sabato 3 maggio 2008

Il declino globale degli stipendi in busta 5 mila euro in meno l’anno


di Maurizio Ricci
(Giornalista)


da Repubblica.it del 3 maggio 2008


Secondo uno studio della Bri è sempre più alta la quota di Pil che va ai profitti.
Dagli anni Ottanta ad oggi salari schiacciati.


Roma – La lotta di classe? C’è stata e l’hanno stravinta i capitalisti.

In Italia e negli altri Paesi industrializzati, gli ultimi 25 anni hanno visto la quota dei profitti sulla ricchezza nazionale salire a razzo, amputando quella dei salari, e arrivare a livelli impensabili (“insoliti”, preferiscono dire gli economisti).

Secondo un recente studio pubblicato dalla Bri, la Banca dei regolamenti internazionali, nel 1983, all’apogeo della Prima Repubblica, la quota del prodotto interno lordo italiano, intascata alla voce profitti, era pari al 23,12 per cento.

Di converso, quella destinata ai lavoratori superava i tre quarti.

Più o meno, la stessa situazione del 1960, prima del “miracolo economico”.

L’allargamento della fetta del capitale comincia subito dopo, nel 1985.

Ma per il vero salto bisogna aspettare la metà degli anni ‘90: i profitti mangiano il 29 per cento della torta nel 1994, oltre il 31 per cento nel 1995.

E la fetta dei padroni, grandi e piccoli, non si restringe più: raggiunge un massimo del 32,7 per cento nel 2001 e, nel 2005 era al 31,34 per cento del Pil, quasi un terzo.

Ai lavoratori, quell’anno, è rimasto in tasca poco più del 68 per cento della ricchezza nazionale.

Otto punti in meno, rispetto al 76 per cento di vent’anni prima.

Una cifra enorme, uno scivolamento tettonico.

Per capirci, l’8 per cento del Pil di oggi è uguale a 120 miliardi di euro.

Se i rapporti di forza fra capitale e lavoro fossero ancora quelli di vent’anni fa, quei soldi sarebbero nelle tasche dei lavoratori, invece che dei capitalisti.

Per i 23 milioni di lavoratori italiani, vorrebbero dire 5 mila 200 euro, in più, in media, all’anno, se consideriamo anche gli autonomi (professionisti, commercianti, artigiani) che, in realtà, stanno un po’ di qui, un po’ di là.

Se consideriamo solo i 17 milioni di dipendenti, vuol dire 7 mila euro tonde in più, in busta paga. Altro che il taglio delle aliquote Irpef.

Non è, però, un caso Italia. Il fenomeno investe l’intero mondo sviluppato.

In Francia, rileva sempre lo studio della Bri, la fetta dei profitti sulla ricchezza nazionale è passata dal 24 per cento del 1983 al 33 per cento del 2005. Quote identiche per il Giappone. In Spagna dal 27 al 38 per cento. Anche nei paesi anglosassoni, dove il capitale è sempre stato ben remunerato, la quota dei profitti è a record storici.

Dice Olivier Blanchard, economista al Mit, che i lavoratori hanno, di fatto, perduto quanto avevano guadagnato nel dopoguerra.

Forse, bisogna andare anche più indietro, al capitalismo selvaggio del primo ‘900: come allora, in fondo, succede poi che il capitalismo troppo grasso di un secolo dopo arriva agli eccessi esplosi con la crisi finanziaria di questi mesi.

Ma gli effetti sono, forse, destinati ad essere più profondi.

C’è infatti questo smottamento nella redistribuzione delle risorse in Occidente dietro i colpi che sta perdendo la globalizzazione e il risorgere di tendenze protezionistiche: da Barack Obama e Hillary Clinton, fino a Nicolas Sarkozy e Giulio Tremonti.

Sostiene, infatti, Stephen Roach, ex capo economista di una grande banca d’investimenti come Morgan Stanley, che la globalizzazione si sta rivelando come un gioco in cui non è vero che vincono tutti.

Secondo la teoria dei vantaggi comparati di Ricardo, la globalizzazione doveva avvantaggiare i paesi emergenti e i loro lavoratori, grazie al boom delle loro esportazioni.

E quelli dei paesi industrializzati, grazie all’importazione di prodotti a basso costo e alla produzione di prodotti più sofisticati. “E’ una grande teoria – dice Roach – ma non funziona come previsto”.

