lunedì 26 maggio 2008

E’ irrinunciabile che la materia disciplinare resti al C.S.M.?


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di Nicola Saracino
(Magistrato)




I cittadini sanno poco delle vicende disciplinari che riguardano i magistrati.

Ignorano, ad esempio, che anche la più blanda delle sanzioni (l’ammonimento) rappresenta una pesantissima “ipoteca” sulle loro possibilità di progredire nella carriera.

Ignorano che persino una sentenza assolutoria può incidere negativamente, anche a distanza di molti anni, sulle successive valutazioni alle quali il magistrato sarà sottoposto.

Ignorano che, per legge, il procedimento disciplinare a carico di un magistrato può durare più di cinque anni, periodo nel quale egli può subire un trasferimento “cautelare” (basato, cioè, solo su indizi) e finché il processo non è concluso il magistrato non può aspirare ad incarichi direttivi, non può svolgere l’attività di direzione del tirocinio degli uditori (i praticanti, per volgarizzare), ed anche la valutazione quadriennale della sua professionalità resta bloccata in attesa dell’esito di quel giudizio.

In definitiva occorre che tutti sappiano che nel procedimento disciplinare contro un magistrato non si giocano soltanto i suoi personali interessi, ma sono coinvolti valori superiori che appartengono alla collettività intera, quali la soggezione del giudice soltanto alla legge e la sua inamovibilità.

Quello a carico dei magistrati, per di più, è l’unico esempio di procedimento disciplinare che si svolge direttamente in sede giurisdizionale, per giunta in unico grado di merito.

Tutte le possibilità di difesa, dunque, si consumano dinanzi alla Sezione Disciplinare, non essendo invocabile alcun diverso controllo sul merito della decisione.

L’obbligatorietà della relativa azione, da poco introdotta, ha accresciuto il peso del problema, soprattutto perché la proclamata tipizzazione degli illeciti, che ad essa si accompagna, è solo di facciata, vista le presenza di fattispecie altamente “elastiche”.

Il C.S.M., le cui competenze costituzionali risultano piuttosto definite (assunzioni, trasferimenti e promozioni, provvedimenti disciplinari), si è assunto, dopo la sua effettiva istituzione, il ruolo di “organo di autogoverno” della magistratura e quindi, agli occhi della collettività, di soggetto responsabile del buon andamento della giurisdizione.

Ciò trova conferma nell’estesa attività di normazione secondaria che, incidendo sulla materia
dell’ordinamento giudiziario (coperta da riserva di legge), regolamenta tutti gli aspetti della vita della giurisdizione (organizzazione degli uffici , progressione in carriera, incarichi extragiudiziari, aggiornamento professionale, concreto impiego della magistratura onoraria ecc.).
E’, questo, un raro esempio di concentrazione in capo ad un unico soggetto della responsabilità di governo, della potestà (para)normativa e dell’esercizio della giurisdizione (disciplinare).

E’ più volte capitato di registrare interventi pubblici dei suoi componenti apicali che, nel rispondere a sollecitazioni provenienti dal ceto politico additanti concreti esempi di cattivo andamento della giurisdizione, invocano o promettono l’intervento disciplinare, sebbene della relativa iniziativa debba rispondere, sul piano politico, il solo Ministro della Giustizia che esercita l’azione mediante richiesta di indagini al Procuratore Generale della Cassazione.

La sovrapposizione di ruoli risalta e pone in crisi l’immagine di terzietà di un Giudice che non può, da solo, sopportare il peso politico del buon andamento della giurisdizione e quello della giurisdizione disciplinare nei confronti dei magistrati.

In questa cornice il rischio è che il giudice disciplinare sia condizionato dall’esigenza di difendere la propria immagine pubblica di responsabile dell’efficienza della giurisdizione, e non sia quindi nella migliore posizione per fornire la giustizia del caso concreto.

Specialmente quando le disfunzioni concretamente all’esame di quel giudice non dipendano dalla cattiva volontà del singolo, ma ad esempio dalle inadeguate direttive sul servizio imposte proprio dal C.S.M. e valevoli per tutti gli uffici giudiziari d’Italia, ovvero dalla errata distribuzione del personale di magistratura tra i vari tribunali del Paese, essendo notorio che il carico di lavoro denota sensibili diversità tra un ufficio e l’altro.

Ovvio che difficilmente sarà chiamato a rispondere dei ritardi nella redazione dei provvedimenti il giudice che ha un ruolo di 500 cause, rispetto al collega che ne fronteggia uno di 2.000.

Ma difficilmente il Giudice disciplinare, che condivide la responsabilità della distribuzione del personale, riconoscerà che il ritardo nel deposito di una sentenza dipende, in parte, anche da lui; anzi dirà (come in effetti ha detto) che è compito del singolo quello di organizzarsi in funzione del suo carico di lavoro.

Per di più l’attuale conformazione del Giudice disciplinare rappresenta, nell’Ordinamento, un singolare esempio di giudice elettivo, che ripete cioè la sua legittimazione dal voto dei giudicabili.

Proprio questo è, forse, il motivo che più di altri è alla base dell’addebito di eccessiva indulgenza che immotivatamente viene rivolto alla Sezione Disciplinare del C.S.M. e suona come beffardo per il magistrato assolto che ha subito un giudizio disciplinare, fonte di notevole disagio personale per i motivi già indicati.

Lo stesso congegno elettivo, nelle ipotesi di condanna, genera l’effetto ugualmente nocivo del sospetto che la decisione sia il frutto di un atteggiamento “odioso” nei confronti dell’incolpato.

Questi, dunque, gli argomenti di cui discutere; è stolto, invece, mettere in dubbio il principio dell’estrazione del giudice dallo stesso ordine professionale dei giudicabili, essendo questa una connotazione, ampiamente giustificabile, che accomuna tutti gli organi della giustizia disciplinare nei più svariati settori, dalle libere professioni al pubblico impiego.

A meno che non si voglia che gli ingegneri giudichino i medici e viceversa, l’individuazione delle soluzioni alternative a quella attuale è rimessa al Legislatore che, se non vorrà mutare l’intero assetto costituzionale della magistratura, dovrà in ogni caso attenersi ai principi di autonomia ed indipendenza dell’ordine giudiziario e della soggezione del giudice soltanto alla legge.

La diversa collocazione del giudizio disciplinare non contrasterebbe, di per sé, con questi fondamentali vincoli costituzionali e non è poi così difficile trovare un sistema acconcio, che contemperi le esigenze di terzietà e di sufficiente “lontananza”, anche geografica, del giudice dal giudicabile, sulla falsariga di quanto il Legislatore ha già previsto per le ipotesi di sottoposizione a procedimento penale di un magistrato, mediante l’assegnazione della competenza secondo il congegno dell’art. 11 c.p.p.; se si ritiene che il Tribunale (abilitato al giudizio penale nei confronti del magistrato) non offra il sufficiente grado di esperienza, potrebbe, ad esempio, ipotizzarsi una sezione specializzata presso le Corti d’Appello.

32 commenti:

Anonimo ha detto...

