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di Marco Imperato
(Magistrato Distrettuale Requirente presso la Procura Generale della Corte di Appello di Bologna)
40 anni fa, il 6 giugno 1968, moriva assassinato Bobby Kennedy, mentre festeggiava una decisiva vittoria nelle primarie del Partito Democratico per le presidenziali del 1968.
Si era candidato nonostante la troppo giovane età (43 anni) e contro il presidente in carica (Lyndon Johnson) principalmente per fermare la guerra in Vietnam; non si poteva aspettare oltre ... diceva: non c'era più tempo.
Certo che tale anniversario cada nel momento della vittoria di Obama per quel stesso obiettivo fa sognare, sperando che oggi si possa finire quello che allora non gli lasciarono quasi nemmeno iniziare.
Allora Vietnam. Oggi Iraq.
Fatte le debite differenze, i paralleli suggestivi non mancano.
Oggi Obama si candida come Presidente, mentre negli ani '60 Bobby usava l'esercito per far entrare i primi studenti di colore in una università del stati uniti del sud ... mentre compiva il grave errore di seguire McCarthy nella sua caccia alle streghe all'inizio della sua carriera ... mentre da ministro della giustizia per primo combatteva la mafia dei sindacati e scopriva le grandi organizzazioni criminali snobbate dall'FBI, tutta inchiodata nel suo terrore del nemico comunista.
Vi propongo qualche link e alcune parole per ricordare questa persona che ancora oggi ci spinge.
Perchè il suo lavoro è ancora tutto da fare e il suo sogno di una libertà diversa, di un benessere diverso, di un mondo diverso ancora da realizzare.
"Some people see things as they are and say: why? I dream things that never were and say: why not?" (“Alcuni vedono le cose come sono e si chiedono: perchè? Io sogno le cose come non sono mai state e mi chiedo: perchè no? Bobby Kennedy, parafrasando G.B. Shaw).
Di grandissima attualità sono ancora oggi e anche proprio per noi le parole pronunciate pochi mesi prima di morire, il 18 marzo 1968, all’Università del Kansas, e quelle pronunciate il 4 aprile 1968, a Indianapolis, la sera dell’assassinio di Martin Luther King.
Riporto qui sotto due video di quei discorsi (quello di Indianapolis con l’audio originale) e i relativi testi.
A questo link c’è una sintetica biografia di Robert Kennedy.
Il discorso all’Università del Kansas:
«Il nostro benessere.
Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni.
Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, né i successi del paese sulla base del prodotto interno lordo (PIL).
Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.
Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle […].
Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini.
Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.
Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. […]
Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti.
Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi. Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese.
Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.
Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani».
Robert Kennedy
Il discorso la sera dell’assassinio di Martin Luther King:
«Signore e signori - questa sera sono qui per parlare un paio di minuti soltanto.
Perché ... Ho una notizia molto triste per voi, e credo una notizia triste per tutti i nostri concittadini americani, e per coloro che amano la pace in tutto il mondo.
Martin Luther King è stato assassinato questa sera a Memphis, nel Tennessee.
Martin Luther King ha dedicato la sua vita alla causa dell’amore e della giustizia per tutti gli esseri umani, ed è morto proprio a causa di questo suo impegno.
In questo momento così difficile per gli Stati Uniti, dovremmo forse chiederci che tipo di nazione rappresentiamo e quali sono i nostri obiettivi.
Può certo esserci amarezza, odio, e desiderio di vendetta tra le persone di colore che si trovano tra voi, viste le prove che ci sono dei bianchi tra i responsabili dell’assassinio.
Possiamo scegliere di muoverci in questa direzione come nazione, in una ulteriore polarizzazione, dividendoci neri con neri, bianchi con bianchi, pieni di odio gli uni verso gli altri.
O possiamo invece fare uno sforzo per capire, come ha fatto Martin Luther King, e sostituire a questa violenza, a questa macchia di sangue che si è allargata a tutto il paese, un tentativo di comprendere attraverso la compassione e l’amore.
A quelli di voi che sono tentati di lasciarsi andare all’odio e alla sfiducia verso i bianchi per l’ingiustizia di quello che è accaduto, posso soltanto dire che provo i loro stessi sentimenti in fondo al mio cuore.
Ho avuto anch’io qualcuno della mia famiglia ucciso, anche se da un uomo bianco come lui.
Ma dobbiamo fare uno sforzo negli Stati Uniti, dobbiamo fare uno sforzo per comprendere, per superare questi momenti difficili.
Il mio poeta preferito è Eschilo.
