martedì 8 luglio 2008

I nostri stipendi


Nell’ambito della campagna di stampa promossa dal Presidente del Consiglio, tramite i giornali di proprietà della sua famiglia, per fare passare la legge blocca-processi e quella che assicurerebbe (assicurerà?) al dr Berlusconi l’impunità, uno dei passaggi centrali è quello di dipingere i magistrati come delle canaglie e della gentaglia.

La cosa potrebbe apparire abbastanza illogica, perché, essendo qui in discussione la Costituzione e l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, non si comprende come il fatto che, in ipotesi, i magistrati siano delle canaglie (o delle “metastasi” - così ci ha definito testualmente pochi giorni fa il Presidente del Consiglio) potrebbe fare diventare giusto il blocco di centinaia di migliaia di processi per bloccare quello che coinvolge il Capo del Governo imputato.

Ma, poiché la cosa che gli italiani hanno la tendenza a fare di più è tifare per questo o per quello, evidentemente i sondaggisti del Presidente del Consiglio devono avergli detto che diffamando i giudici la gente troverà accettabile l’introduzione di leggi che lo favoriscano.

Dunque, ieri, Il Giornale – di proprietà, appunto, della famiglia Berlusconi – ha descritto i magistrati come ricchissimi e poco laboriosi.

L’Associazione Nazionale Magistrati ha scritto una lettera a Il Giornale per smentire alcuni dei contenuti di quell’articolo.

Riportiamo qui sotto la lettera dell’A.N.M..

Sulla questione delle ennesime leggi ad personam abbiamo pubblicato su questo blog diversi articoli, che possono essere rintracciati cliccando sulla voce Berlusconi e leggi ad personam, nell’indice di visualizzazione per temi che si trova nella sidebar di destra del blog (e anche cliccando su questo link attivo).

P.S. – Vorremmo dire a tutti i cittadini che i magistrati sono un certo numero di italiani assortiti. Dunque, fra noi c’è la stessa percentuale di brave persone, di lavoratori indefessi, di lavativi, di poco di buono che c’è in tutte le altre professioni e mestieri. L’idea che le canaglie si siano messe d’accordo e facciano tutte i magistrati, oltre a essere ingiustamente offensiva, è palesemente illogica.

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ASSOCIAZIONE NAZIONALE MAGISTRATI


Al Direttore del quotidiano “Il Giornale”


Gentile Sig. Direttore,

Nella giornata di lunedì 7 luglio il Suo giornale ha pubblicato alcuni articoli in tema di trattamento economico dei magistrati, che contengono informazioni errate e fuorvianti e sulle quali riteniamo doverose alcune precisazioni.

Negli articoli vengono indicati in modo fuorviante quali redditi di riferimento le dichiarazioni, al lordo delle trattenute fiscali, di giudici costituzionali, di magistrati amministrativi e di alcuni magistrati che hanno svolto funzioni ministeriali, attribuendo particolare risalto ai relativi dati numerici che, tuttavia, non corrispondono alle effettive retribuzioni dei giudici ordinari.

Infatti, gli stipendi dei magistrati sono completamente differenti da quelli enfatizzati nella testata.

Intendiamo, quindi, fornire i reali parametri:

A) un magistrato di prima nomina percepisce uno stipendio netto mensile di € 2.280;

B) un magistrato con cinque anni di servizio lo stipendio netto mensile di € 3.717;

C) un magistrato con dieci anni di servizio lo stipendio netto mensile di € 3.952;

E’ di tutta evidenza che i suindicati livelli retributivi sono notevolmente distanti dalle cifre riportate nell’articolo.

A ciò vanno aggiunte alcune ulteriori considerazioni:

1) per partecipare al concorso in magistratura è necessario aver conseguito una laurea quinquennale e superato un corso di specializzazione biennale, per cui l’età di ingresso in magistratura è, oggi, in media, superiore ai trenta anni;

2) i magistrati di prima nomina sono, nella quasi totalità dei casi, destinati in sedi molto lontane da quelle di residenza, spesso in zone difficili del paese;

3) i magistrati sostengono da soli le spese per l’aggiornamento professionale, quali gli abbonamenti a riviste, codici, libri, senza che le stesse possano essere nemmeno detratte dalla dichiarazione dei redditi.

E’ del tutto falso, inoltre, quanto riportato nell’articolo relativamente agli arbitrati: ai magistrati ordinari è del tutto precluso lo svolgimento di incarichi arbitrali, così come di qualsiasi altro incarico extra-giudiziario retribuito.

Il reddito che abbiamo indicato è l’unico che può essere percepito da un magistrato ordinario.

I riferimenti alle ferie dei magistrati e alla presenza in ufficio sono, infine, del tutto fuorvianti.

Il periodo di sospensione feriale, infatti, prevede la sospensione di tutti i termini processuali, salvo che di quelli per il deposito delle sentenze, che tutti i magistrati redigono anche durante il periodo destinato alle ferie.

Inoltre, la gran parte dei giudici non ha a disposizione un ufficio dove poter scrivere le sentenze e, dunque, sono costretti a lavorare a casa.

Peraltro, non sono previsti stanziamenti per gli straordinari del personale amministrativo, che per tale motivo non sono presenti in ufficio oltre le ore 14,00.

In realtà la produttività media dei magistrati italiani è di gran lunga superiore a quella degli altri paesi europei.

I magistrati lavorano, senza risparmiarsi, anche nei giorni festivi e durante il periodo feriale.

E’ giusto che i cittadini siano informati anche sulle retribuzioni dei magistrati, ma riteniamo che la stampa abbia il dovere di fornire una informazione completa ed aderente alla realtà.

Roma, 8 luglio 2008

Il Presidente - Luca Palamara
Il Segretario Generale - Giuseppe Cascini



35 commenti:

Anonimo ha detto...

La nefandezza è "passata", la rettifica non sarà neppure pubblicata.
Fermo l'apprezzamento per la reazione dell'ANM, io ritengo di essermi alquanto stufato e non escludo di valutare il ricorso ad iniziative giudizarie risarcitorie contro ulteriori attacchi della stampa generalizzanti ed ingiustamente infamanti. Quando vengono fornite notizie VOLUTAMENTE errate, si contravviene non solo alle regole deontologche del giornalista ma anche ai precetti giuridici in materia di diritto di cronaca.
Nicola Saracino

Anonimo ha detto...

Non credo che picconare le istituzioni - anche quelle che hanno i loro problemi e sono migliorabili - alla lunga ci consegni un paese migliore.
Forse dovremmo chiederci tutti in quale paese vogliamo che i nostri figli vivano.

Anonimo ha detto...

Egregio Dott. Saracino

Capisco il momento di sconforto,ma non ceda.Servirebbe a fare il loro gioco.Ci sono momenti in cui bisogna avere spalle larghe per sopportare e pazienza grande per aspettare.

