sabato 31 maggio 2008

Riflessioni sulla libertà di manifestazione del pensiero


Versione stampabile



di Francesco Siciliano
(Avvocato del Foro di Cosenza.
Legale di Ammazzatecitutti)



Il diritto di cronaca, le previsioni costituzionali e gli interventi dei rappresentanti dell’esecutivo: libertà di manifestazione del pensiero limitata?

Le recenti polemiche hanno posto all’attenzione dell’opinione pubblica il tema della libertà di manifestazione del pensiero – quantunque questa sia non agiografica per organi o uomini dello Stato – e, soprattutto, la garanzia di tale diritto costituzionalmente garantito all’interno della RAI che, per definizione, rappresenta la maggiore platea della vita democratica dell’Italia.

Il tema è particolarmente spinoso e controverso da fare apparire speculativo questo intervento ma, in realtà, posta l’affermazione di molte voci autorevoli circa l’inizio di una nuova fase conciliativa nella vita italiana, è importante, invece, che si sottolinei ancora una volta la primazia della Costituzione nello Stato moderno rispetto alle maggioranza parlamentari di cui è espressione l’esecutivo atteso che l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro e (NDR) la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

In altri termini il mio, come altri ben più autorevoli interventi, vuole provare ad affermare che la sovranità, in uno stato di diritto, non è della maggioranza parlamentare e governativa, ma del popolo italiano che esiste e resta a prescindere da chi governa.

Il diritto alla libertà di manifestazione del pensiero si trova scandito nella Costituzione Repubblicana laddove viene individuato l’oggetto del diritto dei cittadini posto che la Corte Costituzionale già con sentenza 23 marzo 1968 n. 11, intervenendo sulla legge professionali dei giornalisti, aveva sottolineato che tale legge disciplina l’esercizio della professione giornalistica e non l’uso del giornale o di altro mezzo come espressione di libera manifestazione di pensiero in modo che essa non tocca il diritto che a tutti l’art. 21 riconosce.

L’oggetto del diritto è appunto la libertà di manifestazione del pensiero che comprende qualsiasi forma di espressione di idee, di opinioni e di notizie.

In tema poi di limiti alla libertà dopo alcune controverse prese di posizione la Corte costituzionale ha chiarito il suo pensiero affermando espressamente che limiti alle libertà fondamentali sono ammissibili solo se fondati su beni di rilievo costituzionale e previsti dalla medesima Costituzione: quindi, limiti alla libertà di manifestazione del pensiero si possono rinvenire esclusivamente in beni di rilievo costituzionale.

Ovviamente in tali limiti rientrano quelli derivanti da cosiddetti diritti della personalità (diritto alla riservatezza, all’onorabilità, alla reputazione, alla dignità sociale, nonché di natura civilistica quali il diritto d’autore e delle opere dell’ingegno) e quelli di natura pubblicistica – anche se di dubbia costituzionalità – (il prestigio del governo e della pubblica amministrazione, la sicurezza dello stato e della pubblica economia).

Rimane, infine, il limite dell’ordine pubblico che rappresenta la chiave di volta della legittimità costituzionale di talune fattispecie di reato e di alcune ipotesi di segreto.

Su tale limite, tuttavia, la tendenza della Corte è chiaramente nel senso di ritenere che per la configurabilità del limite costituito dalla necessità di preservare l’ordine pubblico da turbative violente di esso non sia sufficiente la critica anche aspra delle istituzioni, la prospettazione della necessità di mutarle, la stessa contestazione dell’assetto politico sul piano ideologico, ma occorra un incitamento all’azione e quindi un principio di azione e così di violenza contro l’ordine legalmente costituito come tale idoneo a porre questo in pericolo.

Tracciata in tal modo la liberta di manifestazione del pensiero va detto che su questa si innesta quella della liberta di cronaca per arrivare alla libertà di informazione, si badi bene, sempre intesa come espressione della libertà di manifestazione del pensiero, e all’affermazione di un vero e proprio diritto all’informazione.

Invero, la Corte Costituzionale ha più volte avuto modo di osservare che è codificato in Italia, a livello costituzionale, sia il lato attivo della libertà di manifestazione del pensiero come libertà di dare e divulgare notizie, opinioni e commenti che il lato passivo cioè dal punto di vista dei destinatari della manifestazione, come interesse generale, anch’esso indirettamente protetto dall’art. 21 alla informazione; il quale in un regime di libera democrazia, implica pluralità di fonti di informazione, libero accesso alle medesime, assenza di ingiustificati ostacoli legali, anche temporanei alla circolazione delle idee e delle notizie.

Vediamo, quindi, il lato attivo e il lato passivo della libertà di informazione.

Nel lato attivo, definito come libertà di informare si sottolinea la posizione di colui il quale diffonde presso il pubblico le notizie, i fatti e le informazioni mentre dal lato passivo, definito come libertà-diritto all’informazione, libertà-diritto di essere informati, si evidenzia la condizione dei destinatari dell’attività di informazione, del pubblico cioè a cui essa è rivolta.

Iniziando dal lato attivo della libertà di espressione e di informazione si ritiene di stabilire una perfetta equivalenza tra il diritto di manifestare, il diritto di informare e il diritto di cronaca.

Non ci si trova di fronte, infatti, a distinti diritti ma ad un’unica libertà il cui oggetto e il cui contenuto è perfettamente e integralmente ricompreso nell’art. 21 in modo che la distinzione che si opera assume valore eminentemente terminologico e non sostanziale.

Si è infatti affermato nell’ambito della descrizione del contenuto del diritto in parola che la garanzia costituzionale comprende non soltanto l’espressione pensiero ma anche le notizie e in genere le informazioni. Questa è la posizione della prevalente dottrina e cito Crisafulli, Mazziotti, Barile-Grassi, Zaccaria.

La Corte costituzionale d’altra parte ha riconosciuto in varie sentenze la pari estensione della libertà di cronaca e la libertà di espressione e la questione di una maggiore o minore tutela della libertà di informazione si è posta con particolare enfasi per il diritto di cronaca nel cui caso la giurisprudenza ha ritenuto legittima la cronaca anche nel caso di un commento ingiurioso o diffamatorio in presenza dei requisiti della verità, dell’utilità sociale e della continenza.

