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di Chiazzese
Ora che ne abbiamo letto il testo e abbiamo potuto verificare che del declamato equilibrio non c’è traccia alcuna nella proposta di legge deliberata dal Governo venerdì scorso e che, invece, oltre all’irresponsabile e radicale taglio alle intercettazioni di conversazioni telefoniche, c’è la sostanziale completa soppressione delle intercettazioni di conversazioni tra presenti e ci sono altre micidiali mine ad orologeria sparse qua e là, non c’è più alcun dubbio.
Come ha scritto Marco Travaglio, chiudendo la sua Ora d’Aria del 14 giugno, “da qualunque parte la si guardi, è una legge salvacriminali”.
Sintetico ed efficace per un semplice motivo, è la verità.
Gli altri, quasi tutti, rispondendo in coro al richiamo degli impresari, ispirato alla collaudata tecnica di creare emergenze pubbliche per coprire e risolvere magagne privatissime, cantano in coro: in Italia è troppo facile intercettare! In Italia ci sono troppe intercettazioni! In Italia si spende una cifra enorme in intercettazioni, addirittura il 33%! In Italia siamo tutti intercettati! Se non domani, dopodomani o al più tardi il prossimo fine settimana, vedrete spiattellate su tutti i giornali e su tutti i canali televisivi le vostre conversazioni con i fidanzati o le fidanzate, con i mariti o le mogli, con i compagni o le compagne, con gli amanti o le amanti; presto, forse oggi stesso sul tg di mezza sera o al massimo domani sul quotidiano della mattina, saranno sbattute in pasto alla “morbosa curiosità” della “gggente” le vostre preferenze sessuali, i vostri sospiri, le vostre parole d’amore, le vostre confidenze più segrete!
Attori e coristi sono stati precettati in massa. Poi ci sono quelli che non mancano mai, pronti a servire il principe senza che questi batta ciglio. La potenza di fuoco impegnata è gigantesca.
Merita sicuramente l’appellativo di “Maestro fuochista” Piero Ostellino che, ne “il Dubbio” del 14 giugno, rappresenta un’Italia invasa da “intercettazioni di massa”, fatte non “di fronte a una specifica ipotesi di reato da accertare, ma nella speranza che un qualche reato salti fuori”.
Le castronerie non solo fioccano che è un piacere ma assumono dimensioni colossali.
E ciò che più lascia esterrefatti è vedere professoroni delle università degli impresari pronti a sorreggerle e puntellarle con argomenti semplicemente risibili.
E così c’è chi scrive sui giornali degli stessi impresari le cui magagne sono state disvelate dalle intercettazioni, che sì, effettivamente è così, siamo in piena emergenza, occorre presidiare le nostre libertà da alcune pericolosissime minoranze.
Quali? Ovviamente non i criminali.
Da chi provengano i pericoli per le libertà e da chi occorra proteggersi è presto detto: uno sparuto manipolo di giornalisti che danneggia l’immagine dell’intero mondo dell’informazione e un ristretto numero di magistrati che rischia di minare la fiducia del cittadino nel sistema giudiziario.
E come costituire un adeguato presidio contro questa ribalda masnada?
La risposta è semplice e ce la suggerisce l’ineffabile e disinteressato Luciano Violante, prossimo componente bipartisan della Corte costituzionale, uomo la cui assoluta imparzialità è ora finalmente riconosciuta quasi unanimemente (ci sono, ancora per poco per fortuna, quei due o tre sciagurati grilli parlanti che non si vogliono convincere a riconoscere la “Verità”): “il vero scandalo delle intercettazioni - tuona l’Autorità - è nella impunità per la violazione del segreto”.
Poco importa a Violante che quasi mai ci sia stata violazione di segreti, in particolare nel caso che gli sta più a cuore, le conversazioni di alcuni “compagni” legittimamente trascritte nelle ordinanze di Clementina Forleo e legittimamente conosciute dagli italiani; e poco gli importa, soprattutto, del sudiciume che le intercettazioni mettono in luce.
Sì, è vero, un caso di lesione della privacy c’è stato. E’ stata violata l’intimità di Anna Falchi, altrimenti così saldamente salvaguardata. Che cosa non si fa per Anna!
Ma delle due l’una: o questa legge la vuole la bella attrice di Tampere o la vogliono alcuni potenti ai quali i tappeti a disposizione non bastano più a nascondere la mondezza in circolazione. Non risulta che la Falchi si sia agitata granché.
Resta la seconda possibilità.
Insomma, il re non può, non deve apparire nudo.
Se proprio non si riesce più a coprirlo, se anche le vesti più moderne, ampie e resistenti lasciano comunque trapelare alcuni rotoli della prorompente ciccia, allora si accechino definitivamente quei pochi bambini che ancora, per dovere o per passione, si ostinano a voler guardare.
Orsù dunque, se le intercettazioni rivelano schifezze immonde, il gioco è presto fatto: cancelliamo le intercettazioni, istituiamo nuovi segreti e teniamoci le schifezze nelle quali chi sa e chi può sguazza meravigliosamente sulle spalle di tutti gli altri, secondo la legge più antica e l’unica dotata di vera effettività, quella del più forte.
Come dicevamo, stanno tentando di farci credere che l’iniziativa del Governo risponde ad una grande emergenza nazionale.
Se ci stiano riuscendo o meno non lo sapremo mai perché anche i dati che vengono diffusi sulle idee degli italiani sono totalmente inaffidabili.
I dati sulle intercettazioni, invece, ci sono e ovviamente non sono quelli ingannevoli sparati dal Ministro Alfano.
Chi è disposto a conoscere i dati veri – la conoscenza costa fatica ma è il presupposto della libertà – si potrà rendere conto che siamo di fronte a una grande impostura.
Arriveranno su questo blog specifici e puntuali commenti tecnici che evidenzieranno i danni enormi che la proposta governativa rischia di arrecare, se trasformata in legge, alla scoperta dei reati e gli ulteriori ostacoli ingiustificati che rischia di frapporre all’individuazione dei responsabili.
Intanto smascheriamo la mala fede di chi questa impostura regge e governa.
Vi riporto un testo di grande interesse:
«Uno dei temi più scottanti emerso in occasione delle polemiche pubbliche a tutti i livelli è quello relativo all'ampiezza dei poteri della magistratura nel disporre controlli telefonici, telematici, ambientali e di tutti gli altri generi previsti dalle norme di rito penale.
