di Bruno Tinti
(Procuratore Aggiunto della Repubblica di Torino)
Le mailing list di tutte le correnti dell’Associazione Nazionale Magistrati sono piene di auguri di buon natale, buon anno, buone feste e buon vattelappesca; cinque o sei persone cercano di ricordare ai festaioli che stiamo vivendo tempi bui e tempestosi; qualche maggiorente più o meno di vertice raccomanda di rimettersi alla giustizia istituzionale, disciplinare o penale che sia; e tanti altri maggiorenti tacciono del tutto.
Dei tanti peones come me meglio non parlarne: tacciono quasi sempre oppure mi scrivono all’indirizzo privato e mi dicono che ho proprio ragione.
Io anche ho taciuto: perché sono stanco. Sono stanco di dire sempre le stesse cose, di ricevere risposte di tre o quattro amici con i quali ci siamo già detti tutto e di uno o due amici che non la pensano per niente come me ma almeno me lo dicono; e soprattutto sono stanco di vedere che ai miei colleghi non gliene frega niente di quello che sta capitando intorno a loro e che pensano a farsi gli auguri.
Adesso scrivo non perché mi sia passata la stanchezza; anzi . Sono sempre più stanco ma sono anche tanto incazzato.
Apparentemente a nessuno frega niente del fatto che forse sono stati commessi tanti reati; del fatto che quelli che forse li hanno commessi aggrediscono i giudici che li processano (ricordatevi che io metto tra i Giudici con la G e nel Processo con la P i P.M. e le indagini preliminari); del fatto che queste aggressioni hanno successo e che i giudici che fanno questi processi vengono sottoposti a loro volta ad altri processi, penali e disciplinari.
E invece tutti si preoccupano che di queste cose, ohibò, si parla,si osa parlare, si scrive sui giornali (e meno male che le televisioni in genere le trascurano perché fanno finalmente cose serissime tipo “Il Grande Fratello”); addirittura si arriva al punto di metterle in scena, per carità rispettando il canovaccio ma facendolo leggere, anzi recitare!!!, da attori professionisti.
E va bene; se a nessuno frega niente dei possibili reati commessi dalla classe dirigente; se a nessuno frega niente dei processi che stanno verificando la sussistenza o meno di questi reati; allora parliamo di ciò che sembra essere davvero importante: delle fughe di notizie, della pubblicazione di queste sui giornali, del dibattito che su queste notizie trafugate si svolge su alcune (poche poche) trasmissioni televisive.
E parliamone facendo un esempio: circa 500 persone tra noi sanno che cosa è un leverage buy out; quanti cittadini lo sanno? Mah, facciamo 5.000.
Queste 5.500 persone sanno dunque che, fino alla modifica dell’art. 2358 del codice civile, l’acquisto di azioni di una società effettuato mediante prestiti o garanzie rilasciate dalla società stessa era proibito; e che adesso, invece, è consentito.
Immaginiamo che, nel corso di un procedimento penale, si scoprisse, magari mediante intercettazioni, che questa modifica era stata discussa da Berlusconi o Tremonti (la norma venne modificata quando c’erano loro) o magari tutt’e due, con uno o più imprenditori di alto o altissimo livello, impegnati in scalate societarie, che erano molto interessati a comprarsi queste società facendosi fare da queste prestiti o garanzie, nel che consiste appunto il leverage buy out (lo preciso nell’interesse di quelli che non sanno cosa sia questa manovra finanziaria); e immaginiamo che i due altissimi esponenti della classe dirigente italiana dessero il via libera a questi loro amici, garantendo che la legge si sarebbe fatta presto e bene in modo da consentire loro questo acquisto che, fatto con quelle modalità (le garanzie e i prestiti da parte della società che volevano comprarsi) non sarebbe stato lecito.
L’oggetto del processo penale sarebbe stato così tecnico che certamente non sarebbe stato compreso dalla quasi totalità dei cittadini; e, d’altra parte, il processo stesso sarebbe stato così lungo che una sentenza, anche solo di primo grado, sarebbe arrivata dopo molti anni dal fatto.
Ma si può davvero pensare che i cittadini non avessero il diritto di sapere, subito (forse di lì a qualche mese ci sarebbero state le elezioni) che i più alti esponenti della classe dirigente che in quel momento si era assunta la responsabilità di governarli, facevano accordi clandestini (magari anche illeciti, ma questo se la sarebbero vista i giudici penali) con amici loro, assicurandogli vantaggi sui loro concorrenti?
