mercoledì 17 settembre 2008

La gravissima situazione dell’Assistenza Tecnica Unificata degli uffici giudiziari italiani


Pubblichiamo una lettera aperta inviataci da un gruppo di lavoratori della A.T.U. – Assistenza tecnica Unificata – della amministrazione della giustizia, per raccontare la gravissima condizione nella quale si trovano loro come lavoratori e i delicatissimi servizi a loro affidati dal Ministero della Giustizia.

I lavoratori A.T.U. hanno un sito, a questo link.

_______________


Oltre 15 anni fa, per impellenti esigenze di ammodernamento della struttura pubblica si decise di affidare a società private la gestione dell’informatica giudiziaria.

Scelta a suo tempo sensata, per sopperire alla mancanza di professionalità specialistiche interne.

Scelta però che con il passare del tempo degenera a causa di diversi fattori, non ultima la spesa enorme affrontata per portare avanti l’assetto esternalizzato rispetto al costo che si sosterrebbe avendo degli informatici interni all’Amministrazione.

Pur esistendo infatti delle figure di “esperto informatico” negli organici della Giustizia (strutture DGSIA/CISIA) essi sono numericamente insufficienti e non utilizzati per la stragrande maggioranza dell’attività che vengono invece svolte dagli esterni.

Per quasi un ventennio, quindi, a gestire ed amministrare, nella cosiddetta “Assistenza Tecnica Unificata” (ATU) tutti i dati riservati o meno dei Magistrati e del personale amministrativo, ed a formare lo stesso, sono stati degli individui che grazie alle loro peculiarità (i software della giustizia, tra cui il noto “Re.Ge.” sono conosciuti esclusivamente da chi li utilizza) sono rimasti sostanzialmente gli stessi benché le ditte abbiano subìto periodiche variazioni territoriali, tutto ciò accompagnato da un progressivo deterioramento di tutta l’impalcatura.

Ciò perché mentre da un lato il Ministero è stato più volte inadempiente arrivando ad accumulare decine di milioni di euro di debito nei confronti delle società appaltatrici, dall’altro le stesse società hanno giovato della totale mancanza di controlli sulle condizioni del loro personale per utilizzare buona parte di essi con contratti di “collaborazione” palesemente impropri per un’attività di presidio con orari certificati di inizio e fine ed una accentuata, doppia subordinazione da un punto di vista formale nei confronti delle ditte (assegnazione di sede, programmazione delle ferie etc) ma da un punto di vista sostanziale anche nei confronti del personale interno che coordina e controlla lo svolgimento delle attività informatiche dei vari uffici.

Un tempo dovuti ad un giuramento di segretezza come fossero dei “pubblici” a tutti gli effetti, pian piano grazie alla tanto osannata “flessibilità” si è giunti ad utilizzare i tecnici senza più nemmeno l’obbligo di presentare un casellario giudiziale, benché sia responsabilità della ditta (o almeno lo era nei vecchi contratti ATU, ora non si sa) “garantire” un controllo anche su questi aspetti.

Ma se, come accade, nessuno “controlla i controllori” allora, come osservò un Magistrato su questo punto “la ditta potrà farsi garante presso il Ministero ma chi garantisce verso il cittadino?”

L’apice di ciò si è forse raggiunto con la paradossale storia avvenuta in Campania, Puglia e Molise l’anno scorso, quando 100 informatici vennero praticamente “affamati” dalla loro società che accumulò cinque mesi di arretrato sulle retribuzioni, in uno squallido scaricabarile tra ditta, consorzio e committente sulla responsabilità di quanto accadeva.

Solo dopo denunce a mezzo stampa, l’inizio di vertenze legali e l’interessamento di alcuni Parlamentari la situazione fu sbloccata, a nulla valsero le precedenti e più “discrete” richieste di aiuto inoltrate a funzionari del Ministero, dal più basso livello al più alto, che ricevevano un “mi dispiace” come massimo risultato.

A questo punto, la domanda che poniamo: è credibile, morale, civile, che il Ministero della Giustizia, il committente, abbia fatto “orecchie di mercante” rispetto ad una situazione del genere, trincerandosi dietro discutibili interpretazioni di lacunosi contratti di appalto?

Come è possibile che a fronte di segnalazioni inoltrate anche dai sindacati del comparto Giustizia non sia mai stata nemmeno avviata una formale indagine conoscitiva, una ispezione, una qualsiasi cosa diversa da una evanescente “moral suasion” (unica cosa che il Ministero dice di aver fatto), mirata a “normalizzare” progressivamente la situazione, evitando che negli Uffici Giudiziari circolino pretesi “consulenti” e/o impiegati alla bisogna non stipendiati, licenziati e riassunti a mò di stagionali, “travasati” allegramente tra società a volte collegate perché conviene (non certo al lavoratore) insomma bistrattati precari “a vita” ma con un livello di accesso ai dati a volte superiore a quello degli stessi Magistrati?

A tal punto giunge la predominanza dell’interesse privato sul pubblico?

Ed ancora: come è possibile che le ricorrenti “relazioni” che denunciano mancanze di uomini, mezzi, fondi, si limitino a parlare di un “servizio di assistenza sistemistica ed applicativa” sempre a rischio, senza sottolineare che tale servizio in una elementare logica di risparmio e sicurezza andrebbe finalmente “riassorbito” (come da più parti richiesto anche in sede politica, tramite procedure concorsuali agevolate per coloro con sufficiente anzianità di servizio) all’interno dell’Amministrazione?

