sabato 22 gennaio 2011

L’inevitabile punizione della storia





di Felice Lima
(Giudice del Tribunale di Catania)






da Il Fatto Quotidiano online del 22 gennaio 2011


Io e mia moglie siamo entrambi magistrati e prestiamo il nostro servizio da venticinque anni in Sicilia.

In passato accadeva che solo negli ambienti più torbidi del malaffare e della criminalità più odiosa i magistrati (e dunque anche noi) venissimo apostrofati con espressioni ingiuriose – tipo “sbirro”, “curnutu”, e altre – da chi, essendo un criminale, ci teneva a marcare una differenza per così dire ontologica con chi, nel suo universo di riferimento, serviva il nemico: cioè, lo Stato.

E tuttavia, anche questi criminali e anche i peggiori di loro pronunciavano le ingiurie solo quando parlavano fra loro o in ambienti in cui fosse condiviso il loro sistema diciamo così valoriale.

Perché in qualunque altro posto diverso da una suburra anche i più squallidi ceffi si riferivano ai giudici con un rispetto formale magari insincero ma consapevole del fatto che il vivere in una società vagamente civile o almeno aspirante civile o, come direbbe Cetto, qualunquemente civile impone di fingere un certo almeno minimo rispetto per lo Stato.

Da alcuni anni a questa parte, invece, il linguaggio tipico dei più squallidi ceffi delle peggiori suburre è in uso al Capo del Governo e va in onda su tutti i mezzi di comunicazione in tutti gli orari e a preferenza in quelli di punta sulle televisioni generaliste.

Dunque, io e mia moglie ci troviamo costretti a vietare l’uso della televisione – e sommamente negli orari dei vari telegiornali – ai nostri figli adolescenti, per evitare che le loro anime semplici risultino disorientate su una delle idee che i genitori in qualche modo gli hanno inculcato: che i magistrati sono al servizio dello Stato e svolgono un lavoro onorato.

Né sarebbe sensato smentire il Presidente del Consiglio dinanzi ai nostri figli, perché sembra evidente che, se il Presidente del Consiglio, al pari di qualunque incallito criminale, dice che i magistrati sono nemici dello Stato, ogni persona semplice sarà indotta a pensare che non si possa sfuggire all’alternativa consistente nel fatto che, se il Presidente del Consiglio avesse ragione, i magistrati sarebbero davvero l’antistato, ma, se avesse torto, allora senza dubbio l’antistato sarebbe lui. Ed è difficile dire quale delle due alternative sia la peggiore.

Ciò detto, per manifestare una certa – credo legittima – indignazione per ciò che è accaduto e ancora accade, riflettevo ieri sul fatto che un uomo normale è soggetto, nel suo agire, a vari condizionamenti e a diversi freni inibitori, la cui varia efficacia dipende dalle qualità intellettuali e morali della persona.

Dinanzi alla profferta di qualcosa di disonorevole, l’uomo di animo nobile rifiuterà perché ciò che gli si propone non è giusto.

L’uomo moralmente depravato rifiuterà per timore della sanzione penale.

Infine, l’uomo depravato e indifferente alle sanzioni giuridiche rifiuterà per istinto di conservazione quando l’interlocutore non dia garanzie di reggere la necessaria complicità.

Dunque, nessun malavitoso psicologicamente equilibrato accetterebbe proposte criminali da chi si offrisse come complice senza dare le necessarie garanzie di tenuta.

Tanto per dire, nessun lestofante compos sui farebbe accordi con una diciottenne, perché avrebbe la lucidità di rendersi conto che, anche se poi le dicesse “Ti copro d’oro purché tu taccia”, non sarebbe affatto certo che lei tacesse.