Si può davvero pensare che la gestione privata del potere di legiferare (attraverso il condizionamento del Parlamento da parte del Governo, fatto ormai del tutto consueto) fosse circostanza che i cittadini dovevano ignorare?
Ma questi cittadini come dovrebbero decidere se votare tizio o caio? Sulla base dei cartelloni pubblicitari o degli spot televisivi (magari subliminali)?
E supponiamo poi che i giudici civili e penali che si fossero occupati di questa gestione privata del potere di legiferare fossero stati aggrediti, vilipesi, minacciati, alla fine allontanati da quel processo, proprio mentre ne stavano venendo a capo; e supponiamo anche che, sballottati da queste violenze provenienti da tutte le parti, questi giudici si fossero lasciati andare un po’, avessero commesso qualche ingenuità, avessero detto qualche parola di troppo, avessero redatto provvedimenti suscettibili di critica (la decenza mi vieta di fornire la definizione del diritto che dava un mio grande amico avvocato, grande come amico e come avvocato).
Si può davvero pensare che questo scontro tra istituzioni, questa guerra combattuta dalla classe dirigente (magari innocente tecnicamente) per non essere assoggettata al controllo di legalità avrebbero dovuto essere nascosti ai cittadini?
Si tratta ovviamente di un esempio del tutto inventato, frutto solo della mia indignazione sul piano tecnico, quando arrivò la riforma dell’art. 2358 del codice civile. Ma è evidente che, in un caso come questo, nessuno potrebbe dire che i cittadini se ne debbono stare zitti e buoni, ignari di quello che succede; e lasciar lavorare politici e magistrati; e leggere, dopo qualche anno, le sentenze dei secondi su un fatto come questo di cui ovviamente non capirebbero niente.
Un po’ come se fossero passeggeri di un treno che non si sa dove va, non si sa quando e se si fermerà perché tutto è in mano al capo treno e perché queste cose sono compito suo e loro non ci debbono mettere bocca.
Allora, è poi tanto difficile da capire che solo l’informazione più completa ed approfondita ci consente di vivere in un Paese democratico?
Che la democrazia non consiste nel sistema di elezione dei governanti (se è per questo noi ormai siamo in una situazione di conclamata oligarchia) ma nell’assoggettamento di tutti i cittadini, governanti e governati, allo stato di diritto?
Che il controllo sulla effettività di questa fondamentale, irrinunciabile regola di democrazia può avvenire soltanto attraverso l’informazione?
Scendiamo ai casi concreti.
Ma davvero non vogliamo sapere che il Fazio e il Fiorani concordavano al telefono la scalata di Antonveneta?
Cioè noi non vogliamo sapere prima del tempo (quale?, dopo il 1° grado, dopo l’Appello, dopo la Cassazione, magari dopo il rinvio in Appello e la nuova Cassazione, magari dopo la sentenza per prescrizione) che il Governatore della Banca d’Italia concordava con un banchiere (piccolo piccolo, un banchiere del quartierino) l’acquisto di un grande istituto bancario con modalità particolarmente pittoresche.
Davvero non vogliamo sapere che questo stesso Governatore colloquiava con un senatore (Grillo, che non si capisce che diavolo c’entra con l’affare BPL-Antonveneta), raccontandogli per filo e per segno lo sviluppo dell’operazione?
Davvero non vogliamo sapere che il Fassino e il Consorte e poi il Consorte e il Latorre concertavano l’acquisto di BNL da parte di Unipol?
Cioè, noi ancora una volta non vogliamo sapere che una spregiudicata (almeno questo forse si può dire, vista le differenze economiche, finanziarie, organizzative ed operative esistenti tra le due banche) scalata societaria veniva attentamente seguita da esponenti politici di primo piano della sinistra?
Non vogliamo sapere che il Fassino dice, testualmente, “Siamo padroni di una banca?”; e che, in un’altra conversazione telefonica, il D’Alema esclama “Facci sognare”?
Siamo chi? Chi è il padrone? E perché il Ministro degli Esteri della Repubblica italiana vuole sognare (in compagnia di chi?) se un altro banchiere del quartierino si compra una banca?
Almeno questo avremo il diritto di saperlo?.
Sarà tutto regolare ma che i due massimi esponenti di un partito di governo abbiano un interesse di questa rilevanza per operazioni finanziarie apparentemente fatte da privati (il partito in questione c’entra qualcosa? E, se c’entra, con quali soldi compra?) il cittadino lo deve sapere.