Un patto di potere tra la destra e la religione cattolica, un'alleanza che mette a rischio i fondamenti dello stato laico e minaccia la Chiesa stessa. Perché la tentazione del potere è «demoniaca» e sempre, nella storia, è stata all'origine di «misfatti ». Alla vigilia della settimana della Conferenza episcopale Massimo D'Alema conclude la summer school della Fondazione Italianieuropei parlando a braccio di «Religione e democrazia in Europa e negli Stati Uniti »

Senti chi parla!!!
Non è forse lo stesso D'Alema che insieme a Fassino, La Torre, Consorte e pochi altri amici, dopo aver scalato il potere politico, si accingevano a scalare quello economico?

E, non è sempre quello che con riferimento alle ipotesi di sue eventuali responsabilità giudiziarie sollevate dal Gip Forleo nell'ambito di un inchiesta nata appunto da quella vicenda e per questo, attaccata violentemente da tutti i poteri dello Stato, egli, non ha speso neanche una parola in sua difesa?
b

Anonimo ha detto...

Vorrei sottolineare, sommariamente s'intende, tre casi del CSM:
1) denuncia contro P.M., pende ancora il procedimento d'indagini a carico del medesimo. Già da tempo il CSM in possesso degli atti ha archiviato il procedimento;
2)esposto contro P.M. (altro) per violazione dell'art. 11 c.p.p., vale a dire ha compiuto atti d'indagini pur essendo palese la competenza di altra procura ex art. 11 c.p.p.. Archiviato ...in tempi record.
3)procedimento disciplinare a carico di un Magistrato, riconosciuto assolutamente estraneo alla fattispecie contestata....applicato ammonimento....., notizia fra l'altro prontamente riportata da alcuni giornali locali.....
mah.....

Mathilda

Anonimo ha detto...

"Questi, dunque, gli argomenti di cui discutere; è stolto, invece, mettere in dubbio il principio dell’estrazione del giudice dallo stesso ordine professionale dei giudicabili, essendo questa una connotazione, ampiamente giustificabile, che accomuna tutti gli organi della giustizia disciplinare nei più svariati settori, dalle libere professioni al pubblico impiego.

A meno che non si voglia che gli ingegneri giudichino i medici e viceversa, l’individuazione delle soluzioni alternative a quella attuale è rimessa al Legislatore che, se non vorrà mutare l’intero assetto costituzionale della magistratura, dovrà in ogni caso attenersi ai principi di autonomia ed indipendenza dell’ordine giudiziario e della soggezione del giudice soltanto alla legge.

La diversa collocazione del giudizio disciplinare non contrasterebbe, di per sé, con questi fondamentali vincoli costituzionali e non è poi così difficile trovare un sistema acconcio, che contemperi le esigenze di terzietà e di sufficiente “lontananza”, anche geografica, del giudice dal giudicabile, sulla falsariga di quanto il Legislatore ha già previsto per le ipotesi di sottoposizione a procedimento penale di un magistrato, mediante l’assegnazione della competenza secondo il congegno dell’art. 11 c.p.p.; se si ritiene che il Tribunale (abilitato al giudizio penale nei confronti del magistrato) non offra il sufficiente grado di esperienza, potrebbe, ad esempio, ipotizzarsi una sezione specializzata presso le Corti d’Appello".

Il "congegno" a mio avviso non è sufficiente: occorre una norma eccezionale che SOTTRAGGA al C.S.M. la competenza in materia disciplinare.

Il sistema funzionerebbe egualmente se a gestire la "giustizia" disciplinare fossero persone effettivamente autonome e DISTINTE dai magistrati ordinari, pur non essendo "ingegneri" ma restando ... Magistrati !

Avrete capito che mi riferisco ai Magistrati Amministrativi. In particolare, ai magistrati amministrativi che NON provengono dalla magistratura ordinaria !

Sarei anche tentato di inserire una norma che, previa tipizzazione di ipotesi di reato "proprie" dei magistrati, ne attribuisse in via eccezionale la cognizione ai giudici amministrativi, restando al giudice ordinario la cognizione dei reati non propri.

Non si vede, infatti, perché i magistrati amministrativi possano decidere questioni del valore di miliardi di Euro e non avere una minima, residuale ed eccezionale cognizione in materia penale. E non direte che non sono preparati nel penale, perché lo sono come quei giudici ordinari che dopo dieci anni di civile passano "ex abrupto" a fare il giudice penale o, peggio ancora, il P.M. !

Se occorresse, basterebbe qualche piccola modifica costituzionale: della "Carta" si può infatti cambiar tutto, fuorché la forma repubblicana dello Stato.

Naturalmente, so per certo che questa resterà una mera ipotesi, anche se non vorrei porre limiti alla Provvidenza ...

Cordiali saluti.

Anonimo ha detto...

ALLUCINANTE: gli avvocati difensori di Berlusconi siedono in Parlamento nelle varie Commissioni parlamentari che elaborano le leggi e vi inseriscono codicilli o ne scrivono di nuove per salvare il loro assistito delinquente! Dove sono finiti i principi fondamentali della nostra democrazia, ossia l'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e il principio di divisione dei poteri dello Stato? Infatti la politica fa sentire ogni giorno la sua pesante ingerenza nell'azione della Magistratura, e tenta in tutti i modi di intralciarne l'azione. L'apoteosi del disastro è questo progetto di legge costituzionale, attualmente in discussione, di cui nessuno, ahimé, parla.
Mi piacerebbe che Voi trattaste il problema e che cercaste di sensibilizzare l'opinione pubblica circa il rischio di vedere i Pubblici Ministeri assoggettati al controllo (perché di questo si tratta) del Ministero della Giustizia, che ne stabilirebbe le priorità in ordine ai reati da perseguire. PERCHE' NESSUNO DICE CHE SI TRATTA DI UNA FOLLIA?
Eccone il testo della proposta attualmente in discussione, reperito nel sito www.camera.it

PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE d'iniziativa dei deputati del BERNARDINI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, ZAMPARUTTI, presentata il 29 aprile 2008

1. L'articolo 112 della Costituzione è sostituito dal seguente:
«Art. 112. - Ciascun Procuratore generale presso la Corte d'appello stabilisce di anno in anno, per il proprio distretto di competenza, le priorità nell'esercizio dell'azione penale, in attuazione delle linee guida definite a livello nazionale dal Ministro della giustizia, che le illustra, entro il 30 novembre di ciascun anno, in una relazione annuale al Parlamento.
Ciascun Procuratore della Repubblica presso il tribunale ordinario e presso il tribunale per i minorenni stabilisce di anno in anno, per il proprio circondario di competenza, le priorità nell'esercizio dell'azione penale nel quadro delle priorità definite ai sensi del primo comma».
Paola Risi

Anonimo ha detto...

Sul principio dell'obbligatorietà dell'azione penale si può anche discutere e vi è ampia discussione dottrinale, ma è lecito dubitare delle modalità di attuazione di un simile controllo da parte dell'esecutivo...Non riesco a concepire il Ministero della Giustizia, ossia Castelli, Mastella, adesso l'ex segretario di Berlusconi Alfano che forniscono ai Pubblici Ministeri le direttive su quali reati debbano indagare! peggio di così...
Paola Risi

Anonimo ha detto...

Gentilissima Paola,

personalmente ritengo che il principio della obbligatorietà dell'azione penale sia un cardine essenziale del nostro sistema costituzionale e che attaccarlo sia dare l'ennesima più villenta delle precedenti mazzata al principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge.

Felice Lima

Anonimo ha detto...

Teoria e prassi.

Teoricamente la risposta di Felice Lima è ineccepibile.

