sabato 18 aprile 2009

Il “caso Santoro”, gli altri “casi” e il silenzio dei più.





di Stefano Racheli
(Sostituto Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Roma)




Mettiamola così: immaginiamo che Santoro sia un fazioso, un maledetto fazioso.

Diamo per scontato ciò che è da dimostrare: che, per l’appunto Santoro sia un fazioso e che i suoi avversari siano imparziali e giusti come gli angeli del paradiso.

E’ questo il punto della questione? Direi proprio di no: le virtù morali di Santoro (come dei suoi avversari) non sono certo cosa che ci riguardi politicamente.

Un momento! – giderà qualcuno – qui il problema sta nel fatto che la faziosità è entrata, tramite Santoro, nel servizio pubblico e un servizio pubblico non può essere fazioso.

Cari amici del blog, non facciamoci prendere la mano dall’emozionalità e riflettiamo sulle parole.

Cosa mai significa “fazioso”?

Può significare – a io parere – ameno due cose: che si è al servizio di una fazione ovvero, in altro senso, che si distorce la realtà dei fatti in modo da giovare ad una fazione (ad essere, in poche parole, un bugiardo interessato).

Nel primo senso del termine non credo corrisponda a verità che Santoro sia un fazioso: egli dipende dalla Rai e non da questa o quella fazione e dunque l’accusa che gli si muove non può essere intesa che nell’altro senso; nel senso, per essere precisi, che egli avrebbe strumentalizzato la funzione dell’informazione pubblica (così tradendone la oggettiva funzione di accertamento e diffusione della verità) usandola per diffondere menzogne.

Parliamo dunque dell’eventualità (perniciosa) che l’informazione sia dolosamente distorta e dei rimedi adottabili.

Io credo che la distorsione possa e debba essere affrontata su fronti diversi.

E’ infatti del tutto evidente che ove, in ipotesi, la distorsione realizzi estremi di reato (diffamazione etc) essa sarà soggetta al controllo di legalità (comunque successivo al venir in essere dell’informazione) proprio della giurisdizione.

Altro e ben diverso è il caso in cui chi detenga il potere intenda porsi come controllore della correttezza dell’informazione (correttezza, si ribadisce, non attinente a profili penalmente rilevanti).

Va qui ribadito come la libertà dell’informazione non costituisca solo (e non è poca cosa) espressione della libertà del pensiero (e cioè di un diritto fondamentale della persona, costituzionalmente garantito), ma anche il principale strumento di controllo del potere. Sarebbe dunque paradossale che il “controllato” volesse arrogarsi il ruolo di “controllore” del “controllante”.

Come è proprio di una società autenticamente democratica e pluralistica (quella cioè che tollera che convivano e si esprimano concezione diverse, o addirittura opposte, della società e dell’uomo) il fenomeno dell’informazione distorta trova rimedio solo nella dialettica politica e nella maturazione del corpo elettorale e non certo nella repressione (successiva o preventiva che sia) ad opera di chi detiene il potere.

Santoro informa, in ipotesi, faziosamente?

Si dia vita ad una informazione alternativa (che certo in Italia non manca) e si lascino gli italiani liberi di giudicare chi sia o meno fazioso.

Del resto, molte sono le questioni che trovano “soluzione” (le virgolette son d’obbligo, visto che più che una soluzione si tratta di evitare un rimedio peggiore del male) in ciò che ho chiamato dialettica politica. Si prenda il caso dell’accesso al parlamento.

Come l’informazione può essere distorta, così anche la funzione parlamentare può essere oggetto di distorsione.

Ma sarebbe rimedio congruo quello di dar vita ad una censura che elimini i candidati ritenuti pericolosi o inaffidabili, al di fuori di fatti penalmente rilevanti ed accertati in sede indipendente?

Del resto, a ben vedere, una censura che imbavagli non garantisce la verità dell’informazione (la quale è, per definizione, sempre da dimostrare), ma solo l’unicità dell’informazione (quella, per la precisione, facente capo al Potere).

Nessun monopolio ha mai garantito l’affidabilità del prodotto meglio della libera concorrenza: così è per le merci, così è per l’informazione.

C’è piuttosto da chiederci perché la nazione, invece di aspirare al pluralismo informativo, sembri correre verso la verità di Stato.

Perché – pi in generale – c sia, per usare il titolo di un famoso libro di E. Fromm (libro che invito caldamente a leggere ove non lo si sia già letto), una vera e propria fuga dalla libertà.

«Nel carattere autoritario» afferma Fromm «l’attività si fonda su un sentimento di impotenza, che essa tende a vincere».

Da che mondo è mondo, in tempi di procella, l’individuo mette la prua dove va la flotta e si affida al “capo”, parendogli perdente ogni altra soluzione in cui ci si affidi alla propria iniziativa e al rafforzarsi delle dinamiche democratiche.

E’ così che prende piede (è sempre Fromm che parla) «la tendenza a rinunciare all’indipendenza del proprio essere individuale e a fondersi con qualcuno o qualcosa al di fuori di se stessi per acquistare la forza che manca al proprio essere»: si tratta di una fuga da una solitudine e una debolezza avvertite come intollerabili.

Scrive Hitler nel Mein kampf: «Le masse amano il dominatore piuttosto che il supplicante e nell’intimo li soddisfa molto più una dottrina che non tolleri concorrenza, che non la concessione della libertà democratica: spesso non sanno cosa farsene».

Se – nulla di nuovo sotto il sole – i meccanismi sociali della sottomissione sono stati adeguatamente evidenziati e studiati, occorre però aggiungere che siffatti meccanismi costituiscono eco di qualcosa che ha natura ben più radicale di un meccanismo sociale: un qualcosa che attiene al fondamento dell’uomo.

Scrive Dostoevskij (ben prima di Fromm) ne I Fratelli Karamazov: «Nulla è mai stato per l’uomo e per la società umana più intollerabile della libertà (…) Non c’è per l’uomo rimasto libero più assidua e più tormentosa cura che quella di cercare un essere dinanzi a cui inchinarsi. Ma l’uomo cerca di inchinarsi a ciò che è già incontestabile, tanto incontestabile, che tutti gli uomini a un tempo siano disposti e venerarlo universalmente. Perché la preoccupazione di queste misere creature non è soltanto di trovare un essere a cui questo o quell’uomo si inchini, ma di trovarne uno che tutti credano in lui e lo adorino, e precisamente tutti insieme. (…) La tranquillità e persino la morte è all’uomo più cara della libera scelta fra il bene e il male».

I “casi Santoro” non sono solo tappe del cammino della conquista del potere e del raccordarsi di siffatta conquista con i meccanismi propri della psicologia di massa: tutto ciò esiste, ma sarebbe riduttivo fermarsi a siffatto aspetto del problema.

C’è di più, molto di più: c’è l’interpello che i tempi pongono al significato della nostra libertà.

«Il segreto dell’esistenza umana» afferma sempre Dostoevskij «non sta soltanto nel vivere, ma in ciò per cui si vive».

I vari “casi” che si susseguono sullo schermo della politica nostrana, dividono e inquietano soprattutto per questo: perché costringono tutti e ciascuno a prendere posizione in ordine al “ciò per cui si vive”.

Una presa di posizione che non consente neutralità, perché di fronte al bene e al male, anche la neutralità è un prendere parte.

La palpabile e diffusa aggressività nei confronti dei “dissenzienti” (che è cosa ben diversa dal fatto di non condividere le loro posizioni) ha dunque una duplice inquietante origine: per un verso, quello stesso stato di terrorizzata impotenza che spinge molti a deporre la loro libertà ai piedi del “capo” salvifico, fa sì che questi sudditi “infieriscano” contro le minoranze indifese, secondo lo schema che vuole che «le persone non sono sadiche o masochiste, ma c’è una continua oscillazione tra il lato attivo e quello passivo (…): nell’uno e nell’altro caso l’individualità e la libertà sono perdute»: il masochismo che rinunzia alla libertà e il sadismo verso i perdenti sono due volti «dell’incapacità dell’io individuale di reggersi da solo e di vivere»; per altro verso la realtà, imponendoci, di prendere parte, svela a noi stessi chi siamo, al di la della maschera che indossiamo, e, talora, questo svelamento risulta insopportabile.

Ecco allora che i vari “casi” mettono a nudo la vera natura della crisi che travaglia la nostra società (ma forse sarebbe più esatto dire che travaglia, da sempre, tutte le società): una crisi squisitamente morale, ove “morale” non allude a questa o quella norma, a questo o quell’imperativo normativo, a questo o quel degradarsi dei costumi.

Allude, ben più profondamente, all’eclissi del “ciò-per-cui-si-vive”, al dis-orientamento che coglie gli uomini, rendendoli estranei gli uni agli altri, così estranei che nessun “caso” sembra riguardarli, a tutto sordi tranne che alla voce del Potere.

Ecco perché “parlare” è molto più prezioso di quanto non appaia in base ai risultati immediati: perché come il silenzio, per grande che sia, è rotto da un rumore, per piccolo che sia; come un’armonia, per perfetta che sia, viene meno a causa di una dissonanza, per leggera che sia, così anche l’ultima delle critiche - se pure non vale a scalfire il Potere - lo rende inevitabilmente discusso.

E l’ultima cosa che il Potere accetta è quella di essere messo in discussione.



58 commenti:

Anonimo ha detto...

Carissimo dott. Racheli non volendo essere inutilmente polemica con la sua analisi dell'involuzione autoritaria della società italiana (che non ha riscontri in nessun altro paese europeo) le ricordo solo che nell'Italia comunale Dante scriveva" Libertà che si cara come sa chi per lei vita rifiuta..." La Russia contadina e analfabeta dominata dallo zar in cui viveva l'autore da lei citato è molto ,molto lontana dal mondo e dalla russia attuale . L'involuzione autoritaria nel nostro paese ha un carattere di destabilizzarzione eversiva sul fronte della finanza (caposaldo fondamentale), dell'economia illegale e delle conseguenze politiche probabilmente sottovalutate dai partiti dell'opposizione.E' un'operazione pianaficata al tavolino della nuova p2 e si radica nei residuati bellici dell'atlantismo affaristico che si aggrappa disperatamente alle tecniche collaudate di potere e al ricordo dei vecchi successi legati all'anticomunismo praticato per pure ragioni di "ingrasso" dalla casta filo-atlantica della prima repubblica. Il sud in mano alle mafie il nord da trasformare in occasioni di arricchimente per le medesime,anche con l'utilizzo dei nuovi mezzi informatici.Lo stato al servizio di questo progetto. Il vero problema per l'Italia di oggi è spezzare il circuito perverso che alimenta il terrore psicologico ed economico di soggetti riccattati individualmente e in massa. Cristina

salvatore d'urso ha detto...