"Ha dda passà a nuttata"

Cordialmente

Pierluigi Fauzia

Anonimo ha detto...

perché non le scrivete tutte le cose. vi siete scordati i gettoni di presenza, l'auto blu, trasporti gratis, telefonino gratis, viaggi gratis, treno gratis, cinema gratis.

ste cose le dimenticate sempre???

Anonimo ha detto...

Ho constatato che ormai "Il Giornale" dà "mazzate" ai giudici italiani ogni giorno. Solo ieri 8 luglio è uscito un articolo di Paolo Guzzanti intitolato "Questi giudici incompetenti" sul trasferimento dell'inchiesta sulle intercettazioni Saccà-Berlusconi da Napoli a Roma. La tesi di Guzzanti è che i giudici di Napoli si sono divertiti a indagare su Berlusconi e Saccà mentre avrebbero potuto indagare su cose molto più importanti e che ad un certo punto (riporto testualmente) "La Procura di Napoli si spoglia dell’inchiesta stessa dicendo più o meno: «Oops, scusate, ci siamo sbagliati. Non siamo noi che dobbiamo indagare su Berlusconi e Saccà, visto che entrambi ovunque hanno agito tranne che a Napoli, e dunque restituiamo gli atti alla Procura di Roma e tanti saluti e sinceri ringraziamenti al contribuente italiano con i cui soldi ci siamo divertiti». Facile smentire tale tesi; basta leggere le dichiarazioni dell'Avv. Ghedini su qualsiasi quotidiano dei giorni precedenti in cui dichiara che sono stati gli avvocati di Berlusconi a chiedere il trasferimento. Bene, ho provato a scrivere questa precisazione sul sito nello spazio dei commenti, ma il mio commento (inviato più volte)non è stato mai pubblicato. Ho anche scritto una e-mail cortese al direttore Giordano per avere spiegazioni e mi è arrivata una risposta preconfezionata di ringraziamenti per la segnalazione.
Mi auguro quindi che la lettera di precisazioni dell'ANM abbia maggior fortuna dei miei commenti e venga pubblicata. Buona fortuna.

Anonimo ha detto...

scusate, anche io ignoro come molti le Vostre reali retribuzioni per cui chiedo se nell'articolo riportato non manchi, tra i vari livelli, alcune aggiunte ulteriori che vanno ad aumentare il mensile percepito.

Ultimo dilemma è dato dalla verità o meno della analogia con il resto del pubblico impiego (in parte trovo conferma nell'articolo), dove la carriera per anzianità fa sì che uno possa ritrovarsi in primo grado un giudice con 20 anni di anzianità (sorvoliamo sul perchè mai promosso), che percepisce come un collega della Cassazione senza in realtà esser mai uscito dal tribunale...
ringrazio da ora chi vorrà rispondermi

La Redazione ha detto...

Per Francesco delle 9,23.

Le sue infomrazioni sono, purtroppo, del tutto infondate. La retribuzione del magistrato è "onnicomprensiva" ed egli non può svolgere alcun altro tipo di lavoro per integrare il suo reddito.
Amo il cinema e lo pago, al pari dei biglietti di trasporto.
Sul telefonino posso dirle che ho un bel Nokia n73 acquistato personalemtne come ogni altra attrezzatura che uso anche per il lavoro.
Il computer portatile fornitomi dall'Amministrazione risale all'anno 2000.
Spero di aver esaudito le sue curiosità.
Nicola Saracino

La Redazione ha detto...

Per l'anonimo delle 11,32.

La Costituzione stabilisce che i magistrati si distinguano solo per la diversità delle funziuoni esercitate.
Che vuol dire?
Vuol dire che il giudice di primo grado non è migliore né peggiore di quello di cassazione, ma svolge soltanto una funzione diversa. Punto.
Non significa affatto che sia stato "bocciato" nella carriera, ma solo che per sua scelta (o perché non vi sono tanti posti disponibili quanti sono i richiedenti) non ha (ancora) avuto accesso a diverse funzioni.
Il che non è un male perché tanti ottimi giuristi, praticando le funziuoni di merito, danno il loro apporto alla giurisprudenza sulle leggi di nuova emanazione e con il loro contributo aiutano a ridurre le impugnazioni.
Se le può interessare lo scrivente ha acquisto la qualifica (ormai abrogata) di Consilgiere d'Appello, ma esercita in Tribunale, dove intende restare ancora per molto tempo, finché le forze glielo permetteranno ...
Nicola Saracino

io che speravo che :( ha detto...

Gentilissimo Dott. Saracino,
premesso che se devo fare il tifo per qualcuno lo farei per quelli - tra i giudici - che in concreto dimostrino di avere la consapevolezza della altezza della loro funzione, e premesso che ritengo che in magistratura v’è una buona rappresentanza di persone per le quali mi sentieri di fare il tifo, ciò premesso non si può fare a meno di osservare come da qualche tempo a questa parte si sia assistito ad un decadimento della cosa pubblica generale, che è partito da malcostumi della politica (che però altro è se non la rappresentazione verticistica della cultura nazionale), è passato per i pubblici dipendenti, si radicato nelle professioni, ed infine si è appoggiato non molto lievemente anche in alcune sottocolture della magistratura.

Quando il livello dei costumi si abbassa (quale che sia il contesto a cui ci si riferisce) la dialettica costruttiva lascia spazio alla invettiva, all'insulto e persino alla ipocrisia (che io pongo al vertice del malcostume e che altro è se non la rappresentazione di una propria virtù, inesistente, rivolta alla acquisizione di un consenso immeritato).

Se gli ultimi saggi in edicola si intitolano "I privilegi della casta", "La Deriva", " Roba Nostra", "il Baratto", "Senti chi parla" e così via dicendo e se il denominatore comune di tutte queste testimonianze è la denuncia del malcostume imperante in Italia, quel che resta da fare ai comuni cittadini (categoria nella quale io appartengo sicuramente e che probabilmente assorbe anche Lei) è davvero ben poco.

