martedì 9 dicembre 2008

Sull’accusa di iper-motivazione dei decreti di perquisizione



di Nicola Saracino
(Magistrato)



Secondo alcuni commentatori, giuristi e non, le recenti cronache giudiziarie avrebbero fatto registrare un anomalo esercizio del dovere di motivare provvedimenti giudiziari, con particolare riferimento ai decreti di perquisizione.

Qualcuno, con una lunghissima carriera alle spalle, ha affermato di non averne mai scritto di più lunghi di due pagine.

Avendo svolto per alcuni anni le funzioni di GIP posso contribuire dicendo di averne scritti (di decreti di archiviazione) migliaia che non superavano le due righe e, qualcuno, molto più esteso, articolato e complesso.

Questo dipendeva non già dalla forma dell’atto (decreto anziché sentenza), ma dalle esigenze di spiegare le ragioni giustificatrici del provvedimento in concreto adottato.

Si parta, come sempre, dalle norme; in questo caso dall’art. 125, 3° comma, c.p.p. secondo cui «Le sentenze e le ordinanze sono motivate, a pena di nullità. I decreti sono motivati, a pena di nullità, nei casi in cui la motivazione è espressamente prescritta dalla legge».

Sul piano normativo, quindi, si nota che nulla autorizza la tesi secondo la quale la forma dell’atto giustifica un minore rigore della sua motivazione.

L’art. 125, 3° comma, c.p.p., infatti, equipara sentenze, ordinanze e decreti quanto all’obbligo della loro motivazione e quindi la forma dell’atto in concreto adottato non giustifica “sconti” sulla motivazione.

L’unica particolarità che riguarda i decreti consiste nel rilievo che la motivazione serve solo se la legge la richiede.

Nel caso del decreto di perquisizione la legge richiede espressamente la motivazione (art.247, 2° comma, c.p.p.).

Per regola, dunque, i decreti di perquisizione si motivano, altrimenti sono nulli e chi afferma il contrario lo fa a proprio rischio e pericolo.

E’ singolare che uno dei più recenti interventi giurisprudenziali sullo specifico punto provenga da Catanzaro («Qualora il pubblico ministero non abbia indicato, nel decreto di sequestro a fini di prova, le ragioni che, in funzione dell’accertamento dei fatti storici enunciati, siano idonee a giustificare in concreto l’applicazione della misura e abbia persistito nell’inerzia pure nel contraddittorio del procedimento di riesame, il tribunale non è legittimato ad integrare il titolo cautelare mediante un’arbitraria opera di supplenza delle scelte discrezionali del pubblico ministero che, pur doverose, siano state da questo radicalmente pretermesse» Trib. Catanzaro, Sez. II, 10 gennaio 2008).

Quando si tratti di una perquisizione tesa al sequestro del corpo del reato o delle cose pertinenti al reato con finalità di prova (cd. sequestro probatorio) la motivazione, quindi, deve spiegare il collegamento tra i reati per i quali si procede e le cose che si cercano.

Questa spiegazione in molti casi richiederà poche righe, in casi più complessi potrà impegnare molte pagine.

L’arbitro dell’esercizio di questo dovere è, innanzitutto, l’autore dell’atto e la legge sanziona esclusivamente il difetto di motivazione, non quella sovrabbondante.

Un limite di contenuto della motivazione può ravvisarsi nella pertinenza dei temi rispetto all’atto adottato: nel caso della perquisizione, finché si parla dei reati ipotizzati e del legame di questi illeciti con le cose ricercate non si è mai fuori tema.

Altra categoria di perplessità mossa nei riguardi dei decreti di perquisizione lunghi più di “due pagine” consiste nel rilievo che in essi vengano talvolta riportati atti delle indagini già compiute, con ciò frustrando, da un lato, la segretezza degli stessi e, dall’altro lato, ponendo in pericolo la privacy delle persone sottoposte alle indagini ed anche di terzi.

A questo riguardo riporto un passo di un articolo scritto su questo stesso blog in commento alla condanna disciplinare inflitta al dott. Luigi De Magistris contro il quale era stato ipotizzato l’illecito disciplinare previsto dall’art. 2, lett. U, del d.lgs. n. 109 del 2006 (la divulgazione, anche dipendente da negligenza, di atti del procedimento coperti dal segreto o di cui sia previsto il divieto di pubblicazione, nonché la violazione del dovere di riservatezza sugli affari in corso di trattazione, o sugli affari definiti, quando è idonea a ledere indebitamente diritti altrui).

Scrivevo, allora: «Questa figura di illecito disciplinare colpisce, alternativamente:

a) la “divulgazione”, anche colposa, di atti coperti dal segreto o dei quali, sebbene non segreti, sia in ogni caso vietata la pubblicazione;

b) la violazione del dovere di riservatezza sugli affari trattati quando possa ledere, indebitamente, diritti altrui.

Se si eccettua il riferimento all’anticipazione della c.d. discovery, che il giudice disciplinare reputa impropria, nessun cenno si coglie all’art. 2, co. 1 lett. U), e in questa parte la sentenza sembra affetta da totale mancanza di motivazione ex art. 606, lett. e) c.p.p..

Col termine discovery, mutuato dal gergo anglosassone, si designa il momento nel quale la conoscenza delle carte processuali, di formazione unilaterale, è consentita alla controparte.

Alla discovery non è associata la generale conoscibilità degli atti d’indagine, tanto è vero che la loro pubblicazione è vietata e punita sino alla conclusione del dibattimento d’appello (art. 114 c.p.p.).

La non coincidenza dei due concetti non autorizza, pertanto, ad affermare che una discovery anticipata implichi anche divulgazione degli atti “disvelati” all’indagato.

E’ utile, comunque, sapere che la legge disciplina solo il tempo nel quale la discovery (totale o parziale) è imposta; il tempo nel quale essa è consentita è, invece, lasciato alla discrezionalità dell’inquirente, nulla impedendogli di sottoporre l’indagato ad interrogatorio sin dall’inizio delle indagini e quindi contestargli gli elementi esistenti contro di lui (art. 65, 1° comma, c.p.p.; ).

Diversa dalla discovery è la “pubblicazione” dell’atto, in quanto quest’ultima ne determina la conoscibilità generale, non limitandola alla persona sottoposta alle indagini.

L’art. 329, comma 2, c.p.p. stabilisce, al riguardo, che “Quando è necessario per la prosecuzione delle indagini, il pubblico ministero può, in deroga a quanto previsto dall’articolo 114, consentire, con decreto motivato, la pubblicazione di singoli atti o di parti di essi. In tal caso, gli atti pubblicati sono depositati presso la segreteria del pubblico ministero”.

Se, in forza della disposizione citata, può disporsi la pubblicazione degli atti, a maggior ragione è consentita la pubblicazione del loro contenuto quando ciò si riveli utile allo scopo.

Nella vicenda concretamente rimessa al giudizio della Sezione disciplinare, tuttavia, si nasconde un equivoco di non poco conto.

Infatti non è stata disposta dal dott. De Magistris alcuna “pubblicazione” di atti segreti o dei quali era vietata la pubblicazione, né vi è stata “divulgazione” degli stessi ad opera del magistrato; si registra soltanto l’indicazione del contenuto di tali atti in un provvedimento giudiziario (decreto di perquisizione) che pur dovendo portarsi a conoscenza dell’indagato non è, solo per questo, destinato ad essere divulgato, come invece sorprendentemente affermato dal Giudice disciplinare.

La condotta disciplinarmente punibile esige che la divulgazione, anche colposa, sia opera diretta del magistrato e che la stessa riguardi (non già il loro contenuto ma) proprio gli “atti coperti dal segreto o dei quali sia vietata la pubblicazione”.

La distinzione tra pubblicazione dell’atto e pubblicazione del suo contenuto è talmente nota alla giurisprudenza che risulta imbarazzante dilungarsi sullo specifico punto.

Per giustificare la condanna non è invocabile neppure lo schema alternativo nel quale si manifesta l’illecito della lett. U), vale a dire quello della violazione del dovere di riservatezza; questa disposizione, all’evidenza, non riguarda il compimento di specifici atti processuali, ma serve a reprimere l’indebita propalazione a persone che non devono esserne informate di fatti dei quali il magistrato sia venuto a conoscenza nell’esercizio delle sue funzioni, siano essi, oppure no, destinati a rimanere segreti».

A quelle osservazioni aggiungo, oggi, che – contrariamente a quanto si sente sostenere – le norme processuali che impongono la segretezza delle indagini ed il divieto di pubblicazione di atti non sono rivolte alla tutela della privacy degli indagati o di terzi, ma mirano a garantire l’efficacia dell’attività del PM e ad evitare che il giudice del dibattimento prenda conoscenza delle carte al di fuori dei canali processuali.

Questo, è bene chiarire, non vuol dire che la privacy non sia tutelata dalle norme, ma soltanto che essa è presidiata da altre norme: quelle cioè, che in generale e fatta eccezione per la violazione di specifici divieti, si applicano per stabilire la liceità o illiceità della pubblicazione di una notizia, sulla base dei noti criteri dell’interesse pubblico dei fatti e dei personaggi coinvolti e della continenza verbale nell’esposizione di quei fatti.

Per chiudere un’ultima notazione sull’improprietà della discovery che discenderebbe dall’adozione di decreti di perquisizione di tal fatta. L’assunto dal quale muovono gli assertori della tesi è che la discovery assolva esclusivamente a finalità di contestazione degli addebiti e, in definitiva, ad esigenze garantistiche dei diritti della persona.

Il dato è smentito dall’osservazione che spesso la discovery anticipata si realizza in occasione dell’applicazione alla persona sottoposta alle indagini di una misura cautelare e questo consente ad ognuno di capire quanto sia lontana dal vero quell’affermazione.

Quel che può dirsi è che la discovery, quando non imposta ma solo consentita dalla legge, realizza una scelta strategica del Pubblico Ministero.

Nel quadro di una indagine coinvolgente molte persone, ad esempio, essa potrebbe servire a provocare il corrispettivo svelamento della linea difensiva di tutti od alcuni degli indagati, senza dover ricorrere all’applicazione di misure cautelari.



39 commenti:

Anonimo ha detto...

Sintesi, con preghiera di correzione in caso di errore:

1) I decreti di perquisizione debbono esser motivati;

2) La motivazione sovrabbondante non è vietata dalla legge, purché sia pertinente rispetto all'atto adottato;

3) Nel nostro caso la motivazione era pertinente;

4) Non sono, inoltre, stati "pubblicati" atti segreti, né questi sono stati "divulgati";

5) Quanto è avvenuto risponde, insomma, ad una precisa, e legittima, scelta "strategica" del PM.

Anonimo ha detto...

Beh...credo proprio che ci sia nell'aria una volontà istituzionale a voler salvaguardare i magistrati catanzaresi. E quindi a questo si riferisce la "pace". Diversamente a furia di sbattere da soli con la testa contro il muro se la sarebbero fracassata! Infatti, mentre Salerno operava legittimamente nel pieno rispetto della legge, Catanzaro rispondeva, appunto, sbattendo forte la testa contro le pareti del Tribunale.

Anonimo ha detto...

Ho iniziato sabato pomeriggio a leggere il decreto di perquisizione: a oggi pomeriggio (9 dic), sono arrivato alla pagina 700; me ne restano altre 900 che, presumo, terminerò per la fine della settimana.
Ho trovato alcune cose pertinenti: quelle superflue devo dire, ahimè, sono tantissime.
SI parla di altre indagini e processi condotti da altri magistrati che non c'entrano per nulla. Si ripetono, poi, le stesse cose (trascrizioni di verbali di Sommarie Informazioni ripetute in varie parti).
Molti anni fa (quando le SIT si scrivevano a macchina con la carta velina e la carta carbone e i provvedimenti pure), non ci sarebbe stato un decreto di sequestro di 1700 pagine; forse neppure 17.
Il copia-incolla non aiuta molto.
Temo, continuando nella lettura, di trovare anche tracce di procedimenti trattati dai PM delle diverse Procure della Calabria...
Cosa riguardi ciò? boh!!!

