differente trattamento che è stato riservato ai due casi. Nel caso di Sofri, se non ricordo male, fu mobilitata l'opinione pubblica con raccolta di numerosisisme firme, molti parlamentari e firme prestigiose del giornalismo italiano (Ferrara, Lerner) si adoperarono affinché il presidente della repubblica concedesse la grazia. La prima volta fu Scalfaro a rifiutarla, la seconda volta Ciampi era disponibile a concederla ma incontrò la ferma opposizione del Ministro Castelli. Nel caso di Contrada, invece, non ho visto mobilitarsi pressoché nessuno.
La disparità di trattamento da parte dei mezzi di informazione mi sembra evidente: contro la concessione della grazia a Contrada si è verificata un'alzata di scudi generale ( con ragione, dati i reati per i quali è stato condannato), mentre nel caso di Sofri i suoi potenti amici giornalisti e politici hanno indirizzato in senso favorevole l'opinione pubblica e un presidente della repubblica, Ciampi, era favorevole alla concessione della grazia, nonostante il reato per il quale Sofri era stato condannato fosse gravissimo e una condanna definitiva di quella stessa magistratura che aveva condannato Contrada. Pochissime voci hanno manifestato il loro disappunto.
Se Sofri è l'uomo che non si è mai pentito e che rilascia dichiarazioni come quelle che si leggono in questo post, come mai tanti politici e giornalisti si sono schierati dalla sua parte e si è rischiato di concedergli una grazia non richiesta, rischio evitato solo grazie al Ministro Castelli che chiamò in causa la Corte Cotituzionale?
La prego di non arrabbiarsi, e nonostante non abbia ricambiato il mio cordiale saluto, ritorno a salutarla con cortesia e rispetto.
Irene

Anonimo ha detto...

Nulla da eccepire da parte mia, e nulla da aggiungere, su ciascun intervento di Achille. Ne condivido interamente, su questo argomento, il pensiero.

Anonimo ha detto...

p.s.= in riferimento all'affermnazione del sign. Achille che "I fatti, allo stato, sono che né Contrada NE' SOFRI hanno avuto la grazia.

Dunque, manca il fatto sul quale lei fonda la sua tesi di una violazione dell'art. 3 della Costituzione.

Contrada e Sofri stanno ricevendo, al momento, lo stesso trattamento."

1 Mi scusi se ancora insisto nel riportare il mio pensiero per confutare questa sua affermazione:

"Non posso non rilevare le evidenti differenze di trattamento e quindi la mancata applicazione del principio di uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. Mi sembra purtroppo che in Italia, per ricevere la grazia O OTTENERE GLI ARRESTI DOMICILIARI, sia importante avere gli amici giusti, solamente questo. Si tratta naturalmente di una mia criticabilissima opinione"

I detenuti Sofri e Contrada, a mio avviso, non godono affatto dello stesso trattamento di fronte alla legge: è vero che entrambi non hanno ottenuto la grazia (ma Sofri, come ho detto precedentemente,è stato a un passo dall'ottenerla), ma attualmente Sofri si gode gli arresti domiciliari mentre Contrada si trova nuovamente in carcere.
Io, semplicemente, non sono d'accordo con lei nel condiderare ciò uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge.

Irene

Anonimo ha detto...

Buongiorno.
Vorrei aggiungere poche parole a quelle (davvero ottime) ottime scritte da Achille.
Penso che chiunque di noi durante la vita abbia in astratto potuto imboccare strade pericolose.
Chi non l'ha fatto certamente non è un'eroe, ma neanche può passare per un soggetto amorfo rispetto a coloro che, invece, hanno saputo "osare".
Al netto delle passioni fiammeggianti e degli oggettivi riscontri di evoluzione civile degli anni '70, quella generazione ha mostrato, alla distanza e alla prova dei fatti, sentimenti meno nobili e ancor meno meno radicati rispetto alle premesse.
Non è un caso che i più aggressivi di quegli anni hanno mantenuto nel tempo solo la loro "aggressività" e adesso militano nella parte politica opposta a quella in cui erano schierati.
Mi viene sempre in mente il libro di Antony Burgess "Un'arancia a orologeria" (da cui è tratto il film "Arancia Meccanica") e la sorte del suo protagonista.
Non credo -e a ragion veduta- di dover/poter imparare qualcosa di positivo dall'esperienza umana e politica di Sofri (e tanto meno dal suo stile linguistico che considero un'ulteriore prova del dominio della forma, dell'orpello e dell'autoreferenzialità sintattica sulla sostanza e la concretezza del vivere politico).
D'altra parte, in quegli anni, mentre Sofri scriveva quelle frasi su Lotta Continua, Pier Paolo Pasolini ne scriveva delle altre di contenuto radicalmente diverso (penso alla poesia sugli scontri di Valle Giulia del marzo del 1968 alla quale parteciparono alcuni soggetti divenuti poi grandi sostenitori della destra del '94).

Desidero segnalarvi un video a mio avviso molto indicativo:
http://it.youtube.com/watch?v=s6zNq7aUpow

Francesco Messina

Anonimo ha detto...

