di Silvio Liotta
A proposito del “buttarla in caciara” di cui ci parla qui Stefano Racheli, leggo un articolo su Repubblica del 5 dicembre 2008, sulla cd “guerra tra procure”, a firma di D’Avanzo, che non posso non commentare.
Leggendo l’articolo (riportato anche dalla rassegna stampa del blog e comunque raggiungile da questo link), salta agli occhi che il giornalista riprende acriticamente le argomentazioni utilizzate dalla Procura Generale di Catanzaro contro la legittima inchiesta condotta dalla Procura Generale di Salerno. Ne trascrivo un significativo stralcio: la Procura di Salerno “da tempo tesaurizzando le propalazioni del dott. De Magistris, le cui condotte sono state già sanzionate dal consiglio della magistratura, persevera nell’accreditare una versione processuale alternativa a quella verificata” (comunicato consegnato alla stampa il 3 dicembre a firma del Pg Iannelli e dei sostituti De Lorenzo, Garbati, Curcio). E’ interessante, fra l’altro, notare che dei magistrati, in un comunicato destinato alla stampa, definiscano “propalazioni del dott. De Magistris” quelle che tecnicamente sono “denunce” del dotto. De Magistris.
Quindi nell’articolo D’Avanzo sostiene che l’inchiesta condotta dalla Procura di Salerno nei confronti di magistrati della procura di Catanzaro è inutile, perché si basa sulle inchieste di De Magistris che sono state, secondo il giornalista, più volte valutate da organi terzi e quindi da essi censurate.
Premesso che le inchieste della procura di Salerno si spingono altre i confini di quelle di De Magistris (e quindi non si basano solo su dossier di indagine di De Magistris, ma assumono nuove rilevanze giudiziarie), D’Avanzo, quando parla delle censure sulle inchieste di De Magistris, sembra proprio che non sappia di cosa parla. Sembra che non conosca assolutamente i fatti, ma si limiti a rivelare la “Verità”; certo, quella sua, esclusiva e personale, completamente sganciata da un’adeguata analisi dei fatti ...
Il giornalista sostiene che le inchieste di De Magistris, sono state valutate nel tempo:
- da un giudice per le indagini preliminari;
- da un tribunale del riesame;
- dalla Corte di Cassazione.
“E sempre De Magistris ha avuto torto” (ma quando mai!).
Inoltre ci fa sapere che le inchieste di De Magistris sono state censurate:
- dal procuratore generale della Cassazione;
- dal plenum del Csm;
- dalla Corte di Cassazione (respinge il ricorso di De Magistris).
Sul fatto che le inchieste di De Magistris siano state valutate dagli organi richiamati da D’Avanzo non ci piove. Che le inchieste, lungo il loro iter istruttorio, vengano vagliate e giudicate dal GIP risulta cosa ovvia nel sistema giurisdizionale italiano. Ed evidentemente con l’avallo del Gip le inchieste di De Magistris hanno proseguito tutte e tre (“Toghe Lucane”, “Poseidone”, “Why not”), fino all’avocazione delle ultime due e al trasferimento del magistrato, che ha impedito la gestione di Toghe Lucane.
Un po’ più complesso il caso del Tribunale del riesame.
Faccio un esempio: il Tribunale del Riesame di Catanzaro annulla le perquisizioni (febbraio 2007), nell’ ambito dell’inchiesta Toghe lucane, a carico di due indagati. Successivamente nel novembre dello stesso anno la sesta sezione penale della Suprema Corte accoglie il ricorso presentato da De Magistris contro la decisione del Tribunale del Riesame. Anche i Tribunali del Riesame possono “sbagliare”. Ma questo, forse, D’Avanzo non lo sa.
Ulteriore esempio: Toghe Lucane, megaimpianto turistico Marinagri. De Magistris il 3 marzo del 2007 ottiene dal Gip il sequestrato del villaggio turistico Marinagri (un Gip che dà ragione a De Magistris: stupore!). Successivamente il 20 marzo 2007 il Tribunale del Riesame di Catanzaro dispone il dissequestro. Il 22 ottobre del 2007 la Corte di Cassazione respinge il ricorso presentato da De Magistris contro l’ordinanza del Tribunale del Riesame. Purtroppo non solo i Tribunali del Riesame “sbagliano”, ma anche le Sezioni della Cassazione. E così il pm di Catanzaro il 17 aprile 2008 dispone un nuovo sequestro della struttura (acquisita nuova perizia), convalidato nuovamente dal Gip (e torna lo stupore). Segue ricorso al tribunale del Riesame, che respinge, e successivo ricorso alla Corte Suprema, che respinge anch’essa il ricorso contro l’ordine di sequestro del pm di Catanzaro, dunque confermandolo.
“E sempre ha avuto torto”; riecheggia dall’articolo la tonante asserzione del giornalista D’Avanzo. Ad una persona normale verrebbe da dire: “ ma che film s’è visto D’Avanzo!”; “ma che male abbiamo commesso per meritarci i giornalisti che abbiamo!”.
Si consideri peraltro che reputo D’Avanzo uno dei migliori sulla piazza (e ho detto tutto).
Ma probabilmente la ragion di stato non ammette concessioni ai fatti, al vero giornalismo inteso come servizio sociale per un concreto esercizio delle libertà democratiche.
La domanda assillante rimane: ma qual è questa ragion di stato?
Trovare la risposta non è cosa facile, o comunque alla mia portata. Ma se non altro ci sembra di poter asserire che D’Avanzo alcune cose proprio non le sa.
