domenica 18 novembre 2007

Lo straniero che bussa alle porte dell’Occidente



di Gustavo Zagrebelsky
(Professore di Diritto Costituzionale. Ex Giudice e Presidente della Corte Costituzionale)

tratto da "La Repubblica" del 13 novembre 2007

Quelli che, come me che scrivo e voi che leggete, stanno dalla parte di gran lunga privilegiata del mondo hanno forse perso il significato drammatico della parola straniero.

Se i rapporti sociali fossero perfettamente equilibrati, la parola straniero, con i suoi quasi sinonimi odierni (migrante, immigrato, extra-comunitario) e le loro declinazioni nazionali (magrebino, islamico, senegalese, rom, cinese, cingalese, eccetera), sarebbe oggi una parola neutrale, priva di significato discriminatorio.

Non sarebbe più una parola della politica conflittuale.

E invece lo è, e in misura eminente.

Se consultiamo costituzioni e convenzioni internazionali, traiamo l’idea che esiste ormai un ordinamento sopranazionale, che aspira a diventare cosmopolita. dove almeno un nucleo di diritti e doveri fondamentali è riconosciuto a ogni essere umano, per il fatto solo di essere tale, indipendentemente dalla terra e dalla società in cui vive.

Questo è un progresso della civiltà.

Nelle società antiche, lo straniero era il nemico per definizione (hospes-hostis), poteva essere depredato e privato della vita. Il presupposto era l’idea dell’umanità divisa in comunità separate, naturalmente ostili l’una verso l’altra. Lo straniero, in quanto longa manus di potenze nemiche, era da trattare come nemico.

Da allora, molto è cambiato, innanzitutto per le esigenze dei traffici commerciali.

Il nómos panellenico e lo jus gentium, lontanissimi progenitori del diritto internazionale, nascono da queste esigenze.

L’universalismo cristiano, in seguito, ha dato il suo contributo. Nella medievale res publica christiana e nello jus commune l’idea di straniero perde di nettezza, sostituita se mai, nella sua funzione discriminatoria, da quella di infedele o di eretico.

E l’universalismo umanistico e razionalistico ha dato l’ultima spinta.

Il concetto di straniero, nella sua portata discriminatoria, non è però mai morto, anzi ha sempre covato sotto la cenere, a portata di mano per affermare “legalmente” l’esistenza di una nostra casa, di un nostro éthnos, di un nostro ordine, di un nostro benessere.

I regimi totalitari del secolo passato vi hanno fatto brutale ricorso. Ad esempio, per restare da noi, la “Carta di Verona”, manifesto del fascismo di Salò, all’art. 7 dichiarava laconicamente: «Gli appartenenti alla razza ebraica sono stranieri», come prodromo della confisca dei beni e dello sterminio delle vite.

Una sola parola, terribili conseguenze.

Si può ben dire che, dopo quelle tragedie xenofobe, la “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo” del 1948 rappresenti, nell’essenziale, la condanna di quel modo di concepire l’umanità per comparti sociali e territoriali, ostili tra loro.

«Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti»: l’appartenenza a uno Stato o a una società, piuttosto che a un’altra, passa in secondo piano e non può più essere motivo di discriminazione. Ciò che conta è l’uguale appartenenza al genere umano e la fratellanza in diritti e dignità non conosce confini geografici, etnici e politici.

Da allora, l’idea di una comunità mondiale dei diritti ha fatto strada. Le convenzioni e le dichiarazioni internazionali si sono moltiplicate e hanno riguardato ogni genere di diritti. Se si tratta di essenziali diritti umani, la protezione non dipenderà dalla nazionalità, riguardando tutte le persone che, per qualsiasi ragione, si trovano a essere o transitare sul territorio di un Paese che aderisce a questa concezione dei diritti umani e non è condizionata dalla reciprocità.

Tutto bene, dunque? La parola straniero non contiene oggi alcun significato discriminatorio o, almeno, è destinata a non averne più. Possiamo stare tranquilli?

Proviamo a guardare la questione dal punto di vista degli stranieri che stanno dalla parte debole e oggi si riversano nei nostri paesi.

Essi sono alla ricerca di quelle condizioni di vita che, nei loro, sono diventate impossibili, spesso a causa delle politiche militari, economiche, energetiche e ambientali dei paesi più forti.