Davvero non ne verremo mai fuori da tutto questo?
Ha ragione il dottore Achille Dice parole sagge e per questo difficili da accettare dalla moralità-amoralità comune.Io rubo e allora?guarda quanti ladri che ci sono in giro!Il buddismo ha ragione quando dice che gli altri e l'ambiente sono il nostro specchio.Rileggete le parole scritte da tutti noi ne ho avuto paura perchè non è così che potremo avviare il cambiamento profondo di questa nostra società che sta subendo un inarrestabile FURTO di valori.Le madri di Plaza de Majo hanno contribuito con le loro marce silenziose a cambiare la società argentina ma nello stesso tempo hanno preteso ed ottenuto che ogni singolare militare o uomo politico,o cittadino colpevole di violazioni venisse giudicato e dove giusto condannato.Nessuno, dico nessuno,cittadino ha cercato di giustificare i colpevoli richiamando le colpe di altri.La mia fede buddista mi ha insegnato che gli altri e sono il mio specchio.Prima di "pulire" lo specchio devo pulire me stessa altrimenti vedrò sempre immagini appannate.
Graziella

Anonimo ha detto...

Gentile dott. Achille, ho scritto intorno alle 12 ma ho rinunciato a postare; dopo aver letto il Suo ultimo post ci ho ripensato...anche per una casuale "affinità elettiva".----
In sostanza Lei vuol dire ( ed io concordo) che il "benaltrismo" non è una giustificazione, non è una mezza assoluzione, non è il "bicchiere mezzo pieno" (che pare un gioco di prestigio!). E quindi Lei è un assolutista, come dogma al pari del sacerdozio cattolico, cui dal Papa all'ultimo prete di frontiera non vuol sentir parlare di "relativismo etico"? (affine al benaltrismo...mentre si pretende "reciprocità" da chi non lo si ritiene alla pari, inferiore in civiltà; ricordate il B. della "civiltà superiore"...non da meno della maglietta dell'infelice provocazione di Caldaroli) Salvo poi, però, ad accettare in assoluto la mezza verità...di una sentenza?
Io, come il signor "b", sono piuttosto scettico, ma non mi si faccia passare per "pessimista...che è un ottimista che ha conosciuto il mondo"(è informato: cosa fastidiosa per alcune - caste - categorie da "numero chiuso"; io al contrario preferisco l'interlocutore che sappia di quello che faccio e si addentri... se uno agisce a fin di bene comune, con perizia, corre solo il "rischio" di essere apprezzato).
Il relativismo "è una delle conquiste del pensiero più importanti degli ultimi secoli". .. "la tua idea non è uguale alla mia, ma io mi batterò fino alla morte affinché tu possa esprimerla"..." e bisogna ricordare che quella che si oppone perfettamente al relativismo, si chiama assolutismo".
Ora mi si consenta un' eresia: quanta "assolutezza" può contenere una (quella) sentenza "mezza" piena (per Lei) o mezza vuota (per b) se si continua a discettare su come "separare le ...2 verità": del PM (sempre solo accusatore o relativamente difensore...della verità...rivelata - o "Marin...ata? - da chi?) e del giudice ...che dovrebbe emettere solo sentenze di condanna in totale e assoluta certezza; e non sotto spinta emotiva dell'opinione pubblica (in casi come questi) o con non chalance, disinvolta superficialità, se si tratta di "un comune mortale" (locuzione, anche questa, fastidiosa per un giudice che l'associa a "vittimismo": lo dico ora che è stato (o si è) trasferito...troppo tardi, per me). Io non sono per nulla soddisfattto (anche del sol sentire) dare per scontato che la verità processuale non è quella reale.Come per diagnosi incerte, meglio non pronunciarsi che riempire pagine di ricettari con farmaci di solo effetti collaterali: "In dubio pro reo". O nulla...! A meno che il numero delle sentenze e il numero delle ricette siano finalizzate e determinanti per una certa carriera...che non lo si puo' arrestare nemmeno a fronte della morte di innocenti? Colpa solo del Csm? (il vice pres. Giovanni Verde glissava vantando di aver avviato circa 400 provvedimenti ....come il predecessore del giudice Salvemini - in "Tutti dentro" - che gli passò qualche centinaio di fascicoli tenuti in frigo?). Mai un "mea culpa"... magari di un (giudice) cattolico, osservante e praticante? Con doverosa stima, Mauro C.

Anonimo ha detto...

"Ognuno la pensa come vuole": In questa massima sta il relativismo che accetto e che, anzi, può esser utile allo sviluppo del pensiero umano.

Non accetto, invece, che del relativismo si faccia un dogma e si cerchi di imporlo a tutti, come avviene da parte di molti soggetti.

Perché se si "impone" agli altri di essere relativisti si cade in un'evidente contraddizione.

Riguardo a Voltaire e agli altri massoni che vengono sempre sommamente pubblicizzati, sarebbe bene non prenderli come esempio.

Cito, a riguardo, alcuni passi di questo illuminista sulle popolazioni nere, tratto dal suo "Saggio sui costumi":

“Sono, per natura, gli schiavi degli altri uomini. Essi vengono dunque acquistati come bestie sulle coste dell'Africa”.

