Una delle poche volte in cui a Zelig si permettono di fare satira, eppure passano per satirici sempre. Com'è possibile? Naturalmente non è ancora satira politica ma non potremmo essere tutti un po' meno ipocriti e riconoscere che normalmente fanno solo delle "canzonette"? Non continuiamo eccessivamente a moderarci per paura di "dare appigli" a chi invece attacca a spada tratta chiunque incroci sulla sua strada? Polemiche per piazza Navona, polemiche per piazza Farnese, Hanno chiesto a Tinti moderazione (!) durante la puntata di Le Storie di Augias, Travaglio ha appena pubblicato l'ennesima sentenza di assoluzione perché -tra l'altro- il suo linguaggio non viene riconosciuto incontinente come vorrebbero i vari querelanti...
Dobbiamo sempre porgere l'altra guancia? Ci rendiamo conto che questo non li fermerà? Che non si può far venire scrupoli a chi una coscienza non ce l'ha?
Segnalo l'importante notizia che può leggersi al link riportato qui sotto. Il lavoro di esautoramento degli organi di controllo e garanzia, già in stato molto avanzato, continua incessantemente ...
Il giornalista denuncia la mafia su Facebook. E la sua pagina scompare…
(Al caso che segnaliamo qui si aggiunge quello di Michelino Crosti di Radio Popolare, altro deparecido di Facebook) ------> http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/03/03/cercasi-michelino-disperatamente/
Un messaggio in italiano. Freddo, burocratico.
“Sì dice così: il tuo account è stato disabilitato da un amministratore. Se hai domande o dubbi consulta le Faq”. Scompaiono così da Facebook centinaia di contatti ma soprattutto una intensa attività di comunicazione sulla mafia e la realtà siciliana. E la posta personale.Nino Randisi è un giornalista. Un dirigente sindacale della sua categoria nell’isola, uno che ha preso molto sul serio il social networking come strumento di comunicazione civile: “Mica si potrà solo scrivere, ho mangiato, ho dormito e tutte quelle altre fesserie che si leggono, no? Si potrà pur comunicare qualcosa di più serio e di più drammatico?“.“Avevo 500 amici. Ogni giorno pubblicavo video di YouTube sui latitanti più pericolosi. Mettevo materiali che scottano, tutta documentazione seria su argomenti importanti. E mi seguivano in molti. Adesso tutto quello che ho pubblicato finora è andato perso. Ma io non mi arrendo, mi sono rifatto l’account con altri dati e ho ripreso a pubblicare. Voglio proprio vedere cosa succede adesso. Pensa un po’, hanno tolto qualche pagina su Riina, ma ne hanno lasciato altre dove si parla di mafia in tono elogiativo, e il mio spazio, che è una pagina *contro* la mafia, me lo disabilitano?“Sei sicuro che non te lo abbiano riattivato? Guarda che Facebook è in piena confusione tecnologica, a causa della sua crescita tumultuosa… Potrebbe essere solo un disguido…“Macchè! Niente e la cosa più irritante è che non c’è nessuno cui scrivere.
Acuni significativi interventi effettuati dal Magistrato Roberto Scarpinato, in occasione della presentazione del libro di Nicola Tranfaglia (Ed. UTET) promossa dalla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli Studi di Palermo.
Un bel pezzo. Che la legge non fosse uguale per tutti lo so evince dal processo Mills dove c'è il corrotto ma non c'è il corruttore... Pare sia il Signor B. e mi domando chi è il Signor B.? E ringrazieate sempre il PDL per le leggi salva manager e per aver preso nelal sua colazione gente come Dini e Mastella:-)
Caro Gennaro, si può suggerire all'amico giornalista di scrivere su fb contro l'antimafia. Raggiunge gli stessi obiettivi con la certezza di non essere mai censurato.