In pratica esiste però un principio non normativo in senso stretto, che i "kelseniani" non riconosceranno mai: la desuetudine.

Ed esiste anche un altro dato di fatto, non normativo, per cui la legge talvolta subentra a dare un valore formale (una "sanctio") alla prassi, quando la prassi ha già operato la concreta, sostanziale ed effettiva abrogazione del precetto normativo. Ciò sempre che sia stato abrogato, giacché per quanto ricordo esso non è addirittura mai esistito !

Sempre dal punto di vista fattuale, togliere alle Procure la scelta strategica fondamentale nel perseguire determinati reati anziché altri è certamente discutibile.

Ma bisogna guardare anche al rovescio della medaglia, ricordando sempre che tale facoltà di "scelta", originariamente non prevista, oggi di fatto esiste !

Perché di questo si tratta, ormai, non di decidere se l'azione penale debba essere obbligatoria o no, ma soltanto di scegliere se attribuire ad uno anziché ad un altro, in tutto o in parte, l'esercizio di una facoltà che concretamente è già da molto tempo, se non da sempre, nella prassi. Con rilevanti conseguenze, in tema di "potere" dell'una o dell'altra parte !

Solo incidentalmente ricordo che l'unico grande paese europeo che, assieme all'Italia, prevedeva l'obbligatorietà dell'azione penale, la Germania, arrivò ad abrogarla a metà degli anni '70, vista la sua pratica irrealizzabilità.

Sicché rimane solo l'Italia, conformemente alle sue ipocrite "regole", a mantenere l'obbligatorietà dell'azione penale. A predicare bene ... e a razzolare male !

Perché non si può certo dire che da noi vi sia più "giustizia" e più equità rispetto ai paesi dove l'azione penale è promossa ... dalla polizia (Inghilterra) o è sottoposta alle direttive del Ministro pro tempore (Francia) !

Pertanto, o si trova il modo, velocizzando il nostro barocco e bizantino rito penale, di perseguire tutti i reati allo stesso modo, come sarebbe in astratto preferibile, oppure si arriverà, volenti o nolenti, anche a questa riforma.

Ricordando, poi, che i "nolenti", a differenza di pochi anni fa, ormai sono soltanto un decimo dei membri del Parlamento !

Gli "altri" hanno semplicemente (e per l'ennesima volta, com'è nel loro codice "genetico") cambiato opinione.

Non dirò che lo sapevo.

Dirò soltanto che "conosco i miei polli" !

Cordiali saluti.

Anonimo ha detto...

Che i tempi della giustizia siano estremamente lunghi...è un dato di fatto. NOn credo che eliminando il principio dell'obbligatorietà dell'azione penale in capo al Pm, si risolvi un problema che invece è di natura strutturale...ossia i tempi dei processi.
E' vero che tutti i reati dovrebbero essere perseguiti allo stesso modo, ma è anche vero che,di fronte ad un sistema che vede un singolo Magistrato occupato su una fiumana di casi, questo risulta di fatto impossibile; ed è anche vero che esistono diversi "gradi" di reato che contemplano diverse misure...e di conseguenza non mi pare poco equo che ci si concetri su quelli più gravi che, in alcuni casi, minano perfino alla base stessa della società italiana.E non credo nemmeno che si possa fare un paragone con l'Inghiliterra e con la Francia che non hanno da fronteggiare situazioni penalmente rilevanti come le nostre.

Qui si rischia che la tripartizione dei poteri scompaia del tutto...e per di più legalmente!!

Vi ringrazio per aver creato questo blog così interessante e così utile

giò

"Uguale per tutti" ha detto...

Per Giò (con riferimento al Suo commento delle 13.07).

Siamo noi che ringraziamo Lei e tutti per la Vostra preziosa attenzione e partecipazione.

Il problema, a nostro parere, è proprio quello che Lei mette in luce: "Qui si rischia che la tripartizione dei poteri scompaia del tutto ... e per di più legalmente!!"

Peraltro, nel nostro Paese la "tripartizione" non c'è mai stata davvero e, nella migliore ipotesi, c'è stata una "BIpartizione" (politico/giudiziario).

Sul punto, ci permettiamo di rinviare a un articolo di Felice Lima pubblicato in questo blog: “Perché l’Italia non è un paese democratico”.

La Redazione

salvatore d'urso ha detto...

Per chi come me è innamorato del programma annozero e della sua sigla...

potete scaricare la sigla qui:

Scaricate la sigla di annozero... ora è possibile farlo... e diffondetela nel web...

http://annozero.blog.rai.it/2008/05/27/le-...e/#comment-7409

Anonimo ha detto...

Mi complimento con Nicola Saracino per l'ottimo ed interessante articolo.

Alla sua domanda ("è irrinunciabile che la materia disciplinare resti al CSM"?) credo di poter rispondere così: è irrinunciabile che vi sia un giudice di questa materia.
Questo perchè, secondo l'art. 24 della Costituzione, tutti devono poter contare su di una tutela giurisdizionale.

Questo non significa che il CSM non possa occuparsi di materia disciplinare.
In tante Amministrazioni (ma anche nell'impresa privata) è normale che sia l'Amministrazione (nell'impresa privata, il datore), ad occuparsi, con le previste procedure e garanzie, della materia disicplinare.

Se i provvedimenti disciplinari sono ingiusti, si può tuttavia chiedere tutela ad un giudice, e questa tutela giurisdizionale si articola normalmente in più gradi.

Nel caso dei magistrati, come ha illustrato Nicola Saracino, non è così: "Tutte le possibilità di difesa, dunque, si consumano dinanzi alla Sezione Disciplinare, non essendo invocabile alcun diverso controllo sul merito della decisione".

Si può obiettare: ma la Sezione Disciplinare è un giudice.

Vero. Ma è un giudice che risponde ai canoni di terzietà ed imparzialità imposti ex art. 111 Cost.?
Riporto di seguito alcune mie considerazioni svolte tempo fa, e dalle quali credo si evinca la problematicità del tema e della conseguente risposta.

"Secondo la Costituzione, la funzione giurisdizionale è esercitata dai
magistrati ordinari (102 C.), distinti solo per funzioni (107 C.), mediante
il giusto processo che è a sua volta quello che si svolge, oltre che nel
contraddittorio tra le parti in condizioni di parità ed in tempi
ragionevoli, "davanti a giudice terzo e imparziale" (111 C.).

In chiave di imparzialità deve leggersi anche la previsione costituzionale
per la quale la stessa scelta dei magistrati deve avvenire per concorso (106 C., in coerenza con la ratio del 97 C.). Inoltre, per rafforzare anche la sola immagine di indipendenza e di imparzialità dei magistrati, la Costituzione ha previsto la possibilità di limitare il diritto degli stessi
ad iscriversi ai partiti politici (98 C.).

Normalmente, quindi, si può dire che ogni magistrato può, tramite meccanismi obiettivi di selezione, andare a sedere con garanzie ed immagine di imparzialità ed indipendenza in uno qualsiasi dei posti dai quali si esercita la giurisdizione e che anche in tal senso possono dirsi propri del
"giudice naturale" (25 C.).

Sono certo che le finalità di questo impianto siano comprese e condivise da noi tutti, che giustamente ci preoccupiamo al solo sentire parlare di giudice elettivo.