Non lo sappiamo. Andiamo avanti.

Il 2007 termina con numerosi licenziamenti di informatici di esperienza pluriennale negli Uffici Giudiziari, a causa dei “capricci” di bilancio dei Governi (essendo noi di fatto lavoratori “in intermediazione” per il Ministero e quindi se ATU viene ridimensionata la società nel 99% dei casi “scarica” il lavoratore) ma i mass-media dedicano ben poco spazio all’argomento, forse anche a causa della frammentazione dei lavoratori stessi, divisi tra chi è paralizzato dalla paura di perdere il posto e soffre in silenzio, chi è legato a doppia mandata con la ditta e riferisce che “va tutto bene”, e chi prova tra innumerevoli difficoltà a sensibilizzare l’opinione pubblica.

Anche la politica dopo aver dato segnali positivi sulla possibilità di “internalizzare” i lavoratori ATU e/o comunque garantire maggiori tutele ai lavoratori delle società esterne, tradisce le aspettative.

Nel frattempo l’ultima, ennesima, gara per l’affidamento del servizio informatico, invalidata dal TAR per palesi irregolarità, viene definitivamente messa da parte perché il Ministero della Giustizia (che si era opposto all’annullamento ricorrendo al Consiglio di Stato) ritira il ricorso per fare in modo che possa entrare negli Uffici Giudiziari il cosiddetto SPC (Sistema Pubblico di Connettività) anche per l’assistenza informatica.

L’SPC è un mega-progetto per servizi di connettività ed interoperabilità valevole per tutta la P.A. ma che per quanto riguarda il lato “assistenza” non aveva, in base alla legge, alcun obbligo di entrare in funzione a meno che non vi fosse stata la mancanza di fornitori di analoghi servizi a prezzo più vantaggioso per l’Amministrazione richiedente.

Per SPC operano in RTI la Telecom Italia, la ElsagDatamat, la Engineering.

Tali società non possiedono ad oggi personale in grado di offrire il servizio, e si limitano quindi ad approntare un call-center, dando in subappalto alle società precedenti (con i lavoratori di sempre) lo svolgimento delle attività, per il momento.

Infatti la differenza maggiore rispetto al passato è che SPC dovrebbe operare “da remoto” ossia senza persone fisiche negli uffici e se non è possibile oggi deve esserlo domani, le carte parlano chiaro, ad amministrare e gestire i PC di Procure e Tribunali dovranno esserci degli “uomini invisibili” al servizio di Telecom&C che da un posto X dovranno “inserirsi” nei computers di chicchessia ed effettuare le loro operazioni.

In elogio quindi alla “anarchia” fin’ora predominante nel trattamento ed utilizzo delle figure degli informatici esternalizzati degli Uffici Giudiziari, addirittura si arriverà a non avere nemmeno più un volto da associare al tecnico, se oggi quindi si va avanti basandosi su rapporti di estrema fiducia accumulatisi negli anni con le singole individualità (cosa che ha fatto comodo all’Amministrazione quando si è trattato di gettare acqua sul fuoco delle polemiche nate in seguito alle nostre segnalazioni) domani non ci sarà nemmeno più questo.

Dopo tanto straparlare di sprechi, come cittadini prendiamo quindi atto che si continua con costosi affidamenti esterni (curioso tra l’altro il fatto che gli stessi fornitori ATU, finiti in subappalto, non sarebbero stati in grado di fare una offerta migliore evitando l’ulteriore passaggio di mano a Telecom&C, cosa che bisticcia perlomeno con l’aritmetica) senza che risulti alcuna presa di posizione da parte di qualsivoglia alto funzionario sulla necessità di invertire prima o poi questa tendenza.

E dopo tanto straparlare di sicurezza, prendiamo ulteriormente atto che i vertici del Ministero, pur avendo discrezionalità nell’utilizzo o meno di SPC, hanno deciso di avvalersene apparentemente senza alcuna riserva circa il fatto di affidare ad una società sotto inchiesta per presunte attività spionistiche la gestione di un servizio ad altissima confidenzialità, purtroppo non l’unica azienda che tratta i dati della Giustizia sulla quale sono avviate indagini, come riportato dalla stampa.

E strumentali sono pure le generiche rassicurazioni di rito che piovono “dall’alto” quando qualcuno, Magistrato e non, chiama a Roma e richiede lumi su quanto sta accadendo.

In campo informatico, come in tutti i campi, non vi è alcuna misura di sicurezza superiore all’avere un “Amministratore” affidabile ed al di sopra di ogni sospetto, o quasi.

Quanto descritto rappresenta quindi l’ennesima “evoluzione” di un modus operandi iniziato da tempo, che vede in una discutibile gestione “aziendale” della cosa pubblica, in questo caso della macchina giudiziaria, l’affermarsi di una mera e miope logica di “mercato”, una gestione privatistica (tra l’altro fallimentare rispetto al rapporto costi/benefici) che ormai non ha alcun riguardo per ciò che tratta ma si preoccupa solo di gare, appalti ed appaltini, forma più che sostanza, e che andrebbe infine messa sotto controllo ed all’occorrenza arginata, non certo lasciata a pochi, una gestione che bisticcia con la serietà, la delicatezza, la sicurezza del cittadino e di tutto quanto trattato durante il Vostro lavoro, Signori Magistrati.