La sua ipotizzata denuncia potrà forse risolvere un suo disagio personale ma non risolverà i problemi che affliggono il nostro paese e che festeggiano il compleanno dalla deviazione di quei magnifici ideali incarnati nella Democrazia Cristiana, e ciò da quando brandendo il vessillo della libertà e dalla fuga dal regime fascista e comunista, una classe dirigente incolta (fatte salve le dovute eccezioni) ha insegnato ad un popolo quel che Macchiavelli insegnava alla Sua epoca e cioè che il fine giustifica i mezzi (sto cercando in edicola l’ultimo libro di Roberto Scarpinato perché mi sembra di avere colto che il Vs. collega oltre a fare una analisi dell’attuale momento, ne abbia in qualche modo cercato le origini nel passato, ed abbia constatato come un personaggio come Borgia, che in un altro paese sarebbe stato messo all’indice, nei nostri territori ha contribuito a formare la storia delle classi dirigenti orientandone le azioni).
Io ho una mia chiave di lettura, e penso (ma ovviamente posso sbagliarmi) che da noi gli scontri generazionali (mi riferisco a quelli del dopo guerra in poi) hanno avuto ad oggetto la scorza, la buccia, del vivere sociale.
E mentre si discuteva del contenitore, le generazioni del dopo dopo guerra si sono mangiate il contenuto.
Ora sta a noi (chi più chi meno giovane, ma non è l'età che conta) concimare il terreno della cultura nazionale.
Non abbiamo bisogno per fare questo di essere guidati o di rincorrere ideologie, quanto piuttosto di proporre, soprattutto con l'esempio, l'idea di una cultura del fare e non solo di quella del dire (una cosa per poi farne un'altra).
Nessuno è esente da colpe, e ciascuno deve farsi carico dei propri errori (omissivi o commissivi che siano stati).
Ivi compresa la magistratura che mi sembra, al di fuori di questi spazi, abbia raramente recitato un mea culpa.
Spero che Lei non mi fraintenda anche perchè ho idea che se frequenta questi luoghi, dovrebbe far parte di quella ristretta parte della magistratura che ad un certo punto non ha più ritenuto disdicevole lavare i panni sporchi fuori casa.
E’ naturale poi che se si comincia a fare una operazione di questo genere, si presta il fianco ad attacchi e che questi possono arrivare un po’ da tutte le direzioni della fortezza.
Dove si trovano appigli lì si menano fendenti.
Stiamo vivendo un momento storico delicato.
Qualcosa si sta muovendo dal basso: parte dalla coscienza della gente, da quella area della natura dell’uomo che forma l’etica e che porta un bambino di pochi mesi a distinguere naturalmente (senza che nessuno glielo abbia mai insegnato) il bene dal male.
Quando poi cresce quel bambino impara a capire che non tutto ciò che egli sente naturalmente come bene si risolve in una sua convenienza.
Siamo intrisi di stimoli che ci portano ad avere una valutazione personalissima del “bene”.
Conviene allora ripartire dai bambini, perché i prodotti già maturi della società potranno difficilmente cambiare sapore.
Mi permetto di chiederLe di lasciar perdere le denunce e di pensare che per 10 giornalisti che tirano acqua al mulino dei loro interessi, ci sono altrettanti professionisti, magistrati, pubblici dipendenti e chi più ne ha più ne metta, che tirano il secchio in senso inverso.
In questo momento il gioco si svolge con le regole che ci siamo dati.
Cerchiamo di lavorare per modificare la cultura dalla quale le regole partoriscono e non per ottenere una effimera punizione di chi ha distrattamente ha offerto il destro ad un cartellino giallo o rosso che sia.

Con deferenza e simpatia :)

IO speriamo che

Anonimo ha detto...

e riguardo ai gettoni di presenza e all'immunità.

mi spiego a me risulta che un magistrato non è perseguibile in alcun modo se durante il suo mandato dovesse violare in qualche modo la legge.

per assurdo se un giorno infausto un magistrato andasse in piazza con un mitra e facesse una strage - ho detto per assurdo ovviamente - non sarebbe perseguibile in alcun modo, lo stesso se, una volta in pensione dovesse mettersi a fare - sempre per assurdo - il rapinatore di banche.

ovviamente non mi pare ci siano casi così estremi però giusto per far capire che nessun magistrato può essere indagato e perseguito in alcun modo.

per i gettoni invece mi risulta che ogni presenza in aula viene pagata con 200 euro o qualcosa di simile

KciN ha detto...

Perdonate lo spam, ma ci tengo, nel silenzio generale, a lanciare questo messaggio d' allarme.

Per brevità, mi autocito.

Stavo veramente per cascare dalla sedia.

Navighi tranquillo e beato prima di rimetterti sui libri, leggi le solite cavolate sui giornali (sempre intenti a creare un caso dove non c'è), fai un salto sui siti dell' antitrust e anticoruzione come fai sovente e..Ta dan!


"Ai sensi dell’art.68, comma 6, del Decreto Legge n. 112 del 25 giugno 2008 [Il c.d "Decreto Brunetta"] , l’Alto Commissario per la prevenzione ed il contrasto della corruzione e delle altre forme di illecito nella pubblica amministrazione è soppresso. Verrà successivamente indicata sul sito l’Amministrazione - ad oggi non ancora individuata - a cui verranno trasferite le funzioni."


Ma stiamo scherzando?Leggo sui giornali dei fischi a Gigi d' Alessio, dell' ultimo album di Carla Bruni, dei "reality proletari"e niente su tutto questo?


Non mi resta che lanciare un appello a voi blogger: Diffondete queste informazioni, sensibilizzate i navigatori.
Impegnamoci per impedire questo ennesimo spregio.

La Redazione ha detto...

Per Io speriamo che delle 12,28.

Non è un problema di tifo.
Anzi è un problema di tifo.
Il fatto è che la magistratura proprio non deve avevre bisogno dell'appoggio popolare; altrimenti è finita la giurisdizione per come la intendoiamo in questo Paese.
Lei parla di denunce, mentre io ho solo ipotizzato azioni civili risarcitorie e non certo a titolo personale. Con i relativi proventi l'ANM potrebbe pagarsi gli spazi (molto costosi) sui giornali per replicare ad accuse ingiustificate e proporre anche la propria parola. Mi scusi, mi sembra di capire che le sia un Avvocato: ma come reagirebbe la sua categoria se venisse additata al pubblico ludibrio senza un minimo di correttezza?
Vede, sarà la deformazione professionale, ma per me i torti si riparano solo col diritto.
Nicola Saracino

La Redazione ha detto...

Per Francesco delle 12,38.
Lei ha informazioni completamente errate e questo non è un bene, perché qualcuno in evidente malafede quelle informazioni le avrà pur date.
Il magistrato non gode di alcun "gettone" e non svolge neppure gli incarichi arbitrali molto ben remunerati che invece assumono i magistrati amministrativi (altro concorso, altra carriera, altro settore, non c'entrano nulla con la magistratura ordinaria). Il magistrati, poi, rispondono al pari di tutti i cittaddini degli illeciti commessi, anzi spesso con loro si è più severi.
Nicola Saracino

Anonimo ha detto...

Caro Francesco, mi permetto di segnalarLe che Le risulta male.

Senza raggiungere gli "assurdi" da Lei segnalati, Le assicuro che tutti i magistrati che commettessero reati, anche nell'esercizio delle proprie funzioni, sarebbe asoggettati ad azione penale come qualunque cittadino.