Scoprire che il Presidente del Consiglio ha instaurato con una prostituta minorenne un tipo di relazione tale da consentire alla prostituta minorenne di fargli telefonare direttamente mentre è intento in impegni di Stato all’estero (in Francia) per chiedergli di intervenire presso una Questura per farla liberare e che il Presidente del Consiglio ha ritenuto di telefonare direttamente alla Questura chiedendo la liberazione della ragazza, aggiungendo all’inqualificabilità del suo comportamento anche la assurda menzogna di spacciare la prostituta per la nipote di un capo di stato estero (Mubarak) è veramente sconcertante, perché colloca il Presidente del Consiglio in una catalogazione ulteriore e inferiore rispetto ai tre tipi umani sopra illustrati.

L’esistenza di un tipo umano come questo – indifferente ai precetti morali, indifferente ai precetti della legge e indifferente all’evidenza del rischio di un ricatto, prima, e di una svergognatura mondiale, poi, da parte della inverosimile complice prostituta minorenne – è possibile solo in presenza di una condizione psicologica molto gravemente compromessa, ma anche, purtroppo, a una particolare condizione della vita politica, civile e sociale del paese ospitante. Ed è questo che vorrei sottolineare.

In un paese normale, chi si proponga per servire lo Stato, comprende come ovvio il suo dovere di adeguare se stesso alle esigenze del servizio.

Dunque, chi, per esempio, si dedichi a fare il magistrato, comprende da subito di dovere smettere di frequentare – ove mai gli fosse capitato in precedenza di farlo – persone di malaffare, gente coinvolta in crimini e maggiormente in crimini orribili perché connessi a fatti di mafia e/o ad abuso di funzioni pubbliche.

Il caso del nostro Presidente del Consiglio e dei suoi sodali da lui collocati nei vari ruoli funzionali alle sue esigenze (direzioni di telegiornali, Consigli Regionali, Parlamento della Repubblica) si caratterizza per il fatto che questi pensano che è lo Stato che, se vuole essere servito da questo “utilizzatore abituale”, deve adeguare le sue leggi alle esigenze dell’utilizzatore.

Dunque, da più di quindici anni, assisto da magistrato al costante mutare delle leggi del mio Paese per adeguarle alle esigenze di una persona che non considera sé stesso onorato dall’incarico ottenuto, ma il Paese beneficiato dal fatto che lui, fra una lap dance di una minorenne e dei consigli sull’autoerotismo da lui dati ad altra prostituta (in quel caso per fortuna almeno maggiorenne: la signora D’Addario, che ha registrato questi preziosi suggerimenti mentre gli venivano dati da Capo del nostro Governo e rappresentante del nostro Paese), dedica un po’ del suo tempo a occuparsi delle cose dello Stato. Senza trascurare, ovviamente, di coltivare il più possibile, nella gestione di quelle, i suoi affari personali.

Il Popolo Italiano ha ritenuto possibile violentare per anni la verità e la giustizia per portare avanti un patto scellerato con una persona che, in cambio della palesemente vana promessa di sogni sempre più mirabolanti per un avvenire radioso e sempre più “futuro”, giorno per giorno esige e ottiene da ogni tipo di cittadino, operaio, professionista, essere umano e, soprattutto, istituzione favori “presenti” sempre più impegnativi e insostenibili e sempre più deplorevoli e illegali, per soddisfare la sua fame di denaro, di gloria e di sesso.

Applicando l’analisi fatta sopra ai popoli, si deve dire che, dinanzi alla profferta di un millantatore che, in cambio di vane promesse, chiede la consegna di tutto intero lo Stato, delle sue istituzioni e della sua intrinseca dignità, un popolo ricco di valori morali rifiuta perché la cosa è moralmente inaccettabile. Un popolo rispettoso delle leggi rifiuta perché la costituzione non lo consente. Un popolo depravato e irrispettoso di ogni tipo di legge rifiuta perché si rende conto di trovarsi dinanzi a un truffatore bravo solo a fare il piazzista/imbonitore.

Il popolo italiano – come il Capo del suo Governo – appartiene a un quarto tipo inferiore e peggiore rispetto ai tre appena descritti.

Lo spettacolo che è sotto gli occhi di tutti e, purtroppo, di tutto il mondo, è l’inizio della punizione che la storia – come ha sempre fatto in tutti i tempi – sta iniziando a dare a un popolo tanto scellerato.

