domenica 12 gennaio 2025

ELEZIONI COMITATO DIRETTIVO CENTRALE 26-27-28 GENNAIO 2025 LISTA ARTICOLOCENTOUNO

Ospitiamo la presentazione dei candidati (in ordine alfabetico per nome di battesimo, per scelta del sistema operativo) racchiusi nella lista ArticoloCentouno che non è una corrente dato che non aspira ad avere "rappresentanti" al Consiglio Superiore della Magistratura né ha un sito internet che le consenta di presentarsi agli elettori. 


ANDREA REALE 




Sono nato a Siracusa il 10.6.1973. 
Mi sono laureato presso l’Università Cattolica del S. Cuore di Milano nel 1996.  
Sono stato nominato uditore giudiziario con D. M. 18.1.2002, ho svolto le funzioni di giudice penale presso il Tribunale di Ragusa sin dal mese di ottobre del 2003, dapprima come giudice a latere del collegio (anche per misure di prevenzione e riesami di misure cautelari reali), successivamente come giudice monocratico e come presidente del collegio. 
Per un decennio ho svolto funzioni  GIP/GUP presso lo stesso Ufficio, negli ultimi tre anni come coordinatore. 
Dal 2023 svolgo funzioni di giudice del dibattimento, presiedendo uno dei collegi del Tribunale di Ragusa e tenendo un ruolo monocratico.  
Nei quadrienni 2012-2016 (eletto nella lista Proposta B) e 2020-2024 (nella lista ArticoloCentouno) sono stato  componente del comitato direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati. 
Sono stato presidente della sottosezione Modica-Ragusa dalla sua costituzione fino al 2012.  
Mi ricandido al Comitato direttivo centrale con ArticoloCentouno, perché non si può modificare l’associazionismo senza parteciparvi attivamente. Lo si può fare, invece, senza mai avere aderito ad una corrente, come me,  e senza mai avere chiesto nulla a nessuno dei suoi esponenti nel corso della propria attività professionale. 
Mi ricandido con ArticoloCentouno perché è necessario offrire una alternativa alle tradizionali correnti, responsabili principali delle attuali condizioni della indipendenza interna ed esterna della magistratura,  e perché il gruppo che ho contribuito a creare ritiene che l’unico modo per rivitalizzare associazione e autogoverno è quello di scindere definitivamente e decisamente i due ambiti.  
Il sorteggio per la componente del CSM, anche nella forma temperata, può costituire un antidoto al correntismo e alle degenerazioni  che il partitismo magistratuale ha generato. 
Per debellare il carrierismo sostengo fortemente la rotazione negli incarichi direttivi, specialmente in quelli semidirettivi,  oltre che la temporaneità degli stessi. 
Mi ricandido con ArticoloCentouno perché è l’unico modo per fare sentire una voce diversa e non allineata a quella del potere interno presente nel panorama associativo e perché l’ANM è l’unica casa comune, al momento, nel quale si può esprimere democraticamente il proprio punto di vista in modo libero e autonomo.  
Mi ricandido con ArticoloCentouno per esprimere il dissenso alla linea finora assunta dalle tradizionali correnti che l’hanno amministrata attraverso una Giunta esecutiva ipocritamente unitaria, dove la comunanza è dettata soltanto dal mantenimento e/o rafforzamento delle posizioni consociative e clientelari  dentro l’associazionismo e dentro il Consiglio Superiore e le altre Istituzioni dove la categoria ha rappresentanze. 
Mi ricandido con ArticoloCentouno per dare una vera e fattiva alternativa ai magistrati iscritti all’ANM e per non consentire comodi alibi a chi ama mantenere lo status quo o preferisce la Restaurazione alla Rinnovazione, soprattutto culturale, della categoria. 
Mi ricandido con ArticoloCentouno con la speranza di poter dare voce a chi non vuole appartenere a nessuna corrente, ma anche  a chi, pure iscritto alle correnti, non riesce a fare sentire la propria e, ancor più, a chi, tra i colleghi associati, specialmente quelli più giovani, non ne ha ancora una. 
Buon voto a tutti!

CRISTINA CARUNCHIO

Sono stata nominata Magistrato con DM 08 giugno 2012, assegnata in prima nomina alla Procura della Repubblica di Sassari, svolgendo altresì applicazione distrettuale presso la Procura della Repubblica di Tempio Pausania, e dal mese di agosto 2018 sono in servizio presso la Procura della Repubblica di Vicenza. 
Ho risposto all’appello della lista ArticoloCentouno perché aperto a tutti gli associati dell’ANM, e perché non riconducibile a “correnti”, che mai hanno esercitato su di me particolare fascino poiché, sin dai primi momenti in cui ho iniziato a svolgere la funzione giurisdizionale, mi sono state descritte come mezzi di agevolazione carrieristica o di “protezione” da possibili procedimenti disciplinari, descrizione ahimè confermata dalla realtà dei fatti e dalla cronaca degli ultimi anni. 
La lista ArticoloCentouno si ripresenta a queste elezioni, ma mantiene intatte le idee e proposte già condivise più di quattro anni fa e che ruotano attorno a tre capisaldi: 
1) il sorteggio temperato della componente togata del C.S.M. (del tutto compatibile con l’attuale assetto costituzionale); 
2) la rotazione degli incarichi direttivi e semi-direttivi presso gli Uffici Giudiziari; 
3) incompatibilità fra incarichi associativi e istituzionali. 
Siamo magistrati accomunati solo dal desiderio di promuovere e tutelare gli interessi morali ed economici dei magistrati, il prestigio ed il rispetto della funzione giudiziaria (art. 2 Statuto ANM), ma per farlo occorre davvero porre fine al sistema di spartizione di incarichi dirigenziali e associativi condizionato dalla politica, che ha eroso quella indipendenza e autonomia che la Costituzione invece ci riconosce, nonché l’immagine e la credibilità della magistratura dinanzi ai cittadini, e che nonostante lo scandalo “Palamara” ha continuato a imperversare come dimostrato dai tanti “magistrati di corrente” che continuano ad accettare incarichi fuori ruolo presso i vari ministeri dell’attuale governo. 
Sul punto, non può sottacersi il grave pericolo che sta correndo la nostra categoria in considerazione della riforma costituzionale -  non della giustizia - ma della magistratura: la separazione delle carriere, la creazione di due organi di autogoverno e dell’alta corte disciplinare, previsioni che incontrano il mio fermo contrasto.  
Ebbene, il luogo dove ciascuno di noi può esprimere la propria peculiare “sensibilità” esiste ed è l’A.N.M., il sindacato di tutti, e al suo interno il dialogo, il dibattito tra idee diverse e il diritto di parola e di ascolto deve essere garantito a ogni magistrato, anche come singolo, senza dover essere “sponsorizzato” o veicolato da una corrente. 
Io immagino una A.N.M. che inizi davvero a essere sindacato, che non lasci soli i suoi associati e non li costringa a dover trovare riparo in correnti (le uniche che finora l’hanno quasi sempre occupata) per vedere tutelati e garantiti i propri diritti di lavoratori.  
Il momento storico è cruciale perché ora possiamo, e dobbiamo, impegnarci nel superare le logiche che fino ad oggi hanno dominato la magistratura.  
Io sono una di quei tanti magistrati delusi ma ancora speranzosi: proviamoci il 26, 27 e 28 gennaio 2025 votando la lista n. 4 ArticoloCentouno – Lista per il CDC.

ESTER NOCERA


Buongiorno. 
Lungi dal considerarmi abile nell’arte dell’auto-promozione, ritengo tuttavia essenziale presentarmi per permettere una scelta consapevole in vista delle prossime decisioni che vi troverete ad affrontare. Con umiltà, provo dunque a raccontarvi chi sono, il percorso che mi ha condotto qui e le ragioni che animano la mia candidatura. 
Sono entrata in magistratura nel 1993, e in oltre tre decenni di servizio ho avuto l’opportunità di maturare una vasta esperienza su tematiche giuridiche complesse e di rilevante impatto sociale, che desidero ora mettere a disposizione in un contesto più ampio e collettivo. 
IL MIO PERCORSO PROFESSIONALE: 
Il mio percorso professionale si articola in tappe significative: inizialmente alla Procura di Caltanissetta (1993-1998), dove mi sono occupata di criminalità organizzata e pubblica amministrazione, approfondendo il fenomeno dei collaboratori di giustizia; successivamente alla Procura di Busto Arsizio (1998 2004), con focus sui reati contro minori e criminalità economica, contribuendo allo sviluppo di metodologie innovative per le audizioni protette; poi alla Procura di Milano (2004-2014), coordinando indagini su prostituzione e tratta, e redigendo protocolli operativi per la tutela delle vittime; infine, dal 2014 alla Procura di Firenze, dedicandomi a reati informatici e contro le fasce deboli, con particolare attenzione alla pedopornografia e al c.d. Codice Rosso.  
PERCHE' QUESTA CANDIDATURA? 
Nel corso degli anni ho maturato la convinzione che l’impegno individuale, per quanto cruciale, non sia sufficiente a rispondere alle sfide sempre più complesse che il nostro sistema giudiziario deve affrontare. L’azione collettiva, meditata e concertata, rappresenta a mio avviso l’unica strada per promuovere un cambiamento autentico e sostenibile. 
La mia esperienza sul campo mi ha insegnato che la tutela dei diritti fondamentali passa attraverso un equilibrio delicato tra indipendenza e responsabilità. Per questo, condivido i valori di articolo 101, che dovrebbero essere il fondamento e l’ispirazione del lavoro di ognuno di noi: giustizia sociale,  difesa dei diritti e indipendenza della magistratura, al di là di ogni colorazione. 
IL MIO PROGRAMMA: 
• Indipendenza e democrazia interna: 
1. Vigilare sul rispetto del principio di pari dignità tra i magistrati, contrastando derive autoritarie o clientelari. 
2. Promuovere una cultura democratica negli uffici, garantendo trasparenza nei processi decisionali 
• Tutela delle fasce deboli: 
1. Rafforzare gli strumenti giuridici e operativi per la protezione di minori e donne vittime di violenza, con particolare attenzione alla formazione dei magistrati. 
2. Integrare ulteriormente il sapere scientifico con quello giuridico, favorendo un approccio multidisciplinare, transitandolo con redazione di protocolli adeguati e adattabili alle singole esigenze. 
• Contrastare la burocratizzazione: 
1. Opporsi alla crescente burocratizzazione dell’attività giudiziaria, che rischia di soffocare la funzione sostanziale del magistrato. 
2. Rendere l’informatica uno strumento realmente a servizio della giustizia, senza che diventi un limite o una forma di controllo esterno.