Si riconoscerebbero costoro in quella “famiglia umana” di cui parlano le convenzioni internazionali sui diritti umani? Concorderebbero nel giudizio che la parola straniero non comporta discriminazione?

La trappola sta nella distinzione tra straniero “regolare” e “irregolare”.

Ciò che è irregolare, per definizione, dovrebbe trovare nella regola giuridica il suo antidoto: quando è possibile, per impedire; quando è impossibile, per regolarizzare.

Invece, nel caso degli stranieri migranti, la legge promuove, anzi amplifica l’irregolarità, invece di tentare di ricondurla nella regola. Così facendo, è legge criminogena.

Fissiamo innanzitutto un punto: il flusso migratorio non si arresterà con misure come quote annue d’ingresso, permessi e carte di soggiorno, espulsione degli irregolari. Questi sono strumenti spuntati, che corrispondono all’illusione che lo Stato sia in grado di fronteggiare un fenomeno di massa con misure amministrative e di polizia. Esse potevano valere in altri tempi, quando la presenza di stranieri sul territorio nazionale era un fenomeno di élite. Oggi è un fatto collettivo che fa epoca, mosso dalla disperazione di milioni di persone che vengono nelle nostre terre, tagliando i ponti con la loro perché non avrebbero dove ritornare. Li chiamiamo stranieri “irregolari”, ma sono la regola.

Siamo in presenza di una grande ipocrisia, che si alimenta della massa degli irregolari, un’ipocrisia che va incontro a radicati interessi criminali. Non ci sarebbe il racket sulla vita di tante persone che muoiono nei cassoni di autotreni, nelle stive di navi, sui gommoni alla deriva e in fondo al mare; non ci sarebbe un mercato nero del lavoro né lo sfruttamento, talora al limite della schiavitù, di lavoratori irregolari, che non possono far valere i loro diritti; non ci sarebbe la facile possibilità di costringere persone, venute da noi con la prospettiva di una vita onesta, a trasformarsi incriminali, prostituti e prostitute, né di sfruttare i minori, per attività lecite e illecite; non ci sarebbe tutto questo, o tutto questo sarebbe meno facile, se non esistesse la figura dello straniero irregolare, inerme esposto alla minaccia, e quindi al ricatto,di un “rimpatrio”coatto, in una patria che non ha più.

La prepotenza dei privati si accompagna per lui all’assenza dello Stato. Per la stessa ragione, per non essere “scoperto” nella sua posizione, l’irregolare che subisce minacce, violenze, taglieggiamenti non si rivolgerà al giudice; se vittima di un incidente cercherà di dileguarsi, piuttosto che essere accompagnato in ospedale; se ammalato, preferirà i rischi della malattia al ricovero, nel timore di una segnalazione all’Autorità; se ha figli, preferirà nasconderne l’esistenza e non inviarli a scuola; se resta incinta, preferirà abortire (presumibilmente in modo clandestino).

In breve, lo straniero irregolare dei nostri giorni soggiace totalmente al potere di chi è più forte di lui. I diritti valgono a difendere dalle prepotenze dei più forti, ma non ha la possibilità di farli valere: il diritto alla vita, alla sicurezza, alla salute, all’integrazione sociale, al lavoro, all’istruzione, alla maternità ...

Davvero, allora, la parola straniero, nel mondo di oggi, è priva di significato discriminatorio?

Possiamo da qui tentare una sintetica conclusione, molto parziale, sul tema della sicurezza e della legalità, oggi così acutamente avvertito.

Quella sacca di violenza che è il mondo degli irregolari è una minaccia non solo per loro, ma per tutta la società. La condizione dello straniero irregolare, su cui incombe la spada di Damocle dell’espulsione, sembra essere studiata apposta per generare insicurezza, violenza e criminalità che contagiano tutta la società.

Quando si metterà mano alla legge n. 189 del 2002 (la cosiddetta Bossi-Fini) sarà utile rammentarsi di queste connessioni.


14 commenti:

Anonimo ha detto...

Nell'articolo del Prof. Zagrebelsky, tra "ius gentium" e "nomoi panellenici" vedo solo una descrizione del problema, non la sua soluzione.