Tornando all’articolo, possiamo quindi ritenere corretto quanto dice D’avanzo relativamente al vaglio delle inchieste di De Magistris da parte di Gip, Tribunale del Riesame e Cassazione (ovvietà per il nostro sistema giurisdizionale). Ma le valutazioni di tali organi non sono, come si vuole far credere, tutte contro il pm di Catanzaro, anzi nella maggior parte dei casi riconoscono la correttezza e fondatezza delle indagini stesse. Non si rileva inoltre alcun caso che vada oltre la normale dinamica tra inquirente e organi giurisdizionali di garanzia. Ma D’Avanzo questo probabilmente non lo sa.
Successivamente il giornalista ci informa che le inchieste di De Magistris sono state censurate (spero non si tratti di un nuovo MinCulPop): dal procuratore generale della Cassazione; dal plenum del Csm; dalla Corte di Cassazione.
E qui, mi dispiace per i vati del politically correct, ma si lambiscono i malmostosi pantani del falso storico; in quanto le censure a cui D’Avanzo fa riferimento non riguardano la sostanza delle inchieste da lui istruite, bensì riguardano aspetti disciplinari molto circoscritti rispetto all’insieme degli accertamenti che formano le inchieste in discorso.
Il Pg di Cassazione muove incolpazioni al pm di Catanzaro in ordine ad aspetti disciplinari, quindi relativi alla “forma” con cui le indagini sono state condotte, non giudica certo il merito, ovvero la fondatezza di quelle indagini. Ma questo D’Avanzo sembra non saperlo.
Per quanto riguarda quelle incolpazioni, il CSM riconosce la fondatezza solo di alcune di esse.
Al di là del merito di tali incolpazioni (la valutazione delle quali è abbondantemente discussa ed analizzata nella sezione dedicata del blog), risulta evidente che si tratta di addebiti disciplinari che nulla hanno a che fare con il merito delle indagini condotte da De Magistris.
Ma D’Avanzo, sulla base di quali fatti non è dato saperlo, ritiene che Procuratore Generale di Cassazione e CSM, nel suo plenum, censurano le inchieste del pm di Catanzaro.
Che dire poi del richiamo alla sentenza di inammissibilità del ricorso presentato da De Magistris alla Cassazione?
Appunto che dire, non c’è niente da dire, in quanto la sentenza ha riguardato un’interpretazione circa i termini di presentazione del ricorso avverso una sentenza disciplinare emessa dal CSM.. E non è in alcun modo entrata nel merito, né del processo disciplinare, né men che meno delle indagini.
Che c’entra la censura alle indagini di De Magistris? Niente, assolutamente niente.
Ma D’Avanzo non lo sa.
In sostanza D’Avanzo non sa di cosa parla.
In un altro passaggio, D’Avanzo sostiene che le due procure (Salerno, Catanzaro) irresponsabilmente ingaggiano nella mischia la Presidenza della Repubblica. Nella realtà dei fatti è la Procura Generale di Catanzaro che invia una lettera al Presidente della Repubblica.
A mio avviso, il problema non sta nel fatto che Jannelli spedisce una missiva a Napolitano; molti cittadini che si considerano ingiustamente perseguitati da magistrati spesso scrivono al Presidente della Repubblica (anche se Jannelli non è solo cittadino ma anche Procuratore generale; ciò lo dovrebbe indurre a maggiore cautela istituzionale).
Il problema, sempre a mio avviso, sta nella risposta della Presidenza della Repubblica, che non si capisce perché richieda alla Procura di Salerno “ogni notizia e – ove possibile – ogni atto utile a meglio conoscere una vicenda senza precedenti …”.
Se la Presidenza della Repubblica ha necessità di prendere visione del decreto di perquisizione e sequestro emesso dalla Procura di Salerno, possiamo mandare il link.
Per la richiesta di documenti di indagine o altro, dovrebbe essere il CSM a trasmettere la richiesta.
E il Presidente della Repubblica è Presidente del CSM, quindi ne fa parte; non è certo “il CSM”.
Insomma la Presidenza della Repubblica invece di lavorare per abbassare la tensione, l’aumenta.
Peccato perché, seguendo coerentemente le indicazioni di Napolitano, che chiedeva al sud di fare autocritica, una procura del Sud sta facendo autocritica: attraverso l’inchiesta di Salerno si sta cercando di capire quale graveolente grumo di malaffare si nasconde dietro il sottosviluppo del sud più estremo.
Insomma, Napolitano prima dice una cosa poi ne fa un’altra.
Se la procura di Catanzaro considera incostituzionale il sequestro di atti di indagini in corso non è certo mandando una missiva alla Presidenza della Repubblica che può pensare di risolvere il conflitto istituzionale.
Perché non solleva un conflitto di competenza presso la Cassazione o di attribuzioni dinanzi alla Corte Costituzionale?
Sembra quasi che la Procura di Catanzaro sia intenzionata a non “mollare l’osso”, ovvero i dossier di indagine ereditati da De Magistris.
Quali terribili nefandezze si nascondono tra quelle “carte”?
E sembra pure che in questa condotta trovi numerose “sponde istituzionali” che seguitano a stracciarsi le vesti ogni qualvolta altri magistrati, che non siano quelli di Catanzaro, intendano, nell’ambito di legittime indagini, verificare il contenuto di quei dossier.
Un’ultima questione.
Il disinformato D’Avanzo (ma che strano che lo sia un giornalista sempre tanto documentato) scrive ancora: “Dev’essere questo che consiglia a Salerno di sequestrare le carte e non di chiedere, più utilmente e pacificamente, una copia degli atti”.
