di Thomas More
Accadde, in una cittadina civile e laboriosa dell’estremo nord dell’Europa, che un ricco signore decise di mettere su una fabbrica di pomodori in scatola.
L’intento sarebbe stato lecito e commendevole se non fosse stato che la cittadina era situata in una zona dove pomodori non nascevano neanche a piangere in turco né, date le distanze, era pensabile fosse possibile farne venire da paesi lontani.
Idea ben balzana - si dirà - quella di inscatolare pomodori dove non ce ne sono. Il fatto è che Karl Heinz Kunderheim von Avocator (così si chiamava il ricco signore) era tipo assai eccentrico e a chi, timidamente, gli obiettava che il suo progetto non fosse de hoc mundo, rispondeva in modo spiccio e deciso.
“Forse che non c’è” chiedeva perentorio Karl Heinz “chi vende numeri del lotto sicuramente vincitori? Non c’è chi - a dirgli il vostro anno di nascita - si dichiara capace di rivelarvi, a pagamento, se conquisterete la fanciulla della porta accanto? Io voglio vendere pomodori virtuali: non vedo cosa ci sia di tanto strano”.
Ma - questo era il problema del nostro Karl - come conciliare il suo bizzarro desiderio con il contenuto dei barattoli?
Il dilemma sembrava insolubile, ma Karl Heinz ebbe un’idea geniale.
“Il mio” proclamò “è un sogno e dunque venderò il mio sogno sotto forma di scatole di pomodoro vuote. Starò ben attento a rispettare le forme”.
Così disse e così fece. Eresse un piccolo, ben attrezzato stabilimento, con scritto sulla facciata, a caratteri cubitali: “Fabbrica”.
Che lì si fabbricasse qualcosa nessuno poteva negare, tanto grande era la scritta e tanto vivido il colore (viola) dei caratteri. Dalla fabbrica iniziò così a sgorgare un fiume di barattoli, ognuno con la sua brava etichetta che raffigurava un bel pomodoro rosso fuoco su un sfondo viola. Nessuna scritta accompagnava la figura, fatta eccezione per la dicitura “Katanzarburg” che indicava la cittadina dove veniva confezionata quella pazza merce.
Per un po’ non sorse alcun problema, dato che, per un verso, Karl Heinz era ricco come il mare e ben poteva permettersi di vendere in perdita, e, per altro verso, la gente del paese iniziò a comprare quei barattoli vuoti che, come si dice orrendamente, facevano tendenza ed erano suscettibili di vari usi. Si potrebbe dire che la pazzia di Karl Heinz si sposò con la stupidità della popolazione.
Tutto filò liscio dunque fino allo stramaledetto giorno in cui a Katanzarburg piombò un giovane napoletano che - come dire? - amava i pomodori come i pesci amano l’acqua.
Al nostro baldo giovanotto sembrò di toccare il cielo con un dito quando scoprì la fabbrica del signor Kunderheim: felice come una Pasqua (anzi come due Pasque) investì tutti i suoi averi facendo incetta di scatole di pomodoro, ma, dopo aver aperto i primi cinque barattoli, avendoli trovati tutti vuoti, nel suo cuore la felicità si tramuto in stupore e lo stupore, subito dopo, in irrefrenabile incazzatura.
Si precipitò, paonazzo in viso come un vero pomodoro, nei locali della vendita e, trattenendo a stento l’ira, si fece chiamare il direttore delle vendite.
“Egregio signore” sibilò il giovanotto “mi avete venduto una partita di barattoli vuoti”.
“I barattoli szono tutti vuoti” ammise serafico il direttore.
“Come sono vuoti?”.
“Szono fuotissimi. Sziamo orgoghliosi di esszere gli unici produttori mondiali di barattoli di pomodoro fuoti”.
La faccio breve. Da quel colloquio prese origine una guerra legale che si allargò a macchia d’olio coinvolgendo i cittadini e le autorità in due opposte, agguerrite fazioni.
Karl Heinz, che aveva ottime entrature, sparò a zero dai giornali e dalle televisioni contro gli immigrati meridionali, che rompono le tabernelle, che non rispettano gli usi locali, non si lavano, sono ladri, etc. etc.