E il paradosso è che tutto ciò che è già sotto gli occhi di tutto non è che una piccolissima parte di ciò che, continuando a trattare così lo Stato e le sue istituzioni, ci toccherà di subire e vedere.

Quanto alla logica che sta dietro alla capacità di un capo di governo di mentire tanto spudoratamente in pubblico su ogni cosa che lo riguarda (a questo link uno dei tanti elenchi di sfacciate bugie), essa è certamente quella illustrata da Adolf Hitler nel suo Mein Kampf: “La Grande Bugia è una bugia così enorme da far credere alla gente che nessuno potrebbe avere l’impudenza di distorcere la verità in modo così infame”.

Ma la tesi non è fondata: perché si creda a bugie tanto squallide e vergognose non è necessario che esse siano “grandi”; è necessario che siano dette a un popolo che, per ragioni meschine e disonorevoli, è disposto a fingere di credere a tutto.

La tragedia epocale di questo Paese non è nel fatto che il Capo del suo Governo sia una persona impresentabile e improponibile, amico intimo e frequentatore abituale di persone che vanno dai Previti (condannato con sentenza definitiva per crimini più che deplorevoli), ai Dell’Utri (condannato in primo e secondo grado per fatti di mafia), alle D’Addario, Ruby, Minetti, Mora, Mangano e altre decine e decine, che in qualunque altro paese non avrebbero non il telefono, ma neppure l’indirizzo di un Capo di Stato, ma nel fatto che l’intero Paese ha costantemente e sistematicamente ridotto se stesso, le sue istituzioni, le sue leggi, le sue strutture culturali, politiche e sociali a una condizione nella quale ciò che sta accadendo può materialmente accadere.



21 commenti:

Anonimo ha detto...

Condivido pienamente quanto scritto dal magistrato. Forse siamo giunti a un punto di non ritorno. Speriamo che la storia, che ha più fantasia degli uomini, ci riserbi un futuro in cui il nostro popolo possa riscattarsi.

Anonimo ha detto...

Riflessione lucida ma forse troppo concentrata solo su Berlusconi.
Non dimentichiamo l'enorme apparato politico che lo supporta sino al limite dell'assurdo e del ridicolo.
Esponenti politici, giornalisti o simil-giornalisti, ministri ec...tutti a difenderlo a spada tratta, o nella migliore delle ipotesi a tacere.
Quindi è l'intero sistema che è detestabile.
Mi piacerebbe capire più come mai siamo arrivati a questo punto e perchè ancora ci restiamo.
Avv. Giovanna Bellizzi

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Grazie dr. Lima, ho letto la Sua durissima requisitoria con grande sollievo e anche con profonda tristezza. Ciò che mi intristisce è l'avere personalmente constatato quanto gente, che io conosco, crede ancora al Pifferaio Magico e lo segue ancora ammaliata dalle sue mirabolanti promesse. Ciò che deve preoccupare è che si tratta di gente in buona fede, delusa dal credo di riferimento per le tante stupidaggini commesse dal 1994 in poi, è passato dal voto di sinistro al voto di destra e l'ha fatto con convinzione. E questo è disperante.

Besugo ha detto...

Dott. FELICE Lima, come si permette di accusare un innocente come il cavaliere, senza macchia e senza paura. Le sue illazioni sono gratuite. Come può imputare, senza UN briciolo di prova, le nefandezze che lei, sproloquiando nel suo risibile intervento, attribuisce all’eccellentissimo cavaliere. Lei non può non sapere che qualche tempo fa, un ebreo millantatore, asseriva essere figlio del padre. Portato in giudizio, e messo a confronto con un certo Bar Abbàs, fu sottoposto all’arbitrato del popolo. Il popolo riconobbe come vero figlio del padre il nominato Bar Abbàs (in aramaico = figlio del padre) e condannò a morte il millantatore, insieme ad altri due ladroni.
Ora se la storia non le ha insegnato nulla, almeno abbia il buon senso di ascoltare i messaggi del nostro cavaliere, il quale discolpandosi a reti televisive unificate, in presenza della sua fidanzata (causa rispettoso riserbo, non meglio identificata), ci onora della SUA benevola comprensione, illuminando le nostre menti ottenebrate dall’invidia e della gelosia. Magnanimo e misericordioso nei confronti dei poveri di spirito, severo giudice nei confronti dei reprobi magistrati complottisti, per i quali non mancherà di riservare esemplare punizione, allorquando il SUO popolo avrà pronunciato la GIUSTA sentenza.