Si pensi anche allo sfacelo denunciato dagli operatori del servizio di stenotipia in tempi recenti.

Ma quella è un’altra delle tante storie che si potrebbero raccontare.

Cosa accadrà quindi man mano che si affermerà il modello “invisibile” per gestire il comparto informatico? Non lo sappiamo, ma siamo preoccupati.

Quando da anni si sente strombazzare ai media di cose come “il processo telematico”, quando si invitano i Magistrati Referenti per l’informatica a riunioni su riunioni per imbonirli su fantascientifici assetti prossimi venturi, guarda caso si evita sempre di parlare di tutto quanto di molto discutibile c’è sullo sfondo.

Speriamo che si inizi a riflettere ed a parlarne.

Grazie per l’attenzione

Bruno Rizzello – Atu Puglia
Daniele Giomo – Atu Lombardia
Fabio Bruzzese – Atu Calabria
Giacomo Bellomare – Atu Sicilia
Luca Paolucci – Atu Puglia
Marcello Olmedo – Atu Sicilia
Massimo Brunale – Atu Molise



39 commenti:

NeoAtu ha detto...

Grazie per la pubblicazione, il velo del silenzio su questa storia deve essere squarciato

Anonimo ha detto...

Vi ringrazio anchio per questo spazio in "prima pagina".

"Uguale per tutti" ha detto...

Siamo noi che vi ringraziamo per la vostra preziosa testimonianza.

La Redazione

Unknown ha detto...

Vi ringraziamo per lo spazio dedicato..... è importante portare alla luce queste situazioni sconosciute a più.

ATU ex sardegna ora Emilia

Cinzia ha detto...

Bene,
finalmente siete in prima pagina su questo blog che è certamente quello più azzeccato.
Ma non vi fermate, proponete questo bell'articolo anche ad altre testate internet, a personaggi come Guzzanti e Celestini, più diffondete e meglio è!
Guzzanti ad esempio ora ha in opera sul suo sito un iniziativa di outing civile, visitatelo, scrivetegli, sono certa che questa storia le interesserà molto.
In bocca al lupo, i vostri interessi sono anche i nostri e una storia come la vostra è uno scandalo per tutto il paese.

Anonimo ha detto...

Perchè stupirsi del silenzio del corriere e di tutti gli altri.

Viviano o no in una realtà a-democratica?(domanda retorica).

La gente non deve sapere...meglio bombardarci sull'omicidio di Perugia e sui casi di cronaca nera.

Dobbiamo aver paura, non dobbiamo sapere e non dobbiamo conoscere.

Ma se democrazia significa conoscere per deliberare...la nostra può definirsi democrazia?

Io parlavo del "Caso De Magistris" su Radio Radicale...anche lì è calato un opportuno silenzio.

Chiudo qui...la nausea sta montando.

Un grazie di cuore ai curaori del sito.

P.S.

Se volete divertirvi guardate questo video...

http://lucania.ilcannocchiale.it/2008/09/06/la_strana_famiglia.html

Trovate anche alcuni protagonisti dell'inchiesta "Toghe lucane"

Anonimo ha detto...

Io mi auguro che al di là della diffusione al "pubblico", l'articolo grazie a questo particolare blog si diffonda all'interno dei canali di comunicazione interni della Magistratura, le varie mailing-list che portino alla ribalta sia il problema indecente dei lavoratori mercificati, "usati e gettati" (come dice il nostro striscione) che quello della SERIETA' di un lavoro come questo che non può essere quindi lasciato all'improvvisazione di qualche cinico burocrate ed al predominio di qualche "casta" all'interno del Ministero che ormai abbiamo capito che esiste.
Grazie ai Magistrati ed a Cinzia per averci dato una marcia in più!

Anonimo ha detto...

Ho conosciuto la vostra storia tramite altro blog e ho firmato la petizione per la vostra stabilizzazione. La nostra situazione non è molto diversa dalla vostra. Siamo in piena bufera, nel mezzo di un bando di gara che si è già tirato dietro un'ordinanza del TAR. I verbalizzatori attendono in situazioni veramente precarie (e non solo in termini di contratto). Nessuno ne parla, nessuno sa chi siamo, inquadramenti contrattuali molto fantasiosi, metalmeccanici, commercio, studi professionali, liberi professionisti... siamo tutto e il contrario, siamo e non siamo, e alle nostre spalle imprenditori poco scrupolosi (senza scrupoli ndr)pensano a come tirarci fuori più soldi possibili calpestando la nostra dignità e la nostra professionalità costringendoci a svolgere il nostro lavoro in maniera veramente approssimativa e poco professionale.
Siamo i verbalizzatori delle udienze penali presso tutti i tribunali d'Italia.
Per chi volesse conoscere la nostra storia...
http://giustizia-perseo.blogspot.com/
http://www.verbalizzazione.netsons.org/vi/

Speriamo di farcela tutti
Lilla

Anonimo ha detto...

Ci sono cose che nessuno ti dirà,
ci sono cose che nessuno ti darà,
sei nato e morto qua,
nato e morto qua,
nato nel paese delle mezze verità...

in Italia!

Anonimo ha detto...