Ma la Corte Costituzionale si è occupata di chiarire un altro concetto fondamentale se cioè che l’art. 21 Cost garantisca IL DIRITTO DI ESSERE INFORMATI.

Sul punto in dottrina si parla di risvolto passivo della libertà di espressione (Barile, Grassi) o al più in termini di diritto sociale che è una situazione chiaramente distinta dal diritto soggettivo vero e proprio.

La Corte costituzionale d’altra parte è molto prudente a questo riguardo e se è vero che ha riconosciuto, in particolare nella fondamentale sentenza 15 giugno 1972 n. 105 l’esistenza di un interesse generale all’informazione correlato ad un sistema di pluralismo di fonti informative, indirettamente protetto dall’art. 21 Cost.

In dottrina, tuttavia, sembrano avere fondamento proprio le tesi dello Zaccaria, già Presidente della RAI, secondo le quali l’art. 21 riconosce un vero e proprio diritto del destinatario delle notizie alla ricezione delle stesse autonomamente azionabile dinanzi all’autorità giudiziaria.

Dunque la nostra Costituzione, e in particolare l’art. 21, protegge in maniera diretta e quindi in forma di diritto soggettivo l’interesse del singolo a ricevere le notizie in questo senso allineandosi con i più aperti principi contenuti negli accordi internazionali.

In questo scia si pone il diritto dell’amministrato di ricevere notizie sull’attività amministrativa in cui è coinvolto.

Per concludere, infine, la parte c.d. tecnica del problema và segnalato che la Corte Costituzionale ha avuto modo di affermare che compito specifico del servizio pubblico radiotelevisivo è quello di dar voce a tutte, o almeno al maggior numero possibile di opinioni, tendenze, correnti di pensiero politiche, sociali e culturali presenti nella società onde agevolare la partecipazione dei cittadini allo sviluppo sociale e culturale del paese (sent. 826/1988).

Questo, quindi, in estrema sintesi il quadro normativo e di commento dottrinario e giurisprudenziale al problema della libertà di manifestazione del pensiero intesa come libertà di informazione e diritto del cittadino all’informazione ex art. 21 Cost.

Allo stesso modo chiara esplicitazione della Corte Costituzionale del ruolo del servizio pubblico radiotelevisivo ( finanziato dai cittadini) inteso come luogo dove, appunto i cittadini, devono al massimo trovare la loro forma di espressione dovendo esso servizio pubblico non limitare in alcun modo la libera espressione di gruppi, culture correnti di pensiero.

In altri termini in nessuna norma di rango costituzionale ovvero di rango primario si trova affermato che all’interno del servizio pubblico non possa trovare spazio che critica anche aspramente gli organi dello Stato – salvo le tutele azionabili dinanzi alla Magistratura Ordinaria – né tanto meno che debbano essere rappresentate nel servizio pubblico le sole correnti di pensiero che rappresentano maggioranza o minoranza parlamentari: invero la Corte ha chiarito che compito primario del servizio pubblico è proprio quello di dare voce al maggior numero di opinioni, tendenze e correnti di pensiero non specificando partiti o coalizioni.

Se queste sono le chiare posizioni normative dello Stato Italiano appare di dubbia collocazione l’affermazione di organi di governo che bocciano come non idonee al servizio pubblico voci fuori dal coro.

Non sarebbe il caso che oltre “all’anglosassone” modello di rapporti tra maggioranza e opposizione si ricerchi un italico rispetto delle norme costituzionali e delle loro implicazioni pratiche secondo l’interpretazione datane dall’Organo preposto?


29 commenti:

Anonimo ha detto...

Qui sul pianeta 127-KBZ una persona che ha il controllo della tv della informazione viene chiamato dittatore senza tanti giri di parole non so come funziona li da voi ma mi pare di capire che non è cosi

Anonimo ha detto...

A chi ti riferisci ?

A Santoro, a Gad Lerner, a Lucia Annunziata, a Giovanni Floris, a Enrico Mentana, a Ritanna Armeni, a Corrado Augias o a Maurizio Costanzo ?

Tanto per parlare solo di alcuni conduttori di programmi informativi "chiaramente" filo-berlusconiani ... escludendo i comici e i "satirici", per i quali ultimi non basterebbe una pagina, ma ci vorrebbe un libro intero !

Allora, chi ha il "controllo", e chi è il "dittatore" ?

Anonimo ha detto...

Per Paolo emilio.

Alla sua domanda "Allora, chi ha il "controllo"? la risposta è con solare evidenza: decisamente Silvio Berlusconi.

Ciò che lei scrive è inconducente per due ragioni.

1. Considerare Ritanna Armeni, Maurizio Costanzo, Enrico Mentana e Lucia Annunziata "oppositori" di Berlusconi fa sorridere.

2. Se bastassero 8 oppositori (tanti ne indica lei) che possono parlare a condizione di non dire questo o quest'altro, di non invitare questo o quest'altro, di non offendere questo o quest'altro, ma anche se bastassero 100 oppositori invece che solo 8 bisognerebbe rivedere il giudizio su Hitler, Mussolini, Castro, Stalin e altri. Qualche oppositore ce lo hanno avuto anche loro.

Achille

Anonimo ha detto...

Ma Lei ragiona sulla base dei fatti o in base ad altri, imperscrutabili criteri ? Per caso è anche Lei un seguace del "bis-pensiero", di orwelliana memoria ?

Mi dica, invece, oltre al "povero" Emilio Fede, e forse all'indecifrabile Bruno Vespa, quanti altri "amici" ha Berlusconi in televisione !

La prego, li enumeri ...

A meno che Lei non sia come quegli "studenti" (le virgolette sono volute), per i quali anche Mao e il Che, ora, sono improvvisamente diventati "di destra" !

Anonimo ha detto...

Paolo Emilio,

non si offenda, ma la sua domanda è davvero surreale.

Se ci riesce, ci rifletta su e vedrà quale annebbiamento ideologico le impedisce di vedere ciò che è sotto gli occhi di tutti.