Caso mai non fossi stato chiaro:

DOPO DI LUI … IL DILUVIO

Anonimo ha detto...

ma chi lo deve fermare, il Popolo o Voi che rappresentate la Giustizia e gli altri poteri dello Stato?

menici60d15 ha detto...

A proposito segnalo il commento:

Reati contro l'economia

nel sito:

http://menici60d15.wordpress.com/

D.A. ha detto...

Finalmente sento un Magistrato in carica esprimere,limpidamente e senza maschera,un giudizio più che verosimile sul popolo italiano!

Mi fa piacere che si ponga l'attenzione sul punto nevralgico del problema : la bassezza e lo squallore,l'ignoranza voluta e perseguita,di un popolo scialbo e inesistente : quello italiano.

Anche il più povero padre di famiglia potrebbe portare un libro (di qualunque genere!!) ogni due settimane a casa,da leggere e da far leggere ai proprio figli!E' il coltivare Cultura che insegna Cultura e che porta Rivoluzione innanzitutto dentro se stessi..e dunque,Fantasia e Vita!

Per fortuna non sono vittima di ideologie,di religioni o altro tipo di fumo offuscatore della mente.Per me non esistono categorie di persone,a parte una,quella in base alla quale io scelgo negli altri i pezzettini di Verità da difendere sul serio : persone Oneste e persone disoneste.

Arrivederci e..GRAZIE per il vostro impegno genuino,nonché puro sacrificio e la vostra Sincerità e Virtù d'animo!

Reato

Mimma ha detto...

Finalmente, con un linguaggio chiaro e lucido, si dice quello che con varie perifrasi tutti gli osservatori esteri (Italiani compresi) hanno cercato di puntualizzare da anni!

Questo articolo deve essere inviato al Presidente della Repubblica.

E. Clarke

Anonimo ha detto...

Negli ambienti mafiosi poliziotti e magistrati non sono nemici, sono persone che stanno dall'altra parte.
Si dividono in mangiapane a tradimento,sbirri e sbirri nati.
I primi tirano a campare non sono pericolosi ma neppure degni di rispetto, i secondi sono persone che come muli fanno il loro lavoro, i terzi sono reputati particolarmente pericolosi perchè intelligenti dal fiuto fino.

Presumibilmente l'eliminazione fisica non è per odio ma per necessità strategica.

Dal capo del governo (capo del governo?)traspare invece un odio allo stato puro verso la categoria ed in questo ha un seguito nell'ignoranza del volgo.

Babolino ha detto...

Ho condivisa questa Sua lettera con tanti amici che in questi mesi ho trovato su FB e che come me lottano perchè questo Paese si svegli, lottano per mantenersi onesti, per fare in prima persona quello che si aspettano i vertici facciano. Le sono vicina e immensamente grata per lo sforzo che Lei e tantissimi Magistrati state combattendo per frenare questo crollo sempre più vorticoso del nostro amato paese nonostante tutto...Anche io ho un figlio adolescente al quale sto cercando di trasmettere il concetto di giustizia, di verità ed onestà e anche la difficoltà che comporta in questo Paese adesso aderirvi. Non smetterò mai di lottare semplicemente perchè ho imparato l'onestà da mio padre e non posso rinunciarvi, nonostante la difficoltà e il senso di inutilità in questo momento dei nostri sforzi...ma qualcuno mi ha insegnato che "più buia è la notte, più vicina è l'alba" e con questo augurio La lascio. Barbara Ghini (Lodi)..ma fiorentina di origini.