La polemica orbita essenzialmente attorno a tre questioni:
- non sono troppo numerose le fattispecie di reato per le quali è possibile il ricorso a tale strumento di indagine?
- non è quantitativamente eccessivo il ricorso della magistratura a tale strumento?
- il cittadino è tutelato di fronte alla legge e di fronte a possibili
abusi del magistrato?
Spesso si risponde a tali quesiti ricorrendo al confronto con gli Stati esteri e si ritiene di poter concludere con una “condanna” nei confronti del sistema italiano delle intercettazioni (in diritto e in fatto).
Ma la realtà è ben diversa, soprattutto se si tiene presente il fatto che – tra i Paesi democratici facenti parte del cosiddetto mondo occidentale – l'Italia è uno dei pochi che affida il sistema delle intercettazioni “legali” a norme di rango costituzionale ed è uno dei pochissimi che prevede un sistema costituzionale contenente una duplice esplicita riserva: di legge e giudiziaria.
Ciò costituisce una indubitabile, anche se ancora astratta, garanzia per il cittadino, che vede affidata la tutela della propria riservatezza e della propria privacy ad un organismo come la magistratura, costituzionalmente e per definizione delegato alla tutela dei diritti fondamentali e con l'unico vincolo costituito dalla sottomissione soltanto alla legge.
Si osservi poi come, anche in Paesi culturalmente e socialmente a noi vicini come la Francia o la Spagna o la Gran Bretagna o la Germania e persino gli USA, le intercettazioni (nelle loro variegate forme) siano di competenza soprattutto di autorità amministrative o di polizia, se non addirittura dei soli servizi di sicurezza …
Ne conseguono due considerazioni.
Innanzitutto, per quanto alle volte utile e stimolante, non ha senso paragonare sistemi tra loro disomogenei; non ha senso in particolare paragonare i costi (sicuramente elevati ed in aumento di anno in anno) delle intercettazioni effettuate in Italia con i costi segnalati dall'estero, in quanto da noi le uniche intercettazioni (legali) sono quelle disposte dalla magistratura (come da normativa costituzionale), mentre NEI PAESI STRANIERI I CONTROLLI telefonici (et similia) IN QUESTIONE VENGONO DISPOSTI ED EFFETTUATI PRINCIPALMENTE DA ALTRO GENERE DI AUTORITÀ (amministrative, di polizia o di sicurezza), CON MINORI LIVELLI DI GARANZIA PER IL CITTADINO, AUTORITÀ CHE NON FANNO DI CERTO CONOSCERE FACILMENTE CASISTICA, NUMERI, DATI E COSTI.
A solo titolo di esemplificazione, si consideri come il numero delle intercettazioni giudiziarie in Francia non superi il 30/40 per cento del totale, come in Gran Bretagna esse siano effettuate quasi soltanto dai servizi segreti (senza la possibilità, tra l'altro, di una loro utilizzazione processuale), come siano recentissime le polemiche scatenate negli USA dalla stampa statunitense a proposito dell'affermato uso clandestino (asseritamente non autorizzato dalla legge) di centinaia di migliaia (qualche giornale statunitense parla di milioni) di intercettazioni telefoniche, al di fuori di ogni controllo di legalità.
E si consideri, infine, a proposito dei costi, essendo per legge obbligatorie le prestazioni richieste dalla magistratura alle società di gestione, come qualche Stato estero (come la Germania) abbia stabilito che tali prestazioni debbano essere gratuite, facendo concettualmente rientrare il tutto in una sorta di ulteriore prezzo (o condizione) per il rilascio della concessione o autorizzazione.
In secondo luogo, LE GARANZIE CHE IL NOSTRO SISTEMA LEGALE ASSICURA AL CITTADINO NON HANNO L'EGUALE, ovviamente nella teorica prospettazione normativa, PRESSO ALCUN'ALTRA DEMOCRAZIA OCCIDENTALE. Infatti, in Italia la limitazione di diritti fondamentali come quelli tutelati dall'articolo 15 della Costituzione (definiti “inviolabili”) può avvenire soltanto a seguito di previsione legislativa e di provvedimento motivato dell'autorità giudiziaria.
Va osservato come non possa sostenersi, nemmeno nel confronto con i sistemi normativi delle altre democrazie occidentali, che il nostro sistema preveda un numero eccessivo di reati, per i quali ex lege sia consentito disporre intercettazioni telefoniche.
La semplice presa d'atto di quanto previsto negli Stati esteri già citati (Francia, Gran Bretagna, Spagna, Germania e USA) ci convince facilmente del contrario o, quanto meno, del fatto che la previsione delle fattispecie normative è in Italia più precisa e meglio delineata, con pressoché nulle possibilità di interpretazioni allargate o estensive, come invece succede per altri Stati, soprattutto in materia terroristica-eversiva.
La stessa durata delle intercettazioni e delle proroghe prevista nel nostro ordinamento non si discosta molto dalla durata di quanto consentito all'estero, anzi in alcuni casi la nostra normativa è sicuramente più restrittiva».
Non è Chiazzese che parla.
Quelle riportate qui sopra sono parole del documento (consultabile nella sua interezza a questo link) APPROVATO ALL’UNANIMITÀ dalla Commissione giustizia del Senato della Repubblica meno di un anno e mezzo fa a conclusione della Indagine conoscitiva sul fenomeno delle intercettazioni avviata all’indomani degli scandali bancopoli, vallettopoli, calciopoli, ecc. per svelare a tutti quanto facili, eccessive, invasive, dannose fossero le intercettazioni in Italia e che si è dovuta concludere, invece, con la presa d’atto che la realtà è ben diversa: “LE GARANZIE CHE IL NOSTRO SISTEMA LEGALE ASSICURA AL CITTADINO NON HANNO L'EGUALE PRESSO ALCUN'ALTRA DEMOCRAZIA OCCIDENTALE”.
Dunque, lo sanno benissimo che le cose non stanno come dicono e sanno benissimo che quella che intendono approvare “da qualunque parte la si guardi, è una legge salvacriminali”.
Nessuna emergenza nazionale dunque.
L’unica emergenza reale è quella privatissima di impedire il controllo di legalità sui reati dei colletti bianchi.