Poi rifletta anche come riesce a sostenere con arroganza tesi che apparirebbero irragionevoli al più omologato dei cantori di un regime.

Lei vuole un elenco di amici di Berlusconi in televisione?

E' un elenco con migliaia di nomi, che non ci starebbero nello spazio di questo blog.

Ma la domanda è insensata sotto altri profili.

Per essere breve e usare il suo stesso metodo (porre domande vanamente retoriche):

- lei è informato che Berlusconi è PROPRIETARIO di tre televisioni? Secondo lei essere proprietario di tre televisioni comporta o no "avere amici in televisione"?

- lei ha sentito la telefonata fra Saccà e Berlusconi o se l'è persa?

- lei è stato informato dello scandalo dal quale è emerso che quando Berlusconi è andato al governo la volta scorsa ha messo ai vertici della Rai persone che fino al giorno prima erano al suo servizio in mediaset?

- ha sentito parlare della signora Bergamini?

- è stato informato del fatto che, quando era ai vertici Rai, messavi da Berlusconi, telefonava ai vertici Mediaset per concordare come non farsi concorrenza e non mettere in difficoltà Belusconi? (trova qualche riferimento qui: http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/cronaca/media-rai2/nuova-inchiesta/nuova-inchiesta.html)

- è stato informato del fatto che il TG1 e il TG2 sono diretti da persone che trattano Berlusconi con più riguardo di come un segretario tratterebbe il suo capo?

- ha mai visto il TG1 e il TG2?

- ha mai visto una trasmissione che fanno quasi tutte le sere intitolata Porta a Porta?

- come definirebbe i rapporti fra Vespa e Berlusconi?

- si rende conto che per un paese democratico tutto quello che le ho elencato è già più di troppo?

- si rende conto che individuare "amici" e "nemici" sulla base delle etichette che decide Berlusconi è per lo meno ingenuo?

- ha notato cosa è successo a Enzo Biagi?

- secondo lei se io vado in Bulgaria e chiedo che mi caccino via Emilio Fede, me lo cacciano via?

- se me lo cacciassero, sarebbe d'accordo che "ho qualche amico in TV"?

Si stia bene Paolo Emilio.

Continui a credere ciò che vuole, ma la smetta di avere l'arroganza di credersi l'unico che capisce le cose, quando si limita a riportare i bollettini di propaganda di Silvio.

Achille

P.S. - Scusi un'ultima domanda: ma che c'entrano Mao e il Che con Berlusconi? Ma com'è che gli apostoli di Silvio siete come un disco inceppato e qualunque cosa vi si dica citate sempre Mao e il Che? Anche se Mao e il Che fossero le persone più schifose del mondo, ciò non toglierebbe che D'Alema resterebbe D'Alema, io io, lei lei, Berlusconi Berlusconi, Topo Gigio Topo Gigio. Che senso ha, mentre si parla di Berlusconi, tirare fuori Mao?

Anonimo ha detto...

Grazie Achille,
mi sono divertito a leggerLa immaginando la meraviglia di Paolo Emilio, oramai, spacciatamente simpatizzante di Bossi e Berlusconi. E ancora, mentre scrivo, rido di gusto!
Per Paolo Emilio,
sono simpatizzante di destra e felice che tu sia ritornato a scrivere in questo Blog.
b

Anonimo ha detto...

Siete veramente molto "democratici" se riuscite a dire che sono arrogante !

Gli è che siete cresciuti, sin dalla più tenera età, credendo di essere "nel giusto".

Non perderò più tempo cercando di convincerLa, né ritengo sia il caso di spiegare quello che appare evidente.

Creda quello che vuole, dica quello che vuole, scriva quello che vuole. E' un Suo diritto, che tanti altri, grazie anche alle Sue ideologie, non hanno avuto.

Cordiali saluti.

Anonimo ha detto...

Per "b":

Devo ripetermi: non sono "simpatizzante" di alcuno.

Naturalmente ognuno può "etichettarmi" come desidera.

Oppure non credermi: ne ha piena facoltà.

Ma mi pregio di non appartenere ad alcuno "schieramento", anche se è ovvio che il mio pensiero possa parzialmente coincidere con quello dell'una o dell'altra parte, secondo l'argomento di cui si tratta.

Se ritengo che Bossi o Berlusconi abbiano ragione in alcune delle cose che dicono, non per questo sono un leghista, ovvero un seguace del Pdl.

Allo stesso modo, se ritengo che Veltroni o Di Pietro abbiano ragione in altre cose, non per questo debbo necessariamente essere "catalogato" come un seguace dell' Idv, o del Pd.

Il mio voto è tendenzialmente variabile, come credo sarebbe opportuno che lo fosse quello di tutti, in una democrazia matura.

Voto sempre chi mi appare, secondo il momento, il "meno peggio" !

Cordiali saluti.

Anonimo ha detto...

Per Paolo Emilio.

Paolo Emilio, una cortesia me la deva fare per forza.

Lei, rivolgendosi a me, scrive: "E' un Suo diritto, che tanti altri, grazie anche alle Sue ideologie, non hanno avuto".

Credo che questa sua frase possa essere utile a tutti - a me, a lei, a tutti i lettori del blog - a capire meglio il problema che abbiamo in Italia.

Per favore, la prego accoratamente, me lo dice quali sono le "mie ideologie"?

Me lo dice, per favore, sulla base delle quattro cose che ho scritto in questo blog, quale ideologia le sembra che io abbia e, ancor di più, da cosa lo deduce?

Dire che Berlusconi è il padrone di tre televisioni è "avere una ideologia"?

Dire che ha un grandissimo potere è "avere una ideologia"?

Paolo Emilio, ma lei al di fuori della falsa battaglia fra fascisti (che non ci sono più) e comunisti (che non ci sono più) non vede nient'altro in Italia?

La prego, davvero, per favore, mi dica quali sono le "mie ideologia".

Così potrò pentirmi di essere colpevole di avere tolto la libertà a qualcuno (dato che lei non solo mi dà dell'ideologizzato, ma mi attribuisce anche la responsabilità di avere tolto, con la mia ideologia, la libertà ad altri).