"...si può dire che se la loro intelligenza non è di specie diversa dalla nostra, essa è molto inferiore. Essi non sono capaci di grande attenzione. (...)Sono originari di quella parte dell'Africa, come gli elefanti e le scimmie".

Corentemente, il buon Voltaire ne trasse adeguato, materiale, profitto, giacché mercanteggiò anche lui con i trafficanti di schiavi ... alla gloria del grande architetto dell'universo !

P.S. - Se interessasse il pensiero di Voltaire anche sugli Ebrei, eccolo: "Non troverete in essi che un popolo ignorante e barbaro, che unisce da molto tempo la più sordida avarizia alla più detestabile superstizione e al più tenace odio per tutti i popoli che li tollerano e li arricchiscono".

baron litron ha detto...

tanti citano Voltaire, ma si sono mai chiesti se quegli avrebbe difeso l'altrui opinione anche quando questa avesse comportato la sua (di Voltaire) condanna a morte? io non credo, le belle frasi pronunciate al sicuro del proprio salotto sono molto più frequenti delle belle parole declamate a vero rischio della propria libertà o sopravvivenza.....

quanto a Sofri, la questione a me non pare tanto complessa:

Calabresi era un bravo poliziotto.
per questo pestò i piedi a parecchia gente, e non certo del tipo più onesto e innocuo (d'altronde era il suo mestiere)
dopo la morte di Pinelli, Sofri scrisse di tutto e di più, accusando Calabresi della sua morte e incitando "il proletariato" ad ammazzarlo (e non ha smentito quegli scritti dopo l'omicidio, né se ne è mai mostrato dispiaciuto, sostenendo anzi sempre che Calabresi in fondo "se la fosse cercata").

"ignoti" (nel caso non sia stata LC) ammazzano Calabresi.

delle due, allora, l'una:
- Sofri fu davvero il mandante (intenzionale o irresponsabile), e allora torni in galera e (per cortesia) stia zitto
- Sofri non fu il mandante, e allora non cerchi sordide giustificazioni per un omicidio, ma piuttosto parole di conforto per i famigliari, e di contrizione per quanto scritto sulla persona e sulla vicenda. e non trent'anni dopo, ma da subito.

perché un conto è essere cretini, arroganti e criminali, minacciando pubblicamente e per scritto la vittima designata, e poi facendola uccidere.
un altro è essere cretini, arroganti e basta, non rimangiandosi immediatamente le parole scritte nel caso la vittima venga uccisa da qualcun altro.

"qualcun altro" che in questo caso sarebbe criminale e furbo assai, avendo approfittato magistralmente della situazione: quale occasione migliore per togliersi di torno un simile fastidioso "segugio", di una gogna mediatica già pronta, sia per la vittima che per coloro che mettendola in piedi immediatamente sarebbero stati individuati come carnefici?

io trovo (e non da oggi) la prosa e le idee di Sofri di uno squallore morale impressionante. personalmente le evito, ma c'è chi non lo vuole e non lo può fare. e ad essi va tutta la mia stima.

baron litron

Anonimo ha detto...

Per Irene (commento delle 14.48).

Gentilissima Irene,

scrivo questo commento per scusarmi con lei per due ragioni.

Una di forma e una di merito.

Nella forma, per essere apparso scortese e brusco. Non ho ricambiato il suo cortese saluto e ho usato espressioni dirette e troppo categoriche.

La ragione - CHE NON MI GIUSTIFICA - è che ho scritto di fretta, perchè dovevo scappare a fare altro e "la gatta frettolosa fa i gattini ciechi".

Nel merito, perchè non ho prestato la dovuta attenzione ai suoi argomenti.

Sono assolutamente d'accordo con lei sul fatto che Sofri ha beneficiato di un trattamento privilegiato e in questo privilegio il più grave e deplorevole è quello di essere trattato come una specie di eroe invece che come un normale condannato per omicidio.

La ragione per la quale la mia risposta è stata dura - e ancora me ne scuso sinceramente - è che questo, a mio modesto parere, non dovrebbe servire a invocare uguali privilegi per un'altra persona pure condannata per fatti gravissimi.

Ciò che in sostanza mi duole è che in Italia si fa sempre un discorso "al ribasso". "E' vero che quello è un corrotto, ma ci sono altri peggiori". "E' vero che meriterebbe di stare in carcere, ma un altro è uscito".

In sostanza, premesso che sono assolutamente d'accordo con lei sulla inaccettabilità del trattamento di favore offerto a Sofri - basti pensare che un sacco di grandi intellettuali ha preteso che gli dessero la grazia addirittura senza che la chiedesse - mi dispiaceva che questo divenisse un argomento a favore di un uguale trattamento di favore per Contrada.

Ciò che intendevo auspicare è che si affrontassero i fatti uno per uno giudicandoli per ciò che sono, senza ogni volta parlare di altro e di altri.

Le porgo ancora le mie scuse più sincere e la prego di volerle accettare insieme a un saluto sinceramente caro.

Achille

Cinzia ha detto...

