lunedì 22 settembre 2008

Saviano, lettera a Gomorra tra killer e omertà



Nonostante la stampa (asservita come sempre) abbia subito titolato giornali e telegiornali come da veline di regime – “Regolamento di conti fra bande di spacciatori” – la strage di Castel Volturno è tutta un’altra storia e le vittime, anche se nere, sono proprio vittime e non complici, come converrebbe al potere.

Certo è imbarazzante ammetterlo da parte di un potere politico che ha detto di avere già risolto tutti i problemi di sicurezza prevedendo l’ergastolo per i lavavetri, ma i problemi di sicurezza sono tutt’altri di quelli falsamente propagandati e contro i problemi veri si è fatta finora una cosa sola: nasconderli alla vista dei cittadini.


_______________



di Roberto Saviano


da Repubblica.it del 22 settembre 2008


I responsabili hanno dei nomi. Hanno dei volti. Hanno persino un’anima.

O forse no.

Giuseppe Setola, Alessandro Cirillo, Oreste Spagnuolo, Giovanni Letizia, Emilio di Caterino, Pietro Vargas stanno portando avanti una strategia militare violentissima.

Sono autorizzati dal boss latitante Michele Zagaria e si nascondono intorno a Lago Patria.

Tra di loro si sentiranno combattenti solitari, guerrieri che cercano di farla pagare a tutti, ultimi vendicatori di una delle più sventurate e feroci terre d’Europa.

Se la racconteranno così.

Ma Giuseppe Setola, Alessandro Cirillo, Oreste Spagnuolo, Giovanni Letizia, Emilio di Caterino e Pietro Vargas sono vigliacchi, in realtà: assassini senza alcun tipo di abilità militare.

Per ammazzare svuotano caricatori all’impazzata, per caricarsi si strafanno di cocaina e si gonfiano di Fernet Branca e vodka.

Sparano a persone disarmate, colte all’improvviso o prese alle spalle.

Non si sono mai confrontati con altri uomini armati.

Dinnanzi a questi tremerebbero, e invece si sentono forti e sicuri uccidendo inermi, spesso anziani o ragazzi giovani. Ingannandoli e prendendoli alle spalle.

E io mi chiedo: nella vostra terra, nella nostra terra sono ormai mesi e mesi che un manipolo di killer si aggira indisturbato massacrando soprattutto persone innocenti. Cinque, sei persone, sempre le stesse. Com’è possibile?

Mi chiedo: ma questa terra come si vede, come si rappresenta a se stessa, come si immagina?

Come ve la immaginate voi la vostra terra, il vostro paese?

Come vi sentite quando andate al lavoro, passeggiate, fate l’amore?

Vi ponete il problema, o vi basta dire, “così è sempre stato e sempre sarà così”?

Davvero vi basta credere che nulla di ciò che accade dipende dal vostro impegno o dalla vostra indignazione?

Che in fondo tutti hanno di che campare e quindi tanto vale vivere la propria vita quotidiana e nient’altro.

Vi bastano queste risposte per farvi andare avanti?

Vi basta dire “non faccio niente di male, sono una persona onesta” per farvi sentire innocenti?

Lasciarvi passare le notizie sulla pelle e sull’anima. Tanto è sempre stato così, o no?

O delegare ad associazioni, chiesa, militanti, giornalisti e altri il compito di denunciare vi rende tranquilli? Di una tranquillità che vi fa andare a letto magari non felici ma in pace? Vi basta veramente?

Questo gruppo di fuoco ha ucciso soprattutto innocenti.

In qualsiasi altro paese la libertà d’azione di un simile branco di assassini avrebbe generato dibattiti, scontri politici, riflessioni.

Invece qui si tratta solo di crimini connaturati a un territorio considerato una delle province del buco del culo d’Italia.

E quindi gli inquirenti, i carabinieri e poliziotti, i quattro cronisti che seguono le vicende, restano soli.

Neanche chi nel resto del paese legge un giornale, sa che questi killer usano sempre la stessa strategia: si fingono poliziotti. Hanno lampeggiante e paletta, dicono di essere della Dia o di dover fare un controllo di documenti. Ricorrono a un trucco da due soldi per ammazzare con più facilità. E vivono come bestie: tra masserie di bufale, case di periferia, garage.

Hanno ucciso sedici persone.

La mattanza comincia il 2 maggio verso le sei del mattino in una masseria di bufale a Cancello Arnone.

Ammazzano il padre del pentito Domenico Bidognetti, cugino ed ex fedelissimo di Cicciotto e’ mezzanotte.

Umberto Bidognetti aveva 69 anni e in genere era accompagnato pure dal figlio di Mimì, che giusto quella mattina non era riuscito a tirarsi su dal letto per aiutare il nonno.

Il 15 maggio uccidono a Baia Verde, frazione di Castel Volturno, il sessantacinquenne Domenico Noviello, titolare di una scuola guida.

Domenico Noviello si era opposto al racket otto anni prima.

Era stato sotto scorta, ma poi il ciclo di protezione era finito.

Non sapeva di essere nel mirino, non se l’aspettava.

Gli scaricano addosso 20 colpi mentre con la sua Panda sta andando a fare una sosta al bar prima di aprire l’autoscuola.

La sua esecuzione era anche un messaggio alla Polizia che stava per celebrare la sua festa proprio a Casal di Principe, tre giorni dopo, e ancor più una chiara dichiarazione: può passare quasi un decennio ma i Casalesi non dimenticano.

Prima ancora, il 13 maggio, distruggono con un incendio la fabbrica di materassi di Pietro Russo a Santa Maria Capua Vetere.

È l’unico dei loro bersagli ad avere una scorta.

Perché è stato l’unico che, con Tano Grasso, tentò di organizzare un fronte contro il racket in terra casalese.

Poi, il 30 maggio, a Villaricca colpiscono alla pancia Francesca Carrino, una ragazza, venticinque anni, nipote di Anna Carrino, la ex compagna di Francesco Bidognetti, pentita.

Era in casa con la madre e con la nonna, ma era stata lei ad aprire la porta ai killer che si spacciavano per agenti della Dia.

Non passa nemmeno un giorno che a Casal di Principe, mentre dopo pranzo sta per andare al “Roxy bar”, uccidono Michele Orsi, imprenditore dei rifiuti vicino al clan che, arrestato l’anno prima, aveva cominciato a collaborare con la magistratura svelando gli intrighi rifiuti-politica-camorra.

È un omicidio eccellente che fa clamore, solleva polemiche, fa alzare la voce ai rappresentanti dello Stato. Ma non fa fermare i killer.

L’11 luglio uccidono al Lido “La Fiorente” di Varcaturo Raffaele Granata, 70 anni, gestore dello stabilimento balneare e padre del sindaco di Calvizzano.

Anche lui paga per non avere anni prima ceduto alle volontà del clan.

Il 4 agosto massacrano a Castel Volturno Ziber Dani e Arthur Kazani che stavano seduti ai tavoli all’aperto del “Bar Kubana” e, probabilmente, il 21 agosto Ramis Doda, venticinque anni, davanti al “Bar Freedom” di San Marcellino.

Le vittime sono albanesi che arrotondavano con lo spaccio, ma avevano il permesso di soggiorno e lavoravano nei cantieri come muratori e imbianchini.

Poi il 18 agosto aprono un fuoco indiscriminato contro la villetta di Teddy Egonwman, presidente dei nigeriani in Campania, che si batte da anni contro la prostituzione delle sue connazionali, ferendo gravemente lui, sua moglie Alice e altri tre amici.

