Ringraziando uno dei nostri lettori che ci ha suggerito di farlo, riportiamo il testo integrale di una Risoluzione del Parlamento europeo sul pluralismo dei mezzi d’informazione nell’Unione, che risulta di particolare attualità e importanza in questi tempi di censura odiosa da parte del potere in Italia.
Sul sito del Parlamento europeo, partendo da questo link, è possibile leggere tutti i documenti relativi all’iter parlamentare della Risoluzione.
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Risoluzione del Parlamento europeo del 25 settembre 2008 sulla concentrazione e il pluralismo dei mezzi d’informazione nell’Unione europea (2007/2253 (INI))
Il Parlamento europeo,
– visto l’articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea,
– visto il protocollo sul sistema di radiodiffusione pubblica negli Stati membri allegato al trattato di Amsterdam (Protocollo al trattato di Amsterdam),
– visto il documento di lavoro della Commissione sul pluralismo dei mezzi d’informazione negli Stati membri dell’Unione europea (SEC(2007)0032),
– vista la direttiva 2007/65/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 dicembre 2007, che modifica la direttiva 89/552/CEE del Consiglio relativa al coordinamento di determinate disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri concernenti l’esercizio delle attività televisive,
– vista la sua risoluzione del 20 novembre 2002 sulla concentrazione dei mezzi d’informazione,
– vista la convenzione dell’Unesco del 2005 sulla protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali (Convenzione Unesco sulla diversità culturale),
– vista la sua risoluzione del 22 aprile 2004 sui rischi di violazione, nell’Unione europea e particolarmente in Italia, della libertà di espressione e di informazione (articolo 11, paragrafo 2 della Carta dei diritti fondamentali),
– vista la comunicazione della Commissione del 2001 relativa all’applicazione delle norme sugli aiuti di Stato al servizio pubblico di radiodiffusione,
– vista la risoluzione del Consiglio del 25 gennaio 1999 sulle emissioni di servizio pubblico,
– vista la raccomandazione Rec(2007)3, del 31 gennaio 2007, del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa agli Stati membri sulla missione dei media di servizio pubblico nella società dell’informazione,
– vista la raccomandazione Rec 1466(2000), del 27 giugno 2000, dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa sull’educazione ai media,
– vista la raccomandazione Rec(2007)2 del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, del 31 gennaio 2007, sul pluralismo dei mezzi d’informazione e la diversità dei loro contenuti,
– vista la sua risoluzione del 13 novembre 2007 sull’interoperabilità dei servizi di televisione digitale interattiva,
– visto l’articolo 45 del suo regolamento,
– visti la relazione della commissione per la cultura e l’istruzione e i pareri della commissione per i problemi economici e monetari, della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia e della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (A6-0303/2008),
A. considerando che l’Unione europea ha confermato il suo impegno a difendere e promuovere il pluralismo dei mezzi d’informazione, quale caposaldo essenziale del diritto d’informazione e del diritto alla libertà di espressione sanciti dall’articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che continuano ad essere principi fondamentali per la salvaguardia della democrazia, del pluralismo civico e della diversità culturale,
B. considerando che il Parlamento ha ripetutamente espresso il desiderio che la Commissione predisponga, sia nel settore dei media che nella società dell’informazione nel suo complesso, un quadro giuridico stabile capace di garantire un livello equivalente di protezione del pluralismo negli Stati membri e di consentire agli operatori di giovarsi delle opportunità create dal mercato unico,
C. considerando che, come sottolinea la Commissione nel succitato documento di lavoro, il concetto di pluralismo nei media non può limitarsi al problema della concentrazione della proprietà delle imprese, bensì abbraccia anche questioni riguardanti i servizi pubblici di radiodiffusione, il potere politico, la concorrenza economica, la diversità culturale, lo sviluppo di nuove tecnologie, la trasparenza e le condizioni di lavoro dei giornalisti nell’Unione,
D. considerando che i servizi pubblici di radiodiffusione devono disporre delle risorse e degli strumenti necessari ad assicurarsi una vera indipendenza dalla pressione politica e dalle forze del mercato,
E. considerando che attualmente i servizi pubblici di radiodiffusione sono indotti - in modo ingiustificato e a detrimento della qualità dei loro contenuti - a concorrere per lo share dei telespettatori con i canali commerciali, il cui obiettivo ultimo non è la qualità bensì il soddisfare la domanda maggioritaria del pubblico,