D’Avanzo è l’unico giornalista che non sa (perché altri giornalisti ne hanno dato notizia già più e più volte) che è da febbraio di quest’anno (cioè da ben nove mesi) che - per sette volte - la Procura di Salerno ha chiesto a quella di Catanzaro copia degli atti e quella si è rifiutata di dargliela (nella motivazione del decreto di perquisizione che anche D’Avanzo può leggere su internet c’è la deposizione testimoniale del pm Bruni, che racconta di come il PG Jannelli non voleva consegnare quegli atti).
Alla fine dei conti, penso che non sia questo conflitto tra procure a gettare nel discredito la magistratura italiana.
Penso piuttosto che essa sia infangata dai magistrati collusi con il potere politico corrotto e corruttore ed in ultima istanza, da “certa” stampa.
18 commenti:
da semplice spettatore della vicenda, a me pare evidente che in Calabria ci sia il rischio concreto di scoperchiare qualcosa di veramente gigantesco, e il frenetico agitarsi di livelli man mano più elevati delle c.d. istituzioni democratiche non fa che confermare il sospetto.
purtroppo, il medesimo (e fruttuoso, per loro) agitarsi fa via via scemare la mia la già scarsa fiducia nelle istituzioni stesse.
e proprio le figure che dovrebbero garantire l'indipendenza e l'imparzialità dei magistrati coinvolti (CSM e anche ANM) si stanno rivelando implicitamente assai più colluse di quanto ci si potesse aspettare nel peggiore degli incubi, dimostrando in maniera inequivocabile che ormai il nostro paese è in mano alla malavita, in tutti i suoi organismi rappresentativi, esecutivi e funzionali.
siamo ben messi, vah....
Volevo postare un commento al vostro articolo "L’ANM e la gioia dell’obbedienza (servile)" che mi ha segnalato il mio lettore di feed e che ho fatto in tempo a leggere ma non a salvare.
Comunque è sparito (l'articolo). O_o
Volevo dire che condivido ogni sillaba di quanto scritto e che, sinceramente, era ora che si abbandonassero le parole di circostanza e non si avesse più paura di chiamare le cose col proprio nome.
GRAZIE di cuore per ciò che fate e per le informazioni preziose che ci fornite.
Luciana
ma ha provato a leggere il decreto di perquisizione,... può la revoca di un CT essere un abuso di ufficio?
è ragionevole chiedersi perchè da cotanto materiale istruttorio il dr. D.M. non abbia provato a fare uno stralcetto per contestare una truffetta aggravata od una corruzioncina, fatti specifici , magari facendo una bella richiesta di misura cautelare, invece di affastellare chili e chili di materiale probatorio , che si sa, come il pesce dopo un pò puzza ?
ci sono domande che rimangono per aria,... ed una soprattutto
ne valeva la pena di fare scatenare questa guerra e di permettere a tutti di dare il peggio di sè ?
Per Luciana (commento delle 10.54)
Gentile Luciana,
l'articolo è tornato online.
Era stato rimosso solo per aggiungervi alcune considerazioni alla fine.
Che bello che siate così "vigili" :-)
Un caro saluto.
La Redazione
Per Anonimo delle 10.54.
Gentile Anonimo,
le Sue osservazioni pongono un interessante problema, che, però, avrebbe avuto una soluzione molto semplice.
Tutti coloro che sostengono che le inchieset di De Magistris non sarebbero andate da nessuna parte, avrebbero dovuto puramente e semplicemente lasciargliele svolgere.
Alla fine egli, per legge e inevitabilmente, avrebbe dovuto rimettere tutto a un GIP o per chiedere dei rinvii a giudizio o per chiedere delle archiviazioni.
Se avesse chiesto le archiviazioni, non ci sarebbe stato problema per nessuno.
Se avesse chiesto dei rinvii a giudizio, ci sarebbero stati dei giudici a giudicare della bontà o no delle prove da lui raccolte.
Dunque, la domanda è: perchè si sono impegnati tutti a fermarlo AD OGNI COSTO?
E soprattutto, come si può pretendere di giudicare il lavoro di qualcuno a cui si è impedito di svolgerlo?
Guardi, è un po' come se il vaticano dopo avere commissionato la Cappella Sistina a Michelangelo, lo avesse cacciato a pedate a metà dell'opera.
Ora, nella Cappella, vedremmo soltatto schizzi e abbozzi.
Sarebbe onesto dira, basandosi solo su quelli, che Michelangelo come pittore fa schifo?
O ancora, giudicherebbe Lei l'opera di un architetto guardando solo lo scheletro di un grattacielo che hanno fermato alla fase dei cementi armati?
La Redazione
"Quali terribili nefandezze si nascondono tra quelle “carte”?"
La risposta è banale. Lo spiega lo stesso De Magistris, nell'interrogatorio innanzi al PM di Salerno il 12 novembre 2007.
De magistris mette al centro delle problematiche relative alla sua inchiesta, come ragione-base della procurata interruzione del suo lavoro, il fatto che egli stesse indagando su Prodi e Mastella.
Siccome l'indagine su Mastella non era motivata con ragioni di diritto, il GIP di Catanzaro Macrì, su richiesta della Procura, l'ha archiviata.
Quindi allo stato attuale l'istruttoria "delicata" i cui fascicoli sono stati oggetto di sequestro da parte della Procura di Salerno e di ri-sequestro da parte di quella di Catanzaro, riguarderebbe solo ed esclusivamente il filone di inchiesta su Prodi.
Quindi D'Avanzo potrebbe anche avere ragione. Il fatto che il Tribunale di Catanzaro abbia archiviato Mastella, motivando in modo direi incontestabile l'archiviazione, e stia invece portando avanti l'indagine su Prodi, depone a suo favore.