Bello l'articolo di Stefano... complimenti, davvero complimenti...

Anche se su alcune teorie sono parzilamente daccordo... proprio perchè rappresentano una parte della verità...

C'è da dire insomma che tutti, almeno oggi, si schierano per il potere perchè impotenti, anzi sono convinto che sono una piccolissima porzione della società italiana... oggi chi fa la differenza sono i media in larga parte, come in larga parte l'avidità senza scrupoli di una buona parte dei cittadini italiani. Questo vale anche per i giornalisti... così come vale per i magistrati, così come vale per i funzionari pubblici, per gli imprenditori, i liberi professionisti, gli operai, ecc...

Tutta questa porzione di società grida al motto "O con Franza o con Spagna, basta che se magna".

Invece ciò che diceva Stefano sulle parole di Fromm e Dostoevskij riguarda quella piccola porzione di società subacculturata soprattutto... dove tale ragionamento nei secoli passati era ben più evidente...

Ora si tenta invece con l'imbroglio, la bugia e la tentazione di convogliare l'opinione pubblica a credere e fazionarsi dalla parte di questo o quel potere...

In pratica dunque è la società che viene in parte corrotta o tentata, ma corrempere tutti o tentare tutti è impossibile. Quindi a un'altra parte si mente per far credere cose che in realtà corrispondono al falso ma che danno ragione al potere. E dove i primi due tentativi vengono meno si adotta la tecnica dell'imbroglio dove ad esempio la strutturazione politica italiana giocata sul bipolarismo è fatta tale da non dare possibilità di scelte diverse ai cittadini e dove tali poli se convergenti sulla spartizione e l'utilizzo delle risorse pubbliche a favore della classe dirigente, del cuore del suo apparato ed infine a scalare della struttura corrotta che lo compone e di chi ne trae anche solo giovamento. Altri esempi di imbroglio sono soprattutto l'ultima legge elettorale, il non rispetto della Costituzione da aprte della classe dirigente, i referendum disattesi e le leggi di iniziativa popolare infilate nei cassetti...

Quindi anche se l'informazione del nostro paese fosse la migliore al mondo questa influirebbe solo su una parte della nostra società... tale parte bisogna solo vedere che dimensioni ha e se successivamente questa parte della società possa avere la forza di chiedere la fine di qualunque imbroglio.

In sostanza credo sia più o meno così...

Anonimo ha detto...

«Nel carattere autoritario» afferma Fromm «l’attività si fonda su un sentimento di impotenza, che essa tende a vincere».

In realtà l'attività del carattere autoritario, comunque la si declini appartiene più alla sfera della "volontà": della gherminella che sostanzia quasiasi forma di "regime" (c'è pure da indersi sul significato della parola) già Schopenauer (esultante per la scoperta dei testi indiani) ne aveva colto il nucleo essenziale (ed inebriante, almeno così lo intese Nietzsche): l'asservimento ad un unico archetipo. E' più facile per un individuo guarire dalle sue ridondanze, dalle sue coazione che per una comunità, per una "società civile", ricredersi sul velo dipinto dove sono (stati opportunamente)raffigurati i suoi miti, dopo che un carme secolare continuamente salmodiato li ha consacrati.

Anonimo ha detto...

Mi correggo dopo aver riletto (ho scritto di fretta):"Libertà ch'è si cara ,come sa chi per lei vita rifiuta.." ....Credo inoltre che l'involuzione autoritaria,l'uso di tecniche militari applicate a settori della società civile , come l'inganno e l'imbroglio di cui parla Salvatore d'Urso e l'intimidazione eversiva della legalità Costituzionale e democratica nel nostro paese siano sottovalutate non solo dall'opposizione ma in parte anche da coloro che si riconoscono nella maggioranza senza nutrire finalità eversive di stampo sudamericano.Cristina

bartolo ha detto...

L'insonnia, provocata dall'ansia di dover iniziare a scontare tra qualche giorno un residuo pena di circa due anni in carcere, stanotte, mi ha portato a pensare: “Prossimamente la mia libertà dipenderà dal Giudice di sorveglianza, quindi, dopo aver gridato, inascoltato, per 17 anni la mia innocenza, come mi dovrò comportare? Essendo rispettoso delle istituzioni repubblicane attualmente rappresentate ai sui vertici da Napolitano, Schifani, Fini, Berlusconi, Alfano, Mancino, devo ammettere di essere un mafioso e accettare la riabilitazione che, il sistema carcerario attuerà per ottenere, appunto, questo fine? O dovrò continuare a “gridare” la mia innocenza, inascoltata per 17 anni, e, di conseguenza, aggravare la mia posizione di mafioso?”
Un rebus! Neanche i miei legali, interpellati sul punto, hanno saputo rispondere!
Forse, tra gli Antimafiosi che ogni mattina iniziano la giornata accoppando fantasmi, qualcuno potrebbe suggerirmi il consiglio giusto!
Non ci sono in questo Blog accoppatori di fantasmi! Però, son certo, che leggono, in maniera del tutto segreta (come è loro costume necessariamente operare a causa del delicatissimo e pericolosissimo impegno) quello che scrivo.
Grazie, a questa Stupenda e Nobile Redazione ed a tutti coloro che la leggono e scrivono con l'intento di migliorare questo “sporco” paese.
Un Affettuoso Saluto bartolo iamonte.

angelo ha detto...

(...) Può tuttavia accadere che un gusto eccessivo per i beni materiali porti gli uomini a mettersi nelle mani del primo padrone che si presenti loro.
In effetti, nella vita di ogni popolo democratico, vi è un passaggio assai pericoloso.
Quando il gusto per il benessere materiale si sviluppa più rapidamente della civiltà e dell'abitudine alla libertà, arriva un momento in cui gli uomini si
lasciano trascinare e quasi perdono la testa alla vista dei beni che stanno per conquistare. Preoccupati solo di fare fortuna, non riescono a cogliere lo stretto legame che unisce il benessere di ciascuno alla prosperità di tutti.
In casi del genere, non sarà neanche necessario strappare loro i diritti di cui godono: saranno loro stessi a privarsene volentieri.
Se un individuo abile e ambizioso riesce impadronirsi del potere in un simile momento critico, troverà la strada aperta a qualsivoglia sopruso. Basterà che si preoccupi per un po' di curare gli interessi materiali e nessuno lo chiamerà a
rispondere del resto. Che garantisca l'ordine anzitutto! (...)
Non è raro allora vedere sulla vasta scena del mondo delle moltitudini rappresentate da pochi uomini che parlano in nome di una folla assente e disattenta, che agiscono in mezzo all'universale immobilità disponendo a capriccio di ogni cosa: cambiando leggi e tiranneggiando a loro piacimento sui costumi; tanto che non si può fare a meno di rimanere stupefatti nel vedere in che mani indegne e deboli possa cadere un grande
popolo(...)
“De la democratie en Amerique"
Alexis De Tocqueville, 1840 !!!

Anonimo ha detto...

dott.Racheli.
niente sembra più esssere costituzionalmente garantito in Italia,in primis la sua autonomia di Magistrato (art.104)Lei come Magistrato rappresenta il Terzo Potere dello Stato.Purtroppo questo Potere non è più nelle sue mani ma in quelle dell!Avv.Alfano.Se Lei si azzarda ad usare il suo Potere in rispetto della nostra Costituzione colpendo persone gradite al sistema fa la fine di De Magistris,Foleo,Apicella..Questo é il grave problema che sta vivendo il nostro Paese.Se Voi Magisrari non vi riprendete in mano il Vostro Potere é impossibile combattere il potere(P2)il Paese sta rotolando nella totale illegalità.La ringrazio per il suo intervento, in altri tempi mi sarebbe piaciuto filosofeggiare

Mauro C. ha detto...

"...un mondo di schiene dritte" è solo chimera?
Nemmeno nel paese del Watergate, dopo che nel 2000 un giudice ha condannato il giornalista che non ha voluto rivelare la fonte, in barba al Primo emendamento della Cost.ne, e 4 anni dopo è capitato ai due (del N.Y.T. e del Time) per il caso Plame...30 anni prima Woodward e Bernstein non hanno mai rivelato il nome della "Gola Profonda".
La (non Sant...oro) Bianchetti "su" l' ammiraglia, dopo 6 anni "A sua immagine", genuflessa al Vaticano (che ha spinto su Del Noce per la nomina a "improbabile conduttrice"... parole di Aragozzini) tenta di affrancarsi da Silvan che con la sua bacchetta alludeva al capo... di tutte le reti tv; che 5 anni fa, su Channell3 (della prestigiosa Pbs) fu oggetto di un'inchiesta "Citizen Berlusconi" che mostrava come il suo potere sui media fosse una minaccia per la democrazia in Italia!
pare che nemmeno Rai3 potè (o non volle) mandare in onda quel programma con interviste prestigiose di una decina d'intellettuali.
Che brutta immagine si fanno gli americani del nostro paese di cui nel legiferare non mancano di prendere spunti dal diritto romano?!

Anonimo ha detto...

Scrivo da anonimo per evidente rispetto della condizione economica della mia famiglia e mi permetto di suggerire ai lettori del blog e a tutti gli anonimi che leggono spero con condivisione e ammirazione questo laboratorio culturale di spostare il confronto. Mi spego meglio.
Non una elitè supportata dal potere economico contro una elitè intellettuale libera ma la massa , quella in reale difficoltà, contro l'elitè. suggerisco, pertanto, ai tanti quisque de populo di creare comitati ed associazioni legittimate a rivolgersi alle competenti autorità democratiche per la salvaguardia della pluralità dell'informazione per come stabilita e garantita dalla Corte Costituzionale.
Cittadino

Anonimo ha detto...

La Bianchetti a Domenica In:


http://www.youtube.com/watch?v=b79lEyKAPUM


NO COMMENT.

Anonimo ha detto...

