Ieri la stampa ha pubblicato stralci della sentenza disciplinare a carico di Luigi De Magistris (l’intera sentenza può essere letta ora a questo link), riferendo che il C.S.M. ha affermato che Luigi avrebbe dimostrato “insufficienti diligenza, correttezza e rispetto della dignità delle persone”.
Riportiamo una mail di commento a questa affermazione, inviata a una mailing list di magistrati dal collega Ettore Picardi. Ringraziamo di cuore Ettore per la efficacia delle sue considerazioni che sono le stesse di tutti noi della Redazione del blog.
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di Ettore Picardi
(Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Ascoli Piceno e componente del Consiglio Giudiziario di Ancona)
C’è qualcosa che proprio non va.
Io ne vedo di colleghi che non rispettano la dignità delle persone.
Alcuni, non molti, ma nemmeno troppo pochi.
E nessuno di loro viene minimamente messo in discussione.
Ufficialmente e sul serio, intendo.
Poi vedo qualcuno che continuamente finge di lavorare o lavora male, per sciatteria e mancanza di senso di responsabilità.
E al Consiglio Giudiziario, parlo per esperienza diretta da componente effettivo, i problemi di valutazione magari toccano ad altri, quelli che lavorano tanto e per questo capita loro di applicare qualche pena illegale per errori di calcolo.
Cosa che tanto disturba le magistrature superiori.
E che fa capire quanto è complesso il discorso su come rendere serie ma anche eque queste benedette valutazioni.
Oggi scopro che il C.S.M. ha trovato un colpevole.
Uno che ha violato “regole di particolare rilievo” e ha dimostrato insufficienti “diligenza, correttezza e rispetto della dignità delle persone”.
Temiamo di sapere, al di la di tutto, qual è stata la vera colpa di quel collega.
Provo inquietudine e sento che questa giustizia formale, oligarchica non ci appartiene.
Non appartiene alla magistratura che ho conosciuto finora.
Le vicende degli ultimi tempi ci hanno diviso.
Soprattutto tra vertice e base.
Mai come stavolta si avverte la crisi di rappresentatività e di fiducia verso chi di noi ha incarichi associativi, ministeriali, consiliari.
Sono entrato in magistratura una ventina di anni fa e sempre avevo avvertito un comune sentire che oggi si è improvvisamente perso.
Esistevano ovviamente le divergenze, le persone meno affidabili, i carrieristi, i pelandroni, quelli bravi ed anche i troppo bravi.
Tra tante difficoltà materiali però un comune senso di appartenenza, per l’indipendenza, l’equità, la dignità del lavoro ci legava veramente; ne eravamo anche silenziosamente orgogliosi, credo.
Dobbiamo riconquistarlo quel comune sentire e superare l’inquietudine di oggi.
Non andando via dalle liste e dalle discussioni, non avendo paura delle divergenze.
Confrontiamoci di più, ultimamente sono troppo pochi quelli che intervengono.
Facciamolo con meno nervosismo e più rispetto per tutti, ma con dolorosa sincerità.
Magari scopriamo che esiste ancora quella magistratura che ci faceva sentire intimamente orgogliosi.
20 commenti:
Saluto il carissimo Ettore e mi associo alle sue parole
Il Dott. De Magistris avrebbe dimostrato “insufficienti diligenza, correttezza e rispetto della dignità delle persone”.
- E' forse dignitoso aprire la cassaforte del Dott. De Magistris in sua assenza e prelevare tutti gli Atti delle sue Indagini?
- E' forse dignitoso, per tutta la gente Calabrese e non solo, vedere che una "cricca" ben organizzata fa scempio dei Fondi Comunitari?
- E' forse dignitoso che una Regione indìca un Concorso dove vengono assunti, secondo una logica bipartisan, solo parenti e amici di tanti Consiglieri Regionali?
- E' forse dignitoso vedere una società (Why Not?), finanziata con Fondi Pubblici, che assume figli, mogli, nipoti, fratelli e cugini di Parlamentari, Consiglieri Regionali, Magistrati ed esponenti delle Forze dell'Ordine?