E vedrete che la soluzione sarà completata con l’emendamento dell’ultimo minuto, quello che – ovviamente spacciato per una necessità imposta da ineludibili ragioni di uguaglianza tra i cittadini – estenderà inequivocabilmente le limitazioni nell’utilizzo delle intercettazioni anche ai procedimenti in corso e nessuno, ovviamente, penserà più ai soldi già spesi, a questo punto inutilmente.
Statene certi, ci proveranno e, quel che è più grave, è molto molto probabile che ci riescano.
In questo spettacolo penoso, la tragedia è che, come già per il megaindulto e per le innumerevoli “riforme” che hanno reso il processo penale un colabrodo, allo scopo di ottenere l’impunità di pochi prìncipi si sta conducendo oltre il baratro – quello lo abbiamo già raggiunto – l’intero sistema. Come si sa, infatti, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi e, come già è avvenuto in passato, anche queste norme gioveranno non solo ai criminali che, puliti e in doppiopetto, frequentano i palazzi del potere, ma anche a quelli che, sporchi, malvestiti e magari extra, girano per le strade frequentate da tutti.
E adesso, benevoli lettori, non venite a dirci che siamo pregiudizialmente “antiberlusconiani”.
La verità è sotto gli occhi di tutti e, anche se molti non sanno, non possono o non vogliono vederla, è molto semplice: C’è del marcio in Danimarca!
Le intercettazioni non fanno che rappresentarlo.
Si può scegliere di provare ad eliminare il marcio o di impedirne la rappresentazione.
E’ una questione di gusti.
Noi preferiamo la prima soluzione.
Con questa proposta di legge, invece, si abbraccia decisamente la seconda, fornendo l’ennesima prova che la “sicurezza” tanto sbandierata da Berlusconi, per ora, continua a consistere esclusivamente nel mettere al sicuro sé stesso e Consorti.
Avanti, rallegriamoci! Su queste basi, il dialogo non può che andare avanti.
di Chiazzese
Ora che ne abbiamo letto il testo e abbiamo potuto verificare che del declamato equilibrio non c’è traccia alcuna nella proposta di legge deliberata dal Governo venerdì scorso e che, invece, oltre all’irresponsabile e radicale taglio alle intercettazioni di conversazioni telefoniche, c’è la sostanziale completa soppressione delle intercettazioni di conversazioni tra presenti e ci sono altre micidiali mine ad orologeria sparse qua e là, non c’è più alcun dubbio.
Come ha scritto Marco Travaglio, chiudendo la sua Ora d’Aria del 14 giugno, “da qualunque parte la si guardi, è una legge salvacriminali”.
Sintetico ed efficace per un semplice motivo, è la verità.
Gli altri, quasi tutti, rispondendo in coro al richiamo degli impresari, ispirato alla collaudata tecnica di creare emergenze pubbliche per coprire e risolvere magagne privatissime, cantano in coro: in Italia è troppo facile intercettare! In Italia ci sono troppe intercettazioni! In Italia si spende una cifra enorme in intercettazioni, addirittura il 33%! In Italia siamo tutti intercettati! Se non domani, dopodomani o al più tardi il prossimo fine settimana, vedrete spiattellate su tutti i giornali e su tutti i canali televisivi le vostre conversazioni con i fidanzati o le fidanzate, con i mariti o le mogli, con i compagni o le compagne, con gli amanti o le amanti; presto, forse oggi stesso sul tg di mezza sera o al massimo domani sul quotidiano della mattina, saranno sbattute in pasto alla “morbosa curiosità” della “gggente” le vostre preferenze sessuali, i vostri sospiri, le vostre parole d’amore, le vostre confidenze più segrete!
Attori e coristi sono stati precettati in massa. Poi ci sono quelli che non mancano mai, pronti a servire il principe senza che questi batta ciglio. La potenza di fuoco impegnata è gigantesca.
Merita sicuramente l’appellativo di “Maestro fuochista” Piero Ostellino che, ne “il Dubbio” del 14 giugno, rappresenta un’Italia invasa da “intercettazioni di massa”, fatte non “di fronte a una specifica ipotesi di reato da accertare, ma nella speranza che un qualche reato salti fuori”.
Le castronerie non solo fioccano che è un piacere ma assumono dimensioni colossali.
E ciò che più lascia esterrefatti è vedere professoroni delle università degli impresari pronti a sorreggerle e puntellarle con argomenti semplicemente risibili.
E così c’è chi scrive sui giornali degli stessi impresari le cui magagne sono state disvelate dalle intercettazioni, che sì, effettivamente è così, siamo in piena emergenza, occorre presidiare le nostre libertà da alcune pericolosissime minoranze.
Quali? Ovviamente non i criminali.
Da chi provengano i pericoli per le libertà e da chi occorra proteggersi è presto detto: uno sparuto manipolo di giornalisti che danneggia l’immagine dell’intero mondo dell’informazione e un ristretto numero di magistrati che rischia di minare la fiducia del cittadino nel sistema giudiziario.
E come costituire un adeguato presidio contro questa ribalda masnada?
La risposta è semplice e ce la suggerisce l’ineffabile e disinteressato Luciano Violante, prossimo componente bipartisan della Corte costituzionale, uomo la cui assoluta imparzialità è ora finalmente riconosciuta quasi unanimemente (ci sono, ancora per poco per fortuna, quei due o tre sciagurati grilli parlanti che non si vogliono convincere a riconoscere la “Verità”): “il vero scandalo delle intercettazioni - tuona l’Autorità - è nella impunità per la violazione del segreto”.
Poco importa a Violante che quasi mai ci sia stata violazione di segreti, in particolare nel caso che gli sta più a cuore, le conversazioni di alcuni “compagni” legittimamente trascritte nelle ordinanze di Clementina Forleo e legittimamente conosciute dagli italiani; e poco gli importa, soprattutto, del sudiciume che le intercettazioni mettono in luce.
Sì, è vero, un caso di lesione della privacy c’è stato. E’ stata violata l’intimità di Anna Falchi, altrimenti così saldamente salvaguardata. Che cosa non si fa per Anna!
Ma delle due l’una: o questa legge la vuole la bella attrice di Tampere o la vogliono alcuni potenti ai quali i tappeti a disposizione non bastano più a nascondere la mondezza in circolazione. Non risulta che la Falchi si sia agitata granché.
