A commento della sentenza di appello che ha confermato la condanna all'ergastolo per i due imputati dell'assassinio di Graziella Campagna, pubblichiamo uno scritto di Emanuele Scimone.
di Emanuele Scimone
(Blogger di Stostretto)
Oggi in Italia si è costretti a gioire di una giustizia che si compie.
Vent'anni di attesa, di lotte e di porte che si chiudono nei corridoi lastricati di marmo dei tribunali.
Una ragazza che viene barbaramente trucidata da due mafiosi, a soli 17 anni, deve attendere più della durata della sua stessa vita per vedere dietro le sbarre chi ha premuto il grilletto.
La sua famiglia, tra lacrime e dolore, assiste al compimento del percorso della giustizia.
Solo ora.
Dopo la prima condanna-farsa che non ha sortito alcun effetto detentivo per gli assassini, nello stesso palazzo oggi viene letta una nuova condanna con nuovi giudici, uguale alla prima, ma ora finalmente esecutiva.
La famiglia Campagna poteva mollare, abdicare dinanzi agli insabbiamenti, alle deviazioni, alle ingiustizie.
In molti l'avrebbero fatto.
Avrebbero pianto sulla tomba di chi era stata uccisa due, tre e quattro volte da questo Stato.
Avrebbero sentito il vento che asciuga le lacrime sulle guance, lasciando la loro salinità sulla pelle.
Avrebbero tenuto dentro i ricordi visivi di Graziella per paura di disperderli nel vento.
Pietro invece non ha gettato la spugna.
Avrà avuto certo anche lui paura di non farcela.
Avrà a volte pensato che tutto sarebbe finito come molte altre vicende di questo paese, travolto da un vortice di bugie e false attribuzioni di responsabilità, carambolato tra competenze e cavilli legali, schiaffeggiato da indifferenza e reticenza.
Questa volta ognuno ha fatto il proprio dovere.
Non è un miracolo.
E' il compimento di un atto dovuto.
E' la naturale aspettativa di ogni essere umano: è giustizia.
di Emanuele Scimone
(Blogger di Stostretto)
Oggi in Italia si è costretti a gioire di una giustizia che si compie.
Vent'anni di attesa, di lotte e di porte che si chiudono nei corridoi lastricati di marmo dei tribunali.
Una ragazza che viene barbaramente trucidata da due mafiosi, a soli 17 anni, deve attendere più della durata della sua stessa vita per vedere dietro le sbarre chi ha premuto il grilletto.
La sua famiglia, tra lacrime e dolore, assiste al compimento del percorso della giustizia.
Solo ora.
Dopo la prima condanna-farsa che non ha sortito alcun effetto detentivo per gli assassini, nello stesso palazzo oggi viene letta una nuova condanna con nuovi giudici, uguale alla prima, ma ora finalmente esecutiva.
La famiglia Campagna poteva mollare, abdicare dinanzi agli insabbiamenti, alle deviazioni, alle ingiustizie.
In molti l'avrebbero fatto.
Avrebbero pianto sulla tomba di chi era stata uccisa due, tre e quattro volte da questo Stato.
Avrebbero sentito il vento che asciuga le lacrime sulle guance, lasciando la loro salinità sulla pelle.
Avrebbero tenuto dentro i ricordi visivi di Graziella per paura di disperderli nel vento.
Pietro invece non ha gettato la spugna.
Avrà avuto certo anche lui paura di non farcela.
Avrà a volte pensato che tutto sarebbe finito come molte altre vicende di questo paese, travolto da un vortice di bugie e false attribuzioni di responsabilità, carambolato tra competenze e cavilli legali, schiaffeggiato da indifferenza e reticenza.
Questa volta ognuno ha fatto il proprio dovere.
Non è un miracolo.
E' il compimento di un atto dovuto.
E' la naturale aspettativa di ogni essere umano: è giustizia.
9 commenti:
E' Giustizia...
Si ma non è per niente giusto che abbia dovuto lottare e attendere tanto...
Lo Stato ha fallito e avuto successo allo stesso tempo...
Ma la storia di Graziella cosa ci ha insegnato? Cosa realmente ci ha mostrato? Che addirittura un esponente delle forze dell'ordine ha dovuto lottare contro i suoi stessi colleghi e aspettare quasi vent'anni per avere giustizia...
E quante Grazielle in Italia non avranno mai giustizia?
Quanti Pietro dovranno lottare per una ventina d'anni per farsi giustizia contro il peggior cancro di questo paese che gode della protezione di chi invece dovrebbe annientarlo.
Non so quanto sarà accettato ancora questo sistema dalla società civile, soprattutto se la politica e le istituzioni continuano a non ascoltare e collaborare alla dura lotta che la società civile ha deciso fermamente di ingaggiare contro le mafie.