FABRIZIO GAROFALO 

Salve a tutti, mi presento, sono Fabrizio Garofalo, candidato per articolo 101 Ho svolto funzioni di Pm a Vibo Valentia per quasi sette anni nel mio primo incarico, e successivamente di gip e giudice del dibattimento penale nei Tribunali di Chiavari, la Spezia e Massa. 
Attualmente lavoro presso il Tribunale di Massa, un piccolo ufficio da sempre 
sottodimensionato. 
Chi ricorda i miei  interventi sulla mailing list, potrà dare atto che mi sono sempre battuto 
per la determinazione dei carichi esigibili, per il sorteggio dei candidati al CSM, per la 
tipizzazione degli illeciti disciplinari a garanzia della nostra autonomia ed indipendenza, 
(ultimamente) contro la prassi di valutazione di professionalità negative per mancanza del 
prerequisito dell'equilibrio desunta da vicende prive di rilievo penale e disciplinare, sulla 
base di valutazioni che diventano il frutto di scelte insindacabili del CSM 
L'impegno associativo deve essere finalizzato ad un cambiamento radicale della 
magistratura 
È l'unico modo per difendere l'intera categoria dell'attacco più violento mai subito dal 
dopoguerra 
Lo scandalo delle nomine è stato superato addossando la colpa di tutto a Palamara, e chi 
comandava allora comanda ora. 
Il sistema ha salvato se stesso, si è autoassolto. Ma purtroppo si assiste ormai alla luce del 
sole allo stesso triste e desolante teatrino di prima. 
Per un mutamento radicale del sistema, che poi non dovrebbe andare oltre un costante 
rispetto delle regole - ossia ciò che ci si aspetta da un  magistrato - non potendosi mutare 
la natura umana, l'unica via è recidere il legame malato fra incarichi associativi e in 
autogoverno, prevedere la rotazione degli incarichi direttivi e semidirettivi (non più di un 
mandato), ridurne la durata, evitare che sia conveniente svolgerli: comandare e lavorare di 
meno fa troppa gola. 
Il dirigente deve sapere che quell'incarico non è per la sua gloria ma è un onere che si 
accolla nell'interesse dell'ufficio. 
Quindi l'esonero dalla giurisdizione deve essere minimo. Il dirigente deve essere l'ultimo a 
spegnere la luce la sera ed a chiudere la porta della sua stanza. 
Perché i magistrati si distinguono solo per funzioni come prevede la Costituzione. 
È del tutto inutile altrimenti chiedere alla politica di rispettare il dettato costituzionale. 
Non vogliamo - giustamente - la separazione delle carriere fra pm e giudici. Ma altrettanto 
dobbiamo pretendere fra carriere direttive e non direttive: non ci devono essere generali e 
soldati. 
La nostra autorevolezza risiede nel rispetto delle regole e, solo in questo modo, possiamo 
essere credibili di fronte ai cittadini e quindi in grado di opporci efficacemente ad una 
classe politica che mette gravemente a rischio la nostra autonomia e la nostra 
indipendenza. 
 
Questi sono a mio parere gli scopi che insieme a quelli programmatici di articolo 101 
devono essere perseguiti.