Fu allora che il giovanotto si lasciò intervistare per spiegare le sue ragioni, ma il rimedio fu peggiore del male, dato che su i giornali (di proprietà di Karl Heinz) si sparò a palle incatenate contro chi “dopo aver fatto causa ad un esimio industriale” (il giovanotto si era nel frattempo rivolto al tribunale) “si era reso lecito inquinare il giudizio con dichiarazioni rese in sedi improprie”.
Il tribunale - malgrado l’urgenza premesse alle porte - rinviò ogni decisione, sperando che si calmassero le acque (la protesta era andata estendendosi tra gli immigrati) e - se mai qualcuno gli avesse chiesto conto e ragione di quel rinvio – avrebbe risposto come il giudice Briglialoca: “Signori, io considero che il tempo matura ogni cosa, e col tempo tutte le cose vengono in chiaro e il tempo è padre della Verità (...) E per questo, Signori, io soprassiedo, diluisco e differisco il giudizio: affinché il processo, ben ventilato, crivellato, e dibattuto, arrivi in prosieguo di tempo alla sua maturità, e il giudizio della sorte, sopravvenendo a sua volta, sia in più santa pace accettato dalla parte condannata, secondo che nota la glossa al titolo I, De excus., l. Tria genera: Portatur leviter, qiod portat quisque libenter”.
Pian piano, montò un indegno can-can: “Le regole sono state osservate” urlavano i fautori di Karl Heinz “ora si deve tacere e aspettare il giudizio”.
“A parte il fatto” strepitavano di contro gli avversari “che, regole o non regole, i barattoli sono vuoti, rimane il fatto che il giovanotto non ha di che mangiare, mentre il tribunale tarda a decidere”.
Insomma - direte voi - come diavolo è andata a finire questa storia?
Santo cielo, sempre con questa vostra fretta di venire al dunque! La storia non è ancora finita, non è finita per nulla. Quando sarà finita, statene certi, vi riferirò per filo e per segno come sono andate le cose.
Ma (se posso dire la mia) è mai possibile che delle vicende di questo mondo vi interessi solo la conclusione? Sarà bene il caso, ogni tanto, di meditare e agire prima che le cose si concludano, se si vuole che si concludano bene. Dopo, a babbo morto, ci sarà solo storia buona per i posteri.
Comunque state tranquilli: non solo sarete informati, ma la storia non potrà che finire bene: questa una favola e nelle favole, come è arcinoto, vincono sempre i “buoni” e il finale è così lieto che tutto sa di Mulino bianco.
Accadde, in una cittadina civile e laboriosa dell’estremo nord dell’Europa, che un ricco signore decise di mettere su una fabbrica di pomodori in scatola.
L’intento sarebbe stato lecito e commendevole se non fosse stato che la cittadina era situata in una zona dove pomodori non nascevano neanche a piangere in turco né, date le distanze, era pensabile fosse possibile farne venire da paesi lontani.
Idea ben balzana - si dirà - quella di inscatolare pomodori dove non ce ne sono. Il fatto è che Karl Heinz Kunderheim von Avocator (così si chiamava il ricco signore) era tipo assai eccentrico e a chi, timidamente, gli obiettava che il suo progetto non fosse de hoc mundo, rispondeva in modo spiccio e deciso.
“Forse che non c’è” chiedeva perentorio Karl Heinz “chi vende numeri del lotto sicuramente vincitori? Non c’è chi - a dirgli il vostro anno di nascita - si dichiara capace di rivelarvi, a pagamento, se conquisterete la fanciulla della porta accanto? Io voglio vendere pomodori virtuali: non vedo cosa ci sia di tanto strano”.
Ma - questo era il problema del nostro Karl - come conciliare il suo bizzarro desiderio con il contenuto dei barattoli?
Il dilemma sembrava insolubile, ma Karl Heinz ebbe un’idea geniale.
“Il mio” proclamò “è un sogno e dunque venderò il mio sogno sotto forma di scatole di pomodoro vuote. Starò ben attento a rispettare le forme”.
