lunedì 14 luglio 2008

Il Presidente del Consiglio si tradisce ancora


Versione stampabile



Com’è noto, questa notte sono stati arrestati il Presidente della Regione Abruzzo Ottaviano Del Turco e altri esponenti di spicco di quella amministrazione (a questo link uno dei tanti articoli di stampa).

Il Presidente Ottaviano Del Turco e la sua giunta sono del Partito Democratico, del cosiddetto “centrosinistra”.

Dunque, è certo che la loro cattura non può essere considerata come una iniziativa di giudici comunisti o “toghe rosse” di qualunque genere.

Dunque, ci si sarebbe aspettati che il Presidente Berlusconi non avesse nulla da ridire.

Invece, Egli per l’ennesima volta attacca senza ragione i magistrati, al di fuori di qualunque rispetto della separazione dei poteri e delle regole costituzionali.

Il Presidente Berlusconi offende i magistrati e critica i provvedimenti di Pescara anche se non li conosce (perché ancora nessuno, se non gli stretti interessati, conosce i provvedimenti in questione).

E, nonostante sia all’estero (a Parigi), rende dichiarazioni violentissime contro i magistrati, minacciando riforme che vadano “molto oltre” la separazione delle carriere.

Ed è evidente che “oltre la separazione delle carriere” c’è una sola cosa: il pieno controllo politico dell’azione penale.

Purtroppo questo è anche molto “oltre la Costituzione”.

La democrazia presuppone la separazione dei poteri. In Italia il Potere Legislativo e quello Esecutivo sono in mano alle stesse persone. Entrambi questi poteri condizionano già fortemente – com’è ovvio e com’è sotto gli occhi di tutti – l’amministrazione della giustizia.

Adesso questo non gli basta più. Vogliono un potere totale e assoluto.

Quando il Governo avrà fatto qualcosa “oltre la separazione delle carriere”, della democrazia non ci sarà più neppure l’apparenza.

Riportiamo qui sotto un articolo di stampa su queste dichiarazioni del Presidente del Consiglio.

Ciò che emerge incontrovertibilmente da esse è che il Presidente Berlusconi non ce l’ha con i magistrati (come dice Lui) “politicizzati” o “comunisti”; ce l’ha con tutti i magistrati in quanto tali.
E non vuole che i giudici non perseguano Lui; vuole che i giudici non perseguano chiunque stia al potere.

Come abbiamo sempre sostenuto noi e come hanno sempre negato Lui e i Suoi compagni di partito, la politica e il colore politico non c’entrano niente nella guerra di Berlusconi contro la magistratura.

I magistrati non sono odiati e attaccati perché fanno indagini contro questo o quello, ma perché fanno indagini.

Nella logica del potere e del regime, i magistrati non devono “ficcanasare”. Devono arrestare lavavetri e rom. E basta!

Tutto il resto è “eversivo”. E’ “comunista” anche se ad essere arrestati sono i “comunisti”. E’ “follia”, è “metastasi”. Va stroncato e basta.

Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato alcune riflessioni che dimostrano come il Governo abbia mentito quando ha sostenuto che la legge “blocca-processi” non fosse stata pensata per l’interesse privato di un solo imputato e come questa menzogna sia stata svelata dallo stesso Governo (gli articoli si possono leggere a questo link, a quest’altro e a quest’altro).

Oggi prendiamo atto che lo stesso Presidente del Consiglio sconfessa se stesso, ammettendo che il problema non sono i giudici asseritamente comunisti. Ma i giudici e basta.

______________


da Repubblica.it del 14 luglio 2008


Berlusconi: “Serve riforma radicale della giustizia”.

Sull’arresto di Del Turco dice: “Spesso teoremi accusatori sono infondati”.
L’A.N.M.: “Il premier discredita la magistratura senza conoscere i fatti”.

Parigi - Non basta. Non basta lo scudo penale per le quattro più alte cariche dello stato. Non basta la norma “blocca processi” diventata “slitta processi”. Per il premier “c’è la necessita ab imis di una riforma del sistema giudiziario italiano”.

Berlusconi parla con i cronisti a Parigi al termine del vertice Euromed.

Anche con la separazione delle carriere? “Io credo – risponde il premier – che si debba fare di più”.

Quanto di più? “Molto di più ...” aggiunge il premier.

I teoremi “infondati” delle procure. L’occasione questa volta non sono i “suoi” processi e le inchieste che lo vedono coinvolto. Bensì l’arresto del presidente della regione Abruzzo Ottaviano del Turco (Pd) al centro, secondo le accuse, con la sua giunta di centrosinistra di un comitato di affari che lucrava sul sistema sanitario regionale.