Leggendo queste pagine sono stata presa da una grande tristezza,dico,ma è possibile che questi giovani, ed alcuni meno giovani debbano elemosinare per anni una sistemazione che gli consenta di poter programmare un futuro,formarsi una famiglia.Ma cosa fanno le Istituzioni,si rendono conto che non si può andare avanti così!!

Cinzia ha detto...

Mi dispiace davvero moltissimo rilevare che ci sia così poca dimostrazione di solidarietà da parte della magistratura che frequenta questo blog, nei confronti di una vicenda che non è certo solo un problema di precariato lavorativo della vostra categoria, ma anzi, che li coinvolge così da vicino nello svolgimento quotidiano di un lavoro tanto delicato quanto prezioso.
Non era però a caso che nel mio precedente commento insistevo sulla spinta ad uscire e portare più fuori possibile, tra la gente, questa vostra storia.
Non vi aspettate niente.
Le aspettative sono solo il preludio della delusione.
Coltivate soprattutto la coesione tra voi, che è già un difficile risultato da ottenere, per qualsiasi categoria di lavoratori.

Anonimo ha detto...

Così poca solidarietà soprattutto da chi vive a contatto con queste realtà, visto che alla fine si lavora per la Giustizia tutti quanti. Sapere e far finta di non vedere... Questo è quello che ci ucciderà tutti.
Lilla

Anonimo ha detto...

Spero che questo commento non venga censurato. Io penso che ci sia da un lato ancora troppa poca consapevolezza sulla materia (il lavoro informatico viene svolto, e viene svolto bene e così il Magistrato non "percepisce" il disagio) ma dall'altro, all'opposto, c'è un gruppo di Magistrati (in "alto") che conosce la situazione e non ha piacere che venga fuori, e se un collega ne parla magari gli dicono "non preoccuparti, è tutto ok".
Questa è una opinione, in quanto tale legittima. Grazie

NeoAtu ha detto...

Guardate anche questo video!
http://www.stefanosalvi.it/?p=401#1

Anonimo ha detto...

Questo significa "privatizzare" la giustizia. Una baraonda incontrollata dove la certezza del diritto e delle pene va a farsi benedire! Chi nell'amministrazione sa di tutto questo sfacelo e permette che vada avanti?

Anonimo ha detto...

Grazie alla verbalizzatrice, abbiamo anche noi dato una mano a dare visibilità alle vs. agitazioni e anche nel vs. caso è incredibile che il reclutamento e la gestione del personale sia "anarchia" pura.

Anonimo ha detto...

sì, infatti ho conosciuto la vostra realtà proprio perché vi siete occupati anche del nostro problema e ringrazio io voi. Evidentemente non ci siamo ancora agitati abbastanza, visto che le cose vanno ogni giorno peggio. Ormai si respira un'aria veramente pesante, direi velenosa. Vorrei che la situazione esplodesse domani ma siamo veramente in pochi a crederci. Considerando come stanno andando avanti le cose in tutti i campi lavorativi, direi che stare zitti non serve a niente, tenersi il lavoro per due lire non serve a niente, perdere la propria dignità per ingrassare chi non sa neanche come si svolge il nostro lavoro è veramente triste. A parte il fatto che sono sempre stata convinta che lì dove lo Stato dà in mano al privato, lo Stato fallisce, ma fallisce due volte in casi come i nostri perché non riesce a garantire dignità ai lavoratori.
Lilla

Unknown ha detto...

Vi ringrazio anche io per questo stupendo articolo.
Non aggiungo commenti perchè è stato già scritto tutto.

Cinzia ha detto...

Guardatevi "Parole Sante" di Ascanio Celestini.
E' molto educativo ascoltare dalla viva voce di lavoratori precari come voi, anche se in altro settore (meno qualificato e per questo forse anche più maltrattato), quello che è accaduto a loro, la parte che hanno fatto in tutto ciò i governi che si sono succeduti e soprattutto la faccia più sporca che mai dei sindacati.
E' la storia di Athesia, ve la ricordate?
finita sui giornali e persino nei tg, il tempo di un lampo estivo e poi nel secchio dei rifiuti più inconfessabili. Uno schifo.
Unico sollievo che dà è quello di farci capire come ancora e tuttora gli strumenti di lotta siano sempre gli stessi... e come funzionano!
Basta essere incazzati, solidali e non coordinati dal sindacato, qualunque esso sia!

Anonimo ha detto...

Nel ringrazarvi per questa attenzione, vi giro l'articolo su "La Stampa" che mette il dito sulla piaga dei VPO e GOT sovrasfruttati e malpagati

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200809articoli/36772girata.asp

"Il tribunale a cottimo
Il giudice Giovanna Deriu in aula

A Iglesias i giudici sono tutti
precari: quattro euro a processo


RAPHAËL ZANOTTI
IGLESIAS


Tribunale di Cagliari, sezione distaccata di Iglesias. Un cubo di cemento e finestrelle a 50 chilometri dal capoluogo. È questo il tempio dei giudici ragazzini. Viceprocuratori che accusano, giudicanti che giudicano: tutti onorari. La giustizia penale amministrata a cottimo perché un magistrato togato, da queste parti, non lo vedono da anni. E poco importa se in teoria non si può. Questa è una sede disagiata, da non mandarci toghe illustri. Così i giudici ragazzini, una volta a settimana, prendono la loro auto personale e vengono fin qua, 50 chilometri ad andare e 50 a tornare, per dimostrare che lo Stato c’è, anche nella città delle miniere, mentre a Roma quello stesso Stato ha appena dimezzato la loro paga. Sono così i giudici ragazzini, vittime di un’idea: essere servitori dello Stato. Oggi scoprono che dello Stato si può anche essere schiavi: a 73 euro a udienza, contributi pensionistici e malattia a loro carico. Alcuni sull’altare di quest’idea hanno sacrificato gli ultimi dieci anni della loro vita e adesso, ragazzini, non lo sono più tanto. Giovanna Deriu, il giudice che oggi tiene udienza, ha 39 anni; Francesca Locci, la pubblica accusa, 38.