Anonimo ha detto...

E' estremamente difficile convincersi che i giudici che si lasciarono corrompere nell'affare in cui fu coinvolto Previti, furono messi lì dove avevano tanto potere, non dalla magistratura che li promosse e permise loro di fare carriera, ma dal popolo depravato. Se veramente è il popolo che ha avuto il potere di far passare i concorsi, di titolarizzare e di promuovere migliaia, se non decine di migliaia di giudici, di funzionari, di professori universitari e di amministratori che nei fatti si son rivelati corrotti, nepotisti, incompetenti, cinici e bari, allora effettivamente bisogna, come diceva Brecht, sciogliere il popolo e permettere allle nostre classi dirigenti, di cui il ceto politico è un'infima parte, di eleggere un altro popolo degno, lui, di esistere.
Forse si dovrebbe esaminare la situazione da un altro punto di vista.
Quando io parlo di Stato Italiano, non penso di nominare un insieme composto esclusivamente da funzionari statali o da persone facenti parte, in qualche misura, delle istituzioni, ma evoco l'immagine la più fedele possibile del popolo italiano, del territorio in cui questo popolo vive e delle istituzioni di questo stesso popolo. Per abbreviare: lo stato è una "rappresentazione" del popolo. Lo Stato o è ciò o è altra cosa estranea al popolo e ai suoi interessi.
Da buon milleseicento anni e passa in Italia lo Stato e il popolo sono due entità distinte e nei fatti lo Stato si è sempre identificato con coloro che esercitano il potere per conto di classi, di ceti o di persone, rappresentanti sempre una qualche forma di oligarchia.
Non è che oggi le cose vadano peggio di qualche secolo fa, ma, alla fine della seconda guerra mondiale per qualche anno noi italiani ci illudemmo che tutto fosse cambiato e che veramente il regime del sopruso e dell'arbritario fosse finito e ancora oggi ci trasciniamo dietro questa illusione. Semplice illusione! Ora con meraviglia scopriamo una situazione che non è altro, da un lato un ritorno alle origini e dall'altro lato il punto di arrivo di un processo ineluttabile di cui i prodromi e le premesse erano tutti presenti già nel 1945.
Quel coacervo di persone, di istituzioni e di classi o di gruppi che ha in mano il potere ha una tale potenza, è talmente radicato in questo povero paese che io sono scettico che il popolo abbia la benchè minima speranza di potersi imporre. Eppure non esisterà mai una via di uscita se non si riuscirà a mettere in marcia un processo che permetta al popolo di riprendere in mano una larga parte di quel potere che gli è stato sottratto da millenni. Dubito che questo processo possa ricevere il consenso da parte di chi ha in mano il potere.
Se il popolo italiano è davvero spregevole allora forse è meglio per chi ha ancora qualche incarico o qualche funzione, mettersi al servizio dei potenti, come fece Sidonio Apollinare e come fecero molti nobili romani quando pensarono non fosse più possibile agire in nome del popolo romano, per essi ormai dissolto. Non esistono molte soluzioni: o si sta dalla parte del popolo e dunque, dico dunque, dello stato, inteso come rappresentazione del popolo, o ci si rinchiude in una torre d'avorio, o si sta con i potenti.
Non esiste uno stato ad usum delphini.

siu ha detto...

Sono convinta anch'io, e da un pezzo ormai, che la tragedia dell'Italia non consista tanto nell'indecente capo del suo Governo, quanto nel "fatto che l’intero Paese ha costantemente e sistematicamente ridotto se stesso, le sue istituzioni, le sue leggi, le sue strutture culturali, politiche e sociali a una condizione nella quale ciò che sta accadendo può materialmente accadere".
All'interno di questo stesso Paese resistono peraltro donne e uomini che non hanno spostato la barra di un millimetro.
Che altro, se non resistere, e ancora resistere, e lottare, ognuno come e dove può.
La mia gratitudine a Felice Lima, che con la caparbia tenacia e il profondo buon senso di sempre non sfugge alla fatica di analizzare la nostra miserevole situazione; nelle sue varie articolazioni, e in un divenire che ha ormai dell'incredibile, al punto secondo me da aver fatto perdere al concetto di baratro la sua connotazione ultimativa.
Ma voglio continuare a credere che Renato Zero non avesse torto... "nessuna notte è infinita".

