giovedì 5 febbraio 2009

Il Riesame: «Precise e legittime le indagini dei Pm di Salerno»

Riportiamo un articolo di Marco Travaglio sul provvedimento giudiziario del quale misteriosamente (o no?) nessun giornale ha parlato (se non L’Unità, dal quale questo articolo è tratto). Nei prossimi giorni pubblicheremo sul blog l’intera motivazione del Tribunale di Salerno.



di Marco Travaglio
(Giornalista)



da L’Unità del 5 febbraio 2009


Il Riesame smentisce tutti gli addebiti che politici, A.N.M. e alte cariche dello Stato hanno mosso ai Pm di Salerno Luigi Apicella, Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani. Le indagini ordinate sono «perfettamente legittime».


Il decreto di perquisizione e sequestro dei pm di Salerno Luigi Apicella, Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani a carico di magistrati e faccendieri di Catanzaro indagati per corruzione giudiziaria e altro, è “perfettamente legittimo”, “logico, preciso e analitico”, “immune da vizi di motivazione”, in linea col Codice e la “giurisprudenza di Cassazione”, necessario “per l’accertamento dei fatti”.

Nessuna “pesca a strascico” per cercare reati su “sospetti e congetture”, ma un atto indispensabile per riscontrare il “corposo materiale probatorio raccolto”.

Insomma un decreto dotato del “crisma di atto di ricerca della prova e non di ricerca della notitia criminis”.

Lo scrive il Tribunale del Riesame di Salerno (giudici Mele, Spinelli e Pisapia), nelle motivazioni delle due ordinanze con cui ha rigettato i ricorsi del capo della Compagnia delle Opere calabrese Antonio Saladino, indagato in Why Not (indagine poi avocata a Luigi De Magistris); l’ex procuratore di Catanzaro Mariano Lombardi, che scippò a De Magistris l’altra indagine, Poseidone; la moglie di Lombardi e il di lei figlio, avvocato Pierpaolo Greco, socio del sen. avv. Giancarlo Pittelli (amicone di Lombardi, indagato e poi archiviato in Poseidone e in Why Not, ma ora inquisito a Salerno).

Le motivazioni, depositate il 30 gennaio, sono clamorose perchè smentiscono tutti gli addebiti mossi ai pm di Salerno da politici, A.N.M., alte cariche dello Stato e C.S.M., che proprio per quel decreto li ha cacciati su due piedi.

I giudici ricordano che l’inchiesta di Salerno ha scoperto “un complesso disegno criminoso, tuttora in atto, diretto a favorire soggetti indagati in Why Not e Poseidone … fra questi Mastella, Saladino e Pittelli, attraverso la deviazione del regolare corso dei processi penali con interventi contrari ai doveri d’ufficio compiuti dai magistrati indagati, in virtù di accordi corruttivi e intrecci di interesse con gli indagati, in modo da determinarne l’esito favorevole con l’allontanamento, l’esautorazione e la delegittimazione del dr De Magistris, la parcellizzazione delle inchieste in vari tronconi e la revoca del consulente Genchi”.

Perciò i pm han sequestrato le due indagini “insabbiate”, in quanto “corpo del reato”.

E il Riesame ritiene che abbiano ben motivato le accuse nelle 1400 pagine del decreto: il “perverso intreccio d’interessi tra politica e imprenditoria” che ha stritolato De Magistris e provocato “la stagnazione e la disintegrazione” delle sue indagini è “perfettamente sussumibile nello schema della corruzione giudiziaria”.

Poco importa se i favori fatti da Saladino e Pittelli ai magistrati che hanno emarginato De Magistris siano arrivati prima o dopo questi fatti.

Come stabilito dalla Cassazione, la corruzione giudiziaria “più allarmante e subdola” è l’“asservimento della funzione pubblica agl’interessi del privato corruttore”, “quando il privato fornisca o prometta al soggetto pubblico, che accetta, denaro o altra utilità per assicurarsene i futuri favori”.

E’ proprio il caso di Catanzaro.

Il Riesame sposa l’accusa di corruzione giudiziaria mossa a Pittelli, Lombardi & C.: “E’ pacifica la contrarietà ai doveri d’ufficio della revoca della co-delega di Poseidone a De Magistris”.