Il ruolo appeso fuori dalla porta elenca 18 processi. Si comincia alle 9, si va avanti a oltranza. Sempre per 73 euro. Il pm precario entra con un carrello della spesa stracarico di faldoni. Sembra l’offerta del mese: tre processi al prezzo di due. Il giudice Deriu ha già la testa infilata tra due pile di fascicoli. E lo Stato ringrazia. C’è di tutto in queste carte: dal tentato furto, al mancato versamento dei contributi pensionistici (uno scherzo?), passando per l’illecito ambientale e l’appello del giudice di pace. Già, perché questo passa il convento ai cittadini di Iglesias: primo e secondo grado entrambi gestiti da un giudice onorario. Il primo togato, lo incontri in Cassazione. Virgilio Carta si siede al banco degli imputati. La sua vicenda processuale va avanti dal 2004: è accusato di aver commesso un’appropriazione indebita da 85 mila euro quando era amministratore di una Onlus per la terza età. All’esterno si ferma: ci racconti.

E lui racconta. Tutto falso, per lui. Una macchinazione. Quando gli chiediamo se sa quanto ha preso il giudice per aver gestito la sua causa di oggi, risponde: «Non so, tremila euro al mese?». No, quattro euro. «Ecco perché poi la gente come me finisce incastrata», commenta Carta. E se ne va. Davanti al giudice, intanto, gli avvocati della difesa sfilano come su un nastro trasportatore. Via uno, si siede l'altro, nuovo processo. «Ho studiato tutta la domenica - racconta il pm onorario Locci - Oggi ho 18 fascicoli, domani a Cagliari 42». Fuori, gli avvocati commentano. Alessandro Melis: «Che cosa penso dei magistrati onorari? Spero li inquadrino, perché con la loro precarizzazione vedo una deriva: una giustizia di Stato per chi se la può permettere, agli altri la giustizia fai-da-te».

Gianfranco Sollai: «È uno Stato che tira al risparmio, loro costano meno e ormai li usano anche per gestire le sezioni distaccate». Gianfranco Cortis, storico penalista di Iglesias: «Se non ci fossero loro, qui nemmeno esisterebbe il penale». La mattinata scivola fascicolo dopo fascicolo in quest’aula in cui anche l’acustica sembra presa in saldo: un litigio tra fratello e sorella, una tentata truffa alle assicurazioni, una strada abusiva che deturpa il paesaggio. Processi civili e giudice di pace, le altre due aule aperte oggi a Iglesias, hanno già terminato da tempo. Al penale, invece, all’una deve ancora cominciare la discussione più importante: un infortunio sul lavoro, mano stritolata da un macchinario. Questa volta nel collegio difensivo c’è un nome di spicco, l’avvocato Patrizio Rovelli.

Il quale commenta: «La figura del pm deve cambiare, deve separarsi dai giudicanti. Ma se si vuole inserire in pianta stabile la magistratura onoraria, questa va preparata e retribuita meglio. Pagarla così poco quando magari si occupa di processi importanti dove sono in ballo cospicui risarcimenti, può mettere a dura prova la loro indipendenza». Sono le due, anche l'ultimo faldone si è rituffato nel carrello della spesa. Facendo due calcoli, oggi i giudici ragazzini si sono portati a casa 14,6 euro l’ora. Come una badante. Il got Deriu, però, deve ancora trattenersi per firmare degli atti. In mancanza di un magistrato togato, la cancelleria le scarica sul tavolo altre due pile di faldoni. Lei li legge, firma e non commenta. È appena uscita indenne da tre procedimenti disciplinari. «L’anno scorso sono stata ricoverata in ospedale - spiega - non sono riuscita a depositare in tempo le motivazioni di alcune decisioni. Ogni anno emetto 500 sentenze, ma purtroppo per noi non è prevista la malattia. Se sforiamo i tempi, rispondiamo personalmente». Non c’è ombrello dello Stato. E domani ci sono altre udienze. Per Muravera ci vuole un’ora e mezza di auto, per Sant’Antioco sono 98 chilometri, per Guspini «solo» 70, ma tutti curve. La paga? Fissa: 73 euro.

Anonimo ha detto...

la storia degli informatici esternalizzati è scandalosa.I politici ,il Governo,i Ministri interessati dovrebbero avere uno scatto di coscienza e mettere mano ad una giusta analisi della vicenda.Questi lavoratori meritano rispetto.Il Ministero della Giustizia non può venire meno a quanto rappresenta:la giustizia.

Anonimo ha detto...