La prego, non si sottragga a questa risposta che le chiedo e, se non riesce a darmela, per favore tragga delle serie conseguenze sul suo modo di leggere la realtà e di giudicare chi la circonda.

Inoltre, rifletta molto seriamente su quanto segue.

In tutti i "regimi" coloro che non sono servi del regime medesimo vengono isolati e perseguitati con l'accusa di "avere ideologie" cattive.

Mussolini faceva rinchiudere i "comunisti".

Mao faceva rinchiudere i "nemici della rivoluzione".

Castro fa rinchiudere i "filoamericani".

Eccetera.

Lei si rende conto di avere fatto con me la stessa cosa che facevano Mussolini, Mao e tutti quelli come loro?

E' questo che è pericoloso, Paolo Emilio: che tutti quelli che non la pensano come noi sono "comunisti", o "fascisti" o qualunque altra etichetta che serva a "marchiarli", a delegittimarli, a zittirli.

Scusi se glielo dico: ma lei purtroppo non sarà in grado di dirmi da cosa deduce che ho delle "ideologie" e per giunta cattive.

Perchè io non ho alcuna "ideologia" e perchè ciò che ho scritto non è tipico di nessuna ideologia.

L'impossibilità di rispondere alla mia domanda dovrebbe indurla a confessare - almeno a sé stesso - di avere lei un approccio settario.

Cordiali saluti.

Achille

Anonimo ha detto...

Lei è evidentemente molto giovane, caro Achille. E soprattutto non ha letto quanto ho scritto poc'anzi in risposta a "b."

A tale scritto La rimando.

Cordiali saluti.

Anonimo ha detto...

Ad Achille:

Vorrei aggiungere una giustificazione al fatto di averLa, a quanto dice indebitamente, etichettata come "di parte".

Lei aveva scritto:

"Ciò che lei scrive è inconducente per due ragioni. 1. Considerare Ritanna Armeni, Maurizio Costanzo, Enrico Mentana e Lucia Annunziata "oppositori" di Berlusconi fa sorridere".

Per questo, comprenderà, avevo pensato che Lei fosse affetto dal "bis-pensiero" tipico di tanti fanatici, perché ritenere che Costanzo, Mentana, l'Annunziata o Ritanna Armeni NON siano "oppositori" di Berlusconi, questo sì fa sorridere !

Prendo comunque atto delle Sue ultime dichiarazioni e, scusandomi per l'equivoco, di nuovo Le porgo i miei più

Cordiali saluti.

Anonimo ha detto...

mi scusi, Achille, ma lei rivolgendosi a Paolo Emilio scrive: "Lei si rende conto di avere fatto con me la stessa cosa che facevano Mussolini, Mao e tutti quelli come loro?"
lo accusa cioè di volerla censurare, confinare, spedire in Siberia o rinchiuderla in un laogai.
e questo sol perché il sullodato Paolo Emilio, dopo averla rassicurata sul suo diritto di pensare e dire ciò che vuole, ha avuto l'ardire di adombrare in lei un qualsivoglia fervore ideologico, che lei invece dichiara sdegnosamente inesistente.
sinceramente mi meraviglio della sua reazione ad osservazioni che anch'io ritengo perfettamente condivisibili: non c'è alcuna deriva autoritaria, non sono state sospese le garanzie costituzionali, non c'è una dittatura (almeno non c'è la dittatura di Berlusconi, a meno che mi sia perso qualcosa).
dice lei che Berlusconi ha tanto, troppo potere, e che ha migliaia di amici in TV.
e allora? il fatto che milioni di italiani l'abbinao votato esclude a priori la possibilità che migliaia di essi lavorino in televisione, come giornalisti, magazzinieri, costumisti o uscieri?
il fatto che migliaia di dipendenti RAI (pubblici) debbano la loro scodellina di riso allo stato loro datore di lavoro dovrebbe automaticamente farne nemici accaniti di ogni governo che si succede?
e per quanto riguarda Biagi (pace all'anima sua), non è forse leggermente deformante rifiutare di vedere come siano davvero andate le cose in quel maggio del 2001? (nel senso: vogliamo esaminare la cronologie degli avvenimenti, e le personali richieste dell'Enzo, e confrontarle con la vulgata pubblicata poi dai suoi colleghi catodici e inchiostrati?)
e giungo al punto: con le sue accuse a Paolo Emilio, e con le preoccupazioni che esterna nei riguardi del pericolo democrazia in Italia, una domanda vorrei fargliela io (giacché non ha comunque risposto a quelle a lei rivolte in precedenza): è davvero sicuro di sapere chi davvero ha potere in questa repubblichetta?
le presento alcune fattispecie, poi veda lei se riesce a risalire a fatti e nomi davvero accaduti.
ha più potere un ministro che formula, promuove e rende esecutiva una riforma importante, oppure il direttore del ministero e i referenti provinciali che non la applicano, e infine il ministro del governo immediatamente successivo che la cancella con una circolare estiva?
ha più potere un parlamento che vota una legge molto importante, oppure il direttore del ministero che scrive la circolare applicativa dopo trent'anni, rendendo di fatto la legge lettera morta?
ha più potere il ministro, oppure il presidente dalla commissione del farmaco (che infatti aveva i cassetti pieni di denaro)?
e ricordi che un Poggiolini c'è in ogni ministero, e non è MAI votato da nessuno, anzi non se ne conosce nemmeno il nome, di solito....

se ne faccia una ragione: in questo paese du sono le forme di potere: il veto, e il potere effettivo. il primo può essere esercitato da chiunque, a proposito o meno, legittimamente o meno, rischiando o meno, per motivi chiari e leciti o meno.
il secondo è in mano a persone che non saranno mai sottoposte al vaglio di un'elezione, e se proprio va loro male verranno forse giudicati per aspetti MINORI della loro attività, matenendo comunque il diritto a succulente pensioni.
e in tutto ciò ideologie, fascismi e comunismi non c'entrano niente.

un saluto, baron litron

Anonimo ha detto...