Lombardi, per via della sua amicizia con Pittelli e dei rapporti societari fra il suo figliastro e lo stesso Pittelli, aveva “il dovere di astenersi” dall’inchiesta su Pittelli: invece la tolse al pm titolare procurando “utilità” e “immediato vantaggio” all’amico Pittelli.

Il tutto in cambio delle “prestazioni, in parte anche precedenti”, fornite da Pittelli “a Lombardi e al figlio della moglie, Greco Pierpaolo … Agevolazioni per favorire la carriera di un giovane avvocato, per di più convivente” del procuratore.

In seguito Pittelli divenne addirittura l’avvocato di Lombardi.

Lo stesso vale per Saladino, che si liberò di De Magistris in Why Not; inchiesta avocata dal Pg Dolcino Favi con motivazioni fasulle e “col concorso del procuratore aggiunto Salvatore Murone”, pure lui indagato per corruzione giudiziaria: “Saladino aveva assicurato assunzioni a parenti e amici del Murone”, come pure di altri magistrati calabresi.

Tra i beneficiari del presunto insabbiamento c’è pure Mastella, frettolosamente archiviato sebbene la gestione dei fondi pubblici al ‘Campanile’ (l’organo dell’Udeur) “meritasse ulteriori approfondimenti investigativi”.

Molti, a partire dal ministro Alfano, hanno accusato i pm di Salerno di essersi appiattiti sulla versione di De Magistris.

Ma per il Riesame è falso anche questo: “L’inquirente non si è limitato a recepire le denunce del De Magistris, ma al contrario ha sottoposto le stesse a un’intensa attività di verifica, mediante acquisizione di atti e documenti, audizione di testimoni, colleghi dell’avv. Greco, colleghi del dr De Magistris, consulenti …”.

Dunque il decreto della discordia è “un legittimo atto investigativo diretto a riscontrare le acquisizioni testimoniali o a colmare le ultime lacune probatorie”.

Di qui “il rigetto dei ricorsi, la conferma dell’impugnato decreto” e “la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese”.

A questo punto qualcuno domanderà: se il decreto è legittimo, perché il C.S.M. ha cacciato i suoi tre autori?

Bella domanda.



9 commenti:

Anonimo ha detto...

Bella domanda davvero per un'ALFA(no)EBETA!

nanni64 ha detto...

DE MAGISTRIS: TABULATI MASTELLA; PM CHIEDE ARCHIVIAZIONE

NAPOLI - La Procura di Salerno ha chiesto l'archiviazione dell' inchiesta nei confronti di Luigi De Magistris, l'ex pm di Catanzaro indagato per il reato di abuso di ufficio nella vicenda relativa all'acquisizione dei tabulati dell'allora ministro dela Giustizia Clemente Mastella. L'atto della Procura è stato depositato il 14 gennaio scorso.

Il procedimento penale era sorto nel giugno 2008 su segnalazione del procuratore generale di Catanzaro, Enzo Iannelli, che aveva ipotizzato reati nella condotta di De Magistris con riguardo alle acquisizioni dei tabulati effettuati, su incarico del magistrato, dal suo consulente Giacchino Genchi. Nella richiesta di archiviazione si afferma l'infondatezza della notizia di reato e la correttezza di De Magistris nell'acquisizione dei tabulati. E' emerso pure che al momento dell'acquisizione del tabulato dell'utenza del senatore Mastella il pm non sapeva che l'utenza, di cui aveva chiesto il tabulato, fosse intestata al parlamentare. Già vi era stata una richiesta di archiviazione nel giugno 2008 relativamente alla inchiesta 'Toghe lucane': anche qui, secondo la Procura di Salerno, erano risultate infondate le accuse rivolte a De Magistris da alcuni indagati in quella inchiesta; l'udienza relativa si è conclusa ieri e il Gip di Salerno si è riservato di decidere.