è veramente triste. Sistemi informatici, vpo, got, verbalizzatori, cancellieri...Ma davvero questo Stato la giustizia la vuole? Ho seri dubbi.
Attacco anch'io un articolo de "la Stampa" di oggi.

"L’inchiesta
Stenotipisti lenti, incompetenti e mal pagati Nel mirino la ditta dei verbali in tribunale


Registrazioni delle udienze realizzate da dipendenti impreparati e senza regolare contratto. Ritardi enormi nella consegna delle trascrizioni. Mancata identificazione di chi svolgeva il delicato compito della verbalizzazione.
In altre parole «frode nell’esecuzione di gara d’appalto». Con questa pesante imputazione si è chiusa l’indagine del procuratore aggiunto Raffaele Guariniello e del pm Laura Longo contro il presidente della «Meeting service spa», la società che due anni fa si era aggiudicata la gara per la fonia e l’audioregistrazione di tutte le udienze del Tribunale di Torino. Luciano Gallinaro dovrà giustificarsi, il prossimo 30 settembre, di fronte al gup Edmondo Pio. Il suo difensore, l’avvocato Ernesto De Toni (residente a Padova come Gallinaro), insiste nel ribadire che «non c’è stata nessuna volontà di truffare, ma solo un’inadempienza colposa del contratto a causa dei tempi ristretti in cui la Meeting service ha iniziato l’attività». La società appartiene al consorzio «Rti Astrea Lutech spa», che ha vinto l’appalto, bandito dal ministero alla Giustizia, sull’intero territorio nazionale. Un bel giro d’affari: oltre 19 milioni di euro. Eppure a Torino ci sono stati, sin da subito, molti disagi. A partire dalle trascrizioni inviate con mesi di ritardo (dal processo per le valvole cardiache a uno per omicidio), alle proteste di avvocati e giudici e lo slittamento dei tempi già spesso lunghi della Giustizia. Come non bastasse c’è anche il problema delle decine di udienze registrate e trascritte da personale che non ha prestato il «giuramento» previsto dalla legge per garantire correttezza e imparzialità. Il caso è esploso a fine gennaio 2007. Un incaricato delle registrazione, nel bel mezzo di un processo, chiese aiuto al presidente Giuseppe Casalbore: «Signor giudice, non volevo mentire in un’aula di Giustizia. Non mi sembrava corretto: sono un abusivo». Immediata la segnalazione di Casalbore alla procura e all’Inail. Secondo l’inchiesta di Raffaele Guariniello e Laura Longo, Luciano Gallinaro non avrebbe provveduto a rispettare il contratto: sarebbero venuti meno i requisiti fondamentali previsti per aggiudicarsi l’appalto. I ventisette dipendenti torinesi non solo sarebbero stati mal pagati, ma anche non adeguatamente istruiti sulle modalità corrette del loro lavoro e non tutelati in materia di sicurezza e salute. L’avvocato Ernesto De Toni, invece, è convinto che «alla fine si farà chiarezza, com’è avvenuto a Catania e Urbino. Anche lì i tribunali hanno duramente accusato il consorzio che però, alla fine, è stato assolto. I lavoratori torinesi non erano abusivi, ma assunti con contratto temporaneo in attesa di quello a tempo indeterminato e i ritardi della consegna delle trascrizioni erano legati a iniziali difficoltà organizzative».

Copyright ©2008 La Stampa

Lilla

Anonimo ha detto...

... e un'altra cosa, da quello che mi risulta Luciano Gallinaro non è solo il presidente della Meeting service spa ma anche il vice presidente del consorzio Astrea, il consorzio che ha in appalto nazionale il servizio di verbalizzazione delle udienze penali. Quisquilie e pinzillacchere!

Anonimo ha detto...

Tratto dal blog degli informatici, l'allerta dovrebbe essere anche dei giudici o sbaglio?

STATO DI ALLERTA
Il Direttore del DGSIA (Direzione Generale Sistemi Informativi Automatizzati) del Ministero della Giustizia, Cons. Sergio Brescia, ha richiesto agli Uffici Giudiziari di autorizzare l'installazione dei software per il controllo remoto delle postazioni.
Nel contempo avvisa di una prossima riduzione sostanziale delle risorse umane impiegate nell'assistenza.

Anonimo ha detto...

comunque si parla solo di chi è restato, non bisogna dimenticae i tagli di gennaio scorso dove sono stati lasciati a casa tecnici per che le ditte si sono fatte le scarpe le une con le altre per poi unirsi in un unico grande consorzio.

Anonimo ha detto...

Stupisce il silenzio dei referenti informatici di fronte a tutto ciò...eppure dovrebbero aver letto!

Anonimo ha detto...

...e cosa possiamo dire!Siamo un gruppo di tecnici senza attributi!
C'è un detto nel mio paese: " Finche faranno le pecore ( i sistemisti) io farò il Leone ( il Ministero)!