Resta la seconda possibilità.
Insomma, il re non può, non deve apparire nudo.
Se proprio non si riesce più a coprirlo, se anche le vesti più moderne, ampie e resistenti lasciano comunque trapelare alcuni rotoli della prorompente ciccia, allora si accechino definitivamente quei pochi bambini che ancora, per dovere o per passione, si ostinano a voler guardare.
Orsù dunque, se le intercettazioni rivelano schifezze immonde, il gioco è presto fatto: cancelliamo le intercettazioni, istituiamo nuovi segreti e teniamoci le schifezze nelle quali chi sa e chi può sguazza meravigliosamente sulle spalle di tutti gli altri, secondo la legge più antica e l’unica dotata di vera effettività, quella del più forte.
Come dicevamo, stanno tentando di farci credere che l’iniziativa del Governo risponde ad una grande emergenza nazionale.
Se ci stiano riuscendo o meno non lo sapremo mai perché anche i dati che vengono diffusi sulle idee degli italiani sono totalmente inaffidabili.
I dati sulle intercettazioni, invece, ci sono e ovviamente non sono quelli ingannevoli sparati dal Ministro Alfano.
Chi è disposto a conoscere i dati veri – la conoscenza costa fatica ma è il presupposto della libertà – si potrà rendere conto che siamo di fronte a una grande impostura.
Arriveranno su questo blog specifici e puntuali commenti tecnici che evidenzieranno i danni enormi che la proposta governativa rischia di arrecare, se trasformata in legge, alla scoperta dei reati e gli ulteriori ostacoli ingiustificati che rischia di frapporre all’individuazione dei responsabili.
Intanto smascheriamo la mala fede di chi questa impostura regge e governa.
Vi riporto un testo di grande interesse:
«Uno dei temi più scottanti emerso in occasione delle polemiche pubbliche a tutti i livelli è quello relativo all'ampiezza dei poteri della magistratura nel disporre controlli telefonici, telematici, ambientali e di tutti gli altri generi previsti dalle norme di rito penale.
La polemica orbita essenzialmente attorno a tre questioni:
- non sono troppo numerose le fattispecie di reato per le quali è possibile il ricorso a tale strumento di indagine?
- non è quantitativamente eccessivo il ricorso della magistratura a tale strumento?
- il cittadino è tutelato di fronte alla legge e di fronte a possibili
abusi del magistrato?
Spesso si risponde a tali quesiti ricorrendo al confronto con gli Stati esteri e si ritiene di poter concludere con una “condanna” nei confronti del sistema italiano delle intercettazioni (in diritto e in fatto).
Ma la realtà è ben diversa, soprattutto se si tiene presente il fatto che – tra i Paesi democratici facenti parte del cosiddetto mondo occidentale – l'Italia è uno dei pochi che affida il sistema delle intercettazioni “legali” a norme di rango costituzionale ed è uno dei pochissimi che prevede un sistema costituzionale contenente una duplice esplicita riserva: di legge e giudiziaria.
Ciò costituisce una indubitabile, anche se ancora astratta, garanzia per il cittadino, che vede affidata la tutela della propria riservatezza e della propria privacy ad un organismo come la magistratura, costituzionalmente e per definizione delegato alla tutela dei diritti fondamentali e con l'unico vincolo costituito dalla sottomissione soltanto alla legge.
Si osservi poi come, anche in Paesi culturalmente e socialmente a noi vicini come la Francia o la Spagna o la Gran Bretagna o la Germania e persino gli USA, le intercettazioni (nelle loro variegate forme) siano di competenza soprattutto di autorità amministrative o di polizia, se non addirittura dei soli servizi di sicurezza …
Ne conseguono due considerazioni.
Innanzitutto, per quanto alle volte utile e stimolante, non ha senso paragonare sistemi tra loro disomogenei; non ha senso in particolare paragonare i costi (sicuramente elevati ed in aumento di anno in anno) delle intercettazioni effettuate in Italia con i costi segnalati dall'estero, in quanto da noi le uniche intercettazioni (legali) sono quelle disposte dalla magistratura (come da normativa costituzionale), mentre NEI PAESI STRANIERI I CONTROLLI telefonici (et similia) IN QUESTIONE VENGONO DISPOSTI ED EFFETTUATI PRINCIPALMENTE DA ALTRO GENERE DI AUTORITÀ (amministrative, di polizia o di sicurezza), CON MINORI LIVELLI DI GARANZIA PER IL CITTADINO, AUTORITÀ CHE NON FANNO DI CERTO CONOSCERE FACILMENTE CASISTICA, NUMERI, DATI E COSTI.
A solo titolo di esemplificazione, si consideri come il numero delle intercettazioni giudiziarie in Francia non superi il 30/40 per cento del totale, come in Gran Bretagna esse siano effettuate quasi soltanto dai servizi segreti (senza la possibilità, tra l'altro, di una loro utilizzazione processuale), come siano recentissime le polemiche scatenate negli USA dalla stampa statunitense a proposito dell'affermato uso clandestino (asseritamente non autorizzato dalla legge) di centinaia di migliaia (qualche giornale statunitense parla di milioni) di intercettazioni telefoniche, al di fuori di ogni controllo di legalità.
E si consideri, infine, a proposito dei costi, essendo per legge obbligatorie le prestazioni richieste dalla magistratura alle società di gestione, come qualche Stato estero (come la Germania) abbia stabilito che tali prestazioni debbano essere gratuite, facendo concettualmente rientrare il tutto in una sorta di ulteriore prezzo (o condizione) per il rilascio della concessione o autorizzazione.
In secondo luogo, LE GARANZIE CHE IL NOSTRO SISTEMA LEGALE ASSICURA AL CITTADINO NON HANNO L'EGUALE, ovviamente nella teorica prospettazione normativa, PRESSO ALCUN'ALTRA DEMOCRAZIA OCCIDENTALE. Infatti, in Italia la limitazione di diritti fondamentali come quelli tutelati dall'articolo 15 della Costituzione (definiti “inviolabili”) può avvenire soltanto a seguito di previsione legislativa e di provvedimento motivato dell'autorità giudiziaria.
Va osservato come non possa sostenersi, nemmeno nel confronto con i sistemi normativi delle altre democrazie occidentali, che il nostro sistema preveda un numero eccessivo di reati, per i quali ex lege sia consentito disporre intercettazioni telefoniche.