EX PM, MI HANNO FERMATO MA IO SEMPRE CORRETTO
Luigi De Magistris commenta con soddisfazione, rispondendo all'ANSA, la richiesta di archiviazione della Procura di Salerno nei suoi confronti per il reato di abuso di ufficio ipotizzato relativamente all'acquisizione di tabulati dell'allora parlamentare Clemente Mastella. L'ex pm di Catanzaro, oggi giudice nel Tribunale del Riesame di Napoli, scioglie il silenzio mantenuto per mesi, e dice:"Per l'ennesima volta le segnalazioni di reato nei miei confronti si sono dimostrate infondate e si è potuta accertare l'assoluta correttezza del mio operato. Mentre mi consta, dalla lettura del decreto di sequestro emesso dalla Procura di Salerno, che magistrati in servizio a Catanzaro avrebbero espletato attività ai miei danni". Nei giorni scorsi si era pronunciato anche il Tribunale del Riesame di Salerno, che ha confermato l'impianto del decreto di perquisizione e sequestro eseguito dalla Procura della Repubblica Salerno. Nella motivazione emergeva la conferma di ipotesi di reato di corruzione commesso da magistrati di Catanzaro e gli illeciti nella sottrazione delle inchieste di 'Poseidone' e 'Why not' a Luigi De Magistris. Iannelli è indagato per i reati di abuso di ufficio e calunnia: gli si contesta di aver svolto attività volte a danneggiare De Magristis, quando prestava servizio alla Procura di Catanzaro. La Procura ipotizza reati anche a carico di Dolcino Favi, all'epoca procuratore generale facente funzioni di Catanzaro, nell'avocazione del procedimento Why not e nella revoca dell'incarico di consulente al dottor Genchi. "Il mio rammarico è ancora una volta quello di non aver potuto portare a termine le inchieste Poseidone e Why not - conclude De Magistris - Sono convinto che, assieme ai miei più stretti collaboratori, avremmo potuto individuare, in modo analitico, una inquietante rete di collusioni, con commissioni di gravi reati soprattutto nella gestione del denaro pubblico e della cosa pubblica, che era in grado anche di condizionare il corretto esercizio di numerose istituzioni".

WHY NOT: SERVIZI E POTERI OCCULTI COINVOLTI
Autorevoli esponenti dei servizi segreti e poteri occulti erano coinvolti nelle inchieste calabresi 'Why not' e 'Poseidone' avocate all'ex pm Luigi De Magistris. Lo conferma all'ANSA lo stesso De Magistris. Alla domanda se fossero coinvolti nei giri di affari indagati dall'ex pubblico ministero anche autorevoli esponenti dei servizi segreti, De Magistris risponde: "Sì". In proposito, non vuole aggiungere altro. L'ex pm spiega poi la necessità di acquisire tabulati telefonici in ambito istituzionale nell'ambito, mentre indagava in Calabria, in questo modo:"Non deve destare meraviglia - dice - che siano stati acquisiti i tabulati anche di vari soggetti appartenenti a diverse istituzioni, in quanto le indagini 'Poseidone' e 'Why not', almeno fino a quando ne sono stati io titolare, non avevano certo ad oggetto organizzazioni criminali dedite al furto di galline o al compimento di rapine nei supermercati". "Le indagini riguardavano sodalizi finalizzati, in particolare - conclude - a depauperare risorse pubbliche, nonché a condizionare ampi settori della pubblica amministrazione, dell'economia e delle istituzioni democratiche, ed in grado anche di penetrare, in modo occulto e pericoloso, proprio all'interno di talune rilevanti istituzioni della Repubblica, come ho anche illustrato, nei dettagli, alla procura di Salerno".