La hanno infomata male, e questo dà il senso di quale sia l'aria che si respira.
Probabilmente Le hanno parlato della responsabilità civile dei giudici, e cioè della possibilità che un giudice debba rispondere dei danni ove commetta un errore nel decidere.
la materia al momento è regolata da una norma che prevede che il M. risponda dei danni solo per dolo o colpa grave (viene esclusa la colpa lieve e la colpa). La scelta non è di lna caprina e non trae ragione dal desiderio di creare una sacca di impunità nella magistratura ma persegue l'idea di non diminuire la libertà del giudice nell'affrontarele questioni che gli offre la società assumendo anchge decisioni che a prima vista potrebbero apparir ingiuste ma che in realtà potrebbero poi rivelarsi solo coraggiose.
Insomma la questione è assai delicata e non può essere semplificata nel modo in cui la hanno a Lei descritta.
Qaunto ai benefit. Le confermo che salvo rarissime eccezioni inerenti solo l'uso (scorretto) della auto di servizio i magistrati stanno di norma molto al di sotto degli alti dirigenti della pubblica amministrazione e più in generale dei manager.

Non si faccia incantare da ciò che ad orecchio dovrebbe sembrarle stonato.
Si fidi un po' di più del suo intuito e se può cerchi di affinarlo.

Cordialità

Anonimo ha detto...

Informo che oggi sul "Giornale" è invece stata pubblicata per intero la lettera dell'A.N.M., con tanto di risposta del direttore.

Anonimo ha detto...

Scusate, ma anche se è già stato detto benissimo da altri, poiché è necessario che queste cose restino chiare, ci tengo anche io a dire chiaramente che:

1. i magistrati percepiscono solo lo stipendio e basta; non ricevono "gettoni di presenza" di alcun tipo né altre forme di integrazione dello stipendio; non possono svolgere incarichi remunerati diversi da quelli d'ufficio tranne alcuni espressamente previsti dalla legge (si tratta di pochi incarichi svolti da pochi magistrati); né ha alcun senso o può considerarsi onesto citare gli stipendi dei giudici della Corte Costituzionale; si tratta di un ufficio di altissimo rango e non ci si arriva per concorso;

2. i magistrati non hanno alcuno dei benefit indicati da Francesco e già il solo fatto che qualcuno metta in giro cose del genere da la misura della autentica campagna di diffamazione che è in corso; i magistrati non hanno biglietti gratis né per il cinema, né per il treno, né per niente;

3. i magistrati non hanno cellulari né gratis né con lo sconto; i cellulari ce li compriamo e ne paghiamo interamente la bolletta;

4. l'"auto blu" la usano solo il Presidente del Tribunale e quello della Corte di Appello e altri pari grado (Procuratore e Procuratore Generale, per esempio); niente a che vedere con tante amministrazioni pubbliche nelle quali anche i semidirigenti di meno elevato livello vanno in giro con l'autista.

Insomma, i nostri stipendi sono proprio quelli indicati nella lettera dell'A.N.M. pubblicata nel post che stiamo commentando.

Posso aggiungere che alcuni colleghi hanno scritto dicendo che guadagnano qualcosa in meno, ma si è scoperto che dovrebbe trattarsi di un problema di differenza di addizionali IRPEF regionali.

Felice Lima

Cinzia ha detto...

Perdonate, so che questo non è attinente al post, ma vorrei segnalarvi un bell'articolo apparso oggi su Golem. Buona lettura.

http://www.golemindispensabile.it/index.php?_idnodo=16881

Anonimo ha detto...

le informazioni mi erano state date in un forum di un partito politico che preferirei non citare. Mi sono state date diverse informazioni anche riguardo i giudici di pace. In effetti i dati mi sembravano eccessivi. Solo che non sapevo dove verificarli.

le altre cose che mi erano state dette è che un giudice può anche far mettere delle persone dentro senza processo e basandosi su prove indiziarie oppure può far sequestrare l'appartamento del vicino se gli sta antipatico o ancora, autorizzare perquisizioni per qualsiasi motivo o negare durante il processo la presenza dell'avvocato di una qualsiasi degli imputati oppure impedire ad un imputato di potersi difendere o cose di questo genere...

io che speravo che :( ha detto...

Gent.mo Dott. Saracino,
premetto che spero comprenderà il tono, del tutto amabile e fuor di ogni polemica di questa mia replica, e Le esprimo ora la mia opinione.
Se il Consiglio Nazionale Forense dovesse pensare di iniziare una causa per ogni fesseria detta sui giornali a detrimento della categoria, penso che le aule di giustizia si vedrebbero ulteriormente ingolfate di azioni di ogni genere e territorialità.
Ammetto tuttavia che il caso di cui discutiamo è un po' diverso.
Qui non si è fatta una accusa generica ma si è detto, e la cosa può generare effetti negativi nella pubblica opinione, che i magistrati arrivano a guadagnare somme indicibili.
Devo quindi per prima cosa rilevare che la Sua idea di adire un giudice in via risarcitoria per la categoria non riposerebbe in una deformazione professionale, ma semmai in una "formazione culturale" che, per fortuna, Le appartiene.
Il problema tuttavia a mio avviso no è tanto nella scelta dello strumento della reazione, perchè le alternative a disposizione sono molteplici, quanto piuttosto nella scelta se reagire o meno.
Cosa sarebbe infatti una legittima pretesa di rettifica (e Lei sa che la legge sulla stampa obbligherebbe il giornale che ha pubblicato la notizia errata a pubblicare, con pari visibilità una rettifica eventualmente richiesta dall'ANM) ed altra cosa sarebbe una reazione che contenga anche una riconvenzionale e che non avrebbe l’effetto di operare nello stesso contesto in cui è stata diffusa la notizia tendenziosa.
Nel primo caso la Vs. categoria eserciterebbe legittimamente il diritto di difesa con lo strumento più agile ed immediato previsto dalla legge, il quale consentirebbe anche una immediata correzione della falsa notizia presso la stessa opinione pubblica che era stata la destinataria della opera di disinformazione.
La semplice difesa pertanto avrebbe il pregio della immediatezza ed il risultato rendere innocuo il tranello teso col mezzo della notizia falsa.
Massimo risultato, cioè far fare al giornale ed a chi lo manovra la figura di chi strumentalizza l'opinione pubblica, con la minima esposizione per la magistratura.
Una reazione diversa, che si componesse “anche” di una azione di tipo risarcitorio, invece a mio modestissima opinione, altro farebbe che alimentare una battaglia che comunque la magistratura andrebbe a combattere su un terreno che non le è proprio, essendo quello della informazione un mondo assai più "libero", "scaltro" e "multifono" (capace cioè di avere più fonti di diffusione delle proprie opinioni) di quanto non possa essere quello della magistratura, la quale comunque dovrebbe rispondere per rappresentanza (a meno che non si voglia pensare che ogni magistrato possa assumere l'iniziativa che ritiene più opportuna) e dovrebbe SEMPRE restare nei margini di un contegno istituzionale che le è proprio.
Una reazione che si componesse anche di una riconvenzionale, inoltre altro farebbe se non alimentare quel venticello che già serpeggia nella opinione pubblica secondo il quale la magistratura si dimostra molto attenta a proteggere se stessa ed assai meno attenta nello svolgimento delle proprie funzioni. Si immagina quali commenti potrebbe generare una sentenza che per mera ipotesi condannasse un giornalista ed una testata a risarcire l’ANM con tot euro? Immagina i commenti sul nemo iudicare in rem propriam?
Insomma se io fossi un magistrato rappresentativo e dovessi dare una opinione sul come affrontare il conflitto di poteri cui stiamo assistendo, suggerirei di tenere un basso profilo, che assicuri la dignità della categoria e che le consenta di non perdere quel contegno e quel distacco dall'agone che dovrebbe essere immanente al ruolo del GIUDICE e che Lei ha più volte mostrato di avere bene a mente.
So benissimo che una cosa è guardare ai fatti che stanno avvenendo dall'esterno ed altra cosa è esserne parte, ma potrei anche rispondere che proprio per questo esiste il ruolo dell'avvocato : )
Se le parti dovessero volgere le proprie difese senza il filtro, anche di ponderazione, di un terzo, non esisterebbe la figura del patrocinatore (che nella sua radice evoca la funzione del pater) e ciascuno sarebbe libero di azzuffarsi davanti alla giustizia.
Mi passi la battuta e spero che Le strappi un sorriso, ma penso che se la magistratura si rivolgesse ad un “buon avvocato” : ) che non avesse a cuore solo l'idea di fare cause, e quindi quattrini, questi dovrebbe consigliarle di mantenere le distanze, badi bene: “non” lasciar cadere le provocazioni, ma di “non” scendere al livello dei provocatori.

