sabato 25 giugno 2022

Interferenze reciproche.



Luca Palamara s’era immischiato nella scelta (di competenza del CSM) del successore di Giuseppe Pignatone a capo della procura della repubblica di Roma,  sostenendo la candidatura di Marcello Viola poi asceso alla guida della procura di Milano.  


Giuseppe Pignatone  - che allo stato non ha smentito l’onorevole Matteo Renzi – s’era immischiato nella scelta del nuovo ministro della Giustizia, stoppando  la nomina di Nicola Gratteri col  veto dell’allora Presidente Giorgio Napolitano, opportunamente imbeccato dalle lobbies togate.

Palamara è stato defenestrato soprattutto perché tra gli interlocutori vi erano dei politici, come se la politica non contasse ordinariamente per le nomine che fa il CSM. 

Pignatone ha raggiunto una tranquilla pensione ed ora accusa per conto del Papa.  

Se è vero che ha interferito sulla scelta di un ministro della Repubblica c’è molto da preoccuparsi perché vuol dire che al dicastero della Giustizia non si accede senza il gradimento dei magistrati.

E questo significa che nessun ministro della giustizia potrà mai occuparsene senza vincoli di sudditanza verso il corpo togato. 

Sarà per questo che di riforme sgradite al Sistema non se ne  sono mai viste.

La magistratura condiziona la politica ma non può ammettere che la politica la condizioni a sua volta e allora caccia Palamara. 

E tiene Pignatone.    



  

1 commenti:

francesco Grasso ha detto...

La politica non ha alcuna possibilità di poter condizionare la magistratura. Nè culturale, né distabilità. E' totalmente incapace, in modo assoluto, di comprendere minimamente gli elementi fondamentali, elementari del Diritto.