Tanto per fare un esempio, se il lavoratore Gennaro Esposito originario di Napoli adisce un giudice di Milano per far valere i suoi crediti nei confronti della ditta Brambilla, non trova un soggetto eletto dalla Lega che
deve valutare le sue ragioni. E per “par condicio” si potrebbero fare mille esempi, con tutti gli schieramenti.

La disciplinare è oggettivamente un punto problematico del sistema.

L’organo che giudica delle pretese mancanze dei magistrati ha natura
giurisdizionale, dovrebbe quindi rispondere agli stessi canoni.

Non nascondiamoci che già la presenza di magistrati nell’organo che deve giudicare i magistrati pone un problema di terzietà ed imparzialità. Questo problema è stato però risolto a monte dalla Costituzione, che ha affidato al
CSM la materia disciplinare (105 C.) ritenendo i magistrati all’altezza di tale compito. Su come siano poi andate e stiano andando le cose non mi soffermo, perchè è questione complessa ed eventualmente da approfondire
autonomamente. Preferisco ragionare solo in termini di sistema, non di suo funzionamento concreto.

Un secondo problema deriva appunto dalla scelta dei magistrati che vanno a comporre l’organo giudicante, di provenienza elettiva. Metodo opposto a
quello che come si è detto è adottato dal sistema per il reclutamento e “collocamento” dei magistrati nelle funzioni giurisdizionali. Ed è da questa
diversa scelta che possono nascere i problemi che il sistema “ordinario” evita.

Faccio un esempio, prendendo libero spunto non da mie malevolenze, ma da discussioni associative che hanno spesso accompagnato deliberati consiliari (nomi assolutamente di fantasia).

Anno 2020

Si delibera la nomina di Caio (noto esponente della corrente A) a dirigente di un ufficio, con la maggioranza delle correnti A e B e dei laici di provenienza X e Y. Nei resoconti consiliari, le correnti C e D affermano chiaramente che Caio, criticabile sotto vari aspetti, non meritava la nomina, e che essa è frutto di una ricorrente alleanza, a sfondo politico o di mere convenienze, tra quelle componenti. Secondo C e D (appoggiate, nel voto di minoranza, dal laico di provenienza Z) avrebbe meritato la nomina uno dei magistrati dell’ufficio, Tizio (noto esponente della corrente C).

Qualche tempo dopo, Tizio entra in forte contrasto con Caio, in relazione alla gestione dell’ufficio. Entrambi vengono trascinati innanzi alla Disciplinare, la quale dovrà verificare se vi siano infrazioni derivanti, per Caio, dall’effettivo rispetto o meno delle disposizioni tabellari, e,
per Tizio, dalle modalità con le quali è stato posto il contrasto. In ambito locale, le componenti associative prendono anche posizione sulla vicenda, A
e B difendendo Caio dalle aggressioni subite, C e D solidarizzando con Tizio
nella denunzia dei rilievi gestionali. Sono anche prossime elezioni associative ed istituzionali, ed il tema diventa occasione di confronto elettorale.

In Commissione vi sono componenti provenienti dalle correnti A, B, C e D.

Quanto peseranno, sul piano dell’immagine di imparzialità del giudice, il precedente scontro sull’attitudine di Caio e le provenienze correntizie?

Ecco, queste sono domande che piacerebbe non doversi nemmeno porre".

Gabriele Di Maio

Anonimo ha detto...

da perfetto estraneo al mondo della magistratura mi chiedo se sarebbe possibile:
- istituire per ogni distretto (o gruppo di distretti) delle commissioni disciplinari a tempo (tre anni? cinque anni?) con l'unico compito di amministrare le vertenze disciplinari dei magistrati del distretto (o gruppo di distretti) di competenza, diverso per forze di cose da quello di provenienza dei giudici da esaminare?
- comporre dette commissioni per estrazione a sorte tra i giudici del distretto?
oppure, in alternativa: comporre un organismo disciplinare fisso, ma completamente staccato dal CSM e dal corpo dei magistrati, cui accedere per concorso, e con un proprio apparato ispettivo?

(dalle mie domande avrete - presumo - capito che no, per me la materia disciplinare NON deve essere appannaggio del CSM, soprattutto se questo è eletto e si conduce come negli ultimi anni)

un saluto, baron litron

Anonimo ha detto...

Chi la politica ferisce di politica perisce?
Alessandra

Anonimo ha detto...

"Quello a carico dei magistrati, per di più, è l’unico esempio di procedimento disciplinare che si svolge direttamente in sede giurisdizionale, per giunta in unico grado di merito.

Tutte le possibilità di difesa, dunque, si consumano dinanzi alla Sezione Disciplinare, non essendo invocabile alcun diverso controllo sul merito della decisione."


Non ho capito questo passaggio del discorso:
ma non è possibile ricorrere in cassazione avverso la decisione disciplinare adottata dal CSM? e per tutte le altre categorie di lavoratori sottoposti a norme deontologiche, non vige lo stesso principio? e il procedimento disciplinare a carico degli avvocati, degli ingegneri ecc. ecc. non avviene nello stesso modo? La possibilità di ricorrere al Consiglio Nazionale dell'Ordine, per impugnare la decisione adottata in sede locale, costituisce sempre espressione di giustizia "domestica", rimanendo sempre aperta, per magistrati e altri soggetti, la possibilità di ricorrere in cassazione.
O ho capito male? Buona serata.

"Uguale per tutti" ha detto...

Per Anonimo delle 19.37.

Nel giudizio disciplinare a carico degli Avvocati ci sono due gradi di merito - Consiglio dell'Ordine e Consiglio Nazionale Forense - e poi la possibilità di ricorrere in Cassazione per violazioni di legge.

Nel giudizio disciplinare dei magistrati, invece, c'è un solo grado di merito - Sezione disciplinare del C.S.M. - e poi il ricorso in Cassazione, ma solo per vizi di legittimità.

Dunque, se il C.S.M. decide che se io l'altro ieri, incontrando il Presidente del Tribunale per strada, non l'ho salutato questo arreca grave pregiudizio al prestigio dell'Ordine giudiziario e merita una sanzione (ovviamente l'esempio è volutamente paradossale) e questa cosa la spiega per benino senza violare alcuna norma procedurale, le Sezioni Unite della Cassazione non potranno annullare la condanna dicendo che non salutare il Presidente del Tribunale non arreca pregiudizio al prestigio dell'Ordine giudiziario, perché questa sarebbe una valutazione di merito.

La Redazione

"Uguale per tutti" ha detto...

Per Baron Litron (con riferimento al Suo commento delle 17.51).

Le soluzioni da Lei proposte andrebbero tutte bene.

Ma ce ne sono anche di più semplici.

La legge, per esempio, ha disciplinato il c.d. "Tribunale dei Ministri" (quello che giudica i reati commessi da Ministri nell'esercizio delle loro funzioni) prevedendo che sia costituito da magistrati scelti a sorte fra quelli con una certa anzianità.

Questi magistrati fanno il loro ordinario lavoro e se e quando si deve processare un Ministro, il processo viene affidato a loro.

Per la giustizia disciplinare basterebbe fare una cosa simile, designando per sorteggio in ogni Distretto di Corte di Appello, sorteggiandoli tra i Consiglieri con una certa anzianità minima, un tot magistrati che per tot anni sono incaricati dei processi disciplinari a carico di magistrati.

Ovviamente, applicando una regola già esistente per i processi penali a carico di magistrati, i magistrati per esempio di Palermo verrebbero giudicati da giudici di Bolzano e quelli di Milano da giudici di Reggio Calabria.