Anonimo ha detto...

mi riallaccio al precedente anonimo avendo letto a braccio il decreto de quo.

la dotta disquisizione del dr. Saracino non può certo nascondere a chi fa il mestiere che faceva De Magistris ( e dio solo sa che gli hanno fatto una cosa che non meritava) che scrivere quelle cose in una perquisizione vuol dire sapere che tutti la leggeranno.
VOlete una prova indiretta; nel decreto monstre di SAlerno ho letto che una di queste perquisizioni monstre fatte da De MAgistris aveva un nome in codice S. Marino ( mi pare) come se fosse una misura cautelare o una "operazione".
Il decreto di perquisizione è un mezzo, non un fine procedimentale; un fine procedimentale è la richiesta di rinvio a giudizio o la richiesta di misura cautelare che appunto sono dirette ad un giudice. la perquisizione se la canta e se la suona il PM ( salvo la valutazione del riesame e della Cassazione).
non prendiamoci in giro

La Redazione ha detto...

Per l'anonimo delle 20.02.

Per indole non prendo mai in giro nessuno. Accetto, tuttavia, che le mie idee possano essere contestate.

Lei dice che la richiesta di misura cautelare integra "un fine procedimentale". Quanto lei afferma è terribile perché, pur essendo sbagliato, purtroppo, trova riscontro nella condotta di alcuni PM che trascurando che la privazione della libertà prima della condanna non è mai un fine ma solo un mezzo per evitare il peggio, tendono a provocare il vaglio della "tenuta" delle loro indagini proprio mediante la richiesta di una misura cautelare.

E poi affermano pure che la discovery assolve a finalità "garantistiche"!

Ribadisco che quello delle indagini è un segreto "contro" e non "per" l'indagato.

E' la legge che cosente la pubblicazione del contenuto di atti non più coperti dal segreto.
La si cambi pure, ma non si dimentichi l'art. 21 della Costituzione.

Nicola Saracino

Gennaro Giugliano ha detto...

Vi è un punto penso fondamentale e molto semplice anche per i non addetti ai lavori e che quindi pongo come domanda : Se adesso le due Procure possono riprendere il lavoro come prima della richiesta della procura di Salerno,come mai si sono risentiti a Catanzaro delle richieste di Salerno ? Continuo a vedere e sentire puzza di bruciato da un miglio di distanza e in questo procedimento ultimo non ci vedo nulla ma prorpio ne di sensato ne di buono per tutta sia la magistratura che per gli amanti della verità in assoluto. Buon lavoro a tutta la redazione

Anonimo ha detto...

continuo a ritenere le argomentazione del dr. Saracino interessanti ma non pertinenti alla SOSTANZA della vicenda; ritengo che questa possa essere uan sede non per disquisizioni tecniche, ma per valutazioni schiette , visto che ci scrivono il colto e l'inclita, il magistrato, l'avvocato ed il cittadino.
QUel che volevo dire è che sia De MAgistris che i PM di SAlerno ( con una "citazione"da parte di Salerno del precedente gesto che a me sembra una implicita "provocazione"
nei confronti del CSM) quando hanno scritto quei decreti enormi sapevano che avrebbero fatto rumore e che i giornali ci avrebbero marciato per giorni.
Se è "terribile" scrivere che una misura cautelare è un fine procedimentale ( si intende interlocutorio) a me sembra altrettanto terribile precludere qualsiasi misura cautelare ( che pur fa parte del dannato mestiere di PM) disvelando prima TUTTE le fonti di prova agli atti.... e pure quelli di altri procedimenti come hanno fatto a SAlerno.

Anonimo ha detto...

Vorrei fare alcune considerazioni in merito al commento dell'anonimo delle 20,02 e alla risposta del dott. Saracino.Ad un non "addetto ai lavori" il commento di Saracino è la vera chiave di comprensione del problema che sottostà alla questione apparentemente tecnica dibattuta da Saracino e ripresa dall'anonimo. L'anonimo delle 20,02 dimostra una tendenza a dimenticare il" telos" costituzionale che deve informare l'attività del P.M. La magistratura non dovrebbe mai dimenticare che deve TUTTO alla Costituzione e nulla al proprio egocentrismo o al bisogno di conferma della propria autorità (sopratutto sulla pelle degli altri). La difficoltà per i P.M. e la magistratura ad orientarsi nel senso indicato da Saracino ,stà purtroppo nella cultura individuale di ciascuno , che spesso prescinde dalla funzione esercitata.Riaffiora sempre lo stesso problema che poneva Giovanni Falcone :quello della capacità della magistratura di essere indipendente e autorevole senza arroganza coltivando l'autodisciplina . L'esempio fornito dal p.M. De Magistris dovrebbe essere la stella polare di una magistratura davvero indipendente. Maria Cristina

Anonimo ha detto...

E comunque non chiamiamolo accordo tra procure.
Il titolo suggestivo puo' andare bene per screditare un altro po' Salerno, ma non per fare capire bene le cose.
La notizia e' : gli atti sono stati dissequestrati dal contro sequestro illegittimo di Catanzaro; solo cosi' avviene legittimamente che "le indagini possono andare avanti", come dicono tutti con sollievo.
La verita' e' che non ci sarebbe stato - credo, spero - nessun GIP che avrebbe potuto convalidare (per lo meno senza correre rischi disciplinari pesanti) un controsequestro assunto da un Procuratore Generale doppiamente (o forse piu') incompetente e per di piu' incompatibile.
Allora, l'atto ABNORME - questo si'!- e' stato tolto da mezzo in una sorta di autotutela, e Salerno puo' procedere alla fotocopiatura degli atti sequestrati del fasciolo Why not per lo stretto indispensabile e poi restituirli a Catanzaro.
Un'indagine come quella, che e' stata scientemente parcellizzata e ritardata per un anno e piu' dopo la sottrazione al suo originario titolare, che registro' una ormai inutile perquisizione alla sede del Campanile preanunciata a mezzo stampa (lo avete dimenticato?), non puo' certo essere compromessa ora dal legittimo esercizio di una azione di indagine che segue ben sette, pazientissime richieste di acquisizione, tutte rimaste inevase.
Quanti PM avrebbero avuto tanta pazienza?
E quali sanzioni dovranno essere assunte contro i renitenti, perche' il severissimo e rapidissimo - per altri versi - CSM resti credibile?
Diciamola cosi', che e' meglio.
Leggete, leggete il blocco 25 del provvedimento, che e' illuminante sugli intrecci che riguardano anche l'organo di autogoverno della Magistratura.
Perche' si sappia, si sappia cio' che de Magistris ha scoperto ed i colleghi salernitani puntualmente riscontrato con quintali di carte : in quelle 1700 pagine c'e' l'accusa e c'e' il riscontro.
Si attendono smentite convincenti, se ve ne sono.
Finora, intanto, c'e' toccato di leggere che il Dr. Ciccoli, che ha dato l'annuncio gaudioso della pace fra le Procure e' lo stesso che da inquisitore, nell'interrogare de Magistris, invece che muovergli addebiti precisi disciplinari, gli addebito' nientemeno che la colpa di aver fatto cadere il governo Prodi.
Come se questo debba essere il cruccio principale - e poi la colpa - di un magistrato che fa il suo dovere....

Anonimo ha detto...

Apprendo dai media che la Procura di Catanzaro stava perfezionando sessanta rinvii a giudizio, conseguenti alle indagini preimpostate da De Magistris.
Chiedo conferma di quanto detto perchè se la notizia fosse vera dimostrerebbe che De Magistris ha "lavorato" bene e le "ipocrisie" sarebbero "sconfessate".Inoltre anche la Procura di Paola sembra avvalorare le indagini Why Not.
Gradirei conoscere quale qualificazione giuridica viene data alla" tregua" tra le due procure
per meglio capire il tipo di "svolta" che c'è stata e seguirla attentamente e vigilare sul tentativo di fare scomparire i fatti, essendo molto impegnato a far mergere tutta la verità.
Grazie per le precisazioni puntuali che ho trovato che soddisfano pienamente il mio desiderio di verità.
Raffaele Zenardi

Anonimo ha detto...

Salve, da non addetto ai lavori vorrei farvi una domanda tecnica. Le motivazioni del decreto del sequestro (insomma le 1700 pagine) sono coperte dal segreto istruttorio?
Se no, e' semplice per un normale cittadino o giornalista acquisirne una copia? Scrivo questo perche' su alcuni giornali ho letto che quelle pagine sono coperte da segreto e che il dottor Apicella aprira' un'inchiesta per scoprire come quelle pagine siano finite su internet. Grazie vi ammiro molto,
Pietro

Anonimo ha detto...

Una veloce considerazione: alla sensibilità del cittadino attento,non credo sia sfuggito l'intento di creare fumo artificiale e confusione mediatica attorno alle indagini e alle scoperte di de-Magistris. Gli stessi titoli degli annunci sui giornali ,come "GUERRA FRA PROCURE" e similari fanno intuire che si vuole in realtà creare confusione e subdolamente leggittimare proprio quella parte della magistratura che in questo blog viene giustamente "criticata", che poi è la stessa contro cui combatteva Falcone , Bocassini e gli altri di "mani pulite" . Quella stessa che ha avocato le indagini ad un magistrato solo perchè indagava sui quei mediocri potenti corrotti che infestano il paese .L'altra "fazione",quella ipocrita e collusa ,che archivia ,quando c'è da scavare nei crimini di "ordinaria amministrazione" per i quali e con i quali i cittadini sono depredati delle loro risorse civili ,umane e patrimoniali,si getta con entusiasmo nella mischia mediatica ,nella speranza di far "sparire i fatti". C'è solo da sperare che questa volta i magistrati onesti non vengano presi per "fessi".Come diceva Borrelli: "resistere ,resistere, resistere..."

Anonimo ha detto...

Francesco siciliano
Riprendo le affermazioni di frrancesca anche perchè questo blog, a differenza di quasi tutti i giornali, ha la pretesa di raccontare, anche con spunti tecnici, la verita nuda e cruda non dovendo nessuno dei redattori giungera ad alcun fine politico o altro. Qui non vi è un fine da raggiungere sul piano giudiziario o politcio ( inteso come necessetà di riforme di sistema, modficia di principi costituzionali o altro).
Dato il presupposto ciò che è accaduto è molto chiaro: ciò che la PG di Salerno stava per fare ( estrazione di copia degli atti del fascicolo WHY NOT) si può fare e, all'esito, WHY NOT in originale, come ovvio, torno al Giudice Titolare (PG Catanzaro) che ha revocato il contro sequestro.
Domanda ma l'autotutela della P.A. ( c.d ius poenitendi) è istituto omnicomprensivo?
In ogni caso sono contento poichè si è ristabilita la fisiologia dell'ordinamento

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Sono argomenti di "lana caprina".
Tuttavia, trattandosi di altissimi magistrati (il P.G. e altri 6 magistrati di Catanzaro), chiunque avrebbe seguito la massima latina: "Melius abundare quam deficere", che il grande Totò storpiava in "Abundantis abundantibus".
Insomma, qualunque cosa avvessero fatto sarebbero stati criticati.
Questa situazione sembra adattarsi pienamente a ciò che si dice "L'alternativa del diavolo": qualunque cosa fai, fai del male a qualcuno, quindi occorre scegliere il male minore.
In questo caso la scelta, squisitamente soggettiva, è stata quella che conosciamo e che io condivido 'in toto' !

Anonimo ha detto...

Per chi ancora non lo avesse letto, segnalo un delizioso mini articolo di Marco Travaglio sulla situazione della giustizia in Italia.

Si intitola "Easy handcuffs" e lo potete leggere anche sul sito di Salvatore Borsellino a questo indirizzo

http://www.19luglio1992.org/index.php?option=com_content&view=article&id=908&joscclean=1&comment_id=3513#josc3514

Luciana

Anonimo ha detto...

http://www.affaritaliani.it/politica/de-magistris-pg-verbali101208.html

Mi sembra assolutamente inaccettabile che si trasferiscano per la solita "incompatibilita’ ambientale" la Nuzzi e Varasani; accomunati a Curcio l'"assolvitore", mentre l’”ottimo” Murone, creatura di un suo indagato eccellente, resta al suo posto a reggere peraltro le assegnazioni ex art. 11 cpp a Catanzaro, dopo tutto quello che e’ emerso sin qui (registrazioni comprese): e’ vergognoso!