Depone a suo favore in quanto, per lo meno per quanto è evidente, sta facendo il suo lavoro, indagando su ipotesi di reato non archiviabili per sussistenza e gravità, e cercando ovviamente di mantenere riservati simili atti di indagine ancora in fase istruttoria.
La Procura di Salerno sequestrando atti simili sulla base di supposizioni non chiare relative ad "irregolarità" nell'inchiesta, ha commesso un abominio giuridico.
Poniamo il caso che alla Procura di Milano sia in corso un'indagine riservata che riguarda Berlusconi.
Un PM di Brescia, sulla base di un esposto e accampando supposte "irregolarità" nell'inchiesta, parte e sequestra gli atti d'indagine in fase istruttoria mettendo a conoscenza degli stessi altri uffici e quindi violando il segreto istruttorio.
Che cosa diremmo di quel PM?
Come lo giudicheremmo?
Lo difenderemmo come si sta facendo con quello di Salerno?
Mi permetto di rammentare le parole di De magistris il 12 novembre 2007, tenute segrete sino ad oggi:
«L’accelerazione nei miei confronti era evidente, cioè loro dovevano fermare l’inchiesta Why Not e si comprende perché, perché è un’inchiesta che coinvolge in modo serio il presidente del Consiglio (Romano Prodi, ndr) con ipotesi di reato serie e sicuramente già accertate nei confronti dei suoi strettissimi collaboratori, in particolare Scarpellini, Gozi e altro, che lasciava intravedere un discorso molto interessante di riciclaggio di denaro dalla Calabria a San Marino, tant’è che io ero riuscito a ottenere la piena collaborazione della dottoressa (...). Questa è la frustrazione di questa vicenda, perché io ero riuscito a coinvolgere ed avere l’appoggio di istituzioni ai massimi livelli, come addirittura il direttore dell’ufficio antiriciclaggio della Banca d’Italia, dottor Righetti, che stava lavorando con me su San Marino in tempo reale, i risultati che stavamo raggiungendo erano straordinari. Quindi c’era un interesse a fermare le mie metodologie di lavoro, la capacità di penetrazione, di cui diciamo vado orgoglioso e non voglio sembrare presuntuoso, ma le idee le avevo molto chiare su questa indagine».
«A un certo punto i miei consulenti, Genchi e Sagona, mi hanno detto che anche per la loro collaborazione con me stavano cominciando ad avere una serie di difficoltà e pressioni interne, quello è importantissimo perché il filone che portava a San Marino. E San Marino significava, sostanzialmente, l’indagine che riguardava gli uomini vicinissimi al presidente del Consiglio, Romano Prodi, e si tenga presente tra l’altro che un altro filone d’indagine che avevo cominciato a perseguire, non avendo ancora fatto alcun atto ma stavo per cominciarlo a fare, era un giro di traffico d’armi perché nell’indagine Why Not e Poseidone è uscito fuori il coinvolgimento di (...). E soprattutto erano emersi una serie di collegamenti molto strani tra Piero Scarpellini, che è uno dei principali collaboratori di Romano Prodi e l’Africa. In particolare anche il giorno delle perquisizioni che noi cominciammo alle sette del mattino, Scarpellini si trovava in Libia ed era partito stranamente la notte per Tripoli e una pista che stava venendo fuori da alcuni atti anche acquisiti era questa serie di viaggi molto strani di Scarpellini in paesi del nord Africa e del centro Africa».
Se a tutto questo aggiungiamo il fatto che si sta facendo credere, Travaglio in primis, che Catanzaro non avrebbe la competenza per indagare i magistrati di salerno per l'abuso d'ufficio commesso sequestrando gli atti a Catanzaro, quando invece ce l'ha senza dubbio essendo il presunto reato commesso a Catanzaro, e non a Salerno, e che Travaglio pur frequentando strettamente De Magistris, ha sempre fatto ogni sforzo per farci credere che Prodi non avrebbe commesso alcun illecito e che quindi sarebbe coinvolto in quell'inchiesta solo marginalemnet e suo malgrado, direi che sarebbe l'ora di riflettere su quanto realmente è accaduto e sta accadendo.
Cioè, ha ragione D'AVanzo.
I fatti sono quelli. C'è un'inchiesta delicata su Prodi in una Procura, ed un'altra Procura ha interferito violando gli atti. Punto.
La stessa parte giornalistica che si sta sforzando da più di un anno di farci credere che Prodi non c'entra nulla, oggi attacca il PM che sta indagando su prodi e difende invece il PM che ha violato gli atti di quell'inchiesta.
A questo punto bsta fare 2+2, per capire che ha ragione D'Avanzo.
Un grazie sentito al giudice Felice Lima per avere dimostrato la totale incompetenza tecnico-giuridica e, forse, la malafede di Giuseppe D'Avanzo, vice direttore del quotidiano LA REPUBBLICA.
Non è la prima volta che D'Avanzo porta degli attacchi strumentali e velenosi, anche a suoi colleghi giornalisti ben più celebri e apprezzati.
Sono contento che abbia avuto il fatto suo ed ho linkato il commento sul mio blog.
Mi riservo di rileggerlo tutto in modo sistematico per dare un mio piccolo, modesto contributo-commento, se ne dovessi sentire la necessità.
Ma ne dubito.
Il commento del dr. Lima è esaustivo.
Ancora grazie.
Dal basso della mia posizione di semplice cittadina mi permetto di pensare che la politica in Italia è marcita e non sa diventare ISTITUZIONI a tutela e controllo dell'interesse generale della Nazione.