Egli scrisse: “Anche mentre dormiamo, il dolore che non riesce a dimenticare cade goccia a goccia sul nostro cuore fino a quando, pur nella nostra disperazione e persino contro la nostra volontà la saggezza prevale attraverso la grazia di Dio”.
Non abbiamo certo bisogno di divisioni negli Stati Uniti, non abbiamo bisogno di odio, né di violenza o anarchia.
Abbiamo invece bisogno di amore e saggezza, compassione gli uni verso gli altri, e di un sentimento di giustizia verso tutti coloro che ancora soffrono nel nostro paese, siano essi bianchi o neri.
Questa sera vi chiedo quindi di tornare alle vostre case e di dire una preghiera per la famiglia di Martin Luther King.
Ma, cosa ancora più importante, vi chiedo di dire una preghiera per il nostro paese che tutti amiamo, una preghiera perché possiamo provare quell’amore e quella compassione di cui parlavo poco fa.
Possiamo fare molto nel nostro paese.
Ci saranno indubbiamente momenti difficili.
Ne abbiamo avuti in passato e ne avremo sicuramente in futuro.
Non siamo ancora, purtroppo, alla fine della violenza, dell’anarchia e del disordine.
Ma la grande maggioranza dei bianchi e dei neri di questo paese vuole migliorare la qualità della nostra vita e vuole giustizia per tutti gli esseri umani che vivono nella nostra terra.
Dedichiamoci a perseguire quello che i greci scrissero tanti anni fa: domare la natura selvaggia dell’uomo e rendere gentile la vita in questo nostro mondo.
Dedichiamoci a questo, e diciamo tutti una preghiera per il nostro paese e per la nostra gente.
Grazie».
Robert Kennedy
di Marco Imperato
(Magistrato Distrettuale Requirente presso la Procura Generale della Corte di Appello di Bologna)
40 anni fa, il 6 giugno 1968, moriva assassinato Bobby Kennedy, mentre festeggiava una decisiva vittoria nelle primarie del Partito Democratico per le presidenziali del 1968.
Si era candidato nonostante la troppo giovane età (43 anni) e contro il presidente in carica (Lyndon Johnson) principalmente per fermare la guerra in Vietnam; non si poteva aspettare oltre ... diceva: non c'era più tempo.
Certo che tale anniversario cada nel momento della vittoria di Obama per quel stesso obiettivo fa sognare, sperando che oggi si possa finire quello che allora non gli lasciarono quasi nemmeno iniziare.
Allora Vietnam. Oggi Iraq.
Fatte le debite differenze, i paralleli suggestivi non mancano.
Oggi Obama si candida come Presidente, mentre negli ani '60 Bobby usava l'esercito per far entrare i primi studenti di colore in una università del stati uniti del sud ... mentre compiva il grave errore di seguire McCarthy nella sua caccia alle streghe all'inizio della sua carriera ... mentre da ministro della giustizia per primo combatteva la mafia dei sindacati e scopriva le grandi organizzazioni criminali snobbate dall'FBI, tutta inchiodata nel suo terrore del nemico comunista.
Vi propongo qualche link e alcune parole per ricordare questa persona che ancora oggi ci spinge.
Perchè il suo lavoro è ancora tutto da fare e il suo sogno di una libertà diversa, di un benessere diverso, di un mondo diverso ancora da realizzare.
"Some people see things as they are and say: why? I dream things that never were and say: why not?" (“Alcuni vedono le cose come sono e si chiedono: perchè? Io sogno le cose come non sono mai state e mi chiedo: perchè no? Bobby Kennedy, parafrasando G.B. Shaw).
Di grandissima attualità sono ancora oggi e anche proprio per noi le parole pronunciate pochi mesi prima di morire, il 18 marzo 1968, all’Università del Kansas, e quelle pronunciate il 4 aprile 1968, a Indianapolis, la sera dell’assassinio di Martin Luther King.
Riporto qui sotto due video di quei discorsi (quello di Indianapolis con l’audio originale) e i relativi testi.
A questo link c’è una sintetica biografia di Robert Kennedy.
Il discorso all’Università del Kansas:
«Il nostro benessere.
Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni.
Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, né i successi del paese sulla base del prodotto interno lordo (PIL).
Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.
Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle […].
Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini.
Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.
Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. […]
Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti.
Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi. Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese.
Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.
Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani».
Robert Kennedy
Il discorso la sera dell’assassinio di Martin Luther King:
«Signore e signori - questa sera sono qui per parlare un paio di minuti soltanto.
Perché ... Ho una notizia molto triste per voi, e credo una notizia triste per tutti i nostri concittadini americani, e per coloro che amano la pace in tutto il mondo.