Così disse e così fece. Eresse un piccolo, ben attrezzato stabilimento, con scritto sulla facciata, a caratteri cubitali: “Fabbrica”.
Che lì si fabbricasse qualcosa nessuno poteva negare, tanto grande era la scritta e tanto vivido il colore (viola) dei caratteri. Dalla fabbrica iniziò così a sgorgare un fiume di barattoli, ognuno con la sua brava etichetta che raffigurava un bel pomodoro rosso fuoco su un sfondo viola. Nessuna scritta accompagnava la figura, fatta eccezione per la dicitura “Katanzarburg” che indicava la cittadina dove veniva confezionata quella pazza merce.
Per un po’ non sorse alcun problema, dato che, per un verso, Karl Heinz era ricco come il mare e ben poteva permettersi di vendere in perdita, e, per altro verso, la gente del paese iniziò a comprare quei barattoli vuoti che, come si dice orrendamente, facevano tendenza ed erano suscettibili di vari usi. Si potrebbe dire che la pazzia di Karl Heinz si sposò con la stupidità della popolazione.
Tutto filò liscio dunque fino allo stramaledetto giorno in cui a Katanzarburg piombò un giovane napoletano che - come dire? - amava i pomodori come i pesci amano l’acqua.
Al nostro baldo giovanotto sembrò di toccare il cielo con un dito quando scoprì la fabbrica del signor Kunderheim: felice come una Pasqua (anzi come due Pasque) investì tutti i suoi averi facendo incetta di scatole di pomodoro, ma, dopo aver aperto i primi cinque barattoli, avendoli trovati tutti vuoti, nel suo cuore la felicità si tramuto in stupore e lo stupore, subito dopo, in irrefrenabile incazzatura.
Si precipitò, paonazzo in viso come un vero pomodoro, nei locali della vendita e, trattenendo a stento l’ira, si fece chiamare il direttore delle vendite.
“Egregio signore” sibilò il giovanotto “mi avete venduto una partita di barattoli vuoti”.
“I barattoli szono tutti vuoti” ammise serafico il direttore.
“Come sono vuoti?”.
“Szono fuotissimi. Sziamo orgoghliosi di esszere gli unici produttori mondiali di barattoli di pomodoro fuoti”.
La faccio breve. Da quel colloquio prese origine una guerra legale che si allargò a macchia d’olio coinvolgendo i cittadini e le autorità in due opposte, agguerrite fazioni.
Karl Heinz, che aveva ottime entrature, sparò a zero dai giornali e dalle televisioni contro gli immigrati meridionali, che rompono le tabernelle, che non rispettano gli usi locali, non si lavano, sono ladri, etc. etc.
Fu allora che il giovanotto si lasciò intervistare per spiegare le sue ragioni, ma il rimedio fu peggiore del male, dato che su i giornali (di proprietà di Karl Heinz) si sparò a palle incatenate contro chi “dopo aver fatto causa ad un esimio industriale” (il giovanotto si era nel frattempo rivolto al tribunale) “si era reso lecito inquinare il giudizio con dichiarazioni rese in sedi improprie”.
Il tribunale - malgrado l’urgenza premesse alle porte - rinviò ogni decisione, sperando che si calmassero le acque (la protesta era andata estendendosi tra gli immigrati) e - se mai qualcuno gli avesse chiesto conto e ragione di quel rinvio – avrebbe risposto come il giudice Briglialoca: “Signori, io considero che il tempo matura ogni cosa, e col tempo tutte le cose vengono in chiaro e il tempo è padre della Verità (...) E per questo, Signori, io soprassiedo, diluisco e differisco il giudizio: affinché il processo, ben ventilato, crivellato, e dibattuto, arrivi in prosieguo di tempo alla sua maturità, e il giudizio della sorte, sopravvenendo a sua volta, sia in più santa pace accettato dalla parte condannata, secondo che nota la glossa al titolo I, De excus., l. Tria genera: Portatur leviter, qiod portat quisque libenter”.
Pian piano, montò un indegno can-can: “Le regole sono state osservate” urlavano i fautori di Karl Heinz “ora si deve tacere e aspettare il giudizio”.