GENNARO VARONE


Sono Gennaro Varone, classe 1964, D.M. 7/06/1989, 35 anni di servizio, trenta dei 
quali p.m., cinque dei quali giudice civile e penale plurifunzionale (gip., dibattimento 
monocratico e collegiale, Riesame, Prevenzione); già p.m. pretura, p.m. presso D.D.A., 
p.m. nella capitale (pool reati P.A. per circa sei anni), già membro di consiglio 
giudiziario, oggi sostituto procuratore presso il tribunale di Pescara. 
Mi rivolgo a chi è stanco di una ANM il cui principale scopo è scambiare accordi 
occulti, secondo logiche che la Comunità ignora; accordi finalizzati a veicolare le 
nomine dirigenziali a beneficio di chi ha il principale (a volte, “unico”) merito di avere 
frequentazioni, o di controllare pacchetti di voti. 
Mi rivolgo a tutti i votanti stanchi di essere numeri dentro una stringa di voti 
‘controllati’, stanchi di offrire il voto, magari con la fragile speranza, un domani, di 
poter ricoprire essi stessi il posto di “titolare”. 
Non c’è alcuna garanzia che i Dirigenti designati con le norme oggi in vigore siano i 
migliori possibili nell’interesse della Collettività. C’è, invece, la certezza che il 
Dirigente nominato è parte di un sistema elettorale che premia chi più conosce, o chi 
meglio sa mediare tra debiti e crediti sindacali/professionali. Che, poi, anche un 
orologio rotto possa segnare l’ora esatta, almeno due volte al giorno, è un caso. 
La nostra Associazione sindacale, come ogni altra associazione sindacale, dovrebbe, 
invece, tutelare -innanzitutto- lo status economico di categoria, in una Comunità 
Civile che riconosce, quale necessaria energia costitutiva e Valore di progresso, il 
Conflitto Sociale. Un conflitto al quale noi, come categoria di Lavoratori, non siamo 
affatto estranei, anche se ci piace crederlo. 
L’ANM deve, altresì, tutelare, anzi: pretendere condizioni di lavoro Prestigiose, per 
un incarico che mostri la sua importanza e solennità anche nelle Forme. 
Deve, tutelare il lavoratore nel momento del maggior bisogno: malattia, maternità, 
difficoltà nella prima sistemazione. 
Deve, infine, proteggere le prerogative costituzionali della nostra categoria, sul 
presupposto che esse siano garanzia per la Comunità tutta. 
Si 
Ora, l’assolvimento di questa funzione autenticamente sindacale non richiede affatto 
che nell’ANM si strutturino ulteriori associazioni non riconosciute, quali sono le 
“correnti”. 
possono avere idee diverse e si possono formare 
maggioranze/minoranze di confronto, sui temi squisitamente sindacali, senza 
necessità che dette formazioni ispirino/diventino ‘partiti’ ideologici, ognuno dei quali, 
paradossalmente, rivendica il pleonasmo della ‘vera’ autenticità: Unità per la 
Costituzione, Magistratura Democratica, Magistratura Indipendente, ecc. Come se i 
magistrati tutti non fossero per la Costituzione, o possano essere … non democratici, 
o aborrire l’indipendenza. 
Sono formule vuote. 
Le “correnti” hanno snaturato la funzione dell’ANM sotto due aspetti, entrambi 
riprovevoli: 
1.  l’adesione alle Correnti ha consentito una autistica ideologizzazione dei singoli, 
la quale riverbera effetti sull’esercizio della funzione; talché, soprattutto quando si 
agisce, di fatto, contro le scelte politiche governative, si rischia di non essere più 
credibili: offrendosi fianco alla critica secondo la quale non è più chiaro  più se si stia 
applicando la legge in scienza e coscienza, oppure si stia condizionando 
l’interpretazione della norma ad una posizione ideologica precostituita, già 
apertamente professata. 
2.  Le Correnti hanno assunto la forma di veri e propri partiti politici, ognuno con 
un proprio Corpo Elettorale, il cui unico scopo è portare propri eletti al CSM, lì dove 
costoro condizioneranno le nomine dirigenziali: non più in base al merito, ma per 
Appartenenza. 
Chi non ‘appartiene’ e non può, dunque, contare sugli accordi di scambio, è (ci 
aggiungo un) quasi (per salvare il salvabile) irrimediabilmente escluso da eguale 
possibilità di accesso ad incarichi apicali. 
Si produce, così, una messe di interlocuzioni sotterranee con i titolari di un ‘credito’ 
spendibile, le quali, agite in un’altra qualunque categoria, diversa da quella che tiene 
le redini della giurisdizione, darebbero luogo, credo (per anni mi sono occupato di 
P.A.) ad indagine penale per traffico di influenze, se non, addirittura, per corruzione. 
Io mi chiedo per quale ragione dovrei volere che al Consiglio Giudiziario/Superiore 
ci vada uno della ‘mia’ Corrente. Dovessi ragionare in questi termini, evidentemente, 
sarei insicuro della mia professionalità: riterrei, in altri termini, che, fossi giudicato 
“per competenza”, sarei perdente; dunque, desidero essere giudicato “per 
appartenenza”: più folta è la maggioranza dei ‘miei’, più sono al sicuro nella mia 
progressione di carriera. 
Scambi nei quali si tutela l’appartenenza e non il merito, avvengono quotidianamente 
anche nel loro confronto con la parte politica, dentro la camera di compensazione del 
CSM. Ebbene, a me non sembra che tali scambi possano considerarsi, senz’altro, 
ininfluenti sulla giurisdizione. Chi ha ottenuto, ha assunto un debito; chi ha maturato 
un credito corrispondente, prima o poi, lo esigerà. O no? 
Questi scambi, poi, non avvengono soltanto ‘per funzioni’; essi sono, purtroppo, “inter
funzionali”: p.m. e giudici, svestita la toga, come se la toga potesse mai svestirsi, 
indossato l’abito del ‘sindacalista’ o del membro di consiliatura, scambiano voti e 
promesse e portano a casa risultati, le cui ragioni e motivazioni non sono palesi. 
Di tutto ciò la Comunità, che della giurisdizione subisce gli effetti, non sa 
assolutamente nulla, in un torbidume contrario ad elementari esigenze di trasparenza. 
*** 
Per questo ho accettato la proposta di candidatura al CdC del movimento 
ArticoloCentouno. 
Se mi tiro indietro, ho pensato, nulla mai potrà cambiare. 
*** 
Pertanto, aderisco al programma del Movimento ArticoloCentouno: 
Si, alla designazione dei consiglieri del CSM per SORTEGGIO: le correnti 
sparirebbero il giorno stesso e, con esse, gli scambi inaccettabili di cui ho detto; le 
correnti non avrebbero più alcuna funzione da svolgere e tutti dovremmo, finalmente, 
preoccuparci di essere scelti alla pari, per merito e per nient’altro. 
Si alla ROTAZIONE degli incarichi direttivi: è, oggi, un correttivo necessario ad un 
sistema che, sino ad ora, ha promosso senza alcuna garanzia che i promossi siano i 
migliori. 
Si alla INCOMPATIBILITA’, per un congruo periodo temporale, tra incarico 
sindacale appena dismesso e nomina dirigenziale, così da prevenire la tentazione di 
usare i ruoli sindacali per scalare la carriera giurisdizionale. 
Si ad una Associazione che si riappropri della sua FUNZIONE SINDACALE genuina: 
la tutela delle migliori condizioni retributive e di lavoro del magistrato, con 
particolare riguardo alla malattia, alla maternità, alle possibilità di ottenere benessere 
sanitario, creditizio, assicurativo in genere. 
*** 
Di seguito, invece, le mie idee personali, sulle quali mi esprimo a MIO NOME e non 
a nome del Movimento. 
Il magistrato è responsabile delle proprie scelte e dei propri errori, se questi sono 
evidenti, e deve essere giudicato per merito e non perché porta, o non porta voti ad 
una ‘corrente’. Le ‘correnti’ non hanno ragione di esistere. No, dunque, al magistrato 
ideologico, protetto dall’appartenenza sindacale alla ‘corrente’. Si al MAGISTRATO 
RESPONSABILE. 
Il magistrato non può rifiutare una valutazione cui partecipi il Foro di appartenenza 
e deve fondare la propria Indipendenza su una consapevole COMPETENZA 
PROFESSIONALE, senza timori, o dietrologie. Chi sa di avere svolto il proprio 
lavoro con scrupolo e professionalità non può temere nulla e non ha bisogno di 
alleanze. 
Sulla SEPARAZIONE DELLE CARRIERE mi rendo conto di avere una posizione 
minoritaria, se non isolata. 
NON parlo, dunque, a nome del Movimento ArticoloCentouno. 
Per onestà intellettuale, ritengo occorra accettare il CONFRONTO con il Governo 
sul tema della separazione delle carriere, per almeno tre ragioni: 
1.  la separazione delle carriere, in un sistema che si proponga di essere realmente 
accusatorio, è essa stessa ‘garanzia’ (di parità tra accusa e difesa) per il cittadino 
accusato; tale assunto non è scientificamente refutabile; 
1.  lo scudo dell’indipendenza, che opponiamo alla Riforma, è fragilissimo: sia perché 
la separazione delle carriere non è affatto incompatibile con una legislazione che tuteli 
l’indipendenza del pubblico ministero -e tanto già basterebbe; sia a causa di quanto 
quotidianamente accade nei palazzi di giustizia, dove l’indipendenza appare più 
privilegio di chi la esercita, che non tutela per chi è soggetto alla giurisdizione. Inutile 
illudersi: il sentimento popolare non è dalla ‘nostra parte’; 
1.  
gli accordi correntizi inter-funzionali, di cui ho detto, sono il deleterio, 
inaccettabile cascame del correntismo della Magistratura. Dunque, o siamo in grado 
di eliminarli radicalmente in autotutela e subito; oppure, la separazione delle carriere 
si porrà essa stessa quale garanzia di una giurisdizione scevra da condizionamenti. 
Sedersi al tavolo con il Governo per Discutere la Riforma, per contestarla NEL 
MERITO e non per PRINCIPIO, darà credibilità intellettuale al confronto che 
chiediamo ed eviterà che essa, con il pretesto di garanzia, si traduca in una legislazione 
elettivamente punitiva verso la nostra categoria professionale. 
Credo che, invece, la posizione puramente ideologica, di negare legittimazione alla 
parte politica a proporre il tema della separazione delle carriere, sia -ripeto- priva di 
base scientifica (la separazione delle carriere è tema legittimamente e razionalmente 
posto nel processo accusatorio) e ci si ritorcerà contro, quando subiremo, senza poterla 
rendere razionale, una Riforma che avremo completamente lasciato nelle mani di una 
maggioranza politica. 
Ringrazio sentitamente chi ha avuto cuore di giungere sin qui … magari senza essere 
d’accordo su tutto.

GIORGIO MILILLO 



   Mi chiamo  Giorgio Milillo e sono entrato in Magistratura nel 1992. 
Lamia prima assegnazione è p stata alla Pretura di Castrovillari   ed ho così  
potuto conoscere  la bellissima  terra di Calabria e splendide persone    
ricordo sempre con affetto.     
Nel conteso ho potuto conoscere un   territorio  con caratteristiche  e 
problematiche assolutamente diverse dalla mia terra di origine  visto che   
provengo da   Treviso  . 
Dopo alcuni anni   ho chiesto ed ottenuto il trasferimento alla Procura di 
Trieste  dove sono rimasto   per 19 anni occupandomi praticamente di tutte le  
materie penali in quanto   sono stato anche assegnato alla locale DDA. 
Nel   2016  su domanda ho  ottenuto  il  trasferimento alla Procura di Udine 
dove svolgo tuttora la funzione requirente  sebbene allo stato sia ancora  ( per 
poco )    applicato  anche   alla Procura Generale di Trieste. 
La pluridecennale   ( ahimè )  esperienza mi ha consentito di vedere e toccare 
con mano un progressivo   sgretolamento della  funzione   di noi magistrati 
anche nella percezione delle gente.  
Inoltre ho notato anche  un   deterioramento degli stessi rapporti    interpersonali      
tra colleghi e ciò anche  per   ragioni di  settarismo correntizio.    
Da ultimo  ho sussistito  ad una   iperburocratizzazione dell’attività giudiziaria 
che   non ha eguali in altri   paesi come ho potuto notare in varie   esperienze 
all’estero.   
Ho ritenuto di aderire alla lista Articolo 101  perchè sono assolutamente 
convinto che  è necessario porre un argine  alla degenerazione correntizia che   
troppo spesso si nota nella dinamiche consiliari.   
Né ritengo che questo decadimento   possa essere risolto e curato   con un 
semplice   maquillage personale delle attuali correnti,  a mio avviso  responsabili 
di questa situazione  anche perché  inestimabilmente connotate da una logica 
cooptatoria.   
Ritengo inoltre  che l’ANM  debba intraprendere   una seria interlocuzione con 
la politica onde evitare che  troppe riforme   vengano per così dire calate 
dall’alto  senza prendere in considerazione   le stesse ricadute  e senza 
confrontarsi con le   idee ed esperienze   dei magistrati che concretamente si 
rovano   ad esercitare    devono esercitare l’attività giudiziaria   . 
Mi sono avvicinato  recentemente alla lista 101 e ,con i colleghi  che ne fanno 
parte, ho potuto respirare aria nuova    avvertire negli scambi di   idee che 
abbiamo avuto  anche in incredibili riunioni via team   la libertà  di potersi 
esprimere senza dovere rendere conto ad una corrente e soprattutto    
uno stesso idem sentire ed una forte volontà  di affermare le nostre idee. 
Per tali ragioni  aderisco convintamente al programma della lista 101  incentrata 
sul sorteggio temperato  come metodo di selezione dei consiglieri del CSM  e   
e sulla rotazione degli incarichi direttivi  e semidirettivi  .  
Perché votare  lista  101: 
1  )   votare lista 101 significa votare liberamente  per adesione al programma 
2 ) voltare lista101  significa votare persone avulse da logiche di potere  e libere 
di pensare con la propria testa  nel rispetto della Costituzione che non devono 
rendere conto ai c.d. capibastone;   
3  )   votare lista 101 significa affermare  la volontà di un forte  cambiamento  
della Magistratura tanto più necessario ina una situazione così deteriorata come 
quella attuale.