Tornano a San Marcellino il 12 settembre per uccidere Antonio Ciardullo ed Ernesto Fabozzi, massacrati mentre stavano facendo manutenzione ai camion della ditta di trasporti di cui il primo era titolare.

Anche lui non aveva obbedito, e chi gli era accanto è stato ucciso perché testimone.

Infine, il 18 settembre, trivellano prima Antonio Celiento, titolare di una sala giochi a Baia Verde, e un quarto d’ora dopo aprono un fuoco di 130 proiettili di pistole e kalashnikov contro gli africani riuniti dentro e davanti la sartoria “Ob Ob Exotic Fashion” di Castel Volturno. Muoiono Samuel Kwaku, 26 anni, e Alaj Ababa, del Togo; Cristopher Adams e Alex Geemes, 28 anni, liberiani; Kwame Yulius Francis, 31 anni, e Eric Yeboah, 25, ghanesi, mentre viene ricoverato con ferite gravi Joseph Ayimbora, 34 anni, anche lui del Ghana. Solo uno o due di loro avevano forse a che fare con la droga, gli altri erano lì per caso, lavoravano duro nei cantieri o dove capitava, e pure nella sartoria.

Sedici vittime in meno di sei mesi.

Qualsiasi paese democratico con una situazione del genere avrebbe vacillato.

Qui da noi, nonostante tutto, neanche se n’è parlato. Neanche si era a conoscenza da Roma in su di questa scia di sangue e di questo terrorismo, che non parla arabo, che non ha stelle a cinque punte, ma comanda e domina senza contrasto.

Ammazzano chiunque si opponga.

Ammazzano chiunque capiti sotto tiro, senza riguardi per nessuno.

La lista dei morti potrebbe essere più lunga, molto più lunga.

E per tutti questi mesi nessuno ha informato l’opinione pubblica che girava questa “paranza di fuoco”.

Paranza, come le barche che escono a pescare insieme in alto mare.

Nessuno ne ha rivelato i nomi sino a quando non hanno fatto strage a Castel Volturno.

Ma sono sempre gli stessi, usano sempre le stesse armi, anche se cercano di modificarle per trarre in inganno la scientifica, segno che ne hanno a disposizione poche.

Non entrano in contatto con le famiglie, stanno rigorosamente fra di loro.

Ogni tanto qualcuno li intravede nei bar di qualche paesone, dove si fermano per riempirsi d’alcol.

E da sei mesi nessuno riesce ad acciuffarli.

Castel Volturno, territorio dove è avvenuta la maggior parte dei delitti, non è un luogo qualsiasi.

Non è un quartiere degradato, un ghetto per reietti e sfruttati come se ne possono trovare anche altrove, anche se ormai certe sue zone somigliano più alle hometown dell’Africa che al luogo di turismo balneare per il quale erano state costruite le sue villette.

Castel Volturno è il luogo dove i Coppola edificarono la più grande cittadella abusiva del mondo, il celebre Villaggio Coppola.

Ottocentosessantatremila metri quadrati occupati col cemento.

Che abusivamente presero il posto di una delle più grandi pinete marittime del Mediterraneo.

Abusivo l’ospedale, abusiva la caserma dei carabinieri, abusive le poste.

Tutto abusivo.

Ci andarono ad abitare le famiglie dei soldati della Nato.

Quando se ne andarono, il territorio cadde nell’abbandono più totale e divenne tutto feudo di Francesco Bidognetti e al tempo stesso territorio della mafia nigeriana.

I nigeriani hanno una mafia potente con la quale ai Casalesi conveniva allearsi, il loro paese è diventato uno snodo nel traffico internazionale di cocaina e le organizzazioni nigeriane sono potentissime, capaci di investire soprattutto nei money transfer, i punti attraverso i quali tutti gli immigrati del mondo inviano i soldi a casa.

Attraverso questi, i nigeriani controllano soldi e persone.

Da Castel Volturno transita la coca africana diretta soprattutto in Inghilterra.

Le tasse sul traffico che quindi il clan impone non sono soltanto il pizzo sullo spaccio al minuto, ma accordi di una sorta di joint venture.

Ora però i nigeriani sono potenti, potentissimi.

Così come lo è la mafia albanese, con la quale i Casalesi sono in affari.

E il clan si sta slabbrando, teme di non essere più riconosciuto come chi comanda per primo e per ultimo sul territorio.

Ed ecco che nei vuoti si insinuano gli uomini della paranza.

Uccidono dei pesci piccoli albanesi come azione dimostrativa, fanno strage di africani – e fra questi nessuno viene dalla Nigeria – colpiscono gli ultimi anelli della catena di gerarchie etniche e criminali.

Muoiono ragazzi onesti, ma come sempre, in questa terra, per morire non dev’esserci una ragione.

E basta poco per essere diffamati.

I ragazzi africani uccisi erano immediatamente tutti “trafficanti” come furono “camorristi” Giuseppe Rovescio e Vincenzo Natale, ammazzati a Villa Literno il 23 settembre 2003 perché erano fermi a prendere una birra vicino a Francesco Galoppo, affiliato del clan Bidognetti.

Anche loro furono subito battezzati come criminali.

Non è la prima volta che si compie da quelle parti una mattanza di immigrati.

Nel 1990 Augusto La Torre, boss di Mondragone, partì con i suoi fedelissimi alla volta di un bar che, pur gestito da italiani, era diventato un punto di incontro per lo spaccio degli africani.

Tutto avveniva sempre lungo la statale Domitiana, a Pescopagano, pochi chilometri a nord di Castel Volturno, però già in territorio mondragonese.

Uccisero sei persone, fra cui il gestore, e ne ferirono molte altre.

Anche quello era stato il culmine di una serie di azioni contro gli stranieri, ma i Casalesi che pure approvavano le intimidazioni non gradirono la strage.

La Torre dovette incassare critiche pesanti da parte di Francesco “Sandokan” Schiavone.

Ma ora i tempi sono cambiati e permettono di lasciar esercitare una violenza indiscriminata a un gruppo di cocainomani armati.

Chiedo di nuovo alla mia terra che immagine abbia di sé.

Lo chiedo anche a tutte quelle associazioni di donne e uomini che in grande silenzio qui lavorano e si impegnano.

A quei pochi politici che riescono a rimanere credibili, che resistono alle tentazioni della collusione o della rinuncia a combattere il potere dei clan.

A tutti coloro che fanno bene il loro lavoro, a tutti coloro che cercano di vivere onestamente, come in qualsiasi altra parte del mondo.

A tutte queste persone. Che sono sempre di più, ma sono sempre più sole.

Come vi immaginate questa terra?

Se è vero, come disse Danilo Dolci, che ciascuno cresce solo se è sognato, voi come ve li sognate questi luoghi?

Non c’è stata mai così tanta attenzione rivolta alle vostre terre e quel che vi è avvenuto e vi avviene.

Eppure non sembra cambiato molto. I due boss che comandano continuano a comandare e ad essere liberi. Antonio Iovine e Michele Zagaria. Dodici anni di latitanza.

Anche di loro si sa dove sono.

Il primo è a San Cipriano d’Aversa, il secondo a Casapesenna. In un territorio grande come un fazzoletto di terra, possibile che non si riesca a scovarli?

È storia antica quella dei latitanti ricercati in tutto il mondo e poi trovati proprio a casa loro.

Ma è storia nuova che ormai ne abbiano parlato più e più volte giornali e tv, che politici di ogni colore abbiano promesso che li faranno arrestare.

Ma intanto il tempo passa e nulla accade.

E sono lì. Passeggiano, parlano, incontrano persone.