- E' forse dignitoso vedere la propria terra (la mia Calabria), ridotta allo stremo, per il più alto tasso di disoccupazione e di delinquenza, per una sanità che in alcune zone non garantisce livelli di assistenza minimi, per una gestione delle acque e della depurazione che sono diventati per qualcuno un autentico pozzo di San Patrizio?
- E' dignitoso, per tanta gente perbene, vedere un Magistrato strapazzato come uno zerbino, mentre il Consiglio Regionale Calabro conta, a vario titolo, circa 40 Consiglieri nelle mire della Giustizia?
Io so soltanto una cosa: lo stato in cui è ridotta la mia Calabria, una delle più belle Regioni d'Europa, è frutto dell'abuso di un esercito di delinquenti; delinquenti che non necessariamente vanno in giro con la coppola e la lupara, ma che hanno al loro servizio esperti di Fondi Comunitari in grado di progettare attività fantasma per drenare ingenti ricchezze. C'è un livello perverso costituito da colletti bianchi che agisce impunemente e che fa di tutto per garantirsi l'impunità.
Tra questi, sono certo, non c'è il Dott. De Magistris! Lui, per adesso, rischia il trasferimento e la seria possibilità di non poter svolgere le Funzioni di Pubblico Ministero; lui sotto la graticola di abnormi procedimenti, mentre i tanti predoni se la spassano, senza il rischio di vedere minacciate le loro prerogative "professionali".
Noi vogliamo ringraziare il Dott. De Magistris, per avere osato scoperchiare un pentolone dove nessuno aveva osato guardare e dove nessuno doveva guardare, anche se noi Calabresi eravamo certi della sua esistenza. Gli siamo grati per non avere scelto la via più facile e cioè quella di girarsi dall'altra parte, diventando complice più o meno consapevole, e garantirsi una carriera che, siamo certi, sarebbe stata brillante. Gli siamo grati per avere fatto maturare, in tantissimi nostri giovani, la convinzione che lo Stato ha bisogno di uomini come lui e non di tanti altri che invecchiano garantendosi carriere apicali, avendo indagato e/o condannato soltanto pericolosissimi ladri di polli!
Assolutamente d'accordo con Lei, Dott. Picardi!
Il Suo prezioso contributo arricchisce una delle vicende più controverse tra Politica e Magistratura. La vicenda De Magistris non è una vicenda interna all'Ordine Giudiziario, ma è un regolamento di conti che viene deciso altrove!
http://it.youtube.com/watch?v=OdXTmat9qNw
Un Abbraccio
Quello che auspico è che la Magistratura, come stiamo iniziando a fare noi cittadini, si svincoli dagli "affetti" politici ma si riappropri della sua AUTONOMIA e RUOLO a GARANZIA di TUTTI - TERZA per tutti. Si ridia quel codice deontologico che dietro quella TOGA i giudici non siano più AMICI,PARENTI,compagni di scuola o di partito di nessuno ma soltanto GIUDICI che amministrano la GIUSTIZIA UGUALE PER TUTTI e senza sconti per nessuno.
Come abbiamo visto non c'è nè destra nè sinistra.
Ci devono essere ISTITUZIONI a servizio (chiaro e limpido) per l'Italia e solo facendo applicare le regole uguali per tutti i riottosi dovranno rientrare nei ranghi.