Forse i dirigenti di alcuni partiti non hanno ancora espresso un'indicazione precisa sul tema.

Forse è poco elegante suggerire di applicare le leggi di quei paesi anglosassoni e sicuramente democratici dell'Oceania che, una volta avvistata la nave carica di clandestini, mandano le loro corvette e la scortano "manu militari" fuori dalle acque territoriali...

Forse l'interesse del "capitale" nostrano è di avere mano d'opera a basso prezzo, da sfruttare prima al nero e poi "regolarizzata", che sostituisca i pigri e costosi italiani.

Forse i partiti che sono sempre stati contro il "capitale" oggi sono come i "maiali" della nota "fattoria", che alla fine del racconto si alzavano in piedi, a brindare assieme ai loro vecchi padroni !

Forse l'unico interesse di questi partiti è proprio quello di costruirsi, nel tempo e con successive, periodiche regolarizzazioni, un folto bacino elettorale, sempre rimpinguato da nuovi arrivi, da regolarizzare in seguito, magari poco prima delle elezioni.

Ma sono solo impressioni, ovviamente...

Cinzia ha detto...

Certo, mio caro anonimo, proprio democratici quei paesi che usano il sistema di buttare la spazzatura fuori dalla loro porta sporcando il pianerottolo comune a tutti!
Potremo suggerire ancora più democraticamente di cercare una bella terra di nessuno, o magari di qualche povero popolo disgraziato che non può ribellarsi, che potremo anche pagare per pulirci meglio la coscienza, dove sbarcarli e farli scannare tra loro, che dice? Convengo con lei che i partiti contro il "capitale" (come li chiama lei) oggi sono i maiali che brindano con i padroni. Ma anche lei non scherza, forse si sente più onesto perchè ha sempre avuto nella mente soluzioni fasciste e perbeniste come queste da suggerire ? Io credo che il professore abbia fatto un'ottima analisi della situazione, soprattutto chiedendo a chi di dovere, nel momento in cui dovrà legiferare, di prendere in considerazione con onesta lungimiranza una realtà ineluttabile come i flussi migratori di massa, senza false ipocrisie. Il mondo è diventato un po' troppo piccolo per potersi permettere di spazzare la sporcizia sotto il tappeto, non crede?

Anonimo ha detto...

No. Mi DIMOSTRI il contrario e tenga, per favore, le sue "etichette" per le persone che conosce direttamente.

Grazie.

Cinzia ha detto...

Gentile anonimo, mi dispiace che abbia "rosicato" (come si dice a Roma) per le mie parole, comunque spero che il suo tappeto sia abbastanza grande da contenere sotto di se la sporcizia necessaria. Con tutto il rispetto possibile firmo e controfirmo ciò che penso.

Anonimo ha detto...

Le assicuro, cara "polemista", che sotto il mio tappeto il pavimento è pulito, che ci creda o no.

Ma chi La ha invitata, mi scusi, a fare le pulizie a casa mia ?

Prima di "lavare" il mio pavimento, forse farebbe meglio a controllare lo stato del Suo, non crede ?

Ed ora, battute a parte, provveda ad argomentare con fatti concreti, lasciando gli "slogan" e le frasi fatte ai vari partiti e "movimenti" a loro collaterali, a meno che non ne faccia proprio parte, nel qual caso ha tutta la mia solidarietà.

Cordiali saluti.

Anonimo ha detto...

È un articolo che fa molto rifletere
È vero, Il concetto di straniero, nella sua portata discriminatoria, non è mai morto.
Nell’appello “Il triangolo nero”, pubblicato su petitonline e sottoscritto da molti scrittori, artisti ed intellettuali, si legge:
”Succede che è più facile agitare uno spauracchio collettivo (oggi i rumeni, ieri i musulmani, prima ancora gli albanesi) piuttosto che impegnarsi nelle vere cause del panico e dell’insicurezza sociali causati dai processi di globalizzazione.
Succede che è più facile, e paga prima e meglio sul piano del consenso viscerale, gridare al lupo e chiedere espulsioni, piuttosto che attuare le direttive europee (come la 43/2000) sul diritto all’assistenza sanitaria, al lavoro e all’alloggio dei migranti; che è più facile mandare le ruspe a privare esseri umani delle proprie misere case, piuttosto che andare nei luoghi di lavoro a combattere il lavoro nero.

