giovedì 7 aprile 2022

Fiducia nel Sistema?



Il disvelamento al pubblico del “sistema” magistratura dopo l’esplosione del caso Palamara ha imposto all’agenda politica il tema del suo smantellamento. 

A volerlo la più alta carica dello Stato che, all’indomani dello scandalo, denunciò la “degenerazione del sistema correntizio”, rimandando a Governo e Parlamento il compito di intervenire con opportune riforme, dato che il  Presidente della Repubblica non ravvisò i presupposti per lo scioglimento anticipato del CSM, che infatti ancor oggi opera nella composizione  frutto delle elezioni svoltesi sulla base delle candidature di corrente, sia pure con successive integrazioni dovute all’epurazione di più d’un consigliere superiore incappato nelle ormai note trame dell’Hotel Champagne, ove si confabulava intorno al successore di Pignatone al vertice della procura capitolina. 

Questa l’origine dell’attuale dibattito politico sulla riforma (tra le altre) del sistema elettorale del CSM dopo che il Governo, rispondendo  a quelle sollecitazioni, ha predisposto un disegno di legge che, tuttavia,  nella sostanza  tradisce il suo stesso dichiarato scopo di debellare la “degenerazione del sistema correntizio”,   perché lascia le candidature per il CSM nelle mani delle correnti, esattamente come prima. 

Per questo motivo alcune forze politiche - sia della maggioranza che sostiene il Governo, sia dell’opposizione parlamentare – hanno proposto ipotesi alternative  che, colpendo il dominio correntizio sulla scelta dei candidati al CSM,  ne affida la selezione ad un sorteggio preliminare.

Il Governo aveva annunciato di non essere intenzionato a porre la “fiducia” sul testo predisposto a via Arenula e quindi lasciare che la riforma dell’ordinamento giudiziario fosse liberamente discussa in Parlamento.

Com’è a tutti noto ponendo la cd. questione di fiducia il Governo collega le sorti di una legge in itinere a quelle proprie: o si fa come dico io,  o me ne vado.

La materia dell’Ordinamento Giudiziario è tra quelle che il Costituente volle sottoporre a “riserva di legge”, il che vuol dire che la relativa disciplina deve essere dettata dal Parlamento (art. 108 Cost.).

La giustizia è un bene di tutti, non certo della sola maggioranza di governo. Deve essere stato questo pensiero ad aver ispirato la più che opportuna (dal punto di vista costituzionale) scelta di non ricorrere a quello “scudo”. 

Vacillare, oggi, su quell’opzione, quando il dibattito politico è finalmente entrato nel cuore del problema, individuando proprio nelle candidature “politiche” lasciate in mano alle correnti l’architrave che regge l’intero Sistema, assumerebbe il cupo significato di voler convivere, ancora a lungo, con le sue degenerazioni. 

 

2 commenti:

francesco Grasso ha detto...

Nessuna fiducia è possibile ! Sicuramente il CSM, sentito il parere dei presidenti camere e del comitato di presidenza del CSM , andava sciolto con decreto del presidente della Repubblica ai sensi dell'art. 31 L. 24 marzo 1958 n. 195. I motivi per poterlo attuare sono simili a quelli dello scioglimento delle camere(impossibilità di funzionamento determinata dalla mancanza del numero legale). Ciò era possibile se si fossero indagati tutti i responsabili e non solo Palamara e altri sparuti elementi.

bartolo ha detto...

Il Ministro e il PD si preoccupano dell'incostituzionalità del sorteggio temperato. Non capisco, anche sé ho tanto rispetto di entrambi. Anche la tirata di giacca al Presidente della Repubblica, rimane mistero. Infatti, è il Parlamento il principale potere dello Stato: ha facoltà di riproporre al Presidente, che deve accettare, la medesima legge; e se non basta ha anche potere di modificare la Costituzione, prima o dopo pronunciamento di una eventuale sentenza della Corte costituzionale.