Questa soluzione non costerebbe nulla e risolverebbe un sacco di problemi.

Per chi sostiene - ingiustamente - che i magistrati non punirebbero i loro colleghi, basta pensare a quanti magistrati sono stati arrestati e condannati da altri magistrati.

Fra i tanti casi, ci limitiamo a citare quello di cui abbiamo dato notizia in questo blog con un articolo che si può leggere a questo link.

Il sistema appena ipotizzato avrebbe il pregio di assicurare una giustizia disciplinare "tecnica", esercitata con un potere "diffuso" (sicchè i giudici non avrebbero "un padrone" di cui cercare di ottenere i favori con il voto), senza accumuli di potere personale, perchè ognuno dei giudici disciplinari giudicherebbe solo un certo numero di casi (quelli relativi ai magistrati di un certo Distretto lontano dal suo) e per un certo tempo (quello fra un sorteggio e l'altro).

La Redazione

Anonimo ha detto...

Ad Uguale x tutti delle 20,17

Le assicuro che anche per l'avvocatura non vi è alcuna garanzia di imparzialità.
I gradi di giudizio sono due se ci si riferisce ad avvocati non ricoprenti la carica di consigliere nazionale. Per i consiglieri nazionali vi è il consiglio nazionale forense e null'altro. Nel caso che il CNF decida di non procedere non c'è alcun rimedio.
Altrettanto vale per i CDO.
se un CDO decide di non procedere non esiste alcun mezzo di impugnativa.
Ci sarebbe il controllo del Ministero di Giustizia, ai sensi dell'art. 15 della L.P.....ma è ben poca cosa.
Quindi anche per l'avvocatura valgono criteri di casta, di conoscenze.....
Una per tutte: un consigliere nazionale rinviato a giudizio per abuso di ufficio, in questi giorni si celebra il processo penale, sa cosa fa il CNF?
SOSPENDE L'ESAME DELL'ESPOSTO SINO ALL'ESITO DEL PROCEDIMENTO PENALE!Anzichè provvedere ad aprire un procedimento disciplinare....magari da sospendere..... sospendendo così anche i termini di prescrizione.
Le riforme da fare sono tante.....e non soltanto nella magistratura.
grazie
Mathilda

Anonimo ha detto...

PEr Uguale per tutti (con rif al commento delle 13:16):

Scusate se insisto nel ringraziarvi..ma mi pare davvero opportuno poichè sono pochi i siti davvero interessanti dove si analizzano i fatti e le teorie, dove partecipa gente competente..e dove si trovano stimoli.
Peraltro ho letto l'articolo che mi avete indicato..e che dirvi??

Sono perfettamente d'accordo con tutto ciò che è stato scritto...tristemente...poichè è una realtà sconvolgente.Ma sappiamo che la nostra legge è MOLTO teorica e che in realtà le affermazioni ed i valori da essa professati sono, per così dire, un montaggio...scaturito da ideali "giusti" ...ma che ideali sono rimasti. Ecco perchè io da studentessa di giurisprudenza ho sempre osteggiato la visione prettamente garantista..mi spiego: credo (e forse anche troppo) in questi ideali, ma fin dal primo anno di Legge mi hanno insegnato come scardinarla..e di modi ce ne sono miliardi.A questo punto mi chiedo: se vediamo che la legge non è uguale per tutti, se notiamo che in realtà i principi ispiratori sono il più delle volte disattesi, perchè ostinarsi a restare in una posizione garantista?? perchè continuare a dire la nostra COst. dice così e pomì senza AMMETTERE che non è affatto così???...questo è quello che ho sempre contestato ai miei professori troppo garantisti che non riuscivano nemmeno a tollerare chi, con valide prove, sottolineava la non applicazione delle norme (e dei valori sottesi)...persone cieche..che preferiscono non vedere. Ed è per questi motivi..e per quelli che voi avete ben descritto in quell'articolo che io ho lasciato la mia facoltà a 6 esami dalla laurea...perchè proprio dalla conoscenza (seppur solo di 4 anni) non sono riuscita più a credere nella giustizia..e se ancora ci spero un pò è solo grazie all'esempio di quelle poche persone che hanno lottato contro tutto e tutti..rimettendoci perfino la vita...ma mi sento amareggiata e delusa.

Mi soffermo su una frase interessante che ho trovato in quell'articolo:

, Il “popolo italiano” non vuole da chi ha potere giustizia, correttezza, rispetto delle regole, ma favori, “risultati”, “vantaggi”.

Questa frase descrive perfettamente la realtà palermitana fatta di favoritismi e raccomandazioni...e purtroppo ancora di logiche mafiose. MOltissime persone che vanno qui a votare lo fanno in cambio di favori "lui ci promette un posto di lavoro" "lui promette che ci metteranno in regola"..queste le frasi più comuni...chiaramente mi riferisco a tutte quelle che persone che non hanno mai studiato, che non capiscono le logiche del potere...e credetemi..SONO DI PIU' DI QUELLE CHE SI POSSANO IMMAGINARE. E certo non gli si può negare il voto che è un diritto di tutti ed è cardine della democrazia..ma mi chiedo: che fare di fronte a questa situazione??? Che fare di fronte ad un intera (quasi) popolazione di una città in ginocchio per le condizioni economiche e lavorative?? Che fare quando fin da piccoli ci insegnano che se sei amico di Tizio che ha la macelleria tu puoi passare per primo??....scusate il mio cinismo..ma a volte credo che bisognerebbe radere tutto al suolo e ripartire da zero.

Tante. troppe sono le cose che non vanno in Italia..e alcune davvero TROPPO gravi..di cui la gente non prende coscienza...e tristemente se ne disinteressa.

QUsta una delle più raccapriccianti:

"Il Presidente di una Regione viene condannato (in primo grado) a cinque anni di carcere per avere favorito dei mafiosi (benché non ricorra l’aggravante dell’avere agito “al fine di favorire la mafia”) ed esponenti politici fra i più potenti del Paese gli dichiarano stima e solidarietà e gli promettono che lo candideranno al Senato."

MA ne potrei citare miliardi.

IL problema della magistratura e dei processi disciplinari è assai complesso e di non facile risoluzione. Qui si è parlato del principio dell'imparzialità del giudice...bellissimo principio..ma utopico anch'esso..ed i fatti lo dimostrano.D'altronde non mi sento nemmeno di condannarli..sono esseri umani come noi e per tale motivo hanno dei loro orientamenti, il loro modo di vedere le cose e di affrontarle. Ma questo non giustifica di certo la scarsa amministrazione della giustizia. Sono chiaramente convinta che i procedimenti disciplinari debbano essere giudicati da MAGISTRATI senza la sovrapposizione del potere politico...ma sarebbe meglio creare delle commissioni, nominate a sorteggio, e completamente distaccate dal luogo in cui il magistrato esercita le proprie funzioni..ma possibilmente staccate addirittura perfino dal CSM..e chiaramente garantendo loro gli stessi principi del giusto processo che valgono per un normale cittadino..e quindi anche la previsione di più gradi.

Anonimo ha detto...

In riferimento al commento precedente..SCusate ho dimenticato di firmarmi per un eventuale vostro commento

Giò

Anonimo ha detto...