Per Bartolo,
purtroppo non ho alcun consiglio da darle, ma solo tanta ammirazione.
Non entrando nel merito della sua vicenda giudiziaria è ignobile trascorrere anche solo 1 giorno in carcere se innocenti. Non so come ha fatto in tutti questi anni e per quel che vale la stimo molto per la sua pacatezza e le sue affermazioni molto istruttive per chi della mafia fortunatamente non conosce nulla. Di una cosa però può stare sicuro tutti alla fine dovremo dare conto di quello che abbiamo fatto e allora ci sarà La Giustizia! E non ci saranno sconti o premi non meritati.
Un saluto affettuoso
Eleonora

salvatore d'urso ha detto...

Tabucchi ai giornalisti: ribellatevi!

http://temi.repubblica.it/micromega-online/tabucchi-ai-giornalisti-portate-in-europa-e-in-tribunale-la-battaglia-contro-la-dittatura-della-parola/

salvatore d'urso ha detto...

Un lodo Alfano per la Thyssen

http://italiadeivalori.antoniodipietro.com/articoli/lavoro/un_lodo_alfano_per_la_thyssen.php

Anonimo ha detto...

La destra che dice e crede amare la patria -parlo di quella in buona fede - dovrebbe riflettere sull'importanza e l'efficacia dell'arma della corruzione per distuggere un popolo ,la sua libertà e la sua dignità . Se anch'essa si rassegna ad un'Italia in cui quattro regioni sono in mano alle mafie mentre il centro-nord viene trasformato in terreno di caccia e di occasioni di arricchimento per le medesime ,come finirà questo paese?
I seguaci di Fini e di Alemanno dovrebbero davvero meditare sull'orlo del precipizio...Cristina

salvatore d'urso ha detto...

La procura di Roma non restituisce l'archivio. Genchi si appella a Napolitano.

http://www.antimafiaduemila.com/content/view/15078/78/

salvatore d'urso ha detto...

Parroco caccia dagli Scout tre ragazzi per aver partecipato a marcia antimafia

http://www.antimafiaduemila.com/content/view/15044/48/

salvatore d'urso ha detto...

Sicurezza: Grasso, Ddl limita poteri procuratore antimafia

http://www.antimafiaduemila.com/content/view/15076/48/

salvatore d'urso ha detto...

Pdl verso annullamento commissione d'inchiesta antimafia


20 aprile 2009
Milano. Il gruppo del Pdl al Comune di Milano è orientato a revocare, con una nuova delibera, la neonata commissione consiliare d'inchiesta ...





... antimafia, votata all'unanimità da tutto il consiglio comunale il 5 marzo scorso.
Nel partito di maggioranza, sempre più convinto che l'organismo non riesca a svolgere una reale funzione d'indagine, non potendo avvalersi del contributo delle autorità inquirenti, si è fatta strada l'idea di tornare sui propri passi e annullare con un nuovo atto il documento che aveva dato vita alla commissione. Al testo della nuova delibera si è già messo al lavoro il capogruppo Giulio Gallera. Accanto alla nuova delibera di iniziativa consiliare, il Pdl sta mettendo a punto un programma di incontri, seminari e convegni, dedicati alle questioni delle infiltrazioni mafiose anche nel tessuto economico milanese.

salvatore d'urso ha detto...

Nicola Tranfaglia: ''L'opposizione dev'essere unita ma piu' radicale. E io mi candido''

http://www.antimafiaduemila.com/content/view/15040/48/

Anonimo ha detto...

Revocata la scorta a Clementina Forleo
Palermo, 21 apr. (Apcom) Clementina Forleo, il giudice che per anni è stata al centro degli attacchi della maggioranza per aver intaccato gli interessi di politici e banchieri e per non aver assecondato la propaganda di regime, è da oggi senza scorta e senza alcuna misura di protezione". A darne l'annuncio è stata Sonia Alfano, candidata indipendente alle elezioni europee nelle liste di Italia dei Valori che in una nota afferma che "è evidente che la decisione di revocare la scorta ad un giudice destinatario di gravi e numerose minacce sia motivata da pura rappresaglia politica. Mi chiedo - ha aggiunto Sonia Alfano - come sia possibile che mentre alla dottoressa Forleo, la cui incolumità è palesemente a rischio, viene revocata la scorta ad altri, che non rischiano nulla perchè parte integrante di quel sistema che il Giudice Forleo ha sempre combattuto, viene concesso ogni tipo di protezione e di tutela". "Esistono - prosegue la nota - centinaia di giornalai, conduttori di pseudo telegiornali, codazzi di burocrati e servi di partito che mai hanno ricevuto alcun tipo di intimidazione e che non svolgono attività a rischio ai quali, inspiegabilmente, vengono assegnate scorte di protezione che appaiono come, e certamente lo sono, una ricompensa per la loro totale sudditanza nei confronti del governo". "Io mi rifiuto - ha proseguito Sonia Alfano - di pensare che gli agenti delle nostre forze dell'ordine debbano essere usati come camerieri e maggiordomi dei politici e dei loro servi mentre le persone che davvero rischiano la propria vita per servire la Nazione vengano abbandonate al proprio destino ed esposte ad ogni tipo di rischio". "Vorrei inoltre invitare i molti familiari di vittime illustri della mafia - ha affermato in conclusione - che mai hanno ricevuto minacce da parte della criminalità organizzata, ad offrire la propria scorta alla dottoressa Forleo dimostrando in questo modo di avere a cuore l'incolumità di chi rischia la vita per servire il proprio Stato ed adempiere al proprio dovere".

http://www.soniaalfano.it/content/revocata-la-scorta-clementina-forleo

salvatore d'urso ha detto...

Bellissimo questo video... da vedere assolutamente...


Rossi e Di Pietro: P2 batte costituzione 1-0

http://www.youtube.com/watch?v=3GX-72fjcpk&feature=related

fabio vagnarelli ha detto...

Mer. 22.04.2009 - Mi trovo d'accordo con le acute riflessioni del dr. Racheli. Mi sono trovato più volte ad essere attaccato dalle stesse persone per le quali, ad es. sul posto di lavoro, mi stavo battendo (persone che peraltro mi hanno sempre dimostrato stima); ho spesso avuto la netta impressione che non sopportassero, soprattutto, l'indipendenza di pensiero, quasi rappresentasse per loro uno specchio di cattiva coscienza.

Sull'argomento "libertà di espressione oggi in Italia", segnalo un commento di Antonio Tabucchi, la cui registrazione audio è apparsa sul sito di MicroMega, e che ho trascritto nel mio blog fare clic qui</a

Mimma ha detto...

Per Bartolo

C' e` qualcosa che persone comuni potrebbero fare? Ci tenga informati.
Con immenso rispetto

E. Clarke

salvatore d'urso ha detto...

Intercettazioni illegali, la Consulta
"Non tutte devono essere distrutte"

http://www.repubblica.it/2009/04/sezioni/cronaca/indagini-illegali/indagini-illegali/indagini-illegali.html

salvatore d'urso ha detto...

Napolitano difende la Costituzione
"La governabilità non la vìoli"

http://www.repubblica.it/2009/03/sezioni/politica/napolitano/napolitano-costituzione/napolitano-costituzione.html

salvatore d'urso ha detto...

Vauro torna ad "Annozero"
Masi incontrerà Santoro

http://www.repubblica.it/2009/04/sezioni/cronaca/sisma-aquila-8/torna-vauro/torna-vauro.html

salvatore d'urso ha detto...

Le interviste del Blog: Luigi de Magistris

http://www.youtube.com/watch?v=m2KvJyW-jyY

salvatore d'urso ha detto...

Barbara Spinelli "La nostra infinita emergenza" uscito domenica 19 aprile su La Stampa (disponibile anche online).


--------------

da La Stampa del 19/3/2009



Sono ormai anni che viviamo nell’emergenza, e quasi non ci accorgiamo che ogni mossa, ogni parola detta in pubblico, ogni sopracciglio intempestivamente inarcato, son sottoposti a speciali esami di idoneità, che mescolano etica e estetica, dover essere e presunto buon gusto. La mossa, la parola, il sopracciglio, devono adeguarsi all’ora del disastro: sia esso attentato terroristico o ciclone, tsunami o terremoto. Chi rompe le righe si copre di colpe, prestamente censurate. Vergogna e indecenza sono il marchio impresso sulla fronte di chi non ha tenuto conto del perentorio buon gusto. L’emergenza è diventata una seconda pelle delle democrazie, e per questo non ci accorgiamo quasi più dell’anormale convertito in normale: delle libertà che per l’occasione vengono sospese, dell’autonomia di giudizio che vien tramutata in lusso fuori luogo.

È un po’ come il corno che cresce d’improvviso sulla fronte di tutti i concittadini di Bérenger, protagonista dei Rinoceronti di Ionesco: arriva il momento in cui la protuberanza è talmente familiare ed estesa che chi non la possiede si sente un reietto, e lo è. Anche durante il terremoto in Abruzzo è stato così, e questo spiega lo scandalo assolutamente abnorme generato da una trasmissione televisiva - Anno Zero di Santoro - che era un po’ diversa dalle altre perché fondata sulla denuncia polemica: dell’organizzazione dei soccorsi, e soprattutto della secolare commistione fra affari, corruzione, malavita, edilizia.

Indecente è stata definita la trasmissione, perché questa non era ora di far scandalo: di «seminare zizzania con i morti ancora sotto le macerie, di descrivere l’Italia come il solito Paese di furbi, incapaci di rispettare ogni legge scritta e morale», ha scritto Aldo Grasso sul Corriere della Sera, l’11 aprile. Lo spazio smodato dato su giornali e telegiornali all’evento è esemplare, perché conferma una malattia democratica diffusa. Incapaci di dominare eventi più grandi di loro, le democrazie vivono sempre più di emergenze, ne hanno bisogno esistenziale. A partire dall’ora in cui è pronunciata la frase fatale: «Questo non è il momento», già è stato di eccezione. In tempi normali è proprio questa l’ora delle controversie. Se non nel mezzo del disastro, quando farne l’archeologia e denunciare?