Ho visto che nella mia terra sono comparse scritte contro di me. Saviano merda. Saviano verme. E un’enorme bara con il mio nome. E poi insulti, continue denigrazioni a partire dalla più ricorrente e banale: “Quello s’è fatto i soldi”.

Col mio lavoro di scrittore adesso riesco a vivere e, per fortuna, pagarmi gli avvocati.

E loro? Loro che comandano imperi economici e si fanno costruire ville faraoniche in paesi dove non ci sono nemmeno le strade asfaltate?

Loro che per lo smaltimento di rifiuti tossici sono riusciti in una sola operazione a incassare sino a 500 milioni di euro e hanno imbottito la nostra terra di veleni al punto tale di far lievitare fino al 24% certi tumori, e le malformazioni congenite fino all’84% per cento?

Soldi veri che generano, secondo l’Osservatorio epidemiologico campano, una media di 7.172,5 morti per tumore all’anno in Campania.

E ad arricchirsi sulle disgrazie di questa terra sarei io con le mie parole, o i carabinieri e i magistrati, i cronisti e tutti gli altri che con libri o film o in ogni altro modo continuano a denunciare?

Com’è possibile che si crei un tale capovolgimento di prospettive?

Com’è possibile che anche persone oneste si uniscano a questo coro?

Pur conoscendo la mia terra, di fronte a tutto questo io rimango incredulo e sgomento e anche ferito al punto che fatico a trovare la mia voce.

Perché il dolore porta ad ammutolire, perché l’ostilità porta a non sapere a chi parlare.

E allora a chi devo rivolgermi, che cosa dico?

Come faccio a dire alla mia terra di smettere di essere schiacciata tra l’arroganza dei forti e la codardia dei deboli?

Oggi qui in questa stanza dove sono, ospite di chi mi protegge, è il mio compleanno.

Penso a tutti i compleanni passati così, da quando ho la scorta, un po’ nervoso, un po’ triste e soprattutto solo.

Penso che non potrò mai più passarne uno normale nella mia terra, che non potrò mai più metterci piede.

Rimpiango come un malato senza speranze tutti i compleanni trascurati, snobbati perché è solo una data qualsiasi, e un altro anno ce ne sarà uno uguale.

Ormai si è aperta una voragine nel tempo e nello spazio, una ferita che non potrà mai rimarginarsi.

E penso pure e soprattutto a chi vive la mia stessa condizione e non ha come me il privilegio di scriverne e parlare a molti.

Penso ad altri amici sotto scorta, Raffaele, Rosaria, Lirio, Tano, penso a Carmelina, la maestra di Mondragone che aveva denunciato il killer di un camorrista e che da allora vive sotto protezione, lontana, sola. Lasciata dal fidanzato che doveva sposare, giudicata dagli amici che si sentono schiacciati dal suo coraggio e dalla loro mediocrità.

Perché non c’era stata solidarietà per il suo gesto, anzi, ci sono state critiche e abbandono.

Lei ha solo seguito un richiamo della sua coscienza e ha dovuto barcamenarsi con il magro stipendio che le dà lo stato.

Cos’ha fatto Carmelina, cos’hanno fatto altri come lei per avere la vita distrutta e sradicata, mentre i boss latitanti continuano a poter vivere protetti e rispettati nelle loro terre?

E chiedo alla mia terra: che cosa ci rimane? Ditemelo. Galleggiare? Far finta di niente? Calpestare scale di ospedali lavate da cooperative di pulizie loro, ricevere nei serbatoi la benzina spillata da pompe di benzina loro? Vivere in case costruite da loro, bere il caffè della marca imposta da loro (ogni marca di caffè per essere venduta nei bar deve avere l’autorizzazione dei clan), cucinare nelle loro pentole (il clan Tavoletta gestiva produzione e vendita delle marche più prestigiose di pentole)?

Mangiare il loro pane, la loro mozzarella, i loro ortaggi? Votare i loro politici che riescono, come dichiarano i pentiti, ad arrivare alle più alte cariche nazionali? Lavorare nei loro centri commerciali, costruiti per creare posti di lavoro e sudditanza dovuta al posto di lavoro, ma intanto non c’è perdita, perché gran parte dei negozi sono loro?

Siete fieri di vivere nel territorio con i più grandi centri commerciali del mondo e insieme uno dei più alti tassi di povertà?

Passare il tempo nei locali gestiti o autorizzati da loro? Sedervi al bar vicino ai loro figli, i figli dei loro avvocati, dei loro colletti bianchi? E trovarli simpatici e innocenti, tutto sommato persone gradevoli, perché loro in fondo sono solo ragazzi, che colpa hanno dei loro padri.

E infatti non si tratta di stabilire colpe, ma di smettere di accettare e di subire sempre, smettere di pensare che almeno c’è ordine, che almeno c’è lavoro, e che basta non grattare, non alzare il velo, continuare ad andare avanti per la propria strada.

Che basta fare questo e nella nostra terra si è già nel migliore dei mondi possibili, o magari no, ma nell’unico mondo possibile sicuramente.

Quanto ancora dobbiamo aspettare? Quanto ancora dobbiamo vedere i migliori emigrare e i rassegnati rimanere?

Siete davvero sicuri che vada bene così? Che le serate che passate a corteggiarvi, a ridere, a litigare, a maledire il puzzo dei rifiuti bruciati, a scambiarvi quattro chiacchiere, possano bastare? Voi volete una vita semplice, normale, fatta di piccole cose, mentre intorno a voi c’è una guerra vera, mentre chi non subisce e denuncia e parla perde ogni cosa. Come abbiamo fatto a divenire così ciechi? Così asserviti e rassegnati, così piegati?

Come è possibile che solo gli ultimi degli ultimi, gli africani di Castel Volturno che subiscono lo sfruttamento e la violenza dei clan italiani e di altri africani, abbiano saputo una volta tirare fuori più rabbia che paura e rassegnazione?

Non posso credere che un sud così ricco di talenti e forze possa davvero accontentarsi solo di questo.

La Calabria ha il Pil più basso d’Italia ma “Cosa Nuova”, ossia la ‘ndrangheta, fattura quanto e più di una intera manovra finanziaria italiana.

Alitalia sarà in crisi, ma a Grazzanise, in un territorio marcio di camorra, si sta per costruire il più grande aeroporto italiano, il più vasto del Mediterraneo.

Una terra condannata a far circolare enormi capitali senza avere uno straccio di sviluppo vero, e invece ha danaro, profitto, cemento che ha il sapore del saccheggio, non della crescita.

Non posso credere che riescano a resistere soltanto pochi individui eccezionali.

Che la denuncia sia ormai solo il compito dei pochi singoli, preti, maestri, medici, i pochi politici onesti e gruppi che interpretano il ruolo della società civile.

E il resto? Gli altri se ne stanno buoni e zitti, tramortiti dalla paura?

La paura. L’alibi maggiore. Fa sentire tutti a posto perché è in suo nome che si tutelano la famiglia, gli affetti, la propria vita innocente, il proprio sacrosanto diritto a viverla e costruirla.

Ma non avere più paura non sarebbe difficile.

Basterebbe agire, ma non da soli.

La paura va a braccetto con l’isolamento. Ogni volta che qualcuno si tira indietro crea altra paura, che crea ancora altra paura, in un crescendo esponenziale che immobilizza, erode, lentamente manda in rovina.

“Si può edificare la felicità del mondo sulle spalle di un unico bambino maltrattato?”, domanda Ivan Karamazov a suo fratello Aljosha.

Ma voi non volete un mondo perfetto, volete solo una vita tranquilla e semplice, una quotidianità accettabile, il calore di una famiglia.