L'articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani dispone:
"Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere".
Il 10 dicembre ricorre il 60°anniversario di questa Carta universale e da parte delle realtà più attente,si chiede la creazione di una Commissione per la protezione (ed attuazione) dei diritti umani.
Mi chiedo come si concilia con l'articolo 21 Cost. e più in generale con la libertà di informare (e il diritto di essere informati) l'ultimo disegno di legge del governo sulle intercettazioni telefoniche? Se la libertà di espressione e il diritto alla libera informazione, non solo trovano riconoscimento nella (nostra)carta Costituzionale ma vengono sanciti come diritti umani dalla Carta dell'Onu del 1948,credo che la creazione di questa Commissione (della quale l'Italia è priva)dovrà essere una battaglia da iniziare al più presto. La battaglia di comuni cittadini/ne i cui diritti riconosciuti anche,universalmente, vengono mortificati in realtà, dalla "italica" politica.

Lia G.

Anonimo ha detto...

Per l'amor di Dio, un'altra Commissione ... non ne ha viste abbastanza sinora ?

Più giustizia concreta, rapida, efficace, e meno "commissioni" !

Anonimo ha detto...

Per Paolo Emilio e per tutti gli altri che si ostinano a vivere il sogno del pluralismo nell'informazione italiana.

I sogni a volte sono belli, ma sempre sogni restano.

Se proprio siete restii a svegliarvi, vi consiglio una visitina al sito di Freedom House (www.freedomhouse.org - per sapere velocemente di che si tratta potete visitare la relativa voce su wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Freedom_House).

Per Freddom House - che, come sapete o potrete verificare, è tutt'altro che la casa dei comunisti - il solo fatto che Berlusconi, tra il 2006 e il 2007, non sia stato più Presidente del Consiglio, ha consentito all'Italia di essere qualificata, sotto il profilo della libertà di informazione, free (libera) - ancorchè nelle ultime posizioni (65 nel rapp. 2008 per il 2007 e 61 nel rapp. 2007 per il 2006) - e non più partly free (parzialmente libera), com'era con B. a capo del Governo.

Adesso, quindi, con B. di nuovo alla presidenza del consiglio, l'Italia è già tornata partly free e, stante ciò che si vede (e, sarebbe il caso di dire, anche ciò che non si vede), corre spedita verso not free.

Continuate a sognare, buona notte

Chiazzese

Anonimo ha detto...

"Porca miseria"!!!
Ma quanto sfortunato sono!?!?
Non solo la disgrazia di essere nato perdente, anche la sfortuna di nascere in un Paese in cui "tutti" sono al servizio del vincitore!!!
b

Anonimo ha detto...

ma per piesì, l'informazione in Italia faceva già pena ben prima che Berlusconi iniziasse a trasmettere... e non ho certo bisogno che me lo dica freedom house, basta aprire un qualsiasi giornale o accendere la TV.
"Sbatti il mostro in prima pagina" è del '72: sono passati 35 anni e ben poco è cambiato.
e una stampa che si lascia condizionare da chi sta al governo senza che questi faccia nulla riguardo alla stampa stessa non ha nemmeno il diritto di aspirare ad essere "libera", perché è serva nel cervello.
l'informazione qui non è libera, perché non è espressione di editori indipendenti ma megafono di gruppi di potere economico o politico.
non vale niente, serve soltanto a rabbonire o infiammare, a comando, i lettori/spettatori, e infatti sopravvive grazie al denaro degli inserzionisti e alle sovvenzioni governative, il che la rende ancora più schiava.
e le (poche) eccellenze che vi lavorano possono fare ben poco, perché la struttura, i riti e le varie parrocchie che compongono l'informazione non permettono di esercitare la libertà d'informazione.
libertà che si riduce poi (come tutte le libertà) a prendere autonomamente delle decisioni, e farsi carico delle conseguenze.
la stampa italiana è dipendente, condizionata e irresponsabile, e quindi non è libera.

un saluto, baron litron

Anonimo ha detto...

Bah ... "freedom house" ... la traduzione è: "la casa della libertà" ! E ho detto tutto !

Al Sig. Chiazzese vorrei però chiedere donde trae la convinzione che io viva "il sogno del pluralismo dell'informazione italiana".

A parte il fatto che il pluralismo (ma non sarebbe meglio usare altri vocaboli ?) non è di per sé garanzia di nulla, perché quel che conta è il merito, non la forma (tanti "diversi" tra loro possono essere uniti nel mentire su alcuni punti, ovvero nell'ometterne altri), dov'è il punto dove avrei elogiato la stampa e i mezzi di comunicazione italiani ?

Me lo dica, prego ...

In generale, vorrei comunque suggerire a questi ragazzi di leggete dei buoni libri invece di masticare un pochino d'inglese ("italian english", ovviamente ...) e smanettare sul computer con le "wikipedie" !

Cordiali saluti.

Anonimo ha detto...

Gentile Paolo Emilio,

sempre a proposito di "pre-giudizi" e di rispetto degli altri, Le segnalo che Lei ha appena scritto, fra l'altro, con riferimento a "Chiazzese":
"In generale, vorrei comunque suggerire a questi ragazzi di leggete dei buoni libri invece di masticare un pochino d'inglese ("italian english", ovviamente ...) e smanettare sul computer con le "wikipedie" !"

Anche volendo sorvolare sul tono ingiustamente e gratuitamente sprezzante nei confronti di un altro lettore del blog, posso chiederLe da dove trae argomenti a favore della Sua tesi secondo la quale coloro che Le hanno risposto (in particolare "Achille" e "Chiazzese") sono "ragazzi" (sappia che, diversamente da ciò che Lei ha giudicato, né "Achille" né "Chiazzese" sono "ragazzi": "Achille" è vicino ai 50 e "Chiazzese" ai 40)?

E da dove trae argomenti a favore della Sua tesi secondo la quale essi non leggono buoni libri?

Perchè pensa di essere l'unico che ha letto dei libri?

E soprattutto, perchè pensa che l'unico esito possibile della lettura dei libri sia pensarla come Lei?

Sa che c'è un sacco di gente che ha letto un sacco di ottimi libri e non la pensa come Lei?

E da dove trae argomenti a favore della Sua tesi secondo la quale "Chiazzese" (testualmente) "masticherebbe un pochino d'inglese ("italian english", ovviamente ...) e smanetterebbe sul computer con le "wikipedie""?