Non così in stato d’eccezione, quando è il regnante a decretare natura e vincoli del momento. La sua sovranità è essenzialmente sulla vita e la morte, e il momento è dunque quello delle bare allineate, del supremo dolore, del lutto vissuto nell’unanime afflizione. Grazie a questo momento si crea un’unità magica, propizia all’intensificazione massima della sovranità. Viene mobilitato anche l’Ecclesiaste: «C’è un tempo per demolire e un tempo per costruire». La Bibbia per la verità parla all’anima, ma nell’emergenza anima e politica si fondono. Assieme, esse giustificano lo stato d’eccezione che sempre esordisce con la soppressione, non si sa se davvero provvisoria, di libertà e abitudini alla critica vigenti in epoche di pace. Giorgio Agamben, che ha studiato tale materia, racconta come morte e lutto siano ingredienti dello stato d’eccezione sin da Roma antica: l’emergenza si chiamava iustitium, e in quei giorni veniva abolito il divieto di mettere a morte un cittadino senza ricorso a un giudizio popolare (Agamben, Lo Stato di eccezione, Torino 2003).

Stato d’eccezione o emergenza sono in realtà imbellimenti di quel che effettivamente accade, camuffano lo stato di guerra: per l’Oxford English Dictionary, sono suoi sinonimi, eufemismi. È in guerra che i comportamenti liberi, biasimatori, son ribattezzati disfattisti. Nell’emergenza guerra, disastro e morte richiedono un dover-essere e un dover-dire. È a questo punto che lo stato di eccezione si tramuta in regola, e il sistema giuridico politico in «macchina di morte». La morte fa tacere il popolo e al tempo stesso nutre il sovrano. È il grande correttore, regolatore: non dici cose scomposte davanti a una salma, anche se veritiere. Il potere usa la morte: diviene necrofago. L’uomo colpito da catastrofe è ridotto a vita nuda e quest’ultima sovrasta la vita buona, prerogativa di chi tramite la politica e la libera opinione esce dalla minorità. La nudità politica, scrive Hannah Arendt nelle Origini del Totalitarismo, può esistere anche senza diritti civili.

Il fenomeno non è nuovo, Agamben lo spiega molto bene. I giorni dello iustitium sono anche i giorni in cui si celebra il lutto del sovrano. Leggi e libertà non sono abolite ma sospese, perché l’essenza del potere (potere di vita e di morte) non appaia vuoto. Da allora ogni disastro, naturale o terrorista, è occasione di affermare tale essenza. Di mettere in scena non il morire o il multiforme soffrire dei cittadini, ma la possibile morte del sovrano e della stessa politica. L’unità si fa non attorno alle salme ma al sovrano, il quale dice: «Sono io in causa, e la vera posta in gioco è la dilazione della mia messa a morte, l’anticipazione rituale del lutto della mia persona».

Nella storia della democrazia c’è anche questo: l’eccezione che cessa d’esser tale, facendosi regola. Che non proclama più giorni di lutto, ma epoche. Tutto è guerra, in permanenza si tratta di riconfermare il sovrano unendo il mio col suo, la solidarietà emotiva di cui ho bisogno io e quella di cui necessita lui. L’idea che tale sia la guerra moderna nasce nel ’14-’18, ed è teorizzata da uno dei suoi protagonisti, Erich Ludendorff, nella Guerra Totale scritta nel 1935. Nella guerra democratica totale scompare la distinzione tra fronte e retrovia, militari e civili (Heimatfront è la fusione hitleriana - animista, dice Ludendorff - tra fronte e patria). Il governo delle emozioni permette di metter fra parentesi libertà e norme, e in questo ha le stesse funzioni della violenza fuori-legge. Il giornalista che aderisce agli imperativi di tale emergenza distrugge il proprio mestiere.

Nei disastri c’è chi soffre, chi governa, chi racconta (messaggero nella tragedia antica, giornalista oggi) e chi indaga rammentando. Ogni ambito ha un suo dover-essere, una sua autonomia. Se la priorità per il messaggero sono i sofferenti, si racconterà tutto quel che essi provano: gratitudine ma anche rabbia, sollievo per i soccorsi e ira suscitata da uno Stato complice di speculazioni edilizie. Chi ha letto Gomorra, ricorderà quel che Saviano scrive nel capitolo sul cemento armato, «petrolio del Sud», a pagina 235-236: «Tutto nasce dal cemento. Non esiste impero economico nel Mezzogiorno che non veda il passaggio nelle costruzioni: appalti, cave, cemento, inerti, mattoni, impalcature, operai… L’imprenditore italiano che non ha i piedi del suo impero nel cemento non ha speranza alcuna. È il mestiere più semplice per far soldi nel più breve tempo possibile.… Io so e ho le prove. So come è stata costruita mezza Italia. E più di mezza. Conosco le mani, le dita, i progetti. E la sabbia. La sabbia che ha tirato su palazzi e grattacieli. Quartieri, parchi e ville. A Castelvolturno nessuno dimentica le file dei camion che depredavano il Volturno della sua sabbia... Ora quella sabbia è nelle pareti dei condomini abruzzesi, nei palazzi di Varese, Asiago, Genova».

L’emergenza, come la guerra, ha sue leggi speciali. Non sono le leggi della dittatura, perché la dittatura crea nuove leggi. Lo stato d’eccezione permanente è più insidioso: non instaura regolamenti nuovi, ma sospende leggi e libertà creando vuoto legale, anomia. L’Ecclesiaste a questo punto non è parola di Dio, ma decreto del sovrano che assieme al giornalista-messaggero invoca unanimismo. Il giornalista nega se stesso, quando consente a mettere sullo stesso piano gli abusi dell’edilizia e gli «abusi di libertà» di chi punta il dito su tali abusi: invece di vigilare, giustifica - per sé e i concittadini - lo stato d’eccezione.



Barbara Spinelli

Anonimo ha detto...

E' sempre la storia del dito e della luna.
Quel dito ormai atrofizzato per confondere la vera direzione delle cose.
"Vergogna,vergogna,vergogna" il furbissimo ormai definitivamente asservito ex giornalista Giordano, ha coperto in trasmissione il ragionamento di Santoro che non con la protezione civile guidata da Berolaso fisicamente ce l'aveva.
Bertolaso era appena stato destinato ad organizzare con tutti i suoi mezzi il G8 alla Maddalena.
Per intervenire sul posto ha attraversato diverse regioni.
La protezione cui si riferiva Santoro era quello locale regionale,provinciale,comunale dell'Abruzzo. Tutti coinvolti.
Quello cui si riferiva Santoro era perchè la situazione che si protraeva da ottobre era stata così "tranquillizzante" che tutti gli abitanti, nonostante le scosse continue anche di quella notte, dormivano tranquilli nei loro letti.
Così tranquillizzante che solo pochi "isterici" hanno dormito in macchina o se ne sono andati dalla casa dello studente.
Così tranquillizzante che quei morti non dovevano essere morti.
Alessandra

salvatore d'urso ha detto...

Ai tempi del Re Sole

http://togherotte.ilcannocchiale.it/

bartolo ha detto...

Cara Mimma,
avevo risposto alla tua generosa offerta di aiuto includendo i miei ringraziamenti e chiarendo l’impossibilità delle genti comuni ad aiutarmi. Ho, però, nella stessa risposta, rivolto apprezzamenti poco lusinghieri a coloro che potrebbero sanare la mia ingiustizia e la Redazione ha giustamente censurato.
Grazie, comunque, leggerti è stato un grande aiuto!
Ps
Visto che mi trovo, voglio raccontare l’incubo di stanotte:
“Ho sognato che l’appuntato dei carabinieri, a capo della volante giunta a casa mia per l'arresto, era il presidente del Consiglio dei ministri: Disperato, tra le lacrime, si scusava perché, causa l’emergenza dei terremotati d’Abruzzo, degli immigrati della Pinar ed infine, la famiglia tedesca, la quale i genitori hanno abbandonato i tre bimbi in un locale pubblico perché venissero allattati; aveva finito i miracoli; ed era quindi, costretto a condurmi nel carcere di Alcatraz!"

salvatore d'urso ha detto...

Una bufala al contrario




Autore Sonia Alfano Riporto un'intervista telefonica rilasciata oggi in merito alle dimissioni del Procuratore capo di Reggio Emilia, Italo Materia.

Inviato Idv: "Sonia Alfano, si è dimesso il Procuratore capo di Reggio Emilia, Italo Materia, attribuendo la responsabilità ai tuoi attacchi in un recento convegno a Reggio Emilia. Qual'è la tua posizione al riguardo?"

Sonia Alfano: "Io credo che questo sia soltanto un pretesto, probabilmente o per sottrarsi all'azione del CSM, o per uscire un po' da vittima in questa vicenda. Ritengo assolutamente infondati i suoi pretesti. Il dott. Materia non ha reputato opportuno chiarire la sua posizione rispetto alla vicenda della quale portai a conoscenza la cittadinanza reggiana. Non ho fatto attacchi, non ho fatto allusioni, nulla di tutto questo. Io mi sono limitata a fare informazione, e nella fattispecie a leggere un verbale di deposizione dello stesso Italo Materia nell'ambito del processo Lembo. In quella deposizione, Materia dichiara tranquillamente e serenamente che era stato a pranzo con un falso pentito, Luigi Sparacio, in favore del quale aveva rilasciato una relazione che è servita per far continuare ad avere a questa persona dei benefici di legge che non gli spettavano perchè è stato poi ritenuto appunto un falso pentito. Poichè dal punto di vista morale ed etico non reputo corretto che un magistrato abbia questa condotta, in virtù anche del fatto che magistrati di tutt'altra pasta, come Clementina Forleo, sono stati invece messi al bando per aver cercato di attaccare i poteri forti, allora ho semplicemente portato a conoscenza della cittadinanza e anche degli organi di stampa questa vicenda. Lui si è urtato, mi ha insultato su tutte le pagine dei giornali, dicendo che io ero un corvo, che ero arrivata là su commissione.
Io ho riletto i verbali, ho chiesto a Italo Materia un confronto, gli ho chiesto di motivare se per lui fosse normale essere andato a pranzo con un falso pentito. C'è stato solo il silenzio, silenzio che si è invece infranto qualche ora fa, quando ha inviato alla stampa una lettera di dimissioni, dicendo che era colpa mia. Se bastasse questo per far dimettere un magistrato, allora da domani ci metteremmo al lavoro per far dimettere magistrati dal passato molto nebuloso e poco trasparente. Ritengo invece che forse abbia pensato che la sua promozione a Procuratore capo della Repubblica di Bologna potesse essere messa in discussione, e allora per non assumersi le proprie responsabilità, correndo forse anche il rischio di essere oggetto di indagine, abbia cercato di trovare una via d'uscita alternativa."

salvatore d'urso ha detto...

Loretta Napoleoni
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Loretta Napoleoni (Roma, 1955) è un'economista e saggista italiana.