Accontentarvi di questo pensate che vi metta al riparo da ansie e dolori.

E forse ci riuscite, riuscite a trovare una dimensione in cui trovate serenità. Ma a che prezzo?

Se i vostri figli dovessero nascere malati o ammalarsi, se un’altra volta dovreste rivolgervi a un politico che in cambio di un voto vi darà un lavoro senza il quale anche i vostri piccoli sogni e progetti finirebbero nel vuoto, quando faticherete ad ottenere un mutuo per la vostra casa mentre i direttori delle stesse banche saranno sempre disponibili con chi comanda, quando vedrete tutto questo forse vi renderete conto che non c’è riparo, che non esiste nessun ambito protetto, e che l’atteggiamento che pensavate realistico e saggiamente disincantato vi ha appestato l’anima di un risentimento e rancore che toglie ogni gusto alla vostra vita.

Perché se tutto ciò è triste la cosa ancora più triste è l’abitudine.

Abituarsi che non ci sia null’altro da fare che rassegnarsi, arrangiarsi o andare via.

Chiedo alla mia terra se riesce ancora ad immaginare di poter scegliere.

Le chiedo se è in grado di compiere almeno quel primo gesto di libertà che sta nel riuscire a pensarsi diversa, pensarsi libera.

Non rassegnarsi ad accettare come un destino naturale quel che è invece opera degli uomini.

Quegli uomini possono strapparti alla tua terra e al tuo passato, portarti via la serenità, impedirti di trovare una casa, scriverti insulti sulle pareti del tuo paese, possono fare il deserto intorno a te.

Ma non possono estirpare quel che resta una certezza e, per questo, rimane pure una speranza.

Che non è giusto, non è per niente naturale, far sottostare un territorio al dominio della violenza e dello sfruttamento senza limiti.

E che non deve andare avanti così perché così è sempre stato. Anche perché non è vero che tutto è sempre uguale, ma è sempre peggio.

Perché la devastazione cresce proporzionalmente con i loro affari, perché è irreversibile come la terra una volta per tutte appestata, perché non conosce limiti.

Perché là fuori si aggirano sei killer abbrutiti e strafatti, con licenza di uccidere e non mandato, che non si fermano di fronte a nessuno.

Perché sono loro l’immagine e somiglianza di ciò che regna oggi su queste terre e di quel che le attende domani, dopodomani, nel futuro. Bisogna trovare la forza di cambiare.

Ora, o mai più.



Copyright 2008
by Roberto Saviano
Published by arrangement
of Roberto Santachiara
Literary Agency



39 commenti:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

ANALISI E DENUNCIA LUCIDISSIME, MA CHE CADONO COME UNA GOCCIA D'ACQUA NEL DESERTO DELLE ISTITUZIONI.

Anonimo ha detto...

Mai più,Roberto.Mai più.

Pierluigi Fauzia

Anonimo ha detto...

Ecco, avevo letto a prima mattina questo appassionato intervento, pensando che le stesse parole di fuoco possono valere anche per tutti quei settori in cui la gente per bene si vede circondata da illegalita' diffusa e tuttavia irresistibile.
Mi era venuto desiderio di diffonderlo ovunque : qualcuno l'ha fatto per me e sono grata di tanta consonanza.
Mi chiedo, puo' la Magistratura tollerare che alcuni suoi pezzi facciano strame della istituzione che rappresentano? Puo' tollerare la avvocatura che tanta parte dei suoi compenenti vendano la propria funzione ad interessi incoffessabili? Possono i tanti generosi medici tollerare che la sanita' sia dominata da logiche tante volte davvero assassine?
Come fanno questi pezzi importanti della societa', le aprti sane, a riconoscersi ed a rispettarsi, se non si muovono assieme per contrastare cio' che sembra - senza esserlo - invincibile?
Ecco, si', Saviano non parla solo agli abitanti della sua terra disgraziata, ne' parla solo del coraggio che testimonia accetando di festeggiare cosi' il suo compleanno ( e noi, non saremmo capaci di altrettanta forza? ) ma parla a tutti noi, a quelli che - pochi, molti, ma certo diversi assai dai fuorilegge hce ci camminano accanto e ci aggredisocno ogni giorno - vorremmo vivere in una relata diversa.
Auguri Roberto! E grazie, di cuore.

Anonimo ha detto...

Si, va bene, Francesca, ma ti immagini quante scorte?
b

Anonimo ha detto...

Si, probabilmente quello che pensiamo e facciamo non basta.

Vittorio Ferraro ha detto...

Le parole di Saviano sono un pugno nello stomaco.

Ma le parole di Saviano sono anche un invito alla speranza.

Una terra umiliata ed offesa: sommersa dai rifiuti e dalla criminalità.

Per fortuna è una terra che non è solo questo. Ma è anche questo.

Ma, soprattutto, la mia, è una terra governata da una classe politica latitante. E quel che è peggio è fraquentata da molti cittadini che sono solo la caricatura di se stessi.

Anonimo ha detto...

Un bel quadretto, non c'è che dire...ma questa classe politica ipocrita e senza vergogna continuerà a rispondere che ciò che conta è la "percezione di sicurezza di cittadini", vuote parole per nascondere il fatto che ormai le organizzazioni criminali sono in grado di influenzare pesantemente l'azione politica dei nostri governanti, avendo molti rappresentanti in tutte le principali istituzioni. Prima, almeno, c'era qualche tentativo di reazione...adesso..più nulla...calma piatta,specchio di disperazione. Un oceano di menzogna.

Paola

Anonimo ha detto...

a me sembra al solito un quadro catastrofista, lo posso anche capire vista l'inclinazione decisamente a sinistra del sito e la volontà di prendersela anche con la stampa che in italia non è asservita.
Ultimamente ho letto anche che il signore di colore che è stato ucciso a milano è stato ucciso per razzismo, nella realtà, come si può sentire anche sul telegiornale di rete 4 e come ha detto emilio fede, non c'è ombra di razzismo in quel gesto, allo stesso modo di come c'è stato un regolamento di conti e quindi niente vittime e colpevoli come dite voi ma tutti colpevoli!

lasciate stare il comunismo e marx ogni tanto e riportate le cose come stanno, senza questa volontà più o meno nascosta di dare addosso al miglior governo della storia repubblicana se non il migliore della storia della democrazia tout court!

grazie

Anonimo ha detto...

Grazie a Te, anonimo delle 13.04.
Comunque, non tutti quelli che seguono questo Blog sono di sx. Io, per esempio, sono di dx ed ho consapevolezza delle doti divine del Presidente e di tutti i suoi apostoli e, soprattutto, Apostole!
b

Anonimo ha detto...

Sarai anche di "dx", caro "b", ma le tue idee, almeno per come le hai espresse fino ad oggi, non sono certamente di destra !

"Solo gli stupidi non cambiano mai idea", dicono.

Frase fatta.

Il problema è che molti di quelli che cambiano idea non lo fanno certo per convinzione ma per CONVENIENZA ... il qual termine non è necessariamente sinonimo di intelligenza.

Anzi, non ci azzecca proprio per niente !

Vittorio Ferraro ha detto...

All'anonimo delle 13,04 - oltre a consigliare di rileggere l'articolo di cui all'oggetto - voglio anche richiamare la sua attenzione su un articolo scritto sempre da Roberto Saviano - e che può trovare su questo blog il 05/01/08 - dal titolo: imprese, politici e camorra ecco i colpevoli della peste.

Evidentemente vuole attirarare attenzione.

Comunque. Si è parlato di responsabilità di un'intera classe politica che ha sgovernato quelle terre.