La semplice presa d'atto di quanto previsto negli Stati esteri già citati (Francia, Gran Bretagna, Spagna, Germania e USA) ci convince facilmente del contrario o, quanto meno, del fatto che la previsione delle fattispecie normative è in Italia più precisa e meglio delineata, con pressoché nulle possibilità di interpretazioni allargate o estensive, come invece succede per altri Stati, soprattutto in materia terroristica-eversiva.
La stessa durata delle intercettazioni e delle proroghe prevista nel nostro ordinamento non si discosta molto dalla durata di quanto consentito all'estero, anzi in alcuni casi la nostra normativa è sicuramente più restrittiva».
Non è Chiazzese che parla.
Quelle riportate qui sopra sono parole del documento (consultabile nella sua interezza a questo link) APPROVATO ALL’UNANIMITÀ dalla Commissione giustizia del Senato della Repubblica meno di un anno e mezzo fa a conclusione della Indagine conoscitiva sul fenomeno delle intercettazioni avviata all’indomani degli scandali bancopoli, vallettopoli, calciopoli, ecc. per svelare a tutti quanto facili, eccessive, invasive, dannose fossero le intercettazioni in Italia e che si è dovuta concludere, invece, con la presa d’atto che la realtà è ben diversa: “LE GARANZIE CHE IL NOSTRO SISTEMA LEGALE ASSICURA AL CITTADINO NON HANNO L'EGUALE PRESSO ALCUN'ALTRA DEMOCRAZIA OCCIDENTALE”.
Dunque, lo sanno benissimo che le cose non stanno come dicono e sanno benissimo che quella che intendono approvare “da qualunque parte la si guardi, è una legge salvacriminali”.
Nessuna emergenza nazionale dunque.
L’unica emergenza reale è quella privatissima di impedire il controllo di legalità sui reati dei colletti bianchi.
E vedrete che la soluzione sarà completata con l’emendamento dell’ultimo minuto, quello che – ovviamente spacciato per una necessità imposta da ineludibili ragioni di uguaglianza tra i cittadini – estenderà inequivocabilmente le limitazioni nell’utilizzo delle intercettazioni anche ai procedimenti in corso e nessuno, ovviamente, penserà più ai soldi già spesi, a questo punto inutilmente.
Statene certi, ci proveranno e, quel che è più grave, è molto molto probabile che ci riescano.
In questo spettacolo penoso, la tragedia è che, come già per il megaindulto e per le innumerevoli “riforme” che hanno reso il processo penale un colabrodo, allo scopo di ottenere l’impunità di pochi prìncipi si sta conducendo oltre il baratro – quello lo abbiamo già raggiunto – l’intero sistema. Come si sa, infatti, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi e, come già è avvenuto in passato, anche queste norme gioveranno non solo ai criminali che, puliti e in doppiopetto, frequentano i palazzi del potere, ma anche a quelli che, sporchi, malvestiti e magari extra, girano per le strade frequentate da tutti.
E adesso, benevoli lettori, non venite a dirci che siamo pregiudizialmente “antiberlusconiani”.
La verità è sotto gli occhi di tutti e, anche se molti non sanno, non possono o non vogliono vederla, è molto semplice: C’è del marcio in Danimarca!
Le intercettazioni non fanno che rappresentarlo.
Si può scegliere di provare ad eliminare il marcio o di impedirne la rappresentazione.
E’ una questione di gusti.
Noi preferiamo la prima soluzione.
Con questa proposta di legge, invece, si abbraccia decisamente la seconda, fornendo l’ennesima prova che la “sicurezza” tanto sbandierata da Berlusconi, per ora, continua a consistere esclusivamente nel mettere al sicuro sé stesso e Consorti.
Avanti, rallegriamoci! Su queste basi, il dialogo non può che andare avanti.
14 commenti:
Illustre sig. Chiazzese
Ho letto con attenzione il suo articolo e trovo che analizza perfettamente la situazione storica riguardo alle intercettazioni.
Ma io ribadisco un argomento spesso da me trattato e che lei non tocca affatto nel suo scritto. Mi riferisco alle disfunzioni del sistema. Il fatto che le intercettazioni siano lasciate alla magistratura soltanto sulla carta costituisce una garanzia. Nella realtà non è così. Perchè il problema è a monte: la capacità di un apparato statuale a rendere efficaci le garanzie costituzionali.
Ed in ordine ai costi: anche un cent. speso male è uno spreco! Nel caso delle intercettazioni milioni di euro vengono buttati via. Perchè, ribadisco, un procedimento penale ha troppe difficoltà per concludersi in una sentenza di condanna! Ed allora i soldi spesi per quelle intercettazioni sono sprecati! Personalmente ritengo che l'uso delle intercettazioni non debba essere limitato a gravità di reato ma debba essere inteso come strumento per ricercare le responsabilità penali, per qualsiasi tipo di reato, uno strumento come gli altri, ma razionalizzato ed utilizzato al raggiungimento specifico di un traguardo investigativo. Consegue da quanto detto: personale specializzato, giudici preparati (non ho usato di proposito il termine specializzati), strutture che permettano di celebrare i processi in tempi brevi. Sig. Chiazzese lei sa di quanti processi vengono mandati a dibattimento con l'errata identificazione dei responsabili? E sa dopo quanto tempo si ottiene questo bel risultato?
Forse la soluzione di tutto è molto semplice: rendere effettive le norme costituzionali e ordinarie? Ma ci sono governi ed istituzioni che hanno volontà di farlo?
Mathilda
Sono dalla parte della Magistratura che contrasta la criminalità di tutti i tipi: camorristica, affaristica e politica. Sono dalla partedi quei magistrati e giudici che hanno lasciato la propria vita nella battaglia contro la malavita. Vorrei poter stringere la mano a ciascuno di Voi capace di fare il proprio lavoro nonostante le condizioni insopportabili nelle quali operate: non solo per la pericolosità ambientale, ma perchè i politici hanno fatto in modo che i Magistrati integerrimi, combattenti sul campo della giustizia, rischiando la propria vita, non possano lavorare.
La legge sulle intercettazione è un atto "criminoso" portato avanti con una sola voce da tutto il centrodestra.