Lo schema sarebbe lo stesso applicato con qualche successo a Clementina e Luigi : se non puoi avocare le inchieste, rimuovi chi le conosce a fondo, cosi' si fermano.

Via Apicella ( il cui posto peraltro era gia’ a concorso, e scommettiamo che il CSM sara’ accortissimo ad inviare a Salerno un "prudentissimo"?), via Nuzzi, via Varasani, chi subentra loro, ammesso che sia mosso dall’identico modo di interpretare la giustizia uguale per tutti, avra’ bisogno di mesi per fare propria tutta la ciclopica mole di atti, anche di quelle inchieste che ci sono - se ne parla negli atti sin qui noti - ma non sono ancora concluse.

Qualcuno dovra’ reagire.

Va letto anche il testo dell’accordo di cui tanto si parla, cosi’ si capisce che il titolo giusto sarebbe “Retromarcia della Procura Generale di Catanzaro”, e non “Pace fatta fra le Procure”.

Dobbiamo vigilare assai, perche’ la questione e’ tecnica e la gente non puo’ capirla fino in fondo, anche se immagino intuisca che Luigi ha ragione. C’e’ bisogno che si comprenda proprio bene quel che sta accadendo, perche' riguarfda il Paese intero e quello che ne sara' delle istituzioni democratiche.

A leggere quel provvedimento si capisce come e' vero che la nuova P2 era ed e' cosa fatta.

P.S. - Un consiglio di lettura. Delle edizioni KAOS la Relazione finale della Commissione Parlamentare sulla P2.
Poi, ne riparliamo...

Anonimo ha detto...

ILSOLE24ORE.COM > Italia ARCHIVIO
«Così operava la nuova P2»
di Roberto Galullo

10 DICEMBRE 2008



La nuova P2 per Luigi De Magistris non è un guscio vuoto: ha il nome di diverse società (tra loro in qualche modo collegate) dalle quali il magistrato stava risalendo al bandolo della matassa affaristico massonica che imbriglia anche politica e 'ndrangheta. «Una rete di soggetti dichiara testualmente il 3 gennaio 2008 ai colleghi di Salerno che all'interno delle Istituzioni erano in grado di influire ad ogni livello, con collusioni di non secondaria rilevanza proprio all'interno della magistratura. Non a caso il lavoro di delegittimazione e disintegrazione professionale si consolida quando comincio a contestare la violazione della cosiddetta legge Anselmi».

Questa rete occulta secondo De Magistris occupava il cuore e gli organi vitali dello Stato e per seguire il suo ragionamento basta fare un salto a pagina 484 dell'ordinanza della Procura di Salerno. «Le società Tesi e Cm sistemi dichiara il 28 settembre 2008- rappresentavano il fulcro dell'inchiesta Why Not e degli intrecci tra politica (in modo assolutamente trasversale) e affari, nonché per le commistioni con vari ambienti istituzionali».

Tesi, in Calabria, gestirà in maniera fallimentare la società dell'informazione,ma la sua attenzione è tutta volta a Cm sistemi, che cura l'informatizzazione degli uffici giudiziari, anche quelli calabresi attraverso la controllata Cm sistemi Sud, la cui amministratrice era Enza Bruno Bossio moglie dell'exvicepresidente della Giunta calabrese, Nicola Adamo (entrambi indagati nelle inchieste di De Magistris). Bruno Bossio in particolare entra anche nel filone che porta alla loggia coperta di San Marino, sulla quale De Magistris stava indagando. Cm sistemi - che a fine 2007 aveva un fatturato di 32 milioni - fino a tre anni fa aveva il 3% di Brutium, « creatura» di Antonio Saladino ( principale indagato nelle inchieste di De Magistris).

Cm sistemi, fa mettere a verbale De Magistris l'8 ottobre 2008, ha un ruolo di primo piano «nei sistemi di natura più riservata ». A partire dalla realizzazione del primo sistema informativo di gestione dei registri penali. È un sistema utilizzato da 20mila operatori aperto ai collegamenti e all'interscambio informativo tra uffici dei pubblici ministeri, giudici per le indagini preliminari e giudici del dibattimento, casellario giudiziario, Corte di cassazione, Corti di appello, procure generali, Direzioni distrettuali antimafia e Direzione nazionale antimafia. Cm sistemi, che lavora con il ministero della Giustizia dall'84, nega ogni profilo illecito o di appartenenza a gruppi affaristici. E a nulla vale far notare all'impresa che intercorrevano rapporti non sempre limpidi tra Marcello Pacifico ( ad di Cm fino al 7 dicembre 2004), la responsabile commerciale Francesca Gaudenzi e Antonio Saladino (come fa mettere a verbale la superteste Caterina Merante il 15 gennaio 2008 a Salerno). Il direttore commerciale di Cm, Alberto Cappiello dichiara al Sole 24 Ore che la società «non ha nulla a che vedere con cupole o centri di potere occulti. Da questa storia stiamo ricevendo solo danni ». Il Sole 24 Ore è in grado però di rivelare che il direttore finanziario di Cm, Carlo Nardinelli, è stato recentemente ascoltato dalla Procura di Paola (Cosenza), che conduce un filone dell'inchiesta madre avocata a De Magistris.

La «nuova P2», secondo De Magistris, ha il pallino fisso della penetrazione dello Stato dall'interno. Non è un caso che punti l'ago della bussola investigativa su un altro pezzo forte della rete: Franco Bonferroni, indagato per gravi reati sia nell'inchiesta Poseidone che Why Not e considerato legato ad ambienti massonici. De Magistris scopre che Finmeccanica - nel cui cda Bonferroni siede mira a diventare il gestore unico delle intercettazioni telefoniche. Finmeccanica, attraverso Datamat è già fornitrice del ministero della Giustizia anche nell'ambito dei progetti finanziari dal Pon Sicurezza. «Quando l'inchiesta Why Not mi fu illecitamente tolta dichiara De Magistris ai colleghi salernitani il 1° ottobre mi pare che uno dei fautori del piano di Finmeccanica fosse proprio il ministro della Giustizia Clemente Mastella». Da notare che Elio Mastella, figlio di Clemente, è ingegnere di Finmeccanica. La gestione dei tabulati e delle intercettazioni viene revocata al consulente Gioacchino Genchi il 30 ottobre 2007. In serata, con una nota scritta, il commento di Finmeccanica al Sole 24 Ore. «Un possibile ruolo operativo di Finmeccanica si legge nell'ambito della razionalizzazione delle attività di intercettazione telefonica è fatto noto. Finmeccanica dispone infatti di tecnologie e competenze che anche a tale scopo potrebbero essere utilmente impiegate. In particolare Finmeccanica ha elaborato un proprio progetto, denominato Sisp, presentato al ministero di Giustizia nel 2004 (all'allora ministro Castelli), che è tuttora all'esame degli attuali organi competenti. È interesse di Finmeccanica rendere le proprie tecnologie e competenze disponibili agli organi istituzionali cui competono le decisioni in materia di affidamento e gestione».

- OVVIAMENTE C'E' UN PEZZO RILEVANTE DEL PROVVEDIMENTO SALERNITANO CHE METTE A NUDO LA VICENDA, anche con importanti riscontri, che e' bene che la gente conosca (ad onta della furia censoria su un segreto istruttorio che non c'e' piu' e che non tutela certo l'indagato, ma le indagini).

Ma questa sintesi del Sole 24Ore e' abbastanza significativa per capire.

Vi ricordate sempre, vero?, che Mastella disse che doveva dimettersi a causa di de Magistris, proprio mentre S. Maria Capua Vetere gli arrestava la moglie? Non era un errore, come qualcuno noto, era proprio vero.
Stavano arrivando le perquisizioni al Campanile per i soldi arraffati dall'UE, ed alla FINMECCANICA, per gli interessi sulla Giustizia.
Ora capiamo anche perche' spunto' per il Ministero di Giustizia, che tutti gia' pensavano naturalmente affidato a Di Pietro, il nome di Mastella....

Tutto si tiene.

E de Magistris tutto e' tranne che un visionario.

Passate parola, come direbbe Marco Travaglio.

Anonimo ha detto...

LUIGI DE MAGISTRIS PERSDEGUITATO PERCHè TROPPO VICINO ALLA VERITà!

De Magistris: «Le indagini toccavano legami con l'Africa e traffico d'armi»

CATANZARO (9 dicembre) - Luigi De Magistris, in una deposizione fatta ai magistrati
di Salerno il 12 novembre del 2007 disse che «nell'indagine Why not e Poseidone è uscito fuori il coinvolgimento di Finmeccanica. La Finmeccanica ottiene... e questo è proprio un capitolo al quale ci dobbiamo arrivare perchè è fondamentale, c'è tutta una storia importantissima di alcune opere che dovevano realizzare alcune società riconducibili alla Finmeccanica presso Lamezia Terme, l'ex area Sir, e soprattutto era emersa una serie di collegamenti molto strani tra Piero Scarpellini, che è uno dei principali collaboratori di Romano Prodi, e l'Africa».

«In particolare - ha proseguito De Magistris - anche il giorno delle perquisizioni, che noi cominciammo alle sette del mattino, Scarpellini si trovava in Libia ed era partito stranamente la notte per Tripoli e una pista che stava venendo fuori da alcuni atti
anche acquisiti era questa di una serie di viaggi molto strani di Scarpellini in paesi del
nord Africa e del centro Africa».

«Siccome la Finmeccanica... stavano emergendo - ha concluso - rapporti strettissimi con persone ed esponenti politici anche dell'imprenditoria, era questo uno dei filoni dove io stavo cominciando ad investigare».

Luigi De Magistris ha anche fatto riferimento ad un presunto traffico d'armi, non meglio precisato: «Un altro filone di indagine che avevo cominciato a perseguire, non avendo ancora fatto nessun atto ma stavo per cominciare - ha detto - era un giro di traffico d'armi».

«Confermata l'estraneità di Prodi». In serata Sandra Zampa, deputata Pd e portavoce di Romano Prodi, ha dichiarato che «le indiscrezioni di queste ore confermano l'assoluta estraneità del presidente Prodi a qualsiasi illecito o anche addebito».

Tratto da "Il Messaggero" del 09/12/08

NO COMMENT!
Stefania Tirelli - Reggio Emilia

Anonimo ha detto...

HO CAPITO PERFETTAMENTE

http://www.carlovulpio.it/Lists/PRIMO%20PIANO/DispForm.aspx?ID=4&Source=http%3A%2F%2Fwww%2Ecarlovulpio%2Eit%2Fdefault%2Easpx

NO COMMENT

Anonimo ha detto...

Mah, leggendo e rileggendo, ascoltando i messaggi politici dei capi segreteria dei partiti, io che vado a naso e che per me la giustizia è come la religione, o ci si crede oppure la teologia diventa dispersiva e talvolta il fine giustifica i mezzi.
Si perche' i Magistrati che rischiano la pelle contro le mafie sono pochi e più pochi sono quelli che rischiano la carriera e si trovano contro i propri colleghi collusi. Io sono un semplice cittadino con una cultura media e credo che come me molti condividono il detto che il diavolo sa fare le pentole e non i coperchi e questa volta il coperchio si chiama Apicella.
1700 Pagine sono un simbolo, una scure che squarcia il silenzio omertoso di chi vuole archiviare, nascondere, demolire la Giusta Causa di coloro che credono e che amano questo Paese in rovina, che non ostante ci siano famiglie che perdono il pane quotidiano con il lavoro e non arrivano alla seconda settimana del mese, l'altra italietta se ne frega e continua a rubare come se la crisi sia architettata in un disegno disposto solo per rimettere il popolino sotto i tacchi. Meglio eroi vivi che morti, ma quei morti, come è vero che esiste Dio, Falcone e Borsellino, sono lo spirito che da forza a quei giudici che non si arrendono al male oscuro di questa società malata dove chi amministra la politica ha perso il senno del giusto e della realtà che vive il paese.
Allora che il coperchio si tolga e sveli i retroscena nauseanti che bollono in pentola e che il popolino diventi Popolo e si riprenda l'ITALIA fin quando non sia troppo tardi e a pagarne le conseguenze non siano ancora più innocenti ma soltanto i colpevoli di questa allegra gestione del bene pubblico e dei nostri risparmi versati in tasse.
Vulca.