“A parte il fatto” strepitavano di contro gli avversari “che, regole o non regole, i barattoli sono vuoti, rimane il fatto che il giovanotto non ha di che mangiare, mentre il tribunale tarda a decidere”.
Insomma - direte voi - come diavolo è andata a finire questa storia?
Santo cielo, sempre con questa vostra fretta di venire al dunque! La storia non è ancora finita, non è finita per nulla. Quando sarà finita, statene certi, vi riferirò per filo e per segno come sono andate le cose.
Ma (se posso dire la mia) è mai possibile che delle vicende di questo mondo vi interessi solo la conclusione? Sarà bene il caso, ogni tanto, di meditare e agire prima che le cose si concludano, se si vuole che si concludano bene. Dopo, a babbo morto, ci sarà solo storia buona per i posteri.
Comunque state tranquilli: non solo sarete informati, ma la storia non potrà che finire bene: questa una favola e nelle favole, come è arcinoto, vincono sempre i “buoni” e il finale è così lieto che tutto sa di Mulino bianco.
11 commenti:
"di Thomas More" ?!?!?!?
Eppure, purtroppo, questa storia non sembra così utopica...
Complimenti alla redazione... bella "storia" ...
Buona domenica a tutti voi,non so se può essere attinente al post,vi segnalo il link
http://www.corriere.it/cronache/07_ottobre_28/forleo_scorta_guastella.shtml
Stiamo arrivando a questi livelli,il baraccone Italia cade sempre più giù,semplicemente vegognoso
Mi sa che vi siete un pò confusi su chi e come usa la stampa ........
C'è da sperare che nel finale della storia trionfi la ovvietà del buon senso e karl Heinz finisca in galera per aver raggirato le persone. Sarebbe bello che finisse una volta per tutte il gioco del "trova il reato non esplicitamente contemplato dal codice penale ed attualo".
Signori, vi leggo ogni giorno, grazie di esservi resi disponibili a colloquiare con le persone "normali".
Oh my Darling Clementina…
Ho seguito un poco della tua carriera di magistrato fuori dagli schemi comodi , sai quegli schemi pantofolai rassicuranti, in base ai quali si fanno benedizioni papali urbi et orbi per trovare quello che per troppi è il vero consenso e basta, e cioè un consenso acquiscente verso il potere che sa come blandire chi osa cercare di scoprire certi altarini che si nascondono dietro dichiarazioni di rito contro malaffare, corruzione, voto di scambio.Oh my Darling Clementina, non mi piacevi affatto quando assolvevi dei terroristi affermando che erano non potenziali assassini di gente inerme, ma patrioti resistenti.Forse non avevi torto FORMALMENTE, dato che scrivevi una sentenza in base ad una legge non chiara che hai interpretato in un certo modo e questo l’ho capito nonostante un feroce battage mediatico contro di te.Ho iniziato ad apprezzarti quando hai preso le difese di un extracomunitario aggredito dalle forze dell’ordine senza un reale motivo anche se, pure in questa circostanza, ti hanno vomitato addosso una serie di ingurie ridicole.Poi hai iniziato la tua inchiesta contro politici forti ed arroganti, credevi, forse, my Darling Clementina ,di poter svolgere tranquillamente la tua inchiesta sull’affaire UNIPOL ( quello di abbiamo una banca, oltre alle COOP che sono una anomalia di mercato insanabile perché sono cosa loro, dei sinistri puri e duri che ,invece sono maneggioni come tutti quelli che, dopo un poco che stanno in politica, capiscono l’andazzo e si adeguano alla grandissima ) ed invece no, altro che tranquillità.