Cari saluti Alessandra
Da poco tempo sono venuta a conoscenza di questo blog e da allora non manco mai di leggerne i contenuti, questo perchè molto spesso i media non mettono al corrente l'opinione pubblica di tutto quello che accade in seno alla giustizia.Desidero manifestare con questo mio interveno tutta la mia indignazione per quanto accaduto al dott. De Magistris che , per quanto mi riguarda ,rispecchia in tutto e per tutto l'idea del magistrato che io ho sempre avuto.Io sono una semplice cittadina che osserva come tutti ciò che sta accadendo in questa nostra società dove non trovano più spazio la correttezza, l'onestà e la voglia di svolgere il proprio lavoro con serenità.Mi dispiace ancor di più perchè sono mamma di una ragazza , studentessa di legge, che si sacrifica nello studio del diritto perchè crede ancora nella giustizia e perchè ha l'obiettivo di diventare un magistrato,cosa dovrei risponderle però quando mi pone la domanda su come potrà mai svolgere un ruolo così importante quando si è soggetti a pressioni ,come denunciato dalla Dott.ssa Forleo o quando si viene allontanati da un'inchiesta perchè forse non andava a genio a qualche uomo di potere?Spero che mia figlia vada avanti ,nonostante tutto ciò che accade ,perchè bisogna sempre avere la speranza nel cambiamento .
Grazie a de Magistris e a tutti i suoi sostenitori che amano la mia Calabria, la lettera che segue la ho inviata al Quotidiano.
Gentile De Luca,
in ottimo rilievo sulla prima pagina del Quotidiano, edizione odierna, apprendiamo con piacere l'archiviazione del procedimento penale contro l'onorevole Pacenza, arrestato appena qualche anno addietro come un pericoloso criminale.
Dopo aver rilasciato la seguente dichiarazione "Quante notti in carcere ho arrotolato le lenzuaola..." pone la domanda: "perchè è successo?"
Ecco il mio contributo alla sua domanda considerato che quelle lenzuola le arrotolo da ben 15 anni; ebbene è successo che la classe dirigente calabrese di cui egli stesso fa parte è totalmente inadeguata al governo della nostra Regione, mentre quella nazionale a cominciare dai suoi referenti, Violante in testa, non hanno fatto altro che ignorare la Calabria e quando si sono interessati lo hanno fatto con una discriminazione degna dei peggiori razzisti. Scrivo con la rabbia nel cuore, ma sinceramente felice che un uomo ha potuto in breve tempo dimostrare la propria innocenza. Cominci Lui, il nuovo modo di fare politica in Calabria, stigmatizzando in primo la “liquida” relazione elaborata dalla Commissione antimafia per poi continuare con una seria analisi sul fenomeno 'ndranghetistico che parta dalla Calabria e dai calabresi e non da studiosi o professionisti di vario genere narcisi e avvoltoi.
bartolo iamonte
Ho letto la sentenza.
Considerato che il clamore della vicenda la fara' girare molto e leggere da tantissimi, ho il sospetto che nuoceranno alla dignita' delle persone molto di piu' i dettagli che a piene mani vi sono riportati, con le imbarazzate prese di posizione degli interessati (che non erano affatto nel provvedimento incriminato, nel quale anzi si riportava come voce una voce, appunto, circolante fra avvocati, sintomo del clima avvelenato di Potenza).
Quanto alla dignita' del lavoro del magistrato, credo proprio che abbia ragione Vincenzo Scavello con tutti i suoi - e nostri - interrogativi, su cosa sia davvero lesivo del decoro e del rispetto delle persone ( ma troppi ancora pensano che il mondo si divida in sudditi e sovrani....).
Infine, l'isolamento del PM, esposto come la risultante di una odiosa campagna "mobbizzante" da parte di vertici chiaramente insofferenti all'operosita' del giovane collega, non e' effetto illegittimo da rimuovere a tutela della dignita' del laborioso magistrato, ma la causa fondante del suo allontanamento dal Foro di Catanzaro....
...."L'importante e' che emerga che sono cattivi magistrati!", tuono' qualcuno prima di quella sentenza.
FATTO!
Caro dott. Picardi, anche io potrei dire: "Ne vedo di colleghi che non rispettano la dignità delle persone. Alcuni, non molti, ma nemmeno pochi" e "poi vedo qualcuno che continuamente finge di lavorare o lavora male, per sciatteria e mancanza di senso di responsabilità".