Anonimo ha detto...

l'attacco sferrato dal dottor brescia è la chiara volontà di trasformare l'amministrazione dela giustizia in un colabrodo dove tutti possono,con la propria scodella ,raccogliere quanto gli serve.alla faccia della giustizia e della costituzione italiana.tanto nessuno interverrà per evitare questo ennesimo delitto.In nome di un falso risparmio per le casse dello stato e di una falsa velocizzazione del processo AVREMO IL LAVORO DEI MAGISTRATI E DELLA AMMINISTRAZIONE DELLA GIUSTIZIA ALLA MERCE' DI QUANTI NE VOGLIONO FARE UN USO PERSONALE,POI AVREMO BUTTATI AL VENTO LAVORATORI PROFESSIONALIZZATI E FIDATI CHE SE FOSSERO STATI PRESI ALLE DIRETTE DIPENDENZE DELL'AMMINISTRAZIONE AVREBBERO DATO EFFICIENZA,GARANZIA E RISPARMIO ALLE CASSE DELLO STATO E AVREMMO DATO RISPETTO E LUSTRO ALLA COSTITUZIONE ITALIANA.

Unknown ha detto...

I colleghi ATU si sveglieranno fra Novembre e Dicembre, allo scadere della maggior parte dei contratti. Purtroppo sarà troppo tardi, il danno sarà fatto o melgio il danno già è stato fatto, ma quasi tutti fanno finta di non vederlo.

Volevo fare i complimenti a chi ha fatto entrare nella Giustizia una azienda indagata per spionaggio, ma sopratutto volevo fare i complimenti a chi sa di questa azienda e non dice nulla.

Anonimo ha detto...

egregi lavoratori che tanto protestate perchè nessuno si cura di voi alzate la testa e meravigliatevi:Stefano Salvi unico giornalista d’assalto in Italia,senza voler togliere meriti a nessuno,è l’unica voce che si è levata alta e prorompente A VOSTRO FAVORE!SI ESPONE PERSONALMENTE SENZA TIMORE PERCHE’ E’ CONVINTO CHE SISTE PER DAVVERO UN PROBLEMA DI SICUREZZA INFORMATICA AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA,DI LAVORATORI UTILIZZATI DIRETTAMENTE DAL MINISTERO SOTTO FORMA DI APPALTI ESTERNI MA CHE IL MINISTERO CERCA DI CACCIARE DALLA PORTA DI SERVIZIO PER EVITARE CLAMORI.CACCIA VOI PER PRENDERE POI,(SEMPRE CON ALTRI APPALTI MASCHERATI DA ALTRE PSEUDO INNOVAZIONI)NUOVA FORZA LAVORO RECLUTATA CON DITTE E DITTTARELLE E CHE BENEFICERANNO ANCHE DI BENEFIT GOVERNATIVI PER “FAVORIRE L’OCCUPAZIONE GIOVANILE”MENTRE TUTTI VOI,DI CUI MOLTI GIA’ 40ENNI ED ANCHE OLTRE,CON ESPERIENZA DECENNALE E OLTRE,PROFESSIONALITA’ E FEDE NELLO STATO,VI TROVERETE AD INGOLFARE IL POPOLO DEGLI “ESPULSI” DAL MONDO DEL LAVORO.E STATE ANCORA LI’( O QUI) A DIRE TANTE INSULSAGGINI INFANTILI O ISTERICHE MENTRE STEFANO SALVI DA SOLO STA CERCANDO DI FAR SCOPERCHIARE LA SCANDALOSA PENTOLA DELL’INFORMATIZZAZIONE AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA?

AVETE LETTO SU QUESTO BLOG LA PREFAZIONE DEL GIUDICE SCARPINATO AL LIBRO DI TRAVAGLIO?LEGGETELA CON CALMA:CAPIRETE COSI' CHE STARE IN FONDO ALLA TANA SPERANDO DI NON ESSERE GHERMITI NON SERVE A NIENTE.AL MOMENTO OPPORTUNO VERRANNO USATI I MEZZI ADATTI PER STANARE E ANNIENTARE TUTTO QUELLO CHE E' CONTRO ALLO STRAPOTERE,ALL'ABUSO,ALLA PREVARICAZIONE,ALLO SFRUTTAMENTO.LEGGETE E RIFLETTETE, VI DARA' CORAGGIO.UN CORAGGIO CHE VIENE DALLA CONSAPEVOLEZZA DELLA DISPERAZIONE IN CUI OGNUNO VIENE CACCIATO E ABBANDONATO DA UN SISTEMA CHE AVREBBE BEN ALTRI DOVERI VERSO IL POPOLO TUTTO. OORRGGAANNIIZZAAATTEEEVI E COOORRREETTEEE AA RROOMMAA IN CENTO DUECENTO TRECENTO LI’ TUTTI INSIEME A GRIDARE I VOSTRI DIRITTI.MUOVETEVI.

Anonimo ha detto...

Vorrei sollevare due questioni essenziali che solo in parte emergono dall'articolo e dai commenti :1) L'affidabilità del servizio di stenotipia e informatico nei procedimenti civili e penali e degli assistenti giudiziari è il primo requisito per il l'attendibilità formale e sostanziale del procedimento giudiziario e persino delle sentenze emesse dal giudice ;perciò è assurdo pensare che si debbano piegare a logiche di "creazione di posti di lavoro" funzioni che devono avere lo scopo precipuo di garantire l'esercizio dell'effettività del "servizio -giustizia" nell'interesse della società civile nel suo insieme. Nella logica degli appalti e sub-appalti può succedere di tutto ,anche che vengano concessi a strutture para -mafiose in grado facilmente di manipolare le registrazioni stenotipiche . Qualcosa del genere è accaduto alla sottoscritta ,che parla con cognizione di causa.