Grazie dott.Messina
non avevo mai visto quel video di Pasolini. Lui è stato davvero l'unico in quegli anni ad avere il coraggio di dirglielo in faccia e pubblicamente a quei ragazzetti pseudo rivoluzionari viziati che infondo erano solo dei borghesi rivestiti. Non a caso nessuno aveva abbastanza valore per criticarlo, ma nessuno lo sopportava a sinistra.
Troppa intelligenza e onestà.
Lo dimostra il fatto che nonostante fosse stato chiaramente ucciso dalla destra nessuno ha mai cavalcato le sue commemorazioni.
Non credo che in Italia ci sia mai stato fino ad oggi un intellettuale migliore di lui, altro che Sofri!

Vittorio Ferraro ha detto...

Non riesco a spiegarmi perchè Sofri si sia deciso proprio adesso a ritornare su tali fatti.

Certo è che quelle frasi - che ho riletto più volte - mi sembrano orribili.

Non mi piacciono le parole di Sofri. Non mi piacciono le parole di La Russa e neanche quelle di Alemanno.

Non ci sto al sonno della Storia.

Anonimo ha detto...

Gentile Achille,
la ringrazio per le scuse e per la sua risposta. Vorrei solo aggiungere alcune considerazioni a quanto da lei detto:

"La ragione per la quale la mia risposta è stata dura - e ancora me ne scuso sinceramente - è che questo, a mio modesto parere, non dovrebbe servire a invocare uguali privilegi per un'altra persona pure condannata per fatti gravissimi."


io non intendo affatto invocare privilegi per un'altra persona. Un diritto non può essere un privilegio concesso arbitrariamente. Un detenuto che attesti con più perizie mediche (sovente effettuate da più periti, e non solo della parte in causa, ma anche dello stesso Tribunale di Sorveglianza)di avere titolo per ottendere gli arresti domiciliari (e a parte le perizie, anche un cieco vedendo Contrada sarebbe concorde con le famose perizie), deve avere facoltà di farlo, perché non si tratta di un privilegio, ma di un suo diritto.
Il problema è a monte: non si riesce a garantire che tutti i cittadini siano uguali davanti alla legge, il che significa essere uguali di fronte alla pena e controllare efficacemente che non si verifichino palesi abusi di detenuti che non avrebbero affatto titolo per godere di un simile trattamento privilegiato. Significa essere tutti assoggettati a una regola certa. Questo è uno stato di diritto.Un detenuto non perde i suoi diritti costituzionali. Un cittadino non deve correre il rischio di morire in galera perché abita nella città sbagliata, perché non ha gli amici giusti. Questa non è giustizia, e si tratta di un pericolo che riguarda tutti noi. Il caso Contrada, poi, mi sembra un esempio eclatante di ciò: a luglio il tribunale di sorveglianza aveva accettato, sulla base di perizie mediche che non lasciavano dubbio in materia, che Contrada versava in condizioni gravi. Com'è possibile che solo pochi mesi dopo la Cassazione in tempi record abbia pochi giorni fa annullato la decisione del tribunale di sorveglianza rispedendo il detenuto Contrada a marcire in una prigione militare, senza permessi per andarsene a spasso o lavorare a differenza di Sofri o Priebke, tanto per citare alcuni esempi di criminali che hanno ottenuto invece gli arresti domiciliari. Ho sempre pensato che l'ingiustizia che colpisce una persona, anche se si tratta di un condannato, debba riguardare tutti.

Cordiali saluti,grazie per la Sua cortese attenzione

Irene

Anonimo ha detto...

Gentile Vittorio Ferraro,
forse mi sono sbagliato e chiedo scusa.
Non capisco il motivo per il quale Sofri, assassino per la giustizia italiana (che lo riconosce tale per aver commesso un delitto per il quale egli continua a dichiararsi innocente e che, per la stessa giustizia, nulla c'entra con il terrorismo) non possa dire la sua, nel momento in cui, un organismo internazionale, considera quel delitto come atto di terrorismo.
Nulla da eccepire in merito alla decisione dell'ONU. Ma chi, al posto di Sofri (se condannato innocentemente), potrebbe rimanere in silenzio di fronte ad una tale contraddizione?
b

Vittorio Ferraro ha detto...

Gentile Bartolo,
Sofri può ben dire la sua. Ci mancherebbe altro!
Non ho inteso dire che debba essere condannato anche al silenzio.

Solo che non riesco a capire perchè abbia deciso di parlare, e in quel modo, proprio adesso.

Anonimo ha detto...

Ho letto con un'iniziale diffidenza il libro di Mario Calabresi "Spostando la notte più in là" ed. Mondadori.
Sono rimasto invece sorpreso e colpito dalla compostezza, dalla dignità, dal profondo senso dello Stato con cui l'autore racconta il dramma di una famiglia tragicamente distrutta dall'insensatezza di quegli anni.
E' un testo senza rancore, che insegna tante cose a tutti noi...che apprendiamo anche su quali valori si fondava la Famiglia Calabresi.
Ne consiglio la lettura, auspicando l'adozione come libro di testo o sussidio storico/didattico nelle scuole.
Per Sofri parla la sentenza di condanna, che ha passato i tre gradi di giudizio previsti dal nostro Stato di Diritto.
Da Sofri mi aspetterei il pudore del silenzio...ricordando tuttavia a me stesso che "l'azione qualifica sempre chi la compie e mai chi la riceve": Sofri è quello che traspare dalle sue dichiarazioni di oggi, come dai proclami di allora!