Oggi "ridiamo" un po!
Il Ministro Sole Popolar-Leghista dell'Economia, ha effettuato tagli per 1,363,5 miliardi di euro alle risorse che la Finanziaria 2007 destinava a Fintecna per la realizzazione di opere infrastrutturali in Sicilia e Calabria. Sono queste le voci alle quali attinge il nuovo governo per coprire il 'pacchetto' fiscale che cancella l'Ici sulla prima casa e la detassazione degli straordinari per il pubblico impiego. È di stamane la notizia che lo stesso ha annunciato di diminuire il prezzo del carburante! Che sia la volta buona per siciliani e calabresi!?! Pare che dietro ci sia un accordo con Gheddafi per la cessione alla Libia di queste due Regioni in cambio della fornitura di petrolio gratis all'Italia per tutta la durata del Governo Berlusconi (Tremonti è entusiasta, con un sol colpo, due successi: petrolio gratis in eterno e mafia non più italiana)!
Il Ministro Ombra DL Dell'Interno, a Porta Porta da Vespa, ha dichiarato di aver subito una violazione di domicilio da parte di ladri, mentre era solo in casa co(me)n il cane! Che tristezza: pare che l'organizzatore del furto sia stato proprio il cane!

Anonimo ha detto...

Chiedo scusa, ho dimenticato di firmare la "risata".
Visto che mi trovo, aggiungo il motivo che l'ha scaturita: un articolo sul Quotidiano dell'onorevole Minniti che critica il Governo Berlusconi per i fondi ex fintenca e la decisione della costruzione del Ponte sullo Stretto. Pensate che schizzofrenia, il suo nominato senatore per la Calabria De Sena, nei giorni scorsi ha esternato proprio a favore dell'opera!
bartolo iamonte

Anonimo ha detto...

Cara Giò,

Posso comprendere la delusione di un giovane nel constatare la netta differenza fra gli ideali e la realtà, fra la teoria e la prassi, come dicevo in altro post, ma non posso accettare che una persona lasci la facoltà soltanto per questo motivo.

Mi domando come sei cresciuta, cosa ti hanno insegnato, se credevi veramente di vivere in un mondo perfetto, o quasi.

Mi domando anche se una persona adulta possa avere una simile delusione, a meno che non provenga da un altro "mondo".

Non mi fraintendere, ma l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno in Italia sono gli idealisti ... delusi !

Viviamo in una società decadente, viziata e sostanzialmente "marcia". Ma non è un motivo sufficiente per diventare anche noi, dopo una cocente disillusione, decadenti, agnostici e tendenti di fatto al marciume !

Sono di solito i "Torquemada" del diritto i peggiori in assoluto: guardano la pagliuzza nell'occhio nel vicino per non vedere la trave nel loro. Quando poi si accorgono di essere stati usati, rinnegano spesso la loro falsa natura per mostrarsi quali sono: deboli, e attaccati a vani, dogmatici e assolutistici princìpi soltanto per nascondere la loro intrinseca debolezza di uomini e di donne.

Insomma, se mi piace la medicina, non sarà il fatto che esistono tanti medici corrotti ad impedirmi di diventare un medico. E se mi piace il diritto, non sarà quel singolo magistrato che deposita soltanto 25 sentenze ogni anno, ovvero l'avvocato infedele, a farmi odiare il diritto.

Che ti importa poi dell'opinione della "ggente" ? Lasciala a vedere la loro partita di calcio, o il loro "reality" preferito ! La "ggente" è mediocre per definizione. E' un dato obiettivo.
Non è cattiva, è solo mediocre: segue le mode, nei vestiti e nei costumi.

La distruzione della classe media realizzatasi nel secondo dopoguerra ha comportato la "proletarizzazione mentale" di tutti gli italiani, indipendentemente dalla loro posizione sociale ed economica.

Con gli effetti che vedi ogni giorno.

Se posso darti un consiglio, qualora ne avessi ancora l'occasione, riprendi la facoltà, prendi la laurea (anche se presumo avrai diversi "mattoni" lasciati per ultimo ...) e fai che la tua vita sia di esempio agli altri, ma soprattutto a te stessa.

Cordiali saluti.

salvatore d'urso ha detto...

Forse - dico "forse", perché il cervello umano è ancora per lo più un mistero - le ultime vicende in termini di avvisi di garanzia, arresti ed intercettazioni telefoniche, oltre a mettere con le spalle al muro i colpevoli di uno sfascio programmato, cominceranno a far capire agli italiani che i campani che protestano lo fanno a ragione.


«Una discarica da truccare. Aiutateci voi»
Le intercettazioni. «Nascondiamo la schifezza sotto il liquami trattati»
di Fulvio Bufi
28 maggio 2008

NAPOLI - Sindaci «cafoni», ecoballe che in realtà sono «mucchi di m....ccia», la discarica di Macchia Soprana che è «una vera porcata». E poi ancora «la schifezza» di riempire la discarica di Terzigno di rifiuti qualsiasi - puzzolenti e inquinanti - solo in superficie metterci quelli trattati e stabilizzati, che «all'inizio non si può fare», perché c'è il rischio «che il primo Ortolani (Franco Ortolani, esperto che fa spesso da consulente ai comitati antidiscariche, e sta lavorando ora per i cittadini di Chiaiano) che passa ci manda tutto per aria». Emergono discorsi così dalle intercettazioni che riempiono le oltre seicento pagine dell'ordinanza in cui è ricostruita l'inchiesta della Procura di Napoli sulla gestione commissariale dell'emergenza rifiuti tra il 2005 e la fine del 2007.

Un'inchiesta che punta a dimostrare come il ciclo di smaltimento dei rifiuti in Campania sia stato «imperniato su una attività di lavorazione assolutamente fittizia». Secondo la Procura di Napoli, cioè, il trattamento al quale la spazzatura deve essere sottoposta nel prima fase del ciclo di smaltimento, e cioè separazione dell'umido dal secco e tutti gli altri processi che portano alla stabilizzazione del rifiuto, venivano certificati ma non eseguiti. Con la conseguenza che in discarica sono finite tonnellate e tonnellate di immondizia «tal quale», cioè puzzolente e inquinante perché produce percolato, e che la Campania è piena di ecoballe che in realtà di ecologico non hanno niente. E non solo. Roba del genere sarebbe stata anche «esportata» in Germania, perché anche i treni diretti agli impianti di smaltimento della Sassonia sarebbero stati caricati grazie a false certificazioni con immondizia che presentava le stesse caratteristiche di quella smaltita nelle discariche della Campania. L'indagine raccoglie ore e ore di conversazioni intercettate, e una una delle voci più ascoltate è quella di Marta Di Gennaro, il nome di maggior rilievo nell'elenco degli arrestati. È lei che il 28 giugno 2007 telefona a Bertolaso dopo aver una riunione sulla discarica di Terzigno, e gli riferisce ciò che ha detto ai suoi interlocutori: «Noi stiamo parlando di una discarica da truccare e voi ci dovete aiutare».