Posso immaginare quale possa essere lo stato d'animo di un nobile magistrato che veda così calpestata la verità, ed immagino anche che la Sua idea di proporre una azione civile per il risarcimento (sarebbe poi una delle prime forme di class action in Italia :) nasca comunque da un forte senso di appartenenza alla cetegoria.
L'avvocatura non avverte così forte questo senso di appartenenza perchè le anime che la compongono sono assai più disparate, e forse anche perchè se qualcuno dicesse su un giornale che la avvocatura si compone per il 70% di imbroglioni, ciascuno di noi penserebbe di far parte di quel 30% che, per forza di cose, dovrebbe comporsi di professionisti seri.

Mi perdoni se mi sono permesso qualche licenza scherzosa e sono certo che ne comprenderà lo spirito.

IO speriamo di non essere stato insolente :)

La Redazione ha detto...

Gentile Io speriamo che delle 17,14, il senso dell'umorismo non mi manca, per fortuna e quindi comprendo l'intonazione del discorso.
Per tornare alle percentuali devo rilevare che chi lancia sistematiche e generealizzanti accuse si premura di trincerarsi dietro frasi del tipo: "Sappiamo benissimo che il 90% della categoria è sana e noi vogliamo colpire la sparuta minoranza di birichini". Premsso che questo banale artificio retorico, che nasconde l'intolleranza verso ogni forma di controllo di legalità, caratterizza tutti gli schieramenti politici, può essere utile ricorrere alla metafora del medico che, per controllare una banale infezione, somministra una dose letale di antibiotico, portanod a morte certa il paziente.
Vede, devo ribadire l'idea che i giudici di questo Paese non devono essere trascinati sul terreno della ricerca del consenso della "gente" altrimenti Lei, che è Avvocato, saprebbe benissimo che la causa si vince o si perde a seconda dell'umore politico del momento, ed anche la sua nobile professione perderebbe di sicuro gran parte del fascino che l'ha indotta a scieglierla.
Se si continua a tollerare che il medico di cui sopra operi in quel modo i pazienti certamente ne soffriranno.
Nicola Saracino

Anonimo ha detto...

Gentilissimo Dottor Saracino,

E' vero, la magistratura non deve cercare il consenso della "gente".

Ma allora perché esiste questo sito?

Anonimo ha detto...

"le altre cose che mi erano state dette è che un giudice può anche far mettere delle persone dentro senza processo e basandosi su prove indiziarie oppure può far sequestrare l'appartamento del vicino se gli sta antipatico o ancora, autorizzare perquisizioni per qualsiasi motivo o negare durante il processo la presenza dell'avvocato di una qualsiasi degli imputati oppure impedire ad un imputato di potersi difendere o cose di questo genere..."

Si è vero.Si sono dimenticati di dirle anche che sparano saette e possono volare.

Scusi,ma scherzo per sdrammatizzare.

Sa l'ironia è molto utile in tempi grigi come questi.

Anonimo ha detto...

Per Anonimo delle 19.59.

Lei scrive:
"Gentilissimo Dottor Saracino,
E' vero, la magistratura non deve cercare il consenso della "gente".
Ma allora perché esiste questo sito?"

Scusandomi per l'intrusione e in attesa che Le risponda Nicola a cui Lei ha rivolto la domanda, mi permetta di darLe anche la mia di risposta.

Questo sito esiste per fare scoprire alle persone quanto è bello pensare.

Pensare è un'attività complessa e faticosa.

Un pensiero non è "qualunque cosa mi passa per la testa", ma il frutto di un "lavoro".

Con la mente succede qualcosa di simile che con il corpo.

Non è sport qualunque movimento.

Per avere un corpo sano e bello bisogna "lavorarci".

Lo stesso accade per la mente.

Sembra, invece, che ormai tutto si riduca a slogan, a frasi fatte, a "la prima cosa che mi viene in mente".

Abbiamo dato vita a questo sito per provare a lavorare insieme sulle nostre menti e per provare a generare una passione collettiva per questo.

La nostra umile convinzione è che solo per questa via potrà accadere che le persone si riscoprano e riscoprano il bello che c'è nello stare insieme.

Perchè stare insieme senza ascoltarsi e senza pensare non è uno stare insieme umano.

Come vede, l'ambizione di questo blog è enorme.

Per non apparire velleitari, va precisato che ovviamente non abbiamo l'ambizione di un successo totale e generalizzato.

Si tratta di una di quelle avventure in cui anche solo cominciare e provare è vincere.

Quello che è già successo qui vale da solo tutta la scommessa e, se anche chiudessimo il blog domani mattina, esso ci avrebbe già dato gioie di impareggiabile valore.

Quando lo abbiamo aperto, infatti, non sapevano cosa sarebbe successo.

Si è trattao di un esperimento.

Trovare oggi qui persone di ogni genere intente a parlarsi con attenzione e rispetto è un fatto talmente bello e talmente soprendente da contenere un insegnamento importante per noi e per altri.

In un'epoca di disillusioni e opportunismi, di rabbia e rancore, di ostilità reciproche e pregiudizi abbiamo visto all'opera qui un'umanità generosa e sincera, desiderosa di sperare e di impegnarsi, capace di incuriosirsi e di dare fiducia, di indignarsi, ma anche di prendere atto del buono che c'è.

A noi sembra tantissimo.

Questa la risposta su un piano ampio alla Sua domanda.

Venendo ora alla risposta che Lei chiedeva su un piano più immediato, direi che la Sua domanda è frutto della mancata percezione da parte Sua - e La prego di credere che glielo dico con simpatia e cordialità e senza alcuna vena polemica, nonostante il tono del Suo commento - di una importante distinzione.