Bartolo sembra ( mi fa piacere per lui) che l'inserimento di Nino Randisi si sia ripristinato su facebook,cmq anche dal messaggio che gli ho scritto sulla sua pagina anche ammesso che quelli di facebook volessero (tramite eventuali terzi) fare brutti scherzi,la rete è piena di possibilità di aprirti ovunque blog,siti etc,basta che vedi io in quante parti risulto per il mio hobby con la musica,ora indipendentemente dalla tematica penso che il discorso sia lo stesso. Riguardo l'intervista di de Magistris,quella che vedete sul blog che ho aperto "Il Parafulmine) è un estratto della intera intervista fatta da De Magistris che dura circa 3 minuti. Su youtube si trova anche quella per intero ma il video e l'audio non sono sincronizzati in quanto chi ha registrato evidentemente aveva ritardo nella ricezione del segnale digitale via satellite.Cmq credo che anche nella sintesi che ho postato io sia ben chiaro ed evidente il concetto espresso da de Magistris,il resto come dice De Niro sono chiacchere e distintivo .......
Per 3my78: mi firmo b ma, giuro che non sono il Signor B di Mills! Anche perché, io davanti ai giudici mi sono presentato; e, da loro, trattato con i Guanti Bianchi! b
Grazie Besugo, veramente illuminanti gli interventi di Scarpinato. Immaginiamo che gli stessi vengano trasmessi dalle 20:00 alle 20:30 per una settimana nelle tre reti Rai. Chissà, forse, gli italiani sbatterebbero un po le palpebre e finalmente uscirebbero dal torpore in cui sono stati relegati scientificamente.
Prego la Redazione di dare evidenza e diffusione al "caso Messineo", prima che venga trasferito, come gli altri, prima che vengato bloccate le inchieste di Palermo sui Poteri Fuori Scena, come le altre inchieste (Catanzaro e Salerno).
Alla mistificazione dei vari organi di stampa bisogna contrapporre l'informazione e la massima divulgazione.
Prima che "il giochino" gli riesca ancora una volta. Prima che il Sistema Immunitario colpisca quest'altro "Virus"-
LE SOLITE COINCIDENZE
di Marco Travaglio - 9 marzo 2009
Ora vogliono cacciare pure il procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo.
L’ha annunciato Gianfranco Anedda, l’infaticabile consigliere laico, cioè politico (An) del Csm, già protagonista con altri mirabili colleghi delle cacciate di Luigi De Magistris da Catanzaro, di Clementina Forleo da Milano e di Luigi Apicella, Gabriella Nuzzi e Diniogio Verasani da Salerno.
Una garanzia. Anedda s’è appigliato a un paio di articoli di stampa su una vecchia vicenda giudiziaria che ha coinvolto Sergio Maria Sacco, fratello della moglie di Messineo.
Sacco fu due volte indagato una ventina e una decina d’anni fa dalla stessa Procura di Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa, la prima volta assolto e la seconda archiviato.
Ora salta fuori che nel 2006 avrebbe suggerito a Giovanni Bonanno, figlio di un vecchio capomafia, terrorizzato da possibili vendette trasversali, di abbandonare Palermo. Bonanno non gli diede ascolto e sparì per sempre (la classica “lupara bianca”).
Per questo episodio, contrariamente a quanto hanno scritto i giornali, Sacco non è indagato nè sospettato di essere un mafioso, anche perché suggerire a un tizio di cambiare aria per salvarsi la pelle non è reato.
Ma tanto basta al centrodestra per mettere nel mirino il capo della Procura, guardacaso di nuovo impegnata, dopo anni di letargo, sulle trattative fra Stato e mafia durante le stragi del 1992-’93.
Lo fanno notare i pm dell’Antimafia palermitana nel comunicato di solidarietà al loro capo: la vicenda Sacco è «molto datata, già nota al Csm e valutata come irrilevante in occasione della nomina di Messineo a procuratore» e «non ha mai prodotto all’interno dell’ufficio riserve o limiti di alcun genere, anche per il ritrovato entusiasmo nel lavoro di gruppo, nella tradizione dello storico pool antimafia, e per l’effettiva gestione collegiale dell’ufficio».
Guardacaso l’attacco arriva in «coincidenza temporale col progredire di delicatissime indagini sulle relazioni esterne di Cosa Nostra».