Anonimo ha detto...

Ancora una volta sento di dover ringraziare per il loro contributo fondamentale, in direzione della conoscenza, della verità e della giustizia, tutti coloro che mandano i loro commenti, insieme a chi tiene in piedi, con impagabile dispendio di tempo e di fatica, questo blog.
Al di fuori di esso, del prezioso Marco Travaglio e di pochissime altre persone non vedo che un deserto della ragione, un regno ormai della follia.
Popolato nient'altro che da mandrie di asini e buoi, buoi e asini, che passano il tempo a darsi, essendolo, reciprocamente dei cornuti.
Improvvisamente uniti e solidali solo nell'incornare, con ferocia pari solo all'insensatezza, le uniche individualità che cornute non sono, Luigi De Magistris caso attualmente, ahimè, da manuale.
Quale altro possibile (auto)auspicio, se non quello di tener duro, non mollare, non smettere di voler capire e far capire, a cinque, cinquanta o anche una sola delle persone che abbiamo intorno, come stanno le cose. Perchè possano, hai visto mai, cambiare.
Ancora grazie a tutti.
siu

Anonimo ha detto...

E PER CHI AVESSE ANCORA DEI DUBBI, FORNISCO ULTERIORI DETTAGLI...

TRATTO DA:
Massoneria, politica e criminalità.
L’importanza dell’inchiesta di De Magistris.
Prof. Paolo Franceschetti


L’inchiesta portata avanti da De Magistris probabilmente tocca quello che a nostro parere è il problema più grosso del nostro stato, da decenni: i rapporti tra criminalità organizzata, politica e finanza.
Alcuni dati.
In massoneria sono iscritte in Italia circa 50.000 persone, tra iscritti ufficiali e non ufficiali (c.d. all’orecchio perché il loro nome non compare nelle liste ufficiali). Questo numero immenso di persone è costituito prevalentemente da militari, imprenditori, professionisti, docenti universitari, politici. In altre parole buona parte dell’inteligencia italiana e delle persone che ricoprono incarichi di potere.
Tra questi ricordiamo come legati direttamente o indirettamente alla massoneria, Cossiga, Andreotti, Prodi, Berlusconi, De Benedetti, molti componenti legati alla famiglia Agnelli, Vittorio Valletta (dirigente Fiat per molti anni, l’uomo che ha portato la nostra fabbrica al successo degli anni d’oro), i governatori della Banca d’Italia Fazio, Ciampi, Carli, l’ex presidente di Mediobanca Cuccia, l’ex presidente del senato Marcello Pera, ma anche molti cardinali, vescovi, il Preside della facoltà di beni culturali di Bologna Panaino, ecc…

In particolare il mondo bancario, finanziario e imprenditoriale ha legami fortissimi con la massoneria. Oltre ai già citati Agnelli, De Benedetti, e molti presidenti della Banca d’Italia, troviamo Volpi, Joel, Toeplitz, Stringher, Caltagirone, De Bustis (che apparterrebbe agli illuminati, secondo il libro di Pinotti), secondo alcune voci Consorte, Fiorani e tanti altri.
D’altronde, per capire i buoni rapporti tra massoneria e cariche ufficiali dello stato, basti pensare che Prodi alla riunione di apertura del GOI (Grande oriente d’Italia) ha mandato un messaggio di augurio e benvenuto, di cui vale la pena riportare il testo: “La repubblica e il Governo vi salutano, la Repubblica si riconosce nei valori della massoneria”. Il saluto è stato portato dal sottosegretario alle politiche giovanili De Paoli.

Mentre l’ex Presidente della Corte Costituzionale e della RAI Baldassarre ha presenziato di recente ad una riunione del GOI, intervenendo sul tema della tripartizione dei poteri dello stato.
In altre parole: i legami tra alte cariche dello stato e massoneria sono fortissimi ed indiscussi. Sono poco pubblicizzati e poco dichiarati, questo si. Ma sono ufficiali.
Nulla di strano in ciò. Basti ricordare che il primo parlamento dell’Italia unita era composta in gran parte da massoni come Crispi, Depretis, Zanardelli.

Ogni tanto poi spuntano collegamenti con la massoneria deviata, addirittura da personaggi insospettabili. Pannella infatti tentò di candidare nelle sue liste nientemeno che Licio Gelli, il capo della famigerata P2 al fine, si presume, di fargli avere l’immunità parlamentare. Ma la sua spiegazione ufficiale fu che lo candidava perché in cambio Gelli prometteva di rivelargli i suoi segreti. Una spiegazione delirante, che Pannella dette addirittura in commissione parlamentare. Ma che dimostra come il potere politico vada a braccetto in tranquillità con personaggi che hanno cospirato contro lo stato, e commissionato delitti di ogni tipo, stragi comprese, fino a portarli dentro al parlamento.

La massoneria come istituzione mondiale.
La massoneria è un fenomeno mondiale, organizzato cioè su scala mondiale. Il vertice del Grande Oriente, in tutto il mondo, si trova nella corona inglese. Sono appartenuti alla massoneria quasi tutti i Presidenti degli Stati Uniti, e personaggi come Gheddafi e Arafat, presidenti Francesi, Re Del Belgio, di Olanda, e via discorrendo. Ovverosia i vertici del mondo.
E’ una creazione della massoneria – come, perché, e in che misura, sarebbe un problema tutto da studiare e approfondire – l’ONU, ma anche la Croce Rossa , il WWF (il cui presidente è Filippo Di Edimburgo).

Fu una creazione massonica il cosiddetto gruppo Bilderberg, e lo fu anche la cosiddetta commissione Trilaterale.
Per capire il problema che potenzialmente può crearsi, in virtù di questa fratellanza tra esponenti di spicco di ogni parte del mondo, si cita spesso l’episodio del Britannia, del 1992; in quell’anno, sul Piroscafo Britannia, della Corona inglese, si riunirono alcuni vertici della finanza e della politica mondiale, tra cui Draghi e Prodi e si decise che sarebbero state privatizzate alcune aziende italiane. Passarono in mani straniere dopo questa riunione la Buitoni , la Invernizzi , Locatelli, Ferrarelle, ecc... Inoltre in quell’occasione, stando a quello che riportano alcuni storici e giornalisti, pare – ma il condizionale è d’obbligo – che si decidesse l’affossamento della lira che infatti avvenne negli anni seguenti, ove la nostra moneta conobbe una svalutazione senza precedenti (fine della svalutazione era quella di far acquistare le nostre aziende ad acquirenti stranieri, per un prezzo irrisorio).

Si spiega probabilmente così – in virtù del legame massonico mondiale - la presenza della Banca d’Inghilterra (i cui vertici sono nominati dalla Corona Inglese) nella BCE con il 17 per cento delle quote (nonostante non sia un paese dell’area Euro); e si spiega così perché molte banche italiane effettuano investimenti ingenti in azioni di Chase Manhattan Bank, Barclayrd, Morgan Stanley, ecc., tutte legate direttamente o indirettamente alla Corona Inglese per mezzo di un complicato gioco di scatole cinesi, creando dei conflitti di interessi spaventosi.
La massoneria ha diverse sfaccettature. Esistono migliaia e migliaia di logge, e decine di istituzioni massoniche o paramassoniche (organizzate cioè come la massoneria, senza potersi chiamare ufficialmente con questo nome). Abbiamo il Grande Oriente, la più diffusa a livello mondiale. Poi abbiamo i Rosacroce, I cavalieri di Malta, i Templari, l’Opus Dei e chissà quante altre magari sconosciute. Tutte queste istituzioni sono caratterizzate dal segreto per quanto riguarda il loro funzionamento interno, e dal fatto di trasformarsi, spesso, in veri e propri comitati di affari, anche illeciti.

Queste istituzioni sono diverse tra di loro, e talvolta sono in conflitto. Ma molto spesso collaborano e cooperano. Basti ricordare che Gelli apparteneva contemporaneamente alla P2, che tecnicamente era una loggia del Grande Oriente, ma era iscritto anche ai Cavalieri Di Malta e ai Templari, per sua stessa ammissione.

Le logge massoniche coperte.
In teoria la massoneria è un istituzione in cui si entra per fare un percorso iniziatico di conoscenza e approfondimento dei temi principali dell’esistenza. Questo è senz’altro vero per alcuni o molti dei suoi iscritti e per numerose logge.
In teoria poi la lista degli iscritti dovrebbe essere pubblica, essendo vietate dal nostro ordinamento le associazioni segrete.

Ma in realtà esiste il fenomeno delle logge massoniche coperte, o segrete, dove si iscrivono uomini politici che non vogliono rivelare la loro appartenenza alla massoneria; e a queste logge si affiliano anche boss mafiosi come Inzerillo, Bontate, Riina, Bagarella, Lo Piccolo, Mandalari (il commercialista di Riina) che certamente non entrano in questa istituzione per una sete di conoscenza e approfondimento della ricerca interiore.
La ragione dell’esistenza delle logge coperte la spiega il Gran Maestro Di Bernardo, a pag. 396 del libro: “Le logge coperte sono sempre esistite. La loro funzione era quella di salvaguardare persone di particolare importanza istituzionale, politica e finanziaria, proteggendole da pressioni indebite da parte di altri fratelli”.
Le logge massoniche coperte insomma sono il collante tra criminalità organizzata, politica, finanza e imprenditoria (non a caso i più grandi scandali finanziari italiani hanno visto come protagonisti dei massoni). E le logge massoniche coperte sono il motivo, o comunque uno dei motivi, dell’espansione della criminalità organizzata mafiosa nelle regioni del centro e del nord.

Un esempio chiarirà meglio la questione. Se un capo camorra deve costruire un grosso immobile al nord, qualora sia affiliato alla massoneria, chiederà aiuto ai “fratelli” del nord. Che, per il solo motivo di avere davanti un fratello, lo aiuteranno in questa impresa. Se deve riciclare denaro sporco, sono ancora una volta le collusioni con un banchiere massone che consentiranno questo riciclaggio. E il legame massonico è la spiegazione dell’espansione della mafia negli stati dell’Unione Europea. Considerando che la massoneria è una fratellanza “mondiale” non sarà difficile per un mafioso trovare appoggi in Russia, in America, o alle Cayman.
Così come non è difficile, per massoni appartenenti alle varie mafie, entrare in collegamento tra loro e stringere patti di alleanza; di qui nascono i patti di alleanza tra mafia, ‘ndrangheta e camorra.
Ecco il motivo per cui quando un magistrato inizia ad indagare sulle cosiddette logge massoniche coperte viene regolarmente silurato, fisicamente e/o lavorativamente.

Il problema centrale della massoneria. Il giuramento massonico.
Ora, qui sta il nodo centrale del problema massoneria, tra gli iscritti alla massoneria esiste un giuramento di fedeltà che li porta ad aiutarsi l’un l’altro.
Questo è il nodo cruciale del problema massonico: è possibile che un pubblico ufficiale o un funzionario statale siano servitori dello stato ma, contemporaneamente, prestino fedeltà ad un’istituzione non statale?
Il tema, ovviamente, è tutto da approfondire, perché ovviamente i più alti esponenti della massoneria negano che il loro giuramento di fedeltà prevalga sulle leggi dello stato. Ma, francamente, quando in una loggia coperta operano mafiosi, esponenti dei servizi segreti, imprenditori, e politici, c’è perlomeno da dubitare di queste affermazioni di lealtà allo stato.