Si è occupata in modo approfondito dello studio dei sistemi finanziari e economici attraverso cui il terrorismo finanzia le proprie reti organizzative. Nata e cresciuta a Roma, vive da molti anni nel Regno Unito, a Londra.


Titoli scientifici
Loretta Napoleoni è stata borsista Fulbright alla Nitze School of Advanced International Studies (SAIS) della John Hopkins University e studente Rotary alla London School of Economics. Tra i suoi titoli accademici ci sono un Master in studi sul terrorismo alla London School, un Master in relazioni internazionali ottenuto alla School of Advanced International Studies (SAIS) e un dottorato in Scienze economiche dell'Università di Roma "La Sapienza".


Attività
Loretta Napoleoni ha organizzato e presieduto nel 2005 la conferenza internazionale sul terrorismo promossa dal Club de Madrid. Attualmente, insieme al governatore della Banca d'Italia, è stata incaricata dall'UNICRI - l'istituto delle Nazioni Unite per la prevenzione del crimine - di formare un team di esperti, per elaborare strategie di contrasto ai finanziamenti al terrorismo. Collabora inoltre con diverse forze di sicurezza, tra cui l'Homeland Security degli Stati Uniti d'America, l'International Institute of Counter-Terrorism israeliano, la polizia catalana. Svolge inoltre attività di consulenza per i network televisivi BBC e CNN e scrive per diverse testate internazionali, tra le quali El Pais, Le Monde, e The Guardian, di cui è editorialista. In Italia scrive per Internazionale l'Unita', il Caffè. I suoi saggi usciti in Italia per il Saggiatore, Terrorismo S.p.A, 2005, e Economia Canaglia, 2007, stanno riscuotendo ampio successo di critica e di vendite. Nel 2009 ha pubblicato con Chiarelettere La morsa il primo libro scritto e pubblicato direttamente in italiano, la lingua madre, prima che in inglese. Nel saggio la Napoleoni riprende e sviluppa le tesi dei due libri precedenti e legandoli assieme. Distratti da Al Qaeda e derubati da Wall Street siamo sprofondati in una crisi economica che non è stata causata dal terrorismo di matrice isalmica, che ci hanno fatto credere potesse distruggere il mondo e costituissse il vero pericolo, bensì dalla politica economica perseguita dall'amministrazione Bush che ha finanziato la guerra al terrorismo con l'abbassamento del costo del denaro che ha generato una bolla speculativa mondiale così enorme da mettere in crisi l'intero sistema capitalistico globale. Una crisi interna al sistema dunque, più che esterna.


Giornalismo investigativo
Dal 2007 Loretta Napoleoni è la direttrice del primo Master italiano in giornalismo investigativo.

http://www.youtube.com/watch?v=-ATXwBz60DQ

Cinzia ha detto...

Miei cari Amici,
oggi ho visto via web l'ultima puntata di AnnoZero e devo dire che l'ho trovata alquanto penosa.
Se non ci fosse stato Travaglio che ha fatto un po' del suo, non troppo, ma almeno il minimo dovuto e dignitoso, sarebbe stata davvero da cestinare.
Bellissimo il servizio esterno da Lampedusa, ma nel contesto di quello studio si è spento come un tizzone gettato in un secchio d'acqua: tanto fumo per dire poi cosa?
Nessuno, dico nessuno ha avuto il coraggio di contestare a quella faccia di bronzo di Mieli la sua posizione con Vulpio.
Santoro è scivolato senza repliche su tutte le oscenità affermate fumosamente dai presenti.
Una trasmissione sull'asservimento dell'informazione al potere fatta da giornalisti che come animali della stessa specie si combattono senza mordersi, consumando il dibattito in un rituale di occhiate e mezze frasi per la serie: "se semo capiti";
o peggio in battibecchi inutili, senza l'ombra di accuse motivate da fatti e responsabilità,
e dire che ce ne sarebbe stata di carne da mettere al fuoco, volendo.
Insomma una puntata insulsa il cui significato emergente sembrava quasi pacificatorio,
se non addirittura melenzo.
Montanelli, giornalista che peraltro non ho mai amato, nella schiettezza che gli era propria, si sarà rivoltato nella tomba per non vedere quell'inutile minuetto.
Meglio sarebbe stato se l'avessero condotta dei comici, che so, i fratelli Guzzanti, il dibattito avrebbe avuto un taglio certamente più serio.
D'altronde l'intervento migliore della serata è stato proprio quello di Corrado, ed era pure datato, ma per niente superato e
più tagliente di qualsiasi altra cosa sentita dalla viva voce degli invitati presenti,
vicini e lontani.
Giornalismo fatto tra giornalisti sui giornalisti, bell'affare! Mah!

salvatore d'urso ha detto...

In difesa della Costituzione
di Luigi De Magistris

http://www.youtube.com/watch?v=V_Pb7EXPlwE

salvatore d'urso ha detto...

Diversamente umani
L’altra sera, mentre Sandro Ruotolo da Lampedusa e altri due rari giornalisti veri, Franco Viviano e Karl Hoffman, mostravano le immagini censurate della nave dei disperati respinta dall’Italia con sopra il cadavere di una diciottenne incinta, i mejo direttori del bigoncio sostenevano che l’informazione scoppia di salute. Chi avrebbe dovuto impedire la vergogna di quell’omissione di soccorso dormiva: i diversamente concordi della presunta opposizione dormivano, anzi votavano il pacchetto sicurezza col governo; la Procura di Agrigento apriva un’inchiesta sulla morte della ragazza, anziché su chi ha negato l’assistenza ai disperati. Sulle mailing list dei magistrati circola una notizia che completa il quadro a proposito di certa avvocatura. Udienza in Cassazione sul ricorso contro l’arresto di due balordi padani che, fingendosi carabinieri, han picchiato e rapinato un viado brasiliano urlandogli «straniero di merda». Chiedendo la scarcerazione di uno dei due, l’avvocato cassazionista scrive che l’espressione «straniera di merda», lungi dal provare un intento ostile contro il viado, «conferma la volontà del D.G. di svolgere una funzione surrogatoria della Pubblica autorità di controllo dei flussi migratori», indagando sul possesso delle «necessarie autorizzazioni amministrative in capo allo straniero». Dal che si deduce che anche le forze dell’ordine si comporterebbero così. E che ogni bravo cittadino dovrebbe fare altrettanto. Una volta il tizio sarebbe passato per razzista. Ora, alla peggio, per un rondista padano. Pardon, per un «surrogatore della pubblica autorità».

stai sereno ha detto...

Grazie a te per aver visitato il mio blog

menici60d15 ha detto...

La magistratura come cuscinetto

Santoro è un “perseguitato” di lusso, un boicottato di prima serata, ma le sagge parole del dr Racheli tolgono dall’ombra un fattore culturale che facilita l’opera del censore nei casi che restano sconosciuti al grande pubblico, permettendogli di nascondere forme anche gravi di repressione del dissenso mescolandole alle banali avversità della vita quotidiana: la concezione diffusa per la quale è normale accomodarsi in posizione passiva rispetto al potere, e tentare di rivalersi su chi al potere è inviso. La posizione del caporale, asservito e strumento di asservimento, è molto ambita in Italia; e quelli del caporale sono galloni che il potere concede volentieri, potendo così disporre di una torma di punzecchiatori molesti e asfissianti che fa le veci dell’antico sicario solitario con lo stiletto.

L’articolo di Racheli non usa perifrasi: definisce tale concezione come un’oscillazione tra “masochismo” e “sadismo”. Ma i poli di tale oscillazione, che pervade le scelte politiche e sociali degli italiani, sono tenuti nascosti a sé stessi prima ancora che agli altri sotto le formule della retorica cattolica. La retorica che esalta il ruolo di chi media, a livelli diversi, tra potere e sottomessi. Il ruolo del mediatore tra Principe e sudditi non viene percepito come possibile espressione “dell’incapacità dell’io individuale di reggersi da solo e di vivere”, ma anzi esercita una forte attrazione su quasi tutti gli esponenti della nostra classe cosiddetta “dirigente”. Decenni di selezioni ed epurazioni hanno dato i loro frutti.

Un’espressione retorica tipicamente usata dal mezzano italico che media a livello culturale o politico è “coniugare”. Le nozze che vuole combinare sono sempre, sotto mentite spoglie, tra qualche sistema che il potere ha escogitato per fare soldi e le conseguenze ignobili a danno della cittadinanza che quel sistema comporta. Ad esempio “coniugare attenzione al paziente e crescita economica”, cioè speculare sistematicamente sulla domanda di salute (Attali, banchiere poco filantropico ma di diverso stile, ha invece chiamato tale mutazione della medicina “L’ordine cannibale”). Matrimoni turpi, che non s’hanno da fare, né ora né mai; e che invece trovano facilmente dei don Abbondio pronti a celebrarli.

Sembra che anche i magistrati si stiano facendo meno timidi nel frequentare lo smagliante mondo dell’intermediazione. Due giorni fa, su RAI 3, il magistrato De Cataldo presentando un suo nuovo libro ha detto che la magistratura ha una funzione di “cuscinetto” tra chi commette reati e chi li subisce. Evidentemente De Cataldo si riferiva alla dottrina aristotelica della virtù come medietà, o comunque a una forma lecita di frapposizione tra i litiganti. A me però l’affermazione televisiva è suonata come un’ammissione di fallimento, se non di colpa, una forma paludata di resa, perché penso che la magistratura sia effettivamente spinta ad assumere una posizione di cuscinetto, cioè di mediazione, tra diritti del singolo e le soperchierie del potere; e che spesso accetti di assumere questa iniqua posizione.

Agli occhi di un profano informato, il ruolo della magistratura non può essere ricondotto a quello di cuscinetto, di mediatore. La buona attività giudiziaria, quella che converge verso l’equità, considera uguali le due parti davanti alla legge, mentre discrimina attentamente tra le rispettive ragioni, tentando di “misurarne” con accuratezza la differenza oggettiva. Il mediatore fa tutto il contrario: soppesa ciascuna delle parti e ne tiene conto per cercare di trovare una media arbitraria tra le loro richieste.