Io invece mi sento obbligato ad essere fiducioso. La fiducia, a mio modesto avviso, dovrebbe essere considerata un dovere costituzionale, al pari e più del dovere di difendere la patria. Accade infatti che, in casi come questo, malgrado i carabinieri, malgrado i cancellieri, malgrado i giudici, o forse con il contributo minimo di ciascuno di loro, magari svogliato e poco efficace, la Giustizia comunque faccia il suo corso. So che non è abbastanza per essere soddisfatti, ma è un qualcosa che comunque ci consente di sperare.
Ma ci sono altre cose che mi fanno sperare: la rete, fino a quanto esisterà, è un fantastico luogo per fare circolare le idee, per incontrarsi, per crescere, per imparare a dialogare, per cercare di costruire una massa critica di persone che troveranno prima o poi le motivazioni comuni per cambiare il mondo (detto incidenter tantum la rete è un pericolo per il potere, prima o poi tenteranno di scipparcela :-). Qui tutti hanno la parola: per me è una felicità poter dire la mia e ascoltare le ragioni degli altri, che possono essere gente umile, onesti tiratori di slitta come me, oppure persone di maggiore cultura e preparazione. Tutto questo purché domani cerchiamo di dare un piccolo segno concreto di cambiamento nelle nostre vite e nell'ambiente che ci circonda.
Per tornare più in tema con il post commentato, ho cercato di pensare a cosa facevo io negli anni in cui la povera Graziella è stata ammazzata. Nel 1985 avevo la stessa età, più o meno, di Graziella Campagna. Mi ricordo bene il senso di solitudine e di scoramento che mi seguiva in quel periodo. Non mi piaceva affatto la politica di allora: il livello culturale dei politici era più alto di oggi, ma l'ipocrisia era la stessa e il clientelismo faceva moltiplicare i posti di lavoro alle poste, alle ferrovie, nei comuni e nei ministeri. Il sistema consentiva vergognosamente che la gente andasse in pensione a poco più di quarant'anni. Tutto mi spingeva a credere che avrei dovuto scendere a pesanti compromessi per trovare un lavoro. Non è successo, faccio un lavoro da "cinghia di trasmissione", non l'avvocato, non il giudice e neanche il notaio, ma nulla mi ha dato tanta soddisfazione nella mia vita come respirare la fresca aria della libertà del non dovere favori a nessuno.
E poi, anche per altri versi, se ci penso devo arrivare alla conclusione che il mondo non è poi così cambiato, anzi per certi versi oggi è migliorato: oggi, di tanto in tanto, e con notevoli ritardi, si possono scrivere buone sentenze; forse quando ero giovanissimo io non era così.
Cara Graziella, non ti conoscevo, ma ti voglio bene e spero che tu ora, che sei sopra le nostre lamentele e i nostri goffi tentativi di farti giustizia, ce ne possa volere altrettanto.
Saluti a tutti
I.
Sono assolutamente d'accordo. In una società la giustizia deve funzionare; in caso contrario si sviluppano l'anarchia e la legge del più forte. Ciò vale per un omicidio o per un posto di lavoro.
Io non sono un tecnico, ma credo che il sistema giustizia vada riformato, così come sono convinto che sono stati i politici a rendere il ns codice inefficace (vedi il caso del ragazzo di roma che ha investito 2 ragazze irlandesi ed è stato posto agli arresti domiciliari!!!). Chi sbaglia deve pagare.
Chi sbaglia DEVE PAGARE.
Se io faccio del male so e devo sapere che rischio.Se è un male morale me la devo vedere con la mia coscienza.
Se è un reato so e devo sapere che rischio una pena.
Se commetto un'infamia la mia coscienza mi torturerà.
Se commetto un reato dovrò scontare una pena. Qualunque essa sia.
Non vogliamo più che un fatto come quello accaduto a Graziella, sia oggetto di scavi per archeologi per studiarne gli esiti.
Alessandra
X 300705
Proprio sul caso dell'ubriaco che ha investito le 2 irlandesi voglio fare un confronto con gli stati uniti.
E' di questi giorni una sentenza di un giudice americano che ha condannato a circa 60 anni di carcere un autista ubriaco pescato al volante per la settima volta consecutiva... l'autista si è beccato 60 anni senza che ammazzasse qualcuno.
Ora considero esagerata la sentenza americana sull'autista ubriaco... ma allo stesso tempo considero vergognosa le sentenze italiane di chi ubriaco guidando l'auto toglie la vita incoscientemente a persone che magari stanno passeggiando tranquillamente per le strade del paese... a quelle persone non è stata tolta solo la libertà ma il diritto alla vita... e il carcere credo sia una soluzione sia per abbassare il tasso di ubriachi al volante e sia per rendere giustizia a chi ha perso la vita per colpa di un incosciente.