Davvero non vogliamo sapere che il Berlusconi raccomanda al Saccà qualche signorina? Che il Saccà lo paragona al Papa e che il Berlusconi non gli dice “ma che dici, sei matto?” e invece se ne compiace: “Eh mi sta capitando questa cosa.”?
Che c’entra il processo penale o civile con questi fatti? Per meglio dire, certo che c’entra, ma è un fatto tecnico, del tutto irrilevante per i cittadini.
Come sarebbero irrilevanti per loro i calcoli del cemento armato del ponte di Messina. E sarebbe invece decisivo conoscere (e dibattere, ma se non si conosce di che si dibatte?) per quali motivi si è deciso di fare il ponte.
Tutte queste cose, penalmente rilevanti o no (si vedrà e comunque c’è la prescrizione), debbono dunque interessare i cittadini; perché i cittadini hanno il diritto di sapere chi li governa, chi sta guidando il treno e dove li vuole portare. Se non lo sanno, se tutti glielo vogliono tenere nascosto, se i capotreni di ogni fazione strepitano quando non ci riescono a tenerglielo nascosto e congiurano per stabilire nuove regole che vietino ai vari addetti al treno di raccontare quello che hanno scoperto che succede in sala macchine, questo non è più un treno, è un carro bestiame.
Ma c’è pure di peggio.
I giudici hanno sbagliato; forse, magari, chi sa; ma diciamo che hanno sbagliato.
La Forleo e il De Magistris hanno parlato troppo; e tutti e due hanno fatto provvedimenti sbagliati. Quindi processiamoli, disciplinarmente si intende; ma processiamoli.
Chissà quante sentenze sbagliate la Cassazione riforma ogni giorno; li processiamo tutti, quei giudici che hanno scritto cose che, lo posso testimoniare io che mi occupo di una materia giuridicamente complessa e opinabile, spesso sono assurde?
Ovviamente no, riformiamo le loro sentenze, magari scriviamo qualche battuta sulla loro impreparazione giuridica; ma GESTIAMO IL PROCESSO NEL SISTEMA. Non ci pensiamo nemmeno a processarli, a delegittimarli, a trasferirli, a minacciarli, a sputtanarli per ogni dove.
E i cittadini non lo debbono sapere che invece gli stanno succedendo proprio queste cose?
E, se la risposta è: no, non lo debbono sapere perché il processo si fa nelle aule, in quelle del CSM e in quelle giudiziarie, alla fine vi sarà una sentenza emessa secondo giustizia; allora che gli facciamo alla Vacca?
Per chi se lo è dimenticato, la Vacca sarebbe quella componente del Consiglio Superiore della Magistratura che ha svolto funzioni di indagine nella Commissione che si è occupata della Forleo (e mi pare anche del De Magistris); insomma una via di mezzo tra il PM e il vecchio Giudice Istruttore. E che, mentre faceva le indagini, andava a spiegare ai giornali e alla televisione (e qui la televisione è stata molto disponibile, si vede che il grande fratello era finito) che questi due giudici erano proprio due cattivi soggetti, che dovevano essere cacciati al più presto; e che anzi tanti altri sarebbero stati stanati e cacciati.
QUESTA fuga di notizie non è inammissibile?
Non è gravissima?
Non è vergognosa?
Non è delegittimante?
Non è ... mah, chi se ne frega, tanto le iperboli lasciamole a quelli che spiegare perché hanno fatto certe cose non ci pensano proprio ma che sono bravissimi a lamentarsi che si sappia che quelle cose le hanno fatte.
E in questo Paese in cui abbiamo fatto diventare lecito il leverage buy out (vi ricordate ancora che cosa è?); in cui puniamo il senegalese che vende il CD contraffatto da 1 a 6 anni di reclusione (e dunque arresto in flagranza, intercettazioni telefoniche e circuito processuale privilegiato) e il falsificatore di bilanci di una società quotata fino a 4 anni, sempre che il falso non sia troppo piccolino (deve essere più dell’1% del patrimonio della società almeno, se no, che scherziamo, non è reato); in cui i partiti si comprano le banche e i politici si comprano altri politici; in questo Paese in cui la Vacca e i suoi soci minacciano i magistrati e anticipano (ed impegnano, dobbiamo pensare) il C.S.M. [Consiglio Superiore della Magistratura], l’A.N.M. [Associazione Nazionale Magistrati] che fa?
Depreca la fuga di notizie e auspica che non vi sia la contrapposizione delle istituzioni.
Ma dove vivono? Ma non se la ricordano la favole del lupo e dell’agnello?