GIOVANNI FAVI 






Gentile collega mi chiamo  Giovanni Favi, 
sono candidato nella lista ArticoloCentouno,
 al di fuori delle correnti ed, intendo, come in passato,
prima di tutto parlare di Te (Ti do qualche notizia su di me, se vuoi alla fine del messaggio). 
Sono , infatti,   convinto  che - come in tutte le democrazie evolute- in primo piano debba finalmente porsi non il candidato, ma  l’elettore. 
Il candidato deve essere soprattutto un mezzo di cui Tu elettore Ti servi per attuare la Tua volontà. 
Se l’elettore viene ridotto ad un cliens, dolosamente spesso gravato da carichi inesigibili anche per assoggettarlo a timore e controllo, con le valutazioni ed il disciplinare, che in un sistema malato deve chiedere per grazia quello che gli spetterebbe per giustizia,  cui il candidato patronus (o a sua volta cliens di altro patronus) consegna con disprezzo la cinquina da votare in queste elezioni, il risultato non potrà che essere ancora quello che emerge delle NOTE chat. Questo con il relativo discredito sociale della magistratura, e quindi anche Tuo, per fatti di cui non sei responsabile.
Ed è per questo che faccio attività associativa e sindacale al di fuori delle correnti da circa   20  anni e, fra l’altro, nel 2015-2016 ho girato l’Italia per raccogliere le firme per i referendum consultivi della ANM (fra cui quello sui carichi esigibili), il cui esito è stato sostanzialmente a suo tempo cestinato dalla ANM e dal CSM con disprezzo della volontà della base dei magistrati (analogamente in linea di principio agli altri 3 quesiti referendari) oltre che con violazione dell’art. 37 DL 98/2011. Al riguardo ti invito a verificare se la nuova circolare sui carichi esigibili (che non rispetta l’esito referendario ma che, in un’ottica realistica, potrebbe comunque portare qualche beneficio) non venga, perlomeno spesso, posta nel nulla dalla richiesta di raggiungere comunque gli obiettivi del P.N.R.R.. Sotto questo profilo , proprio la proposta della nostra lista ArticoloCentouono di verificare a livello locale il rispetto, in concreto, della circolare sui carichi esigibili è stata rigettata dalla ANM (lascio alla tua intelligenza la valutazione delle motivazioni di tale rifiuto). 
Il candidato deve essere, a mio avviso, ripeto, principalmente un mezzo per realizzare le Tue convinzioni e questo non può avvenire se i programmi si riducono a promesse elettorali sistematicamente non mantenute, senza che vi sia una sanzione elettorale. 
Sotto questo profilo ti invito a valutare se la protesta delle correnti contro la riforma costituzionale in cantiere - riforma costituzionale che io giudico  nel complesso criticamente (realizzando fra l’altro anche dei punti del programma della P 2) - sia credibile. Infatti, agli esponenti di spicco “piazzati” dalle correnti stesse al Ministero (con stipendi maggiorati e senza problemi di carico di lavoro) non viene chiesto, appunto, dalle correnti che li hanno “sistemati” di tornare,  al lavoro giurisdizionale, per una protesta seria e coerente contro una riforma costituzionale che, in base a quanto si legge su alcuni giornali alcuni colleghi al Ministero hanno contribuito a redigere. Lascio alla Tua valutazione il silenzio bipartisan (come il consenso bipartisan sulla nuova circolare relativa ai direttivi, su cui cfr. infra)  su questo apparente paradosso.
Penso, quindi, di poter essere, insieme agli altri candidati, un tramite della Tua volontà perché ho sempre lavorato come “semplice giudice”; non sono mai stato iscritto o comunque legato a correnti, non ho mai fatto domande per semidirettivi, direttivi o altri posti; ritengo però che ciascun magistrato abbia diritto di concorrervi in modo trasparente senza appunto doversi umiliare a chiedere come un favore quello che, in quanto meritevole,  gli dovrebbe  essere riconosciuto come diritto conseguente al Suo lavoro. 

Se ti interessa ovviamente, come accennato, in calce ti do qualche notizia in più su di me e qualche notizia sindacale su CARICHI ESIGIBILI, DISCIPLINARE, VALUTAZIONI,  POSTI DIRETTIVI E SEMIDIRETTIVI, 

Per brevità mi riporto ai documenti della lista ARTICOLO CENTOUNO ed a quanto raccolto in questi anni sui siti indicati in calce, solo poche parole su alcuni punti centrali.
CARICHI ESIGIBILI
Carichi esigibili: in estrema sintesi (nel sito indicato può trovare gli approfondimenti che abbiano raccolto in questi anni)  non si è data attuazione al quesito referendario del 2016 sui carichi esigibili che sostanzialmente chiedeva una piena uniformità di valutazione  dei carichi di lavoro a livello nazionale (Ti invito a verificare  di persona come tutte le correnti, in concorso, nella riunione del CDC della ANM del 2016 dopo i referendum, abbiano contribuito a far venire meno il numero legale per impedire che anche  la proposta referendaria sui carichi esigibili fosse messa ai voti, questo dopo che alcune correnti avevano sfruttato elettoralmente i referendum, puoi controllare la registrazione su Radio Radicale). La nuova circolare sui carichi esigibili, seppur non rispettosa nella volontà referendaria, potrebbe comunque in astratto portare dei benefici. Il problema è che non vengono fatte le verifiche sul suo effettivo rispetto, come ho sopra accennato, dato che di fatto per raggiungere gli obiettivi del PNRR viene chiesto al magistrato di superare detti limiti. Come del resto potrai notare, nella tua attività quotidiana, di fatto non  Ti é stato richiesto un lavoro “più esigibile” ma si tende a legittimare  lo status quo tendendosi  potenzialmente a far aumentare il carico di lavoro ogni anno . 
VALUTAZIONI DI PROFESSIONALITA’ E DISCIPLINARE: Occorre rispettare una rigida tipicità nelle valutazioni e nel  disciplinare, lo diciamo circa 20  anni raccogliendo materiale a difesa di tutti i colleghi nel sito,  ed un automatismo nelle valutazioni oltre che imporre il principio di parità di trattamento (la disparità di trattamento è un vizio giuridico non solo morale) attraverso il riconoscimento diritto ad una valutazione comparativa onde prevenire gli arbitri e appunto le disparità di trattamento che emergono anche dalle chat  
DIRETTIVI, SEMIDIRETTIVI E POSTI DI RILIEVO: OCCORRE LIMITARE UNA DISCREZIONALITA’ CHE E’ DIVENUTA ARBITRIO E CLIENTELISMO. Al riguardo, come avrai forse notato, il CSM  ha recentemente approvato fra le due proposte possibili LA CIRCOLARE CHE CONFERISCE UN MAGGIOR POTERE DISCREZIONALE NELLE NOMINE,  CON UNA MAGGIORANZA SOSTENUTA DALLA CORRENTE MAGGIORITARIA DI SINISTRA (AREA) E DI DESTRA (MI), DIMOSTRANDO CHE SULLE “QUESTIONI CONCRETE” (RICORDANDO LA POESIA DI TRILUSSA “LA POLITICA”,  LASCIO A TE LA VALUTAZIONE  SE OCCORRA ANCHE RICORDARE IL MANUALE CENCELLI) VI E’ UNA PROFONDA COMUNANZA  IDEOLOGICA FRA CORRENTI APPARENTEMENTE AGLI ANTIPODI, CON BUONA PACE DELLE DECLAMAZIONI DI RITO SUL RINNOVAMENTO MORALE.
A parte le proposte della LISTA ARTICOLO CENTOUNO de iure condendo E PRINCIPALMENTE LA ROTAZIONE, a cui mi riporto, occorre a mio avviso de iure condito ridurre i margini di discrezionalità e tornare  a dare prevalenza anche  all’ANZIANITA’ FUNZIONALE (ma non solamente fino ad un giorno prima delle elezioni)

PENSIONI Dovresti aver ricevuto un mio messaggio sulla necessità di controllare il tuo estratto contributivo e se sei soggetto al massimale contributivo, a cui mi rimando. LE PENSIONI  sono state ridotte praticamente della metà (salvo chi avendo incarichi, per esempio ministeriali, anche dalla politica si assicura pensioni privilegiate), occorre difenderle  e tenere presente la previdenza integrativa che consente fra l’altro di dedurre la propria aliquota irpef realizzando, specialmente per chi non è lontano dal pensionamento, una notevole utilità.
EQUIPARAZIONE AI GIUDICI AMMINISTRATIVI  sia dal punto di vista stipendiale che delle libertà di cui godono (di insegnamento etc etc) se ci devono essere delle limitazioni devono esserci per tutti i giudici. Altrimenti questa possibilità deve essere tolta anche a loro. PER LA CRONACA I GIUDICI AMMINISTRATIVI HANNO I CARICHI ESIGIBILI REALI DA ANNI


Infine alcune brevi notizie  su di me (ovviamente sono a tua disposizione per ogni chiarimento). Sono stato nato nominato con D.M. 98 (prima di fare il magistrato ho lavorato per brevi periodi in altre amministrazioni ).  Ho una specializzazione triennale in diritto civile e ho fatto alcune pubblicazioni in riviste giuridiche specializzate. Ho sempre lavorato come “semplice giudice”; non sono mai stato iscritto o comunque legato a correnti. Ho sempre sostenuto liste e candidati indipendenti. Faccio attività associativa al di fuori delle correnti da circa  20  anni e ho creato con alcuni colleghi il sito interesselegittimo.it per fare un’autentica attività sindacale (e non clientelare). Non ho mai fatto domande per semidirettivi, direttivi o altri posti; ritengo però, ripeto, che ciascun magistrato abbia diritto di concorrervi in modo trasparente e non in base a quello che si legge nelle chat ormai di dominio pubblico. Quindi con il massimo e totale rispetto delle tue idee ti chiedo con forza non solamente di darci il tuo  voto (lo chiedo prima di tutto per la lista) ma anche, se condividi perlomeno in parte le nostre idee, di attivarti per procurarci altri voti magari di colleghi ormai disillusi che non voterebbero o annullerebbero la scheda. 