Ho visitato il vostro blog e mi senmbra molto interessante sia per l'impostazione generale sia soprattutto per i contenuti. Condivido e sento mie pienamente le parole con le quali si apre la vostra pagina, cioè il Titolo: è davvero una grande ambizione.
Anch'io da qualche mese cerco di dare concretezza a questo ideale attraverso un blog. Metterò un link verso di voi di modo che anche i miei utenti possano venire a leggervi.
Buon lavoro e tenete duro.
Per prima cosa voglio fare i miei complimenti agli autori ed ai collaboratori di questo blog, che sicuramente aiuta anche le persone "normali" (sprovvisti di cultura giuridica) ad un tema, quello della giustizia, che insieme a quello dell'informazione, sono fondamentali per la tenuta democratica di un paese. Vorrei solo fare un piccola osservazione in merito a quanto scritto da Mathilda:
sono d'accordo con lei su quasi tutto, ma non sul fatto che milioni di euro vengano "buttati via" con le intercettazioni. Innanzitutto perché il costo individuale, se non erro, si aggira intorno ai 4€ all'anno pro capite (ed è risibile, a parer mio). Ed in secondo luogo perché, spesso, le intercettazioni portano lo Stato a recuperare milioni e milioni di euro (vedi il caso dei furbetti del quartierino), o a salvare vite umane che prezzo non hanno (vedi il caso Santa Rita). L'analisi di Mathilda è sicuramente lucida e condivisibile soprattutto perché mette a fuoco il vero problema, che è la macchina inceppata. Ma non credo vi siano uomini di questa classe dirigente (a parte qualche onorevole eccezione) che siano interessati a far funzionare veramente la giustizia.
Magistrati prossimi a lasciare fanno autocritica e/o scrivono un libro, come “La Giustizia ingiusta”, "Toghe rotte",... (io mi sono rotto altro!) quasi a voler scaricare quelle frustrazioni accumulate da una impotenza d’esercizio e mai all'insegna della "Juris prudienta" piuttosto che in "Nemo judex in sua causa"...mai un modo per farsi perdonare la colpa?! La durata irragionevole dei processi è un dato inconfutabile. Nemmeno Berlusconi “favorevole al sommerso”, in 5 anni, pur fortemente interessato, ha messo in riga i magistrati... inadeguati rispetto alla grandezza del compito! E il C.S.M. che lascia scorazzare un giudice il quale, circa due anni fa, fu nominato a presiedere il Colleggio al processo S.M.E., stralciato per effetto del lodo Schifani, e per cui la parte civile e il P.M l’invitarono ad astenersi per un precedente (ndr) da”legittimo sospetto”?.In seguito, da presidente del “Tribunale di sorveglianza”(in attesa di altro incarico), viene incastrato da alcune intercettazioni che fanno ravvisare quel reato che S.Romano definisce di “cuginanza”. E il “giudice dei giudici”, laico del C.S.M., il Senatore-sindaco-avvocato di An Nicola Buccico, contrario alla "giustizia domestica", che minacciava l’uso dell' "arma atomica" (far mancare il numero legale al plenum)?. Già nel 1999 Montanelli nutriva fondati dubbi sull’efficacia del “Consiglio(non) Superiore della Magistratura”. Non mi fido di organi d'autogoverno e di ordini di avvocati che servono solo ad autotutelare i loro "elettori". Un sistema MALATO (ma che arreca patologie all'utenza!!!) che produce danni all'immagine e all'erario (Intercettazioni pari a circa 200 volte gli Usa, con impennate a Potenza!) ; il costo in crescita esponenziale per la “ingiusta detenzione” in 2 anni si è quadruplicato: dai 10 milioni di euro del 2001 ai 43 del 2003 (guarda caso proprio negli anni in cui la spesa pubblica è salita come non mai"!) spesi per risarcimenti; e per i cittadini che manifestano "rabbia" per la lungaggine, ormai i 5 anni promessi (da marinaio?) da Mastella restano di nuovo una chimera. Per chi ci aveva creduto. Io, mai!!!! Intanto toghe e tonache, condizionano la democrazia e il vivere civile, mentre lo stato di diritto va in pezzi!!! Quanti legalissimi reati si commettono nei piccoli tribunale di provincia... che il Guardasigilli voleva far chiudere??? 17/06/2008
è una legge ovviamente criminale, che in un paese normale non sarebbe nemmeno presa in considerazione. ma purtroppo siamo in un regime fascista e questo è solo l'inizio. e la colpa è ovviamente degli italioti che lo hanno voluto, con il loro folle voto.
[ LIBERI DI INFORMARE ]
L'assemblea della Federazione europea dei giornalisti, riunita a Berlino, ha votato all'unanimità un documento di condanna della stretta sulle intercettazioni voluta dal governo italiano e le sanzioni penali previste contro i giornalisti: "L'assemblea annuale della Federazione europea dei giornalisti condanna il progetto di legge del governo italiano che, con la scusa della privacy, vuole stabile sanzioni penali - fino a tre anni di carcere - per i giornalisti che pubblichino informazioni o citino notizie di inchieste giudiziarie. È il caso soprattutto delle intercettazioni telefoniche disposte dalla magistratura. Questa è un'iniziativa che mette il bavaglio ai giornalisti e impedisce ai cittadini di essere informati su temi d'interesse pubblico compresi nelle inchieste giudiziaria. Questo modo di procedere è contrario ai principi universali dei diritti dei media e della loro funzione nelle democrazie moderne. I giornalisti, infatti, non devono nascondere le informazioni d'interesse generale, sia originate da fonti libere sia da fonti confidenziali, che essi hanno il dovere di proteggere. Il progetto di legge del governo italiano è contrario alle convenzioni internazionali e alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo. L'assemblea annuale della Fej sostiene il sindacato dei colleghi italiani, la Fnsi, nel suo contrasto, nella sua opposizione contro il disegno di legge e fa appello al Parlamento italiano a non approvarlo o a modificarlo profondamente". Dunque, Silvio Berlusconi teme le conclusioni del processo Mills ma anche del procedimento aperto a Napoli, il cosiddetto Berlusconi - Saccà. Ora se dovesse passare il disegno di legge del ministro Angelino Alfano, voi cari lettori e telespettatori, non avreste potuto leggere e ascoltare le intercettazioni telefoniche tra il dirigente della Rai, Agostino Saccà, e l'attuale premier Silvio Berlusconi. In questo caso il gossip non c'entra. Leggete le trascrizioni (testo1 e testo2) e ascoltate le intercettazioni telefoniche.