Poiché nel suo intervento Lei precisa di essere componente effettivo del Consiglio Giudiziario di Ancona, una domanda sorge spontanea: per quanti di questi colleghi Lei ha fornito informazioni ai rispettivi dirigenti o al Consiglio Giudiziario, allo scopo di permettere una valutazione più rispondente alla realtà delle loro capacità professionali?
Lei poi aggiunge che "al Consiglio Giudiziario, parlo per esperienza diretta da componente effettivo, i problemi di valutazione magari toccano ad altri, quelli che lavorano tanto e per questo capita loro di applicare qualche pena illegale per errori di calcolo. Cosa che tanto disturba le magistrature superiori". A questo proposito mi permetto di chiederLe se ai destinatari delle sentenze contenenti pene illegali (imputati o parti offese) può apparire giustificabile che un giudice sia tanto distratto da non conoscere i limiti edittali di una norma.
E quando gli errori sono talmente assurdi ed incomprensibili da rasentare il grottesco? Anche in questo caso tutto è giustificabile con il carico di lavoro del magistrato?
Un'ultima domanda, se mi è permesso. A quelle che Lei chiama "magistrature superiori" le (quasi) uniche informazioni sui colleghi da valutare provengono dalla lettura delle sentenze o dei capi di imputazione (per i P.M.). Se i componenti elettivi dei Consigli Giudiziari che sono a conoscenza di altre manchevolezze tacciono nella sede istituzionale nella quale tali elementi devono essere valutati, come dovrebbero fare le "magistrature superiori" a prendere in considerazione tali fatti?
Anche io, come Lei, mi auguro che si ritorni a quel "comune senso di appartenenza, per l’indipendenza, l’equità, la dignità del lavoro" del quale "eravamo anche silenziosamente orgogliosi", ma credo che Lei convenga con me che senza l'assunzione piena di responsabilità dei componenti, elettivi o no, degli organi istituzionali di controllo sulla valutazione, i cattivi colleghi resteranno tali e faranno proseliti, mentre i migliori saranno mortificati ed umiliati più di quanto già oggi lo siano.
Cordialmente, Gaetano Dragotto, Procuratore Generale Ancona.
Ho letto la "sentenza" prima che il link spirasse.
Non ho molto da dire. Mi correggo: avrei tanto da dire, ma avete già scritto abbastanza.
L'unico appunto che mi permetto di far notare ai non addetti ai lavori è la lunghezza del provvedimento.
Si tratta, invero di una decisione che poteva essere redatta in due, tre pagine al massimo. In altri ordinamenti, tali atti disciplinari non sono neppure motivati.
Considerate poi il tempo speso per la redazione del provvedimento: capirete subito perché la giustizia, nel nostro paese, è più lenta di una lumaca !
Ma Costantinopoli, rectius, Bisanzio, non era caduta nell'anno domini 1453 ?
Non si ' mai contenti! se le sentenze sono "succintamente" motivate(mi prendo la liberta' di usare un tecnicismo utilizzato in altra materia), non va bene.. se prolisse non va bene.. d'accordo che in medio stat virtus ma abbiamo sempre da ridire.. Mi fa piacere finalmente vedere qualcuno che esprime pensi quasi controcorrente e questo aiuta non poco a farsi un opinione il piu' possibile completa( sentire 2 campane e' utile)ho notato che Teti nera ha un suo blog.. fateci un salto
Ho letto con interesse il commento del dr. Dragotto, Procuratore generale ad Ancona, il rimprovero che muove al dr. Picardi.
Rilevo da subito come allo stesso Procuratore generale non paia sconosciuto il fenomeno messo in rilievo dall'Autore del post, e relativo a comportamenti di magistrati che, pur non rendendo particolare onore all'alto incarico istituzionale che ricoprono, per il solo fatto di operare un po' defilati, quasi "sotto traccia", non incappano in alcun "infortunio" professionale.
Meno si fa e meno occasioni di sbagliare si hanno.