Cosa La autorizza - non nel senso di "avere il permesso di", ma "ritenersi titolato a" - a esprimere giudizi tanto sgraziati e arroganti, quanto del tutto privi di fondamento?

Non Le basta dire che "Chiazzese" "mastica un poco di inglese", deve aggiungere che si tratterebbe anche di un "italian english", e ci aggiunge pure un avvilente "ovviamente".

Cosa la induce a negare a priori che "Chiazzesse" possa parlare un ottimo inglese?

Cosa la induce a pensare che sia uno che "smanetta col computer"? E se fosse (come effettivamente è) un eccellente professionista con una solida formazione culturale?

Se mi posso permettere un modestissimo consiglio, io credo che Lei farebbe una migliore figura e i Suoi interventi sarebbero più efficaci se fossero meno presupponenti, se Lei non presumesse sui Suoi interlocutori un sacco di cose scortesissime (ovviamente del tutto infondate, proprio perchè "presunte" sulla base di pochissimi elementi di giudizio oggettivamente inidonei a trarne le conseguenze che ne trae Lei).

Insomma se accettasse anche solo come remota l'ipotesi che i Suoi interlocutori possano non essere necessariamente deficienti, ragazzini, comunisti, poco eruditi, eccetera.

E' veramente faticoso discutere con una persona che crede di essere il più colto, il più competente, il più "anziano", quello che capisce meglio e di più, quello che riconosce sempre gli altri, che è in grado di "smontarli", eccetera.

Esprima le Sue opinioni con la libertà di sempre.

Ma provi a farlo scendendo dal piedistallo.

Provi a farlo mettendosi in discussione e non pontificando.

Vedrà che funzionerà.

Peraltro, chi espone le sue idee in maniera tranciante innesca inevitabilmente repliche altrettanto trancianti e, come già segnalato altre volte, invece di "dialogare" si finisce con il provare a prevalere sugli altri. Cosa che non serve proprio a niente.

Un caro saluto.

Felice Lima

Anonimo ha detto...

Caro Felice Lima,

Non ho la pretesa di esserle simpatico;

Non ho la pretesa di essere colto;

Non ho, soprattutto, la pretesa di dettare precetti morali.

Lei ?

Cordiali saluti.

Anonimo ha detto...

Nel ringraziare il dr. Lima per le gentili parole spese nel commento delle 13.33 dell’1.6.2008 per me e per l’amico Achille (da una sola delle cose dette dal dr. Lima, cui farò cenno alla fine di questo commento, devo dissociarmi), vorrei svolgere qualche breve considerazione sulle osservazioni e le domande di Paolo Emilio relativamente al mio commento delle 00.19 dell’1.6.2008.

Paolo Emilio, Lei scrive: “Bah ... "freedom house" ... la traduzione è: "la casa della libertà" ! E ho detto tutto!”

No, caro Paolo Emilio, io non so chi Lei sia, ma Freedom House è Freedom House ed i suoi rapporti sono densi di fatti che dovrebbero aiutarci a capire le cose e ad agire di conseguenza, a meno che non si sia in grado di dimostrare che quei fatti non sono veri o che da quei fatti deve trarsi un giudizio diverso da quello che trae l’interlocutore che ad essi si richiama.

Invece, la Sua battuta - ancorché simpatica - non dice proprio nulla. Freedom House resta Freedom House e, soprattutto, restano i suoi rapporti annuali sulla libertà di informazione, con i fatti che mettono in fila e con i quali dovremmo confrontarci, per farci un’idea e per agire.

Più in generale, devo dire che il Suo atteggiamento è tipico della tecnica - oggi particolarmente diffusa in Italia - della “defattualizzazione” o “neutralizzazione dei fatti”, cosa diversa e più sottile, anche se strategicamente correlata, della “cancellazione dei fatti”.

Scusandomi per l’inevitabile approssimazione, la “defattualizzazione” o “neutralizzazione dei fatti” consiste non nel nascondere i fatti, nel fare in modo che essi non vengano appresi, ma semplicemente nel non considerare i fatti per ciò che sono, fatti appunto, assimilandoli a giudizi o opinioni.

Questo perché un giudizio negativo fa molto meno danno di un fattaccio e perché contestare o contrastare un giudizio o un’opinione è molto più agevole che negare un fatto.

In teoria dovrebbe funzionare così: si verificano dei fatti; di quei fatti si discute e da essi si trae un giudizio.

In pratica, siccome il giudizio basato sui fatti è sconveniente, accade che il fatto stesso è nascosto (cancellazione dei fatti) o, quando ciò è impossibile o difficile, trattato esso stesso come un giudizio (defattualizzazione), al quale contrapporre un altro giudizio di segno diverso o contrario o, peggio ancora, da liquidare con una battuta, che, per quanto possa essere felice e far sorridere, è sempre elusiva delle domande e delle questioni che il fatto pone.

Questo modo di fare, questo sistema ci conduce inevitabilmente nella situazione in cui ci troviamo, cioè una situazione di incomunicabilità, che è una situazione in cui non c’è modo alcuno di migliorare le cose, in cui ogni forma di convivenza e relazione è destinata a lacerarsi e a peggiorare.

Così, caro Paolo Emilio, tanto per tornare a noi, io l’ho rimandata ai fatti richiamati nei rapporti di Freedom House e Lei mi ha risposto con la battuta che ho richiamato più sopra. In questo modo, trasformando in un gratuito giudizio su Freedom House i fatti sulla base dei quali Freedom House colloca l’Italia lì dove la colloca e la qualifica come la qualifica, Lei ha semplicemente spezzato il filo della nostra discussione, determinato l’incomunicabilità fra noi, precluso ogni nostra possibilità di confrontarci e di migliorarci.

Detto questo, caro Paolo Emilio, Le devo ancora qualche risposta.