Joe ha detto...

L'Italia del sud e' il Far West contemporaneo, ma assai peggio.
Tutti si lamentano e nessuno fa niente per risolvere questo cancro.
Come si puo' essere fieri di essere italiani in questa situazione?

Anonimo ha detto...

Gentile anonimo delle 14.40,
mi auguro che tu non sii la stessa persona delle 13.04. In tal caso mi ritrovo costretto a pensare che sei totalmente incompatibile con l'intelligenza che citi.
b

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Posso suggerire ai vari "Anonimo" si inserire al termine del commento il proprio nome e cognome o, almeno , uno pseudonimo ?
Ciò chiedo perchè ho constatato, altrove, che non tutti coloro che intervengono sanno registrarsi, non essendo titolari di un blog, per indicare in chiaro chi sono, per cui completano il loro commento con nome e cognome o con uno pseudonimo.
Certo è che una eventuale replica ad un commento genera non poca confusione, obbligando chi replica ad indicare "Rispondo ad Anonimo del giorno *** delle ore ***".
Non solo.
Alcuni "Anonimo" replicano senza indicare a chi replicano.
Anche questo è motivo di non poca confusione e comporta una frattura nella sequenza temporale dei commenti, che si aggrovigliano fra loro o restano privi di risposta per l'incertezza di chi desidera rispondere nel capire se è stato chiamato in causa o meno.
Naturalmente se si vuole restare totalmente anonimi "nulla quaestio".
Grazie a tutti.

Anonimo ha detto...

X Anonimo delle 11.28


"...ma questa classe politica ipocrita e senza vergogna continuerà a rispondere"

Forse dell'intero discorso di Saviano è sfuggito un piccolissimo dettaglio: lui non ha rivolto la propria amarezza verso la vituperata classe politica (facile sai? non c'è niente di più facile, questi riuscirebbero a dar fastidio anche se non esistessero).

No, Saviano ha sputato in faccia a noi che ci accontentiamo della rincuorante minestrina calda, davanti alla TV e chissenefrega di quello che succede al di fuori della nostra porta.

Ragazzi, da sempre i governanti ce li scegliamo noi, non ce li imponne nessuno.

Se sono inetti, falsi, corrotti, incapaci, mica dobbiamo andare troppo lontano a pescare i responsabili della loro presenza in parlamento.

In tutta onestà, quanti di noi, al loro posto, saprebbero lavorare senza lucrare?
Siamo sicuri sicuri sicuri che davanti ad una mazzetta milionaria sapremmo resistere?
E per quanto?
Magari la prima volta diremmo di no, ma la seconda e la terza?

Non è forse questo il Paese del "tengo famiglia"?

Dico spesso che la maggior parte di quelli che criticano i governanti lo fanno solo per invidia.
In realtà vorrebbero essere al loro posto.

E' una cosa brutta brutta brutta da dire ma è così.

Almeno secondo me.

Luciana

Anonimo ha detto...

X anonimo delle 13.04

1) Il gentile navigatore vede rosa, al contrario di Saviano che vede nero.
Forse l'anonimo interlocutore vede rosa perchè vive sull'Isola di Pasqua (l'unico posto che mi venga in mente, abbastanza lontano dal clan dei casalesi).

2)Mica è detto che tutti quelli che frequentano questo sito siano di sinistra.

3) Per ciò che riguarda la stampa italiana ha ragione, non è asservita, anzi, non serve...a niente.

4) e sì, della Santità dei governanti ce ne eravamo già accorti.

Luciana

Anonimo ha detto...

Esiste un'articolo del codice penale in cui è esplicitamente previsto il reato di "Banda armata"che in armi spadroneggia attraverso il territorio dello stato. Quella denunciata da Saviano è un'azione eversiva di terrorismo armato che se solo le istituzioni preposte volessero, domani stesso potrebbe essere stroncato . Inoltre tutti i beni dei colletti bianchi che fiancheggiano tali "Bande Armate",verrebbero, sempre solo se le istituzioni preposte volessero,immediatamente confiscati e restituiti al popolo.Così è, o così è se vi pare?

Anonimo ha detto...

Caro Anonimo delle 13.04

Lei è più arguto di quanto pensassi.

E pensare che inizialmente l'avevo presa sul serio e mi ero pure indignato.Le stavo per scrivere una filippica,ma poi ho capito che scherzava.

Nessuno,neache Fede stesso probabilmente,chiamerebbe il tg4 "telegiornale".

E pensare che stavo per crederle.

Cordialmente

Pierluigi Fauzia

Anonimo ha detto...

Caro "b",

L'anonimo delle 13.04 non è il sottoscritto ... io sono l'anonimo delle 14.40.

Si tratta di due soggetti diversi.

baron litron ha detto...

sarò pessimista, ma nelle parole di Saviano non ho visto un solo accenno alla speranza, né per sé stesso né tantomeno per la propria terra.

come dice giustamente Luciana, si rivolge ai suoi compaesani, a tutti loro, alla loro passività, alla loro ignavia, alla paura che paralizza e anche giustifica, al senso di impotenza, di inutilità nei confronti di istituzioni che però non sono mai state sentite come proprie.

se pochi hanno il coraggio di denunciare, esporsi, rischiare, è perché il coraggio non è sfida alla camorra (o alla mafia, o alla 'ndrangheta) ma sfida a tutta la società nella quale sono cresciuti.

e se la maggioranza è paralizzata al cervello e alle intenzioni in parte è per paura, ma in parte anche perché alla maggioranza in qualche modo la situazione va bene così, o non riescono ad immaginarne una diversa (possiamo chiamarla normale?) oppure non hanno ancora toccato la soglia della disperazione.

bisogna attendere un massacro perché qualcuno osi ribellarsi? e perché si ribellano soltanto gli africani, hanno forse qualcosa in più da perdere rispetto ai casalesi originali?

Saviano lo fa capire abbastanza esplicitamente, e infatti - come del resto in Gomorra - non offre soluzioni, forse perché non crede possano essercene.

chiaro , lui lo può dire perché là c'è nato e cresciuto. altri che sostenessero questo verrebbero tacciati subito dei peggiori epiteti, meritati o meno.

ma non è voltando gli occhi alla realtà che questa cambia di forma, e non è turandosi il naso che sparisce la puzza.

baron litron

Anonimo ha detto...

Caro Joe,
se ti fa tanto vergognare il Sud, ho una proposta per Te: doppio cinturone, cavallo, stella da sceriffo appuntato al petto e via!
Fammelo sapere quando arrivi, ti farò da aiutante!
b

Anonimo ha detto...

Scusate l'O.T. ( me nemmeno poi tanto).
http://toghelucane.blogspot.com/

qui, alla pagina di oggi, leggete il commento all'articolo che il solito Vulpio ha pubblicato sull'oro nero di Lucania.
Un tesoro che ha sucitato molti appetiti e che imponeva che la situazione locale si giovasse di un "sistema" che nulla ha da invidiare a quello descritto da Saviano.
Tempo fa per molto meno qualche magistrato fu immediatamente rimosso su richiesta del Ministro Mastella ( ci tocchera' rimpiangerlo?).
Ora quelli "attenzionati" con mole immensa di prove ( non solo indizi) da De Magistris (il "solito" anche lui), sono saldissimi ai loro posti, e nessuno, dico nessuno, si sogna di suggerire o chiedere un provvedimento - chesso'? - di sospensione, di trasferimento, di allontanamento.
E' questo il vero scandalo.