La giustizia usa la bilancia, che è uno strumento rilevatore di differenze, solo per pesare le ragioni delle parti: l’art. 3 assegna a tutti lo stesso peso. Il mediatore la usa per pesare le parti insieme alle loro ragioni; poi ferma la bilancia e dice “parliamone”. I giuristi sostengono che bisogna anteporre all’equità l’aderenza alle leggi e i ragionamenti giuridici; contemporaneamente con parole come quelle di De Cataldo si consente alla magistratura una terza via, che si basa sull’elasticità. Ma la gomma della mediazione può tenere lontana la giustizia sostanziale non meno della pietra del rigore formale.

Rendere giustizia è un atto in certo senso innaturale. Stabilisce una unidirezionalità artificiale, che va contro la freccia dell’andamento delle cose nello stato di natura: si tratta di definire e compensare un’asimmetria, azione rappresentabile con un vettore che va dalla vittima al colpevole. Mediare invece è bidirezionale, poiché fa pesare asimmetrie preesistenti: tenendo conto dei rapporti di forza tra le parti, la risultante può anche consistere nel consentire un torto, sia pure con un vettore accorciato, ma che va nel verso opposto a quello della giustizia. Lo Stato di diritto è proprio il contrario del libero gioco dei rapporti di forza: “tra il debole e il forte, è la libertà che opprime e la legge che libera” (Rousseau). La mediazione è la versione temperata di tale libero gioco, consona al clima neoliberista.

Nel caso estremo, un cuscinetto tra il prepotente e la sua vittima può essere come il guantone di un pugile: evita a chi colpisce fratture della mano, ma non salva le ossa di chi subisce. Mediare può significare anche “obliterare i sintomi” dell’ingiustizia, rendendola subdola, proteggendo così chi la commette e il sistema che la sostiene. Costringere chi è inviso a poteri forti a passare la vita a difendersi, come un ex procuratore generale si proponeva di fare con De Magistris, è una forma di intervento cuscinetto della magistratura che media tra i poteri forti che sarebbero tentati di fargli sparare e l’interesse del soggetto a essere rispettato nei suoi diritti fondamentali. L’interesse della comunità all’eventuale utilità sociale delle posizioni del soggetto inviso viene comunque sacrificato; e questo è ciò che conta maggiormente.

Infine, mentre giudicare è un’operazione binaria, dove si distribuiscono vantaggi e svantaggi tra Tizio e Caio, la mediazione professionale è un’operazione ternaria, dove si considerano gli interessi di Tizio, di Caio, e del Sempronio che media. Il mediatore non si sogna di essere “il potere dei senza potere”, ma pensa alla sua percentuale della torta. La stessa espressione “giudice terzo”, che con la svolta liberista si è voluto sostituire, o affiancare, a quella di “giudice imparziale”, ritenuta evidentemente obsoleta o insufficiente, pare alludere ad una terza parte che entra nella controversia; ad un giudice-broker; ad una magistratura che è sul mercato.

Anche se appare contrastare coi princìpi che legittimano e rendono credibile l’attività giudiziaria, la definizione della magistratura come cuscinetto ha il vantaggio del realismo. Data la complessità della vita reale, un’elasticità tattica, cioè la capacità di tradurre in forme civili e in termini giuridici appropriati le richieste più varie che arrivano agli uffici giudiziari, dalle urla di disperazione alle pretese fondate ma traboccanti aggressività e arroganza, è una delle tante doti che al momento giusto servono a chi ha scelto questa difficile professione.

Inoltre, i magistrati sono stretti tra i vasi di ferro dei poteri forti e le teste di legno del popolo. I primi li vogliono subalterni ai loro interessi; le seconde li accusano di lassismo quando sono toccate in prima persona, o sentono le notizie di reati clamorosi che eccitano istinti forcaioli, ma altrimenti restano impassibili davanti allo sfascio della giustizia, non pensando che, a meno di non essere delinquenti di professione, sarebbe loro primario interesse esigere e sostenere il miglior sistema di leggi e di amministrazione giudiziaria.

Poteri dello Stato sani ed efficienti sono la prima misura antisismica, per i terremoti reali e per molti dei terremoti metaforici. Se si trascura ciò, poi, quando il tetto o il cielo ci cade sulla testa, se si è in grado di farlo si dovrebbe recitare un mea culpa, o rileggere le parole di Racheli sul masochismo rispetto al potere e sulla paura della libertà. I media connettono la perversa volontà del potere alla stupidità delle masse. Per non restare schiacciati tra vasi di ferro e teste di legno, i magistrati non possono in certi casi che mettere da parte il diritto, che non piace o non verrebbe capito, ed esercitare in certa misura un ruolo di mediazione, che tenga conto dei desiderata dei “ferri” e dei “legni”. Forse mediando riescono a massimizzare l’erogazione del servizio giustizia: posizioni più rigide potrebbero ridurre ulteriormente la già smilza produzione di tutela della legalità.

Esercitando la funzione di cuscinetto tra i crimini dei potenti e le vittime i magistrati corrono il rischio di venire accusati di parzialità da una delle parti, o di scontentare entrambe, come succede ai pacieri. Non ricavano da questa attività, salvo rari casi, ricompense personali in denaro (anche se è facile che ricevano dalla parte forte vantaggi di carriera, favori, riconoscimenti, etc.). Ottengono principalmente altri vantaggi, che versano nella cassa della corporazione: il timore reverenziale e il rispetto che il popolo tributa a chi concede, lesinandola e dopo essersi fatto pregare come un santo, una qualche parziale giustizia; la pace, o almeno un armistizio, coi poteri che all’ingiunzione di stare sottoposti alla legge rispondono chiedendo quante divisioni ha la magistratura.

L’opera di mediazione giudiziaria abbonda, improntando di sé le leggi, le procedure, le prassi. Forse sarebbe meglio riconoscere esplicitamente, e discutere, tale inevitabile funzione o posizione di mediazione; anche perché in alcuni casi la mediazione finisce, come ci si può attendere, per avere effetti aberranti. Esiti aberranti mi pare abbiano luogo in quei casi dove il reato, mentre riguarda grandi interessi, non è visibile agli occhi del pubblico: qui la mediazione rende molto e non comporta rischi. L’occasione di incamerare silenziosamente una lauta “provvigione” in termini di potere, senza nessun danno di immagine, senza che all’apparenza nulla accada, ha effetti corruttivi sulla magistratura; anche su quella pulita, che non vuole accumulare vantaggi ingiusti, ma solo restare a galla. Le conseguenze di sovvertimento dell’azione giudiziaria possono però essere più gravi di quelle messe in conto all’inizio.

L’associazione di queste due caratteristiche, la non visibilità e la grande scala, è propria di alcuni crimini dei colletti bianchi. E’ ben noto che alcuni di tali crimini hanno la caratteristica di riguardare interessi economici di larga scala, come hanno mostrato i grandi scandali finanziari. I criminologi ci spiegano che alcuni dei reati commessi da criminali in giacca e cravatta non sono riconoscibili, tanto che a volte chi ne è vittima non è neppure consapevole di essere stato vittimizzato (Ruggiero V. Economie sporche. Bollati Boringhieri, 1996).

Crimini che hanno entrambe le caratteristiche sono quelli dei grandi interessi dell’alta finanza e dell’industria in campo biomedico, il settore più forte dell’economia legale; e anche il più corrotto, secondo la letteratura sul crimine dei colletti bianchi (Braithwaite J. Corporate crime in the pharmaceutical industry. Routledge & Kegan, 1984). Le frodi di alto bordo in campo biomedico spesso non sono riconoscibili, per due motivi. La loro complessità tecnica: es. quando un trial clinico viene manipolato è improbabile che la frode, nonché essere punita, sia scoperta (Braithwaite, cit); e la fiducia cieca, di natura antropologica, verso la medicina: è difficile denunciare tali interessi commerciali illeciti quando l’utenza ne è comunque entusiasta; soprattutto in USA, i pazienti premono per entrare nei trials, formando una coda come porcellini d’India dietro a un pifferaio, accettando la pesante alea che accompagna anche il più onesto degli esperimenti controllati.

Le frodi biomediche di alto livello restano così ignorate, pur producendo movimenti economici colossali, che possono essere misurati in frazioni di PIL. Tali frodi necessitano di complicità e protezioni istituzionali, es. per l’eliminazione di soggetti che le ostacolano. Una funzione di mediazione della magistratura riguardo a tali reati miliardari, misconosciuti, e a volte incomprensibili ai più, non comporterebbe rischi di immagine, e sarebbe ripagata, da poteri che hanno dimensioni economiche e forza politica maggiori di quelle di molti stati sovrani, con contropartite degne di un re.

I magistrati parlano di cuscinetto; ma il lancio di un nuovo prodotto medico, che è capace da solo di generare miliardi di dollari di fatturato annuo, “is a make or break industry”, è un’industria o la va o la spacca, ha scritto Braithwaite 25 anni fa, commentando le diffuse pratiche della fabbricazione dei dati sull’efficacia e delle informazioni ingannevoli sulla sicurezza per fare approvare il farmaco. Come riportano diversi autori, da allora la situazione è peggiorata; tanto che a volte qualche suo aspetto affiora per brevi istanti anche agli occhi dell’opinione pubblica. Spero che un giorno sarà possibile illustrare come tali crimini in campo biomedico storicamente hanno goduto e godono di un’opera di mediazione da parte della magistratura; una mediazione che a volte sfocia in autentica cogestione del crimine.

Lo stesso giorno che ho sentito il magistrato romanziere fare riferimento alla funzione di cuscinetto della magistratura ho ritirato in libreria “Toghe rosso sangue” di Leporace, che avevo ordinato avendone letto su questo blog. Nei capitoli sui magistrati uccisi compare qua e là la figura del collega traditore. Ma è ancora più frequente, e più deprimente, lo sfondo della massa dei colleghi che non condivide e non apprezza la posizione del magistrato, ritenendola troppo rigida, e lo isola, facendone così un bersaglio che si staglia nitido.

Non tutti i magistrati uccisi erano figure particolarmente alte e limpide, ma molti lo erano, per come può essere alto e limpido un mortale. Appaiono essere stati uccisi proprio per questo, più ancora che per le conseguenze dirette delle loro iniziative giudiziarie. Nemici per terroristi e mafiosi, e per chi ha manovrato terrorismo e mafia; ma anche stranieri in patria, clandestini eccellenti, per un paese dove il servire più padroni è un valore, un indice di stabilità mentale e di maturità morale. Nel libro ho trovato una frase diversa da quella di De Cataldo, scritta da un magistrato sulla foto di Gaetano Costa: “Vi sono uomini di cui si può comprare solo la morte”. Ci sono uomini che non hanno prezzo. Per tutto il resto c’è Mastercard.