X giudici non (av)vocati
(Intercettazioni pari a circa 200 volte gli Usa, con impennate a Potenza!)
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Se a Potenza intercettano parecchio vuol dire che ce n'è bisogno.
Luciana
Per quanto riguarda le intercettazioni vorrei segnalarvi questa richiesta:
Richiesta di informativa al Ministro della Giustizia
La richiesta di informativa depositata in Commissione Giustizia dal Sen. Luigi Li Gotti (capogruppo IDV Comm. Giustizia) in previsione dell'audizione del 17 giugno del Ministro della Giustizia Alfano.
Questione urgente attinente l'ordine dei lavori e ad essi propedeutica (seduta del 17 giugno)
Le comunicazioni del Ministro della Giustizia, programmate per il 17 giugno, intervengono in un momento particolarmente controverso e di oggettivo rilievo, quale quello attinente la materia delle intercettazioni telefoniche ed ambientali.
In verità la diffusione di dati non omogenei ha creato grande confusione e influenzato il dibattito anche politico.
Basti considerare che, nel volgere di pochi giorni, autorevoli esponenti politici e membri del governo, hanno diffuso dati a casaccio e intorno ad essi hanno poi provocato la discussione.
Mi riferisco al dato fornito dal Sen. Maurizio Gasparri, capogruppo al Senato del Popolo della Libertà, che, nel corso della trasmissione televisiva Ballarò, ha reiteratamente affermato che in Italia, ogni anno, verrebbero intercettate un miliardo di telefonate.
Mi riferisco alla intervista rilasciata lo scorso venerdì al Tg1 dal vice capogruppo del Popolo delle Libertà, Sen.Gaetano Quagliariello, che ha affermato che in Italia le persone intercettate sarebbero un milione.
Mi riferisco alla intervista rilasciata al Tg1, domenica sera, dal sottosegretario on. Paolo Bonaiuti che ha affermato che le persone intercettate in Italia sarebbero 125 mila.
Mi riferisco alle stesse affermazioni del Ministro che ha parlato, in diverse occasioni, di oltre 120 mila persone intercettate nonché di un costo pari al 30% del bilancio della Giustizia, necessario per l'attività intercettativa.
Il Ministro della Giustizia, pur dinanzi a questa baraonda di dati, cui anch'egli ha partecipato, non ha ritenuto, sino ad oggi, di fornire dati corretti ed oggettivi, così consentendo che si alimentasse unn dibattito, di fatto, drogato dalle inesattezze.
L'unico in grado di riportare il dibattito nei confini della oggettività e verità, era ed è il Ministro della Giustizia.
In questa sede istituzionale, si chiede espressamente che il Ministro della Giustizia, corregga il dato drogato su cui continua a parlarsi, fornisca cifre e dati esatti, metta in condizione il Parlamento di conoscere e sottragga, quindi, il Parlamento dalla pratica ingannatoria e scorretta, sino ad oggi attuata.
Richiesta di informativa
Si chiede in particolare che il Ministro della Giustizia dica se sia vero che:
1. il numero di 125 mila intercettazioni, sia costituito, nella misura di circa il 65%, da decreti di proroga.
2. il numero di 125 mila non sia quello delle persone fisiche intercettate, bensì quello dei decreti autorizzativi e di proroga, emessi nel corso dell'anno.
3. il decreto autorizzativo o di proroga debba essere emesso per ogni singola utenza da intercettare e non sia sovrapponibile al numero delle persone fisiche intercettate ( se un indagato ha 10 utenze telefoniche, i decreti saranno 10).
4. il numero delle persone fisiche intercettate annualmente sia inferiore a 20000 (ventimila)
5. i decreti autorizzativi o di proroga abbiano una durata di giorni 15, termine ulteriormente prorogabile con nuovo apposito decreto. ( se un indagato ha 10 utenze da intercettare e per un periodo di mesi 2 saranno emessi n. 40 decereti).
6. il costo delle intercettazioni sia pari a circa il 2,5% del bilancio della Giustizia e, dopo il picco raggiunto nel 2005, sia in costante diminuzione.
7. il costo unitario delle intercettazioni non sia uniforme nelle diverse sedi di uffici giudiziari, oscillando da euro 5 a euro 28 per giorno/operazione.
8. il costo annuale delle intercettazioni, sia comprensivo, nella misura dal 5 al 10%, del costo dei tabulati cartacei del traffico telefonico fornito dagli operatori di telefonia.
9. il costo annuale del nolo della apparecchiature per l'ascolto delle intercettazioni sia pari circa al 400% del costo di acquisto delle apparecchiature e l'obsolescenza delle stesse è stimabile in un tempo superiore a 3 anni, con la conseguenza che il costo per il nolo delle apparecchiature sarebbe superiore ( nell'arco di un triennio) di oltre 10 volte il costo di acquisto delle stesse.
Infine quale sia
1. l'esito della indagine penale avviata dalla Procura della Repubblica di Roma sul sistema delle intercettazioni, sul ruolo del Ministero della Giustizia e sul rapporto con gli operatpri di telefonia, parzialmente conclusasi nel 2005 con il decreto di archiviazione reso nel procedimento n. 43129/04 Rg GIP Roma per difetto di dolo e contenente valutazioni critiche e stigmatizzatrici del sistema, dei controlli di spesa e dei compiti dei consulenti ministeriali.
In particolare si sottolinea il fatto che la Commissione Giustizia del Senato, nel dicembre 2006 acquisì il decreto di archiviazione contenente n. 8 pagine interamente omissate ( le pagine 105 /112).
2. se risulti vero che i gestori di telefonia abbiano ottenuto un aumento del prezzo di listino per ciascuna intercettazione al fine di ammortizzare gli investimenti che gli stessi operatori avevano destinato all'ammodernamento delle centrali dei sistemi di trasmissione. Sicchè la remunerazione è risultata di gran lunga più elevata dei costi operativi sostenuti e, nonostante che l'ammodernamento delle centrali, consentisse significative economie di gestione.
Così determinandosi un indebito vantaggio economico con un incremento anomalo dei ricavi ed un ingiustificato esborso di pubblico denaro.