Leggete anche i rinvii ai link, per capire a gravita' di quello che dico. E per comprendere il livello infimo cui si e' giunti, nel silenzio generale, nella totale apatia, nascondendosi dietro fatti di cronaca duri, ahime', ma utili a distrarre l'attenzione ed a far credere che per difendere la democrazia sia piu' importante mandare i militari nelle zone pericolose che dotare di persone per bene i tribunali.

Cinzia ha detto...

Purtroppo questa accorata lettera di Saviano è vero come dice Luciana che è rivolta principalmente ai suoi corregionali, ma secondo me calza perfettamente con tutto il resto del paese. Non possiamo certo essere così ipocriti da pensare che siccome non viviamo al sud non siamo coinvolti o anche noi responsabili. La situazione al sud italia è solo più palesemente drammatica e cruenta, ma il resto del paese anche se cambia le sue forme non varia le sostanze e il nostro belato ormai è un eco che risuona dalle alpi all'etna. La verità è che siamo un popolo senza dignità, che non sa alzare la testa.
I pochissimi a farlo pagano in proprio prezzi altissimi, come Roberto appunto, e noi se va bene continuiamo a stare belli comodi comodi a scrivere commenti indignati dai nostri angoli di mondo, se va peggio neanche ci accorgiamo di ciò che accade.
Ma non per questo possiamo pensare di essere assolti, siamo e saremo comunque e per sempre coinvolti (questo diceva Fabrizio già 35 anni fa, profeta di ogni nostro dolore).

Anonimo ha detto...

secondo me l'art. di Saviano, oltre al valore per come è stato scritto, contiene un messaggio BEN preciso, indirizzato "alla sua terra" come dice nel titolo;
il messaggio è un invito alla rivolta COMPATTA, attraverso:
1) la DENUNCIA
2) il disconoscimento del POTERE ALLA CAMORRA: il non riconoscere come valorosi, coraggiosi e potenti i CAPI DELLA CAMORRA e per questo ne descrive le azioni;
3) indica anche i tempi precisi: ORA, ORA CHE SI SA DOVE SONO, ORA CHE TUTTA L'ATTENZIONE PUBBLICA SA CHE ESISTE UNA CRIMINALITA' ORGANIZZATA non circoscritta agli interessi locali; ora che si è parlato del PROCESSO SPARTACUS.ORA CHE SONO PARTICOLARMENTE VULNERABILI (ne descrive anche la pochezza delle armi)
ORA O MAI PIU'.
questa è la mia libera interpretazione.... in ogni caso mi auguro che ogni campano senta l'esigenza di DENUNCIARE ciò che prima tralasciava, che dica NO a ciò che prima poteva anche tollerare... e che tutta l'Italia sia vicina al nostro meridione.

francesca cenerelli

p.s. grazie a Pierluigi Fauzia: senza di lui non avrei capito l'intenzione di divertire del famoso "anonimo"... io pensavo fosse un post direttamente dal Pianeta Marte, ovvero di chi non sa cosa succede sulla Terra.

Anonimo ha detto...

Maroni, La Russa ed Alfano sulla strage di Castelvolturno:
È guerra civile! Atto di terrorismo, li fermeremo!
No è atto di criminalità! Guerra tra bande criminali per la supremazia!
Valuteremo sul tema e le modalità degli arresti domiciliari!
Mi sembrano dei sonnambuli che continuano a girovagare per le stanze di palazzo chigi!
Se B avrebbe seriamente voluto affrontare i problemi della criminalità organizzata e comune, nonché risolvere i problemi della giustizia sarebbe bastato che al posto dei tre ministri citati avesse nominato rispettivamente, Previti, Schifani, Dell'Utri!

Anonimo ha detto...

sarà per un fatto mio caratteriale, ma... percepisco nelle stesse parole di Saviano la speranza.
credo che se fosse disperato non avrebbe scritto quelle cose. Non avrebbe scritto proprio. NOn dimentichiamoci che ha voluto condividere il suo compleanno. Una persona disperata, credo, non lo avrebbe fatto.
il cammino che porta verso la speranza è fatto PRIMA di informazione. Dopo viene la consapevolezza. Certo ci sono sicuramente tanti altri aspetti, ma questi sono essenziali.
Ripeto: l'Informazione, non a caso con la "i" maiuscola. Che non esiste in Italia, a meno di qualche raro elemento.
Visto che sarebbe OT, non metto qui il progetto che avrei sulla Informazione. MI piacerebbe condividerla con voi.

Anonimo ha detto...

X Francesca

Grazie per l'indirizzo del sito delle toghe lucane.

Non lo conoscevo. 8)

Luciana

P.S.

Sì, decisamente la Basilicata può riservare ancora delle sorprese.

Anonimo ha detto...

X Cinzia.

Hai perfettamente ragione.
Infatti ho usato il "noi" per individuare i destinatari dell'appello-denuncia di Saviano.

Siamo noi i politicanti corrotti e i corruttori, siamo noi quelli che sparano e quelli che voltano la testa dall'altra parte quando vedono un sopruso, fin quando va bene e la testa non ce la impallinano o il sopruso non tocca noi.
Allora troviamo il fiato per piagnucolare e chiedere sicurezza e giustizia.

A caldo, ho trovato ingiusta la reazione violenta degli immigrati di Castel Volturno perchè ho pensato che, come al solito, era la povera gente a rimetterci la macchina, la vetrina, il cassonetto...

Poi ci ho ripensato.

Mi son detta: "ma se uno dei presunti (...) killer abitava a pochi metri dal luogo della strage, vuoi vedere che qualche sassata, forse, è arrivata pure sulla sua di auto?"

Non è che magari gli immigrati di Castel Volturno hanno molte più pa//e, più dignità e più coscienza degli autoctoni?

Non è che magari dovremmo tutti fare quel genere di macello sotto casa e sulle cose dei mafiosi, dei camorristi e degli 'ndranghetisti?

E poi mi sono chiesta un'altra cosa.

Perchè hanno fatto questa mossa?
Voglio dire, sapevano bene che una carneficina del genere non sarebbe passata inosservata e che per un po’ di tempo avrebbero dovuto rallentare l'attività dell'"impresa di Famiglia" sul posto.

Altra domanda: se non possono lavorare a pieno regime lì, dov'è che stanno andando a far danni mentre noi siamo distratti da tanta ferocia?

Non ci credo che per far valere la legge del più forte, il clan sia disposto a stare con le mani in mano per mesi.

Luciana

Anonimo ha detto...

Credo che voler circoscrivere, le gravissime contraddizioni, con le tragiche conseguenze che ne derivano, al Sud Italia, risulti anacronistico. L'intensa lettera di Roberto Saviano, non è lo sfogo di un disperato, ma la testimonianza di un lucido e cosciente intellettuale di quelle che sono le NOSTRE debolezze.Dalla frattura post-unitaria, fra "Paese legale" e "Paese reale", scaturì la cosiddetta Questione Meridionale; oggi, la divaricazione, la frattura, permane, ma è tempo di abbandonare le Questioni geograficamente (ma non moralmente) circoscritte. Parliamo, piuttosto di Questione Sociale urgente.L'errore peggiore, sarebbe associare le denunce dei singoli (intellettuali e non)ad uno o più fenomeni storici, magari "transitori" (non dimentichiamo, che, il grande Statista Giolitti, sottovalutò: Biennio Rosso, programma fascista 1919 et cet.)da reprimere con la coercizione. La strage di Castel Volturno è espressione di un immobilismo socio-culturale generale, tanto quanto lo sono la crisi economica, della scuola, delle istituzioni tutte. (Chi scrive non è pessimista, nè catastrofista, anzi crede che si possa costruire un mondo migliore).