Vincenzo Scavello ha detto...

Carissima Cinzia,

io, la trasmissione, l'ho vista in diretta e più volte ho pensato: adesso glie la fanno ... la domanda!

Anche Mieli deve averlo pensato, dal momento che i suoi primi piani tradivano un evidente imbarazzo.

Anche il ritorno di Vauro è apparso sotto tono.

E' tempo di nomine, di equilibri da presenvare, ma non sarei così severo con questi Kamicaze dell'informazione: una trasmissione non al top di AnnoZero è sempre meglio di tantissime decine di "spazi" televisivi che rubano tempo alla vita preziosa della gente. Tanto tempo rubato, anche e soprattutto dai telegiornali, maestri, ormai del nascondimento delle notizie.

Una notizia, non tanto diretta è stata, però, data: che i Giornali appartengono alle Banche e le Banche, siccome hanno ricevuto e ricevono aiuti di Stato, insieme a questi, aggiungo, ricevono anche "consigli" di Stato. E' stato così in passato e, a maggior ragione, potrebbe esserlo adesso.

Un Abbraccio

Cinzia ha detto...

Stimatissimo Vincenzo,
concordo con te, ma secondo me questa non è che l'ennesima conferma che questa gente (Santoro, Gabanelli e lo stesso Travaglio) facendo ciò che fa svolge solo il proprio dovere e non andrebbe osannata solo perché gli altri non fanno altrettanto.
Santoro è certamente un bravo giornalista, ma presuntuoso fino all'inverosimile e, per quanto io segua i suoi programmi, non è lui che m'interessa difendere ma la libertà d'informazione in sé.
Questo vuol dire che nel momento in cui si muove pavidamente su filo della corda, sono pronta a spingere anche lui dentro il pozzo... non per liberarmene, ma per fargli capire che non può permettersi di sbagliare solo perché non ha concorrenza, altrimenti non avrà più lo stesso consenso.
Questo dovremmo fare tutti, sempre.
Pessima l'abitudine, vissuta per ripiego, di non muovere critiche a coloro che consideriamo gli "unici", li rende decisamente troppo forti e arroganti e gli permette di mettere in onda trasmissioni come questa ultima.
Io delle nomine rai, scusate lo slogan un po' fascista, me ne frego!!!
Chiunque: politici, giornalisti, magistrati, medici, ecc ecc
devono essere criticabili a chiara voce altrimenti ne creiano dei miti che (più) prima o (che) poi approfitteranno della loro posizione di forza per rifilarci... "banane"... e non vi dico per farne cosa perché sono ancora una signorina ben educata, anche se non ho studiato ad Eaton!

ps difficilmente esprimo le mie opinioni in merito, per non contrastarmi con coloro che difendono a tutti i costi i nuovi paladini...
ognuno arriverà alle proprie conclusioni quando sarà maturato il momento giusto.
Ma se si presenta un episodio sfacciato come questo mi è davvero impossibile esimermi e vi prego vivamente di non girare la testa dall'altra parte.
Guardiamo in faccia la realtà, per quanto dura sia.
Ognuno deve assumersi in prima persona la responsabilità di difendersi e di giudicare (moralmente s'intende!).
Senza sconti e senza crediti, non è proprio il momento, c'è troppa crisi in ogni campo per permetterci di svendere il nostro consenso!

Mauro C. ha detto...

Complimenti per l'analisi profonda di menici60d15: una "Tac" che rivela aspetti reconditi (cancerosi) del sistema e dell'uomo-magistrato che immerso in un enorme coacervo di leggi resta avvitato su sé stesso, e titubante verte per..."in dubio pro reo". "carnefice o vittima"?

..."Il mediatore non si sogna di essere “il potere dei senza potere”, ma pensa alla sua percentuale della torta. La stessa
espressione “giudice terzo”, che con la svolta liberista si è voluto sostituire, o affiancare, a quella di “giudice imparziale”,.."

Un interessante e sottile distinguo, come per il Pm da inquisitore ad ccusatore in un contesto culturalmente antitetico da dove proviene ed origina.

..." Non tutti i magistrati uccisi erano figure particolarmente alte e limpide, ma molti lo erano, per come può essere alto e limpido un mortale"...
Ma comunque eroi per "caso", in quanto divenuti testimoni scomodi, o al massimo inconsapevoli di
diventarlo: non certo per scelta...come i partigiani; o forse nemmeno, se la maggioranza de condannati a morte avevano un'età particolare, dai 17 ai 22 anni, come ha sottolineato il prof. Zagrebelsky da Fazio. Quasi nessuno può essere artefice della propria sorte. Certo, si può
decidere di andare incontro alla morte per uno scopo di alto valore.
Qualche tempo fa, si pensi che Silvio Berlusconi dichiarò di sentire propria l’eredità di Giovanni Falcone. Il 29 marzo al congresso del Pdl Giorgia Meloni ha affermato «noi siamo i figli di Borsellino»

Conclude menici60d15, “Vi sono uomini di cui si può comprare solo la morte”. Ci sono uomini che non hanno prezzo. Per tutto il resto c’è Mastercard.

Appunto, in “La legge di Murphy per la sinistra”, di Spagnol e Arthur Bloch, dice Iorio: “E' difficile credere ancora negli ideali, ma per un compenso adeguato si può fare”. E Altan: “Ogni uomo ha il suo prezzo, e alcuni anche lo sconto”.
“Le leggi son ma chi pon mano a elle? (Dante) E proprio noi che che ci “siamo” (ci hanno)incartati con una caterva di regole su regole per meglio evaderle o da restarne soffocati sotto, tranne per quella ridotta minoranza che vive scavalcandole: “Sulle regole” direbbe Gherardo Colombo...ultimo (Apache) di Mani pulite che ha battuto in ritirata, e modifica la
sua strategia tentando di incidere sulla cultura delle regole (naturalmente parlando a chi non ne ha bisogno ma che almeno ti ascolta), di inculcarle dopo aver insistito a calarle dall'alto e/o applicarle. Ma poi manca sempre quella giusta che occorre, per consentire vie di fuga e non fare manco un giorno di carcere a Previti: i 5 spontanei solo per non irritare la giudice, “toga rossa”, cha ha pescato il cavillo per mandarlo a casa. A differenza di Cusani, il più onesto tra i disonesti guarda caso!?

salvatore d'urso ha detto...

Gli ultimi aggiornamenti sulla farsa della Prcoura della Repubblica di Roma, nel silenzio delle Istituzuoni e della stampa di regime

http://gioacchinogenchi.blogspot.com/2009/...ulla-farsa.html

La diffida al rispetto della decisione del Tribunale inviata il 23 aprile 2009 alla Procura della Repubblica di Roma

http://gioacchinogenchi.blogspot.com/2009/...-decisione.html

salvatore d'urso ha detto...

ROMA (26 aprile) - Intervenendo a Trapani a un convegno sull'informazione, l'ex consulente informatico e vice questore della polizia di Stato, Gioacchino Genchi, ha detto che «il magistrato che mi indaga a Roma è stato, in passato, intercettato mentre conversava al telefono con una persona che faceva parte della loggia massonica P2 e che da questa è stato addirittura espulso perchè ritenuto indegno».

Doppio cognome. Genchi ha detto di non potere rivelare il nome del massone, ma ha precisatoche si tratta di «una persona con due cognomi. Hanno strumentalizzato una tragedia come la scomparsa della piccola Denise per farmi una perquisizione e imputarmi. Ma io non ho commesso nulla di illegale. La verità è che dalle indagini di De Magistris è emerso uno dei più grandi complotti della storia repubblicana. Anche il giornalista Mentana è saltato dopo avere intervistato me e Di Pietro. Oggi il problema è l'informazione».

Al convegno hanno partecipato l'ex pm di Catanzaro Luigi De Magistris e Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso, assieme alla sua scorta, in via D'Amelio, a Palermo.


http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id...z=HOME_INITALIA

salvatore d'urso ha detto...

Indrorepellenti
Di Marco Travaglio

Il Giornale e Littorio Feltri non han gradito la puntata di Annozero su Montanelli e quel che resta dell'informazione. «Manipolatore. Santoro stravolge Montanelli», tuona quel che resta del Giornale. «Indro si rivolta nella tomba» titola Libero, giornale-ossimoro. Poveretti, vanno capiti. Speravano di cavarsela con le solite appropriazioni indebite. Gli è andata buca: Santoro ha resuscitato Montanelli mostrando con i filmati quel che diceva e pensava di Berlusconi, del fu Giornale e di Feltri, sbugiardato in diretta al Raggio Verde. Mario Giordano, che Montanelli non l'ha mai visto neppure in cartolina, ne parla come di un vecchio amico e si scortica le ginocchia con un'intervista-scendiletto a un testimone super partes: Fedele Confalonieri. Domande ficcanti: «Mi commuovo anch'io», «Voi gli volevate bene?», «Sciacallaggio?». Altro titolo memorabile: «Santoro, giù le mani da Montanelli» (sul Giornale da cui fu cacciato nel '94). Feltri non s'è ancora riavuto dalla figuraccia del Raggio Verde. Dimentica di raccontare che, sei mesi prima della cacciata di Montanelli, si accordò con Berlusconi per prenderne il posto. E spara elegantemente sulla tomba: «Montanelli inconsapevolmente si vendette alla sinistra. Sull'ultimo capitolo della sua vita, quando non era più lui ma un novantenne esacerbato dal rancore, conviene sorridere». Ridi, ridi. Annozero voleva confrontare il giornalismo di Montanelli con quello di oggi. Grazie a Giordano e Feltri, ci è riuscito. «Il disprezzo ­ diceva Indro citando Chateaubriand ­ va usato con parsimonia, in un paese così pieno di bisognosi».

salvatore d'urso ha detto...

Acerra, Berlusconi contestato: «Non venire in Abruzzo. Ci stai rovinando»
Era tornato come suo solito per mettere cappello sul termovalorizzatore di Acerra. Ma il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è riuscito a pronunciare solo pochissime parole alla sua uscita dalla sede della Prefettura di Napoli, dove si era appena concluso una riunione con i vertici della struttura tecnica del sottosegretario all'Emergenza Rifiuti, Guido Bertolaso, anche lui a Napoli, coordinati dal generale Franco Giannini. Presenti all'incontro il prefetto, Alessandro Pansa, e il questore Santi Giuffrè.