Martin Luther King è stato assassinato questa sera a Memphis, nel Tennessee.
Martin Luther King ha dedicato la sua vita alla causa dell’amore e della giustizia per tutti gli esseri umani, ed è morto proprio a causa di questo suo impegno.
In questo momento così difficile per gli Stati Uniti, dovremmo forse chiederci che tipo di nazione rappresentiamo e quali sono i nostri obiettivi.
Può certo esserci amarezza, odio, e desiderio di vendetta tra le persone di colore che si trovano tra voi, viste le prove che ci sono dei bianchi tra i responsabili dell’assassinio.
Possiamo scegliere di muoverci in questa direzione come nazione, in una ulteriore polarizzazione, dividendoci neri con neri, bianchi con bianchi, pieni di odio gli uni verso gli altri.
O possiamo invece fare uno sforzo per capire, come ha fatto Martin Luther King, e sostituire a questa violenza, a questa macchia di sangue che si è allargata a tutto il paese, un tentativo di comprendere attraverso la compassione e l’amore.
A quelli di voi che sono tentati di lasciarsi andare all’odio e alla sfiducia verso i bianchi per l’ingiustizia di quello che è accaduto, posso soltanto dire che provo i loro stessi sentimenti in fondo al mio cuore.
Ho avuto anch’io qualcuno della mia famiglia ucciso, anche se da un uomo bianco come lui.
Ma dobbiamo fare uno sforzo negli Stati Uniti, dobbiamo fare uno sforzo per comprendere, per superare questi momenti difficili.
Il mio poeta preferito è Eschilo.
Egli scrisse: “Anche mentre dormiamo, il dolore che non riesce a dimenticare cade goccia a goccia sul nostro cuore fino a quando, pur nella nostra disperazione e persino contro la nostra volontà la saggezza prevale attraverso la grazia di Dio”.
Non abbiamo certo bisogno di divisioni negli Stati Uniti, non abbiamo bisogno di odio, né di violenza o anarchia.
Abbiamo invece bisogno di amore e saggezza, compassione gli uni verso gli altri, e di un sentimento di giustizia verso tutti coloro che ancora soffrono nel nostro paese, siano essi bianchi o neri.
Questa sera vi chiedo quindi di tornare alle vostre case e di dire una preghiera per la famiglia di Martin Luther King.
Ma, cosa ancora più importante, vi chiedo di dire una preghiera per il nostro paese che tutti amiamo, una preghiera perché possiamo provare quell’amore e quella compassione di cui parlavo poco fa.
Possiamo fare molto nel nostro paese.
Ci saranno indubbiamente momenti difficili.
Ne abbiamo avuti in passato e ne avremo sicuramente in futuro.
Non siamo ancora, purtroppo, alla fine della violenza, dell’anarchia e del disordine.
Ma la grande maggioranza dei bianchi e dei neri di questo paese vuole migliorare la qualità della nostra vita e vuole giustizia per tutti gli esseri umani che vivono nella nostra terra.
Dedichiamoci a perseguire quello che i greci scrissero tanti anni fa: domare la natura selvaggia dell’uomo e rendere gentile la vita in questo nostro mondo.
Dedichiamoci a questo, e diciamo tutti una preghiera per il nostro paese e per la nostra gente.
Grazie».
Robert Kennedy
8 commenti:
Dopo quaranta anni siamo qui a chiederci le stesse cose.
Quale forza hanno le volontà che si sono susseguite perchè oggi sia ancora così?
Chi sono i manovratori? CLONI?
Alessandra
http://it.youtube.com/watch?v=jPYNb4ex6Ko
un altro video molto interessante
Aveva soltanto 43 anni e si accingeva a governare la democrazizia e il Paese più sviluppato e popoloso al mondo. Precisamente quello che accade oggi in Italia con i nostri ottuagenari che, da 43 anni esatti, invece, sono imbullonati nella cabina di pilotaggio (Al)Italia!
b
Che emozione leggere queste parole.
Io non le conoscevo.
Non ho fatto in tempo a vedere Kennedy, e il racconto degli altri non può mai sostituire l'esperienza personale. Essere in "quel" luogo e in "quel" tempo ha significati completamente diversi.
Mi fa impressione sentire (senza nulla togliere alla grandezza della persona di Kennedy) un "politico" parlare in questo modo.
Sembra appannaggio di qualche buona sceneggiatura, o -se di realtà si tratta- di qualche martire, di qualche Grande Uomo che ha dedicato la propria vita alle sofferenze degli uomini, credendo in un futuro migliore.