[omissis]
Succede che si sta sperimentando la costruzione del nemico assoluto, come con ebrei e rom sotto il nazi-fascismo, come con gli armeni in Turchia nel 1915, come con serbi, croati e bosniaci, reciprocamente, nell’ex-Jugoslavia negli anni Novanta, in nome di una politica che promette sicurezza in cambio della rinuncia ai principi di libertà, dignità e civiltà; che rende indistinguibili responsabilità individuali e collettive, effetti e cause, mali e rimedi; che invoca al governo uomini forti e chiede ai cittadini di farsi sudditi obbedienti.
Manca solo che qualcuno rispolveri dalle soffitte dell’intolleranza il triangolo nero degli asociali, il marchio d’infamia che i nazisti applicavano agli abiti dei rom.”

Per chi vuole aderire, l’appello si trova qui: http://www.petitiononline.com/trianero/petition.html

Anonimo ha detto...

Permettetemi di attirare le vostre ire, per quello che dirò:

1) Prima di tutto i "migranti" sono gli uccelli migratori o gli animali, in generale. Gli uomini si distinguono in "emigrati" o "immigrati".

2) Qui non c'è scampo: o si accetta l'immigrazione senza limiti o si è etichettati come "fascisti, razzisti, nazisti". Bel modo di ragionare, complimenti.

3) Non la daranno, comunque, a bere a tutti. Siccome il fine ultimo dei partiti è il POTERE (il fine del potere E' il potere, diceva Orwell...), nessuno può trincerarsi dietro falsi pietismi: questi vogliono quanti più immigrati NON per fini umanitari, ma allo scopo primario di rimpinguare gli scarsi sostenitori delle loro liste elettorali, fregandosene altamente degli italiani che pagano le tasse !

4) Il problema dell'immigrazione è dovuto alla povertà di quei paesi, che magari hanno fiumi di petrolio, oro, materie prime, ma non sono in grado di amministrarsi civilmente, dominati come sono, con il tacito consenso della loro popolazione, da sàtrapi spietati e sanguinari. La colpa, ovviamente, non è loro, ma nostra (questo è scontato)...

5) E allora, se veramente li si volesse aiutare, basterebbe imporre a tutti una tassa "extra" per aiuti umanitari, magari vigilando, con le armi, che i nostri soldi non vadano in tasca al dittatore di turno e alla sua cricca !

6) Ma siccome imporre tasse è sgradevole e allontana i votanti, meglio evitare questa soluzione. E poi, perché elevare il tenore di vita delle altre nazioni, quando per le nostre imprese è molto più facile pagare con due lire gli operai nel terzo e quarto mondo, piuttosto che in Italia ? Se quei paesi si arricchissero, i loro operai chiederebbero subito un aumento, non vi pare ? Quindi, da un lato si spostano gli impianti di produzione nei paesi "poveri", dall'altro si importa in Italia manodopera da sfruttare a basso costo per i lavori che gli italiani non vogliono più fare. Poi, dopo qualche anno, si concede loro la nazionalità e ci si fa eleggere grazie ai loro voti. E' un meccanismo perfetto, fondato proprio sul fatto che esistono paesi più poveri. Ed è primario interesse del "capitale" che RIMANGANO poveri !

7) Insomma, nessun professore universitario, per quanto autorevole, potrà mai distogliermi dalla convinzione che l'unico vero scopo dell'immigrazione in Italia sia lo SFRUTTAMENTO dei più deboli. Ed è paradossale che proprio i partiti storicamente più attenti al "sociale" ne siano ora, d'accordo con il grande capitale, i più strenui promotori !

Attendo, con fiducia, insulti e critiche, specie dai "militanti" di varie liste e/o organizzazioni politiche e para-politiche, che provvederanno subito a dichiarare la loro imparzialità, ben attenti a fare, servilmente, gli interessi dei loro "datori di lavoro" !

Cinzia ha detto...