Occorre inoltre tenere presente una cosa che pochi sanno; all’interno la massoneria ha i propri tribunali, organizzati in tre gradi proprio come avviene nell’ordinamento giudiziario italiano.
La massoneria si configura quindi come un vero stato nello stato. Potremmo dire uno stato al di sopra dello stato. O perlomeno, per usare le parole della 32 Commissione parlamentare antimafia, “le logge coperte … sono in grado di determinare gravi interferenze nell’esercizio di funzioni pubbliche”.
Ecco il motivo dell’allarme che suscita la possibilità che un presidente del Consiglio possa appartenere ad una loggia coperta di San Marino o comunque avere interessi ad essa legati.
Ecco la potenziale bomba che potrebbe scoppiare se l’inchiesta di De Magistris, nei suoi contenuti, fosse portata alla luce. Ed ecco perché il clamore mediatico si preferisce dirottarlo sul problema del suo “presenzialismo” in TV, per stornare l’opinione pubblica da un problema immenso, che coinvolge il problema dei rapporti tra politica e criminalità organizzata.

Il legame della massoneria con i servizi segreti
C’è un dato importante poi che non bisogna trascurare: i servizi segreti sono quasi sempre stati diretti da appartenenti alla massoneria, con tutte le conseguenze del caso. E’ documentalmente accertato che furono diretti per quasi 30 anni da appartenenti alla massoneria, oggi non si sa poiché mancano elenchi di iscritti recenti. Ma non a caso è coinvolto nell’inchiesta di De Magistris l'odierno capo della sezione calabrese del Sismi, oltre a vari politici.
Per qualche decennio i servizi segreti non rispondevano, insomma, al Governo, ma a Gelli. Ed è probabilmente per questo – per la presenza dei servizi segreti deviati - che in tutti i fatti giudiziari più gravi di questi ultimi anni, quando erano presenti i servizi segreti, i testimoni sono morti in modo misterioso e sempre con le stesse tecniche (suicidi in ginocchio; incidenti stradali; infarti improvvisi). Diciamo “probabilmente” perché il dubbio è sempre un obbligo, quando si tenta di ricostruire un sistema di potere senza avere prove documentali certe (cosa peraltro estremamente facile quando chi deve indagare è legato a quel gruppo di potere e per non tradire il giuramento fatto non indaga). Tuttavia è un fatto che nei principali episodi stragisti dell’Italia di questi ultimi decenni (solo per far qualche esempio: Italicus, Ustica, Moby Prince, Piazza Fontana; Strage di Bologna; strage di Via D’Amelio e strage di Capaci) i servizi segreti deviati erano sempre coinvolti in vario modo; e i testimoni sono sempre morti nello stesso identico modo: con una tecnica che oltre ad essere sempre uguale, è indizio dell’intervento di persone che adottano tecniche sofisticate (ecco il significato dell’espressione “menti raffinatissime” usata da Falcone riguardo al suo attentato all’Addaura). Ciò indica che probabilmente c’è un filo conduttore tra tutte queste stragi. E questo filo conduttore probabilmente lo si troverebbe nello logge massoniche deviate.


Conclusioni.
In conclusione: le logge massoniche coperte sono il collante che lega tra di loro criminalità, finanza e politica. Il giuramento massonico, e i vari legami che in queste sedi si creano, sono la spiegazione dell’espansione della criminalità organizzata in tutti i campi della vita sociale e politica. Ai vertici della finanza, della politica, dell’imprenditoria, ci sono molto spesso persone legate, direttamente o indirettamente alla massoneria. E i servizi segreti deviati sono stati, da sempre, il braccio armato della massoneria deviata.
Ma su queste logge è impossibile indagare, perché, appunto, chi tocca questi fili muore, o viene delegittimato.
Per questo motivo è importante seguire da vicino, per tutti noi che ci occupiamo di queste vicende, le vicende di De Magistris, Woodcock e Forleo. Perché, consapevolmente o inconsapevolmente, hanno toccato i vertici del potere. Hanno toccato cioè quel filo sottile che lega politica e criminalità, ove risiede la spiegazione della maggior parte dei disastri che affliggono il nostro paese da decenni.

Stefania Tirelli - Reggio Emilia

Anonimo ha detto...

Che trasferiscano pure, dopo de Magistris, anche i magistrati Nuzzi e Varasini: un ulteriore dimostrazione della sciocca arroganza dei rappresentanti istituzionali. Talmente miseri sono d'aver perso il contatto con la gente comune: siamo arrivati al "si salvi chi può" il CSM, il Governo, il Parlamento, l'ANM hanno perso il 92% di credibilità, la stessa percentuale che Mannheimer ha rilevato, per conto di Porta a porta, sarebbe essere il consenso dei cittadini italiani alla riforma della giustizia. Ma dico, (e la cosa è sintomatica per capire il livello politico-culturale dei riformatori) questi signori veramente credono che il male assoluto della crisi della giustizia sia la resistenza di uno stuolo di magistrati refrattari a qualsiasi lobi e fedeli al principio di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge?

Vincenzo Scavello ha detto...

LE ESTERNAZIONI (PROTAGONISMO) DI DE MAGISTRIS E QUELLE DEGLI ALTRI.

Tra le tante accuse formulate al Dott. Luigi De Magistris, in maniera assolutamente "pluripartizan", c'è quella che egli abbia abusato dei Media per esternare i suoi timori e le sue preoccupazioni. Tutti hanno ritenuto sbagliato ed inopportuno il suo rilascio di interviste, nelle quali, sostanzialmente, egli denunciava il suo stato di abbandono da parte delle Istituzioni e l'accerchiamento concentrico di quanti volevano ostacolare le sue inchieste.

Quando il Procuratore Generale Dott. Iannelli si insediava in quel di Catanzaro, per sostituire il Procuratore Lombardo, affidò ai mezzi di comunicazione il suo pensiero che, in buona sostanza, suonava come un atto d'accusa nei confronti dei comportamenti di De Magistris. Il Dott. Iannelli ci faceva sapere che un Magistrato deve agire nella massima sobrietà e riservatezza e deve stare attento a non cedere al clamore mediatico.

Le parole del Procuratore Generale Iannelli sono le stesse che il CSM userà nei confronti del Dott. De Magistris quando si stava preparando il terreno alla sua "rimozione" da Catanzaro.

All'indomani dell'intervento "clamoroso" della Procura di Salerno ai danni di quella di Catanzaro, il Procuratore Iannelli si è comportato come si comportava il Dott. De Magistris e cioè: rilasciava pubbliche dichiarazioni nelle quali esternava tutta la sua disapprovazione nei confronti di un provvedimento, dipinto in vari e svariati modi.
Della riservatezza, della sobrietà, del rifuggire il clamore mediatico nessuna traccia.

Io ritengo che abbia fatto bene il Dott. Iannelli a farci conoscere il suo pensiero e ad esternare le sue preoccupazioni, oggi, per difendere la sua Procura. Allo stesso modo faceva BENISSIMO il Dott. De Magistris ad esternare le sue preoccupazioni per difendere le sue inchieste dal pericolo di "sottrazioni" indebite, quando gridava, in assoluta solitudine: VOGLIONO FERMARMI! - Cosa che si è puntualmente verificata.

Le 1700 pagine del provvedimento del Dott. Apicella sono troppe?

Accidenti! A me, invece, appaiono una sintesi se consideriamo l'abnormità di intrecci politici massonici e mafiosi che possono leggersi tra le carte delle inchieste.
In quelle carte non c'è soltanto un misero filone d'inchiesta di una sperduta Procura di Provincia. In quelle carte c'è la messa a nudo di cose inimmaginabili che coinvolgono vertici Istituzionali, Logge più o meno segrete, apparati mafiosi, vertici militari, politici, professionisti, imprenditori e chi più ne ha, più ne metta. E non siamo nell'ambito ristretto della mia miserevole Calabria; siamo in un crocevia che raccoglie direttrici Nazionali e trans-Nazionali, con soste obbligate a San Marino e chissà quanti altri paradisi fiscali sparsi per il mondo.

1700 pagine sono troppe? Per me sono solo degli appunti indispensabili per ripercorrere, in minima parte, il ciclopico lavoro messo in campo da un uomo che ha scelto da che parte stare. DE MAGISTRIS E' UN MAGISTRATO CORAGGIOSO CHE HA SCELTO, MODO INEQUIVOCABILE, DA CHE PARTE STARE.

Sappiamo tutti come andrà a finire, perchè nessun altro avrà il coraggio di portare fino in fondo delle inchieste così scottanti, che appaiono come una devastante metastasi che si è infiltrata nei gangli vitali degli Apparati che dovrebbero difendere la nostra NAZIONE.

Non siamo più, ormai, soltanto a Catanzaro e De Magistris era troppo solo per la demolizione di un GIGANTE SISTEMA DI CORRUZIONE.

LE INCHIESTE WHY NOT E POSEIDONE MERITAVANO UN POOL DI MAGISTRATI SIMILMENTE AL POOL DI PALERMO CHE OPERO' CONTRO LA MAFIA.

LA MIA VANA SPERANZA E' CHE IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SPINGA CON DETERMINAZIONE VERSO LA COSTITUZIONE DI UN POOL PER LA GESTIONE DI QUESTE INCHIESTE. SO, PERO', CON PROFONDA AMAREZZA, CHE NON ACCADRA' ...

... SUCCEDERA', INVECE, QUELLO CHE NON VORREMMO MAI ACCADESSE: L'UCCISIONE DELLA GIUSTIZIA E DI OGNI ANSIA DI LEGALITA'.

Un abbraccio

Anonimo ha detto...

Dal Quotidiano della Calabria di Mercoledì 10 dicembre 2008

L'avvocato Francesco Gambardella, difensore di Antonio Saladino, principale indagato nell’inchiesta Why Not, chiederà alla Corte di Cassazione che sia un giudice diverso quello delle sedi di Catanzaro, Salerno a Napoli a decidere su eventuali richieste di rinvio a giudizio o di archiviazione che giungeranno a conclusione delle indagini. «Dopo le diatribe istituzionali – afferma Gambardella – sfociate nel contrasto tra due diverse Procure della Repubblica, una volta che si verificheranno le condizioni, verrà probabilmente avanzata una richiesta di rimessione, sussistendo palesemente i presupposti di situazioni oggettive che potrebbero turbare lo svolgimento del processo, non altrimenti eliminabili». «Di ciò – prosegue – verrà, pertanto, investita, con apposita richiesta, la Suprema Corte di Cassazione. Il Supremo Collegio dovrà risolvere la questione, designando il giudice che, in deroga alla competenza territoriale e tenendo nel debito conto che il processo, ove dovesse essere riconosciuta la causa legittimante la remissione, dovrà essere celebrato in sedi diverse da Catanzaro, Salerno e Napoli».

Anonimo ha detto...

Volevo postare la notizia del "trasferimento" di Vulpio ma vedo che sono arrivata tardi.

Questa è l'ennesima dimostrazione che De Magistirs HA RAGIONE.

Tutti quelli che in qualche modo hanno messo il naso nelle inchieste che stava portando avanti, hanno fatto la sua fine: derisi, screditati, trasferiti.

Uccisi professionalmente.

Adesso stanno passando al "setaccio" Gioacchino Genchi.

Chi sarà il prossimo?

Luciana

Anonimo ha detto...

PER NON DIMENTICARE E PER DIMOSTRARE CHE LA STORIA SI RIPETE SEMPRE...

Da Panorama del 12 dicembre 1996

QUI SI RISENTE ODORE DI P2

ACCUSE. David Monti sostituto procuratore di Aosta. Con l'inchiesta Phoney Money ha messo a soqquadro il mondo politico e i vertici di alcuni colossi pubblici. Ora l'indagine, che ipotizzava anche l'esistenza di una lobby occulta, gli è stata sottratta. Martedì 17 dicembre, Monti deporrà davanti al Consiglio superiore della magistratura.