Fermo restando che i giornali fanno il loro mestiere di informare (ma perché non han riportato il passaggio del comunicato sulla «coincidenza temporale»?), il problema riguarda ancora una volta il Csm: se riteneva imbarazzante la parentela indiretta di Messineo con Sacco, non doveva nominarlo procuratore. Una volta nominato, non si vede che senso abbia rimestare in vecchie storie che non lo sfiorano nemmeno indirettamente, riguardando soltanto il cognato, neppure indagato.
Tanta solerzia, poi, fa a pugni col lassismo usato verso i magistrati di Catanzaro e di Potenza (dai procuratori generali Favi e Tufano a vari pm) indagati essi stessi, non i loro cognati - per aver ostacolato o insabbiato indagini delicatissime, e mai proposti per il trasferimento.
Anzi, nel caso Catanzaro il Csm ha preferito cacciare i magistrati onesti che li avevano indagati. Complimenti vivissimi.
qui l'ANSA: "Suscita perplessità ed inquietanti interrogativi - si legge in un documento firmato da tutti i magistrati della Procura - tale improvvisa e concentrica attenzione mediatica su una circostanza molto datata, già nota al Csm e valutata come irrilevante in occasione della nomina del dott. Messineo a procuratore capo di Palermo; circostanza che non ha mai prodotto all'interno dell'ufficio riserve o limiti di alcun genere, anche per il ritrovato entusiasmo nel lavoro di gruppo, nella tradizione dello storico pool antimafia, e per l'effettiva gestione collegiale dell'ufficio".
Nel documento si sottolinea che "in una fase storica nella quale la procura della Repubblica di Palermo è impegnata in uno straordinario sforzo di contrasto al sistema di potere mafioso, che si è concretato in risultati straordinari quali la disarticolazione della compagine interna dell'organizzazione mediante l'arresto di centinaia di uomini d'onore, anche di vertice, nonché nell'aggressione alle sue immense ricchezze mediante il sequestro di patrimoni per un valore di circa due miliardi e cinquecento milioni di euro, alcuni quotidiani puntano l'attenzione della pubblica opinione sul rapporto di parentela del procuratore Messineo con alcuni soggetti in passato indagati".
I magistrati osseRvano inoltre che "tali perplessità si accrescono in considerazione della coincidenza temporale con il progredire di delicatissime indagini sulle relazioni esterne di Cosa nostra".
"In tale momento - conclude il documento - i magistrati della procura avvertono la necessità di rinnovare la propria incondizionata stima al Procuratore capo Francesco Messineo".
Csm: Mancino apre pratica su caso Messineo, atti a commissione 7 marzo 2009
Roma. "In seguito a notizie di stampa relative alle indagini della Procura della Repubblica di Palermo sul clan Lo Piccolo, che riguarderebbero anche un affine del Procuratore Capo dott. Francesco Messineo, il Vice Presidente del Csm, Nicola Mancino, come atto dovuto, ha trasmesso alla Prima Commissione, per le valutazioni di competenza, gli articoli pubblicati venerdì 6 marzo e oggi".
Lo rende noto il Csm in un comunicato precisando che alla documentazione di stampa, Mancino ha allegato "una nota riservata inviata dal Procuratore generale presso la Corte di Appello di Palermo dott. Luigi Croce, in cui, mentre viene espressa preoccupazione per l'improvvisa attenzione mediatica su una circostanza peraltro già conosciuta, viene evidenziata la solidarietà espressa al dott. Messineo da tutti i magistrati della Procura della Repubblica di Palermo. Della questione -conclude la nota- sarà messo a conoscenza il Comitato di Presidenza del CSM nella riunione di lunedì 9 marzo".
ANSA
Mafia: Cdr Stampa, sconcertati da dichiarazioni Pm Palermo
6 marzo 2009 Palermo. Il comitato di redazione della Stampa ritiene "inaccettabili le insinuazioni contenute nel documento redatto dai magistrati della Procura di Palermo e diramato alle agenzie di stampa".