Mio caro signore ma che vuole che le dimostri?!
Pensa davvero che io potrei convincerla che i flussi migratori sono impossibili da fermare?
Se non l'ha convinta fino ad oggi l'evidente realtà che viviamo, posso farlo io?
Penso solo che di fronte a problemi che riguardano la vita delle persone bisogna porsi con grande senso di umiltà e di partecipazione.
Mi sento certamente fortunata a non essere nata da quella parte del mondo che ti costringe a scappare con la fame che ti corre dietro e per quanto non possieda molto, sono disposta a condividere la mia poca ricchezza affinché tutti possono stare meglio.
Credo che se questa povera gente potesse stare meglio a casa propria non verrebbe qua, io non lo farei e neanche lei, no?! Credo che tutti gli abitanti della terra abbiano diritto ad un futuro migliore, ma a volte la tua terra non te lo può dare e così, come noi italiani abbiamo fatto a nostro tempo, si espatria, ovunque (America, Australia, Canada, Germania ecc.). In questi luoghi abbiamo costruito faticosamente una nuova vita di prosperità per i nostri figli, che qui sarebbero certamente morti di fame in zone depresse come il sud e anche il nord-est, oggi così opulento e dimentico della sua passata povertà. Anche noi siamo stati maltrattati, ma questo non è un buon motivo per comportarci come gli altri hanno fatto con noi. Oggi siamo un (finto) paese ricco, consumista e come tale oggetto di speranza da parte di queste popolazioni più povere e senza speranza. Ora, pensa possiamo convincerli che in realtà siamo nei guai fino al collo (in tutti i sensi: politici, economici, sociali) se questa è una verità non accettata neanche da noi? E poi, per quanto sia, stiamo sempre meglio di chi vive in luoghi dove c'è solo fame, disperazione e spesso anche guerra; se poi non siamo in grado di accoglierli, dargli un lavoro e anche (di conseguenza) un esempio di educazione civica e sociale è forse colpa loro? Immagino che per chi viene dalla povertà assoluta forse una baracca sul Tevere è già un piccolo punto di speranza da cui partire, mentre per me che ho senso civico è solo una vergogna; ma non me la prendo certo con loro, piuttosto con il mio governo che non è in grado di gestire né la mia precarietà (perché è questo che ricevo io dal mio paese dopo 20anni che lavoro), né la loro disperazione.
Detto ciò, mi sembra inutile, ipocrita e crudele riaccompagnare una carretta del mare fuori delle acque territoriali spacciando questo gesto come soluzione per risolvere la nostra incapacità e inettitudine ad affrontare un problema così complesso e tragico. Quale senso avrebbe ai fini della soluzione? Un atteggiamento tipo: occhio non vede... ecc, ecc; non è un mio problema, non mi riguarda se lo risolvano loro? Non so...
Ma per quanta umanità posso mettere nelle mie argomentazioni, (e mi creda se le assicuro che non hanno radici catto-comuniste) non penso di poterla convincere a condividere le mie opinioni, però mi permetto di dissentire con sdegno alle soluzioni da lei proposte!
Mi sento ancora un essere umano, ragionevole sì ma con dei sentimenti e dei valori etici anche se laici e non sarà certo il mio bisogno di mantenere sicurezza e benessere a farmi credere in soluzioni che non risolvono i problemi, ma semplicemente li allontanano!
Insisto nel affermare che ad oggi il mondo è ben troppo piccolo.
Una guerra pur lontana ha ripercussioni anche sulla nostra economia; un popolo affamato, per quanto distante, troverà il modo di migrare in un luogo migliore e quel posto potrebbe essere qui!
In quanto al fatto che noi italiani saremmo pigri e costosi, io non so lei che lavoro fa, ma la mia mano d'opera costa meno di dieci anni fa, mentre il costo della vita, bhè non c'è bisogno che glielo dica io! E se qui ci sono imprenditori (carogne!) che affamano gli immigrati (e noi italiani) per risparmiare e godere maggiori profitti, riescono a farlo perché (lo stato glielo permette, i sindacati chiudono occhi e orecchie) questa povera gente si adatta a vivere in condizioni in cui io, che ho lottato per conquistare dei diritti, non mi adatterei di certo. Però tutto questo non può spingermi a pensare che sono gli sfruttati a rovinare il mercato del lavoro, sarei davvero stupida, non crede?!
Forse non ho soluzioni da dare, dovrei avere maggiori elementi e soprattutto competenze per poter elaborare delle vere soluzioni, però credo nella dignità umana e sono certa non può e non deve avere confini.
Cordiali saluti anche a lei
e tanti auguri a tutti noi che in un paese governato così come il nostro ne abbiamo davvero bisogno!!!