Cinzia ha detto...

E brava Luciana.
Infatti non mi sembra che i francesi o gli spagnoli siano meno democratici di noi, solo che quando lo stato o chiunque sia gliene fa una più grossa del dovuto alzano la testa, scendono in piazza e fanno sentire la loro forza. Tutto qui.
Noi invece siamo programmati anche nelle reazioni. Il PD indice manifestazioni a lunga scadenza. Il sindacato, pure. E noi buoni buoni ce ne stiamo a casa.
Ci sarebbe molto da dire per analizzare a fondo questa situazione, ma vado un po' di fretta oggi e non lo posso fare.
Semplifico.
La comunità africana ha reagito, malamente? Ha fatto bene!
Ad una gestione selvaggia del territorio ma come vuoi reagire, ballando il minuetto?!
Se lo facessimo tutti, e senza aver bisogno di qualcuno alla testa, potremmo sicuramente incutere rispetto a chi ce ne deve.
Potremmo insegnare a chi ci vuole asserviti e sfruttati che abbiamo una dignità e che sappiamo difenderla.
Non credere che sia poco!

Anonimo ha detto...

Sono molto indecisa, non credo che lo firmerò questo post, mi vergogno.
Piango. Sto piangendo ora e piango spesso.
Non ho paura io, denuncerei ogni cosa che vedo. Mi muovo, lotto, denuncio e invio segnalazioni.
Dovevo anche lottare per il mio lavoro, avrei dovuto andarmene da qui per farlo.
Poi ho incontrato una persona fantastica, mi sono innamorata. Siamo insieme. Ho rinunciato a quello che volevo fare come lavoro, anche solo a cercarlo.
Ora sto qui, ne cerco uno più tranquillo, uno stipendio fisso, una casetta e dei bambini.
Sogno. Sogno sempre di poter insegnare loro a vivere e a lottare. Per un mondo migliore. Mi sento in dovere io per cercare di dare loro un mondo migliore.
E piango. Non ci riuscirò mai, se fossi sola farei di tutto, credo. Una volta, nel mio piccolo, lo facevo. L'ho sempre fatto.
Continuo a farlo, di nascosto, qualche volta, se non porta via troppo tempo o non impegna più di tanto.
E poi, ora, non devo impegnarmi in cose che non mi riguardano. Il mondo è sempre stato così (terrore, le parole di Saviano), non sarò io a cambiarlo. Per cambiarlo dovrei mettere lui in secondo piano. Che dico? Lasciarlo. Mi lascerebbe lu altrimenti. Possibile che io non riesca a pensare solo a lui? A farci una casetta, a crescere dei bimbi da portare a spasso?
Possibile che mi indigni ogni volta che qualcuno spreca soldi, risorse, energie? E' tutta invidia. Sono suoi quei soldi, li avessi anch'io potrei permettermi le stesse cose.
Se tutti facessero le cose secondo le regole non si vivrebbe più. Non si sopravvivrebbe più.
La smetto. Torno indietro.
Sognerò ancora forse, avrò mai il coraggio? Non voglio perderlo, in fondo ho sempre sognato di avere bimbi da lui, di costruirmi una vita con lui. E' anche una persona buona, fondamentalmente, generosa. Lavoratore, grande lavoratore e onesto. Per sè stesso. Ma poi, degli altri beh, che ti frega. Sono fatti loro. Non andare a impelagarti. Sarà più importante denunciare e mettere in pericolo sè e i propri cari? O essere onesti noi, nel nostro piccolo, e basta.
Chiudersi.
Sotterrarsi.
Scusatemi.
Io piango.

Anonimo ha detto...

Cara anonima delle 13.46,
continua a piangere e a dare ascolto alla tua testa: è molto più ricca di quella di Saviano!
b

Anonimo ha detto...

X Cinzia

Infatti ho riflettuto proprio su questo.
E lo ha detto anche Saviano: hanno avuto più coraggio loro (gli immigrati) dei nativi.
Ma quando mai si è vista una sollevazione popolare per una strage di camorra?

Se sollevazione c'è, in genere è sempre per coprire chi i reati li compie.

---------------
X anonima delle 13:46

Anche a me viene da piangere.


Luciana

Anonimo ha detto...

Grazie ai gentili membri della redazione per aver pubblicato il commento di ieri.
In riferimento a due interventi, di Francesca Cenerelli e di Luciana,scrivo quanto segue.
Nell'articolo su L'espresso di oggi, dal titolo "SIAMO TUTTI CASALESI", a proposito dell'unica forma di protesta proveniente dal gruppo dei non nativi di Castel Volturno, Roberto Saviano ha contrapposto, tramite un eloquente simbolismo cromatico,una ZONA GRIGIA, "sfuggente, opaca, nebulosa", ai neri, gli unici a saper "esprimere un moto di ribellione". La zona grigia, siamo noi, che sottostiamo alle regole di un potere che ha fatto dell'illegalità e dell'iniquità, la propria linfa vitale, circondato dal silenzio, quello stesso silenzio funereo che riempie gli spazi creati dalle macerie. Tale potere,ormai lo sappiamo, come un rizoma, si radica labirinticamente nei luoghi sotterranei di una terra putrida; penso che si debbano temere le meccaniche occulte del potere, più che le manifestazioni appariscenti di esso, quali le sanguinose stragi, i fulminei agguati, i gesti criminosi palesati; è a causa delle meccaniche occulte che i collusi, i conniventi, gli invischiati, possono parlare di violazione,quando chi è preposto ad estirpare i reati, si avvicina troppo ai meandri del sistema. Gli splendidi versi di T.S.Eliot, citati da Saviano,"siamo gli uomini vuoti", ma l'esemplarità stessa del titolo dell'articolo, un articolo composto nell'esprimere con accenti pacati la rivendicazione della libertà di informare e in primo luogo il dovere di farlo, richiamano l'attenzione sul Siamo.E'così coinvolgente da non poter non suscitare riflessioni, da non poter non infiammare dibattiti. Scorrendo le pagine dello stesso settimanale, mi sono soffermata sul pezzo di Wlodek Goldkorn e Gigi Riva, che riassumo nella domanda da loro posta:siamo al nuovo fascismo? Un docente di Letterature Slave Pedrag Matvejevic, è vissuto benissimo in Italia, però ora ha deciso di andarsene. Lui nato a Mostar (non posso fare a meno di sottolineare che il Ponte di Mostar,distrutto dalle guerre è stato ricostruito), aveva trovato presso di noi la serenità. Il clima creatosi di recente, lo ha indotto alla scelta. Noi, referenti del SIAMO, come facciamo a non pensarci in termini di collettività? Come facciamo a non accogliere la sollecitazione che ci viene rivolta da intellettuali sani ed onesti come Saviano,che rischia in prima persona per difendere una causa giusta e di tutti, a riappropriarci della dignità?
Il Ponte di Mostar, è stato ricostruito;abbiamo fortunatamente nel Paese, intellettuali di spessore morale, culturale, decorosi, che ci porgono materiale per costruire solidi ponti ideali. Sono loro la vera risorsa dell'Italia, a cui attingere per il cambiamento. Ascoltiamoli e difendiamoli.

Anonimo ha detto...