E' quanto si legge in una nota del cdr del quotidiano che commenta così il comunicato dei pm del capoluogo seguito alla pubblicazione, da parte di alcuni quotidiani, tra cui quello torinese, di un'inchiesta a carico del cognato del procuratore di Palermo Francesco Messineo. "Questi magistrati, rinnovando la propria 'incondizionata stima' al procuratore capo Francesco Messineo, - scrive il cdr - esprimono perplessità per l'attenzione riservata dal nostro e da altri giornali al dott. Messineo in relazione ai suoi rapporti di parentela con soggetti imputati o al centro di accertamenti". Il cdr punta il dito, in particolare, contro la parte della nota della Procura in cui si dice: "Tali perplessità si accrescono in considerazione della coincidenza temporale con il progredire di delicatissime indagini sulle relazioni esterne di Cosa Nostra". "Queste considerazioni - prosegue il comitato di redazione - lasciano sconcertati". Il cdr della Stampa rivendica la correttezza con cui questo giornale ha esercitato, in questa come in altre occasioni, il proprio diritto-dovere di cronaca e invita la Procura di Palermo a valutazioni meno avventate nei riguardi di un organo di informazione da sempre schierato a difesa della legalità e contro ogni forma di criminalità organizzata. Doverlo ribadire, e per di più a dei magistrati, é cosa che non ci saremmo mai aspettati".
ANSA
Mafia: Cdr Repubblica, gravi parole da Procura e Anm Palermo
7 marzo 2009 Roma. "Gravi e inaccettabili le insinuazioni contenute nella nota della Procura e dell'Anm di Palermo dopo la pubblicazione su Repubblica di un articolo che dava conto delle indagini sul conto del cognato del procuratore capo Messineo".
Lo dichiara, in una nota, il Comitato di redazione del quotidiano La Repubblica. "Nel comunicato di solidarietà al procuratore - continua il Cdr - si adombra il sospetto di occulte manovre volte a screditare l'azione giudiziaria. Accuse risibili se rivolte a Repubblica che non ha mai obbedito a nessun altro imperativo se non al diritto-dovere di informare l'opinione pubblica, senza veti né censure, anche e soprattutto quando l'informazione riguarda i poteri. Attribuire al nostro giornale e ai nostri cronisti intenti di altro genere è palesemente falso e smentito da una lunga tradizione - conclude la rappresentanza sindacale - che ha visto Repubblica chiaramente schierata contro tutte le mafie. L'informazione è un bene prezioso da tutelare sempre, anche e soprattutto quando è scomoda. Doverlo ricordare a dei magistrati, questo sì, suscita non poche perplessità".
“Ho sempre avuto l’impressione che in ultima analisi, nel corso della vita, un individuo deve una buona volta schierarsi, prendere posizione, ed essere disposto ad affrontare le conseguenze quali che siano. E se è invaso dalla paura non può farlo. La mia preghiera più grande è sempre che Dio mi preservi dal terrore che paralizza, perchè quando una persona vive accompagnata dalla paura per le conseguenze dei propri atti sulla sua vita personale, non potrà mai fare niente per contribuire a sollevare l’umanità intera e a risolvere i molti problemi sociali che ci troviamo di fronte in tutte le epoche e a ogni nuova generazione”.
18 commenti:
Una delle poche volte in cui a Zelig si permettono di fare satira, eppure passano per satirici sempre. Com'è possibile?
Naturalmente non è ancora satira politica ma non potremmo essere tutti un po' meno ipocriti e riconoscere che normalmente fanno solo delle "canzonette"?
Non continuiamo eccessivamente a moderarci per paura di "dare appigli" a chi invece attacca a spada tratta chiunque incroci sulla sua strada?
Polemiche per piazza Navona, polemiche per piazza Farnese, Hanno chiesto a Tinti moderazione (!) durante la puntata di Le Storie di Augias, Travaglio ha appena pubblicato l'ennesima sentenza di assoluzione perché -tra l'altro- il suo linguaggio non viene riconosciuto incontinente come vorrebbero i vari querelanti...