F. considerando che la convenzione dell’Unesco sulla diversità culturale annette grande importanza, fra l’altro, alla creazione di condizioni atte a favorire la diversità dei mezzi di informazione,
G. considerando che la Convenzione dell’Unesco sulla diversità culturale riconosce il diritto delle parti di adottare misure volte a rafforzare la diversità dei media, anche attraverso il servizio pubblico di radiodiffusione,
H. considerando che l’importante ruolo svolto dai media pubblici nel garantire il pluralismo viene riconosciuto sia dalla Convenzione Unesco sulla diversità culturale che dal protocollo al trattato di Amsterdam, ove si afferma che il sistema di radiodiffusione pubblica degli Stati membri è direttamente collegato alle esigenze democratiche, sociali e culturali di ogni società, nonché all’esigenza di preservare il pluralismo dei mezzi di informazione, e che la responsabilità di definire la missione del servizio pubblico di radiodiffusione e di provvedere al suo finanziamento spetta agli Stati membri,
I. considerando che la summenzionata comunicazione della Commissione del 2001 riconosce pienamente il ruolo centrale svolto dagli enti pubblici di radiodiffusione nella promozione del pluralismo e della diversità culturale e linguistica e sottolinea che, nell’esaminare gli aiuti di Stato in questione, la Commissione adotterà criteri quali, ad esempio, l’importanza di promuovere la diversità culturale e di soddisfare le esigenze democratiche, sociali e culturali di ciascuna società,
J. considerando che la summenzionata risoluzione del Consiglio del 25 gennaio 1999 ribadisce la funzione essenziale del servizio pubblico di radiodiffusione per garantire il pluralismo ed esorta gli Stati membri a definire la sua missione in senso ampio, in modo da rispecchiare il ruolo da esso svolto nell’estendere al pubblico i vantaggi dei nuovi servizi audiovisivi e di informazione e delle nuove tecnologie,
K. considerando che il protocollo al trattato di Amsterdam è stato adottato per sancire la competenza degli Stati membri ad organizzare il servizio pubblico nazionale di radiodiffusione in funzione delle esigenze democratiche e culturali delle rispettive società, in modo da soddisfare al meglio l’obiettivo della salvaguardia del pluralismo dei media,
L. considerando che la raccomandazione Rec(2007)3 sottolinea il ruolo specifico svolto dal servizio pubblico di radiodiffusione quale fonte di informazioni e commenti imparziali e indipendenti e di contenuti innovativi e diversificati conformi a standard etici e qualitativi elevati, nonché quale forum di discussione pubblica e strumento per promuovere una più ampia partecipazione democratica dei cittadini, e chiede pertanto che gli Stati membri siano autorizzati ad adattare la missione di tale servizio affinché esso assolva alla sua finalità in un ambiente mediatico nuovo,
M. considerando che il pluralismo dei mezzi d’informazione può essere garantito soltanto attraverso l’adeguato equilibrio politico dei contenuti delle emittenti televisive del servizio pubblico,
N. considerando che l’esperienza dimostra che la concentrazione della proprietà senza limitazioni di sorta mette a repentaglio il pluralismo e la diversità culturale e che un sistema basato esclusivamente sulla libera concorrenza di mercato non è in grado di garantire il pluralismo dei mezzi d’informazione,
O. considerando che in Europa il modello a due pilastri, basato sul settore pubblico e su quello privato per le emittenti televisive e i servizi di media audiovisivi, ha dato prova di grande efficacia nel consolidare il pluralismo dei mezzi d’informazione e dovrebbe essere ulteriormente potenziato,
P. considerando che la concentrazione della proprietà sta incrementando la dipendenza degli operatori del settore dei mezzi d’informazione nei confronti dei proprietari di grandi industrie mediatiche,
Q. considerando che le nuove tecnologie, in particolare il passaggio alla tecnologia digitale per la produzione e la diffusione di contenuti audiovisivi, e l’ingresso sul mercato di nuove forme di comunicazione e servizi d’informazione hanno influenzato in modo significativo la quantità dei prodotti e dei mezzi di diffusione disponibili; che tuttavia l’aumento quantitativo dei media e dei servizi d’informazione non garantisce automaticamente la diversità dei contenuti; che sono pertanto necessari nuovi strumenti aggiornati che garantiscano il pluralismo dei media e la diversità culturale nonché l’informazione tempestiva e obiettiva del pubblico,
R. considerando che l’attuale quadro normativo per le telecomunicazioni, che riflette la relazione diretta e l’interdipendenza esistenti tra la normativa in materia di infrastrutture e quella sui contenuti, fornisce agli Stati membri strumenti tecnici adeguati per tutelare i media e il pluralismo dei contenuti, quali le norme sull’accesso e gli obblighi di trasmissione,