MARIA MAGRI'


Sono entrata in magistratura nel 2009. La mi prima assegnazione è stata al Tribunale di 
Barcellona Pozzo di Gotto, in Sicilia molto lontano dalla mia città (Bergamo), ed ho qui svolto 
funzioni di Giudice civile e fallimentare. 
Nel 2014, su mia domanda, sono stata trasferita alla Corte d’Appello di Brescia come 
Giudice distrettuale. In tale ruolo mi sono trovata a svolgere funzioni di tutti i generi, non 
solo civili (civile ordinario generale, specialistico di famiglia, ecc.), ma anche penali (dal 
dibattimento al GIP) nei vari Tribunali del distretto: Brescia, Bergamo e Mantova. 
Dal settembre 2018, su mia domanda, sono stata trasferita al Tribunale di Bergamo, con 
funzioni di Giudice civile, fallimentare e delle esecuzioni forzate, ove mi trovo tutt’ora. 
Dopo quindici anni, che faccio parte della magistratura penso sia giunto il momento di 
avvicinarmi alla vita associativa, dando il mio contributo anche in prima persona libera da 
vincoli di appartenenza correntizia. 
La lista di Articolo 101 consente la partecipazione alle attività associative a difesa della 
categoria più propriamente sindacali, aspetto di mio particolare interesse. 
Allo stesso tempo Articolo 101 promuove quell’uguaglianza dei magistrati soggetti solo alla 
legge, anche nell’accesso alle cariche direttive degli uffici giudiziari e all’elezione dei 
componenti del CSM, che auspico da tempo.


MARIA LETIZIA TRICOLI 



Sono MARIA LETIZIA TRICOLI, nominata magistrato con D.M. 23 giugno 1993, ho 
conseguito la VII valutazione di professionalità e sono attualmente in servizio presso 
il Tribunale di Roma, Settima Sezione Civile. 
Durante tutto il mio percorso professionale ho sempre interpretato l’Ufficio come un 
Servizio da rendere nell’esclusivo interesse della Giustizia, fermamente orientata dal 
principio di imparzialità e di indipendenza e nella piena consapevolezza che “i giudici 
sono soggetti soltanto alla legge”, come sancito, appunto, dall’art. 101 della 
Costituzione su cui ho giurato fedeltà. 
Mi candido per il rinnovo del Comitato Direttivo Centrale dell’A.N.M. con la Lista 
Articolocentouno di cui condivido le linee programmatiche che riassumo di seguito: 
1) Sorteggio, anche temperato da elezioni, per l’individuazione dei candidati della 
componente togata del CSM, al fine di garantire l’assoluta indipendenza dei 
consiglieri togati da logiche politico-correntizie; 
2) rotazione negli incarichi giudiziari direttivi e semidirettivi al fine di evitare il 
consolidamento di situazioni di potere; 
3) contrarietà alla riforma costituzionale predisposta dal Governo relativa alla 
separazione delle carriere, al fine di garantire l’indipendenza della Magistratura 
nel suo complesso dagli altri poteri dello Stato, essenziale per la salvaguardia 
dell’ordine democratico, ritenendo un valore da preservare quello della cultura 
unica della giurisdizione; 
4) rafforzamento dell’attività sindacale dell’ANM, con potenziamento del relativo 
ufficio e con particolare attenzione all’assistenza ed alle tutele necessarie per i 
casi di malattie, anche professionali, alle nuove forme di previdenza 
(Acampora), alla consulenza generalizzata ed all’assistenza in materia 
disciplinare, alle condizioni lavorative, al carico di lavoro dei magistrati, 
promuovendo, in riferimento a quest’ultimo profilo, l’adozione di criteri di 
calcolo dei carichi di lavoro il più possibile omogenei su tutto il territorio 
nazionale, nonché l’aumento dell’organico dei Magistrati Distrettuali presso le 
Corti d’Appello allo scopo di far fronte in via preventiva alle scoperture dei ruoli 
conseguenti ai congedi straordinari dei magistrati od alle scoperture per 
trasferimento. 
Qualora venissi eletta mi impegnerò concretamente per sostenere le linee 
programmatiche indicate e per fare in modo che il principio di Indipendenza della 
magistratura, che costituisce il fondamento della ripartizione dei poteri dello Stato e 
presidio imprescindibile dell’ordine democratico, conformemente all’intenzione dei 
Padri Costituenti, venga sempre onorato e rispettato, ringraziando sin d’ora chi vorrà 
riporre in me la sua Fiducia attraverso l’espressione di voto. 

MASSIMILIANO SACCHI 



Gentile Collega 
Chi sono? 
Sono Massimiliano SACCHI, nato a Napoli, dove vivo, il 15.3.1973. 
Mi presento, alle elezioni per il rinnovo del COMITATO DIRETTIVO CENTRALE 
dell’ANM, come candidato per il gruppo Articolo 101. 
Sono stato nominato Magistrato Ordinario con D.M. 19.11.2002 ed ho conseguito 
con esito positivo la V valutazione di professionalità. 
Non ho mai ricoperto incarichi associativi nell’ANM, non sono iscritto ad alcuna 
corrente della magistratura associata, non sono mai stato fuori ruolo, sono iscritto 
all’ANM sin da quando ho assunto le funzioni. 
Le mie esperienze professionali. 
Dal febbraio 2018 svolgo funzioni di Consigliere, nel settore civile, presso la Corte 
di Appello di Napoli, occupandomi prevalentemente di cause di responsabilità 
professionale, contratti, responsabilità extracontrattuale. 
Precedentemente ho lavorato, dal 2008, come giudice presso il Tribunale di 
Napoli, sempre nel settore civile, occupandomi, in particolare, di controversie in 
materia commerciale e di contenzioso bancario. 
pag. 1 
Agli inizi della mia carriera, dal 2004, ho svolto funzioni di giudice presso il 
Tribunale di Rossano. 
Perché mi candido? 
Come forse saprai, un gruppo di colleghi, fautori del sorteggio temperato, riunito 
nel Comitato Altra Proposta, a febbraio 2022, ha sorteggiato, dinanzi ad un Notaio 
di Roma, alcuni potenziali candidati. 
Io rientro tra coloro che all’epoca furono sorteggiati e che decise di manifestare la 
propria disponibilità. 
Ritenni, infatti, doveroso cogliere l’occasione che mi venne offerta per contribuire 
a far emergere il principio che possano aspirare ad incarichi, in organi di rilievo 
costituzionale come il CSM, e, in generale, all’interno delle istituzioni che 
concorrono all’amministrazione della giustizia, tutti i magistrati che, come me, 
hanno sempre e solo svolto funzioni giudiziarie.  
L’esperienza maturata nel corso delle elezioni per il rinnovo del CSM, tenutesi nel 
2022, è stata positiva. Sebbene, infatti, io non rientri tra gli eletti, ho, comunque, 
riscontrato un discreto successo in termini di preferenze espresse, in tal modo 
contribuendo, unitamente agli altri colleghi sorteggiati e sfruttando il 
collegamento all’interno di una lista, reso possibile dalla legge elettorale, 
all’elezione di un Consigliere del tutto indipendente dalle Correnti, il collega 
Andrea Mirenda. 
La delicatezza del momento storico che stiamo vivendo, contraddistinto 
dall’imminente approvazione di riforme epocali destinate ad incidere 
profondamente sull’assetto della magistratura, mi ha indotto ad accettare la 
proposta di candidatura formulata dai colleghi del gruppo Articolo 101. 
Ho ritenuto, infatti, doveroso offrire la mia disponibilità per supportare l’azione 
di coloro che aspirano a vedere operare una magistratura libera da ogni forma di 
condizionamento, esterno ed interno, nella quale possa concretamente attuarsi il 
principio costituzionale per il quale i magistrati si distinguono tra loro soltanto 
per le funzioni svolte. 
A quali criteri vorrei ispirare il mio operato qualora fossi eletto. 
Impronterei il mio operato ad un mero spirito di servizio, al fine di apportare il 
mio contributo professionale all’attività dell’ANM, senza essere condizionato da 
legami di appartenenza o da debiti di riconoscenza. 
Ringraziandoti per la pazienza di avere letto fin qui queste mie brevi riflessioni, ti 
saluto cordialmente nella speranza che anche tu le condivida.