Dobbiamo sempre porgere l'altra guancia? Ci rendiamo conto che questo non li fermerà? Che non si può far venire scrupoli a chi una coscienza non ce l'ha?
Segnalo l'importante notizia che può leggersi al link riportato qui sotto. Il lavoro di esautoramento degli organi di controllo e garanzia, già in stato molto avanzato, continua incessantemente ...
http://www.affaritaliani.it/ultimissime/flash.asp?ticker=030309184731
AntimafiaDuemila presenta: COLLETTI SPORCHI
L'evento si terrà a Palermo sabato 7 marzo 2009 alle ore 20.30 nell'Aula Magna della Facoltà di Giurisprudenza in Via Maqueda 172
Sarà presente l'autore Luca Tescaroli, Sostituto Procuratore della Procura di Roma
Roberto Scarpinato - Sostituto Procuratore di Palermo
Antonio Ingroia - Procuratore Aggiunto di Palermo
Antonino Di Matteo - Sostituto Procuratore di Palermo
Salvatore Borsellino - Fratello del giudice ucciso dalla mafia
Giorgio Bongiovanni - Direttore della rivista AntimafiaDuemila
Enzo D'Antona - Giornalista del quotidiano la Repubblica
Dopo Rutelli, Gasparri e Farina, la staffetta del mio linciaggio è ripassata a Cicchitto
http://gioacchinogenchi.blogspot.com/
http://zambardino.blogautore.repubblica.it/2009/03/04/il-giornalista-denuncia-la-mafia-su-facebook-e-la-sua-pagina-scompare/
Il giornalista denuncia la mafia su Facebook. E la sua pagina scompare…
(Al caso che segnaliamo qui si aggiunge quello di Michelino Crosti di Radio Popolare, altro deparecido di Facebook) ------> http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/03/03/cercasi-michelino-disperatamente/
Un messaggio in italiano. Freddo, burocratico.
“Sì dice così: il tuo account è stato disabilitato da un amministratore. Se hai domande o dubbi consulta le Faq”. Scompaiono così da Facebook centinaia di contatti ma soprattutto una intensa attività di comunicazione sulla mafia e la realtà siciliana. E la posta personale.Nino Randisi è un giornalista. Un dirigente sindacale della sua categoria nell’isola, uno che ha preso molto sul serio il social networking come strumento di comunicazione civile: “Mica si potrà solo scrivere, ho mangiato, ho dormito e tutte quelle altre fesserie che si leggono, no? Si potrà pur comunicare qualcosa di più serio e di più drammatico?“.“Avevo 500 amici. Ogni giorno pubblicavo video di YouTube sui latitanti più pericolosi. Mettevo materiali che scottano, tutta documentazione seria su argomenti importanti. E mi seguivano in molti. Adesso tutto quello che ho pubblicato finora è andato perso. Ma io non mi arrendo, mi sono rifatto l’account con altri dati e ho ripreso a pubblicare. Voglio proprio vedere cosa succede adesso. Pensa un po’, hanno tolto qualche pagina su Riina, ma ne hanno lasciato altre dove si parla di mafia in tono elogiativo, e il mio spazio, che è una pagina *contro* la mafia, me lo disabilitano?“Sei sicuro che non te lo abbiano riattivato? Guarda che Facebook è in piena confusione tecnologica, a causa della sua crescita tumultuosa… Potrebbe essere solo un disguido…“Macchè! Niente e la cosa più irritante è che non c’è nessuno cui scrivere.
http://ilparafulmine.blogspot.com/
GIOVEDÌ 5 MARZO 2009
Intervista De Magistris 05/03/2009
Acuni significativi interventi effettuati dal Magistrato Roberto Scarpinato, in occasione della presentazione del libro di Nicola Tranfaglia (Ed. UTET) promossa dalla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli Studi di Palermo.
Perchè la mafia ha vinto - Scarpinato 1° intervento prima parte
Perchè la mafia ha vinto - Scarpinato 1° intervento sec. parte
Perchè la mafia ha vinto - Scarpinato 2° intervento
Con stima
Stefano
Genova
Forse stanno provando per trovare il modo migliore per imbavagliarci tutti!!!