Viene lamentata, da parte del dr. Dragotto, una insufficiente rappresentazione di questi fenomeni alle "magistrature superiori", anche da parte di chi potrebbe istituzionalmente farlo.
Potrebbe essere anche così.
Mi chiedo, tuttavia, se le "magistrature superiori" riescano o no ad esprimere con chiarezza, in ogni occasione, di saper e voler distinguere tra l'operato di un magistrato "notarile", professionista delle carte apposto, lanciato verso sicure carriere, e quello di chi, viceversa, svolge la funzione con passione e limpida tensione morale, il che non esclude certo la competenza.
Se ciò avvenisse potremmo forse avere, così autorevolemnte tracciata, una linea di tendenza che andrebbe a scoraggiare i comportamenti furbeschi, individuati con precisione e come tali smascherati.
In una tale situazione, forse, ognuno potrebbe sentirsi legittimato con maggiore pienezza rispetto alla denuncia di comportamenti che, se ho ben capito, sono sfuggenti, e per questo maggiormente insidiosi per la funzione e credibilità della magistratura.
Detti deprecabili comportamenti sarebbero probabilmente portati con maggiore serenità all'attenzione di coloro che avessero già manifestato di conoscere il fenomeno, e di condannarlo senza alcuna remora.
Non avendo io alcuna conoscenza nè dell'operato del dr. Dragotto, nè di quello del dr. Picardi, quanto qui da me espresso ha un carattere di riflessione generale, non certo riferita ai due magistrati.
fabio vagnarelli - Gubbio
Caro Anonimo delle 20.58,
Vedi, il fatto è che quella non è una "sentenza".
Potrei poi disquisire pressoché all'infinito sull'obbligo di motivazione, che in Inghilterra, ad esempio, semplicemente non esiste.
In realtà desidero soltanto approfittare dell'occasione per invitare tutti i giudici addetti al civile ad applicare quanto più possibile l'art. 281-sexies c.p.c., concedendo termine per memorie sino a tot giorni (indicativamente venti o trenta) prima dell'apposita udienza di discussione. In tal modo avrete tempo per ritirare il fascicolo, scrivere la sentenza motivata succintamente (due o tre pagine senza intestazione, facenti parte del verbale) e, riconsegnato il fascicolo, leggerla direttamente in udienza.
E' un'intepretazione perfettamente lecita ma, chissà perché, non è ancora molto diffusa.
Per Paolo Emilio.
Le questioni che Lei pone sono complesse e non si possono trattare in due battute.
Accettando di farlo, rispondendoLe, dunque, icasticamente, come sono le Sue osservazioni, si può dire che il motivo per cui in Inghilterra non esiste la motivazione della sentenza è che non esiste l'appello, come è disciplinato nei paesi di civil law.
In sostanza, la sentenza è così e basta. Non ci sono motivazioni di merito che la parte debba conoscere per poterle contestare.
Mentre il motivo per il quale non si redigono abitualmente sentenze sintetiche è che, quando lo fai, la sentenza verrà appellata da un avvocato che ti coprirà di insulti per non avere risposto a ognuna delle tremilacinquecento questioni da lui poste.
La Redazione
Gentile Redazione,
Avevo implicitamente premesso all'anonimo delle 20.58 di non voler parlare di sottigliezze processuali, anche per non addentrarmi in tecnicismi fuori luogo.
Mi scuso, in ogni caso, per aver introdotto un argomento troppo tecnico e palesemente "off-topic".
Vi devo comunque una sintetica risposta riguardo all'art. 281-sexies, perché, soprattutto se le parti hanno tutte consentito all'applicazione del suddetto articolo, il giudice di appello dovrebbe tener conto del procedimento applicato, non potendo di conseguenza rilevare alcun vizio della motivazione per la sola sua brevità, conformemente al disposto di legge.
Cordiali saluti.
Gentilissimo Paolo Emilio,
non accettiamo le Sue scuse :-) perchè non ce ne deve alcuna.
La nostra risposta non intendeva in alcun modo essere né "ostile" né polemica.