In questo periodo di elezioni nessuno parla di giustizia. Perchè? Eppure la giustizia non funziona (tempi biblici, troppi gradi di giudizio, leggi depotenziate....). L'economia è importante, il lavoro è sacrosanto, ma ritengo che alla base di tutti i nostri rapporti sociali ci debba essere una giustizia che funziona. Ma a chi interessa? Ai politici? No, essi non vogliono andare in galera in caso di guai e allora allungano la prescrizione, diminuiscono le pene, promulgano l'indulto... Qualcuno potrebbe dire che i giudici fanno politica (i politici si devono difendere poveretti) o che non lavorano (alcuni). Io credo che chi ha il potere in mano, vuole lasciare tutto com'è. Le liberalizzazioni non arrivano, i monopoli e i nomi delle grandi famiglie sono sempre gli stessi e la giustizia NON DEVE FUNZIONARE. In caso contrario le cose cambierebbero.
Naturalmente ho un'opinione politica, ma sono disposto a trascurarla per qualcuno che si impegni a far riformare la giustizia.
Perchè qualcuno di voi non da segnali in questo senso?
Grazie
300705
Gentile "300705",
tanti magistrati e i promotori di questo blog mandano da anni "segnali in questo senso".
Segnali che, per le ragioni esposte proprio da Lei a proposito degli interessi del potere, non vengono ascoltati in alcun modo.
A proposito nel nostro atteggiamento su questi temi, ci permettiamo di segnalarLe, fra gli altri, i seguenti post:
“Le responsabilità della politica nella crisi della giustizia”
“Il legislatore non vuole che la giustizia penale funzioni”
Se possiamo permetterci di rivolgerLe una preghiera, aggiungiamo quanto segue.
Premesso che noi pensiamo che il problema che Lei segnala non abbia un colore politico e, dunque, che parlarne non costituisca da parte nostra "prendere parte politica", avendo visto sul Suo blog che Lei si dichiara elettore di una parte politica che ha fatto della guerra alla giustizia uno dei Suoi obiettivi programmatici, ci permettiamo di chiederLe: per favore, segnali a coloro per i quali vota i Suoi sentimenti a proposito della giustizia. Se molti lo faranno, magari loro penseranno che questo è un tema sul quale cambiare i loro atteggiamenti.
Noi siamo molto scoraggiati dall'atteggiamento di tutti i partiti in materia di giustizia. Sembra che, come osserva Lei, la politica nel suo complesso non voglia assolutamente che la giustizia funzioni.
Un caro saluto.
La Redazione
Gentile redazione,
è vero sono un elettore del centro-destra che ha votato berlusconi. Ciò non toglie che:
1° l'ho fatto perchè, a mio giudizio ovviamente, gli altri sono tremendamente peggiori e più responsablii dello stato attuale delle cose;
2°non ho le fette di salame sugli occhi e proprio perchè vorrei il nostro Paese più civile, cominciando dal funzionamento della giustizia, sono disposto ad andare oltre alle mie convinzioni.
A mio parere sarebbe necessaria una nuova fase costituente, che metta mano alla costituzione e al codice, ricalcando quanto è avvenuto l'indomani del secondo conflitto mondiale.
3° se berlusconi, d'alema (abbiamo la banca), taormina, greganti, il guidatore di roma che ha investito le 2 povere irlandesi o chiunque altro è colpevole, deve finire in galera.
Io tutto ciò lo metto prima delle mie convinzioni politiche.
Mi sembra di capire, e spero, che anche questo sia il vs punto di vista. Non ho mai fatto politica attiva, ma per il funzionamento della giustizia lo farei. Francamente, oltre a leggere i libri che consigliate e che apprezzo, vorrei fare qualcosa di concreto per passare dalle parole ai fatti.
Gentile "300705",
il nostro riferimento alle Sue idee politiche era assolutamente rispettoso delle stesse.
Le confermiamo che Lei ha compreso benissimo riguardo a ciò che ispira questo blog: a nostro modesto parere la legalità e la giustizia sono valori che prescindono dalle "opinioni politiche" intese come "il partito per cui votare".
Diremmo di più: si tratta di valori che costituiscono la precondizione di qualunque politica.
Per questo riteniamo che su di essi si possano trovare concordi persone di ogni "schieramento".
Quanto al "fare qualcosa di concreto per passare dalle parole ai fatti", noi stiamo facendo tutto ciò di cui siamo capaci.
Ci chiediamo costantemente se e cosa fare di altro e/o di diverso e, dunque, se Lei avrà altre proposte concrete, saranno ben accolte.
Un caro saluto.
La Redazione
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