MONICA BIASUTTI 


Gentili colleghi, i pochi che mi conoscono si sorprenderanno per questa candidatura, 
che effettivamente dopo 28 anni di magistratura neppure io avrei previsto, ma come 
si suol dire non è mai troppo tardi, neppure per tentare di migliorare il sistema di cui 
facciamo parte e l’immagine alta della giustizia che rappresentiamo. Ed è per questo 
che, tentata da alcuni colleghi, ho accettato di mettermi in gioco, candidandomi alle 
prossime votazioni di fine gennaio per il comitato direttivo dell’ANM in seno alla 
lista di ARTICOLO CENTOUNO, una non-corrente se così si può definire posto il 
suo obiettivo primario di scardinare le storture correntizie incidenti su nomine e 
decisioni del nostro massimo organo di autogoverno. Un gruppo relativamente recente 
e per certi versi dirompente visti i punti cardine del suo programma, ad iniziare dalla 
incompatibilità tra incarichi associativi, cariche consiliari e 
ministeriali, per arrivare al criterio del cd. sorteggio 
temperato, il tutto per garantire i valori di imparzialità e 
indipendenza nostro massimo presidio costituzionale (non 
essendo casuale il riferimento proprio all’art. 101 della 
Cost.). 
Se vorrete sostenere il nostro gruppo, e lasciarvi anche voi 
tentare dal desiderio di rinnovamento, non vi tedio oltre, 
rispettando la sinteticità che mi è propria e soprattutto il 
poco tempo a disposizione di voi tutti. Dimenticavo di 
presentarmi: Monica Biasutti, già P.M. Udine, già giudice 
penale Tribunale Pordenone, già Gip Pn, ora consigliere 
penale Corte di Appello di Trieste. Buon voto a tutti, Monica    

NATALIA CECCARELLI 




NATALIA CECCARELLI 
Corte di Appello di Napoli – IX Sezione Civile 
Magistrato di Sesta Valutazione di Professionalità 
D.m. di nomina: 24/02/1997 - natalia.ceccarelli@giustizia.it -  
CANDIDATA CON LA LISTA ARTICOLOCENTOUNO ALLE ELEZIONI DEL 
COMITATO DIRETTIVO CENTRALE DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE 
MAGISTRATI INDETTE PER I GIORNI 26, 27 E 28 GENNAIO 2025  
TRE MOTIVI PER CANDIDARSI CON ART. 101 
1) Mi candido con il Gruppo Art. 101 perché non è un Gruppo ma un luogo ideale di 
confronto aperto alla partecipazione di tutti, ispirato dal desiderio di riportare la 
politica associativa nella sede sua propria, l’Associazione, nel costante 
perseguimento dell’obiettivo di liberare l’attività del Consiglio Superiore della 
Magistratura dal condizionamento delle Correnti mediante l’introduzione: del 
sorteggio temperato come metodo di selezione dei Consiglieri, della rotazione 
degli incarichi direttivi e semidirettivi per il giusto avvicendamento e la gestione 
partecipata ed orizzontale degli uffici giudiziari, della previsione di una rigorosa 
incompatibilità tra incarichi associativi e qualsiasi altro genere di attività 
extragiudiziaria o fuori ruolo dei magistrati 
2) Mi candido con Art. 101 perché le vicende che riguardano la carriera del Magistrato 
non devono mai essere condizionate dall’appartenenza (o dalla non appartenenza) ad 
un Gruppo o ad una Corrente, ma valutate esclusivamente in base a canoni di 
meritevolezza  
3) Mi candido con Art. 101 perché non vi può essere indipendenza esterna della 
Magistratura dagli altri Poteri dello Stato senza indipendenza interna del Magistrato 
dalle Correnti  
TRE MOTIVI PER VOTARE ART. 101 
1) Votare Art. 101 significa portare in seno al CDC una voce non omologata alla logica 
delle alleanze di potere  
2) Votare Art. 101 significa dare voce alla minoranza per garantire la corretta 
circolazione delle informazioni riguardanti l’attività associativa e il rigoroso ed 
imparziale controllo di legalità sulle scelte consiliari 
3) Votare Art. 101 significa togliere un voto ai gruppi di potere 
TRE MOTIVI PER VOTARMI 
1) Passione  
2) Onestà intellettuale 
3) Indipendenza 
Grazie!


ROCCO PAVESE 



Sono consigliere della Corte di Appello di Potenza, sezione 
civile, in procinto di trasferirmi a quella di Salerno, sezione lavoro. Nominato con 
d.m. 25.2.1989, ho sempre svolto funzioni giudicanti, sia penali che civili, e sono 
stato componente del Consiglio giudiziario di Potenza a più riprese. Non ho ricoperto 
mai incarichi di tipo diverso, con l’eccezione della nomina, avvenuta per sorteggio, a 
componente della Commissione esaminatrice per magistrato ordinario ex 
d.m.18.10.2022.    
Ho accettato la proposta di candidatura perché la libertà è partecipazione.  
Assistiamo a una sistematica e perdurante aggressione alla giurisdizione, a cui difesa 
l’ANM è chiamata a svolgere un ruolo essenziale, ma che sarà impossibile in assenza 
di una riforma profonda dell’associazionismo. Credo fermamente che soltanto i 
principî di trasparenza propugnati da Articolo 101 possano restituire alla ANM la 
credibilità necessaria, oggi ampiamente compromessa dalle degenerazioni correntizie 
e dalle relative pratiche lottizzatrici (sempre deprecate a parole, mai abbandonate da 
alcuna corrente). 
Indipendenza e imparzialità del magistrato sono valori di rango costituzionale ma 
restano formule vuote, se non sostenuti dalla rivoluzione copernicana che metta al 
centro del sistema il merito e ne bandisca l’appartenenza correntizia: questo voglio 
testimoniare con la mia presenza e per questo chiedo il voto ai colleghi. 

ROSARIA MOLE'


Mi chiamo Rosaria Molè, sono nata a Ragusa il 03.11.1975, sono stata nominata magistrato 
ordinario con D.M. 05/08/2010 ed ho conseguito la terza valutazione di professionalità. Sin dall’inizio 
della mia carriera ho prestato servizio presso la Procura distrettuale di Catania e tutt’oggi vi opero 
quale componente della Direzione Distrettuale Antimafia. Avendo sempre svolto le funzioni di 
sostituto procuratore presso il medesimo ufficio ho avuto modo di trattare quasi tutte le tipologie di 
reati, in particolare durante i primi anni mi sono occupata di delitti contro le fasce deboli e reati contro 
le persone, per poi specializzarmi in criminalità economico-finanziaria (in particolare, reati tributari, 
contraffazione e riciclaggio) e reati associativi di natura anche transnazionale, fino ad occuparmi 
nell’attualità di criminalità organizzata di natura mafiosa. 
Mi affaccio per la prima volta alla vita associativa in quanto sinora in ambito professionale 
mi sono dedicata esclusivamente al lavoro e all’obiettivo di fornire quanto più numerose e valide 
risposte alle istanze di giustizia provenienti dalla collettività. Questi anni da spettatrice di ciò che è 
stato fatto ed accaduto nell’ambito della vita associativa e del nostro organo di autogoverno, ma 
soprattutto il sentirmi sempre più avvolta dal senso di sfiducia dei cittadini nei confronti della 
magistratura, mi ha fatto scattare il desiderio di fornire un mio contributo affinché qualcosa possa 
cambiare. Sono convinta, però, che il cambiamento ed il rinnovamento positivo della magistratura 
può avvenire solo dall’interno, non attraverso i semplici proclami autoreferenziali e contro i facili 
attacchi della politica agevolati dalle nostre défaillances, ma soprattutto puntando su una seria 
rimeditazione del nostro ruolo e dei principi che lo governano, i quali devono trovare il loro 
fondamento solo nelle norme della Costituzione e non certo nelle bieche logiche correntizie che 
ammantano di massimo rispetto alla legge quelli che sono nella maggior parte dei casi interessi 
personali e di carriera.  
Ho coltivato il sogno di diventare magistrato da quando mi sono iscritta alla facoltà di 
giurisprudenza e, grazie anche al supporto di una famiglia modesta che ha fatto mille sacrifici per 
consentire ad una figlia idealista di realizzare un obiettivo che ai più sembrava impossibile, ho avuto 
il grande onore di diventare un magistrato della Repubblica italiana che sin dal primo istante mi sono  
ripromessa di servire espletando il mio compito con il massimo di correttezza, onestà ed equilibrio, 
in quanto i cittadini che si affidano al nostro servizio giustizia su queste nostre doti devono sempre 
poter contare.  
Sono più che convinta che i predetti principi-guida, oltre che informare il nostro concreto agire 
professionale, devono riverberarsi nella vita associativa e dell’organo di autogoverno perché solo in 
questo modo si può essere credibili, seri e degni di far parte del terzo potere dello Stato. 
Coerentemente con le motivazioni sopra esposte, la lista ArticoloCentouno è l’unica via 
attraverso cui potevo affacciarmi alla vita associativa, in quanto essa solo incarna e sostiene i principi 
guida e l’ideale di magistratura che sono anche i miei. Della lista di cui faccio parte condivido tutte 
le linee programmatiche, dal sorteggio temperato alla rotazione degli incarichi direttivi e 
semidirettivi, dalle rigide incompatibilità nell’assunzione degli incarichi dirigenziali e fuori ruolo alla 
contrarietà a talune riforme legislative,  tutti strumenti finalizzati a contrastare la prevalenza dei centri 
di potere e delle logiche di scambio e favoritismi tipici anche del sistema correntizio finora operante. 
Da magistrato che ha svolto sempre le funzioni di pubblico ministero e, tra l’altro, sempre nel 
medesimo territorio, particolarmente pericoloso ritengo l’obiettivo di realizzare la separazione delle 
carriere non per una sorta di opposizione di principio tout court ma nella ipotesi, non del tutto 
peregrina ed anzi più che verosimile, che essa rappresenti il viatico con l’obiettivo finale di rendere 
il pubblico ministero strumento alle dirette dipendenze del potere politico e l’evidente rischio di dar 
vita ad un esercizio dell’azione penale “controllato” e di fatto a discapito solo dei soggetti deboli. 
Chiedo di votare me a tutti quei colleghi che, come me, si sentono “figli del popolo” e 
ritengono che l’unico faro che deve illuminare la via di un magistrato è quello di applicare le leggi in 
un’ottica di giustizia equa e concreta, la stessa che in primis deve caratterizzare l’organizzazione 
interna della magistratura nell’ottica di un reale rinnovamento e superamento delle storture del 
passato.  
Mi rivolgo soprattutto ai giovani colleghi che, certamente animati dai loro ideali e ancora non 
fagocitati dai sistemi di potere, sono ancora nella condizione di massima libertà di pensiero per poter 
contribuire alla riaffermazione di una magistratura veramente conforme ai principi della Costituzione, 
gli unici che governano le linee programmatiche della lista ArticoloCentouno di cui sono onorata di 
far parte.