Solo aggiungevamo altri argomenti ai Suoi.
Siamo contentissimi che ci sia scambio e confronto di idee e preghiamo tutti i lettori di esporre liberamente (nell'ovvio rispetto delle regole di cortesia e della specificità di questo "luogo") le loro idee, non considerando gli interventi della Redazione come "censori", ma come un'opinione in più fra le altre.
A Lei, Paolo Emilio, un grazie particolare. I Suoi interventi sono molto interessanti e di stimolo alla discussione. Sono davvero una ricchezza per noi tutti.
Grazie per la Sua graditissima partecipazione a questa nostra iniziativa. Speriamo davvero che continui ad accompagnarci, facendo il blog anche Suo.
Un caro saluto.
La Redazione
P.S. - Tornando alla questione della "motivazione breve", Lei ha certamente ragione, nel senso che ciò che dice è vero, ma come intendevamo dire, ci sembra che ci siano anche altre circostanze, che a volte dipendono dal contesto (non tutti i Fori hanno le stesse caratteristiche e le stesse esigenze), a volte dalle materie oggetto dei processi (non tutte si prestano a motivazioni sintetiche). A volte certamente, come sottintende giustamente Lei, a una indisponibilità dei giudici a "evolversi", adattando il loro modo di lavorare alle mutate esigenze del tempo.
Grazie ancora.
In un particolare del meraviglioso affresco (Effetti del Buon Governo) di Ambrogio Lorenzetti si vede l’allegoria della Giu-stizia che taglia la testa ad un colpevole (anche in maniera truculente, visto che escono fiotti si sangue) ed elargisce delle monete ad una donna, presumibilmente la parte lesa.
Fin qui nulla di strano.
Ma a guardar bene si vede che il “colpevole” ha il volto beato e la parte “beneficiata” ha invece il volto e la postura con-trita. All’inizio l’ho trovato ridicolo. Dopo c’ho pensato. Ed ho trovato che ciò à proprio quello che la giustizia dovrebbe fare: convincere il colpevole di star subendo una giusta puni-zione e la parte lesa di non ricevere nulla di più ciò che gli sarebbe naturalmente dovuto.
Ora se nelle sentenze dovesse mancare la motivazione come po-trebbe aggiungersi tale risultato? E come potremmo verificare l’assenza di torbide ragioni in presenza di quei Giudici cor-rotti (da intendersi in senso atecnico: scansafatiche, super-ficiali, silenti complici, ecc. oltre che corrotti veri e pro-pri) che purtroppo stanno accanto ai Giudici coretti?
Proprio il presente caso del Dott. De Magitris e della Dott. Forleo dimostra la necessità di una motivazione che deve inve-ce essere sempre più completa ed esaustiva.
Se non ci fosse stata come avremo potuto accorgerci delle va-rie blasfemie contenute nei provvedimenti del CSM?