"Complotti orditi dalle procure? Suvvia, non scherziamo. Di compiotti ne vedo tanti, ma in senso opposto a quello denunciato dal senatore Giovanni Pellegrino". Cosa vuole dire? "Che ancora oggi, a 15 anni dalla scoperta della loggia P2, i poteri occulti sono vivi e vegeti e sono loro ad organizzare, se non veri e propri complotti, pericolose interferenze". Per esempio? "Per esempio, riuscendo a bloccare inchieste considerate scomode". Sta dicendo che lei è stato fermato da quegli stessi poteri che stava inquisendo? "Diciamo che in alcuni settori ancora oggi è difficile indagare". I1 sostituto procuratore di Aosta David Monti, il promotore dell'inchiesta Phoney money, sta affilando le armi in vista dell'audizione, prevista per martedì 17 dicembre, al Consiglio superiore della magistratura. In quella sede il magistrato lancerà le sue accuse contro coloro, a cominciare dal procuratore capo di Aosta, che gli hanno sottratto le indagini (aperte la scorsa primavera, dopo aver scoperto un coiossale traffico di titoli falsi) su una lobby occulta. Punterà I'indice molto in alto. È convinto, Monti, che "poco sia cambiato nel nostro Paese perché sono ancora operanti associazioni segrete con capacità trasversale molto diffusa". Ha sostenuto che esiste una trama per mettere in difficoltà il presidente della Repubblica. Lo conferma? "Ho raccolto dati in questo senso. O meglio, informazioni" spiega. Informazioni nel senso che ha scoperto dossier riservati sul capo dello Stato? "Diciamo informazioni raccolte da servizi deviati". Solo sul conto di Oscar Luigi Scalfaro? "Anche su altri personaggi di rilievo. Purtroppo, poco è cambiato nspetto agli anni Ottanta. I poteri occulti sono sempre presenti". All'opera, dunque, sia nella Prima che nella Seconda repubblica, "magari in sonno quando le indagini riguardano fatti semplicemente corruttivi, ma pronti a intervenire quando la magistratura sonda i meccanismi segreti del potere". Parole pesanti, dottor Monti: frutto di sue deduzioni o di prove raccolte? "Stavo aprendo dei cannocchiali di visibilità". Per scoprire che cosa? "Che nella formazione del gabinetto Berlusconi, un capo della polizia (Vincenzo Parisi, ndr) si era mosso su una forza politica (la Lega, ndr) perché optasse per il ministero della Difesa anziché per quello dell'Interno. Ora anche un bambino capirebbe che il prefetto Parisi, personaggio di grandissimo rilievo, non avrebbe mai fatto un simile intervento con personaggi minori". E dunque? "Visto che quei personaggi rispondono ai nomi di Enzo De Chiara e Mario Ferramonti, da me indagati, posso sostenere che il loro ruolo non è da sottovalutare".Ferramonti, leghista della prima ora, è però un piccolo faccendiere...

"Quanti, agli inizi degli anni Sessanta, pur conoscendolo bene, davano peso a Licio Gelli, capo della loggia P2?". Sta dicendo che esiste ancora quella loggia? "Quando, nel marzo 1981, i magistrati di Milano ordinarono una perquisizione negli uffici di Castiglion Fibocchi, Gelli telefonò agli ufficiali della Finanza per ammonirli: "Guardate che io dirigo una organizzazione molto importante legata ai vertici della Repubblica"" Ma non è acqua passata? "Non so se quella che io ho indagato sia la stessa identica organizzazione. Però ci sono punti di contatto" Vuole fare un esempio? "Facciamo prima una premessa: non vedo come si possa pensare che le associazioni segrete siano sparite da questo Paese quando, proprio recentemente, si è conclusa la vicenda giudiziaria legata alla P2 con una sentenza assolutoria della Cassazione. Forse perché le prove della presunta cospirazione non hanno retto fino alla sentenza definitiva. "Però anche le inchieste amministrative sugli appartenenti alla P2 si sono concluse con un nulla di fatto". Allora lei è stato un ingenuo ad aprire un'indagine su una questione cosi difficile e controversa. "Forse". Quando ha capito che sarebbe stata un'impresa ardua? Dopo aver iscritto nel registro degli indagati personaggi di primo piano come l'amministratore del colosso Stet o il vicecomandante della Finanza? "Avevo trovato documenti importanti, avevo scoperto un collegamento tra le indagini sulla lobby occulta e un colossale traffico di titoli falsi. Questo tipo di traffico è sempre servito per finanziare le logge massoniche". Come fa a sostenere una simile accusa? "Ci sono stati anche clamorosi casi giudiziari, vedi la vicenda Martelli - Kolbrunner (un presunto giro di titoli falsi che aveva come epicentro delle indagini l'ex guardasigilli Claudio Martelli e una sua collaboratrice ndr). Cos'altro, dottor Monti? "Perché non si va a rileggere gli atti della commissione parlamentare sulla P2? Pure in quei faldoni troverà la pista di un traffico di titoli falsi. Ne aveva parlato un personaggio molto noto negli anni Settanta, Mario Foligni, che era al centro di un dossier chiamato M.Fo.Biali. Ecco, quella trama cbe risale a 20 anni fa I'ho ntrovata nelle mie indagini". E con Foligni era apparso un trafficante libico, Omar Yaia, ora riemerso nell'inchiesta dei magistrati di La Spezia... "Vero. Allora come ci si può meravigliare del fatto che certì personaggi siano ancora in circolazione e che i poteri occulti siano tuttora all'opera? Una constatazione: quel dossier M.Fo.Biali prese corpo perché l'allora ministro alla Difesa, Giulio Andreotti, aveva incaricato il responsabile di un settore chiave del Sid, il generale Gianadelio Maletti, di indagare appunto su Foligni il quale, a metà degli anni Settanta, stava formando il Nuovo partito popolare in contrapposizione alla Dc. Da quella vicenda emergeva anche un robusto traffico di petrolio con la Libia, diventato in seguito la base di partenza della famosa inchiesta giudiziaria chiamata "scandalo dei petroli" che avrebbe poi travolto il vertice piduista della Guardia di finanza". Dottor Monti, siamo un po' alla preistoria... "Però i personaggi sui quali stavo indagando sono i nipotini di quel caso". Vuole dire che i suoi imputati sono legati a doppio filo a una trama mai spezzatasi? "Se leggiamo l'ordinanza con cui è stato arrestato a La Spezia un personaggio molto noto nei nostri anni Novanta, Pierfrancesco Pacini Battaglia, scopriamo cose interessanti. Parlando con Emo Danesi, già appartenente alla P2, Pacini esprime grande interesse per la prospettiva che Lorenzo Necci (imputato a la Spezia ma anche indagato dal PM Monti, ndr) possa assumere un incarico di rilievo nel gabinetto Maccanico. "Mi ha telefonato Lorenzo e ha detto che va" confida Pacini. Quindi c'era un interesse particolare ad avere un amico in un posto chiave". Forse è un po' poco per sostenere un intreccio perseguibile penalmente. A meno che lei, che ha seguito da vicino il tentativo di formare il governo da parte di Antonio Maccanico mettendo sotto controllo alcuni telefoni, abbia raccolto elementi non ancora venuti alla luce. "Non posso dire nulla". Eppure, interrogando alcuni testimoni, lei ha posto domande sulla appartenenza di Maccanico alla massoneria. "Anche su questo punto sono tenuto al segreto". Circola voce che lei sia, diciamo, troppo emotivo, che volesse interrogare pure il presidente Clinton... "Azioni di pura delegittimazione della mia indagine". I1 senatore Giovanni Pellegrino accusa i magistrati di dipietrismo, Luciano Violante denuncia l'esistenza di una repubblica giudiziaria. I1 Pds, partito cui appartengono i due uomini politici, vi ha abbandonato? "Primo, non sono un imitatore di Antonio Di Pietro. Secondo, mi rallegro che i magistrati non abbiano appoggi, né a destra né a sinistra". Vogliamo definire il potere occulto? "Un intreccio di membri di associazioni segrete e di appartenenti a istituzioni perfettamente legali che si incontrano in punti off shore, cioè territori al di fuon della giurisdizione italiana. Non esislono solo le società off shore che proteggono i flussi finanziari illegali, ma anche le off shore massoniche, veri punti nevralgici" Qual è il loro ruolo? "Non di cospirazione, ma di interferenza, che significa spesso condizionamento". Dottor Monti, lei da studente è stato iscritto alla massoneria. "Una semplice curiosità". Cos'è il distintivo che ha sul bavero? "Quello di Scotland Yard, che non è un'associazione massonica".

E ANCORA UNA VOLTA... NO COMMENT!!!

Stefania Tirelli - Reggio Emilia

Anonimo ha detto...

Strane evoluzioni assume la vicenda delle “Toghe Calabresi”.

Dopo l’inchiesta sulle “Toghe Lucane”, che attende il definitivo vaglio del Gip competente, una nuova inchiesta, avviata in seguito ad esposti del Dr De Magistris dalla competente procura di Salerno, ritiene “persone sottoposte ad indagini”, tra gli altri, sette magistrati della procura Catanzarese.

E’ bene sempre ricordare, trattasi di “imputazione provvisoria” che non integra, ovviamente, alcun giudizio in relazione a possibili profili penali delle singole condotte. Siamo quindi alla fase di acquisizione di atti, documenti, beni ed ulteriore materiale con finalità probatoria. Per accertare le effettive rilevanze giudiziarie.

Il quadro giurisdizionale fin qui dovrebbe essere abbastanza chiaro.

Ma sulla strada del normale processo giurisdizionale, si è interposto un atto dalla dubbia legittimità emesso dalla Procura Generale di Catanzaro, che con atto d’urgenza (firmato dai due Procuratori aggiunti della Procura Generale di Catanzaro, più un sostituto) impediva l’esecuzione del decreto di perquisizione e sequestro emanato dalla procura di Salerno Qui il quadro perde di chiarezza e una domanda si impone: la decretazione d’urgenza è legittima in tali circostanze?

Il cd atto di “contro sequestro” emesso dalla procura di Catanzaro dovrebbe basarsi sulla contestazione di abuso di ufficio nei riguardi dei Procuratori di Salerno che hanno disposto/effettuato le perquisizioni di luoghi, persone e veicoli. Tuttavia non sembra per nulla chiaro (almeno per me non è chiaro) quale condotta abbia sostanziato tale abuso; quale norma sia stata violata. Se ci si riferisce al singolo caso di “denudamento” di un perquisito, credo non si possa integrare l’ipotesi di abuso di ufficio. Peraltro tale “denudamento” è stato smentito dalla difesa della Procura di Salerno ed alcuni dispacci di stampa ci informano che, durante le audizioni del CSM, è emerso che il procuratore di Salerno che assisteva alla perquisizione si trovava in altra stanza nel momento in cui avveniva l’asserito denudamento. Inoltre, va anche ricordato che il decreto di perquisizione dispone la perquisizione personale.

Sembra piuttosto che il denudamento faccia parte di quella campagna di stampa intenta a guardare il “dito” piuttosto che la “luna”. Per fortuna c’è qualcuno che, nonostante la bassa considerazione dei cittadini verso la stampa italiana, in particolare di questi tempi, in essa ancora confida: “Un ringraziamento è andato anche alla stampa «che ha permesso un'informazione tempestiva e adeguata alla pubblica opinione, sconcertata da queste vicende - ha osservato il Presidente della Commissione (della prima Commissione del CSM ndr) - che speriamo possa ritrovare la fiducia nella giustizia».” Mi permetto di dissentire, in veste di “opinione pubblica” dalle affermazioni del Presidente Bergamo, rilasciate agli organi di stampa [http://www.corriere.it/cronache/08_dicembre_10/csm_trasferimento_pm_procure_salerno_catanzaro_9cf4ca80-c6eb-11dd-a4cf-00144f02aabc.shtml].

Le strane evoluzioni, di cui si diceva all’inizio, riguardano tre “narrazioni” dei fatti ciascuna delle quali viaggia su propri binari, con cause e finalità del tutto proprie.