Un bel pezzo.
Che la legge non fosse uguale per tutti lo so evince dal processo Mills dove c'è il corrotto ma non c'è il corruttore... Pare sia il Signor B. e mi domando chi è il Signor B.?
E ringrazieate sempre il PDL per le leggi salva manager e per aver preso nelal sua colazione gente come Dini e Mastella:-)
Caro Gennaro,
si può suggerire all'amico giornalista di scrivere su fb contro l'antimafia. Raggiunge gli stessi obiettivi con la certezza di non essere mai censurato.
sono preoccupata per la cosiddetta legge-bavaglino....
pubblico il link che parla dei provvedimenti contro siti e blogger, ovvero la voce in alternativa allo strumento unico ufficiale...
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/internet-contro-la-nuova-legge/2071493&ref=hpsp
http://ilparafulmine.blogspot.com/2009/03/intervista-de-magistris-05032009.html
http://www.youtube.com/watch?v=3WjYo_L8Wtg
Bartolo sembra ( mi fa piacere per lui) che l'inserimento di Nino Randisi si sia ripristinato su facebook,cmq anche dal messaggio che gli ho scritto sulla sua pagina anche ammesso che quelli di facebook volessero (tramite eventuali terzi) fare brutti scherzi,la rete è piena di possibilità di aprirti ovunque blog,siti etc,basta che vedi io in quante parti risulto per il mio hobby con la musica,ora indipendentemente dalla tematica penso che il discorso sia lo stesso. Riguardo l'intervista di de Magistris,quella che vedete sul blog che ho aperto "Il Parafulmine) è un estratto della intera intervista fatta da De Magistris che dura circa 3 minuti. Su youtube si trova anche quella per intero ma il video e l'audio non sono sincronizzati in quanto chi ha registrato evidentemente aveva ritardo nella ricezione del segnale digitale via satellite.Cmq credo che anche nella sintesi che ho postato io sia ben chiaro ed evidente il concetto espresso da de Magistris,il resto come dice De Niro sono chiacchere e distintivo .......
Per 3my78:
mi firmo b ma, giuro che non sono il Signor B di Mills! Anche perché, io davanti ai giudici mi sono presentato; e, da loro, trattato con i Guanti Bianchi!
b
Grazie Besugo, veramente illuminanti gli interventi di Scarpinato.
Immaginiamo che gli stessi vengano trasmessi dalle 20:00 alle 20:30 per una settimana nelle tre reti Rai. Chissà, forse, gli italiani sbatterebbero un po le palpebre e finalmente uscirebbero dal torpore in cui sono stati relegati scientificamente.
Prego la Redazione di dare evidenza e diffusione al "caso Messineo", prima che venga trasferito, come gli altri, prima che vengato bloccate le inchieste di Palermo sui Poteri Fuori Scena, come le altre inchieste (Catanzaro e Salerno).
Alla mistificazione dei vari organi di stampa bisogna contrapporre l'informazione e la massima divulgazione.
Prima che "il giochino" gli riesca ancora una volta. Prima che il Sistema Immunitario colpisca quest'altro "Virus"-
LE SOLITE COINCIDENZE
di Marco Travaglio - 9 marzo 2009
Ora vogliono cacciare pure il procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo.
L’ha annunciato Gianfranco Anedda, l’infaticabile consigliere laico, cioè politico (An) del Csm, già protagonista con altri mirabili colleghi delle cacciate di Luigi De Magistris da Catanzaro, di Clementina Forleo da Milano e di Luigi Apicella, Gabriella Nuzzi e Diniogio Verasani da Salerno.
Una garanzia. Anedda s’è appigliato a un paio di articoli di stampa su una vecchia vicenda giudiziaria che ha coinvolto Sergio Maria Sacco, fratello della moglie di Messineo.
Sacco fu due volte indagato una ventina e una decina d’anni fa dalla stessa Procura di Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa, la prima volta assolto e la seconda archiviato.