Ai lavoratori cinesi è andata bene, ma quelli americani ed europei non hanno mai guadagnato così poco, rispetto alla ricchezza nazionale.

Sono i capitalisti dei paesi sviluppati che fanno profitti record: pesa l’ingresso nell’economia mondiale di un miliardo e mezzo di lavoratori dei paesi emergenti, che ha quadruplicato la forza lavoro a disposizione del capitalismo globale, multinazionali in testa, riducendo il potere contrattuale dei lavoratori dei paesi sviluppati.

Quanto basta per dirottare verso le casse delle aziende i benefici dei cospicui aumenti di produttività, realizzati in questi anni, lasciandone ai lavoratori le briciole.

Inevitabile, secondo Roach, che tutto questo comporti una spinta protezionistica nell’opinione pubblica, a cui i politici si mostrano sempre più sensibili.

Ma il ribaltone nella distribuzione della ricchezza in Occidente è, allora, un effetto della globalizzazione?

Non proprio, e non del tutto. Secondo gli economisti del Fmi, nonostante che il boom del commercio mondiale eserciti una influenza sulla nuova ripartizione del Pil, l’elemento motore è, piuttosto, il progresso tecnologico.

Su questa scia, Luci Ellis e Kathryn Smith, le autrici dello studio della Bri, osservano che il balzo verso l’alto dei profitti inizia a metà degli anni ‘80, prima che le correnti della globalizzazione acquistino forza.

Inoltre, l’aumento della forza lavoro disponibile a livello mondiale interessa anzitutto l’industria manifatturiera, ma, osservano, non è qui – e neanche nei servizi alle imprese, l’altro terreno privilegiato dell’offshoring – che si è verificato il maggior scarto dei profitti.

Il meccanismo in funzione, secondo lo studio, è un altro: il progresso tecnologico accelera il ricambio di macchinari, tecniche, organizzazioni, che scavalca sempre più facilmente i lavoratori e le loro competenze, riducendone la forza contrattuale.

E’ qui, probabilmente, che la legge di Ricardo, a cui faceva riferimento Roach, si è inceppata.

Il meccanismo, avvertono Ellis e Smith, è tutt’altro che esaurito e, probabilmente, continuerà ad allargare il divario fra profitti e salari in Occidente.

Dunque, è la dura legge dell’economia a giustificare il sacrificio dei lavoratori, davanti alla necessità di consentire al capitale di inseguire un progresso tecnologico mozzafiato?

Neanche per idea. La crescita dei profitti, sottolinea lo studio della Bri, “non è stato un passaggio necessario per finanziare investimenti extra”.

Anzi “gli investimenti sono stati, negli ultimi anni, relativamente scarsi, rispetto ai profitti, in parecchi paesi”.

In altre parole “l’aumento della quota dei profitti non è stata la ricompensa per un deprezzamento accelerato del capitale, ma una pura redistribuzione di rendite economiche”. La lotta di classe, appunto.


14 commenti:

fabio vagnarelli ha detto...

?Sarà forse che la globalizzazione, per come è oggi intesa, è fondamentalmente funzionale alle classi sociali dominanti?

Chi detiene il potere economico e politico, semplificando, può essere tentato di vivere il mondo suddiviso in zone politico-geografiche funzionali alle proprie egoistiche esigenze: un luogo dove abitare, "democratico", protetto dalle garanzie individuali accordate da tali stati; un luogo dove produrre, nel quale vigono scarse garanzie per i lavoratori; un luogo dove custodire i propri proventi, paradisi fiscali; un luogo dove andare in vacanza; fino ad individuare, magari, pure un luogo dove perpetrare la vergogna del turismo sessuale.

?Sarà che siamo in presenza della rottura del Patto sociale?