Alessandra
Concordo anch'io sulle grandi capacità di D'Avanzo (fu lui, con Carlo Bonini, che fece scoppiare il caso Telekom Serbia).
Come noto D'Avanzo a maggio di quest'anno da Repubblica si è fatto notare per il "fuoco amico" su Marco Travaglio.
L'Autore non trova la risposta alla domanda assillante: ma qual'è questa ragion di stato?.
Forse la risposta è la stessa all'altrettanto assillante domanda: "Perchè Carlo De Benedetti, di cui da poco è uscito un libro scritto con Federico Rampini e Francesco Daveri, l'ha pubblicato con Mondadori, che Berlusconi nel 1991 gli aveva sfilato con una sentenza comprata?"
Caro Liotta,
condivido tutto quanto da te precisato nell'intervento che soddisfa tutta il mio desiderio di verità e giustizia sulla "vicenda" di De Magistris.
Ti ringrazio pertanto per le "puntualizzazioni" apportate fedelmente per "non consentire che la si butti in caciara"- come scrive Stefano Racheli - al fine di neutralizzare il tentativo "strisciante" di far sparire i "fatti" veri e la verità.
La nostra strategia è quella di fare pressione a livello di opinione pubblica,reclamare la massima trasparenza e
informazione con il passaparola, con gli appelli via e-mail, fax ecc
al fine di illuminare le "scenario"
del contenzioso.
Significativa l'iniziativa che trovate sul sito indicato di seguito:
perlacalabria.it
Saluti
Raffaele Zenardi
Qual'è la ragion di stato? si chiede giustamente Salvatore Liotta.
Oltre a quella sopra indicata da Raffaele Simonetti,che dimostra un "raro acume",ce n'è almeno un'altra che si chiama "Elia Valori",la cui posizione appare gravemente indiziata nell'indagine di De Magistris riguardante la massoneria occulta.Ma il vero drammatico problema che impedisce un giornalismo e un'informazione libera è assai evidente :il duopolio Berlusconi- De benedetti .Il primo costitusce il polo dell'informazione di regime, il secondo l'opposizione , anch'essa però "di regime". Questa è la vera deriva dell'economia e dell'informazione in Italia ,paese senza verità ,dove anche i" migliori giornalisti "si piegano alle mistificazioni di cui abbisogna il Padrone. Maria Cristina
Caro dottor Lima, che confusione: mi sono perso, incartato, tra la caterva di articoli, post, fotocopie di articoli da “Il Quotidiano” di Calabria e Basilicata a firma di Fabio Amendolara e non solo.
Un fuoco concentrico sulle Procure che si azzannano...e questa volta non c'entra Cossiga con i suoi infiltrati ad arte per depistare e nel frattempo far sparire i "fatti" veri, la materia del contendere, i reati tangibili che attendono di essere dibattuti, accertati e poi sanzionati!
Fatti inqietanti che nell'inchiesta di De Magistris sulla Basilicata coinvolgono vertici della magistratura e della politica-affari immortalati con titoli a caratteri cubitali:
“Toghe lucane dal Csm” (Il Quotidiano del 19 marzo 2007)... il vice pres. Mancino sottolinea le sue “preoccupazioni e una profonda inquietudine”...
“Purtroppo il Csm non è più abilitato a intervenire, salvo che sul piano disciplinare... tempi lunghi che non aiutano a buo funzionamento degli uffici.”
Due mesi dopo, sul Corriere a firma di Carlo Vulpio, quasi a tutta pagina, si legge: Potenza, le accuse del giudice: “Processi lenti, patti con avvocati”. Indagato il procuratore generale Il gip, interrogato da De Magistris, parla di “comitato”...di “cabina di regia” che gestisce e determina i processi..
E il 14 luglio 2007, su “Radicali.it”, per “Why not”si ironizza: INCHIESTE CATANZARO; BOLOGNETTI: DOPO L' “AMARO LUCANO” ...IL “CERASIELLO CALABRESE”.
E sempre su “Il Quotidiano” del 15 sett. 2007, “Toghe lucane, Why not, Iena 2...L'intreccio affaristico di Potenza” “C'è del marcio a palazzo di Giustizia”. Il Pg si trasforma in grafomane, da quando con una lettera di 3 pagine chiede al “suo” Pc del perché di tanti politici inquisiti (compresi 2 on.li)... “Sempre politici e imprenditori” - e continua il Pc - “perché a ****** , il Pg , del criminale Martorano non gliene fregava niente”.
Dopo 12 giorni si parla d'iscrivere Mastella nel registro d'indagati, in seguito alle intercettazioni su Saladino...che non si batte contro "le crociate" ma se le è fatte amiche (perché no?) per spartire il bottino; speriamo che, come nella storia, si ravveda e diventi "saggio e generoso".
Le solite fughe di notizie...gli stessi giornalisti e talpe, il Pm e Gip più famosi, “dopati” da fotocopiare in 15 minuti oltre 2.000 pagine... o in possesso di una “password” (afferma il prefetto “ottimista”di Pz), scatta il “ribaltone”...il Pg: “Inattendibilità dei colleghi accusatori. Sono andati tutti assieme a Catanzaro” (?).
Intanto alcuni studenti di un liceo sono stati sospesi dal loro preside perché hanno protestato contro la “mastellata”...del trasferimento (e non solo) chiesto al Csm per De Magistris...che per la gioia di Luerti (“tutti i magistrati devono rispettare le regole”, chiosa) dell'Anm, nel silenzio di tutti,
al 20 gennaio 2008 è “cosa... fatta”; “Scelta sofferta, ma obiettiva”.... per la sibillina difesa di Mancino che stimola una delle tante picconate di Cossiga, “pesante condanna della sezione disciplinare del Csm presieduto da quel politico “esemplare”, per l'assoluzione del quale da parte del senato dovetti letteralmente inginocchiarmi davanti al capo del Msi per ottenere i voti in suo favore...”
