di Giuseppe Panissidi
(Ricercatore nell’Università della Calabria)
da Messagero.it del 4 febbraio 2009
E’ ampiamente noto come, da Aristotele a Cicerone, fino all’ambito moderno delle nostre culture e sensibilità, la rigorosa applicazione dei principi del diritto e della giustizia, spinta all’estremo, finisca per rovesciarsi nel suo diretto opposto.
Che, non a caso, il sagace Terenzio definisce “malitia”, un lemma assai denso di significati, non solo tecnici.
Questo storico assunto, intrinsecamente munito di uno spessore ideale e culturale profondo, può aiutarci a inquadrare correttamente i più recenti sviluppi dell’affaire De Magistris.
“La scure del CSM” – secondo la truce metafora mediatica – colpendo energicamente i duellanti di Catanzaro e Salerno, ma soprattutto questi ultimi, ha saputo ristabilire l’ordine infranto della legalità, ossia, in concreto, le prerogative e la credibilità della giurisdizione.
Infatti, nelle more della separazione dei pm dall’ordine giudiziario, si è cominciato a separarne qualcuno … dal suo ufficio.
“Iniuria” affatto singolare, indubbiamente intrisa di “malitia”, ma del tutto sconnessa dall’estremo rigore giuridico di cui sopra.
Ora, ci troviamo fuori dal terreno impervio e defatigante delle opinioni, più o meno fondate e polemiche e faziose.
Tralasciamo, per carità di patria, le improvvide esternazioni speculative di un premier, che invoca la “certezza della pena” nella fase procedimentale delle indagini preliminari! Fulgido esempio di cultura della giurisdizione, non solo e non tanto, quanto di percezione e fedeltà allo Stato Costituzionale di diritto!
Consideriamo, invece, una fonte meno sospetta e oltremodo istruttiva, quale è la presidenza dell’A.N.M., il sindacato che rappresenta i magistrati, non i pur rispettabili carrettieri.
Ebbene, dopo la sospensione del procuratore di Salerno – ad opera di un C.S.M. finalmente unanime, in un paese notoriamente lacerato dai più potenti virus della belligeranza – il rappresentante di quell’associazione ha impartito alla nazione una solenne lezione di diritto e democrazia. E… giurisdizione, appunto.
Una lezione memorabile e rivelatrice, anzitutto.
Per quel magistrato-delegato-da-magistrati, con i provvedimenti del C.S.M., “la pagina è chiusa”.
Il senso del discorso non potrebbe essere più chiaro e confortante.
L’intervento dell’organo di autogoverno della magistratura non ha assunto iniziative emergenziali e cautelari, nell’ambito di un procedimento ancora tutto da svolgere e nel quadro delle garanzie previste dall’ordinamento giuridico democratico.
Non ha, insomma, scritto la pagina iniziale di un giudizio disciplinare, che (ritualmente) richiede una certa estensione temporale, a scopo preventivo e sul presupposto indefettibile della presunzione di non-colpevolezza.
Au contraire, ha istituito una procedura nella quale l’indagine è processo, esito e anche sentenza.
A questa “pagina chiusa”, poco meno di una confessione, patentemente ripugna ogni ulteriore commento, ritardati esclusi.
Ed è la concreta riprova della segnalata e (largamente) condivisa necessità di un’immediata “certezza della pena”.
E la nostra sarebbe una nazione disunita?
4 commenti:
Articolo 21!
Libertà di parola!
Parole in libertà...
Stefano
Genova
Illustre Professore,
cosa dirLe?
Forse semplicemente che se Lei non ci fosse bisognerebbe inventarLa.
La cosa più incredibile è che, nel mentre invochiamo massime elementari di civiltà, i più le considerano, nel migliore dei casi, squisite raffinatezze riservate a pochi buongustai.
I nostri discorsi vengono avvolti come degli optionals per pochi intimi e non per quello che sono: indicazione delle condizioni essenziali perché si possa parlare di società e non di giungla.
Grazie assai per i Suoi interventi, che, in tempi bui, fanno brillare ancor di più il senso civico che li pervade.
Stefano Racheli
I giornalisti (in questo caso una giornalista), anche tra i più stimabili, quando intervistano un rappresentante di un potere modesto, mostrano tutta la verve e l'aggressività che compete ad un buon professionista dell’informazione.
Guardare un po':.. >>>> 8 e ½<<<<
“....Non ha, insomma, scritto la pagina iniziale di un giudizio disciplinare, che (ritualmente) richiede una certa estensione temporale, a scopo preventivo e sul presupposto indefettibile della presunzione di non-colpevolezza. Au contraire, ha istituito una procedura nella quale l’indagine è processo, esito e anche sentenza. ...”
Caro prof. Panissidi,
Lei mi pare intenzionalmente troppo buono in questa descrizione: fa riferimento a una indagine, che esaurirebbe tutto in sè, e in modo definitivo, e non già una iniziativa emergenziale e cautelare.
Io credo che si sia andati oltre.
Mi chiedo, ma davvero c’é stata una indagine?
O c’é stata solo una decisione, presa prima dell’inizio del procedimento stesso, per raggiungere scopi estranei alla funzione disciplinare?
Mi hanno insegnato che esistono due tipi di decisioni: quelle che vengono prese sulla base della motivazione, cioé applicando la legge al caso concreto, e le decisioni che vengono prese per altre ragioni.
Solo nelle prime la motivazione, ossia il ragionamento che poi viene steso per iscritto, precede cronologicamente il dispositivo. Nelle seconde, invece, la motivazione é successiva e svolge l’unica funzione di “difendere”, nel miglior modo possibile, un dispositivo che poggia altrove.
E questo dispositivo sembra poggiare sulla necessità di ristabilire l’Ordine, di eliminare i virus dal Sistema.
Sa che senso di profondo sconforto mi ha avvolto nel sentire quello scrosciante applauso con cui é stato accolto il Procuratore Iannelli alla inaugurazione dell’anno giudiziario?
“ ... E la nostra sarebbe una nazione disunita?”, domanda.
Il mio sconforto mi farebbe rispondere: no, é un coro unanime!
Ma quel barlume di speranza che mi é rimasto mi porta a risponderle: si! Questo blog, insieme ad altri, é la dimostrazione che una piccola minoranza che rema contro corrente c’é. Ed é contagiosa. Si muove nella rete e tra le pagine dei libri.
Non si vede solo perchè é oscurata dalla censura.
Sono solo fiaccole nella notte, ma sono fiduciosa: a da passà a nuttata!
Grazie del suo contributo, a nome di tutti.
L’abbraccio, se mi consente.
Anna
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