S. considerando tuttavia che il rispetto del pluralismo dell’informazione e della diversità dei contenuti non è automaticamente garantito dai progressi tecnologici, ma deve essere il frutto di una politica attiva, costante e vigile da parte delle autorità pubbliche nazionali ed europee,
T. considerando che Internet ha notevolmente incrementato l’accesso a diverse fonti di informazione, punti di vista e opinioni, ma non ha ancora sostituito i mezzi d’informazione tradizionali quale importante formatore dell’opinione pubblica,
U. considerando che gli editori di quotidiani, grazie all’evoluzione tecnologica, diffondono sempre più la loro offerta su Internet e pertanto dipendono in larga misura dai proventi della pubblicità (online);
V. considerando che i mezzi d’informazione rimangono uno strumento di influenza politica e che vi è il forte rischio che essi non siano in grado di svolgere la propria funzione di organo di controllo della democrazia, dal momento che l’operato delle imprese private del settore è motivato soprattutto dal profitto economico; che ciò comporta un rischio in termini di perdita di diversità, qualità del contenuto e molteplicità delle opinioni e che la salvaguardia del pluralismo dei media non dovrebbe quindi essere affidata ai soli meccanismi di mercato,
W. considerando che in alcuni Stati membri le grandi imprese mediatiche hanno acquisito posizioni notevoli, spesso dominanti, e che l’esistenza di gruppi editoriali appartenenti a imprese in grado di vincere appalti pubblici rappresenta una minaccia per l’indipendenza dei mezzi d’informazione,
X. considerando che il contributo fornito dalle multinazionali mediatiche in alcuni Stati membri è fondamentale per imprimere nuovo dinamismo al paesaggio dei media, ma che le condizioni di lavoro e le remunerazioni devono essere anch’esse oggetto di alcuni miglioramenti,
Y. considerando che è necessario migliorare le condizioni e la qualità del lavoro degli operatori del settore mediatico e che, in assenza di garanzie sociali, il numero dei giornalisti che lavorano in condizioni di precariato è in aumento,
Z. considerando che il diritto della concorrenza Unione europea può affrontare solo in misura limitata le questioni legate alla concentrazione dei media, in quanto le attività che determinano una concentrazione verticale e orizzontale della proprietà dei mezzi di informazione nei nuovi Stati membri non hanno ancora raggiunto le soglie finanziarie che farebbero scattare l’applicazione del diritto della concorrenza UE,
AA. considerando che se si applicano regole troppo restrittive in materia di proprietà mediatica si rischia di ostacolare la competitività delle imprese europee sul mercato mondiale e di favorire l’influenza dei gruppi mediatici non europei,
AB. considerando che i fruitori dei mezzi d’informazione dovrebbero avere accesso a una vasta gamma di contenuti,
AC. considerando che i creatori di media si sforzano di produrre contenuti della massima qualità possibile, ma che le condizioni non sono dappertutto ugualmente soddisfacenti per permettere di raggiungere tale obiettivo in tutti gli Stati membri,
AD. considerando che la proliferazione di nuovi mezzi di comunicazione (Internet banda larga, canali via satellite, televisione digitale terrestre, ecc.) e la varietà della proprietà dei mezzi di comunicazione non sono condizioni sufficienti in sé per assicurare il pluralismo dei contenuti mediatici,
AE. considerando che le norme in materia di qualità dei contenuti e di tutela dei minori dovrebbero essere applicate sia al settore pubblico che a quello commerciale,
AF. considerando che le imprese mediatiche sono indispensabili per il pluralismo dei mezzi d’informazione e la salvaguardia della democrazia e che dovrebbero quindi essere coinvolte più attivamente nelle pratiche riguardanti l’etica imprenditoriale e la responsabilità sociale,
AG. considerando che i mezzi di comunicazione commerciali utilizzano sempre più contenuti prodotti da utenti privati, in particolare contenuti audiovisivi, dietro pagamento di un corrispettivo simbolico o senza versare alcun corrispettivo, sollevando problemi di natura etica e di tutela della vita privata, e che si tratta di una prassi che espone i giornalisti e gli altri operatori del settore a una pressione competitiva indebita,
AH. considerando che i weblog costituiscono un importante nuovo contributo alla libertà di espressione sempre più utilizzato dagli operatori del settore dei mezzi d’informazione e dai privati cittadini,
AI. considerando che le emittenti pubbliche devono disporre di finanziamenti stabili, agire in maniera giusta ed equilibrata ed essere dotate dei mezzi necessari per promuovere l’interesse pubblico e i valori sociali,
AJ. considerando che gli Stati membri hanno un ampio margine di manovra per quanto riguarda l’interpretazione della missione dei media di servizio pubblico e il loro finanziamento,
AK. considerando che la presenza di mercato dei media del servizio pubblico è degna di nota solo nel settore dei servizi audiovisivi e non lineari,