Ma non lo vedono che la Forleo, il De Magistris, la gente come noi, tutti questi stanno a valle; e che i lupi, quelli che comunque si cerca di capire se sono lupi, stanno a monte e che si lamentano che gli intorbidiamo l’acqua?
Ma soprattutto hanno capito o no che l’A.N.M. NON è un istituzione pubblica?
L’hanno capito o no che l’A.N.M. è il sindacato dei giudici?
Lo sanno o no che il sindacato TUTELA i suoi iscritti?
E soprattutto soprattutto, l’A.N.M. la vuole smettere di pensare a se stessa come all’anticamera del CSM?
E’ il CSM che deve osservare imparzialità, autonomia, indipendenza, e anche riservatezza certo; e, a parte la Vacca, mi consta che lo faccia.
Ma l’A.N.M., che ha indetto 4 scioperi quando l’avversario era il nemico pubblico n. 1, adesso si mette a stigmatizzare, auspicare, precisare e tutto quell’armamentario ipocrita che ci indigna (questo si che indigna) quando lo sentiamo in bocca ai politici?
Se non se ne è accorta, ci sono tanti buoni motivi per proclamare uno sciopero; a cominciare dall’ignobile aggressione patita da Clementina e Luigi (che adesso sono miei amici e colleghi e non la Forleo e il De Magistris).
17 commenti:
Il gruppo "coscienza civile" (www.uomoepotere.eu)è totalmente d'accordo con Lei e con tutti i Magistrati che hanno conservato il rispetto di sè stessi. Sul blog del sito è stato recentemente pubblicato un commento ("La Repubblica degli impuniti") che ritengo fotografi l'attuale drammatica situazione di assalto alla Magistratura da parte di una classe politica che vuole sempre più avere le mani libere.
Non molli, La prego, in nome di tutti i cittadini.
Quando la "corporazione" colpisce, non c'è niente da fare: l'hanno sperimentato sulla propria pelle magistrati anche illustri e universalmente stimati, cone Michele Coiro, il quale benché difeso al CSM da un collega come Giancarlo Caselli (lo stesso che, isolato in MD, sostenne sempre Falcone) ebbe a dover gettare la spugna nonostante l'assurdità delle accuse rivoltegli.
Temo che la stessa sorte attenda De Magistris e Forleo, magari spegnendo i riflettori mediatici su di loro, almeno finché non riusciranno a silenziare anche Santoro e Travaglio.
Ma credo che la maggior parte dei magistrati italiani non vogliano sentirsi parte di una "corporazione" di stampo medievale, bensì essere essi stessi, come singoli magistrati, presidio di indipendenza, imparzialità e legalità, funzione costituzionalmente imposta e garantita che non ha bisogno per essere adeguatamente esercitata di "filtri" (quali l'ANM e lo stesso CSM laddove sovente abusa dei suoi poteri) che anzi risultano fuorvianti e del tutto praeter Constitutionem se non addirittura contra Constitutionem.
Se sono sempre di più i singoli magistrati che godono di un forte sostegno popolare (di un "popolo" che vuole giustizia e verità) e allo stesso tempo vengono bastonati dalla "corporazione", sorge il dubbio che davvero questa, in quanto incarnata dai pochi "senatori" che si scambiano i posti tra ANM e CSM, molto al di là del doveroso non assoggettamento alle menate della "piazza", sia ormai del tutto fuori dalla realtà.
Si impone l'esigenza di un movimento dal basso che assolutamente cambi questo stato di cose.
Grazie dott. Tinti per il suo articolo. La prego non perda la sua sana incazzatura, è importante che accompagni la stanchezza altrimenti si rischia lo schiacciamento. La frustrazione pesa più del piombo!
Ai lettori comuni come me vorrei suggerire questo articolo che ci aiuta a capire meglio chi è il nostro ministro della giustizia:
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=15953
Pensavo che l'abitudine americana a scavare nella vita privata dei personaggi pubblici fosse una sorta di voyerismo provinciale e moralista, un po' malato di gossip...
...comincio a ricredermi!
Forse sarebbe meglio saperne di più sugli accoppiamenti matrimoniali dei nostri parlamentari (vedi Dini e Mastella, ma anche un Casini che sposa Caltagirone mette una certa inquietudine!) solo allo scopo di avere una visione più chiara degli sporchi intrighi che queste famiglie tramano alle spalle dello Stato, vale a dire: NOI.
Per dare il giusto valore ad alcuni personaggi, per avere una chiave di lettura chiara degli interessi che li muovono forse dovremmo sapere un po' di più dei loro interessi privati. Tutto questo però va contro la privacy, contro la sana e giusta riservatezza a cui ha diritto la vita di ognuno.