VERONICA VACCARO 


Sono VERONICA VACCARO nata a Piacenza il 15/11/1971, nominata  
magistrato con D.M. del 18 gennaio 2002, ho conseguito la V valutazione di 
professionalità.  
Mi sono laureata in giurisprudenza presso l’Università La Sapienza di Roma con 
110 e lode. Ho svolto funzioni giudicanti penali, sia dibattimentali sia Gip/Gup ,presso 
il Tribunale di Gela dal 13 ottobre 2003 sino a gennaio 2017. Da tale data e sino al 
3/7/2023 ho svolto  funzioni giudicanti  civili, prevalentemente in materia di stato e 
capacità delle persone, sempre presso il Tribunale di Gela.  
Dal 4/7/2023 ad oggi svolgo funzioni giudicanti civili presso il Tribunale di 
Velletri, Sezione Lavoro. 
Nella mia carriera ho conseguito varie pubblicazioni di sentenze sia penali che 
civili e un notevole numero di definizioni di procedimenti in tutti i ruoli assegnatimi. 
Durante il periodo della pandemia ho sperimentato, con priorità assoluta nel 
panorama nazionale, l’udienza civile telematica, poichè già il 12 marzo 2020 (a soli 
due giorni dall’adozione del D.M. 10/3/2020 sulla “stanza virtuale” del magistrato) ho 
emanato il  primo decreto di organizzazione dell’udienza telematica civile (celebratasi 
il 23 marzo 2020 nel rispetto del divieto di celebrazione delle udienze imposto dal D.L. 
8/3/2020 n. 11, sino a quella data), che mi ha permesso di continuare a svolgere le 
udienze in settori delicati, collegati alle esigenze alimentari delle persone, anche 
durante l’emergenza sanitaria proclamata l’8 marzo 2020, evitando così inutili rinvii 
ed impedendo conseguentemente la formazione di arretrato. 
Nel corso degli anni, presso il Tribunale di Gela, ho ricoperto funzioni direttive 
e semidirettive di fatto, come presidente vicario e  presidente di sezione penale facente 
funzioni, nonché le funzioni di giudice coordinatore dell’Ufficio GIP/GUP e di giudice 
coordinatore della sezione civile. 
Ho svolto anche funzioni di componente del Consiglio Giudiziario, della 
Commissione Flussi e della Commissione pari opportunità presso la Corte d’Appello 
di Caltanissetta. 
Il mio criterio ispiratore durante tutta la mia carriera è stato il principio di “buon 
andamento e imparzialità dell’amministrazione” della giustizia espresso dall’art. 97 
della Costituzione, su cui ho giurato fedeltà il 18/1/2002. Ho interpretato l’ufficio come 
un servizio, posponendo il mio interesse personale e familiare ai miei doveri d’ufficio 
e ciò è attestato dai risultati statistici documentati.  
Mi candido per il rinnovo del Comitato Direttivo Centrale dell’A.N.M. con la 
Lista Articolocentouno di cui condivido le linee programmatiche che riassumo di 
seguito: 
1) sorteggio per l’individuazione dei candidati della componente togata del 
CSM, per garantire l’assoluta indipendenza dei consiglieri togati da logiche 
politico-correntizie; 
2) rotazione negli incarichi giudiziari direttivi e semidirettivi, per evitare il 
consolidamento di situazioni di potere; 
3) contrarietà alla riforma costituzionale predisposta dal Governo  relativa alla 
separazione delle carriere, per garantire l’indipendenza della Magistratura nel 
suo complesso dagli altri poteri dello Stato, essenziale per la salvaguardia 
dell’ordine democratico; 
4) rafforzamento dell’attività sindacale dell’A.N.M. con particolare attenzione 
alle tutele necessarie per il caso di malattia, di procedimenti disciplinari e di 
carichi di lavoro dei magistrati;  in particolare in ordine a quest’ultimo 
profilo, per l’adozione di criteri di calcolo dei carichi di lavoro il più 
omogenei possibili su tutto il territorio nazionale, con conseguente 
promozione presso il Ministero della Giustizia di una rivisitazione delle 
piante organiche dei presidi giudiziari spesso notevolmente sottodimensionati rispetto ai flussi effettivi, ma anche per un aumento dell’organico dei Magistrati Distrettuali presso le Corti d’Appello allo scopo 
di far fronte in via preventiva alle improvvise scoperture dei ruoli per vicende 
collegate ai congedi dei magistrati per mesi o alle scoperture per avvenuto 
trasferimento. 
Qualora venissi eletta mi opporrò all’adozione di sentenze predittive, emesse da 
sistemi di intelligenza artificiale secondo algoritmi addestrati;  se da una parte, infatti, 
permetterebbero lo smaltimento dell’arretrato  e la velocizzazione delle definizioni, 
dall’altra annullerebbero l’alto valore della giurisdizione, che resta un fatto 
squisitamente umano e, come tale, ogni fatto è diverso dall’altro e deve essere 
prudentemente valutato dal giudice. Il sistema delle sentenze predittive consentirebbe, 
infatti, un controllo politico della giurisdizione, secondo criteri predeterminati da chi 
ha elaborato gli algoritmi, mentre invece, per la tenuta di un sistema democratico è 
necessario che la giurisdizione sia autonoma da ogni altro potere dello Stato e che 
controlli la legittimità dell’operato del Potere esecutivo e legislativo. Si aggiunga che 
la giurisdizione italiana è, per tradizione storica, fra le più sofisticate e garantiste nel 
panorama mondiale; ritengo, infatti, che  dobbiamo restare fedeli alle radici della nostra 
cultura per non perdere la nostra identità. 
Non mi propongo come la migliore, ma come un magistrato che interpreta la 
professione come un servizio a favore del popolo italiano nel cui nome è amministrata 
la Giustizia, così come prescrive l’art. 101 della nostra Costituzione.  A Voi spetta il 
compito di  scegliermi, se condividete le mie idee e se ritenete che valga la pena di 
sostenerle nel comune interesse della categoria, per un nostro futuro migliore. 

VINCENZO DEL SORBO 


 
Giudice civile Tribunale Torre Annunziata 
 
Buongiorno a tutti e a chi avrà la pazienza di leggermi. 
Ormai sulla fine della carriera  non ho (rectius: non ho più) 
velleità/possibilità di incarichi. 
Perché ho aderito ad "Articolo101" e mi sono candidato?  
Beh, da molti, molti anni io critico il modo di "gestire" la magistratura 
da parte del CSM ed il correntismo il cui "SISTEMA" è degenerato 
sempre di più complice anche le varie riforme attuate dalla politica col malcelato intento 
di controllare l'operato della magistratura.  
Però l'ho fatto sempre e solo nel mio piccolo mondo e nel guscio in cui mi ero rintanato.  
È così che mi sono fatto da ultimo convincere dalla simpatica insistenza dei membri di 
“Articolo101”  
E perché Vi chiedo di votare per la nostra lista? 
È chiaro: per dire no al correntismo.  
Noterete che non parlo di correnti bensì di "correntismo" (che per me è del tutto analogo 
al "partitismo", cioè al fenomeno che costituisce il peggior male della Nostra Democrazia) 
Infatti per me tutti i candidati di tutte le liste sono persone più che degne e non mi 
permetto minimamente di paragonarmi a loro. 
Però è un dato di fatto che il perbenismo del singolo si perda nel "Sistema" che un 
complesso di norme poco chiare ed efficienti ha di fatto creato. 
È per questo che vi chiedo di votare non per me, ma per Articolo101 
Dentro la nostra lista vi sono diverse anime e diversi modi di pensare in relazione ai singoli 
temi che ci riguardano (non da ultimo sulla riforma costituzionale che bolle in pentola) 
Però tutti ci compattiamo sul nostro scopo fondamentale: la lotta al correntismo. 
E se passasse anche uno solo dei rimedi che propone Articolo101 (quello del sorteggio al 
CSM) noi potremo presentarci al Paese con le "mani pulite" e come un "Potere" che non 
si contrappone alla Politica, ma che rifugge dal cancro del clientelismo che accomuna 
Correnti e Partiti e vuole davvero una società più equa e più "giusta".

Continua - Leggi tutto l'articolo

sabato 11 gennaio 2025

La fortuna aiuta.





Pubblichiamo l'intervista de Il Dubbio ad Andrea Mirenda, consigliere superiore per caso.   



La componente togata del Csm si è compattata contro la riforma costituzionale. Tutti d’accordo, tranne uno, l’indipendente Andrea Mirenda, unico ad astenersi e ad aver già vissuto sulla propria pelle il sorteggio. Che potrebbe rappresentare una soluzione, afferma, alle degenerazioni correntizie.

Lei è l’unico togato ad essersi astenuto dal voto sul parere sulla separazione delle carriere, dichiarandosi favorevole in particolare al sorteggio come strumento per riformare il Csm. Che effetti pensa che avrà, in concreto, questo intervento legislativo?