Lei mi chiede donde io abbia tratto la convinzione che Lei viva "il sogno del pluralismo dell'informazione italiana". Premesso che ho scritto “Nell’informazione” e non “Dell’informazione” - lo preciso perché, come Lei ben vede, sono due cose diverse -, devo dire che, effettivamente, Lei si guarda bene dall’esprimere direttamente qualsiasi idea. Preferisce fare domande o, al massimo, negare di professare qualsiasi idea o atteggiamento che altri Le attribuiscono, anche se idee e atteggiamenti sono rivelati dalle Sue parole. Così, è vero, Lei non ha scritto da nessuna parte “c’è pluralismo nell’informazione italiana e questa è cosa buona”.

Però, ha dato una risposta all’Anonimo delle 16.23 del 31.5.2008, il quale ci informava che dalle Sue parti chi ha il controllo esclusivo dell’informazione viene chiamato dittatore.

Nel dare questa risposta, Lei, caro Paolo Emilio, ha innanzi tutto colto nell’osservazione dell’Anonimo un riferimento inespresso a Berlusconi. Quindi ha indicato una serie di soggetti che in tv si occupano di informazione i quali - a Suo personalissimo giudizio - sarebbero tutt’altro che “filo-berlusconiani” (peraltro, Santoro a parte - anche se pure sull’anti-berlusconismo di Santoro dovremmo intenderci -, nutro fortissimi dubbi sulla propensione anti-berlusconiana dei personaggi da Lei citati; anzi, almeno su alcuni di essi, avrei delle certezze in senso contrario). E infine, sulla base di questo, ha chiesto al Suo interlocutore: “chi ha il controllo, e chi è il dittatore”?

Ora, mi sembra del tutto evidente che alla base di ciò che Lei dice e chiede ci sia l’idea che Berlusconi non avrebbe il controllo dell’informazione. Diversamente, non avrebbe indicato giornalisti a Suo avviso non filo-berlusconiani e non avrebbe chiesto al Suo Anonimo interlocutore “chi ha il controllo”.

Ora, viene anzitutto da chiedersi, come mai, caro Paolo Emilio, dato che a Suo avviso non ci sarebbe nulla che autorizzi ad ipotizzare un controllo sull’informazione di Berlusconi, ha immaginato che il Suo Anonimo interlocutore, parlando di “dittatore”, si sia riferito proprio a Berlusconi?

Inoltre, con la Sua tecnica del “è meglio fare domande piuttosto che dire ciò che penso”, ha negato un controllo di Berlusconi sull’informazione per il semplice fatto che in tv c’è chi lo critica o, comunque, chi esprime idee contrarie alle sue (di Berlusconi).

Ha detto, cioè, che non c’è controllo di Berlusconi sull’informazione perché questa (l’informazione) esprimerebbe idee variegate o variopinte, anche contrarie a Berlusconi.

Ora, effettivamente l’idea che la buona informazione - o addirittura il modello di informazione tipico delle democrazie - sia quella che esprime idee variegate o variopinte è oggi molto diffusa in Italia, soprattutto tra gli opinion makers a buon mercato (nel senso che sono disposti a vendersi al miglior offerente), e conseguentemente è quella che viene spacciata come l’idea giusta dai media più diffusi.

E l’informazione che esprime idee variegate o variopinte è proprio quella che viene indicata come informazione pluralista o pluralistica. Insomma, il bene sarebbe il pluralismo nell’informazione.

E Lei, caro Paolo Emilio, anche se molto probabilmente non sarà mai disposto ad ammetterlo, ha espresso un pensiero in piena sintonia con questa idea.

Io - insieme a moltissimi di gran lunga più autorevoli di me - sono da sempre convinto che l’idea secondo cui basti il pluralismo per avere una buona informazione sia sbagliata, come confondere un sogno con la realtà.

E’ per queste ragioni che ho parlato di “sogno del pluralismo nell’informazione” ed è per queste ragioni che Le ho attribuito la coltivazione di questo sogno.

Dopo la Sua risposta, caro Paolo Emilio, scopro che anche Lei pensa che “il pluralismo non è di per sé garanzia di nulla”.

Ma allora, caro Paolo Emilio, dovrebbe cercare di rendere coerente ciò che scrive con ciò che pensa. Se “il pluralismo non è di per sé garanzia di nulla”, non può negare che ci sia un “controllo” di Berlusconi sull’informazione solo perché in tv ci sarebbe qualcuno che, a Suo giudizio, manterrebbe una linea di anti-berlusconismo.

Altrimenti chi legge penserà che le idee eterodosse di Maurizio Costanzo ed Enrico Mentana soddisfano in pieno il Suo desiderio di conoscenza ed il Suo spirito critico!

Chiazzese

P.S.
Dimenticavo, su cosa mi dissocio dalle parole del dr. Lima? Nell’interlocuzione di Paolo Emilio, l’uso del termine “ragazzi”, rivolto a me e ad Achille, mi sta benissimo; e penso che neppure l’amico Achille ci sia rimasto male. O no?

Anonimo ha detto...

no, monsù Chiazzese, se non può/vuole rispondere Paolo Emilio, lo faro io: NON C'E' in Italia al giorno d'oggi il controllo dell'informazione da parte di Berlusconi. (e questo, per restare nel mondo reale e non delle opinioni, è un fatto).
c'è invece, e questa è una mia opinione, un'informazione in apparenza varia e pluralista, in realtà autoreferenziale e sottomessa in modo più o mno plateale, nelle sue varie sfaccettature, a diversi gruppi o centri di potere, politico, economico, malavitoso, ecclesiale, sindacale e quant'altro.
manca totalmente un'informazione libera e indipendente, sibbene lavorino qui alcuni giornalisti che tali si potrebbero definire.
lavorano però "al guinzaglio", che vene tenuto in mano dal capobastone di riferimento, e strattonato a suo o altrui piacimento.
e le confiderò un segreto: questa situazione va avanti più o meno da ottant'anni, prima non saprei.

un saluto, baron litron

"Uguale per tutti" ha detto...

Con riferimento a un inciso del commento di Baron Litron delle 19.16, ci teniamo a lasciare chiaro:

1. che Paolo Emilio, come chiunque, PUO' rispondere e scrivere ciò che vuole, nel rispetto delle regole del blog;

2. che a oggi non abbiamo "bloccato" NESSUN commento di Paolo Emilio;

3. che, se fossimo costretti a farlo, ne daremmo conto a tutti i lettori per desiderio di trasparenza.