GENCHI: DE MAGISTRIS, DOMINUS ERO IO MA LUI AUTONOMO
Luigi De Magistris era il dominus delle indagini, ma Genchi, il suo consulente, aveva una sua autonomia. L'ex pm di Catanzaro, sollecitato dall'ANSA sul mandato dato al consulente oggi sotto inchiesta per abuso di ufficio e violazione della privacy, vuole fare chiarezza sui reciproci ruoli, sostenendo che sul caso Genchi si è fatta molta confusione in modo strumentale. De Magistris premette di non poter entrare nel merito della questione, "per rispetto in primo luogo delle indagini preliminari in corso presso l'autorità giudiziaria di Salerno, e in secondo luogo per il lavoro in corso al Copasir". "Quello che posso dire oggi è che è rilevante - aggiunge - comprendere come avviene il rapporto fra consulente e pubblico ministero, nell'ambito del mandato consulenziale. Molta confusione è stata fatta in questi giorni, ed anche in maniera strumentale". "Il magistrato è il dominus delle indagini preliminari - continua - ed è lui che dirige l'attività investigativa: ha ben chiaro l'obiettivo che intende raggiungere, ed io l'avevo molto nitido. Il consulente deve rispondere al quesito posto dal magistrato e, nell'ambito dell'incarico ricevuto, esercita il suo mandato, anche con autonomia, al fine di depositare una consulenza esecutiva del quesito ricevuto". "Nel caso dei tabulati telefonici - aggiunge - che, tanto per essere chiari ancora una volta, non sono intercettazioni, ma uno strumento per individuare i contatti telefonici tra soggetti, i decreti di acquisizione erano firmati dall'autorità giudiziaria, mentre la scelta delle utenze da acquisire era spesso rimessa alle specifiche competenze professionali del consulente, che richiedeva al pm di acquisire determinati tabulati, per poter adempiere compiutamente al suo incarico". Ma Genchi è davvero in possesso dell'archivio che sta inquietando il Paese? "Non posso sapere se il dottor Genchi ha un archivio. Questa è una domanda che va posta a lui... - conclude De Magistris - Quello che posso dire è che si tratta di un professionista molto capace, che ha effettuato consulenze per decine e decine di magistrati in procedimenti penali anche molto delicati e complessi, quali quelli sulla strage di Capaci e di via D'Amelio".

'NON C'E' GRANDE FRATELLO'
"Non esiste un 'grande fratello', le gente onesta e perbene può stare serena": lo dice all'ANSA Luigi De Magistris, commentando il clamore suscitato dal numero di contatti telefonici monitorati dal suo consulente Genchi, nell'ambito delle indagini calabresi condotte dall'ex pm di Catanzaro. In proposito De Magistris dice:"Voglio premettere che io ho utilizzato sempre molto poco le intercettazioni telefoniche, tanto è che, ad esempio, nell'inchiesta 'Why not' non ne ho fatta nemmeno una". "Per quanto riguarda i tabulati, le cifre sono necessariamente elevate - aggiunge l'ex pm - perché evidenziano i contatti che ogni utenza può aver nell'arco delle 24 ore. E' sufficiente fare un calcolo aritmetico per rendersi conto che i numeri sono elevati. Ma questo non vuol dire che siano state intercettate migliaia di conversazioni telefoniche". Quando gli si fa notare che gli italiani sono preoccupati anche all'idea che i loro contatti, sia pur di riflesso, vengano incidentalmente monitorati, De Magistris replica: "Stiamo parlando di contatti avvenuti con utenze sottoposte ad attività investigativa. E tutti possono essere tranquilli del fatto che, se i dati vengono gestiti dall'autorità giudiziaria con competenza e professionalità, senza che vengano illecitamente divulgati all'esterno, nessuna persona onesta e perbene potrà mai temere alcunché e i suoi numeri telefonici non potranno mai essere resi pubblici".
http://www.ansa.it/opencms/export/site/visualizza_fdg.html_877011663.html

Non mi risulta che la notizia sia stata resa nota da TV o giornali online.

Anonimo ha detto...

Cosa si inventeranno adesso i sapientoni del CSM e a quale santo si affideranno gli amici del caimano azzurro e le verginelle del caimano ex rosso ? Proverei a chiedere al Presidente ,se il CSM ha intenzione di trasferire anche MIELE-SPINELLI-PISAPIA ?

Anonimo ha detto...

mi APPELLO AL BLOG PERCHE' VENGA POSTATA LA SENTENZA COMPLETA

GRAZIE

Anonimo ha detto...

Intercettazioni, il Pdl si spacca
Pd e Udc abbandonano l'aula.
Vitali si dice preoccupato «per le conseguenze che la nuova formulazione può portare, viene previsto che l'autorizzazione alle intercettazione viene concessa quando sussistono gravi "indizi di colpevolezza" anzichè "gravi indizi di reato". Rischiamo di favorire il formarsi di una giurisprudenza da parte dei magistrati fatta per aggirare questo ostacolo con la conseguenza che la colpevolezza viene poi data per acquisita una volta autorizzata l'intercettazione. E poi si creano dei precedenti per quello che riguarda le autorizzazione per la custodia cautelare». Sostanzialmente uguali i rilievi di Manlio Contento e di Giulia Bongiorno. continua, fonte Il Messaggero.it
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=45221&sez=HOME_INITALIA&npl=N
P.S. e come diceva Astrubale, più la mucini più puzza!
INVITO: Venerdi 20 Febbraio, chi può: sit-in davanti al CSM... NON SOLO PAROLE MA FATTI!
Vulca

Vincenzo Scavello ha detto...