I magistrati non devono cercare il consenso della gente nell'esercizio delle loro funzioni giudiziarie.

In sostanza, essi non devono decidere secondo ciò che vuole la gente, perchè altrimenti non fanno i giudici, ma Ponzio Pilato (mi permetto di rinviare sul punto al post “L’ordinanza del G.I.P. di Verona. Il potere e Ponzio Pilato”).

Ma come categoria professionale hanno pieno diritto, come tutte le altre categorie professionali, a cercare il consenso degli umani.

Quando devo decidere se condannare o assolvere Tizio o Caio, non devo pensare a cosa sarà più gradito dalla folla.

Ma quando qualcuno mi insulta pubblicamente dicendo che sono un cialtrone, ho tutto il diritto di difendere il mio onore e la mia credibilità pubblica.

Sono certo che con questo approfondimento - frutto di quello sforzo di pensiero di cui ho detto sopra (e da qui la necessità della prima parte di questo commento) - Le risulterà chiaro sia il senso delle parole di Nicola che quello dell'esistenza del blog.

Un caro saluto.

Felice Lima

La Redazione ha detto...

Ecco, appunto ...
Nicola Saracino

Anonimo ha detto...

E' stato chiarissimo come sempre, caro Dottor Lima.

Ma allora Le giro, con il Suo consenso, un'altra domanda: non c'è il rischio che, anche solo per fornire "difesa" alla categoria, si finisca per enucleare esempi tratti da casi concreti e che questo, in ultima analisi, finisca per screditare ai più o meno ingenui occhi del popolo (molto spesso "ammaestrato" da una stampa non proprio del tutto libera), l'imparzialità della magistratura?

Vede, una volta un giovane magistrato venne da me, avvocato, perché desiderava reagire contro un giornalista che aveva scritto, in cronaca locale, un articolo quanto meno inopportuno, se non del tutto offensivo, nei confronti di una sua decisione. Egli desiderava non tanto querelarlo, quanto rispondere alle velate "accuse" con una lettera sul suo giornale. Gli consigliai di lasciar perdere, perché quello che voleva in realtà il giornalista era solo aprire una polemica per aumentare la "tiratura" del giornale. Non replicando, la cosa finì lo stesso giorno. Nessuno ne parlò più.

In conclusione, come il singolo magistrato non deve in alcun modo cercare il consenso della gente (proprio perché non ne ha bisogno), così a mio avviso la Magistratura come categoria non deve cercare il consenso della gente, quasi fosse un organo elettivo.

Non ne ha bisogno.

Cordiali saluti.

P.S. - Invece il "blog" ha una sua utilità, fosse anche solo il piacere di trovare un interlocutore valido come Lei, detto francamente, senza false e inutili adulazioni.

Anonimo ha detto...

Riguardo alla lettera dell'ANM a "IL Giornale" mi permetto solo di far notare che la lettera è stata si pubblicata con tanto di (breve) risposta del Direttore il 9luglio ma a pagina 38, mentre l'articolo a cui fa rifermento la lettera è comparso in prima pagina con il bel titolo " Stipendi d'oro e protestano pure, i privilegi dei magistrati".

Anonimo ha detto...

Per Gabriella (12.41)

Come ha scritto una volta un collega a "Il Giornale", se i magistrati facessimo il nostro lavoro con la stessa deontologia con la quale i "giornalisti" de "Il Giornale" fanno il loro, il Paese sarebbe perduto.

E il bello è che sono loro a fare "la morale" a noi!!!

E' proprio il mondo al contrario.

Felice Lima

Anonimo ha detto...

Per Avvocato anonimo del 9 luglio alle 23.11.

Gentilissimo Avvocato,

Lei pone più di un problema e mi dà lo spunto per scrivere, appena ne avrò il tempo, un articolo sulla logica del nostro sistema giudiziario, c.d. di "civil law".

Provo a risponderLe qui in una sintesi articolata su due punti.

Il primo riguarda la scelta fra tacere o reagire a un'offesa.

Io, in ventidue anni di servizio, non ho mai denunciato nessuno per oltraggio, pur avendone subiti di ogni tipo.

Anche io, come Lei, penso che in genere "bisogna essere superiori".

Ma non tutte le situazioni sono uguali.

Un conto è infatti, che uno dei miei imputati, in un momento di (illegittima) ira, mi dica una malaparola, altro è che un gruppo di potere organizzi una campagna di stampa scientificamente volta a disonorarmi.

Io posso tacere "per superiorità" con il maleducato che mi insulta per strada, ma non posso tacere dinanzi a una campagna tendente a convincere tutti che sono un delinquente, un cialtrone, un immorale, un disonesto.

In un caso come questo ho il dovere - dinanzi a mia moglie, ai miei figli, ai cittadini che mi pagano lo stipendio, a me stesso - di reagire per affermare la mia correttezza.

E sono certo che Lei lo comprenderà benissimo se farà una cosa che gli avvocati tendete a fare poco: immaginare di essere lei nei panni degli altri.

Il secondo punto riguarda il fatto che il parlare di casi concreti possa fare apparire "parziale" la magistratura.

A mio modesto parere, questa preoccupazione è figlia di una colossale mistificazione, per provare a smontare la quale Le propongo i seguenti passaggi.

Nei sistemi "all'americana", le sentenze vengono emesse da una giuria di non addetti ai lavori e sono del tutto prive di motivazione nel merito. Vieni condannato a morte solo perchè una giuria ha deciso che sei colpevole.

Non saprai mai perchè ha deciso così perchè non verrà mai scritta una motivazione nel merito.

Per questa ragione in quei paesi non esiste l'appello nel senso in cui esiste da noi.

Non ha alcun senso "rivedere" la prima decisione.

L'appello non è un diritto, ma una cosa che può essere "concessa" dalla Corte e verrà concessa solo se la si convincerà che il primo processo è stato affetto da qualche vizio di procedura.

L'appello non sarà una revisione del primo giudizio, ma il rifacimento integrale dello stesso.

Nei sistemi come il nostro, invece, le sentenze sono scritte da professionisti tecnici, che scrivono anche la motivazione della loro decisione.

Dunque, per stabilire se una sentenza è giusta o no e se il giudice è stato giusto o è stato parziale, basterà leggere la motivazione della sua sentenza.

Fare come fanno da anni tutti i politici di destra e di sinistra, che, invece di discutere il merito delle sentenze, leggendosele e se del caso criticandole, ricorrono all'espediente di "etichettare" i giudici è una cosa rozza e disonesta.

Credo che le persone che hanno letto le sentenze del processo Andreotti siano poche decine.

Milioni sono, invece, quelli che sputano sentenze sulla asserita politicizzazione dei magistrati che se ne sono occupati e le hanno pronunciate.

Questo non me lo aspetto da chi, come Lei, è avvocato.