Anonimo ha detto...

"Sofri può ben dire la sua. Ci mancherebbe altro!"

E allora perché non dare la parola anche a Donato Bilancia ? :)

Forse perché non era il capo di Lotta Continua ?

Anonimo ha detto...

Un piccolo contributo al dibattito.

Sofri fu ritenuto responsabile del delitto Calabresi e, pur essendo incensurato, non gli furono concesse le attenuanti generiche.

Se avessero accolto la richiesta della difesa di concessione di tali attenuanti, il delitto si sarebbe prescritto e Sofri non avrebbe fatto un giorno di galera.

La Cassazione motivò il diniego affermando (più o meno) che non era meritevole della concessione a causa del suo comportamento processuale.

Se un imputato è veramente innicente (può anche capitare ...) e si difende proclamando la sua estraneità, non merita la concessione delle attenuanti generiche !

L'accusatore di Sofri, invece, le meritò e per questo è libero .

Mica male, no !?

Anonimo ha detto...

Per Anonimo delle 18.08.

Gentile Anonimo,

mi permetta di dirle, nel pieno rispetto della sua opinione, che i suoi argomenti mi appaiono paralogici, come accade sempre quando si sovrappongono questioni sostanziali a questioni processuali.

Com'è noto, il sen. Andreotti ha negato di conoscere i cugini Salvo.

Successivamente su questo punto è stato smentito ed è stata raggiunta la prova che questa sua difesa era mendace.

Ci si può interrogare per anni sul perchè abbia negato una circostanza che, in un bilancio complessivo fatto con il senno del poi, sarebbe stato meglio ammettere.

Ma questo tipo di analisi non serve a niente.

Le offro una possibile soluzione.

Quando Andreotti viene interrogato sui suoi rapporti con i Salvo pensa che non accadrà mai che si ritrovi rinviato a giudizio per concorso in associazione mafiosa e fa un conto costi/benefici mettendo su un piatto della bilancia un processo che pensa di vincere a mani basse e sull'altro piano il grande danno politico che gli deriverebbe dalla ammissione dei rapporti con i Salvo.

Poi la storia prende un'altra piega. Il processo si fa e si fa di brutto.

Ma a quel punto i piatti della bilancia sono cambiati.

Su uno c'è il danno che deriva dal resistere su una linea difensiva che traballa e sull'altro c'è il danno - enorme, sia processualmente che politicamente - che deriverebbe dal confessare "Si, è vero, sui miei rapporti con i Salvo ho mentito".

Adatti il ragionamento al caso Sofri.

Mi permetta di dirLe rispettosamente che l'argomento "Se fosse stato colpevole gli bastava confessare per ottenere la prescrizione" non è un vero argomento e può essere usato solo se non si conoscono davvero in profondità le dinamiche di un processo.

Un argomento simile viene speso frequentemente dalla difesa, quando è disperata, in processi nei quali, per fare un esempio, la pistola usata per l'omicido viene trovata a casa dell'assassino.

Il suo avvocato chiede polemicamente: "Ma signori giudici, secondo voi, se il mio cliente fosse l'assassino, si sarebbe tenuta in casa l'arma del delitto?".

Si tratta del tentativo di capovolgere la logica delle cose, andando dalle conseguenze al fatto invece che dal fatto alle conseguenze.

Anche alla signora Franzoni, con il senno di poi, sarebbe convenuto confessare. Ma il fatto che non abbia confessato non prova proprio nulla.

Concludendo, su Sofri le potrei dire mille cose. Si accontenti delle seguenti: Sofri aveva una convinzione molto radicata di farla franca (e le devo confessare che anche io pensavo che sarebbe finita così).

Aveva la certezza che un enorme numero di persone si sarebbe speso per evitargli la condanna o infine, se del caso, la pena.

A questo link potrà leggere un articolo di Luca Telese che fa un elenco - neppure completo - delle infinite solidarietà sulle quali Sofri sapeva di poter contare.

Confessare quando sarebbe servito per ottenere le generiche aveva senso solo in presenza di una prognosi infausta sul processo, durato ben "22 gradi", fra ricorsi, impugnazioni, revisioni, controricorsi, eccetera.

Confessare quando si è capito che sarebbe finita male - cioè solo al 22° grado - sarebbe stato del tutto inutile ai fini del processo e avrebbe tolto a Sofri questo assurdo ruolo di eroe che gli attribuisce una enorme fetta di persone che ha bisogno - per se stessa - di credere che quelli di Lotta Continua non erano ciò che erano, ma tanto brave persone.

Achille

Anonimo ha detto...

Gentile Achille,
pieno rispetto merita la sua opinione, altrettanto meritano quelle altrui.
Tanto per essere preciso, mi sono stati e continuano ad essermi antipatici i "lottacontinuisti". Ma questo non toglie che soltanto un sistema giudiziario barbaro può far pagare chi sbaglia, oltre le proprie responsabilità, per poi premiare i finti collaborazionisti. E contribuendo così, grazie anche alla magistratura, alla costruzione dell'attuale stato che più indegno era difficile immaginare.
b

Anonimo ha detto...