Anonimo ha detto...

internet é grande, molto ,esistono innumerevoili spazi esplicitamente dedicati all'onanista narciso si abbia il coraggio di frequentarli riservando a tutti gli altri il compito di fornire INFORMAZIONI.Lo Straniero è manodopera a bassso costo.

"Uguale per tutti" ha detto...

Cinzia, alle 20.50, ci ha inviato il Suo contributo di pensiero e di umanità.

Rispettiamo le opinioni di tutti.

Ma a Cinzia vogliamo dire: grazie. Grazie di cuore. Grazie per ogni parola del Suo scritto. Grazie per averla pensata. Grazie per averla prima vissuta e quindi tratta dal cuore per metterla qui. Grazie per avere misurato le parole, in modo che il valore delle idee potesse esprimersi senza essere offuscato da tentazioni polemiche. Grazie per avere creduto bello e utile dire quelle cose e dirle qui.

Grazie per l'onore che ci ha fatto e per la gioia che ci ha dato, Cinzia.

Resti qui con noi, per favore, se può e vuole.

Facciamo questo blog da poco tempo e ci sentiamo molto inadatti e poco capaci. Abbiamo deciso di rinviare i bilanci a fra un po' di tempo. Ma ogni tanto ci viene la tentazione di anticiparli e ci chiediamo se stiamo facendo bene e/o come potremmo o dovremmo fare per fare meglio.

Intanto, condividere i Suoi pensieri è un motivo per cui valeva la pena di essere qui.

All'Anonimo a cui Cinzia ha risposto vorremmo dire, con il massimo rispetto, umilmente e sommessamente, due cose.

La prima è: gentile amico, ci creda, qualunque cosa bella o brutta possa pensare di noi, la questione non è qui di appartenenze.

La seconda è: alcuni per "stare meglio" hanno bisogno di individuare una causa e avere una soluzione. Di individuare un colpevole e di convincersi che ci sarebbe una ricetta. Ma la verità è che la realtà è molto complessa e queste semplificazioni sono del tutto falsificanti.

Se fosse solo questo, alla fine ci sarebbe solo un'analisi sbagliata e una soluzione che non risolve.

Il guaio è quando chi si accontenta della semplificazione vi si abbarbica con tutte le forze e presidia la sua convinzione con una carica di rabbia.

Questo ci abbrutisce tutti. Rende la nostra società piena di astio e di livore.

E questo è un male in più e acceca.

La Redazione

Cinzia ha detto...

Grazie a voi per aver ascoltato con il cuore le mie intenzioni.
Resterò certamente tra voi. Vi stimo e ammiro moltissimo per il coraggio e l'onestà intellettuale con cui portate avanti il vostro lavoro.
Con i tempi che corrono, uno spazio aperto come internet in cui discutere dei problemi della magistratura, gestito da magistrati, mi sembra quasi un atto di eroismo.
In giro c’è un clima di caccia alle streghe e oggi le streghe di turno siete voi.
Il nostro paese vive un momento storico molto buio, ci si isola o vivendo appollaiati sul proprio punto di vista o in gruppi con vedute omologate a cui aderire senza sforzo; in questo orizzonte una tavola di confronto come la vostra, pronta anche a mettersi in discussione, mi sembra un ottimo spiraglio di democrazia.
Questo blog mi piace. Sento qui una gran voglia di cambiare affiancata da intelligenza, competenza e spirito riflessivo; magari ci fossero anche politici pronti a fare lo stesso. Certo io sono solo una comune cittadina affamata di chiarezza e informazione pulita, e vi prego di perdonate la mia espressività forse troppo istintiva, ho una formazione artistica e non giuridica, ma di solito preferisco leggere e ascoltare che parlare; il mio bisogno primario è capire le infinite sfaccettature della realtà, non voler affermare a tutti i costi la mia opinione.
Per questo motivo vi seguirò con molta attenzione; è un onore tutto mio essere al vostro fianco.

Anonimo ha detto...

VERBA VOLANT. FACTA MANENT.

KciN ha detto...

Ottimo articolo!