Ma quando si va a con-fondere l'interesse privato in quello pubblico, si ha ancora il diritto di considerare il primo come riservato?
Un saluto a tutti
Mi complimento con il dott. Tinti per il suo articolo, che condivido a tal punto che gli darei "un bacio in fronte"; gli faccio, però, un appunto tecnico/(finanziario, anche allo scopo di dimostrare che la mia stima è reale e non è piaggeria: la scalata ad Antonveneta era un leverage buy in, non un leverage buy out.
La differenza consiste nel fatto che gli scalatori erano esterni ad Antonveneta (se l'iniziativa fosse partita dai dirigenti Antonveneta, allora sì che si sarebbe trattato di leverage buy out).
E' ovvio che la mia precisazione è quasi pura pignoleria ma, nel caso di Antonveneta, se si fosse trattato di leverage buy out, probabilmente non staremmo qui a difendere la dott.ssa Forleo e , forse forse, non ci sarebbe tutto questo bisogno neanche per il dott. De Magistris: infatti, se nella scalata fosse stata coinvolta (leggi: invitata al banchetto) anche la dirigenza Antonveneta e/o I.N.G., forse nessuno avrebbe protestato e le indagini non sarebbero neppure iniziate (nessuna intercettazione = nessun colpevole); la dott.ssa Forleo non sarebbe stata sottoposta a procedimenti ed il dott. De Magistris se la sarebbe dovuta vedere solo (si fa per dire) col ministro Mastella (la terrorizzante coalizione che ha contro forse avrebbe avuto problemi al suo interno, magari per la divisione della torta).
E' appena il caso di ribadire che la mie osservazioni, termini finanziari a parte, non contrastano in alcun modo con l'analisi fatta dal dott. Tinti, che ringrazio ed incoraggio a tener duro.
Gentile "AAPP",
grazie della Sua partecipazione al nostro blog, che ci è graditissima.
A noi piacerebbe che i nostri lettori non restassero anonimi, ma, pur di non perdere il loro prezioso contributo, li accettiamo anche anonimi.
Lei, però, ci incuriosisce con il suo "nick": "Anonimo Ancora Per Poco". E dunque, dandoLe prova che anche noi La leggiamo con attenzione e interesse, ci permetta di chiederLe di svelarci, se vuole, il "mistero" del Suo nick.
Ovviamente per noi sarà un graditissimo interlocutore anche se non ce lo svelerà.
Un caro saluto.
La Redazione
Egregio Dott.Tinti,
innanzitutto desidero ringraziarLa per l'articolo così "chiaro"!Non è facile per il semplice cittadino riuscire a comprendere la quantità indescrivibile di "mastruzi" effettuati dalla politica a detrimento del ns Paese e, le sue parole chiare e semplici sono una "luce" in questa selva oscura di disinformazione dateci dalle tv!
La preoccupazione di tanti,come me,è proprio riuscire a capire cosa ci sta succedendo..cosa è successo ai suoi colleghi Forleo e De Magistris che, da quanto appreso attraverso la rete,hanno fatto SOLO IL LORO DOVERE!!!Ma,è possibile che chi agisce onestamente,con coscienza,contro poteri corrotti venga penalizzato così?!?Ma,noi,popolo italiano,siamo proprio così inutili per chi ci governa?Serviamo solo nelle urne elettorali?Condivido la Sua indignazione e,mi auguro che da tale indignazione nasca qualcosa di utile e buono per il ns Paese!Cari saluti Marilena
Caro dottor Tinti, al di là dei tecnicismi giuridici e finanziari, è davvero verosimile che in Italia la quasi totalità dei cittadini non sia in grado di comprendere perlomeno il meccanismo di fondo ed il senso di operazioni come il leveraged buyout? Voglio mettere le mani su un'attività che rende, e non avendo i soldi me li faccio prestare da altri dando come garanzia l'attività stessa e i suoi rendimenti futuri. Se io e questi altri facciamo comunella e nessuno ci mette argini impedendoci di abusare dello strumento, possiamo mettere le mani su tutto (al limite potremmo fare un leveraged buyout anche sulle cariche pubbliche, dando in garanzia ciò che faremo con il potere associato alle stesse). Non mi sembrano concetti di difficile comprensione per un popolo dove ci sono più imprenditori piccoli e grandi, manager, e relativi collaboratori e consulenti... che contadini!
Cordiali saluti e grazie per ciò che fate.
Stefano T.