Anonimo ha detto...

«Non è possibile evitare che la massa sia dominata da una minoranza, così come non si può fare a meno di imporre il lavoro nella vita civile; le masse sono infatti svogliate e prive di senno, non amano la rinuncia pulsionale, non possono con argomento alcuno essere convinte dell’inevitabilità di quest’ultima e gli individui che le compongono si offrono vicendevole appoggio nel dare libero corso alla propria sfrenatezza» (FREUD). Il problema del nostro caro popolo italiano è che è dominato ... da sé stesso, cioè da un'icona della sua parte peggiore. Della nostra parte peggiore. Ed è una storia vecchia: l'homo italicus alberga in noi e non ci vuole lasciare (alberga in noi, ma non in te, carissimo Felice, non in te... non voglio cagionarti, con l'abuso della prima persona plurale, un'incazzatura alla Nanni Moretti come in una delle prime scene di Caro diario, ricordi?). C'è poco da fare, bisogna aspettare l'inevitabile ricambio dei vertici (anch'esso inevitabile, ormai, come la punizione della storia) e, nel frattempo, occorre che le persone di buona volontà come te spronino energicamente gli ignavi, adottino le sanzioni quando occorrenti, eccetera. Questo maledetto uomo del Guicciardini (vedi il famoso saggio di De Sanctis, ne abbiamo già parlato), tutto intento a pararsi il ... particulare, va affrontato con energia. E.A.

Anonimo ha detto...

Illustre dr. Lima
quanto da lei esposto non può non essere condiviso da tutti gli italiani onesti e di buona volontà.
Condivido assolutamente ogni sua parola ed ho il rammarico di costatare che questo nostro Paese, bello e fiero per secoli, oggi è stato ridotto ad uno squallido postribolo, oggetto di frizzi e lazzi da tutto il mondo.
E' ben difficile oggi poter vantare un orgoglio italiano.

Chiara Memoli

Besugo ha detto...

Una storiaccia di casa mia.
Ovvero, come si formano i nuovi barbari.
.

Besugo ha detto...

E intanto i barbari...
arrivano i barbari
e intanto i barbari...
ma che paura i barbari
arrivano i barbari da come noi viviamo... i barbari
da quello che facciamo...
i barbari sì... ma chi sono i barbari
adesso ve lo dico...
i barbari
i barbari
i barbari.
Eccoci qua, eccoci qua, eccoci qua...T
.

menici60d15 ha detto...

Il pornografico e l’osceno

Distinguere tra il pornografico, cioè lo sconcio esibito, e l’osceno, cioè lo sconcio tenuto nascosto fuori scena (Scarpinato), permetterebbe di comprendere meglio cosa sta accadendo e cosa seguirà; es. la scarsa reazione del pubblico contro la guerra di Berlusconi per soggiogare i magistrati. Il Rubygate è il pornografico. Per me che mi occupo di medicina l’osceno invece è l’affermazione dell’AIRC, in occasione della giornata delle “arance per la salute”, che “E’ stato ampiamente dimostrato che il 30% dei tumori nasce a tavola” “a causa di cattive abitudini alimentari” (AGI, 27 gen 2011). (Su queste raccolte fondi v. “ La questua delle multinazionali ”). Tanto il Rubygate è esibito, da Berlusconi per primo, dai magistrati, dal centrosinistra, dai media, altrettanto questi stessi attori proteggono e tengono nascosta la falsità e la gravità dell’affermazione dell’AIRC. Leggi tutto.

http://menici60d15.wordpress.com/

Besugo ha detto...