Ma non mancano nemmeno accuse e condanne da gossip: “ Il sostituto di Catanzaro ha danneggiato i colleghi”. Eppure la rivelazione, sul fatto che il pres. del collegio intrattenesse una relazione sentimentale con la pm del processo, veniva resa dall'ex Gip(ora cos.re di Corte d'appello) e poi confermata da 2 colleghi e da un capitano “famoso” dei carabinieri!
Nondimeno l' “accanimento terapeutico” del min. pro-tempore Scotti (che ebbe a scontrarsi in tv con il dottor Tinti e che da pres. del tribunale di Roma ci tenne a dire che per ottenere la carta gli toccava urlare...non osò più candidarsi dopo le polemiche su D'ambrosio ma poi si ritrova sott.rio alla giustizia, con Prodi) su De Magistris per cui Bolognetti, su Il Quotidiano del 2 aprile 2008, diede una lezione di stile... invitandolo a leggere alcune Sue (dr Lima) riflessioni di cui cito un passo: “...il dr Lima... resta davvero significativo che la procura generale, dinanzi a una denuncia a carico di magistrati costituenti gravi reati, invece di preoccuparsi se i reati sono stati commessi o no, processi il denunciante accusandolo di gettare 'oggettivo discredito sull'istituzione giudiziaria'”.
Appunto, come dico all'anizio.
Ma dopo 2-3 giorni leggiamo varie lettere di solidarietà per le querele, a Bolognetti per un articolo ( nonché una corale protesta con microfono in una piazza di Matera, a sostegno del giornale “Il Resto” di Piccenna “intimidito” per le inchieste che sappiamo, dove chiede le dimissioni dei procuratori di Matera e di Catanzaro) e il direttore Leporace per il “mancato controllo”.
Ma dopo un mese succede che a Matera presso il teatro Duni si parli di Costituzione, e Piccenna fa consegnare dal messo un interpello a Mancino del Csm, dove chiede se “interviene a titolo personale o...” e “Se Egli è a conoscenza che il co-relatore nel medesimo convegno, avv. E. Nicola Buccico, è attinto da comunicazioni giudiziarie che ne suppongono il coinvolgimento in gravissime ipotesi delittuose concernenti la funzione stessa della magistratura e l'abuso del ruolo di componente del Csm”. (dove promise di usare “l'arma atomica” per far saltare il plenum...e che non amava la “giustizia domestica”...infatti andava a casa del magistrato, probabile oggetto di provvedimento (indicato da Bolognetti) anche perché era accomunato da interessi in area Marinagri...sotto i riflettori...a “luci rosse”...laddove la testimone “squilla”: “sentivo di un giudice con i capelli bianchi e di un avv. Grosso grosso...” infatti l'ex sen. avv. di An stazza q. 1,20 ed è ora sindaco della città che è scalata di 50 punti nella classifica eco-ambiente o ecosistema urbano! Curava invece le querele, a mitraglia, contro chi vuol far conoscere la verità dei fatti...si pensi che Carlo Vulpio è stato accusato di “associazione a delinquere”?!
Sino al punto che i Ros chiedono alla “Lucana Edizione S.r.l”. le generalità degli effettivi utilizzatori della sottonotata utenza intestata a codesta società; ovvero i giornalisti che dall' 1/01/06 al 3/06/08 hanno scritto del “comitato d'affari” (magistrasti, politici e imprenditori) in Basilicata... ex “isola felice”; “Fenice”, sì : a 5 km (il termodistruttore) e la mafia (l'ultimo omicidio il 2 ottobre – a meno di 20 km dal mio contesto - dei 3 fratelli di un clan che ne avevano eliminato un'altro che a sua volta...e il pres. di “Libera”, supportato dalla Dia, da tempo lanciava allarmi sino ad essere querelato dall'ex prefetto (una sorte comune con D.M....mitomamia?) che rassicura Nitto Palma : tutto sotto controllo, l'allarme non trova conferme.
Nel contempo il sen.avv. Belisario (Idv) rivolge una interrogazione urgente ad Alfano, per sapere se intenda avviare un'azione ispettiva presso la Corte d' appello di Potenza in merito a indagini che coinvolgono magistrati degli uffici di Potenza e Matera e le figure apicali della Procura risultano indagate per reati gravi relativi nell'esercizio delle loro funzioni.
A fianco, un trafiletto della Confartigianato denuncia l' emergenza e i costi della giustizia civile, con i tempi più lunghi in Basilicata, che nel sud costa alle imprese 827 milioni di euro all'anno:pari al 35,5% del costo subito da tutte le imprese italiane.Un motivo/incentivo per indurre e giustificare l'evasione...per la gioia del "reuccio" di "statura morale".
Ma a "regnare" sovrana è la confusione! Stia bene, ne ha bisogno. Cordiali saluti. Mauro C.
Enrix afferma in questo post: "Se a tutto questo aggiungiamo il fatto che si sta facendo credere, Travaglio in primis, che Catanzaro non avrebbe la competenza per indagare i magistrati di salerno per l'abuso d'ufficio commesso sequestrando gli atti a Catanzaro, quando invece ce l'ha senza dubbio essendo il presunto reato commesso a Catanzaro, e non a Salerno, e che Travaglio pur frequentando strettamente De Magistris, ha sempre fatto ogni sforzo per farci credere che Prodi non avrebbe commesso alcun illecito e che quindi sarebbe coinvolto in quell'inchiesta solo marginalemnet e suo malgrado, direi che sarebbe l'ora di riflettere su quanto realmente è accaduto e sta accadendo.".