Ora salta fuori che nel 2006 avrebbe suggerito a Giovanni Bonanno, figlio di un vecchio capomafia, terrorizzato da possibili vendette trasversali, di abbandonare Palermo. Bonanno non gli diede ascolto e sparì per sempre (la classica “lupara bianca”).
Per questo episodio, contrariamente a quanto hanno scritto i giornali, Sacco non è indagato nè sospettato di essere un mafioso, anche perché suggerire a un tizio di cambiare aria per salvarsi la pelle non è reato.
Ma tanto basta al centrodestra per mettere nel mirino il capo della Procura, guardacaso di nuovo impegnata, dopo anni di letargo, sulle trattative fra Stato e mafia durante le stragi del 1992-’93.
Lo fanno notare i pm dell’Antimafia palermitana nel comunicato di solidarietà al loro capo: la vicenda Sacco è «molto datata, già nota al Csm e valutata come irrilevante in occasione della nomina di Messineo a procuratore» e «non ha mai prodotto all’interno dell’ufficio riserve o limiti di alcun genere, anche per il ritrovato entusiasmo nel lavoro di gruppo, nella tradizione dello storico pool antimafia, e per l’effettiva gestione collegiale dell’ufficio».
Guardacaso l’attacco arriva in «coincidenza temporale col progredire di delicatissime indagini sulle relazioni esterne di Cosa Nostra».
Fermo restando che i giornali fanno il loro mestiere di informare (ma perché non han riportato il passaggio del comunicato sulla «coincidenza temporale»?), il problema riguarda ancora una volta il Csm: se riteneva imbarazzante la parentela indiretta di Messineo con Sacco, non doveva nominarlo procuratore. Una volta nominato, non si vede che senso abbia rimestare in vecchie storie che non lo sfiorano nemmeno indirettamente, riguardando soltanto il cognato, neppure indagato.
Tanta solerzia, poi, fa a pugni col lassismo usato verso i magistrati di Catanzaro e di Potenza (dai procuratori generali Favi e Tufano a vari pm) indagati essi stessi, non i loro cognati - per aver ostacolato o insabbiato indagini delicatissime, e mai proposti per il trasferimento.
Anzi, nel caso Catanzaro il Csm ha preferito cacciare i magistrati onesti che li avevano
indagati. Complimenti vivissimi.
qui l'ANSA:
"Suscita perplessità ed inquietanti interrogativi - si legge in un documento firmato da tutti i magistrati della Procura - tale improvvisa e concentrica attenzione mediatica su una circostanza molto datata, già nota al Csm e valutata come irrilevante in occasione della nomina del dott. Messineo a procuratore capo di Palermo; circostanza che non ha mai prodotto all'interno dell'ufficio riserve o limiti di alcun genere, anche per il ritrovato entusiasmo nel lavoro di gruppo, nella tradizione dello storico pool antimafia, e per l'effettiva gestione collegiale dell'ufficio".
Nel documento si sottolinea che "in una fase storica nella quale la procura della Repubblica di Palermo è impegnata in uno straordinario sforzo di contrasto al sistema di potere mafioso, che si è concretato in risultati straordinari quali la disarticolazione della compagine interna dell'organizzazione mediante l'arresto di centinaia di uomini d'onore, anche di vertice, nonché nell'aggressione alle sue immense ricchezze mediante il sequestro di patrimoni per un valore di circa due miliardi e cinquecento milioni di euro, alcuni quotidiani puntano l'attenzione della pubblica opinione sul rapporto di parentela del procuratore Messineo con alcuni soggetti in passato indagati".
I magistrati osseRvano inoltre che "tali perplessità si accrescono in considerazione della coincidenza temporale con il progredire di delicatissime indagini sulle relazioni esterne di Cosa nostra".
"In tale momento - conclude il documento - i magistrati della procura avvertono la necessità di rinnovare la propria incondizionata stima al Procuratore capo Francesco Messineo".