Ricordiamo J. J. Rousseau:
Libro Primo - Capitolo VI - Il patto sociale

(...) "Trovare una forma di associazione che difenda e protegga le persone e i beni degli associati sfruttando al massimo la forza comune, associazione nella quale ogni uomo, pur unendosi a tutti gli altri, non obbedisca che a se stesso e resti libero come prima". Questo è il problema fondamentale di cui il contratto sociale offre la soluzione. Le clausole di questo contratto sono talmente determinate dalla natura dell'atto, che la minima modificazione le renderebbe vane e di nessun effetto, sicché, anche se tali clausole non fossero mai state formalmente enunciate, esse sono dovunque le stesse, dovunque tacitamente ammesse e riconosciute, fino a quando - nel caso che il patto sociale venisse violato - ciascuno rientri nei suoi diritti originari e riprenda la propria libertà naturale, perdendo quella libertà contrattuale per la quale aveva rinunciato alla prima.

Queste clausole, ben interpretate, si riducono tutte ad una sola, e cioè alla cessione totale di ogni associato con tutti i suoi diritti alla comunità tutta; poiché ciascuno dona l'intero se stesso, la condizione essendo uguale per tutti, nessuno ha interesse di renderla più pesante per gli altri. Essendo inoltre tale cessione fatta senza riserve, l'unione che ne risulta è la più perfetta possibile e nessun associato ha alcunché da reclamare, infatti, se restasse qualche diritto ai singoli, dato che non vi è nessun superiore comune che possa decidere tra costoro e la collettività, ciascun uomo, potendo essere in qualche caso il suo stesso giudice, pretenderebbe di esserlo per ogni fattispecie che lo riguardasse; in tal caso lo stato di natura sussisterebbe e l'associazione diverrebbe di necessità o tirannica o inutile.

Infine, poiché ciascuno si dà a tutti, non si dà a nessuno in modo particolare, e, poiché non vi è un associato sul quale ciascuno non acquisti lo stesso diritto che egli gli cede, si guadagna sempre l'equivalente di ciò che si perde e in più un aumento di forza per conservare quello che si ha. Se dunque si leva al patto sociale ciò che non gli è essenziale, si troverà che lo si può ridurre ai seguenti termini: "Ciascuno di noi mette in comune la propria persona e ogni potere sotto la suprema direzione della volontà generale; e noi riceviamo ogni membro come parte indivisibile del tutto".

Immediatamente in luogo della persona singola di ciascun contraente, questo atto di associazione produce un corpo morale collettivo, composto di tanti membri quanti sono gli aventi diritto al voto dell'assemblea, il quale proprio attraverso questo atto riceve la sua unità, il suo "io" comune, la sua vita e la sua volontà. Questa persona pubblica che si forma attraverso l'unione di tutte le altre si chiamava una volta città e ora si chiama repubblica o corpo politico; questo a sua volta vien detto dai suoi membri stato quando è passivo, sovrano quando è attivo, potenza nei rapporti coi suoi simili. Per quanto riguarda gli associati essi collettivamente prendono il nome di popolo, mentre singolarmente si dicono cittadini in quanto partecipi della autorità sovrana e sudditi in quanto soggetti alle leggi dello stato. Ma questi termini si confondono spesso e si prendono l'uno per l'altro: basta saper distinguerli quando sono impiegati in tutta la loro precisione..."

Anonimo ha detto...

La lotta di classe non e' esistita in questi ultimi decenni.
I responsabili dei sindacati di ogni colore politico (o anche cosiddetti autonomi) hanno sempre utilizzato la loro posizione per crearsi un avvenire verso un posto in parlamento o alla presidenza di qualche ente (magari inutile) ma con ottima remunerazione.
I partiti dei lavoratori sono scomparsi per ragioni un poco piu' complesse ma del tutto simili.
I detentori del capitale non hanno quindi dovuto resistere a una lotta ma soltanto distribuire oculatamente qualche carota.
Da quando parole come etica, morale, uguaglianza e simili sono scomparse dal profondo del sentire non si potra' che andare sempre piu' in basso.

Poiche' e' la prima volta che intervengo in questo blog, voglio ringraziare di cuore tutti coloro che lavorano per permettere anche a semplici cittadini come me di leggere qualcosa che non sia il solito brodino dispensato da chi ci vorrebbe ignoranti e anche un po' ebeti.

Grazie.

candido balucca

Anonimo ha detto...

E' vero, l'hanno stravinta i capitalisti. Ma la loro più grande "vittoria morale" è stata quella di eradicare del tutto il senso del risparmio dalla maggior parte della popolazione.

Quando ero bambino, mio nonno mi aprì un piccolo libretto di risparmio, insegnandomi a non spendere inutilmente il denaro, ma a risparmiarlo per i momenti difficili.