avv. Cosimo Saracino
Gent.mo Paolo Emilio, sono l'anonimo delle 20:58 cui lei ha cortesemente risposto. Mi preme di precisare che non sono un "addetto ai lavori" per tanto mi attengo in buona fede, ai termini utilizzati da chi, come lei, ha esperienza nel settore. Lei precisa che non si tratta di sentenza( eppure il suo commento inizia con la seguente frase:Ho letto la sentenza prima che il link spirasse. Probabilmente avrei dovuto intuire un utilizzo del termine in senso improprio giacche' e' posto tra virgolette).. Le confesso pero'che sono piu' confuso che persuaso, stante il fatto che, se non ho preso un abbaglio, oggetto delle vostre riflessioni e' una SENTENZA DISCIPLINARE. Al di la dell'uso del termine in parola, mi piace pensare che un giudice, nel pronunciare una sua decisione, soprattutto in un caso delicato,non si limiti a formule stereotipate o a liquidare parti e difensori con 4 battute, ma abbia il buon senso di motivare dettagliatamente l'iter logico che lo ha condotto alla decisione( da qualche parte nei meandri di un ordinamento confusionario e complicato mi pare esista un obbligo di ADEGUATA motivazione, [cui si contrappone come deroga la succinta motivazione..mi insegnate voi stessi che ad es il diritto amministrativo ne e' pieno], che non vuol dire esser prolissi ma nemmeno troppo sintetici)Credo, detto questo, che una sentenza disciplinare non possa prestarsi ad una succinta motivazione proprio per la delicatezza della questione trattata. Il fatto che in altri paesi come l'inghilterra non vi sia un obbligo di motivazione forse e' dovuto al fatto che in sistemi common low vige la regola del precedente che autorizza un giudice a servirsi di sentenze pronunziate da colleghi e che hanno risolto il medesimo caso.Se cio' e' vero, forse, il nostro caro giudice inglese avrebbe ben poco da motivare( e' solo una battuta, la spiegazione tecnica e' fornita gentilmente dalla redazione)..A ben vedere mi preoccupa ben poco cio' che fanno in altri paesi..vivo in Italia e meno male che qui i giudici sono chiamati, almeno su carta, a giudicare con la propria testa e non con quella degli altri..Un caro saluto a tutti voi
Per Anonimo delle 20.58 e delle 17.41.
Gentile Lettore,
per Suo conforto, Le confermiamo che quella pronunciata dalla Sezione Disciplinare del C.S.M. è, sia formalmente che sostanzialmente, una sentenza.
La necessità, nel sistema giudiziario italiano, che essa sia motivata discende dall'art. 111 della Costituzione, il cui 6° comma dispone che "tutti i provvedimenti giurisdizionali devono essere motivati".
Nel caso delle sentenze di questo tipo, l'esigenza di una motivazione adeguata è ancora più pressante, perchè quello dinanzi alla Sezione Disciplinare del C.S.M. è l'unico grado di merito del procedimento. In sostanza, non c'è l'appello, ma solo il ricorso alle Sezioni Unite della Cassazione per ragioni di sala legittimità.
Dunque, se già con la motivazione una sentenza come quella sul "caso De Magistris" desta tante perplessità, senza sarebbe inquietante.
La questione posta da Paolo Emilio riguardava altro aspetto, squisitamente tecnico, della questione (la tecnica di redazione della sentenze) e forse - sperando di non avere frainteso il pensiero di Paolo Emilio - questo è stato tradito dalla eccessiva sintesi imposta dal contesto e dal tema principale del post commentato, che non si prestava a trattare l'argomento proposto da Paolo Emilio.
Un grazie di cuore a tutti per la Vostra presenza e partecipazione al nostro blog.
La Redazione
Gentile "anonimo delle 20.58",
Lei, pur dichiarandosi "non addetto ai lavori", ha senz'altro buon occhio, oltre ad un'evidente cultura giuridica.
Ad ogni modo Le ha già risposto, puntualmente, la Redazione. Da parte mia desideravo soltanto ribadire che il procedimento era "particolare", se consentite questa espressione generica, e mi fermo prudentemente qui.
Vorrei tuttavia complimentarmi anche con la Redazione, che ha ben colto il senso ultimo del mio pensiero.
Inutile, pertanto, aggiungere che condivido le perplessità riguardo ad un uso generalizzato e perciò improprio dell'art. 281-sexies, come lascia intendere anche l'intervento dell'Avv. Saracino.
Ciò non toglie che i gravissimi "arretrati" in ambito civile devono pur essere smaltiti in qualche modo, e che un ricorso più ampio alla trattazione orale (naturalmente soltanto quando appaia opportuno) possa dare un contributo significativo in tal senso, specie se applicata nel modo suggerito in precedenza.
Cordiali saluti.
Da ingenua idealista mi chiedo: Ora tutti vedono tutti quei colleghi che per sciatteria lavorano male o non hanno senso di
responsabilità.