“Spesso i teoremi accusatori sono infondati” dice Berlusconi molto colpito dall’inchiesta della Guardia di finanza.

“Mi sembra molto strana – aggiunge – una decapitazione completa, quasi una retata, di un intero governo di una regione”.

Il premier poi fa notare come per lui “non ha alcuna che venga colpita una parte politica o l’altra”.

Il fatto è che “molto spesso i teoremi accusatori non vengono confermati”.

“Serve riforma totale”. Da questa constatazione, muove la necessità di una riforma ab imis, cioè totale e in tutte le sue parti del sistema giudiziario italiano.

Qualcosa che vada ben oltre la già temuta e più volta respinta dalle toghe separazione delle carriere.

“Serve di più – insiste il premier – molto di più”.

E anche se le ultime riforme – lodo Alfano e slitta processi – vanno “nei binari e nella direzione auspicati”, Berlusconi annuncia di voler andare avanti.

La reazione dell’Anm. “Ancora una volta il premier discredita la magistratura” attacca l’Anm.

Il sindacato delle toghe che ha appena avuto il tempo di compiacersi per la norma slitta processi, la modifica sostanziale dell’emendamento al decreto sicurezza che riconsegna ai Presidenti dei tribunali la facoltà di far slittare i procedimenti per crimini avvenuti prima del 2 maggio 2006 e puniti con una pena inferiore ai quattro anni di carcere. E subito deve rimettersi in guardia per le ulteriori modifiche annunciate dal premier.

Per il segretario Giuseppe Cascini la generica accusa alla magistratura inquirente di procedere per teoremi non corrisponde ad un metodo di critica “informata e fondata sulla conoscenza degli atti” e “finisce per gettare discredito all’istituzione giudiziaria nel suo complesso”.

Il “giusto diritto di critica” – osserva il segretario del sindacato delle toghe – dovrebbe essere sempre basato “sulla conoscenza dei fatti e delle carte, soprattutto da parte di chi ricopre incarichi istituzionali”.


4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma Del Turco non era un socialista ai tempi di Craxi ?

Anonimo ha detto...

Un GRAZIE grande almeno quanto il denaro "trattato" da Del Turco e soci, mi pare una bella sommetta, alla Procura della Repubblica, alla Guardia di Finanza ed a quanti hanno collaborato per scoprire quest'altra tangentopoli.
Si sentono voci dei politici che esprimono sostegno, interrogativi ecc. ecc., io sono contro queste voci ed a favore della magistratura. Mi dispiace anche per De Magistris che sembra aver presentato in ritardo il ricorso. Spero non sia l'ultima spiaggia.

Cinzia ha detto...

Bravo Anonimo delle 19.21,
ha proprio inquadrato il soggetto nel suo momento storico più significativo, unica precisazione che mi sento di fare è che Del Turco, così come Craxi, non sono mai stati dei socialisti. E ci tengo a sottolinearlo (in rosso!!!) perché ormai è totale la confusione tra parole, significati e loro rappresentazione e mistificazione.
Così come è indebita l'appropriazione di concetti di alto valore sociale e politico in bocca a gente che ha in mente solo i propri piccoli e meschini interessi.
Non basta darsi un nome per rappresentare e aderire ad un ideale, bisogna praticarlo e testimoniarlo nei suoi valori più alti attraverso gli atti e le azioni, nella propria vita.
Se è vero che l'abito non fa il monaco, la tessera del partito socialista non fa un socialista.
Altrimenti dovremmo davvero credere anche alla pubblicità o agli asini che volano, dovremmo credere ai partiti delle libertà o a quelli della cristianità...
e chi più ne ha più ne metta di falsità, tanto vanno tutte bene con presupposti così superficiali.

Anonimo ha detto...

Da molti fatti è facile prevedere che al peggio non ci saranno limiti.
Molti provvedimenti già appaiono presi al di fuori della Costituzione, eppure lo stesso Capo dello Stato sembra non accorgersene, o quanto meno sembra preferire il male minore. Non si sa mai, meglio non irritare il Capo del Governo!
A questo punto mi chiedo: come opporsi a questa deriva? Quali strumenti ci rimangono, visto che tutti siamo pronti a denunciare e pochi invece, vedi De Magistris e Forleo,disposti ad agire pagando di persona?
Per chi ha giurato fedeltà alla Costituzione repubblicana, come nel caso dei dipendenti publici, dei "civil servants", non si pone un problema di coscienza? Seguire la legge morale dentro di noi od ubbidire alle leggi di uno Stato che non rispetta il dettato costituzionale?
Forse non è il caso di pensarci e di agire, con la disobbedienza civile e con la gandhiana"ahimsa", prima che anche quest'ultima possibilità ci venga preclusa?
Antigone