Sino alla fine degli anni '70 la gente aveva ancora la percezione del valore del denaro, frutto del proprio lavoro. I bambini avevano ancora il salvadanaio.

Poi, con gli anni '80, le nuove generazioni hanno cominciato a spendere, a indebitarsi, a non conservare nulla del proprio patrimonio.

Questo fenomeno era dovuto in gran parte all'inflazione allora galoppante, ma ha continuato a diffondersi, per diventare una "normale" consuetudine ai giorni nostri.

Avrete notato, ad esempio, che nonostante il prezzo astronomico dei carburanti ormai ogni famiglia ha due automobili, se non tre ! Molti hanno il SUV (bleah ...) soltanto per sentirsi "alla moda", anche se non trovano mai parcheggio e consumano ancor più carburante !

Gran parte di queste auto non sono veramente necessarie. Quasi tutte sono poi comprate a rate, con il "finanziamento", come le case.

La mia ultima automobile, viceversa, l'ho pagata IN CONTANTI, senza pagare "tangenti" ad alcuna banca o finanziaria, e risparmiando non poco sul prezzo finale, sia pur con disappunto (e chi se ne frega ...) del venditore.

Un altro esempio, a conferma della mentalità odierna: un mio conoscente (infermiere di professione) ha comprato, da quando sono in commercio, più di 100 telefonini, cambiando il modello ogniqualvolta usciva sul mercato la "novità". All'incirca 20.000 Euro buttati via !

Questo per dire che abbiamo vissuto per quasi trent'anni nettamente al di sopra delle nostre possibilità concrete e chi ne farà le spese saranno, anzi, già sono, i nostri figli.

Quando ero piccolo, gli unici che leggevano le pagine finanziarie dei giornali erano i grandi imprenditori, oppure ... Zio Paperone !

Oggi invece tutti, dal giovane "manager" all'ultimo dei cafoni, giocano in borsa, quasi fossero novelli Rockfeller.

A riguardo, un ultimo esempio: un tale di mia conoscenza, dipendente pubblico, ha investito anni fa tutto il suo patrimonio in titoli ad alto rischio, lasciando sul conto in banca, disponibli, soltanto ... mille euro o poco più ! Ogni mese aspetta lo stipendio per poter fare la spesa, non potendo prelevare i soldi investiti, altrimenti ne perderebbe più della metà. E se dovesse avere un'urgenza imprevista, cosa farebbe ?

In definitiva, è un sistema intrinsecamente malato quello che invoglia a far soldi con i soldi, a "comprare" a tutti i costi e a sperperare in cose non utili il proprio denaro.

Meglio, un sistema per CRETINI, oso dire.

Cretini irresponsabili.

Cordiali saluti.

Anonimo ha detto...

sosno state dilapidate ricchezza in sprechi (industriali, nepotistici, pensionistici, sindacali, mantenimenti a mezzo stipendio....) e oggi ci scopriamo senza infrastrutture moderne che possano dare impulso al ns futuro (scuole, ricerca, giustizia funzionante,....) e con un ambiente economico finanziario chiuso ( i nomi sono gli stessi dal dopoguerra se non prima). Di conseguenza declino, poche prospettive, stipendi "poveri" e ricchi sempre più ricchi si possono permettere un appartamento in centro a Milano di circa 1.000.000 di euro. Gli altri si arrangino....
300705

Anonimo ha detto...

Chi sono i peggiori castigatori dei figli? I padri che mal educano!!!
Così, ogni totalitarismo e ogni ideologia, anche quelle dalle migliori intenzioni, sfociano sempre nella repressione più dura!
Sul finire degli anni sessanta e fino agli ottanta, l'ideologia comunista e fascista hanno prodotto in Italia il “terrorismo” che ha messo in seria difficoltà l'Istituzione democratica faticosamente conquistata con la liberazione dal nazi-fascismo, nel 1945.
Chi è stato il peggiore avversario del terrorismo rosso in Italia (mancata trattativa per la liberazione di Moro e varo della legislazione speciale con l'indegna istituzione del pentitismo)? il Partito Comunista Italiano!!!
Chi sono gli assassini di Nicola Tommasoli? Guglielmo, Andrea, Raffaele... tra i 19- 20 anni!!! Chi è che reclama per loro il carcere a vita e la tolleranza zero? Il sindaco leghista di Verona, città che ha prodotto e tollerato il fanatismo di questi poveri ragazzi che, certamente, si pentiranno amaramente. Anche se nessuna legge premiale, neanche quella sul pentitismo, li potrà mai riscattare alla società civile!!!
Povero Nicola Tommasoli, poveri familiari, nessuno li ripagherà mai della brutale violenza subita!!!
A meno che, in un sussulto d'orgoglio, il Presidente della Repubblica non si decida di sciogliere con decreto presidenziale la Lega Nord, quale partito in contrasto con l'attuale Costituzione Italiana!!!
bartolo iamonte