Ebbene, a me sembra che, nell’organizzazione delle competenze ad indagare dei distretti giudiziari, un distretto giudiziario è competente ad indagare sui reati commessi, da magistrati o in danno di magistrati di altro distretto giudiziario, su tutto il territorio nazionale.
Nella specie, le competenze incrociate sono Catanzaro-Salerno e Salerno-Napoli. Quindi si dovrebbe occupare Napoli dei reati commessi da o in danno di magistrati di Salerno. Ma Napoli c’è il giudice (ex P.M.) Luigi De Magistris, in servizio al Tribunale del Riesame, il che sposta la competenza Roma, competente per i reati commessi da o in danno di magistrati ivi in servizio.
Se quanto precede è corretto, allora le sue argomentazioni perdono di vigore.
Se non è corretto, sarei grato a chi volesse illuminarmi.
Della serie: non si finisce mai di imparare.
Uguale per tutti scrive:
"Tutti coloro che sostengono che le inchieste di De Magistris non sarebbero andate da nessuna parte, avrebbero dovuto puramente e semplicemente lasciargliele svolgere.
Alla fine egli, per legge e inevitabilmente, avrebbe dovuto rimettere tutto a un GIP o per chiedere dei rinvii a giudizio o per chiedere delle archiviazioni.
Se avesse chiesto le archiviazioni, non ci sarebbe stato problema per nessuno.
Se avesse chiesto dei rinvii a giudizio, ci sarebbero stati dei giudici a giudicare della bontà o no delle prove da lui raccolte."
Sul caso De Magistris non mi sento di esprimere un'opinione, non mi piace parlare di cose che non conosco e quello che leggo qui e altrove nn mi chiarisce un granché. L'argomento che mi interessa è invece un altro, più generale, e cioè la mentalità riflessa nelle affermazioni che ho trascritto fra virgolette; veramente la magistratura italiana vive completamente distaccata dalla realtà. Vorrei sapere in quale settore (o paese) ci si può permettere di mandare avanti il proprio lavoro all'infinito (perché dell'infinito si tratta) senza mai dover rendere conto a niente e nessuno dell tempo e/o dei soldi usati. La vita delle persone non è infinita, come ben sanno i cittadini che, per l'incompetenza o l'incaponimento di alcuni magistrati (che nessuno controlla), vedono sprecati decenni della loro esistenza (oltre che la totalità dei loro patrimoni). Ben vengano allora dei controlli sulle attività dei magistrati (interni o esterni che siano). Forse (sono anche pronta a dire: sicuramente) le modalità con cui si sono svolte le cose a Catanzaro e Potenza non sono ideali, ma di chi è la colpa di tutto ciò? Sempre degli altri? Non ci voleva un genio per prevedere che da una situazione incancrenita come quella della giustizia italiana non si sarebbe usciti in maniera civile. L'autocritica e la capacità reale di autodisciplinarsi sono elementi fondamentali per la sopravvivenza di qualsiasi categoria. E invece, tutto quello che si sente dire all'indomani di clamorosi errori giudiziari (magari "conclusi" con il suicidio degli imputati) sono astratte affermazioni di "serenità". Un po' meno di serenità sarebbe forse utile alla categoria oltre che opportuna per la società in generale.
Cercherò di essere (molto) breve,
enrix non si capisce, innanzi tutto, perché dia ragione a D’Avanzo. Egli propone delle argomentazioni che poco c’entrano con l’articolo di D’Avanzo, eppure si cimenta in difficili operazione algebriche: 2+2 = “ha ragione D’Avanzo”. Ipse dixit.
D’Avanzo dice, a mio parere, qualcosa di corretto; e lo fa quando non parla delle inchieste di De Magistris, bensì quando parla del beneficio che arreca alla strategia dell’attuale Presidente del Consiglio l’allarmistica campagna mediatica sulla guerra tra le procure (alla quale lo stesso giornalista dà un validissimo contributo). Per il resto l’articolo propone solo “chiacchiere”, intendendo con questo termine la modalità di “fare giornalismo” discutendo sul “ciò che si dice” dei fatti in questione (in altre parole sulla vulgata, mi si passi l’improprietà) piuttosto che approfondirli per una maggiore comprensione.
Tuttavia mi sembra di capire che enrix, essendo un fiero detrattore dell’ex Presidente del Consiglio Prodi, si spericola in un “sillogismo messianico”, il cui coraggio dovrebbe essere degno di migliore causa. Sembra di capire che, nell’argomentazione di enrix,, ci siano due parti giornalistiche avverse: Travaglio versus D’Avanzo (e viceversa ovviamente), l’una per Prodi e Salerno, l’altra per Catanzaro (di Prodi non ha mai parlato D’Avanzo). Catanzaro indaga su Prodi (a carico del quali, secondo enrix, emergono indizi di correità importanti) e quindi è il Bene. Salerno è il Male, perché attacca il Bene (appunto Catanzaro). D’Avanzo dice che Salerno è cattiva.. Certo D’avanzo se attacca Salerno non può che avere ragione, perché attacca il Male. Una visione messianica della realtà, dove Prodi è l’anticristo, Travaglio Lucifero e D’Avanzo l’Arcangelo Gabriele (della manifestazione terrena del Bene e del Male abbiamo già detto).
Non mi sembra il caso di scomodare la “religione” quando si analizza su basi critiche un articolo, penso sia sufficiente l’esercizio della logica. Comunque ognuno si regola come vuole.