Esisteva quindi un utilizzo arbitrario dei rifiuti, ritengono i magistrati. Che ha molte conseguenze. La prima è la puzza che si sprigiona da quella che dovrebbe essere spazzatura stabilizzata ma non lo è. La Di Gennaro ne parla con Gianfranco Mascazzini, alto funzionario del ministero dell'Ambiente, e lui spiega di essere alla ricerca di una polverina magica, tipo la calce, che mischiata con la roba la rende meno puzzolente». L'Ambiente, ai tempi guidato da Pecoraro Scanio, non sta nel cuore di Bertolaso. Gli ha bloccato il progetto della discarica di Serre. Il 17 maggio 2007 ne parla con la Di Gennaro: «Voglio s.....are i tecnici del ministero». Ma alla fine Bertolaso cede. Lo dice a Pansa: «Ho mollato l'incarico alla luce di questa devastante vicenda di vigliaccheria dello Stato». E l'amarezza della resa è ancora più esplicita nelle parole della Di Gennaro: «Guido basta. Centinaia di sindaci cafoni che rivendicano diritti, pretendono e se la prendono con noi. Ammucchiamo balle e facciamo mucchi di m....ccia. Chi ci ha portato in questa storia merita la morte...».

Fonte: Corriere.it

Anonimo ha detto...

-Sporgerò denunzia nei confronti di de Magistris davanti ai titolari dell'azione penale e di quella disciplinare.
- Informerò il Presidente della Repubblica...
- Citerò de Magistris a comparire davanti al Tribunale Civile....
- Solleciterò il Procuratore regionale presso la Corte dei Conti...
- Chiederò ai componenti del CSM se non avvertono un senso di rimorso per non aver sopseso dalle funzioni e dallo stipendio de Magistris...
- I provvedimenti di de Magistris tendono a rendere condivisa dall'opinione pubblica la necissità enunciata da Berlusconi di sottoporre i magistrati a perizia pschiatrica ciclica...
Chi pensate che abbia annunciato tutte queste azioni nei confronti di de Magistris?
Qualche perseguitato da un ventennio da giudici inefficenti o qualcuno che nello spazio di 20 giorni ha avuto ragione su un provvedimento di perquisizione nei suoi confronti?
Per fortuna, io, non mi meraviglio più di nulla!!!
b

Anonimo ha detto...

Rispondo al commento di Paolo Emilio (rif delle 12:38):

ti ringrazio per la risposta...che tuttavia mi aspettavo.
Non per essere un "bastian contrario"...ma posso affermare di non essere un idealista..sicuramente lo sono stata in passato..e altrettanto sicuramente non lo sono più..esattamente da quando mi sono iscritta alla facoltà di Giurisprudenza.

La mia profonda delusione non è stata l'unica causa..ma sicuramente se vogliamo dare un peso alle concause..è stata quella preponderante. Nonostante la mia pesante azione, non ho mai abbandonato i miei obiettivi..li ho semplicemente spostati operando in un altro abbastanza complesso che è quello dell'Assistente Sociale...che ritengo altrettando meritevole (data la fallacia del nostro sistema normativo che non riesce a coordinare nessun tipo di servizio) e dove sento maggiormente la relazione d'aiuto. Il mio obbiettivo è quello di lavorare al Tribunale dei Minori...e te pareva!..un ambito delicatissimo perchè si ha il compito di rieducare quei giovani entrati o possibilmente entranti nel circuito penale. E per certi aspetti è più un ottica preventiva che un giudizio ex post ...nella maggior parte dei casi tristemente repressivo e senza fini "rieducativi"( così recita la nostra Costituzione..e lì..ci sarebbe da aprire un dibattito infinito) e di reinserimento sociale...ed in una città come Palermo, mi creda..non è per nulla semplice. NOn è stato facile fare questa scelta, anche perchè, con il nostro sistema universatario, ho dovuto ricominciare dal I anno (nonostante il riconoscimento delle materie giuridiche)...ma è il frutto di una riflessione, dell'esercizio del mio diritto a scegliere cosa ritengo giusto per me...e di questo ne sono felice.

In ogni caso la mia formazione e il mio approccio restano giuridici..e per certi aspetti questo mi pone in una posizione "differente" rispetto a tutti gli altri..e probabilmente mi tornerà molto utile nella gestione dei servizi e nella pressione che si può fare a livello politico-sociale-istituzionale quando si pone il problema della progettazione...perchè se non si conosce la realtà sociale, il territorio in cui si opera e le leggi all'interno delle quali muoversi..una laurea, quindi la TEORIA, non serve a nulla.Nel momento in cui terminerò questo percorso di laurea (gli errori non si devono ripetere) e avrò una mia collocazione lavorativa (che urge), terminerò i miei studi di Giurisprudenza...anche perchè, in fin dei conti, un pò mi mancano.
Detto ciò...è proprio la mia visione direi cinica della realtà che mi porta alla delusione, ma che costituisce fonte e risorsa per continuare ad andare avanti e sperare in un cambiamento.E nel mio piccolo, posso affermare di essere una cittadina onesta che sempre resterà con quell'ideale di contribuire alla costruzione di una società meno collusa e corrotta, responsabile e attenta..perchè,a mio avviso, la piaga più grossa della Sicilia e di Palermo( e si può estendere all'Italia) è l'indifferenza..quell'indifferenza che, come disse Paolo Borsellino, rimarca "il puzzo del compromesso
morale, della contiguità e quindi della
complicità".

Ed il mezzo, la professione attraverso cui si può dare esempio agli altri è indifferente purchè, come ci hanno insegnato Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, si affrontino i doveri che ci siamo assunti con responsabilità, con professionalità e dedizione senza mai abbandonare i nostri obbiettivi...e questo non è eroismo, ma il DOVERE che OGNI CITTADINO ha nei confronti della propria comunità e di sé stesso.

Giò

Anonimo ha detto...

Cara Giò,

Quanto hai scritto è tutto ... fuorché cinico !

Ciao, e buon lavoro !

Anonimo ha detto...

I miei complimenti a Giò,
secondo me hai indirizzato i tuoi obiettivi nella giusta meta. Qui in Calabria, dove la 'ndrangheta è divenuta l'organizzazione criminale più pericolosa esistente al mondo, un tempo, proprio sulla fascia Jonica reggina, con i fondi regionali operava un diplomificio di assistente sociale che ha reso tali tutte le mogli dei vari professionisti e politici. I risultati sono disastrosi per tutto il territorio: sono 18 anni che opero alle dipendenze di una cooperativa sociale e il confronto con gli enti locali e sanitari del circondario, ove i loro organici sono occupati da queste figure, è di totale incomprensione. Non esagero se ti dico che in tutto questo tempo non ho mai incontrato una vera assistente sociale degna di questo nome!
bartolo, http://www.rinascitaonlus.it/

Anonimo ha detto...

Non sapevo che il Lima della Vostra Redazione è un fantasma:
la mia piena solidarietà al dottore Lima, Uomo di grandi Valori e per questo emarginato. Cose che succedono soltanto in un paese di m....!!!

Anonimo ha detto...

Gentile De Luca,
con riferimento alla decadenza del Meridione d'Italia: “...per effetto dello stragismo mafioso culminato nell'eliminazione di Lima, Falcone e Borsellino...”
Questa frase è contenuta nel fondo di E.G.D. Loggia sulla prima pagina del Corriere della Sera di oggi. Il torinese Ernesto Galli Della Loggia , nel fondo citato, per pietà, tenta di analizzare il degrado del Meridione d'Italia. Poverino... incappa in una gaffe clamorosa (a meno che, il suo riferimento non è rivolto a Salvo Lima. In questo caso, però, avrebbe dovuto specificare visto che non è lecito accomunare Falcone e Borsellino giudici impegnati nell'antimafia, come lo è Felice Lima ed il politico Salvo Lima)! Il Giudice Lima non è stato mai assassinato. Soltanto messo a tacere e dimenticato!!! In compenso nel nostro Meridione parlano i ventriloqui dei mascalzoni al Governo del Paese e le star antimafia costruite con il pongo!!!
Con la solita stima, bartolo iamonte.