Da cittadina, utente dell'organo giudiziario mi chiedo quale ruolo ha un Procuratore Generale o un Presidente di Tribunale nella responsabilità di vigilanza della produttività. E' solo simbolico? E' solo retributivo? Oppure individualmente diventa gratificazione solitaria al solo scopo di raggiungere quella carriera finale per una lauta pensione nell'indifferenza del fallimento della giustizia?
Non sono cognita e aggiornata delle modifiche dell'Ordinamento ma mi chiedo queste cariche cosa rappresentano per quello che dovrebbero rappresentare.
Solo un esempio banale: qualche decennio fa nel piccolo Tribunale della mia provincia il Presidente, che vagliava i fascicoli per l'assegnazione era armato di spillatrice e se gli capitava un fascicolo di parte scomposto lo smontava e addrizzava e senza macchinari e informatica che solo pochi anni fa erano impensabili le cause, e non erano poche, viaggiavano come treni.Le sentenze, anche in primo grado erano ben motivate e accettate,e poche venivano appellate e ancora meno ricorse in Cassazione.
Questa burocratizzazione diffusa per ogni minimo controllo della Pubblica Amministrazione è soltanto il pretesto perchè nessuno sia responsabile di nessuno e niente ma in compenso a noi cittadini ci costa tantissimo e maggiormente ci costa l'imbarbarimento della nostra millenaria civiltà.
Mi rendo conto che la battaglia è perduta.
Alessandra
Sono tornato ieri sera una breve vacanza all'estero e perciò rispondo con qualche ritardo, in particolare al Procuratore Dragotto. Il problema delle valutazioni di professionalità, nei vari Consigli Giudiziari di cui ha fatto parte, è sempre stato portatore di insoddisfazione. Il metro lassista di un tempo, con le esaltazioni faroniche di chiunque, era ridicolo e deleterio. Ovviamente non stimolava nessuno e non individuava i colleghi inadeguati. Tuttavia il maggior rigore degli ultimi tempi non ha prodotto risultati realmente migliori. La lettura dei povvedimenti estratti con il campionamento e le notizie portate dallle Corti e dalle Procura Generale, per la mia esperienza ed opinione, non riescono a rendere giustizia al modo di lavorare dei colleghi. Soprattutto di coloro che fanno tanto ed in condizioni spesso assurde. Per cui esaminare i loro atti a freddo, a posteriori, può essere pericolosamente ingiusto. Ovviamente ci sono dei limiti, degli errori ingiustificabili, ci mancherebbe. A me pare comunque che il maggior rigore non sia riuscito ancora a colpire i furbi, i meno bravi, i meno capaci, i meno onesti.
Come il Procuratore Dragotto sa io condivido in pieno l'idea di una valutazione seria, ma non credo che gli attuali strumenti siano quelli davvero adatti. E penso anche a quanto i pareri dei dirigenti degli uffici potrebbero contribuire ad una severità giusta e non lo facciano mai.
Credo in questi anni di non essermi mai tirato indietro quando ritenevo un collega non meritevole ebisognava dirlo e votarlo, purchè ciò si potesse motivare con conoscenze ufficiali ed attendibili. So bene che dovrebbe capitare più spesso, ma credo che questo accadrà solo quando avremo trovato fonti e metodi di conoscenza migliori. Non è per niente facile ma ci dobbiamo provare.
Ad esempio andrebbe studiata una formula di lettura illuminata e minuziosa delle statistiche, non l'attuale in cui tutti sembrano lavoratori instancabili, avendo imparato a riempire spesso scatole vuote.
Quello che mi ha indignato nella circostanza è come il collega De Magistris, che non conosco e non giudico in alcun modo, sia stato velocemente punito così gravemente in una vicenda dove i buchi neri erano probabilmente dalla parte opposta. E penso a quanti invece sono premiati nonostante o proprio per la loro negligenza e codardia.
Un saluto al Procuratore Dragotto, al carissimo Gabriele Di Maio e a tutti quelli che, addetti o non ai lavori, intervenendo si interessano a temi così importanti per la nostra giustizia.
Ettore Picardi
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