Il nocciolo del problema è che si fa strame della Costituzione. La Magistratura non è un organo della amministrazione pubblica. E' un potere indipendente, al pari di governo e Parlamento. Se ad uno di questi tre poteri è consentito di stabilire le modalità operative ed organizzative dell'altro, questa reciproca indipendenza (garanzia fondamentale della democrazia di un Paese)totalmente sparisce. Il Parlamento NON PUò LEGIFERARE SULLA MAGISTRATURA. Ogni intervento al riguardo SPETTA SOLO AL POPOLO. Tutte le leggi sul CSM (che non è più il Consiglio DELLA Magistratura), sulla organizzazione degli Uffici Giudiziari, sui rpocedimenti disciplinari, sulle carriere dei Magistrati, ecc. ecc., SONO ILLEGITTIME. Se si accettasse il principio che il Parlamento può interloquire sull'attività della Magistratura, si dovrebbe accettare che la Magistratura faccia altrettanto sul Parlamento e sul governo. Rendiamoci conto di questi principi fondamentali.
Si ha spesso consapevolezza della crisi del principio fondamentale della separazione dei poteri. Crisi vecchia in cui nessun potere è esente da colpe. Nessuno può negare l'interferenza sul potere giudiziario di quello politico, nè l'invasione di campo, spesso inevitabile, dell'agire dei giudici sulla vita dei governi e sull'attività parlamentare. E' difficile immaginare delle camere completamente divise da muri impenetrabili, dove non passi il rumore che dall'altra parte della casa si fa. Però una considerazione semplice possiamo farla: se si ha di mira l'interesse pubblico, generale, il bene comune, forse quei rumori non diventano molesti, insopportabili e si riesce a convivere. Il fatto è che o si intende l'interesse generale come la somma aritmetica dei singoli interessi individuali (i partiti spesso fanno così) oppure ci si lascia prendere da una visione che non tiene conto della meta finale: i cittadini, il popolo.
Quando in uno Stato si è ingenerata la SFIDUCIA (consentitemi di scriverlo con la lettera maiuscola) è difficile ritrovare un percorso serio, credibile, ragionato. Credete forse che quando ad un cittadino comune (ossia uno che non fa nè il magistrato, nè l'avvocato, nè il politico, ma la mattina si alza per fare un modesto lavoro comune) parlate di A.N.M o di C.S.M. questi non pensi istintivamente a raggruppamenti, correnti, aggregazioni e quindi ad una sorta di politica interna alla magistratura? Volete che ad un cittadino che non è dentro le faccende politiche si possa ancora far bere la versione del de Magistris o Forleo che hanno sbagliato? Ovvio che hanno toccato i politici e sono stati vergognosamente eliminati. Ma ovvio anche che nella magistratura ci sono correnti asservite a questo o a quel gruppo o partito politico. E allora cosa fanno i pochi Giudici veramente indipendenti, imparziali, che credono nella Giustizia come servizio alla gente e non come situazione di privilegio o come strumento per aspirazioni personali meramente egoistiche? Chiedono aiuto, supporto, consenso ai cittadini? Ma i cittadini vanno tenuti presente sempre, anche quando occorre scrivere un provvedimento per un extracomunitario senza diritto di voto o quando occorre far ripartire un processo minore che non è una scalata bancaria. E allora si recuperi la FIDUCIA nella gente, che è lavoro lento e faticosissimo. Lo si faccia denunciano gli abusi quando occorre, ma anche tacendo quando serve e soprattutto rimettendosi a lavorare, col capo chino su carte e libri, lasciando sbraitare in TV controllate solo i politici, che oramai sono morti che camminano. Perchè senza la fiducia della gente, nemmeno un cartellone pubblicitario potrà servire a ridargli consensi e potere. Grazie al dott. Tinti per il suo impegno e a quanti di Voi si impegnano ogni istante per ridare credibilità al nostro sistema democratico. Ma è difficile, anche se ne vale, eccome, la pena.
Se la magistratura che è un ordine autonomo, rispetto ai poteri esecutivo e legislativo, ed all'interno del quale siede il fior fiore delle menti giuridiche italiane (cosa inconsueta per gli altri poteri e/o professioni), fosse stata in grado man mano che emergevano nel tempo alcune sue storture (tipo caso Tortora e vicinanza ad alcune frange degli altri poteri o istituzioni come avvenuto nei primi anni novanta) di correggerle in maniera autonoma attraverso i suoi organismi gestionali, i casi de Magistris e Forleo non sarebbero neppure lontanamente immaginabili. Ed invece eccoci ad essere tutti quanti seriamente preoccupati per il feroce trattamento di cui sono oggetto entrambi.
bartoloiamonte@libero.it
Dear Dr Tinti,
What's the exit strategy?