Innanzi tutto ci si riferisce a quanto sta accadendo in seno al CSM, la prima commissione del quale ha avviato le procedure di trasferimento di ufficio a carico dei due pm di Salerno che hanno firmato il decreto di perquisizione e sequestro (Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani), dei tre pm di Catanzaro firmatari del successivo provvedimento di “contro sequestro” (Salvatore Curcio, Domenico De Lorenzo e Alfredo Garbati). Alla procedura di trasferimento per i magistrati sopra indicati, si aggiunge quella già avviata per il procuratore generale di Catanzaro Enzo Jannelli e per il procuratore capo di Salerno Luigi Apicella.

Il Presidente Bergamo precisa le motivazioni del provvedimento (i cui capi di incolpazione per i cinque magistrati verranno redatti nei prossimi giorni) adottato dalla prima commissione del CSM: «è evidente che riteniamo - ha spiegato ancora il presidente della Commissione - che non vi sia la serenità necessaria per esercitare le funzioni giudiziarie per questi magistrati, soprattutto a Salerno, che è competente sulle questioni riguardanti le toghe di Catanzaro». Queste parole, a me che son profano, suonano davvero strane. Mi spiego: assunto che il trasferimento d’ufficio, quando non disposto per motivi disciplinari, è finalizzato a rimuovere un magistrato da una situazione di oggettiva incompatibilità ambientale, basterebbe trasferire i magistrati di Catanzaro per riportare la “serenità” tra le procure. Trasferire tutti i magistrati, sia da Salerno che da Catanzaro, non sembra avere senso. In quanto il trasferimento dei magistrati da una sola delle due procure eliminerebbe l’incompatibilità ambientale. Se ogni qualvolta che una procura indagasse, per competenza, su un'altra procura, si determinassero situazioni di incompatibilità ambientale, si verificherebbe di fatto una paradossale situazione di impunità per tutte le procure, in qualsiasi regione.

Mah! Io sinceramente la giustizia italiana la capisco sempre meno, e se mi è permesso, continuerei a dissentire con il Presidente Bergamo che dice in relazione alla tempestività dell’intervento del CSM «dimostra che [..] è un organo a cui possono guardare con fiducia i magistrati, l'opinione pubblica, e i cittadini»[ http://www.corriere.it/cronache/08_dicembre_10/csm_trasferimento_pm_procure_salerno_catanzaro_9cf4ca80-c6eb-11dd-a4cf-00144f02aabc.shtml]; in particolare dissentirei come cittadino. Anche se questo mio dissenso fa felice Berlusconi. Insomma non posso trarre le mie personali considerazioni sui fatti che osservo in funzione del fatto che possano rallegrare o meno Berlusconi (e le sue riforme). Quello che penso penso, a prescindere da Berlusconi.

Poi, si può essere tranquilli e sereni sapendo che il Presidente della I Commissione è un membro laico del CSM in quota UDC? [http://archiviostorico.corriere.it/2006/luglio/04/Csm_accordo_con_protesta_nell_co_9_060704066.shtml] Esponenti di vertice di questo partito sono“sottoposte ad indagine” nei procedimenti Why not e Poseidone. Quanto meno, penso, occorrerebbe interrogarsi sull’opportunità che un esponente laico del CSM in quota UDC presieda la Commissione che dovrà valutare la posizione di quei magistrati che su quelle inchieste sono impegnati. A me sembra che proprio opportuno non sia. Ovviamente niente di “personale”, si tratta di opportunità, di garantire, come lo stesso Presidente auspica, trasparenza e credibilità ad un’assise di tale rango.

Un’altra questione da valutare attentamente riguarda la procedura di trasferimento dei magistrati sopra richiamati. Come più volte ribadito, sempre se non ho mal compreso, da professionalità di sicura competenza, la procedura di trasferimento avviata sulla base dell’art. 2 della legge sulle guarentigie non è idonea a valutare la responsabilità del magistrato nell’espletamento delle sue funzioni, ma un’oggettiva incompatibilità ambientale. Allora perché la procedura di trasferimento riguarda solamente magistrati firmatari di atti giudiziari (quelli di sequestro e di controsequestro)? Sembrerebbe così configurarsi una responsabilità del magistrato.

Ma comunque il Presidente della I Commissione del CSM è soddisfatto del lavoro svolto da tale organo: è questa la prima “narrazione”.

La seconda “narrazione” riguarda l’accordo siglato tra Apicella ed un delegato di Jannelli, il procuratore Garbati. Qui vorrei riportare il testo integrale dell’accordo: “

A seguito di un sereno confronto la Procura della Repubblica di Salerno e la Procura generale di Catanzaro concordano quanto segue allo specifico fine di evitare qualsivoglia ulteriore stasi delle indagini in corso presso i rispettivi uffici di procura. I magistrati della procura generale di Catanzaro si impegnano a revocare immediatamente il decreto di sequestro preventivo adottato d' urgenza anche allo scopo di consentire alla Procura della Republica di Salerno di eseguire il decreto di sequestro probatorio mediante estrazione di copie degli atti del fascicolo why not. Ad esito di tale attività il fascicolo sarà dissequestrato e posto nella piena disponibilità della procura generale di Catanzaro. Il procuratore della Repubblica di Salerno con riferimento ai decreti di perquisizione nei confronti dei magistrati della procura generale di Catanzaro si impegna ad esaminare nel più breve tempo possibile le cose e i documenti sequestrati nel corso delle attività di perquisizione assicurando sin d'ora la immediata restituzione di quelli ritenuti non utili nonché la restituzione di quelli di pertinenza dopo estrazione di copia.
[http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/daassociare/visualizza_new.html_843556244.html]

In seguito alle notizie di stampa, che come al solito risultano fuorvianti, e alla luce del testo dell’accordo riportato, occorre fare alcune osservazioni.

Innanzi tutto l’accordo prevede l’immediata revoca del sequestro di Catanzaro (e non il contestuale dissequestro anche di Salerno come hanno cercato di farci intendere), in modo da permettere l’esecuzione del decreto di Salerno (che quindi è del tutto legittimo e deve essere eseguito) e quindi l’estrazione di copia degli atti di Why not. Successivamente verrà disposto il dissequestro da parte di Salerno (come penso sarebbe avvenuto comunque). Non c’è alcun motivo per ritenere che se fosse stata consentita l’esecuzione del decreto di Salerno le cose sarebbero andate diversamente da come oggi andranno a seguito dell’accodo raggiunto. Motivo in più per credere che Salerno non ha commesso alcuna irregolarità.

L’ultima “narrazione” è quella relativa alle dichiarazioni della Presidenza della Repubblica, che quando intervenne il 4 dicembre considerò la condotta di Salerno “senza precedenti” [http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/2008/12/napolitano-demagistris.shtml?uuid=4e62dbfe-c205-11dd-bf69-0737a51bb550&DocRulesView=Libero], salvo poi affermare in riferimento all’accordo raggiunto: “La risoluzione, assunta dagli organi di vertice degli Uffici giudiziari nell’esercizio delle attribuzioni previste dalle disposizioni vigenti - afferma una nota della Presidenza della Repubblica -, costituisce un significativo passo verso il superamento della grave situazione di paralisi delle rispettive funzioni processuali creatasi a seguito dell’aspro contrasto tra le due Procure” [http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200812articoli/38962girata.asp]. Ma parlare di aspro contrasto risulta fuorviante: se Catanzaro non avesse emesso un atto dalla dubbia legittimità, le cose sarebbero andate secondo quanto oggi è previsto da quell’accordo. Il problema della paralisi processuale richiamata dalla Presidenza risiede nella condotta di Catanzaro. Per quanto mi riguarda questo concetto sta divenendo con il passare del tempo sempre più chiaro. In sostanza, secondo la mia interpretazione, la Presidenza è soddisfatta di un accordo che riconosce la legittimità della condotta di Salerno che Ella aveva già definito “senza precedenti”.

A ciascuno la scelta della “narrazione” che più lo aggrada, anche se penso che una sola sia quella corretta: la “narrazione” sottostante al testo dell’accordo.
Spero di non aver annoiato nessuno, a presto.

P.S Vorrei, per tutti, ringraziare Francesca per il suo prezioso contributo alla comprensione dei fatti (oltre che Nicola Saracino per l’alta competenza tecnica con la quale tratta gli argomenti, Francesco Siciliano, per i suoi esaustivi e molto chiari pareri giuridici, Stefano Racheli ed Achille per la loro passione e grande competenza).

NeoAtu ha detto...

Se qualcuno volesse capire meglio il ruolo della "CM SISTEMI" (e non solo quella) nel Ministero della Giustizia, vi rimandiamo anche a questo articolo, purtroppo apparentemente largamente ignorato da molti assidui frequentatori del blog: http://toghe.blogspot.com/2008/09/la-gravissima-situazione-dellassistenza.html

Anonimo ha detto...

TANTO PER SAPERE COME E' FINITA QUELLA VOLTA LI' ( meno male che internet c'e'....)


Archivio storico
PHONEY MONEY . Blitz a Roma del pm di Aosta cui e' stata tolta l' inchiesta
David Monti al Csm: trasferitemi a Palermo
----------------------------------------------------------------- PHONEY MONEY / Blitz a Roma del pm di Aosta cui e' stata tolta l' inchiesta David Monti al Csm: trasferitemi a Palermo ROMA - David Monti, il pm aostano cui il Procuratore capo Maria Del Savio Bonaudo ha revocato la delega per l' inchiesta Phoney Money, ha chiesto al Csm di essere trasferito a un' altra Procura per l' "incompatibilita" creatasi con il suo dirigente. Il magistrato si e' presentato a sorpresa ieri mattina a Palazzo dei Marescialli chiedendo di essere sentito dalla Terza commissione referente, quella cui competono, tra l' altro, i trasferimenti di sede. La Commissione, presieduta dal consigliere Libertino Alberto Russo (Unicost), ha eccezionalmente concesso al magistrato l' audizione richiesta. Il colloquio in ogni caso e' stato brevissimo, e' durato cinque minuti, il tempo necessario perche' il magistrato indicasse le sue preferenze: le Procure di Milano, Firenze, Perugia, Palermo. Sistemare Monti non sara' semplicissimo perche' c' e' un problema: il pm aostano non e' legittimato a essere trasferito perche' non ha maturato i quattro anni prescritti di permanenza nell' attuale sede. Monti ne e' ben conscio, tanto che ha contemporaneamente presentato domanda di partecipazione al concorso indetto la settimana scorsa dal Consiglio per la copertura di 410 posti in tutta Italia (meno della meta' nelle Procure). Anche in questo caso, pero' , vi sono posti per i quali e' necessario aver maturato quattro anni di anzianita' nell' ufficio di provenienza. Cosi' il pm potra' concorrere solo a quelli per i quali non vi e' questa condizione: sembra che sia il caso, tra gli altri, degli uffici giudiziari di Palermo. Paradossalmente Monti potrebbe avvantaggiarsi soltanto se la prima commissione del Csm - alla quale il magistrato si era rivolto la scorsa settimana per essere tutelato - decidesse di aprire nei suoi confronti la procedura per il trasferimento d' ufficio per incompatibilita' ambientale. In questo caso e' previsto infatti che un magistrato possa essere trasferito su sua richiesta, al di fuori di un concorso, e indipendentemente dagli anni di permanenza nella sede che vuole lasciare. Nella lettera, inviata la scorsa settimana e agli atti della prima commissione, Monti ha chiesto al Csm di approfondire le ragioni della sua estromissione dalle indagini e proponeva una propria tesi, affermando di aver dovuto lasciare l' indagine per la sua decisione di andare sino in fondo su Phoney Money.