Anonimo ha detto...

Stavolta non sono d'accordo con Bartolo. E non tanto nell'"incipit", che sottoscrivo in pieno, quanto nelle conclusioni.

Scusami, Bartolo, ma seguendo il tuo ragionamento bisognava sciogliere "d'ufficio", a maggior ragione, il Partito Comunista, in quanto legato dottrinalmente e finanziariamente, per buona parte della sua esistenza, ad una NAZIONE NEMICA, che aveva i suoi missili nucleari puntati contro l'Italia ! E allo stesso modo bisognava sciogliere l'M.S.I., in quanto legato "idealmente" al disciolto P.N.F. ! Per rimanere con la D.C., di cui alcuni noti esponenti erano legati (dicono...) alla MAFIA !

A mio giudizio la responsabilità dei delitti è sempre PERSONALE, non di un partito. Il partito può essere l'OCCASIONE, non la CAUSA di un cattivo comportamento.

Se vuoi la mia personale opinione, la causa di queste infamie è da ricercarsi in primo luogo l'assoluto LASSISMO morale che dagli anni '60 si è diffuso in Italia, figlio di un CONSUMISMO selvaggio, che ha distrutto la "classe media" di un tempo per far diventare tutti "proletari" di mentalità, anche se con più soldi, al solo scopo ... di vendere più merce. E per meglio vendere conveniva maggiormente eliminare ogni freno, primo fra tutti il valore del risparmio, poi anche i "divieti" dei genitori a che i figli rientrassero tardi a casa. In tal modo sarebbero andati, invece che a casa, a bere o a ballare, ergo a SPENDERE ... soprattutto SENZA ALCUN CONTROLLO !

Ma questo è un altro discorso.

Cordiali saluti.

P.S. - Riguardo alle ideologie "separatiste", in fin dei conti basta attraversare l'Austria per vedere con i propri occhi un esempio tangibile e concreto di "separazione" di Stati, fatta civilissimamente e senza "guerre civili" di sorta: parlo della Cecoslovacchia, scissasi volontariamente in due Stati sovrani e indipendenti ! Ma di questo fatto non parla mai nessuno ... forse hanno paura che "qualcuno" lo prenda ad esempio !

Anonimo ha detto...

Caro Paolo Emilio,
Per quanto mi riguarda, sia la ex dc sia l'ex pci qualora l'allora Presidente della Repubblica avesse provato nei loro confronti le cose che tu dici, avrebbe dovuto operare di conseguenza per il loro scioglimento.
La Lega Nord (a differenza di quelle formazione politiche che sicuramente hanno occultato bene la loro eventuale responsabilità incostituzionale) già dalla sua costituzione ha sempre palesato pubblicamente la sua natura incostituzionale rispetto alla Carta costitutiva dello Stato Italiano, quindi, il suo scioglimento sarebbe stato cosa dovuta già dall’inizio degli anni novanta.
bartolo

Anonimo ha detto...

Caro Bartolo,

"In claris non fit interpretatio" ! Che ci fossero batterie di missili nucleari puntate contro l'Italia era di dominio pubblico, certo, acclarato e incontestato. E che l'ex PCI, sino agli anni '60, tifasse apertamente per i Sovietici non era mistero per nessuno.

Ricordati, ad esempio, il titolo e gli articoli dell' "Unità" quando morì Stalin, persona che equiparo in tutto e per tutto ad Hitler, con la sola differenza che non aveva perso la guerra !