Ma pensare che siano state pronunciate da un politico, oggi, sembra surrealismo.
E pensare al paradosso che rappresenta questa sensazione è... disarmante!
Il politico dovrebbe essere la crema della società, al servizio della stessa, proprio perché lasciare il governo ai porci è controproducente. Dovrebbe essere persona illuminata, che si rende conto di quanto occorra davvero al popolo più di quanto il popolo stesso se ne renda conto.
Perché nella migliore delle ipotesi, cioè in presenza di un popolo molto colto e informato, ciascuno potrebbe comunque specializzarsi solo in poche cose, il suo lavoro, interessi personali. E il lavoro del politico, nel quale dovrebbe essere specializzato, è quello di saper capire come portare avanti (avanti, non indietro) un Paese sano.
Oggi siamo giunti (e approvo in pieno Grillo, vista la situazione) alla necessità di limitare il numero di legislature possibili di modo da impedire a chi detiene il potere di danneggiare il popolo (anche involontariamente: se favorisco me stesso danneggio gli altri). Occorre un ricambio continuo perché solo così (forse) ciascun politico, pensando a favorire se stesso e sapendo che presto tornerà ad essere un semplice cittadino, favorirà indirettamente i semplici cittadini.
Beati i miei nonni, che non vedono questi tempi. Beati i miei genitori, che li vedono, ma la vita se la sono già costruita e hanno fatto in tempo a crescerci con sani principi e meritevoli (anche se utopistiche) ideologie (anche se di nessuna parte politica).
Quanto darei per poter sapere di poter crescere i MIEI figli in un mondo che valga la pena di essere vissuto, perfettibile... ma buono.
Io posso anche rassegnarmi a vivere tutta la vita in bilico, ma con che coraggio posso mettere al mondo persone innocenti?
Scusate l'amarezza, ma mi sento davvero male, avevo bisogno di dirlo a qualcuno.
Con affetto, Silvia.
Non so dove postarlo... ma credo che questo piccolo articolo di Sandro Ruotolo merita tanta attenzione e quindi lo posto qui.
[ IL POPOLO DEI CASALESI ]
Quando ho lasciato ieri sera Casal di Principe dopo il collegamento per Annozero, ho chiesto all'insegnante del liceo scientifico chi era quello straordinario ragazzo che ha letto la lettera "della seconda classe" contro la camorra. E lei mi ha detto che quando è andata in aula a chiedere di partecipare al collegamento, lui si era subito alzato e aveva detto: "io vengo". E un suo compagno: "così ti ammazzano" . E lui:"si muore una sola volta". Sono proprio felice che quella Casal di Principe costretta a vivere in ombra sia riuscita ieri sera a dire la sua. Avevo l'angoscia di trovarmi solo. I giornali e le televisioni locali avevano pubblicizzato l'evento ma i miei punti di riferimento della sfida per la legalità avevano paura di esporsi. Il clima è pesante e fino a quando non saranno catturati i killer che stanno agendo indisturbati, il popolo dei casalesi non può esser lasciato solo. Si, ci vuole la militarizzazione di quel territorio. A giorni, arriveranno anche gli investigatori, quelli che servono per catturare i camorristi. Ma la gente perbene ha bisogno di sentirsi tranquilla e quindi di vedere lo Stato in divisa, h 24, per un lungo periodo. Si sentono tutti bersagli. Dobbiamo fargli sentire che siamo vicini a loro.
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Penso che merita tanta riflessione e altrettanti commenti.
Le curiose analogie...
http://www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=2483
grazie a Salvatore d'urso per aver postato questa testimonianza.
A Silvia: vedi che straordinario esempio di dignità e di forza umana ci viene dai ragazzi casalesi... i ragazzi, i giovani, i bambini hanno una straordinaria volontà di VIVERE... semplicemente. I valori dei nostri nonni, dei nostri genitori... nessuno ce li può togliere... quelli devono rivivere. Sì è vero: è sconfortante assistere alla capitolazione (apparente!) delle persone migliori, come Bob Kennedy, agli appuntamenti della storia, ma l'umanità ne ha viste di brutture e purtroppo ne vedrà, perchè siamo fatti così... "faccio il male che non voglio e non faccio il bene che voglio" scriveva S. Paolo... questo è l'augurio che ti faccio (e che mi faccio): CHE TU POSSA VINCERE IL MALE CON IL BENE, E TROVARE LA STRADA PIÙ BREVE CHE PORTA AD AMARE... e quale strada più breve all'amore se non l'amore per un figlio? Good luck and good night!
LA BUFALA DEL PIL
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=17449
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