Dopo che hai scoperchiato certi sepolcri imbiancati sei entrata nel mirino di certa gente, gli insabbiatori professionisti, gente scaltra e senza scrupoli che vuole farti passare per pazza e ignorante e forse pure per ciuccia.Insomma una De Magistris in gonnella che cerca solo visibilità mediatica magari per presentarsi anch’essa nell’agone politico.Non mi piacevi molto my Darling Clementina, anche perché, lo ammetto, non avevi buona stampa e lo sappiamo quanto conta la stampa di regime , di destra o di sinistra che sia , nel manipolare le opinioni della gente, specie di quella che non conosce i fatti, che non ha accesso alle sudate carte e che inevitabilmente beve tutto quello che gli si vuol far credere.Poi ti ho visto ad Annozero, my Darling Clementina, ho capito che avevi fatto una scelta precisa, scelta impopolare, rischiosa, probabilmente dannosa per te, per la tua inchiesta e ho apprezzato il tuo coraggio anche nello schierarti per il Pubblico Ministero più insultato ed osteggiato in Italia attualmente e cioè il Dott Luigi De Magistris , un uomo che ha scelto di non vivacchiare comodamente con un ottimo stipendio e tutti i privilegi della casta togata, ma di scoperchiare anch’esso dei verminai infami.My Darling Clementina vai avanti, non farti intimorire, continua a dimostrarti la coraggiosa e tosta donna del Sud che sei perché tutti gli ostacoli che ti sono stati frapposti finora, tutte le delegittimazioni che vengono da varie parti, persino i controlli che subisci sul tuo operato da parte di spie prezzolate e compiacenti, stanno a dimostrare che la via che stai seguendo è quella giusta.Certo la pressione è notevole e sei pur sempre una donna , forte, testarda, inflessibile, ma donna e allora può capitarti di avere una umanissima e commovente crisi di nervi che spezza il bel sorriso che siamo abituate a vederti stampato in faccia quando dici cose gravissime in una TV pubblica e quindi apertamente, senza bisogno di cospirare o di lamentarti solo in privato di gente che altri , i furbi di mestiere, in pubblico incensano soltanto.My Darling Clementina, tieni duro, sfogati ma tieni duro, è il solo modo che hai per sbattere in faccia a certa gente che trama nell’ombra e a certi giornalisti opportunisti, che non ti fermerai, a meno che non applichino anche a te il teorema De Magistris, cioè non ti accusino di essere troppo coinvolta in una inchiesta personalmente e , quindi facciano di tutto per avocarti l’inchiesta, cosa possibilissima ora con il precedente De Magistris se l'ANM non avrà un rigurgito di onesta dignità.Ma , anche grazie a te e a De Magistris, questo è un gioco scoperto e la gente non potrà essere né aizzata contro di te, né restare passiva, my Darling Clementina.Ricorda : hai fatto la scelta giusta ribellandoti al sistema di connivenze corrotto che esiste in certa magistratura osannata e riverita ed io sono con te e ti apprezzo anche nel gesto di disprezzo estremo che hai avuto nel rifiutare la scorta.Non è lasciando solo un giudice che fa inchieste delicatissime che si fa il bene del paese, specie se questo paese è l'Italia, luogo in cui regna la più arrogante corruzione, quella che ti sbattono in faccia tutti i giorni, quella che sfrutta la gente in cerca di un posto di lavoro, per fare giochi sporchi e illegali.Questo abbiamo capito grazie a te, My Darling Clementina , l'Italia per bene, nonostante tutto c'è ed è con te, e grazie anche a Luigi de Magistris, un altro uomo per bene che sta soffrendo la protervia di chi ha il potere e lo usa per fini non proprio commendevoli.GRAZIE, don't cry...sorridi
Tana
Anonimo ha scritto:
"Mi sa che vi siete un pò confusi su chi e come usa la stampa ........"
No! Siamo sicuri di non esserci confusi.
Abbiamo notato che il Ministro Mastella "usa" abitualmente Bruno Vespa, dopo che ha al ministero la moglie di lui, che è un magistrato.
Ci è sembrato che il capo di un partito politico che combatte una guerra personale non disinteressata contro non questo o quel giudice, ma proprio tutta intera la magistratura e l'idea stessa di una giustizia indipendente abbia tre televisioni (una delle quali in violazione della costituzione - secondo una sentenza della Corte Costituzionale - sta ancora in chiaro) e diversi giornali.