E proprio perchè Lei, essendo avvocato, potrà comprendermi, La invito a riflettere su quanto segue.

Io, come tanti altri magistrati e avvocati, ho scritto moltissime cose tecnico scientifiche su varie questioni di diritto.

Mettiamo caso che io abbia scritto un saggio tecnico sui criteri di concessione del beneficio della sospensione condizionale della pena.

Secondo Lei mi si potrà ricusare il giorno in cui dovrò giudicare in un processo un imputato al quale dare o negare la sospensione della pena?

Credo di no.

E' proprio questa idea del giudice senza idee a essere mistificatoria.

Se essa avesse un qualche senso, un giudice cattolico non potrebbe processare un imputato musulmano. Ma d'altra parte neppure un giudice musulmano potrebbe farlo. Nel primo caso ci sarebbe il rischio che il giudice sia ostile, nel secondo che sia troppo "amico".

Mi rendo conto che ormai nel nostro Paese alcuni non riescono neppure a immaginare che ci possano essere dei professionisti che affrontano tecnicamente questioni tecniche. Ma Le assicuro che la magistratura, nella quasi totalità dei casi, lavora ancora così.

Sia io che Lei abbiamo una lunghissima esperienza di giudici e avvocati che discutono di questioni di fatto e di diritto, che si parlano fra loro, che si pongono domande e si danno risposte e tutto questo non solo non è indice di pregiudizio, ma, al contrario, è presupposto di apertura di vedute e di capacità di giudizio.

Un giorno un avvocato mi ha visto andare a prendere un caffè al bar del Tribunale con un altro avvocato.

Avendo poi da trattare tutti e tre una causa, ha detto riservatamente al suo collega: "Ti ho visto prendere il caffè al bar con il giudice. Adesso voglio vedere come sarà l'ordinanza che adotterà nel nostro processo".

Credo che Lei potrà convenire con me che se la nostra griglia di lettura della realtà è che prendere il caffè insieme a un avvocato o tifare per la stessa squadra di calcio può condizionare il giudizio, allora non è inutile questo blog, è inutile aprire bocca e anche solo pensare.

Grazie infinite per i Suoi troppo generosi giudizi nei miei confronti, per la Sua pazienza e per la Sua partecipazione al nostro blog, che per noi (la Sua partecipazione) davvero preziosa.

Un caro saluto.

Felice Lima

Antonio ha detto...

Non avrei mai pensato che un potere attaccasse un altro potere.Un presidente del consiglio che dice che se uno è normale "non farebbe quel lavoro lì!", che sono metastasi,che....la logica vuole il rovescio. La logica vuole per il giudice un buon stpendio, un ufficio personale, ampio e dignitoso fornito delle meglio attrezzature, un segretario ed un assistente personale.....e dopo gli ispettori ministeriali. le ispezioni delle commissioni giustizia, del CSM, le inchieste della stampa ...e le eventuali denuce alla CORTE DEI CONTI per un calcione nel sedere ai raccomandati,lavativi,montati....

Anonimo ha detto...

Caro Dottor Lima,

Nei termini in cui l'ha appena descritto, in effetti il problema non è lo stesso.

Se Lei, di persona, è stato oggetto di attacchi veri e propri, magari "scientificamente" orditi a suo danno, allora Le consiglierei veramente di rivolgersi ... ad un avvocato di provata capacità.

La questione è leggermente diversa quando oggetto degli attacchi, effettivamente programmati, è la Magistratura nel suo complesso.

In quest'ultimo caso, se non bastano i comunicati dell'A.N.M. e del C.S.M., è difficile valutare "a priori" quale sia la reazione più opportuna.

E confesso che non saprei indicare con certezza la soluzione ottimale.

Cordiali saluti.

P.S. - Riguardo all'episodio del caffé, ormai il numero degli avvocati è tale che all'interno della categoria si trova veramente di tutto! Tanto che, a questo punto, non mi meraviglio più di niente ...

Anonimo ha detto...

Per Avvocato delle 20.33

Carissimo Avvocato,

intanto grazie di vero cuore per la bella opportunità di dialogo che mi offre e per la squisita cortesia che ha di accettare il tono, forse un po' troppo diretto (e me ne scuso sinceramente) di alcune mie risposte.

Reintervengo per precisare che non ho mai subito personalmente "campagne diffamatorie" (pur essendo stato oggetto, come tanti miei colleghi, di articoli di stampa di vario tipo: alcuni eccessivamente beatificanti e altri ingiustamente infamanti).

Il mio voleva essere solo un esempio.

Mi scuso se l'ho esposto in maniera infelice.

Voleva essere un esempio della difficoltà nella quale ci troviamo come categoria.

Come io e altri abbiamo scritto estesamente anche in questo blog (le basterà leggere gli articoli a mia firma, che sono reperibili tramite l'"elenco degli articoli per autore"), la magistratura nel suo complesso ha gravi responsabilità nella crisi della giustizia (e d'altra parte come si potrebbe immaginare una categoria professionale che fosse disomogenea in meglio rispetto al contesto sociale nel quale vive e opera).

Ma gliene vengono attribuite di molto gravi che non sono sue.

Sembra evidente che da anni gruppi di potere politico ed economico che hanno precisi interessi a sottrarsi a qualunque controllo di legalità:

1. ottengono dal Parlamento leggi che devastano l'amministrazione della giustizia;

2. promuovono campagne di stampa che fanno apparire i magistrati colpevoli di ogni inefficienza della giustizia e che li dipingono come politicizzati, "psichiatricamente deformi", sadici, fannulloni, disonesti, eccetera;

3. promuovono sondaggi per dire come la gente abbia sempre meno fiducia nei magistrati, omettendo di dire come questa perdita di fiducia sia in grandissima parte frutto proprio della campagna di cui sopra.

In un contesto così, se fai qualcosa ti esponi alle osservazioni critiche da Lei prospettate e se non fai niente lasci che l'"operazione" che ho descritto vada fino alle sue ultime conseguenze.

Consideri, peraltro - e, vista la Sua squisita cortesia e pazienza nel discutere, sono certo che ne converrà - che questo tipo di attacchi non aiuta per niente quelli di noi che dentro la magistratura si impegnano (e, mi creda, sono tanti) ad ottenere un qualche risultato.

Perchè, quando diciamo ai nostri colleghi che bisogna impegnarsi di più per rimuovere le inefficienze che dipendono da noi, molti di loro ci dicono:

1. che tanto è inutile, perchè le nostre inefficienze incidono per (ipotizziamo) il 15%, mentre quelle prodotte scientificamente dai centri di potere predetti per l'85%; sicché, dicono, anche se ci levassimo la vita per fare di più e meglio, tutto farebbe ugualmente schifo;

2. anche se noi fossimo perfetti e anche quelli di noi che sono perfetti vengono ugualmente crocifissi sui giornali e in televisione; dunque, perchè dovremmo dare ancora di più a chi non solo non ci dà niente, ma addirittura ci fa una vera guerra?