Dr. Tinti, grazie per le sue parole. In effetti siamo in molti ad essere veramente "stanchi e incazzati". Delusi da una classe dirigente che ci prende costantemente in giro, da una informazione completamente asservita e, purtroppo, da una magistratura che in gran parte continua a preferire le stanze del potere, i compromessi e i favori, alla giustizia e al rispetto della costituzione. Sa, hanno ragione quando dicono che gli interventi di De Magistris e della Forleo hanno screditato la magistratura. Ma la colpa non è mica loro. Anzi, loro hanno solo il merito di avere portato certe problematiche all'attenzione dell'opinione pubblica (quella attenta ovviamente!). La magistratura si scredita da sola, quando si lascia fagocitare dagli altri poteri, quando si vende, quando non è indipendente, quando non sa difendere i suoi membri da ingiuste accuse, anzi li aggredisce violentemente.
Invece di scambiarsi gli auguri di buon anno, consiglierei ai magistrati e all'ANM di fare un bell'esame di coscienza, sul loro essere magistrati, sulla loro indipendenza, onestà e libertà interiore. Dovrebbero chiedersi se hanno peccato di azioni od omissioni nell'esplicare le proprie funzioni, se hanno tenuto la schiena diritta, se si sono tirati indietro di fronte questioni troppo grosse per quieto vivere. E infine, se antepongono la propria carriera al perseguimento della giustizia.
Già che ci sono, potrebbero fare anche un bel ripassino della Costituzione, in particolare artt. 3, 101, 104, 107 e seguenti.
Degli auguri, o piuttosto di un grosso in bocca al lupo, hanno bisogno Clementina Forleo, Luigi De Magistris e tutti noi cittadini che speriamo ancora in una giustizia giusta.
Buon anno alla redazione e grazie per il lavoro che fate.
Carissimo Dott. Tinti,
è una grande consolazione, invece, per noi cittadini laici, il comune sentire rispetto a fatti, avvenimenti e condotte di uomini dai comportamenti alieni dalle regole di convivenza civile.
E' una grande consolazione perchè, Lei, dall'alto della Sua funzione, ha il coraggio e l'onestà intellettuale di manifestare il Suo sdegno pubblicamente, senza nascondimenti, senza scodinzolii, certo di essere orfano di quell'appendice che chiamiamo coda.
Per quanto riguarda i FATTI che vedono protagonisti la Dott.ssa Forleo e il Dott. De Magistris, ma anche tantissimi altri che sarebbe tedioso ricordare, siamo di fronte ad un'autentica aggressione alla Magistratura OPERANTE. Parlavo di FATTI, poichè di FATTI si TRATTA! E' un FATTO che centinaia di Milioni di Euro dei Fondi Comunitari siano stati depredati alla Calabria; è un FATTO che il Dott. De Magistris stesse indagando sui possibili canali di derivazione di questi Fondi; è un fatto che nelle inchieste abbia scoperto il coinvolgimento di rappresentanti dei massimi vertici dello Stato; è un fatto che gli siano state scippate le inchieste; è un fatto (o lo sarà) che rischiamo di non avere un colpevole dello scempio perpetrato in Calabria (da noi, caro Dott. Tinti, ci sono imbianchini che possiedono centinaia di appartamenti).
Stessa cosa per la Dott.ssa Forleo: è un FATTO che nel nostro Paese vi siano state delle scalate Bancarie e/o tentativi di scalata; è un FATTO che un Magistrato OPERANTE scoprisse un forte legame tra Politica e Finanza (ci sono le intercettazioni); è un FATTO che il Magistrato abbia ripetutamente denunciato pressioni e intromissioni per alleggerire le sue attenzioni investigative; è un FATTO che la Dott. Forleo rischia di perdere la sua Funzione di Giudice monocratico e di non poter MAI PIU' svolgere alcuna indagine se non affiancata da altri MAGISTRATI DI SOSTEGNO. ECCO PERCHE' TOLGONO I DOCENTI DI SOSTEGNO ALLA SCUOLA!
Di tutto questo, e magari si trattasse solo di questo, la Società Civile è ben conscia, per questo motivo siamo grati alle persone che, come Lei, sono ad essa vicine, anzi ne fanno parte a pieno titolo. Gli altri, TUTTI GLI ALTRI, preferiscono - beati loro - appartenere all'altra società ... quella INCIVILE!