AL. considerando che il modello audiovisivo europeo deve continuare a basarsi sull’equilibrio tra un servizio pubblico forte, indipendente e pluralista e un settore commerciale dinamico; considerando altresì che la stabilità di tale modello è indispensabile per la vitalità e la qualità della creazione, per il pluralismo dei servizi d’informazione e per il rispetto e la promozione della diversità culturale,
AM. considerando che a volte i servizi pubblici d’informazione degli Stati membri risentono sia dell’inadeguatezza dei finanziamenti sia di pressioni politiche,
AN. considerando che l’assolvimento dei compiti assegnati dai singoli Stati membri al servizio pubblico di radiodiffusione presuppone finanziamenti a lungo termine e la garanzia dell’indipendenza, il che è ben lungi dall’essere vero in tutti gli Stati membri,
AO. considerando che in alcuni Stati membri i media del servizio pubblico possono svolgere un ruolo preponderante, sia in termini di qualità che in termini di audience,
AP. considerando che l’accesso universale da parte del pubblico a contenuti diversificati e di alta qualità diventa ancora più importante nell’attuale contesto, caratterizzato dall’evoluzione tecnologica e da una concentrazione accentuata in un ambiente sempre più competitivo e globalizzato; considerando che i servizi audiovisivi pubblici sono fondamentali per la formazione democratica delle opinioni, per consentire ai cittadini di familiarizzarsi con la diversità culturale e per garantire il pluralismo; considerando inoltre che tali servizi devono poter utilizzare le nuove piattaforme di radiodiffusione per assolvere alla missione loro affidata, ossia raggiungere tutti i gruppi che compongono la società, indipendentemente dalle modalità di accesso utilizzate,
AQ. considerando che i mezzi d’informazione del servizio pubblico necessitano di finanziamenti pubblici adeguati per poter competere con i media commerciali in termini di offerta di contenuti culturali e informativi di alta qualità,
AR. considerando che nell’ultimo decennio sono nati nuovi canali mediatici e che i mezzi di comunicazione tradizionali guardano con preoccupazione al fatto che i canali di vendita internet richiamano una quota sempre maggiore del gettito pubblicitario,
AS. considerando che le emittenti pubbliche e commerciali continueranno a svolgere ruoli complementari, insieme ai nuovi attori, nel nuovo panorama audiovisivo, caratterizzato da una molteplicità di piattaforme mediatiche,
AT. considerando che l’Unione europea non ha competenze intrinseche per regolamentare la concentrazione dei media, anche se la sue competenze in diversi ambiti politici le consentono di svolgere un ruolo attivo nella salvaguardia e promozione del pluralismo dei mezzi d’informazione; considerando che la normativa sulla concorrenza e sugli aiuti di Stato e sul settore audiovisivo e delle telecomunicazioni, unitamente alle relazioni (commerciali) esterne, sono settori in cui l’Unione europea può e dovrebbe perseguire attivamente una politica intesa a rafforzare e promuovere il pluralismo dei mezzi d’informazione,
AU. considerando il numero crescente dei conflitti che vertono sulla libertà di espressione,
AV. considerando che nella società dell’informazione l’educazione ai media riveste un ruolo cruciale nel consentire ai cittadini una consapevole e attiva partecipazione alla vita democratica,
AW. considerando che il numero crescente di informazioni disponibili (soprattutto grazie a Internet) rende sempre più importante la loro interpretazione e valutazione,
AX. considerando che la promozione dell’alfabetizzazione mediatica dei cittadini dell’Unione europea necessita di un sostegno ben maggiore,
AY. considerando che i mezzi d’informazione europei operano ormai in un mercato globalizzato, il che significa che una regolamentazione esaustiva e restrittiva del loro regime di proprietà ridurrà in modo significativo la loro capacità di competere con le imprese dei paesi terzi non vincolate da simili restrizioni; considerando che è pertanto necessario trovare un equilibrio tra l’applicazione coerente di regole di concorrenza leale e il mantenimento di valvole di sicurezza a favore del pluralismo, da un lato, e la garanzia che le imprese siano dotate della flessibilità necessaria per competere sul mercato mediatico internazionale, dall’altro,
AZ. considerando che viviamo in una società costantemente bombardata da informazioni, comunicazioni istantanee e messaggi non filtrati e che la selezione delle informazioni necessita di particolari abilità,
BA. considerando che le misure intese a consolidare e promuovere il pluralismo dei mezzi d’informazione devono rappresentare un elemento fondamentale delle relazioni esterne dell’UE (nel settore commerciale e in altri ambiti), soprattutto nel quadro della politica europea di vicinato, della strategia per l’allargamento e degli accordi bilaterali di partenariato,