Csm: Mancino apre pratica su caso Messineo, atti a commissione
7 marzo 2009
Roma. "In seguito a notizie di stampa relative alle indagini della Procura della Repubblica di Palermo sul clan Lo Piccolo, che riguarderebbero anche un affine del Procuratore Capo dott. Francesco Messineo, il Vice Presidente del Csm, Nicola Mancino, come atto dovuto, ha trasmesso alla Prima Commissione, per le valutazioni di competenza, gli articoli pubblicati venerdì 6 marzo e oggi".
Lo rende noto il Csm in un comunicato precisando che alla documentazione di stampa, Mancino ha allegato "una nota riservata inviata dal Procuratore generale presso la Corte di Appello di Palermo dott. Luigi Croce, in cui, mentre viene espressa preoccupazione per l'improvvisa attenzione mediatica su una circostanza peraltro già conosciuta, viene evidenziata la solidarietà espressa al dott. Messineo da tutti i magistrati della Procura della Repubblica di Palermo. Della questione -conclude la nota- sarà messo a conoscenza il Comitato di Presidenza del CSM nella riunione di lunedì 9 marzo".
ANSA
Mafia: Cdr Stampa, sconcertati da dichiarazioni Pm Palermo
6 marzo 2009
Palermo. Il comitato di redazione della Stampa ritiene "inaccettabili le insinuazioni contenute nel documento redatto dai magistrati della Procura di Palermo e diramato alle agenzie di stampa".
E' quanto si legge in una nota del cdr del quotidiano che commenta così il comunicato dei pm del capoluogo seguito alla pubblicazione, da parte di alcuni quotidiani, tra cui quello torinese, di un'inchiesta a carico del cognato del procuratore di Palermo Francesco Messineo. "Questi magistrati, rinnovando la propria 'incondizionata stima' al procuratore capo Francesco Messineo, - scrive il cdr - esprimono perplessità per l'attenzione riservata dal nostro e da altri giornali al dott. Messineo in relazione ai suoi rapporti di parentela con soggetti imputati o al centro di accertamenti". Il cdr punta il dito, in particolare, contro la parte della nota della Procura in cui si dice: "Tali perplessità si accrescono in considerazione della coincidenza temporale con il progredire di delicatissime indagini sulle relazioni esterne di Cosa Nostra". "Queste considerazioni - prosegue il comitato di redazione - lasciano sconcertati". Il cdr della Stampa rivendica la correttezza con cui questo giornale ha esercitato, in questa come in altre occasioni, il proprio diritto-dovere di cronaca e invita la Procura di Palermo a valutazioni meno avventate nei riguardi di un organo di informazione da sempre schierato a difesa della legalità e contro ogni forma di criminalità organizzata. Doverlo ribadire, e per di più a dei magistrati, é cosa che non ci saremmo mai aspettati".
ANSA
Mafia: Cdr Repubblica, gravi parole da Procura e Anm Palermo
7 marzo 2009
Roma. "Gravi e inaccettabili le insinuazioni contenute nella nota della Procura e dell'Anm di Palermo dopo la pubblicazione su Repubblica di un articolo che dava conto delle indagini sul conto del cognato del procuratore capo Messineo".
Lo dichiara, in una nota, il Comitato di redazione del quotidiano La Repubblica. "Nel comunicato di solidarietà al procuratore - continua il Cdr - si adombra il sospetto di occulte manovre volte a screditare l'azione giudiziaria. Accuse risibili se rivolte a Repubblica che non ha mai obbedito a nessun altro imperativo se non al diritto-dovere di informare l'opinione pubblica, senza veti né censure, anche e soprattutto quando l'informazione riguarda i poteri. Attribuire al nostro giornale e ai nostri cronisti intenti di altro genere è palesemente falso e smentito da una lunga tradizione - conclude la rappresentanza sindacale - che ha visto Repubblica chiaramente schierata contro tutte le mafie. L'informazione è un bene prezioso da tutelare sempre, anche e soprattutto quando è scomoda.
Doverlo ricordare a dei magistrati, questo sì, suscita non poche perplessità".
ANSA
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