3. la valutazione e le determinazioni del Ministro della Giustizia in ordine al contenuto del suddetto documento, ove acquisito e conosciuto nella versione omissata o in quella integrale (rimasta ignota al Senato) e l'eventuale trasmissione degli atti alla Procura Generale della Corte dei Conti.
Sen Luigi Li Gotti
Capogruppo IDV Commisione Giustizia
Buona giornata a tutti
Consuelo
Resto perplesso dalle osservazioni di Mathilda. Si chiede fondamentalmente quante intercettazioni vanno a buon fine (condanna). Può pur essere vero che le percentuali di condanna per processi a partire da intercettazioni siano molto basse, ma chiediamoci quanti processi vanno a condanna derivando da denunce per diffamazione (per esempio) che possono essere fatte da privati cittadini e sono un nostro diritto. Se uno mi da dell'idiota in pubblico io posso denunciarlo e magari prendo torto perché sono veramente un idiota o perché forse non intendeva proprio così. Però io ho esercitato un mio sacrosanto diritto. Con quali costi per la macchina della giustizia? Chi paga?. Come se qualcuno da del buffone a qualcun altro e denunciato viene assolto perché l'epiteto era calzante....
Ugo
Dopo aver letto l'articolo che avevi linkato nel tuo post, mi sono sentito in dovere di utilizzare il recapito mail che Ostellino gentilmente ha fornito a fine articolo, non so se nella speranza che lo legga o semplicemente nella speranza di sfogarmi.
Gentile Piero Ostellino,
in riferimento al Suo articolo del 14 Giugno sul Corriere della Sera, "le vite degli altri, ma all'italiana", volevo farle notare che se "proprio chi non ha nulla da nascondere avrebbe molto da temere", tesi da Lei proposta sulla base di nessuna argomentazione particolare, allora a maggior ragione il cittadino sarebbe tutelato dalla possibilità di far conoscere la verità a mezzo di stampa, cosa che non sarebbe più possibile secondo l'attuale DdL (o DL, non vorrei fare "refusi").
Volevo dunque semplicemente porre l'accento su una questione che non ha minimamente affrontato nel Suo servizio.
Certo, l'altra questione evidente da analizzare sarebbe l'affermazione secondo cui "si giustificano, così, le intercettazioni di massa, non di fronte ad una specifica ipotesi di reato da accertare, ma nella speranza che qualche reato salti fuori". Ma forse è troppo evidente, e non credo di aver bisogno di alcuna delucidazione al riguardo.
Quello su cui però non posso fare a meno di argomentare, tuttavia, è il fatto che purtroppo mi sento coinvolto nella Sua definizione di "opinione pubblica becera e moralista", che ancora si scandalizza se la nostra classe dirigente mantiene condotte impensabili in qualunque altro paese dell'Occidente. Beh, l'opinione è Sua. Se ci vede così, sarà perchè ha le sue buone ragioni. Ma per dovere di correttezza, e per renderle più chiaro il quadro della situazione, devo comunicarle che di tutte queste condotte "immorali" (secondo il mio becero giudizio) sono venuto a conoscenza non grazie alla complicità dei media, che anzi hanno reso faticosissima la scoperta, ma piuttosto grazie a pazienti ricerche in rete, che infine mi hanno condotto a siti di giornalisti, opinionisti o semplici cittadini che hanno voluto prendersi uno spazio per dire quello che pareva loro necessario raccontare. Personalmente non considero internet come un medium "complice" del mio moralismo, ma come uno spazio di libera espressione.
Cordiali saluti
Cristiano Pepi
Scusate la mia ignoranza: di limitazioni per le intercettazioni e loro divulgazioni, se ne parlava già durante la campagna elettorale, o è una cosa saltata fuori ora?
Saltata fuori ora come fosse una cosa urgentissima per il destino del Paese e di tutti i poveracci italiani (si dice che la sinistra ha perso perchè non ha fatto niente per i ceti medio-bassi, ma questo governo ha eliminato la Class-action e la storia dei mutui è ancora da capire bene)!
Io non credo che sia nell'interesse dei cittadini limitare le intercettazioni. Credo che l'uomo medio, pur nella sua mediocrità, sappia, leggendo qualsiasi giornale, quanti crimini, reati (piccoli o grandi o presunti tali) siano stati svelati!
Quindi penso che per tutti gli italiani siano una cosa utile, su cui investire molto più dei 4 euro a testa che ci costa attualmente!
Se un politico è coinvolto in certe telefonate un pò oscene è ovvio che farà qualcosa per impedirne la divulgazione, così come io evito di pubblicizzare miei lavori venuti male:)
Il perchè è ovvio: ormai non ci si basa più sui fatti (ha detto quella cosa, ma la penserà veramente, avrà fatto davvero quel reato? Sì o no non ha importanza, conta se propone leggi giuste, se ha fatto grandi cose per salari e sicurezza-UTOPIA), ma sull'immagine.
Puoi fare assolutamente nulla, fare il contrario di ciò che dici, ma se ti presenti pulito ed immacolato con un bel sorriso la gente voterà te e non quello rozzo che parla male, però pulito veramente dentro e non solo fuori.
Di nuovo, perchè? Perchè la gente non vuole impegnarsi, vuole affidare più cose possibili ad altri. Se ne lava le mani della società, della propria comunità, non ha tempo di informarsi perchè dopo 8-10 ore di lavoro vuole guardare film commerciali, partite di calcio o ascoltare rumore al posto di musica o le solite canzonette melense.
E su cosa si deve basare, per le elezioni, se non su una bella prosa e su promesse impossibili, che però smuovono la propria voglia di delegare?
Questa petizione che ho firmato e che quindi vi propongo, non servirà a nulla ma proviamoci...
Si alle intercettazioni, difendiamo l’efficacia dell’azione della magistratura.
“Le intercettazioni di comunicazioni sono uno strumento investigativo indispensabile e irrinunciabile per il contrasto delle forme più insidiose di criminalità.".........
Cuno Tarfusser ha dimostrato che anche in Italia e anche con questo ordinamento si possono organizzare le intercettazioni in modo eccellente se uno ha voglia di farlo. Come sempre il problema non sono le leggi ma gli uomini. Già le leggi che esistono oggi vietano tutti gli abusi che si verificano con le intercettazioni, a cominciare dalla divulgazione delle intercettazioni stesse in violazione del segreto istruttorio
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