1. sollecita la Commissione e gli Stati membri a difendere il pluralismo dei mezzi d’informazione, a garantire che tutti i cittadini dell’Unione europea abbiano accesso, in tutti gli Stati membri, a mezzi d’informazione liberi e diversificati e a raccomandare miglioramenti ove necessario;
2. è convinto che un sistema pluralistico dei mezzi d’informazione sia un requisito fondamentale per il mantenimento del modello sociale democratico europeo;
3. constata che il panorama europeo dei mezzi d’informazione è sottoposto ad una progressiva convergenza per quanto riguarda i mezzi d’informazione e i mercati;
4. sottolinea che la concentrazione della proprietà del sistema mediatico crea un ambiente favorevole alla monopolizzazione del mercato pubblicitario, ostacola l’entrata di nuovi attori sul mercato e contribuisce altresì all’uniformità del contenuto dei mezzi d’informazione;
5. osserva che lo sviluppo del sistema mediatico è sempre più determinato dal profitto e che, di conseguenza, i processi della società, politici o economici come pure i valori espressi nei codici di condotta dei giornalisti, non sono coperti in misura adeguata; ritiene, pertanto, che la legislazione in materia di concorrenza debba essere collegata con la legislazione sui mezzi d’informazione, in modo da garantire l’accesso, la concorrenza e la qualità e in modo da evitare conflitti d’interesse tra la concentrazione della proprietà dei mezzi di comunicazione e il potere politico, che sono pregiudizievoli per la libera concorrenza, la parità di condizioni ed il pluralismo;
6. ricorda agli Stati membri che le decisioni delle autorità nazionali di regolamentazione devono sempre cercare un equilibrio tra le funzioni di cui esse sono incaricate e la libertà di espressione, la cui tutela spetta in ultima analisi ai giudici;
7. invita la Commissione ad impegnarsi a promuovere un quadro giuridico stabile che garantisca un elevato livello di protezione del pluralismo in tutti gli Stati membri;
8. chiede pertanto che, al fine di rafforzare la pluralità dei media, siano garantiti tanto l’equilibrio tra le emittenti pubbliche e private - negli Stati membri in cui esistono attualmente emittenti pubbliche - quanto il collegamento tra la legislazione in materia di concorrenza e la legislazione sui mezzi d’informazione;
9. ritiene che i principali obiettivi delle autorità pubbliche debbano essere quelli di creare condizioni atte a garantire un elevato livello di qualità dei mezzi di comunicazione (inclusi quelli pubblici), assicurare la loro diversità e garantire la piena indipendenza dei giornalisti;
10. chiede l’introduzione di misure volte a migliorare la capacità concorrenziale dei gruppi mediatici europei per poter così dare un contributo efficace alla crescita economica, che deve essere altresì promossa attraverso una maggiore sensibilizzazione e conoscenza delle questioni economiche e finanziarie tra i cittadini;
11. sottolinea che nell’Unione europea, e in particolare nei nuovi Stati membri, cresce l’influenza di investitori di paesi terzi operanti nel settore dei media;
12. chiede che le disposizioni della legislazione in materia di concorrenza siano applicate in modo coerente a livello dell’Unione europea e a livello nazionale, in modo da garantire una concorrenza elevata e da consentire a nuovi operatori di accedere al mercato;
13. ritiene che il diritto comunitario in materia di concorrenza abbia contribuito a limitare la concentrazione dei mezzi d’informazione; sottolinea, tuttavia, l’importanza di controlli autonomi dei mezzi d’informazione a livello di Stato membro ed insiste, a tal fine, affinché la regolamentazione dei mezzi d’informazione a livello nazionale sia efficace, chiara, trasparente e di alto livello;
14. accoglie con favore l’intenzione della Commissione di elaborare indicatori concreti per valutare il pluralismo dei mezzi d’informazione;
15. chiede che, oltre al pluralismo, vengano elaborati anche altri indicatori da utilizzare quali criteri per l’analisi dei media, tra cui la loro posizione rispetto alla democrazia, allo Stato di diritto, ai diritti dell’uomo e delle minoranze e a codici di condotta professionali per i giornalisti;
16. ritiene che le norme sulla concentrazione dei mezzi di comunicazione dovrebbero disciplinare non soltanto la proprietà e la produzione del contenuto mediatico, bensì anche i canali ed i mezzi (elettronici) per l’accesso e la diffusione di contenuti su Internet, quali i motori di ricerca;
17. sottolinea la necessità di garantire che le persone disabili abbiano accesso alle informazioni;
18. riconosce che l’autoregolamentazione svolge un ruolo importante nel garantire il pluralismo dei mezzi d’informazione; accoglie con favore le attuali iniziative del settore al riguardo;
19. incoraggia l’elaborazione di una carta per la libertà dei mezzi d’informazione al fine di garantire la libertà di espressione e il pluralismo;
20. esorta a rispettare la libertà dei mezzi d’informazione e invita questi ultimi a osservare in modo coerente il codice di condotta;