Pagina 6
(22 novembre 1996) - Corriere della Sera

Anonimo ha detto...

da ITALIOGGI dell'11/12/2008

(Qualcuno si e' accorto delle strane coincidenze italiane; speriamo anche Raffaele Cantone, coraggioso magistrato e gradevolissimo autore, pero' un tempo avverso a Cordova. Anche Woodcock, indagando sulla massoneria, e' stato subito tacciato di fare molto fumo e non concludere nulla, ricordate? Lui ce l'ha fatta a non farsi trasferire d'ufficio, forse perche' ad un certo punto s'e' trasferito da solo)

Da mani segrete a phoney money, le inchieste tutto fumo e niente arrosto
Primo Piano
Di Emilio Gioventù

il caso

Il caso Why Not ha il sapore del déjà vue. Luigi De Magistris come Agostino Cordova, Alfredo Ormanni e David Monti. Tanto per citare i casi più eclatanti. Magistrati dal destino più o meno simile. Così come le inchieste che hanno montato, così somiglianti tra loro da sembrare un'eredità passata di mano in mano da una procura all'altra con un comune filo denominatore: le indagini su massoneria, poteri forti, lobby. La storia giudiziaria italiana negli ultimi tempi sembra ripetersi con esiti quasi sempre identici: inchieste archiviate, atti impolverati, magistrati trasferiti, depotenziati.
Era il 1992 quando Agostino Cordova, allora procuratore di Palmi indagò su una piccola banca locale. Ma si trovò di fronte un intreccio di logge massoniche. L'inchiesta Mani segrete si allargò. Furono raccolti 800 faldoni, furono messe insieme fonti di prova sulle attività illecite delle più importanti logge massoniche con ben 61 indagati. La maxi inchiesta di Cordova coinvolse influenti personaggi dell'imprenditoria, della finanza, della politica, della stessa magistratura. Fu coinvolto anche Licio Gelli, capo della P2. Nel 1994 l'inchiesta fu trasferita alla Procura di Roma dove rimase a prendere polvere fino al dicembre 2000 quando il giudice per l'indagine preliminare Augusta Iannini dispose il non luogo a procedere nell'azione penale per gli indagati ritenuti appartenenti alla massoneria di palazzo Giustiniana e dispose così la formale archiviazione dell'inchiesta. Cordova fu trasferito a Napoli a guidare una Procura che gli diventerà via via ostile. Incompatibilità ambientale, fu alla fine dell'esperienza napoletana (con una inchiesta che toccò anche Antonio Bassolino) la sentenza che ne decretò il tramonto fino alla rimozione dall'ordine giudiziario. Non gli fu di riscatto certo la nomina a collaboratore della commissione parlamentare d'inchiesta sul caso Mitrokhin. Stesso destino per David Monti. Era il 1996 quando il sostituto procuratore di Aosta diede il via alle operazioni Phoney Money e Lobbyng. Furono arrestate 18 persone ritenute appartenenti a un'organizzazione che riciclava denaro sporco sui mercati internazionali. Tra i destinatari di avvisi di garanzia anche Lorenzo Necci, allora amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato. Nell'inchiesta si diceva che erano coinvolti cpi di stato esteri, vertici dei servizi segreti, l'immancabile Licio Gelli. Furono sfiorati come testi anche pezzi da novanta della politica italiana come Silvio Berlusconi, Umberto Bossi, Roberto Maroni, fu ascoltato dal magistrato anche Carlo Rossella, ex direttore del Tg1 per far luce sui rapporti con alcuni indagati. Finì con l'arrivo degli ispettori alla procura di Aosta per una indagine su David Monti. L'inchiesta del ministero scattò per i contrasti e i conflitti sorti in relazione ad alcune modalità di conduzione dell'indagine Phoney Money e operazione Lobbyng, l'inchiesta consorella. In realtà si indagò sulla sostituzione del pm titolare dell'inchiesta. David Monti per incompatibilità ambientale, come Cordova, fu trasferito al tribunale di Firenze, il Csm avviò nei suoi confronti un procedimento disciplinare e il ministero della Giustizia respinse la sua domanda per essere nominato magistrato di corte d'Appello. La sua inchiesta fu trasferita alla Procura di Roma e dopo anni trascorsi a prendere polvere fu rispedita al procuratore capo di Aosta, Maria Del Savio Bonaudo. Alla procura di Torre Annunziata, invece, lavorò Alfredo Ormanni. Le sue furono inchieste esplosive, più che maxi, addirittura planetarie. Come lo fu l'inchiesta Cheque to cheque su organizzazioni internazionali dedite al riciclaggio di denaro, materiale radioattivo, armi e al contrabbando di titoli di credito. Informazioni di garanzia furono inviate al leader dei nazionalisti russi, l'arcivescovo di Barcellona, Licio Gelli e figlio. L'inchiesta non finì con lo stesso scalpore col quale cominciò. La carriera di Ormanni proseguì negli anni seguenti tra alti e bassi. Ma nel 2002 fu indagato nel caso Vernola, il cancelliere della procura accusato di aver creato un buco di circa 40 miliardi di lire. L'allora ministro della Giustizia, Roberto Castelli chiese la sospensione cautelare di Ormanni dalle funzioni e dallo stipendio, il Csm aprì la procedura per il trasferimento d'ufficio del magistrato per incompatibilità ambientale. Sono questi i corsi e i ricorsi della storia giudiziaria italiana.

Anonimo ha detto...

Se posso fare sommessamente una confidenza "notturna", vi diro' che ho provato uno sconcerto infinito nel leggere il blocco 10 del provvedimento di sequestro.

Riguarda una persona che molte pagine di questo blog e della stampa ha occupato nei mesi scorsi, e che qualche giorno addietro si e' lamentato di essere stato "investigato" scompostamente dai colleghi salernitani e "svelato" indebitamente alla conoscenza dei piu' in particolari sensibili.

Direi, invece, che fino a questo momento abbiamo sentito la sua sola voce a difesa di se'; una voce che pero' non ha risparmiato critiche ingenerose e non e' stata prodiga di alcuna cristiana vicinanza al collega triturato dal CSM. Abbiamo anche sentito quella di chi lo conosce come persona proba, capace, per bene e che si e' fidato di lui e della sua sincerita'.

Leggiamole, le sue parole, vi prego.

E poi parliamone.

Parliamo anche della indipendenza della magistratura e dei magistrati, del loro dovere di essere soggetti solo alla legge ed alla propria coscienza, specie quando si nutre di valori moralmente alti.

Io, cattolica un po' distratta, ma sincera credente, sono sconcertata
davvero.

E delusa, come hanno saputo deludermi ferocemente e dolorosamente, nei mesi scorsi, molti amici e persone che avevo creduto punti di riferimento, ispirati a sincera passione per i princìpi sanciti dalla nostra bellissima Costituzione.

Evidentemente, non chi dice "Signore, Signore".....

Anonimo ha detto...

per francesca 23.47
scusami, ti posso chiedere il nome del personaggio?
grazie

Anonimo ha detto...

a proposito di blocco 10
... pag 12 e sss
come è possibile iscrivere per il reato di cui alla legge anselmi le stesse persone ( cesa e compagnia ) in due fascicoli diversi ma paralleli ( sempre gestione illecita soldi pubblici è ), ... ci sono due associazioni segrete diverse con le stesse persone con lo stesso programma... ? ?
ma almeno questo diciamo che è .... non proprio lineare, e poi potremo parlare delle cose reali !!
ed affermando che questa duplicazione è anomala lo si pomne come elemento del falso ideologico e dell'abuso di ufficio commesso da catanzaro !!!... signori miei !!!

La Redazione ha detto...

Per anonimo delle 16,58.

Nessuno tenti di avere spiegazioni sul merito dei procedimenti; non ne abbiamo competenza, capacità e, soprattutto, volontà.

Quel che noi abbiamo sempre difeso è proprio l'autonomia da interferenze dei magistrati procedenti, chiunque essi siano.

Se il loro lavoro si rivelerà infondato, inutile o addirittura dannoso, questo dovrà influire sulla loro carriera, anche in termini disciplinari.

Quel che non va bene è che si adottino gli strumenti disciplinari e dell'incompatiblità ambientale trascurando l'inevitabile interferenza che questo comporta sul corso della giustizia.

Nicola Saracino

NeoAtu ha detto...

Cari lettori del blog.
Viviamo in una realtà che privilegia la teoria sulla pratica a quanto pare.
Tutti sanno che oggi il lavoro degli uffici giudiziari si svolge utilizzando strumenti informatici ormai divenuti essenziali ed indispensabili.
I sistemi informatici del Ministero della Giustizia, già oggi, e ancora di più domani (se nessuno fa nulla) sono in mano ad aziende indagate o addirittura rinviate a giudizio.
Telecom Italia (con altre aziende gruppo Finmeccanica) per esempio sta implementando un sistema di "controllo remoto", caldeggiato dal DGSIA (Massima autorità informatica del Ministero) che prossimamente porterà i suoi operatori in collegamento diretto con i PC dei Tribunali.
La Cm Sistemi (quella di Why Not) sta implementando il nuovissimo sistema informatico (SICP) per tutta l'area penale.
La Procura di Roma lo ha al momento stoppato (causando attriti tra la parte politica ed il Direttore del DGSIA, prossimo alle dimissioni) mentre sta per partire a Napoli e altrove.
Le aziende utilizzano molti lavoratori precari e ricattabili e non sottoposti a nessun minimo controllo preventivo per accertare la loro affidabilità (mai sentito parlare di certificato penale?) nonostante maneggino dati ad altissima riservatezza.
Dalla cancelleria alla DDA.
E si parla di fughe di notizie?
Tale situazione la stiamo denunciando in tutte le sedi ma ci sembra che molti facciano orecchie da mercante.
Quando ne parliamo stranamente cala il silenzio.
De Magistris stava cominciando a toccare anche questo argomento, come ha egli stesso dichiarato a Il Sole 24 Ore.
Vogliamo fare più pratica e meno teoria?
Basta aprire il capitolo degli appalti al Ministero della Giustizia per trovare cose agghiaccianti.
Il Re è nudo ma è molto più comodo rivolgere lo sguardo altrove.
Chi ha allora il coraggio di occuparsene?
Dov'è l'ANM?
Dov'è Marco Travaglio? Dov'è Beppe Grillo? Dov'è REPORT che nel 2007 si recò a Napoli durante uno sciopero degli informatici che da 6 mesi NON PRENDEVANO LO STIPENDIO e che dopo aver girato un lungo servizio, intervistando (come riferiscono i colleghi di Napoli) anche il Presidente Carlo Alemi, non ha mai mandato nemmeno 1 minuto di tutto ciò raffazonando scuse a cui nessuno ormai crede?
Dove sono i Magistrati referenti per l'informatica, alcuni di questi frequentatori assidui o addirittura autori di vari blog, non escluso questo?
Li aspettiamo, continuiamo ad aspettarli.

http://www.comitatoatu.it

Anonimo ha detto...

faccio notare che molti commenti postati parlano del merito dei provvedimenti di cui si parla.... detto questo prendo atto di quanto afferma Saracino che trovo giusto, salvo che poi purtroppo occorre dare anche atto alla zia, al padre ed al suocero di quello che è successo e che hanno letto sul giornale ed in Tv e che si riverbera sul giudizio dell'intera categoria.
detto questo passo e chiudo e che dio ce la mandi buona, e che salvi almeno le persone per bene di cui sicuramente fanno parte, con i loro sbagli, De MAgistris e i colleghi di Salerno.

Anonimo ha detto...

Chiedo al dottor Saracino e agli" addetti ai lavori":
1) qual'è l'esatta configurazione dei" fatti" di rilevanza penale contenuti nell'atto di sequestro utilizzato dalla Procura di Salerno;
2) se i" fatti" possono essere divulgati senza possibilità di essere perseguiti penalmente e/o civilmente;
3) se gli stessi "fatti" possono essere opposti giuridicamente come
prova di "inadempienze" agli obblighi comunitari (quanto meno).
Slow Law But Law

La Redazione ha detto...

Per l'anonimo delle 0,38.

Occorre innazitutto chiarire che le condotte descritte nel decreto di perquisizione sono, allo stato, delle "ipotesi" e non ancora dei fatti.
Per il grado di sviluppo del procedimento, infatti, gli stessi pubblici ministeri non hanno ancora elevato una formale "imputazione", vale a dire un'accusa precisa.
Quelle ipotesi riguardano, per dirlo in modo molto generico, infedeltà di alcuni soggetti ai loro compiti istituzionali.
La divulgazione è consentita, con le precisazioni appena accennate.
In ogni caso quegli elementi non fanno prova perché nessun giudice si è ancora pronunciato sulla loro validità, neppure a livello indiziario.
Nicola Saracino