Qualche pillola di sapienza...antica (per "l'affair Dreyfus-2"?):
"La filosofia non serve a nulla, dirai; ma sappi che proprio perchè priva del legame di servitù é il sapere più nobile".(Aristotele)

"Disapprovo ciò che dici, ma difenderò alla morte il tuo diritto di dirlo". (Voltaire)

"Il dubbio non è piacevole, ma la certezza è ridicola. Solo gli imbecilli son sicuri di ciò che dicono". (Voltaire)

"Se un uomo parte con delle certezze finirà con dei dubbi; ma se si accontenta di iniziare con qualche dubbio, arriverà alla fine a qualche certezza".(F.Bacone) per i PM?

"Chi cerca conferme le trova sempre". (Popper)

"Non esistono fatti, ma solo interpretazioni". ( Nietzsche )

"Non men che saver, dubbiar m'aggrata". (Dante, Inferno XI)

"Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze". (Bobbio)

"ll falso è suscettibile d'una infinità di combinazioni, ma la verità ha solo un modo d'essere".(Rousseau)

"Occhio per occhio... e il mondo diventa cieco". (Gandhi)

Di fronte a tanta saggezza, mi pare il caso di dire, no comment Mauro C.

Anonimo ha detto...

Ancora Voltaire ?

Forse non ha letto i brani di quel "furbetto" che Le avevo esposto poc'anzi.

Adesso ci mette pure Rousseau, che fu il massimo esponente dell'idea del totalitarismo, dal quale si svilupparono in seguito marxismo, fascismo e nazismo.

Per Rousseau, infatti, la democrazia non può esistere in un grande stato, nel quale è invece auspicabile che sia un piccolo gruppo di persone "illuminate" ad assumere il potere.

Suo è il mito del "buon selvaggio".

Soprattutto è lui a dire, con forza, che non esiste un bene e un male oggettivo, riducendo l'uomo a una sorta di vegetale, che deve essere "coltivato" da chi comanda, anche contro il volere della maggioranza.

La sovranità popolare non è infatti per Rousseau la sovranità della maggioranza della popolazione, ma quella di un piccolo gruppo di cittadini da lui detti, guarda caso ... "Magistrati" !

Anonimo ha detto...

Da Wikipedia:

"Il terrorismo è una forma di lotta politica che consiste in una successione di azioni clamorose, violente e premeditate (attentati, omicidi, stragi, sequestri, sabotaggi, ecc.) ai danni di nazioni, governi, gruppi etnici o fedi religiose.
In genere, le azioni terroristiche hanno per scopo principale non tanto la distruzione e la morte in sé, foss'anche su vasta scala, quanto la risonanza mediatica che le azioni stesse hanno: si sfruttano i mass-media come cassa di risonanza che, amplificando le gesta dei gruppi terroristici, ne creano la "leggenda";un'aura di potenza richiama nuovi aderenti alla causa e scoraggia la popolazione dall'opporsi. Scopo finale e' la modifica (o la distruzione) dello status quo.
Per questo motivo molte azioni terroristiche prendono di mira persone, monumenti, edifici o luoghi con un forte valore simbolico e molto presenti nell'immaginario popolare. (...)"

E' evidente che all'epoca il commissario Calabresi era una persona simbolo. Le decisioni le prendevano altri nelle loro stanze al riparo dagli sguardi, pero' quello che andava a prendere il caffe' al bar in mezzo alla gente era lui. Era lui il volto delle istituzioni.
Colpire lui voleva dire colpire le istituzioni, senza soffermarsi sul fatto che non era il vertice della piramide, un omicidio gratuito.
Chi teorizzava la sua uccisione sapeva benissimo che anche se fosse avvenuta, come poi lo e' stata, non avrebbe cambiato le carte in tavola.
Questo rende ai miei occhi ancora piu' colpevole chi usava la stampa per decidere della vita e della morte di una persona.
Per quanto mi riguarda nemmeno uno stato se lo puo' permettere, figuriamoci una persona qualunque.

Se Sofri non era d'accordo con l'essere ricordato come un terrorista, visto che, da quello che posso aver capito, lo stato italiano non lo ha accusato/condannato per quello, allora poteva mandare un lettera agli organizzatori (ONU New York) in cui elencava tutte le sue ragioni, magari aggiungendo due righe con la richiesta di tenere privata la sua richiesta per non riaprire le ferite che volente o nolente aveva procurato.

Questo avrebbe fatto una persona per bene, una persona che pur ritenendosi innocente dell'omicidio avesse capito quanto le sue parole a mezzo stampa avessero potuto fomentare l'odio che si respirava in quegli anni.
Avrebbe fatto meglio, a mio parere, a mantenere il cosi' detto 'basso profilo'.

Ecco perche' le parole dette oggi, dopo tanti anni, sempre a mezzo stampa (gli piace e parecchio far parlare di se'), in sfregio alle persone che in quella vicenda si trovarono coinvolte, sono ancora piu' ingiustificabili di quelle di allora.
Evidentemente dopo tanti anni non ha ancora capito cosa vuol dire avere rispetto per gli altri, e per 'fortuna' 'oggi è uno dei massimi intellettuali che esprime il nostro Paese'!?.

Buona giornata
Consuelo

Anonimo ha detto...