21. sottolinea la necessità di istituire sistemi per il controllo e l’attuazione del pluralismo dei media, basati su indicatori affidabili e obiettivi;
22. sottolinea la necessità che le autorità dell’Unione europea e degli Stati membri assicurino l’indipendenza di giornalisti ed editori mediante adeguate garanzie giuridiche e sociali specifiche, e ribadisce che è importante elaborare e applicare in modo uniforme negli Stati membri, così come in tutti i mercati ove operano imprese mediatiche aventi sede nell’Unione europea, statuti editoriali che prevengano l’ingerenza dei proprietari, degli azionisti o di organi esterni, come i governi, nel contenuto dell’informazione;
23. esorta gli Stati membri a garantire, attraverso mezzi idonei, un adeguato equilibrio tra le sensibilità politiche e sociali, in particolare nel quadro dei programmi informativi e di attualità;
24. valuta positivamente il dinamismo e la differenziazione introdotti nel paesaggio mediatico dai nuovi media e incoraggia un uso responsabile di tutti i nuovi supporti tecnologici, come la TV mobile quale piattaforma per i media commerciali, pubblici e dei cittadini;
25. incoraggia una discussione aperta su tutte le questioni relative allo status dei weblog;
26. è favorevole alla protezione dei diritti di copyright a livello dei mezzi d’informazione on-line, con l’obbligo per i terzi di citare la fonte quando riportano una dichiarazione;
27. raccomanda l’inserimento dell’alfabetizzazione mediatica tra le competenze chiave europee e appoggia la messa a punto di una formazione europea di base in materia mediatica, sottolineandone nel contempo l’importanza ai fini del superamento del gap digitale;
28. sottolinea che l’educazione ai media deve consistere nel fornire al cittadino i mezzi per interpretare criticamente e utilizzare il volume sempre maggiore d’informazioni da cui viene investito, così come sancito nella raccomandazione Rec 1466 (2000); ritiene che attraverso questo processo di apprendimento i cittadini saranno dunque in grado di elaborare messaggi e selezionare i media più appropriati per la loro comunicazione, diventando così capaci di esercitare appieno il proprio diritto alla libertà d’informazione e d’espressione;
29. esorta la Commissione a prestare adeguata attenzione, nel quadro dell’adozione di un approccio europeo in materia di alfabetizzazione mediatica, ai criteri relativi alla capacità di valutazione critica dei contenuti nonché allo scambio delle migliori prassi al riguardo;
30. chiede alla Commissione e agli Stati membri di consolidare un quadro obiettivo per la concessione delle licenze di trasmissione nei settori della televisione via cavo e via satellite e dei mercati della diffusione analogica e digitale, secondo criteri di trasparenza e di equità, allo scopo di stabilire un sistema di concorrenza pluralistica e di evitare abusi da parte di imprese in posizione di monopolio o in posizione dominante;
31. ricorda alla Commissione che le è stato chiesto in diverse occasioni di elaborare una direttiva mirante ad assicurare il pluralismo, incoraggiare e preservare la diversità culturale quale definita dalla Convenzione Unesco sulla diversità culturale e a garantire l’accesso di tutte le imprese mediatiche agli elementi tecnici atti a consentire loro di raggiungere il pubblico nella sua totalità;
32. sollecita gli Stati membri ad appoggiare servizi pubblici di radiodiffusione di alta qualità, in grado di offrire una reale alternativa alla programmazione delle reti commerciali e che, senza dover necessariamente concorrere per lo share di pubblico e per i proventi della pubblicità, occupino un posto di più alto profilo nel panorama europeo come pilastri della salvaguardia del pluralismo dei media, del dialogo democratico e dell’accesso di tutti i cittadini a contenuti di qualità;
33. invita la Commissione e gli Stati membri a promuovere la cooperazione tra le autorità europee di regolamentazione e ad intensificare le discussioni formali e informali e gli scambi di opinioni tra autorità di regolamentazione del settore della radiotelediffusione;
34. raccomanda che, ove opportuno, i servizi di media pubblici degli Stati membri rispecchino la natura multiculturale delle regioni;
35. incoraggia la divulgazione di informazioni sulla proprietà di tutti i media per contribuire a una maggiore trasparenza relativamente agli obiettivi e alle caratteristiche delle emittenti o degli editori;
36. incoraggia gli Stati membri a far sì che l’applicazione ai mezzi d’informazione, a Internet e al settore delle tecnologie della comunicazione delle disposizioni nazionali in materia di concorrenza agevoli e promuova il pluralismo dei mezzi d’informazione; esorta la Commissione a tener conto dell’impatto sul pluralismo dei mezzi d’informazione nell’applicazione del diritto di concorrenza dell’Unione europea;