Il premier è subito stato interrotto dalle urla di proteste di alcuni cittadini abruzzesi: «Non devi venire in Abruzzo. Ci stai rovinando». Due di loro sono stati identificati e non hanno precedenti. Alle forze dell'ordine hanno riferito di essere venuti a Napoli appositamente per la visita del premier.

Berlusconi ha cercato comunque di raggiungere i giornalisti e ha fatto appena in tempo a dire «siamo al quattordicesimo breafing». Appena udite le proteste, il premier ha subito deciso di andare via.

salvatore d'urso ha detto...

O' Miracolo - Berlusconi Contestato !

http://www.youtube.com/watch?v=89d4INZZ9P8

Anonimo ha detto...

Sulla magistratura cuscinetto, di menici60d15. Credo proprio che la sua analisi abbia centrato alcuni elementi centrali dell'"antropologia funzionale" della magistratura italiana nello "status quo" eversivo che caratterizza la storia dell'italia dal 1943 (sbarco degli alleati in sicilia con l'aiuto di cosa nostra)ad oggi.Non ho visto quella trasmissione, ma credo come lei che definire la funzione del magistrato come un "cuscinetto" tra chi commette i reati e chi li subisce, sia un pessimo segnale,un ulteriore segno di mediocrità,di ipocrisia e di cedimento che caratterizza una larga parte del sistema -giustizia italiano. Certo,il torto peggiore che può commettere un magistrato è ignorare le ragioni di chi ha subito il sopruso (il reato)e parteggiare de facto per la parte prevaricatrice. Meglio allora fare da "cuscinetto" tra le parti ,piuttosto che da zerbino o cuscinetto poggiapiedi della sola parte che ha inflitto il torto. Il paradigma della intermediazione ha tre soggetti che si pongono sullo stesso piano: il reo, il mediatore (o cuscinetto) e la vittima del reato. Rendere giustizia è tutt'altra cosa e lei ne ha dato una definizione impeccabile : "La giustizia usa la bilancia solo per pesare le ragioni delle parti.La buona giustizia , quella che tende all'equità considera uguali le parti mentre discrimina attentamente tra le rispettive ragioni tentando di misurarne con accuratezza la differenza oggettiva". L'avanzata dei "mediatori" anche nell'ambito della Giustizia dimostra solo che l'Italia è un paese bloccato nel suo sviluppo e nella sua evoluzione da un disegno politico-economico -militare contrario ai suoi interessi . Cerco di spiegarmi meglio. Da più parti salgono lamentele e doglianze sulla situazione involutiva del paese . Ma come sarebbe possibile una situazione diversa stante il ruolo centrale dell'economia mafiosa che controlla ogni forma di ricchezza illegale e detta legge all'economia e alla politica?
La mutazione antropologica da cui sono affetti gli italiani , lamentata di recente anche da Scalfari si basa su un meccanismo perverso,attivato da un network di di poteri mafiosi ed eversivi-in cui la ndrangheta e la massoneria deviata hanno un ruolo primario -,di inclusione-esclusione degli individui ,che poggia sul fatto che la mafia non combatte più lo stato ma tende a farsi istituzione e coincidere con lo stato stesso.
Oggi la mafia crea la legge 488 per l'occupazione al sud e insieme gestisce le truffe comunitarie che sono rese possibili con quella legge (potrei fare decine di altri esempi). Se non capiamo questo non potremo in nessun modo individuare l'origine dei veri problemi che attanagliano questo paese e conseguentemente pensare di uscirne.
Anche il cedimento della magistratura ,i cui pericolosissimi segnali sono stati ben compresi da menici60d15,è originato da tale fatto.
Maria Cristina

salvatore d'urso ha detto...

ANSA) - NAPOLI, 28 APR - Luigi de Magistris e' stato prosciolto nell'ambito dell'inchiesta toghe lucane. Lo ha reso noto l'ufficio stampa di Italia dei Valori. Per questo partito per l'ex pm sara' candidato alle prossime europee.'Con il provvedimento del gip di Salerno - sottolinea la nota - provata l'assoluta correttezza e gli ostacoli posti alle inchieste dell'ex pm de Magistris. Nel procedimento 'Toghe lucane',le indagini hanno anche dimostrato le gravi interferenze subite dal pm nel condurre le sue inchieste'.

salvatore d'urso ha detto...

Prosciolto Luigi De Magistris. Ora pretendiamo le scuse ufficiali

http://www.antimafiaduemila.com/content/view/15314/48/

salvatore d'urso ha detto...

Giustizia, informazione e poteri forti: intervista a Luigi De Magistris

http://www.antimafiaduemila.com/content/view/15276/48/

Annalisa ha detto...

2009-04-28 13:26
TOGHE LUCANE: PROSCIOLTO L'EX PM DE MAGISTRIS
NAPOLI - Luigi de Magistris è stato prosciolto nell'ambito dell'inchiesta toghe lucane. E' quanto rende noto l'ufficio stampa di Italia dei Valori partito per il quale l'ex pm sarà candidato alle prossime elezioni europee.

"Con il provvedimento emesso dal gip di Salerno - sottolinea la nota - è stata provata l'assoluta correttezza e gli ostacoli posti alle inchieste dell'ex pm Luigi de Magistris. Il gip di Salerno Maria Teresa Belmonte ha accolto le richieste di archiviazione presentate dalla procura di Salerno in riferimento alle accuse che erano state mosse a Luigi de Magistris, all' epoca sostituto procuratore di Catanzaro, nell'ambito del procedimento 'Toghe lucane'. Le indagini hanno anche dimostrato le gravi interferenze subite dal pm nel condurre le sue inchieste".

Besugo ha detto...

Una domanda. Una risposta.
Da... Forum di Carlo Vulpio.

Buon primo maggio

Stefano
Genova

Mimma ha detto...

IMPERDIBILE:
Da ascoltare e diffondere!
http://www.youtube.com/watch?v=P8acM9-Bmag&feature=related
(Information day Marsala - Gioacchino Genchi parte 1-5}

Anonimo ha detto...

Esercizio retorico. Non penso che difendere le faziosità contrapposte sia un buon metodo. Santoro è eccessivo e dannoso pure per la sinistra. A me basterebbe un po' di buon gusto, almeno provarci, a essere neutrale. Almeno provarci.

bartolo ha detto...

Grazie Mimma,
avevo visto i filmati degli interventi di Salvatore Borsellino, sempre a Marsala, grazie a Gennaro, adesso ho ascoltato quelli di Genchi, grazie a Te.
Chi sa quando gli italiani si decidono di svegliarsi...

salvatore d'urso ha detto...

Gioacchino Genchi sull'omicidio di Paolo Borsellino

http://www.youtube.com/watch?v=P8acM9-Bmag&feature=related

da vedere anche il resto in sequenza

Unknown ha detto...

per Anonimo del 1 maggio 2009 7.38

Scusi ma lei che intende per eccessivo?
che va oltre i limiti?
i limiti di cosa?
Perché vede probabilmente è questione di punti di vista, ma io invece lo trovo limitato. Per usare i suoi aggettivi potrei meglio dire eccessivamente limitato.
Dannoso per la sinistra?
quale sinistra, il PD?!
oppure quella ormai fuori dal parlamento?
la sinistra (sua definizione, non mia) è già abbastanza danneggiata da se stessa non è certo Santoro ad aggravare una situazione così masochisticamente disperata.
Comunque l'obbiettività giornalistica è un falso problema. Ogni giornalista mette nei suoi articoli o programmi i fatti filtrati dal proprio punto di vista, quando va bene, quando va male dal punto di vista del potere. Riconoscere il punto di vista non è poi così difficile così come non è difficile distinguere i soli fatti.
Se seguiamo un certo giornale o giornalista è proprio perché condividiamo il suo punto di vista da cui guardare i fatti, ma che c'è di male? A me sembra assolutamente normale.
Certo tutto ha un limite, un limite di buon gusto come dice lei, e se c'è qualcuno che lo supera quotidianamente non è certo Santoro.
Secondo me il vero problema è che la maggior parte dei giornali e giornalisti fanno a gara per occultare i fatti, e questo non lo si può definire come un filtro, perché da un filtro qualcosa passa, malamente forse ma passa. Questa è censura, anzi peggio, è auto-censura!
Ma anche il mio è solo un punto di vista.
Vede che l'obbiettività non esiste? lei crede davvero di essere obbiettivo? o crede di conoscere qualcuno che lo sia? Mi faccia qualche esempio, la prego, sono proprio curiosa.
Grazie

Mauro C. ha detto...

Anonimo ha detto "Esercizio retorico. Non penso che difendere le faziosità contrapposte sia un buon metodo. Santoro è eccessivo e dannoso pure per la sinistra. A me basterebbe un po' di buon gusto, almeno provarci, a essere neutrale. Almeno provarci." 1 maggio 2009 7.38

Se fosse un giornale Porta a porta sarebbe il Corriere della sera, per i contenuti. Un buon prodotto ma da indirizzare a chi? A chi si rivolge, data l'ora? Alla massa di lavoratori? no! nemmeno al turnista che smette alle 22, stanco e assonnato. E allora chi? Probabilmente a un'élite... salottiera, mondana; un numero esiguo e che lascia pensare che lo share sia gonfiato. Fatto è che insidia il sonno migliore, secondo gli esperti, dalle 23 alle una. Pertano una scelta irrispettosa, secondo scienza e coscienza; e per 4 giorni! Sono convinto che Vespa, data la differita, durante la trasmissione dorma per ricaricarsi. Altrimenti come potrebbe scrivere su 4-5 giornali (lo stesso articolo con solo il titolo diverso!) e imbastire un libro all'anno? Certo, è servito da 30 "colf-Rai" che gli imbandiscono la tavola per poi servire i piatti in tutte le salse, del menù da lui deciso...a seconda del capotavola (del solito convitato di pietra); è lui a decidere il "dessert" di donnine come qualcuno gradisce; è lui ad aggiungere un posto a tavola...o che lo toglie a chi cerca di fargli andare qualche boccone di traverso, specie quando lo si contraddice. Più giusto e più pluralista - anche per l'ora - Annozero di Santoro: si dice essere di parte, fazioso? Ma lo è doppiamente chi cerca di mascherarlo! Malcelatamente. A volte in modo disgustoso, persino i suoi "silenzi" (imposti)irritano!