Il tutto sotto lo sguardo "vigile" e "attento" del Capo dello Stato.

Non c'è alcun modo perchè la vicenda possa essere portata alla Corte Suprema Europea?

Considerando che i grandi flussi di danaro dispersi in mille rivoli, non certo per garantire la crescita socio-economica Calabrese, erano finanziamenti provenienti dalla Comunità Europea, non potrebbe il Parlamento Europeo palesarsi come parte lesa?

Certo non ci auguriamo che la UE celebri qualsivoglia processo a carico di questi nostri magnifici eroi, ma la minaccia di cacciarci a calci nel sedere non sarebbe affatto male. Forse solo così il popolo distratto e, oggi, colpevolmente silente potrebbe prendere coscienza e restituire con gli interessi poderosi affondi nel fondoschiena di chi, pur di garantirsi l'immunità, è disposto a corrompere schiere di inetti.

Un Abbraccio al peperoncino

Anonimo ha detto...

Se il decreto è legittimo, perché il C.S.M. ha cacciato i suoi tre autori?

Già, è proprio una bella domanda.

Ma ne avrei anche un'altra: se il decreto è legittimo che succede ora?
A Luigi Apicella (sospeso dalla funzione e dallo stipendio) restituiscono lo stipendio (con gli arretrati)?
E a Nuzzi e Verasani trasferiti di sede e funzione? Ritornano al loro posto?

PS: venerdi 20 Febbraio c’è sit-in davanti al CSM ... purtroppo davanti al CSM mi risulta difficile … qualcuno sa se c’è qualche iniziativa simile dalle parti di Milano (o dintorni)?

Anonimo ha detto...

Il quotidiano "Calabria ora" nel link che indico di seguito riporta:
"La notifica
ai due magistrati “assolti” è avvenuta
nella tarda mattina di ieri.
Secondo quanto si è appreso, le
motivazioni raccolte in una quarantina
di pagine conterrebbero
anche particolari inaspettati. Stando
a quanto è trapelato, infatti, la
sezione disciplinare avrebbe assolto
i magistrati catanzaresi dall’accusa
relativa al provvedimento di
contro sequestro degli atti dell’inchiesta
“Why not”. Un atto abnorme
secondo le accuse del pg della
Cassazione e del ministro Angelo
Alfano. La sezione disciplinare
avrebbe invece accolto le tesi difensive
dei magistrati catanzaresi sul
loro provvedimento. «In caso di
avocazione – avevano spiegato le
toghe catanzaresi - la procura generale
è investita del medesimo ruolo
della Procura di I grado sicché,
tra l’altro, può ravvisare ipotesi di
connessione. Inoltre essendo stati
i reati dei colleghi salernitani ipotizzati
come commessi in Catanzaro,
il criterio della competenza territoriale
prevista dall’articolo 11 c.p.p.
non è apparso ricorrere». La “punizione”
per i magistrati di Catanzaro
Jannelli e Garbati sarebbe quindi
motivata per non aver fornito la
dovuta collaborazione ai colleghi di Salerno.(.)"
Gradirei sapere se è "verosimile" poichè spesso c'è la tendenza a fare giurisprudenza "spicciola"!!!
http://www.calabriaora.it/kjhgadsfghqwnqroiewtyqnpsakjhfdsla/cs.pdf

Anonimo ha detto...

chi ci ridarà il nostro de magistris? anche io mi chiedo ma adesso i magistrati di Salerno torneranno al loro posto? e con Apicella come la mettono adesso che il Riesame si è pronunciato sulla legitimità del suo operato? perchè non smantellano la procura di catanzaro e dintorni io sono calabrese e purtroppo devo dire che a parte alcuni magistrati onesti gli altri sono ..come dire....avvicinabili.......i magistrati in Calabria non dovrebbero essere del posto