37. raccomanda che la regolamentazione sugli aiuti di Stato sia concepita e applicata in modo atto a consentire ai media del servizio pubblico e alle emittenti dei cittadini di assolvere alla propria funzione in un contesto dinamico, garantendo nel contempo che i media del servizio pubblico svolgano la missione loro attribuita dagli Stati membri in modo trasparente e responsabile, evitando un utilizzo scorretto dei finanziamenti pubblici per ragioni di convenienza politica o economica;
38. invita la Commissione europea a tener debitamente conto della Convenzione Unesco sulla diversità culturale e della già citata raccomandazione Rec(2007)3 all’atto di stabilire se sia necessaria una revisione della summenzionata comunicazione della Commissione del 2001; chiede che, qualora la Commissione decida di rivedere le attuali linee guida, si valuti quale sarà l’impatto sul pluralismo dei mezzi d’informazione di qualsiasi misura o chiarimento proposti e si rispettino debitamente le competenze degli Stati membri;
39. esorta la Commissione europea a servirsi del processo di revisione della comunicazione sul servizio europeo di radiodiffusione – laddove lo ritenga necessario – per potenziare il servizio pubblico di radiodiffusione quale importante garante del pluralismo dei media nell’Unione europea;
40. ritiene che, affinché i media audiovisivi pubblici possano assolvere alla propria funzione nell’era della tecnologia digitale, è necessario che essi sviluppino nuovi servizi e media informativi, al di là dei programmi tradizionali, e che siano in grado di interagire con tutte le reti e piattaforme digitali;
41. accoglie con favore l’applicazione, in alcuni Stati membri, di norme che impongono ai fornitori di servizi televisivi via cavo di includere canali statali e di attribuire una parte dello spettro del canale numerico alle emittenti pubbliche;
42. invita la Commissione a concepire la missione delle emittenti di servizio pubblico in senso ampio, in sintonia con un’interpretazione del protocollo al trattato di Amsterdam che sia dinamica e adeguata alle esigenze future, in particolare per quanto concerne la libera partecipazione delle emittenti pubbliche agli sviluppi tecnologici e alle forme derivate di produzione e presentazione di contenuti (sotto forma sia di servizi lineari che non lineari); ciò dovrebbe includere anche un finanziamento adeguato per i nuovi servizi quale parte integrante delle competenze delle emittenti pubbliche;
43. ribadisce che le norme sull’utilizzo dello spettro devono tener conto di obiettivi di interesse pubblico come il pluralismo dei mezzi d’informazione e non possono quindi essere soggette a un regime basato esclusivamente sul mercato; inoltre, gli Stati membri dovrebbero mantenere la responsabilità della decisione in merito all’attribuzione delle frequenze al fine di soddisfare le esigenze specifiche delle loro società garantendo e promuovendo il pluralismo dei servizi d’informazione;
44. raccomanda che nel quadro della revisione del pacchetto Telecom vengano mantenuti e, se necessario, estesi gli obblighi di ridiffusione;
45. concorda con la summenzionata raccomandazione Rec(2007)2, secondo la quale occorre garantire ai fornitori di contenuti un equo accesso alle reti di comunicazioni elettroniche;
46. rinvia alla summenzionata risoluzione del 13 novembre 2007, dato che l’interoperabilità è fondamentale per il pluralismo dei mezzi di informazione;
47. auspica un approccio equilibrato per quanto concerne l’assegnazione del dividendo digitale, al fine di garantire un equo accesso a tutti gli operatori e salvaguardare così il pluralismo dei mezzi d’informazione;
48. è preoccupato per la posizione dominante detenuta da alcuni grandi operatori online, la quale limita i nuovi soggetti sul mercato e soffoca in tal modo la creatività e l’imprenditorialità in questo settore;
49. chiede una maggiore trasparenza in relazione ai dati e alle informazioni personali detenute sugli utenti dai motori di ricerca Internet, dai fornitori di posta elettronica e dai siti di social networking;
50. ritiene che la normativa a livello dell’Unione europea garantisca sufficientemente l’accessibilità delle guide elettroniche di programmi e di possibilità analoghe di ricerca e navigazione, ma che potrebbe essere preso in considerazione un intervento integrativo riguardante il modo di presentare le informazioni sui programmi disponibili, al fine di rendere facilmente accessibili i servizi di interesse generale; chiede alla Commissione di esaminare, attraverso le procedure di consultazione, se siano necessarie linee direttrici minime o una regolamentazione settoriale specifica, al fine di garantire il pluralismo dei mezzi di informazione;
51. chiede che siano salvaguardati l’equilibrio tra emittenti di diritto pubblico ed emittenti private e la coerente applicazione della normativa sulla concorrenza e sui mezzi di informazione, onde rafforzare il pluralismo dei mezzi d’informazione;
52. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.