Anche se non gradisce il clima festaiolo, Buon 2008 Dott. Tinti. Le siamo grati, unitamente a tanti suoi Colleghi, della sua testimonianza che mantiene vivo nella gente un minimo rispetto verso le ISTITUZIONI.
Vincenzo Scavello
Malvito (CS)
Siamo in un'epoca di parole in libertà (inconsistenti, prive di spessore), ben lontani dalle "parole come pietre".
Il processo elaborativo per cui ci si informa adeguatamente, si elabora, ci si confronta, si matura un'opinione, è quasi sempre sostituito da frasi fatte, precotte, luoghi comuni, slogan elaborati da altri e ripetuti all'infinito. Il giornalismo "che conta" è quasi sempre privo di domande scomode, di obiezioni così ovvie da essere "dovute", i manovratori non vanno disturbati.
Ed ecco avanzare il declino della Democrazia descritto anche dal dr. Tinti.
Credo che molti non compiano più con scrupolo e coscienza il proprio lavoro e, da qualche tempo, inizio a pensare che ciò possa essere anche dovuto alle ormai troppo elevate disparità di reddito tra le categorie sociali (non so se avete letto, mi pare quest'estate, un raffronto, relativo agli ultimi decenni, tra i redditi ragguagliati delle varie classi sociali -il reddito dell'uno tot volte quello dell'altro-, pubblicato su Repubblica) ebbene, questa sempre più grande sproporzione, potrebbe rendere gli individui "che hanno un posto al sole" sempre meno propensi a rischiare tale collocazione con il farsi venire "casi di coscienza" o rischiosi scrupoli: meglio fare corpo con chi sta ai piani alti (visto che si è avuta la ventura di capitarci), piuttosto che gridare al re che è nudo, e rischiare poi di ritrovarsi nelle "fasce basse della classifica sociale/reddituale", così abissalmente lontane.
Fabio Vagnarelli - Gubbio
Vorrei tanto che la smettessero, tutti, di parlare di "democrazia".
Dai tempi dei Romani i voti si acquistavano con le "frumentationes" e oggi, in Italia, nulla è cambiato.
Ma lo volete capire, o no, che questo NON è un paese europeo ?
E' soltanto una via di mezzo fra la parte peggiore dell'Europa e l'Africa o il Medio Oriente, nel costume della maggioranza dei suoi abitanti e della quasi totalità della sua amministrazione, giustizia compresa !
Perdonate lo sfogo, e tanti auguri a chi fa ancora il suo dovere, nonostante tutto.
EDMONDO!!!!!!!!!!!
Ringrazio il Dott.Tinti per quanto espresso con cosi notevole spontaneità e oggettività.
Mi permetta di riprendere un frammento di quanto Lei ha detto:
Allora, è poi tanto difficile da capire che solo l’informazione più completa ed approfondita ci consente di vivere in un Paese democratico?
Mi permetto, asserendo profondamente con Lei, di inserire, a mò di commento, 2 citazioni di Blaise Pascal che diceva:
"Il servitore non sa quel che fa il suo padrone, poiché il padrone gli dice solo l'azione, non il fine; ed ecco, vi si assoggetta servilmente e pecca sovente contro il fine. Ma Gesù Cristo ci ha insegnato il fine. E voi lo distruggete."
E ancora:
"Non essendosi potuto fare in modo che quel che è giusto fosse forte, si è fatto in modo che quel che è forte fosse giusto. Non essendosi potuto render forte la giustizia, si è giustificata la forza."
Queste citazioni, in conclusione, solo per dire che per quanto sia profondamente indegno e vergognoso avere una simile classe dirigente con certi esponenti che in Paesi civili e veramente democratici sconterebbero le loro pene in luoghi non sempre ospitali e accomodanti mentre da noi se proprio va male diventano Presidenti del Consiglio, ritengo che sia, da una parte, grave che la cittadinanza tutta per quanto delusa e amareggiata ancora non insorga seriamente con l'intento di non lasciare in mano a una infima oligarchia il nostro Paese o come direbbe Saviano, quello che sta diventando un vero e proprio Sistema; ma dall'altra parte ritengo - magari erroneamente - che quello che viviamo oggi è anche colpa di ciascuno di noi per aver affidato per esempio a comici (ripeto.. un comico..)come Grillo il compito di risvegliare la coscienza nei cittadini ormai completamente assuefatti e drogati da un manipolo di corruttori e mafiosi invece che prendere autonomamente e indipendentemente consapevolezza..
Con stima
Indiano
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