di Nicola Saracino - Magistrato
Della dottoressa Donatella Ferranti, magistrato già parlamentare in quota al Partito Democratico, questo blog si è occupato più volte, seguendone la vicenda.
Impegnata a chattare col dott. Luca Palamara, al pari di una moltitudine di magistrati, all’onorevole tornato in toga alla Corte di Cassazione è stata risparmiata l’azione disciplinare, in quanto per la Procura Generale l’interferenza sull’operato del CSM è prassi corretta e quindi non punibile.
Forte di ciò
la dottoressa Ferranti pretendeva che delle sue chat non si potesse parlare, anche perché protette dalle prerogative del parlamentare, tesi che - a torto o a ragione - non ha fatto presa sul CSM che con la recente delibera ha ribadito che interferire sul CSM non è cosa corretta ma ha poi escluso che l’interessata, caldeggiando la nomina dell’uno a scapito dell’altro, fosse divenuta “incompatibile” con l’ufficio di appartenenza e quindi, oltre alla sanzione disciplinare, le è stato evitato anche il trasferimento.
Ma cos’è l’incompatibilità cd “ambientale”?
E’ prevista dall’articolo 2 legge guarentigie, modificata nel 2006, e prevede il trasferimento di sede e/o di funzioni a causa di situazioni oggettive determinanti, per il magistrato interessato, una condizione di effettiva impossibilità di svolgere adeguatamente le proprie funzioni giudiziarie nella sede occupata con imparzialità ed indipendenza.
Condizione esclusa dal CSM nella recente delibera perché, sentiti alcuni colleghi della dottoressa Ferranti, questi hanno riferito di non aver letto delle chat incriminate, di non averne parlato, di aver volutamente evitato di approfondire per il “riserbo” che s’imporrebbe al magistrato, anche quello investito di compiti latu sensu “sindacali”, come l’attuale Avvocato Generale che da Presidente della sezione dell’associazione nazionale magistrati in cassazione, a fronte del generale sconcerto dell'opinione pubblica e dello stesso Capo dello Stato, ha ritenuto suo compito quello di sorvolare, soprassedere, far finta di niente insomma.
Ciò in sostanziale armonia con l’atteggiamento dell’ANM nazionale che ha impiegato secoli prima di aver formale accesso alla documentazione delle chat palamariane per trarne misere conseguenze in termini di sanzioni agli associati confabulatori.
Su queste, assai discutibili, basi il CSM - nella delibera che non si può leggere in quanto "secretata" forse perché vi sono riportate le chat che al dott. Di Matteo è stato impedito di leggere nella seduta pubblica trasmessa da Radio Radicale - ha quindi escluso l’incompatibilità della dottoressa Ferranti, come se contasse il solo rapporto coi colleghi d’ufficio; di quell’ufficio, per giunta, al quale molti se non tutti accedono con le famigerate nomine “a pacchetto”, vale a dire previamente concordate e frutto di spartizione correntizia solitamente preceduta da inciuci in tutto simili a quelli che il CSM ha addossato all’interessata come condotte scorrette.
Le nomine a pacchetto sono a tal punto sconce che il legislatore le ha dovute espressamente vietare con una norma ad hoc, in via d'approvazione. Così come è stato costretto a dire che interferire nei lavori del CSM è condotta da sanzionare disciplinarmente, visto che i titolari dell'azione disciplinare lo negano.
Non conta, questa volta a differenza di altre, l’opinione della generalità dei soggetti che abbiano a che fare con la Corte di Cassazione e quindi degli avvocati, del personale e soprattutto dei cittadini che a quell’ufficio spesso consegnano l’ultima speranza di uscire indenni da contorte vicende processuali.
Eppure non dev’essere rassicurante, per costoro, l’atteggiamento di chi confida che le decisioni del CSM non si basino solo sull’istruttoria formale (e legale) delle relative pratiche, ma siano influenzabili da interventi esterni, non formalizzati e neppure documentabili se non quando per sfortuna s’incappi in un trojan inoculato nel cellulare dell’interlocutore amichevole.
Che la dottoressa Ferranti fosse compatibilissima coll’ambiente nel quale esercita notevole influenza, caldeggiando la carriera di alcuni a scapito di quella di altri, era ampiamente presumibile.
Che ciò venisse addirittura “confessato” in una delibera del CSM non infastidirà più di tanto le toghe il cui maggior vanto è quello di praticare la virtù del riserbo, quello stesso ritegno che sovente connota le nomine, ispirate da quanto non si può dire a dispetto di ciò che si scrive.
La delibera che ha mandato esente da ogni conseguenza l'ex onorevole del Partito Democratico non si legge sul sito del CSM, è stata "secretata".
Ma il segreto, l'eccessivo riserbo, non sono mai una cosa buona, perché contro la trasparenza.
Post scriptum: anzi no!
La delibera approvata non risulta secretata e può leggersi
qui, scaricando il relativo pdf. Dalla pag. 98 si trovano anche le comunicazioni whatsapp col dott. Palamara che, non essendo state affidate a piccioni viaggiatori, non sono "corrispondenza" secondo lo stato dell'arte della giurisprudenza penale.
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