Al di là delle profonde considerazioni “religiose” riportate nel commento in esame, si precisa che l’archiviazione di Mastella non è un fatto “pacifico”, in quanto: Bruni ha inteso non firmare la richiesta di archiviazione presentata al GIP Macrì; la stessa procura di Salerno coltiva forti dubbi sull’opportunità di richiedere l’archiviazione della posizione di Mastella, per il quale un maggiore approfondimento investigativo si sarebbe imposto. Certo, il Gip archivia: ma se io procuratore porto innanzi al Gip degli accertamenti lacunosi su una determinata persona indagata dicendo che altro non c’è, il Gip archivia, che altro dovrebbe fare? Il problema è appunto accertare se le indagini hanno avuto l’approfondimento necessario.
Per quanto riguarda Prodi, anche qui la situazione è abbastanza controversa: sempre il pm Bruni, che ha rifiutato la proroga dei termini della sua applicazione all’inchiesta Why Not, lascia le indagini per le numerose divergenze con la procura generale di Catanzaro che supervisiona l’inchiesta Why Not; Bruni ha più volte ribadito l’opportunità di approfondire la posizione dell’ex Presidente del Consiglio. Infatti in un articolo Panorama (felice di sgombrare il panorama da Prodi) commenta: “Secondo Bruni le carte dimostravano che l’indagine su Prodi e il suo entourage […] avrebbe dovuto proseguire, per la procura generale l’esatto contrario: la posizione dell’ex premier va archiviata. Risultato: l’addio di Bruni.” [http://blog.panorama.it/italia/2008/11/05/why-not-il-successore-di-de-magistris-lascia-prodi-archiviato/]. Bruni peraltro seguiva un filone che riguarda l’ex premier «il presunto finanziamento all’onorevole Prodi attraverso il Laboratorio democratico», [http://blog.panorama.it/italia/2008/07/17/inchiesta-why-not-a-catanzaro-magistrati-contro-magistrati/] e ha lasciato.
Insomma compito della Procura di Salerno verificare se ci siano stati “insabbiamenti” nelle inchieste di Catanzaro. Normale attività di indagine.
In conclusione: non solo D’Avanzo risulta poco attento a come siano andate le cose a Catanzaro…..
Ottima analisi.
Continuo ad interrogarmi sul perché un giornalista di razza come d'Avanzo faccia della mala informazione su questa vicenda.
Molto deprimente
Scusate il ritardo, ma sono assente spesso dal web per ragioni personali.
Rispondo prima a LUIGI MORSELLO:
Legge N° 420, del 2 Dicembre del 1998, che và a sostituire l'articolo N° 11 Del Codice di Procedura Penale :
Art. 1.
1. L'articolo 11 del codice di procedura penale è sostituito dal seguente:
"Art. 11. - (Competenza per i procedimenti riguardanti i magistrati). - 1. I procedimenti in cui un magistrato assume la qualità di persona sottoposta ad indagini, di imputato ovvero di persona offesa o danneggiata dal reato, che secondo le norme di questo capo sarebbero attribuiti alla competenza di un ufficio giudiziario COMPRESO NEL DISTRETTO DI CORTE D'APPELLO IN CUI IL MAGISTRATO ESERCITA LE PROPRIE FUNZIONI O LE ESERCITAVA AL MOMENTO DEL FATTO, sono di competenza del giudice, ugualmente competente per materia, che ha sede nel capoluogo del distretto di corte di appello determinato dalla legge.
2. Se nel distretto determinato ai sensi del comma 1 il magistrato stesso è venuto ad esercitare le proprie funzioni in un momento successivo a quello del fatto, è competente il giudice che ha sede nel capoluogo del diverso distretto di corte d'appello determinato ai sensi del medesimo comma 1.
3. I procedimenti connessi a quelli in cui un magistrato assume la qualità di persona sottoposta ad indagini, di imputato ovvero di persona offesa o danneggiata dal reato sono di competenza del medesimo giudice individuato a norma del comma 1"."
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Se si legge bene il comma 1, la parte che ho trascritto in maiuscolo, si vede che lo spostamento di competenza si applica solo quando il reato si ipotizza commesso nel distretto di corte d'appello dove il magistrato interessato lavora. Se il magistrato commette il presunto reato FUORI dal suo distretto, allora si applicano le normali regole sulla competenza. Se i magistrati di Salerno fossero stati sospettati di aver commesso reati A SALERNO, allora si applicherebbe lo spostamento... ma siccome sono sospettati di averli commessi a Catanzaro...
Per Enrix (commento del 26.12 alle 11.06).
La Sua tesi è errata in diritto.
Ai sensi del 3° comma dell'art. 8 del c.p.p., in casi come quello qui in discussione bisogna fare riferimento al "luogo in cui ha avuto in inizio la consumazione del reato".
Dunque, a seguire la bizzarra (è un eufemismo) costruzione giuridica dei magistrati della Procura Generale di Catanzaro, i reati da loro ipotizzati hanno avuto il luogo di inizio della loro consumazione a Salerno, dove il decreto di perquiszione e sequestro è stato redatto e depositato in cancelleria.
Dunque, resta confermato che i magistrati della Procura Generale di Catanzaro hanno agito in una condizione di incompetenza funzionale (perchè solo la Procura della Repubblica e non anche la Procura Generale può avvisare nuovi procedimenti), di incompetenza per territorio (competente essendo ex art. 11 c.p.p. la Procura di Napoli) e di obbligo di astensione (essendo essi gli indagati nel procedimento in relazione al quale hanno adottato atti d'ufficio, dunque palesemente abusivi).
La Redazione
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