Infine ci è capitato di pensare quanto segue: certo sarebbe bello che i giudici non dovessero cercare consenso dalla gente. Ma riuscirebbe più facile se ogni indagato/imputato eccellente (PROPRIO OGNUNO E SEMPRE, da Previti alla Franzoni, da Berlusconi ad Andreotti, da Mastella a Sgarbi, da Corona a Moggi) la smettesse di andare in televisione a insultare unilateralmente e senza contraddittorio il magistrato che sta solo facendo il suo dovere applicnado anche a lui una legge che dovrebbe essere uguale per tutti.
In sostanza con lei e i suoi amici ci potremmo accordare così: noi non andiamo più in televisione (che poi significa: noi non andiamo più solo due volte ad AnnoZero) a cercare il consenso della gente e lei e i suoi amici la smettete di andare ogni giorno in cento trasmissioni diverse a cercare di convincere la gente che voi siete quelli perbene e i magistrati sono tutti delinquenti persecutori.
E' d'accordo?
Viene dal notaio a firmare l'accordo?
Se vuole, lo possiamo anche andare a frimare da Bruno Vespa, dato che un Presidente del Consiglio ha deciso che quello era il posto dove firmare i suoi impegni con il Paese (sempre a proposito di chi usa la stampa).
La aspettiamo.
Nel frattempo, gentile Anonimo, noi siamo completamente sicuri di non esserci confusi su cosa è, di chi è e come viene usata la stampa in Italia. Ci pare, invece, che lei, detto molto francamente, sia totalmente succube di una propaganda vergognosa.
Quando ha un attimo di tempo, ci rifletta su.
Un caro saluto.
La Redazione
Wow...
straquoto l'ultimo commento dello staff...
Però... non è solo mediaset...
Confido in Europa 7 se mai vedrà la luce... l'unica speranza è il signor Di Stefano...
Per Salvatore D'Urso:
Grazie mille della solidarieta.
Pensiamo che non sia utile fare polemiche e cerchiamo in tutti i modi di evitarle.
Ma quando è troppo è troppo!
Come diceva Totò: ogni limite ha la sua pazienza! :-)
La Redazione
P.S. - Non abbiamo detto che è solo Mediaset. Anzi, abbiamo iniziato il nostro commento parlando di Porta a Porta.
Non c'è dubbio che abbiate ragione.
Magari, presi dall'impegno di predisporre il rogito, non avete avuto tempo per leggere e/o vedere: Il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, TG3 Calabria, Panorama, L'Espresso, Il Quotidiano della Calabria, Rai News 24, Il Messagero e, dulcis in fundo, SKY TG 24.
Un abbraccio
La stampa tradizionale ( media tv e quotidiani) purtroppo non è affidabile vedete il caso della vicenda stretto di Messina dove il dott Di Pietro ha dovuto fare tre post sul suo blog dove in quello ultimo di stamattina si è presentato in video spiegando con chiarezza tutta la vicenda che per chi ha seguito consiglio vivamente di vedere questo video
http://it.youtube.com/watch?v=WwPMCBZ9ICo
la problematica più grave sapete quale è ? la maggioranza delle persone italiane è sprovvista di internet,seguono solo telegiornali televisivi,a malapena si compra qualche quotidiano e quindi non hanno alcuna possibilità di verificare l'informazione e confrontarla,insomma in parole semplici siamo messi molto ma molto male. Sul blog di Grillo,in un mio commento al post penultimo suggerivo a tutti i bloggers di fare delle stampe gratuite del pdf che rilascia settimanalmente sul medesimo e di fare un volantinaggio costruttivo da inserire nelle cassette postali dei condomini al posto della pubblicità commerciale,forse solo cosi si riuscirebbe a far capire alla moltidudine di persone a cosa stiamo andando incontro a livello di disinformazione dei media
Egregio sig. Gennaro,
nel suo ultimo post credo abbia messo il dito sulla piaga forse più purulenta del nostro Paese:l'Informazione, ovvero la sua qualità, autorevolezza ed indipendenza.
Senza di essa, infatti, non ci può essere sensibilizzazione, consapevolezza e mobilitazione verso alcuna tematica collettiva.
Non a caso, per il prossimo 28 aprile, Grillo sta già preparando il suo prossimo V-Day :
http://www.beppegrillo.it/2007/10/vday_di_ieri_e.html
Cordialità.
avv. Maurizio Buccarella - Lecce
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