Chiunque, peraltro, potrà verificare la nostra "traparenza" nella pubblicazione dei commenti, spedendo i commenti che preferisca e constatando che gli unici che non vengono pubblicati sono quelli (per fortuna a oggi pochissimi) che violano leggi penali o diritti di terzi.

Le ragioni della "moderazione" dei commenti e i criteri seguiti dalla Redazione nel farla si possono leggere nel post ”Come scrivere sul nostro blog”.

La Redazione

Anonimo ha detto...

con riferimento all'ultimo commento della redazione, quando ho scritto di Paolo Emilio (che saluto calorosamente) "vuole/può rispondere" pensavo unicamente alla sua libera volontà o possibilità oggettiva, anche in rapporto agli ultimi suoi commenti, e non certo a inesistenti censure di questo spazio.
tanto per essere preciso....

baron litron

Anonimo ha detto...

Baron Litron, Lei stesso (in un commento al post "il Consiglio di Stato dà ancora torto a Mediaset") ha detto di non guardare mai la televisione; deve essere questo che non Le permette di vedere come stanno le cose.

Volendo essere molto indulgente con Lei e con Berlusconi, possiamo dire che il fatto è questo:

- in Italia esistono 7 principali tv;

- di queste, 3 sono di proprietà di Berlusconi;

- 3 sono la Rai e la Rai è sotto il controllo della politica (intesa come classe, per non dire casta, politica);

- Berlusconi conta più di ogni altro politico (o anche Lei crede alla favola che Berlusconi non è un politico?);

- l’ultima televisione, La7, è la più piccola;

- la maggioranza degli italiani, diversamente da Baron Litron, guarda la televisione.

Un caro saluto

Chiazzese

P.S.
Il fatto che le cose vadano male da tempo non mi consola affatto, tanto più se, come accade, continuano a peggiorare.

Anonimo ha detto...

gentile signor Chiazzese, in Italia ci sono 7 televisioni nazionali e decine di reti locali, che trasmettono ore di spettacoli, film, telefilm, pubblicità, documentari E notizie.
di diffondere notizie (e altro) nel nostro paese, si occupano anche centiania di giornali nazionali, locali e di partito, settimanali, mensili, stazioni radio, siti internet, bollettini parrocchiali, riviste specializzate e di settore, lettere private, lettere anonime e semplice passaparola.
le notizie vengono poi lette, ascoltate, trasmesse, commentate ed elaborate da centinaia di migliaia di cittadini, più o meno attenti, più o meno prevenuti, più o meno boccaloni.
io considero l'insieme di tutto ciò "informazione" e, sebbene ne abbia - per quanto riguarda l'Italia - una considerazione piuttosto scarsa, non credo che Berlusconi sia tanto demoniaco da poterla, o volerla, controllare IN TOTO.
di conseguenza, voglio rassucirarLa: il diavolo di Arcore NON CONTROLLA l'informazione in Italia, è uno dei tanti che ne hanno un parziale governo, ma purtroppo essa si gestisce (si vende, sarebbe meglio dire) principalmente da sé, e pure piuttosto male, visti i risultati.
e vorrei anche dirle che sebbene io non guardi mai la TV, e legga pochissimo i giornali (cerco di impiegare meglio il tempo che Nostro Signore mi ha destinato da vivere), non per questo sono all'oscuro di quanto mi accade intorno: mille sono i modi per tenersi informati sul quartiere e sul mondo, e per fortuna è anche possibile, con un minimo sforzo, comparare le notizie, e cercare di separare i fatti dai commenti e dalle opinioni, sia pur con le difficoltà che comporta il modo di comunicare le notizie in Italia.
non è affatto detto poi che la maggioranza degli italiani che passa ore davanti alla TV, quando lo fa, non cambi canale quando ci sono "le notizie". sicuramente, la maggioranza degli italiani non è ossessionata da Silvio (e tra questi mi ci metto pure io), e non teme di precipitare senza accorgersene in un inferno della democrazia soltanto perché una tornata elettorale non è andata secondo i suoi desideri.
siamo tutti cretini, siamo tutti ormai irrimediabilmente indottrinati e lobotomizzati dalle sordide onde berluscone?
sarà, ma se davvero pensa questo degli italiani ne ha davvero bassissima stima, e mostra di non conoscerli poi tanto bene.

un cordiale saluto, e cerchi 'd nen sagrinese trop.
baron litron

Anonimo ha detto...

Solo per confermare che corrisponde al vero quanto affermato dalla Redazione, che non sono mai stato "censurato" in alcun modo, e che se non intervengo è soltanto perché non ritengo più utile, né a me né ad altri, proseguire la conversazione, anche se devo ammettere che sono stato "tentato" di intervenire più volte, visto come diversi soggetti hanno poi travisato il mio pensiero.

Cordiali saluti a tutti.

Anonimo ha detto...

Gentile Baron Litron,
credo che la nostra discussione possa terminare qui. Io sono soddisfatto, spero che lo sia anche Lei e che lo siano tutti coloro che hanno avuto la bontà di leggerci.

“Mi consenta” solo di dire ancora una cosa piccola piccola che non attiene specificamente al merito della questione di cui ci siamo occupati ma riguarda in generale uno degli argomenti utilizzati nel Suo ultimo commento (quello delle 21.37 del 2 giugno).

Si tratta dell’argomento che possiamo definire “del consenso”.

Lei dice: “Sicuramente, la maggioranza degli italiani non è ossessionata da Silvio e non teme di precipitare senza accorgersene in un inferno della democrazia soltanto perché una tornata elettorale non è andata secondo i suoi desideri”.

L’argomento - ribadisco che ne parlo in generale e non con specifico riferimento al merito della questione di cui ci siamo occupati - ha la stessa forza del due di bastoni quando la briscola è a coppe.

Basti ricordare, infatti, che sicuramente anche la maggioranza dei tedeschi non era ossessionata da Adolph!

Cordialmente

Chiazzese

Anonimo ha detto...

bene, si gusti la sua ossessione, monsù Chiazzese, in attesa che a Silvio spuntino i baffetti....

baron litron