2) E' assurdo che con la tecnologia esistente (sono disponibili software in grado di registrare direttamente in forma scritta le verbalizzazioni dei testimoni e dei "dichiaranti" )in grado di assicurare la massima correttezza delle trascrizioni con il minimo di intervento dell'operatore, il ministero della giustizia debba avvalersi di sistemi di appalto inaffidabili e pericolosi.
Mi dispiace dirlo ma il settore della Giustizia non dovrebbe venire piegato a logiche "occupazionali" da terzo mondo ,perchè troppo importante per il funzionamento della società civile e dell'ecomomia in senso lato. L'unica logica cui l'operatività della giustizia dovrebbe rispondere è quella che le consente di adempiere al meglio la sua funzione come indicata nella Carta Costituzionale. maria cristina

NeoAtu ha detto...

Maria Cristina, noi in verità concettualmente siamo d'accordo con te, per questo siccome E' UN FATTO RICONOSCIUTO DA TUTTI che almeno per quanto riguarda l'assistenza informatica i vari CISIA sono attualmente insufficienti a garantire un servizio minimo essenziale, noi suggeriamo l'espansione degli stessi con procedure concorsuali che garantiscano però la maggior "preferenza" possibile per coloro che seppur formalmente da privati hanno da tempo immemore già svolto analogo servizio negli Uffici Giudiziari.
Scelta che, ricordo a tutti, permetterebbe l'immediato abbattimento di almeno il 50% dei costi.
Per la stenotipia non conosciamo abbastanza la situazione per farcene maestri, in ogni caso è comunque assurdo che non vi sia un serio controllo contrattuale e di altro tipo sulle figure impiegate in esso, anarchia allo stato puro.
E chi ne fa le spese sono cittadini italiani, prima che lavoratori precari.

Anonimo ha detto...

Basta ascoltare il video di Stefano Salvi per capire qual'è la reale situazione al ministero della giustizia . A proposto di quanto rivelato da Stefano Salvi sui sub-appalti che fanno capo a Telecom:sbaglio o nel capitale di Telecom non sta per entrare massicciamente Gheddaffi?

Anonimo ha detto...

Mariacristina perchè non ci racconti meglio la disavventura che ti è capitata!?

Anonimo ha detto...

Al Signor Ministro della Giustizia e a tutti i Sigg.Deputati e Senatori.lEGGO SU QUESTO BLOG DI QUESTA STORIA DI LAVORATORI,DI PROFESSIONALITà E DI RISPARMI AL BILANCIO DELLO STATO.Mi sembra tutto molto chiaro e NON SI COMPRENDE la chiusura totale e ostinata della politica su questo problema.Ci sono stati scioperi,proteste e altri scioperi ancora.In Parlamento, da quanto leggo sul blog, ci sono stati vari tentativi per discutere in modo concreto la vicenda. La risposta è stato un silenzio assordante che non ha giustificazioni se non la convinzione che interessi diversi e più importanti valgono più di:1) risparmio per il Bilancio dello Stato,2)l’aquisizione stabile di professionalità necessarie al Ministero della Giustizia,3)riconoscimento del servizio prestato con spirito di abnegazione e fedeltà.Tutto per non risolvere un problema che si risolve da solo ricorrendo ad un concorso pubblico per tutti quelli che hanno fatto esperienza sul settore da anni ed anni.Concorsi così ne leggo ad ogni pubblicazione della G.U.strutturati solo ed unicamente sulla professionalità già dimostrata da anni di lavoro in quel settore,in quella azienda,in quel ministero.Ognuno,ogni ente, si preoccupa di fare concorsi mirati per quello che serve e già sperimentato; con tanto di documenti ed indipendentemente dalla specificità del titolo di studio.Signori del Governo ,del Parlamento,del Senato, ma è tanto impossibile quanto si chiede.In fondo è una richiesta di sana amministrazione della RES,e della Giustia.O no?-Grazie.

Anonimo ha detto...

All'anonimo delle 20,46. Mi dia un pò un pò di tempo per raccogliere gli appunti , presentare un'altro esposto alla procura della repubblica e racconterò con molto piacere la "disavventura" che mi è capitata. Farlo ora potrebbe costituire "diffamazione". Colgo l'occasione per ringraziavi per le preziose informazioni che ci avete dato .La notizia dei gravi rischi di un'informatizzazione della giustizia priva di regole e di sicurezza dovrebbe stare in prima pagina sui giornali e sulle tv di un paese "civile" ! Maria Cristina

NeoAtu ha detto...

Maria Cristina, se possiamo essere utili ti lasciamo ad ogni buon conto la nostra email, quella del Comitato Lavoratori Informatici Atu: comitatoatu@yahoo.it

Cordiali Saluti e alla prossima

Anonimo ha detto...

Chi vi scrive segue purtroppo in silenzio le vostre vicende e le nostre sono dell'altra sponda a sentire ma trovo giustificatissima la vostra lettera. Quando ero privato ricordo che spesso mi sentivo frustrato quando vedevo il mio ingegnere capo pagare il pranzo alla famiglia e farselo mettere come cena o pranzo di lavoro in fattura. Io che gli creavo reddito mangiavo del mio. Ho continuato anche dopo.
Il problema credo è l'infilrazione...
Saluti

Anonimo ha detto...

il problema credo è la disonestà...