Pasquale Profiti, magistrato “eversore e disturbato”

Adduso ha detto...

Mi sono trovato casualmente, girando per la rete, a scorrere questo suo post. Intanto sono ben felice di leggere ciò che scrive un Magistrato che opera in Sicilia, seppure, sulla sua citata condizione culturale del ‘’popolo’’, sono invece del mero parere che la responsabilità è tutta di una politica, da destra a sinistra, che non ha mai prestato attenzione ai primi anni dell’individuo, dalla preadolescenza a dopo quest’ultima, quindi a strutturare una scuola pubblica in modo moderno e scientifico, nella quale si studi sin dalla primina, in proporzione ed in crescendo, diritto (la vecchia educazione civica), medicina, sociologia, antropologia, economia, ecc., insomma una scuola in cui si studi meno come girava il sole intorno alla terra oppure le visioni stantie dell’essere, e più, ad esempio, psicologia, chi siamo, come siamo arrivati qui, la nostra totalità ovverosia il nostro fantastico cervello, ecc.. Si sarebbe sempre in tempo per iniziare, ma un ‘’popolo’’ che pensa, che comprende in parte il relativo vero, che abbia un rapporto interiore più consapevole, e soprattutto, che abbia una mente anche solo parzialmente indipendente e più acculturata, sarebbe meno pascolabile per ‘’tanti’’. Figurarsi. Ma io sono uno di quelli che nel mio piccolissimo non smetterà mai di proporre questo cambiamento scolastico. Invece con l’occasione, Le chiedo, rimanendo sostanzialmente nell’alveo della questione da lei trattata nel suo post, una cortese plausibile spiegazione, anzi giuridica, a quanto segue. Evidenzio preliminarmente che non sono di orientamento politico del Premier ed anzi sono favorevole alle intercettazioni (parlano per me i miei post pubblici sul Web), ma rimango perplesso davanti a tanta generale enfatizzazione, quasi divinizzazione della Magistratura (non ho mai visto inviati di dio sulla Terra, ma solo esseri viventi e poi umani). Ciò in quanto, posso dimostrare, che una certa Magistratura, con tutta evidenza, ha la consapevolezza di potere non dire la verità, e di continuare a non dirla, immagino perché non deve dare conto ed ha alcuna forzosa responsabilità. Il link che segue riguarda una soggettiva questione che corrobora quanto dico. Si tratta di fatti di mafia. E io sto anche in Sicilia non a Belluno. Una parte di un distretto giudiziario non dice la verità da 20 anni, al punto che dichiara, e continua sostanzialmente ad avvalorare negli ultimi dieci, che dalle indagini esperite, degli attentati di matrice mafiosa sono avvenuti in anni diversi rispetto a quelli storici. Spero non sia questa "la Magistratura" che si declama. Io così non vedo la differenza con certa politica. Un cordiale saluto. Sebastiano. [Quando certa Magistratura avvantaggia delle "attività politico mafiose"] http://www.adduso.altervista.org/documenti_3parte.htm

Anonimo ha detto...

Per l'anonimo del 26 gennaio 211 10:41.
Non è soltanto quel simpaticone di Freud a pensarla in questa maniera.
Mi permetto di citare un passo di Trotsky stranamente poco citato dai fedeli trotskisti:
"La militarisation du travail dans le sens profond dont j’ai parlé, constitue la méthode indispensable et fondamentale pour organiser les forces du travail…Nous savons que tout travail est un travail imposé socialement. L’homme doit travailler pour ne pas mourir. Il ne veut pas travailler. Mais l’organisation sociale l’y contraint et le pousse à coups de fouets dans cette direction.”

Tretij Vserossijskij S’ezd Professional’nych Sojuzov (1920), I (Plenumy), 88-90. Avril 1920.
Tratto da Edward Carr, edizione francese.

Anonimo ha detto...

Forse un po' di ricambio delle classi dirigenti sta per verificarsi... Dottor Lima, sursum corda, si faccia sentire! E.A.