E d'altra parte, quando si vuole organizzare una società bisogna fare riferimento al suo cittadino medio.

Non è possibile che in magistratura per "funzionare" si debba essere Falcone o Borsellino o Gherardo Colombo o Luigi De Magistris o chessoio.

Il "sistema" dovrebbe potere essere efficiente anche con magistrati uomini normali e non solo con magistrati eroi, perchè l'eroismo non può essere "preteso".

Sicchè, tornando alla questione dalla quale eravamo partiti, se tu dici in televisione a reti unificate che i magistrati sono "una metastasi della democrazia", non ti puoi aspettare che da domani il magistrato che lavora a Sant'Agata di Militello pensi: "Caspita, lavoro già dieci/quindici ore al giorno. Da domani lavorerò ancora di più".

E' più probabile che pensi: "Ma si, andate a farvi benedire".

Io personalmente, mi impegno veramente molto, ma di quetsi tempi provo un sincero disgusto per questo impegno e penso: "Perchè non trovo il coraggio di smettere e lasciarmi andare come fanno altri?".

Con alcuni colleghi abbiamo messo su questo blog. Ma non durerà, perchè anche le nostre famiglie hanno diritto a vedere papà e mamma che vanno a passeggio ogni tanto e che non pensano e parlano sempre e solo di lavoro.

C'è una grande contraddizione nelle pretese che il Paese ha nei confronti della magistratura.

Ci volete zitti e buoni a fare gli impiegati.

Ma i ritmi di lavoro che ci imponete sono tripli e quadrupli di quelli di qualunque impiegato.

Se ci convinciamo che il nostro lavoro è "diverso" e che non si può fare da "impiegati" e ci impegnamo di più, ci saltate addosso accusandoci di "strafare" e di fare supplenze indebite.

E' veramente difficile!

Voi vorreste degli eroi alla Falcone e Borsellino, ma che morissero in silenzio, senza aprire bocca e senza lamentarsi.

E' una pretesa nella migliore delle ipotesi ingenua. Nella peggiore canagliesca.

Temo che il contesto ci porti verso un degrado sempre maggiore.

Grazie ancora per la Sua pazienza e attenzione.

Un cordiale saluto.

Felice Lima

Anonimo ha detto...

Gentile Dott. Lima, sono pienamente d'accordo con lei. Il problema è che questa vile campagna di diffamazione e linciaggio morale che da anni viene portata avanti contro la Magistratura è riuscita a influenzare anche i cittadini più intelligenti e colti, i quali spesso non riescono a capire che, se una sentenza appare ingiusta, se un pericoloso assassino si trova fuori dal carcere e ritorna a delinquere, la colpa non è del magistrato che è costretto ad applicare quella legge assurda che ha portato alla scarcerazione, bensì di chi in Parlamento in malafede scrive quelle leggi vergognose che poi il magistrato si trova a dover applicare. Questo è il punto che non è assolutamente chiaro ai cittadini, questo deve essere chiarito, ribadito con forza, ogni giorno, per respingere queste infamie, anche per i tanti vostri colleghi che sono morti. Non si può perdere questa battaglia.Non si può rimanere in silenzio di fronte al dilagare di un'illegalità che proviene proprio, per assurdo, da chi le leggi le scrive e dovrebbe avere a cuore la Giustizia, il bene di tutti i cittadini ugualmente, non solo dei propri amici. Purtroppo l'interfaccia con il pubblico è il Giudice, suo è il danno di immagine per l'altrui inadempienza e mancanza di senzo dello Stato.
Giudice Lima, mi rendo conto del lavoro immane che comporta per Voi mantenere attivo questo blog, ma la prego, bisogna che qualcuno di Voi spieghi ai cittadini qual è il Vostro ruolo fondamentale, e che vi si vuole mettere fuori gioco, ridurre al silenzio, essendo voi l'ultimo baluardo al precipitare del nostro paese nel baratro della totale illegalità. Le accuse contro i magistrati si sono sempre levate più alte e virulente proprio nei periodi della nostra storia in cui i magistrati più si sono avvicinati a quell'oscura trama di connivenza fra politica, mondo degli affari, criminalità organizzata. Ricorda gli attacchi inauditi di cui fu oggetto il pool del giudice Caselli? Così è anche in questo periodo. Se cederete anche Voi a questa violenza fascista, che mira proprio a demoralizzarvi, a piegare il vostro spirito,per l'Italia sarà la fine.

Con rinnovata stima e affetto,
Paola

Anonimo ha detto...

- Il "sistema" dovrebbe potere essere efficiente anche con magistrati uomini normali e non solo con magistrati eroi, perchè l'eroismo non può essere "preteso" -

Grande verità, caro Dottor Lima.

Sottoscrivo, questa volta, ogni virgola, consonante e vocale del Suo ultimo intervento, anche perché, da avvocato, posso constatare ogni giorno la fondatezza delle Sue affermazioni.

Tenga duro, mi raccomando!

Cordiali saluti.

Anonimo ha detto...

Egregio dottor Lima,
soffro nel sentire tante voci che disprezzano il lavoro della magistratura....però...però ,se la colpa è delle leggi,ambigue,farraginose,oscure, ebbene,io credo che la magistratura dovrebbe attuare delle forme di protesta al fine di ottenere leggi più semplici e chiare.Solo due giorni fa,in un'intervista al dr.Cascini,egli prospettava uno sciopero non contro le ultime iniquità,bensì solo contro i tagli agli stipendi!!

A fronte di magistrati splendidi e puliti (Demagistris),tosti (Forleo),seri,quanti ne abbiamo invece "discutibili"? Perchè il porto delle nebbie di Roma (perchè si chiama così?) fa meno paura a Berlusconi dei giudici di Napoli? Queste cose non creano una bella immagine,e ci fanno perdere la fiducia nella magistratura. Scusatemi, non è per provocare, ma troppe cose ci convincono che qui la giustizia non esiste.Grazie dell'ospitalità Angela Como

La Redazione ha detto...

Per Angela Como delle 17,59 del 11.7.08.

Vede, il dott. Cascini è il Segretario dell'ANM, e quindi dell'associazione che raggruppa in grandissimo numero i magistrati; quando parla lo fa non a titolo personale ma in nome e nell'interesse dell'intera associazione. Se ha detto quel che ha detto lo ha fatto perché era il suo compito in questo momento; ciò non toglie che i magistrati avvertano, eccome, il disagio di operare in una realtà avversa, ma sono anche consapevoli di non poter affrontare il confronto con gli stessi mezzi usati dalla politica. L'esito di una simile prospettiva sarebbe scontato ed infausto.
Quanto al trasferimento di un'inchiesta da un luogo ad un altro, esso avviene in applicazione delle regole sulla competenza territoriale, che sono norme vincolanti. E non c'è alcun motivo per dubitare della capacità dei magistrati di ogni tribunale di applicare la legge.
Nicola Saracino