3 commenti:
Il Parlamento Europeo "ritiene pertanto che la legislazione in materia di concorrenza debba essere collegata con la legislazione sui mezzi di informazione, in modo da garantire l'accesso, la concorrenza e la qualità e in modo da evitare conflitti di interesse tra la concentrazione della proprietà dei mezzi di comunicazione e il potere politico, che sono pregiudizievoli per la libera concorrenza , la parità di condizioni e il pluralismo."
Pare che tale risoluzione sia stata trasmessa anche al nostro Paese. Perchè - pare - che tra i membri dell'Unione vi sia anche l'Italia.
Pare che sia seguito un ampio dibattito e che l'opinione pubblica sia stata resa edotta.
Pare che siano state approvate dal nostro Parlamento leggi conseguenti in materia anti trust.
Pare che si stiano per approvare leggi democratiche in materia di informazione e che si voglia incrementare il pluralismo sulla rete.
Pare...
E’ un momento di emergenza per la democrazia.
La democrazia é nella sua essenza il potere esercitato dal popolo. E il popolo esercita questo potere essenzialmente eleggendo i propri rappresentanti al Parlamento.
Un corpo elettorale disinformato e ipnotizzato é un modo per trasformare una democrazia in una oligarchia e poi in una dittatura.
L’informazione é essenziale.
Ci avviliamo, ci deprimiamo, ci arrabbiamo.
Proponiamo improbabili occupazioni del parlamento o manifestazioni a tempo indeterminato sulle piazze. O altri progetti. Mi permetto di dire che tra una discussione e l’altra, tra una lamentela e l’altra si potrebbe anche dare un piccolo contributo alla causa dell’informazione libera.
1) Micromega, un “covo” di liberi pensatori, una fonte di “eversiva” informazione, da sostenere per € 14,00 al bimestre, dal giornalaio (e anche di più, online, per chi può).
2) Pandora: il sogno di una TV LIBERA, che risponde solo ai cittadini, suoi editori.
Io ho sottoscritto la quota minima, con enorme sacrificio (€ 100,00). Ma quando ho cercato di divulgare questo progetto splendido, anche i più entusiasti si sono fermati davanti ai “piccioli” (soldi, al mio paese).
Ho appena ricevuto una e-mail da Pandora, con cui mi comunicavano i loro problemi, i loro progetti ... e il loro numero di telefono.
Ho telefonato, facendogli presente che la quota era alta, che tutti gli entusiasmi si fermavano di fronte a quella cifra. Mi hanno spiegato che é imposta per legge. Ho suggerito che potrebbero chiarire che si può donare anche pochissimo, senza sottoscrivere ... Mi hanno risposto che é una osservazione corretta, che verdanno come fare ....
Vi lascio indicandovi il sito http://www.pandoratv.it, invitandovi a guardare il video in fondo “appello per una informazione libera” (c’é anche Travaglio in quel bellissimo appello). Vi lascio anche quel numero di telefono, se volete parlare direttamente con loro ( 3486783227 ).
Fatti, non parole. Anche piccoli. Ma le gocce tutte assieme, formano un’onda .....
A questo punto mi viene da pensare che il nostro Parlamento sia analfabeta visto gli scarsi requisiti richiesti per poter diventare ministri,ministre,parlamentari,ecc.
In Italia è divenuta la carriera più semplice,rapida,efficace,e remunerata.Basta avere le amicizie giuste.
E' molto,ma molto più complesso superare il concorso per operatore ecologico.
Alessandra
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