Oh, bada bene, non sono a fare il difensore d'ufficio di nessuno, ma ci sono state tante formazioni politiche, prima della Lega, assai più pericolose di quest'ultima per l'ordine democratico, in concreto e non solo a parole, che non mi sembrava proprio il caso di citare il partito di Bossi come massimo esempio di antidemocrazia.

Ciao.

Anonimo ha detto...

Gentile De Luca,
Il Popolo Calabrese è stremato, povero, consumato, alla disperazione (esattamente come me) ma per nulla stupido. O, inferiore ai cittadini delle altre Regioni d'Italia e del resto del Mondo!
'Ammazzateci Tutti', la Rete Calabria, la fondazione Antonino Scopelliti e l'associazione 'Ethos' hanno organizzato per oggi un sit-in “pro Gratteri', in segno di solidarietà per la microspia rinvenuta in un Ufficio della Procura attiguo al suo. Secondo l'Ansa, hanno raccolto poco più di un centinaio di persone che considerato il luogo di raccolta, il Cedir di RC, frequentato da centinaia di magistrati e avvocati, dovrebbe far riflettere gli stessi organizzatori se non sia il caso di rivedere il programma che ha ad oggetto il coinvolgimento di tutti i calabresi contro la 'ndrangheta.
Provo, nei confronti delle su menzionate Associazioni e/o Organismi, profondo rispetto, e per questo, mi sento di dire che l'odio e la discriminazione verso tutto quello che sembra essere espressione della cultura 'ndranghetistica, non fa altro che allontanare sempre di più i poveri e onesti Calabresi. Che invero, notano che, mentre un esercito di paralitici disadattati (presunti e veri 'ndranghetisti) langue, oramai da decenni, tra le torture del carcere duro; gli stessi magistrati e politici, da maggior periodo temporale, risultano inamovibili dalle loro ricche e comode Poltrone!!!
Con la solita stima, bartolo iamonte.

Anonimo ha detto...

Caro Paolo Emilio,
Pur non permettendomi mai di entrare in conflitto con te, su nessuna questione, consentimi di ribattere che le due formazioni politiche (Lega Nord ed ex P.C.I.) non sono assolutamente assimilabili. Per tanto, a me personalmente farebbe più orrore l'ex pci di ieri rispetto alla lega di oggi. Voglio, in ultimo, ricordarti che quella formazione politica era omogenea su tutto il territorio nazionale e, mai, ha messo in discussione l'Unità d'Italia. Ma non solo: ricordi le parole del suo leader che voleva raddrizzare la schiena ad alcuni magistrati? E il continuo ricordare alla Roma ladrona che i fucili nordisti sono sempre in perfetto funzionamento? E, ancora, non fa parte anche lui della Roma ladrona? Eppure, continua a prendere in giro i 3/4 dell'Italia?
bartolo

Anonimo ha detto...

Caro Bartolo,

Ho troppa stima di te, per quanto ho letto nei tuoi interventi, per voler aprire una polemica che, del resto, mi sembra del tutto superata, in quanto hai chiarito perfettamente il tuo pensiero, che condivido in gran parte, dissentendo soltanto sulle misure da prendere nei confronti della Lega. La quale ha comunque un merito, quello di aver "incanalato" alcuni fermenti che altrimenti avrebbero potuto risultare davvero pericolosi per l'ordine pubblico in Italia.

Ciao.

Anonimo ha detto...

Caro Paolo Emilio,
Mi sarei arreso alla polemica con te! Anche io ti stimo e provo simpatia.
Sono contento di essere riuscito a farti capire il senso del mio estremismo. Dopo tutto la Lega non è stata altro che una forma di protesta estrema al degrado politico di quel periodo storico. Mi dispiace soltanto che non sia riuscita ed ancora oggi non riesca ad esprimersi in una dimensione Nazionale.
Grazie e Cari Saluti.
bartolo

Unknown ha detto...

si... vabbé, ma...
Calderoli Ministro della semplificazione Legislativa?!
...semplificazione legislativa... Calderoli... Ministro...

Anonimo ha detto...

Caro Elvio,
immagina, sono messi così male che confidano nei casi: L'ultima legge fatta da Caladeroli e da lui stesso definita "porcata" a loro modo di vedere si è rivelata ottima! E' stato un caso! Chisà che tanti casi di "porcate" non ci semplifichino la vita?
Noi italiani, invece, confidiamo nel Disegno divino!!!
bartolo