Come ricordato in plenum anche dal Pg Luigi Salvato, separazione delle carriere e Alta Corte, se approvate - auspicabilmente con i correttivi evidenziati nel dibattito di plenum - non saranno la “Fine di Mondo” paventata dalle correnti né la soluzione dei nodi storici della giustizia italiana, principalmente bisognosa di un razionale efficientamento che assicuri celerità, prevedibilità e stabilità delle decisioni. Diverso discorso vale per il sorteggio ( anche qui preferibilmente nella sua forma temperata) che, nel breve- medio periodo, potrà scardinare l’occupazione correntizia del Consiglio, restituendo autonomia e indipendenza ad ogni singolo consigliere, come prevede il Codice etico dei Consigli di giustizia europei. Del tutto prevedibile e scontato il parere negativo espresso sul punto dal plenum: non si può chiedere ai designati dalle correnti di porre fine al loro enorme potere parallelo.

Lei ha infatti chiarito che il Consiglio non può essere un organo politico. Finora in che misura lo è stato? Quali azioni concrete propone per ridurre l’influenza delle correnti?

Come ha ripetuto la Corte costituzionale, il Csm è organo di rilevanza costituzionale al quale sono assegnati i compiti di altissima amministrazione descritti dalla Carta. Una rappresentanza tecnica per categorie, mitigata dalla presenza dei laici per evitare spinte corporative. Guai se il Csm fosse organo politico, perché esporrebbe i magistrati, soggetti “soltanto” alla legge, al rischio di arbitri legati alla mutevolezza degli umori politici. Il rischio di deragliamento politico il Csm lo corre quando pretende di tracciare il modello conformativo di magistrato. Intuibili le ricadute su ogni piano della vita professionale, dalle progressioni di carriera al rischio disciplinare. Un’azione concreta per porre fine alle distorsioni consiliari, lasciando immutato il sistema elettorale, sarebbe quello della rotazione negli incarichi direttivi: ove mai il legislatore volesse introdurla, verrebbe meno alla radice il mercanteggiamento clientelare che vi ruota attorno.

In più occasioni ha affermato che l’indipendenza del magistrato si fonda sul singolo e non sul Consiglio superiore. Come concilia questa visione con l’importanza di avere un Csm che svolga un ruolo significativo nella protezione dell’autonomia della magistratura?

La Costituzione assegna l’indipendenza ad ogni singolo magistrato; quella del Csm è un’indipendenza chiaramente secondaria, strumentale ad assicurare quella primaria del magistrato. Nel tempo, tuttavia, è andata stratificandosi, nel circuito di governo autonomo, un’idea pericolosa: indipendente è la magistratura nel suo complesso e il Csm ne è il suo rappresentante. Un’idea di tipo “sostitutivo”, che finisce per illanguidire l’intensità dell’indipendenza assegnata al singolo magistrato, reso più debole davanti al Csm. La dottrina ha svolto acute riflessioni sulla pericolosità della minaccia interna all’indipendenza del giudice, la più subdola…

Ha parlato di un “continuismo pericoloso” riguardo alla creazione di un’Alta corte disciplinare. Cosa intende con questa affermazione e quale modello alternativo suggerirebbe per la giustizia disciplinare?

Si continua a pensare ad un modello di “giudice speciale per i magistrati”, senza porsi il problema dell’ardua compatibilità di ciò con la Costituzione. Se, dunque, concordo anch’io sull’assoluta necessità culturale di conservare in seno al Consiglio il momento sanzionatorio, occorre, tuttavia, attribuirgli la sua dimensione ovvia e naturale: non più sentenza di condanna ma normale atto amministrativo, come accade negli altri rami della Pa, impugnabile dal Pg della Cassazione o dal magistrato sanzionato davanti al giudice amministrativo, secondo le regole ordinarie, con successiva possibilità di ricorso in Cassazione.

Crede che il Csm dovrebbe limitarsi a una gestione più “manageriale” della giustizia o dovrebbe ampliare il suo ruolo in ambito giuridico e disciplinare?

Il tema della managerialità del Csm è delicato, tenuto conto del rigido riparto di competenze tra sistema di governo autonomo della magistratura e ministro della Giustizia. A bocce ferme, Il recupero della managerialità del Csm non può passare altro che attraverso lo snellimento del suo burocratismo dirigista, riconoscendo maggiore autonomia agli Uffici, coerente con la predicata “attitudine direttiva” dei loro capi, sin qui ridotta a formula vuota. Ridurre l’anelasticità degli Uffici significa assicurare loro maggiore efficientamento, maggiore capacità di celere adattamento alle varie criticità via via emergenti. La risposta consiliare sul punto è, di regola, assai tardiva. Escludo, invece, che il Csm debba/ possa invadere la sfera giurisdizionale riservata al magistrato.


Continua - Leggi tutto l'articolo

sabato 23 novembre 2024

Gente distratta.



di Nicola Saracino - Magistrato 

Non so se commentare una legge in fieri, in particolare una “legge del governo” (neologismo di questi tempi, sic!) mi esporrà a conseguenze disciplinari. 

Corro il rischio. 

Ma è su tutti i giornali l’idea dell’esecutivo di chiedere al parlamento di approvare (ripristiniamo i “fondamentali”, tipo lo stop di petto) una disciplina che proibisca al magistrato, in quanto tale, di parlare, pubblicamente,  di diritto, dei diritti.

Perché i malpensanti potrebbero poi dubitare della sua imparzialità quando di quelle leggi il togato sia chiamato a fare “applicazione”.

Uso questo termine perché in esso riposa la massima aspirazione di un  potere politico fuori dal tempo, mosso com'è dall’illusione che la separazione dei poteri  implichi la tenuta stagna delle rispettive competenze: io faccio le leggi, tu le applichi. 

Senonché tra i due termini della catena v’è un passaggio ineludibile, l’interpretazione. 

Nessuna legge vive da sola. 

Essa è calata in un contesto di altre norme, molte delle quali affermano “valori”.  

Spesso si tratta di norme cd. “sovranazionali”, vale a dire create da enti diversi dallo Stato ed alle quali gli Stati hanno volontariamente scelto di soggiacere, accettando il vincolo alle leggi nazionali che, se in contrasto con quelle, non possono essere applicate. 

Non devono essere applicate dai giudici dei singoli Stati.

E qui sta il punto  critico, capace di mettere in crisi i pensatori più schematici.

Viene cioè a mancare ogni filtro tra la scure giudiziaria e la “legge del governo”, non risultando necessario il passaggio dalla Corte Costituzionale  chiamata in causa solo quando di una legge si dubiti il contrasto con la Costituzione, non quando il contrasto sia con la normativa europea, ad esempio. 

In questi pochi passaggi è condensato lo “scontro” politica-magistratura dei giorni nostri. 

Veniamo, allora, alle contromisure per porre fine al predominio del giudiziario ideate dai "magistrati" addetti ai servizi legislativi dei vari dicasteri interessati.  Già, il paradosso è che le leggi le fanno scrivere proprio ai magistrati che pullulano nei ministeri. 

Due strategie. 

La prima consiste nell’ideare un “giudice speciale” per la materia dell’immigrazione, agendo però solo sulla “competenza”: se ne occupino le corti d’appello, dove ci sono i saggi. 

Se poi dovessero sbagliare, il rimedio si troverà nei tribunali, dove operano i meno saggi e verranno decise le impugnazioni. 

A tacere del disastro organizzativo che una simile misura reca con sé,  è evidente l’intento punitivo verso una categoria di giudici (quelli che compongono le sezioni immigrazione dei tribunali) ai quali da un lato viene  sottratto ogni potere (la competenza, per l’appunto) ma, dall’altro lato, si assegna un potere ancora superiore (la competenza sull’impugnazione). 

Con la conclusione, a seguire le contorsioni ascoltate in questi giorni, che la decisione del saggio  potrà essere riformata dal meno saggio. 

Passiamo al secondo strumento che il Governo pensa di mettere in campo: si vieti ai magistrati di commentare le leggi e se lo fanno che siano puniti disciplinarmente se poi non si astengono quando di quelle leggi debbano fare, per l’appunto, applicazione. 

Imporre ai magistrati di non parlare (pubblicamente) di diritto è un po’ come esigere dai medici di non parlare di medicina. 

Ma a scrutare l’”arnese” che dovrebbe realizzare l’obiettivo, vale a dire la norma  di prossima introduzione, si prende coscienza  della sua sostanziale impotenza.

Si prevede, cioè, che sia punibile disciplinarmente il magistrato che non si astenga quando ricorrano “gravi motivi di convenienza”. 

Che si tratti di un “teatrino” è  documentato dalle reazioni dello stesso potere togato incarnato dai suoi rappresentanti associativi i quali urlano ai quattro venti l’illiberalità della previsione. 

Tutti i protagonisti dello “scontro” fingono.

Finge il Governo, finge l’ANM. 

Perché già oggi il magistrato che non si astiene  quando ricorrano seri motivi per farlo, anche se la legge processuale non lo impone, sono puniti disciplinarmente. E non risulta che l’ANM si sia mai doluta dell’illiberalità della Sezione Disciplinare del CSM, organo militarmente occupato dalle correnti della stessa ANM. 

Dall’altro lato il Governo non si sogna di far approvare dal Parlamento una legge che espressamente vieti al magistrato di parlare di diritto, ben sapendo che sarebbe incostituzionale. Del resto il Ministro della Giustizia sa bene che non gli serve la nuova norma per "suicidarsi" accusando disciplinarmente un magistrato di avere espresso il suo pensiero.   

Gli uni e gli altri sembrano, allora, alquanto distratti. 

Il Governo non s’accorge di introdurre una norma inutile perché già da tempo applicata. 

L’ANM non si è accorta che una norma tanto illiberale non ha avuto bisogno del Parlamento,  perché  è praticata in via di fatto proprio nel suo fortino, il Consiglio Superiore della Magistratura.  




Continua - Leggi tutto l'articolo