A Clelia:
sì certo l’ho letto l'art."siamo tutti casalesi". L'invito di Saviano è ben esplicito. ancora una volta lancia un appello. Questa volta ad uno strato sociale diverso.
Io non appartengo alla zona grigia, che, se ho ben capito leggendo i versi dei Co' Sang, gruppo musicale napoletano, ma anche esplicitato nell’ estratto che qui riporto dallo stesso articolo di Saviano:
"A Caserta come a Napoli, ci si sarebbe aspettati un vento di tempesta che gonfiasse onde di sdegno. Invece nulla: una grande bonaccia delle Antille, micidiale perché stringe tutto in un'immobilità letale, rassegnata, asfissiante. Anime morte prima ancora che corpi. Avvocati, professori, ingegneri, medici, architetti, industriali, che hanno convissuto con la marea di rifiuti per mesi, rinunciando ai loro diritti minimi di cittadini dell'Europa, non provano un senso di nausea alle notizie sul ruolo di un uomo di governo nella desertificazione tossica di un territorio. La classe politica che loro hanno espresso invece volta lo sguardo altrove e tira a campare, delegando la gestione della regione a una pattuglia di personaggi sempre più invischiati nelle indagini della magistratura per ogni genere di reato, inclusi i patti con i camorristi d'ogni clan.
Nessuno reagisce a nulla, nemmeno davanti agli imprenditori uccisi a catena, ai negozianti..”.(ecc ecc) e poi questo: “in basso la manovalanza criminale cui paga gli stipendi, in alto quelli che stanno vicino a chi fa le leggi e ne ricevono qualche tornaconto. E in mezzo, rassegnati o conniventi, quasi tutti gli altri”.

L’incitamento è ben chiaro anche stavolta…. Egli tenta di rivolgersi a TUTTE le persone; ora a quelle tralasciate, non individuate in altri suoi scritti…. la zona grigia….
cerca di stanarle nei loro siti, di chiamarli per nome, di trascinarli fuori per mano, perché ancora una volta, E’ QUESTO IL MOMENTO PER AZIONARE un meccanismo di richiesta collettiva, è questo il tempo di arginare lo scempio già avanzato; è questo il MOMENTO non solo di stare vicini agli intellettuali ma di denunciare LEGALMENTE la situazione, di NON ELEGGERE candidati politici risaputi implicati con le mafie; è QUESTO IL MOMENTO PER ABBANDONARE QUALSIASI TIPO DI CONNIVENZA, COLLABORAZIONE, LAVORO CHE ABBIA A CHE FARE CON LA CAMORRA.

Quest’appello lo trovo ancora una volta lanciato al “suo popolo”, quello di appartenenza.
ma io invece trovo che il Meridione, il MERIDIONE abbia bisogno del nostro appoggio. Della nostra solidarietà. Della comprensione. DI TUTTA L’ITALIA, perché questo malfunzionamento non può essere accettato, sottovalutato, lasciato da parte. E se candidati politici indagati, sospettati, collusi, risaputi, rappresentano LA NOSTRA ITALIA, anche noi, noi che non siamo né casalesi né napoletani, dobbiamo agire per vie … legali, consentite dalle nostre Leggi (beh… prima che queste cambino definitivamente….) per togliere loro il POTERE.
No, non dobbiamo dimostrare solo solidarietà ai giornalisti, agli intellettuali: DOBBIAMO AGIRE, COL VOTO, COL REFERENDUM, COL NOSTRO LAVORO……

Grazie per avermi letta.

Anonimo ha detto...

Grazie Francesca per aver risposto.
La mia idea di solidarietà è in linea con la tua, e con quella di molte altre persone.Nel caos attuale si deve far leva sui valori; un lineare assetto giuridico-amministrativo, la libertà di stampa, in definitiva, la garanzia di legalità e rispetto dei diritti sono indispensabili al progresso civile.Penso a quanto cammino abbiamo fatto tramite il libero scambio di idee, di opinioni, e alla bellezza di poter scegliere senza condizionamenti contrastanti con ogni principio democratico. Roberto dà prova di coraggio (in quanti glielo riconosciamo) e come lui, Marco Travaglio ed altri (pochi) che non sto qui a citare. Beh la memoria va ad Enzo Biagi, ad Indro Montanelli...

Anonimo ha detto...

a Clelia: grazie a te x avermi considerata. ma sento che le parole non mi bastano più. dobbiamo dare un segno concreto del nostro disappunto della ns voglia di difendere le libertà, di togliere di mezzo la corruzione. il telegiornale mi spaventa ogni giorno di più. come può essere dico io.... come può essere che un popolo accetti tutto questo....
non possiamo vivere nei nostri blog e parlarci tra di noi mentre tutto intorno continua a peggiorare... scusa lo sfogo pessimistico. qua c'è bisogno di pulizia. come fare?

Anonimo ha detto...

Francesca hai risposto già tu alla domanda "come fare?". Naturalmente con il voto, con i referendum. Potrei aggiungere che è il momento, per noi cittadini, di far riferimento ad un "uomo nuovo", un uomo, che sia espressione dei principi nei quali crediamo ancora, nonostante tutto. Confesso che mi risulta piuttosto difficile spiegarmi in modo esaustivo, poichè sono abituata al confronto diretto con i miei interlocutori; comprendo il tuo pessimismo, ma le parole sono fondamentali in quanto preposte alle azioni. Oggi, leggevo su la Repubblica, della brillante iniziativa del sindaco di Caltagirone, Dott. Francesco Pignataro, nonchè Dirigente Scolastico, di trasmettere la "Lettera alla mia terra" di Saviano,a tutti i Dirigenti Scolastici, allo scopo di rendere la stessa " patrimonio della nostra scuola". Io sono un'insegnante; ho individuato nelle intenzioni del Dott. Caltagirone un elevato senso civico; ti dirò che nel mio piccolo,ho già proposto la Lettera ai miei alunni;l'ho ritenuto doveroso. Ho sentito la necessità di riportare la notizia sovramenzionata, per far capire in maniera probabilmente poco ortodossa, che qualcosa si sta muovendo.Entrambe percepiamo la sensazione di non poter limitarci ai blog; trovarci qui,tuttavia,è già un inizio. Se hai dei suggerimenti, fammelo sapere. Tieni conto che non ho una grande consuetudine a comunicare così.
Grazie.

Anonimo ha detto...

@ Clelia: grazie a te. Il tuo impegno è davvero prezioso. Alla diretta domanda, se ho suggerimenti, magari potessi rispondere... cerco, per quanto posso. di farmi promotrice di piccole iniziative. La prima, l'avvicinarsi innanzi tutto a Madre Terra... sono un'ambientalista convinta, perchè se non abbiamo rispetto per la Madre, per l'amibiente in cui viviamo, tutto risulta vano... Per il resto, divulgare, propagare, sono senz'altro utili iniziative. La tua, è bellissima. il legame tra insegnanti e nuove generazioni... il più bel seme da piantare. Per i referendum, sì sono d'accordo. Ma le promozioni dei referendum sono scarse.
Certo cominciare a far risapere i reati commessi dalla nostra classe politica possono servire... ma io vorrei vedere il cambiamento vero, sono impaziente. Sono impaziente e vedo nel Sud il grande fermento, forse la scintilla che può davvero dire "basta".
Che dire... il dispiegamento di forze tra Napoli e Caserta, è senz'altro un segno! speriamo non sia solo perchè la comorra incominciava ad essere ... troppo sotto i riflettori. E che i mandanti, i compiacenti, le commistioni con la politica, emergano, I nomi ci sono... forse davvero la speranza non è vana.
Ti ringrazio ancora per l'attenzione, sperando al momento di reincontrarci nei blogs, ma anche nelle azioni forti....
ti aspetto se vuoi dare un occhio, sul mio myspace, ma senza impegno.
anch'io come vedi, per il momento usufruisco di questi mezzi...
anche nel blog di "raffrag" o de "lalocomotiva"
un caro abbraccio, permettimelo,
francesca