Penso che lo pubblicherò anche io!

Come sempre il vostro Blog è un punto di riferimento giuridico-politico di non poco spessore.

Grazie per il lavoro che fate!

L' Informazione è vita!

Anonimo ha detto...

Caro Gustavo Zagrebelsky,
il suo pensiero è come un raggio di sole che illumina la terra finita negli abissi dopo l'apocalisse del genere umano nella post modernità.
Le sue parole fanno materializare l'immagine di un dio della Casta che ha appogiato per un attimo un piede in terra. Volevo farle sapere che il suo pensiero è quello condiviso dalle magioranze della terra, dalla maggioranza dei miei amici, dalla magioranza delle classi subalterne della nostra società. In questo mondo nessuno è straniero, diciamo noi semplicemente per difenderci dall'endemico e vecchio quanto il mondo Dividi et impera. Nel mondo aumenta il divario tra paesi ricchi e poveri e in Italia sono più numerosi i proprietari di yacht da un miliardo rispetto a quelli che poi dichiarano un tale patrimonio al fisco. Aumenta la forbice tra ricchi e poveri anche in Italia dove emergono le nuove povertà. Siccome è noto a tutti, per quanto taciuto o censurato, che esistono nel mondo e in Italia, risorse sufficienti per dare benessere a tutti, chi è in buona fede non pensa neanche lontanamente di alimentare una guerra tra poveri. L'ignoranza, però, ostacola la buona fede, così come la sete di sopravvivenza. Del resto, sono per antonomasia coloro che detengono privilegi, ricchezze e potere ad alimentare la paura del diverso, dello straniero. Ecco, noi, immigrati e immigrate, siamo la maggioranza nel mondo, siamo una moltitudine superiore a qualsiasi popolo conformato in uno Stato-nazione. Siamo anche la parte più sfruttata nel ricco Occidente. La digregazione degli Stati-nazione è direttamente proporzionale alla nuova civiltà mondiale che tenta di riconoscersi e di riorganizzarsi in altre forme non statali. Noi, classi subalterne,cioè le maggioranze del Belpaese e del mondo, non abbiamo alcun interesse politico, partitico o di potere, e nessun parlamento ci rappresenta. Noi, classi subalterne, non abbiamo alcun interesse a creare una guerra tra poveri, non abbiamo paura di perdere diritti o privilegi con l'arrivo di nuovi poveri, bensì lottiamo solo affinché i diritti a vivere una vita dignitosa si estendano a tutti i nostri fratelli e sorelle in Italia e nel mondo, in ogni latitudine. Non abbiamo paura dell'accattone o della micro delinquenza ma di chi vuole governare ladrocinando il nostro paese e depredando la nostra e altrui terra. La microcriminalità non ha mai rubato tanti soldi e mai fatto tanto male al nostro paese rispetto a quanto lo hanno fatto politici e commercianti corrotti dalla nascita della Repubblica. Tutelare la nostra sicurezza vuol dire non dare più il voto a chi autorizza guerre, ruba allo Stato, abusa della propria posizione per far crescere interesi finnziari di lobby e multinazionali. Di quelli, sì, che abbiam paura. Più che paura, abiamo imparato a riconoscerli per combatterli, sottraendoci alla loro logica senza subirli ed essere speculari a loro.
In sintesi, i flussi di immigrazione sono incontrollabili nella nuova epoca in cui viviamo. L'evolversi della vita dei popoli è in contrasto con quella degli Stati. Il vero nocciolo della questione sta nel cominciare a chiedersi e darsi delle risposte sul dualismo tra società statale o comunitaria. Noi, stiamo già costruendo una nuova società comunitaria, più aperta, libera e solidale. Di fronte all'inganno integrazionista, cioè dell'integrazione coatta e dell'immigrazione forzata, vogliamo costruire la speranza di una nuova civiltà interetnica dove le cultura possano mettere in comune gli aspetti migliori e debellare quelli oppressivi e mortiferi. In pratica, non ci potrà essere una nuova civiltà libera dalla schiavitù e dalla guerra, se non sapremo far crescere una nuova sorellanza tra i popoli.

Un grazie da uno studente precario 30enne,emigrato dalla Campania in Romagna,cittadino del mondo,italiano ma apolide per poco tempo.