Illustre Achile,
con tutta evidenza devo aver scritto “cose” non troppo comprensibili se, in una sintesi molto efficace che Lei fa, il mio pensiero viene riassunto nella frase “Se fosse stato colpevole gli bastava confessare per ottenere la prescrizione.”
Certo, se avessi voluto esprimere il concetto da Lei riferito, altro che “paralogico”…. avrei meritato l’appellativo di parac…
Per sua informazione Le rendo noto che all’atto dell’incriminazione di Sofri io, che pure sono sempre stato di sinistra, mi dissociai pubblicamente da quanti espressero acriticamente solidarietà nei suoi confronti. Non ho quindi bisogno di leggere Telese che, per quel che mi riguarda, ogni volta che appare in televisione dice “cose” che non mi appassionano.
Non ho neanche pensato minimamente di mettere in discussione l’esito dei giudicati.
Ho voluto dire altro e precisamente che se i magistrati avessero riconosciuto la concessione delle attenuanti generiche a Sofri (incensurato) egli non sarebbe finito in galera. E tutto sarebbe stato diverso, in un certo senso.
Quando negli Usa eseguirono la condanna a morte di Caryll Chessan (“il bandito dalla luce rossa”), nel mondo ci fu una levata di scudi perché, dato il tempo trascorso tra la commissione del reato e l’esecuzione della sentenza, in buona sostanza si uccideva un uomo che non era lo stesso che aveva commesso il reato.
E in questo blog (nel quale appaiono scritti interessantissimi di magistrati e giuristi) ho creduto fosse interessante far rilevare come una sentenza della Cassazione –a mio giudizio- non avesse fatto buon governo di norme di diritto.
Non a caso iniziavo : “un piccolo contributo al dibattito”.
Sono del parere, quindi che tutto quanto riferito su Andreotti, Franzoni, sui politici e sugli avvocati che pronunciano battute da avanspettacolo non riguardi ciò che io ho scritto.
Almeno credo.

Anonimo ha detto...

Cara Consuelo,
ma Tu come li immagini gli intellettuali?
Un affettuoso Saluto
bartolo.
p.s.
Con riferimento a Pasolini, citato dalla stimata Cinzia quale esempio di vero intellettuale, ho sempre nutrito il dubbio che si sia voluto suicidare. Tanto era lo schifo che lo circondava in quel periodo storico.

Cinzia ha detto...

Chissà come mai questa definizione di terrorismo così ben delineata dall'ONU calza perfettamente con i comportamenti non solo di cellule come Brigate Rosse e AlQaida ma anche di nazioni come America, Russia, Israele, tanto per citare i più potenti, ma poi a ruota vengono tutti gli altri, Italia compresa, che ovviamente si ritengono autorizzati a comportamenti terroristici senza peraltro essere definiti come tali. Questi non hanno bisogno di scrivergli all'ONU perché ci stanno seduti e anche comodi!
Due pesi e due misure, pessimo esempio di equilibrio mondiale che servirà sempre e solo a fare il gioco dei potenti, anche da parte di quegli illusi, se non collusi, che pensano di poter lottare con le armi.
Questo allarga troppo il discorso?
Beh scusatemi ma sentire parlare di terrorismo mi scatena la nausea.
Il nostro stato in quegli anni si è avvalso di metodi terroristici manipolando i terroristi stessi.
Ciò non solleva i terroristi dalle loro responsabilità, ma rende lo stato corresponsabile e sinceramente vederlo ergersi a giudice nascondendo le mani insanguinate, ancora e tuttora mi fa molta, molta rabbia.
Noi cittadini poi andiamo sempre alla ricerca del colpevole da additare, non ci interessa impegnare meglio il nostro cervello per capire la complessità dei disegni, ci basta uno scarabocchio per essere contenti e non capiamo che in questo modo ci rendiamo complici anche noi.
Diveniamo grigia opinione pubblica, che giudica, semplifica, condanna o assolve secondo ciò che le è stato dato in pasto per provocare la solita banale reazione emotiva.
Non lo potremo mai analizzare con chiarezza quel periodo storico se non assegniamo ad ognuno le sue responsabilità.
Le vittime restano vittime e non ci piove, ma i responsabili materiali, i veri mandanti e manovratori occulti ancora non abbiamo il coraggio di vedere chi sono davvero.
Tanto meno lo stato se ne prenderà mai carico de-secretando ciò che sarebbe veramente utile per sapere o lasciando parlare chi veramente sa.
Parla Sofri, per non dire un bel niente di niente se non scempiaggini che ancora alimentano l'odio. A me invece piacerebbe sentir parlare Moretti, quello sì che ne avrebbe di verità da raccontare se solo volesse... morire in pace, perché questa sarebbe la sua fine se parlasse davvero.

Cinzia ha detto...

Caro Bartolo, suicidare lucidamente forse non dirrei, ma vero è che andare incontro alla morte con la consapevolezza che aveva lui è stato un atto di sprezzante coraggio e di ennesima denuncia.
La più terribile, la più cruda, quella testimoniata con il sacrificio della vita.
E con quella ci ha dimostrato e ancora ci dimostra quanto sappiamo essere ipocriti. Visto l'esito.

Anonimo ha detto...