Anonimo ha detto...

Decreto legge sui rifiuti di Napoli:

Art. 9.
D i s c a r i c h e


1. Allo scopo di consentire lo smaltimento in piena sicurezza dei rifiuti urbani prodotti nella
regione Campania, nelle more dell’avvio a regime della funzionalita’ dell’intero sistema
impiantistico previsto dal presente decreto, nonche’ per assicurare lo smaltimento dei rifiuti
giacenti presso gli impianti di selezione e trattamento dei rifiuti urbani e presso i siti di
stoccaggio provvisorio, e’ autorizzata la realizzazione, nel pieno rispetto della normativa
comunitaria tecnica di settore, dei siti da destinare a discarica presso i seguenti comuni:
Sant’Arcangelo Trimonte (BN) - localita’ Nocecchie; Savignano Irpino (AV) - localita’
Postarza; Serre (SA) - localita’ Macchia Soprana; nonche’ presso i seguenti comuni: Andretta
(AV) - localita’ Pero Spaccone (Formicoso); Terzigno (NA) - localita’ Pozzelle e localita’
Cava Vitiello; Napoli localita’ Chiaiano (Cava del Poligono - Cupa del cane); Caserta localita’
Torrione (Cava Mastroianni); Santa Maria La Fossa (CE) - localita’ Ferrandelle;
Serre (SA) - localita’ Valle della Masseria.
2. Gli impianti di cui al comma 1 sono autorizzati allo smaltimento dei rifiuti contraddistinti
dai seguenti codici CER: 19.12.12; 19.05.01; 19.05.03; 20.03.01; 19.01.12; 19.01.14;
19.02.06; presso i suddetti impianti e’ inoltre autorizzato lo smaltimento dei rifiuti
contraddistinti dai seguenti codici CER: 19.01.11*; 19.01.13*; 19.02.05*, nonche’ 19.12.11*
per il solo parametro «idrocarburi totali», provenienti dagli impianti di selezione e trattamento
dei rifiuti urbani, alla stregua delle previsioni derogatorie di cui all’articolo 18.
3. Ai fini dello smaltimento nelle discariche di cui al comma 1, i rifiuti urbani oggetto di
incendi dolosi o colposi sono assimilati ai rifiuti aventi codice CER: 20.03.01.
4. Presso le discariche presenti nel territorio della regione Campania e’ autorizzato anche il
pretrattamento del percolato da realizzarsi tramite appositi impianti ivi installati.
5. In deroga alle disposizioni relative alla valutazione di impatto ambientale (VIA) di cui al
decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, come modificato dal decreto legislativo 16 gennaio
2008, n. 4, nonche’ alla pertinente legislazione regionale in materia, per la valutazione relativa
all’apertura delle discariche ed all’esercizio degli impianti, il Sottosegretario di Stato procede
alla convocazione della conferenza dei servizi che e’ tenuta a rilasciare il proprio parere entro
e non oltre sette giorni dalla convocazione. Qualora il parere reso dalla conferenza dei servizi
non intervenga nei termini previsti dal presente comma, il Consiglio dei Ministri, su proposta
del Presidente del Consiglio dei Ministri, si esprime in ordine al rilascio della VIA entro i
sette giorni successivi. Qualora il parere reso dalla conferenza dei servizi sia negativo, il
Consiglio dei Ministri si esprime entro i sette giorni successivi.
6. L’articolo 1 del decreto-legge 11 maggio 2007, n. 61, convertito, con modificazioni, dalla
legge 5 luglio 2007, n. 87, e’ abrogato.
7. Con ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri ai sensi dell’articolo 5 della legge
24 febbraio 1992, n. 225, sono definite, d’intesa con il Ministero dell’economia e delle
finanze, le discipline specifiche in materia di benefici fiscali e contributivi in favore delle

popolazioni residenti nei comuni sedi di impianti di discarica, previa individuazione della
specifica copertura finanziaria, con disposizione di legge.

8. Il primo periodo del comma 4 dell’articolo 191 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152,
e’ cosi’ sostituito: «Le ordinanze di cui al comma 1 possono essere reiterate per un periodo
non superiore a 18 mesi per ogni speciale forma di gestione dei rifiuti.».
9. Agli oneri derivanti dal presente articolo, ad eccezione del comma 7, si fa fronte a valere
sulle risorse di cui all’articolo 17.


I codici in rosso presenti nel decreto del governo berlusconi per l'emergenza rifiuti indicano:

19.01.11- ceneri pesanti e scorie, contenenti sostanze pericolose
19.01.13- ceneri leggere, contenenti sostanze pericolose
19.02.05- fanghi prodotti da trattamenti chimico-fisici, contenenti sostanze pericolose
19.12.11- altri rifiuti (compresi materiali misti) prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti, contenenti sostanze pericolose

Salvatore D'Urso

salvatore d'urso ha detto...

RIFIUTI: A CHIAIANO PETARDI E BOMBOLE CONTRO FORZE ORDINE
NAPOLI
(ANSA) - NAPOLI, 28 MAG - Petardi legate a tre bombole di gas da campeggio sono state lanciati, stasera, contro il presidio delle forze dell'ordine presente a Chiaiano, alla periferia di Napoli, per giorni terreno di proteste e scontri contro la decisione di realizzare una discarica. I petardi erano legati con dello scotch alle bombole piene di gas. Fortunatamente le bombole sono scoppiate lontano dal presidio della polizia; sono state sequestrate e secondo quanto riferito dalla questura, erano state lanciate dal bosco che costeggia il sito di Chiaiano. (ANSA).

RIFIUTI: A CHIAIANO PETARDI E BOMBOLE CONTRO FORZE ORDINE (2)
NAPOLI
(ANSA) - NAPOLI, 28 MAG - Nessun agente di polizia, come confermato dalla questura, è rimasto ferito. A Chiaiano la scorsa notte i cittadini avevano deciso di rimuovere i blocchi al fine di consentire l'ingresso dei tecnici per effettuare le analisi e stabilire se la cava potesse essere davvero adeguata per ospitare la discarica. Una tregua, dunque, dopo giorni di scontri con la polizia, arresti tra i manifestanti e perfino feriti. Ieri mattina i tecnici erano riusciti ad entrare nel sito e ad oggi non si erano verificate proteste, anche in virtù del fatto che gli esiti delle analisi dovrebbero essere pronti tra una ventina di giorni. (ANSA).

La prova che al presidio è tutto tranquillo e che non c'è stato alcun lancio di petardi e/o bombolette: http://www.youtube.co...

salvatore d'urso ha detto...

Il capo della polizia parla al Senato della questione sicurezza
"Le forze dell'ordine non riescono a contrastare la clandestinità"
Manganelli: "E' vergognosa
l'incertezza della pena"
Dal primo gennaio fermati 10.500 stranieri irregolari. "Carenti i Cpt"
Il 30% dei reati di criminalità diffusa è stato commesso da immigrati

http://www.repubblica.it/2008/05/sezioni/politica/giustizia/manganelli-pena/manganelli-pena.html