Ciao Bartolo,
per me gli intellettuali sono persone che usano il loro intelletto (scienza, sapienza, intelligenza, arte) a favore della societa'.
C'e' chi ci mette la forza lavoro (i lavoratori), e chi ci mette l'intelletto (gli intellettuali).
Ovviamente sempre in favore e non contro gli altri.
L'intelletto serve per progredire non per arretrare, la violenza non porta mai un miglioramento, almeno questo mi ha insegnato la storia.(ah... e' vero ma io sono andata a scuola prima della brocca-jervolino e delle tre 'i', mi e' toccato anche studiare 'educazione civica' con tanto di libro di testo!).
Una persona che professa violenza puo' portare ad un miglioramento della societa' civile? per me no.

Sono un po' troppo idealista?! che ci vuoi fare, sara' la mia giovane eta'! ;)

Un grosso abbraccio
Consuelo

Anonimo ha detto...

Parzialmente OT:

A proposito di intellettuali (nel senso che se usassero l'intelletto, cioe' se collegassero il cervello prima di aprir bocca, ci farebbero una figura migliore).

Il sottosegretario alle comunicazioni Paolo Romani, ha detto pubblicamente in Sardegna:

"Ci sono programmi di Raitre che fanno pura militanza ideologica".

Siccome parla di una programma serale della domenica, e' lecito pensare che il programma colpito dall'editto sardo è Blue Notte.

Stavolta Lucarelli l'ha fatta grossa! la puntata su mafia e politica non la doveva proprio fare! e pensare che in altri blog gia' durante la puntata si chiedevano se Lucarelli stesse bene, avesse gia' ricevuto minacce, avesse bisogno di una scorta.
La risposta non si e' fatta attendere!

Buona giornata
Consuelo

Anonimo ha detto...

Cinzia, guarda che questo "disco" della c.d. "strategia della tensione" è vecchio e rigato ... non gira più :)

Cinzia ha detto...

Caro Anonimo senza nome,
ma Lei che vuole dire?
nonostante il mio rozzo intelletto se Lei argomenta meglio il Suo pensiero io uno sforzo per capirLa lo posso anche fare, ci provo.
Non vorrei invece mettermi a fare inutili congetture sulla Sua metafora musicale, non conosco il genere di dischi che suona Lei.
E poi c'ho le sinapsi delicate, preferisco non affaticarle in esercizi ginnici senza scopo.
Mi perdoni non è pigrizia, ma solo ottimizzazione delle energie :-]

Anonimo ha detto...

Mi fa molto piacere che Consuelo abbia citato l'esempio della trasmissione di Carlo Lucarelli.
Personalmente non ricordo da quanto tempo non vedevo un prodotto culturale così elevato, analitico e curato sotto il profilo sistematico.
Penso che sia stata una delle pochissime manifestazioni di libertà intellettuale e di coerenza fattuale che si possono rilevare in Italia in questo periodo.
Questo mio giudizio deriva proprio dall'aver constatato che si esposti i "fatti" e non le opinioni.
E al riguardo mi piace ricordare un bellissimo insegnamento di Zagrebelsky il quale ha sostiene che: "Sono regimi corruttori delle coscienze “fino al midollo” quelli che trattano i fatti
come opinioni traducibili in parole che vanno su e giù e instaurano un relativismo
nichilistico applicato non alle opinioni ma ai fatti, in cui la verità è messa sullo stesso
piano della menzogna, il giusto su quello dell’ingiusto, il bene su quello del male; in cui la
“realtà non è più la somma totale di fatti duri e inevitabili, bensì un agglomerato di eventi
e parole in costante mutamento, nel quale oggi può essere vero
ciò che domani è già falso secondo l’interesse al momento prevalente".

Ciò posto, a me sembra che ci sia un peccato originale -e mai emendato- che accomuna gran parte degli intellettuali italiani, anche progressisti.
Infatti raramente ho visto qualcuno di essi mettersi al servizio degli altri e in modo visibile, concreto e costante nel tempo.
Il puro dichiarare di essere dalla parte degli sfruttati si è accompagnato alla propensione a mettersi a capo di essi; esso ha costituito un limite di cui altri interessi e classi sociali hanno approfittato.
Forse non si mai completamente accettata -da parte dell'intellettuale italiano- l'idea che il suo sforzo di acculturare e rendere consapevoli della propria storia e dei propri diritti i più deboli doveva passare preliminarmente da una riflessione critica sulla storia e sulle prospettive che la sua "classe" si è data per molti anni.
Della necessità di questa analisi critica, da realizzare senza sconti e con la più radicale coerenza, pochi si sono accorti.
E fra questi pochi penso a don Lorenzo Milani e a Pier Paolo Pasolini.

A Consuelo e Cinzia lascio il mio indirizzo di posta elettronico per continuare, se vorranno, la discussione sui temi da loro trattati.
ossimoro.fm@libero.it

Francesco Messina

Anonimo ha detto...

Ciao Consuelo,
sei giovane ed idealista?
Ok, ne parliamo tra venti anni allora di intellettuali!
Intanto, ti ricambio l'abbraccio e ti aggiungo un grosso in bocca al lupo per il tuo futuro.
bartolo