di Nicola Saracino
(Magistrato)
Che la legittimazione democratica discenda dal voto popolare è principio radicato nella nostra cultura; si nota, però, avanzare l’idea che il voto rappresenti l’unica fonte legittimante l’esercizio dei poteri espressivi di sovranità, in essi inclusa la giurisdizione.
La carica elettiva latu sensu “politica” autorizza il titolare all’esercizio di poteri pubblici in nome della collettività e nell’interesse generale.
Il tradimento di quel mandato è sanzionato dalla legge e la magistratura è obbligata ad intervenire.
La magistratura non trova legittimazione nel voto popolare e questo per precisa scelta del Costituente che ha evitato l’inefficacia del controllo provocata dall’omologa estrazione elettiva di controllori e controllati.
L’“irresponsabilità” politica della magistratura, quindi, è uno strumento di garanzia dell’effettività dell’applicazione della legge nei confronti di tutti coloro che vi sono soggetti.
La responsabilità dei magistrati interviene su piani diversi da quello politico, essendo essi “soggetti soltanto alla legge” e rispondendo dei reati e degli alti illeciti astrattamente ipotizzabili al pari di tutti gli altri cittadini, senza alcuno sconto, com’è giusto.
Nessuno pensa di essere infallibile; credo, anzi, che l’azione di ogni magistrato sia sorretta dalla speranza di commettere il minor numero di errori possibile, nella consapevolezza che non è umano ipotizzare di non incorrervi mai.
La delicatezza e la complessità dei compiti assegnati alla magistratura hanno imposto di attribuire valore di verità giudiziaria soltanto alle decisioni irrevocabili, prima delle quali vige la presunzione di non colpevolezza.
L’erroneo costume, purtroppo invalso nel Paese, di conferire incondizionato credito alle ipotesi accusatorie quando ancora esse non sono state oggetto di verifica nel giudizio, neppure di primo grado, ha aperto il “conflitto” tra la politica e la magistratura, poiché anche le iniziative preliminari, con le quali si avvia un’attività di verifica dell’operato di un uomo politico, sono capaci di determinare conseguenze molto rilevanti per la vita pubblica, ripercuotendosi direttamente sulle istituzioni.
Infatti le reazioni, spesso scomposte, dei soggetti di volta in volta toccati da queste attività, risultano del tutto inappropriate se poste in relazione al carattere doveroso dell’intervento giudiziario subito, reazioni che tuttavia si spiegano se correlate al danno immediato che tali iniziative cagionano e che il politico cerca di evitare.
Il costo di questo “scontro” è tutto istituzionale, giacché non può pretendersi che i cittadini si fidino e rispettino l’operato di una istituzione se l’altra dimostra un atteggiamento contrario.
Per evitare che questo accadesse il sistema era equilibrato dall’istituto dell’autorizzazione a procedere che proteggeva – si scopre oggi – valori superiori e non serviva certo a garantire l’impunità dei gaglioffi: l’eventuale diniego ricadeva, infatti, nella esclusiva responsabilità politica del Parlamento, mentre la sua concessione sgombrava il campo da ogni ipotizzabile sospetto di persecuzione nei riguardi del politico inquisito e lo obbligava, quindi, ad affrontare il processo nelle aule giudiziarie, senza farsi scudo del fumus persecutionis.
La mancanza di quell’istituto, o di analogo accorgimento, spinge oggi l’indagato – e non già il magistrato – a cercare il giudizio e il consenso della piazza, potendo orientarne a piacimento gli umori grazie al maggior controllo sull’informazione, così neutralizzando il danno politico generato dallo stesso sistema mass mediatico.
Certo, l’autorizzazione a procedere realizza un’inteferenza tra poteri diversi, ma è un’interferenza regolamentata, di sicuro preferibile al perenne clima di scontro privo di regole che connota la vita pubblica italiana.
32 commenti:
Mi permetto di aggiungere solo una chiosa all'articolo di Nicola.
L'autorizzazione a procedere venne soppressa perchè il suo uso era assolutamente diverso da quello che avrebbe dovuto essere: doveva servire a evitare "persecuzioni politiche" ed era diventato semplicemente lo strumento di una impunità di casta.
Felice Lima
Roma, 21 giu. (Apcom) - La norma sospendi-processi contenuta nel Dl sicurezza è "potenzialmente incompatibile con gli articoli 111 e 3 della Costituzione", che sanciscono i principi di ragionevole durata del processo e di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge.
E' questo uno dei passaggi della bozza di parere al provvedimento in discussione al Senato che la sesta commissione del Csm sta mettendo a punto. Un documento che per il momento è ancora frutto soltanto del lavoro dei due relatori, i consiglieri togati Fabio Roia (Unicost) e Livio Pepino (Md); lunedì se ne discuterà in commissione, dove si dovrà verificare innanzitutto la convergenza degli altri componenti sul testo. I tempi però, almeno nelle intenzioni, dovrebbero essere stretti, e il parere da consegnare al ministro della Giustizia Angelino Alfano potrebbe essere pronto per metà settimana, in tempo per essere licenziato in una delle prossime sedute del plenum, mercoledì o giovedì.
A quanto si apprende, i consiglieri del Csm criticherebbero anche lo strumento scelto: una materia così importante non può essere affrontata attraverso un decreto legge, si osserva ancora nella bozza di parere, dove sarebbero richiamate anche le recenti osservazioni del vicepresidente Nicola Mancino, secondo il quale la materia dell'emendamento cosiddetto 'salva-premier' sarebbe completamente estranea al tema del provvedimento urgente del governo.
La norma sospendi-processi, evidenziano ancora i due relatori nella bozza di parere, prevede una scansione temporale che "non ha alcun appiglio logico": diverso sarebbe stato il caso in cui si fosse fatto riferimento alla sospensione dei processi per i reati coperti da indulto. Ma secondo i consiglieri di Palazzo dei Marescialli ci sarebbe anche un altro elemento di perplessità. L'Europa, fanno notare, "non capirebbe le ragioni della scelta": l'Italia è già finita sotto accusa per la lentezza dei processi, il 'salva-premier' allunga ulteriormente i tempi.
Buona estate a tutti.
Costituzione e Democrazia sono termini che a milioni di persone evocano qualcosa di Superfluo, di non importante. Bene, questo atteggiamento ci porta a rischiare grosso.
Mai come oggi non si coglie l'importanza di vivere in un Paese che (ancora) permette l'espressione delle libertà personali. La storia ci insegna che l'italiano tira fuori la grinta sempre successivamente ad una situazione catastrofica. Non voglio arrivare a questo.
E se come dicono in molto, "La classe politica è l'espressione della società", mai come oggi dobbiamo puntare ad un'istruzione Democratica del cittadino, dello studente, del ragazzino. Nelle scuole c'è bisogno di tornare a parlare di costituzione, di valori fondanti, di sogno italiano. Ma d'altrone cultura significa potere. Ed il potere, secondo questa classe dirigente, deve rimanere ai piani alti dello Stato.
E' per questo che oggi nel mio blog pubblico alcuni Articoli della Legge Fondamentale, quelli che ritengo particolarmente in pericolo.
Passate a darci un occhio se vi va, avrete sicuramente più competenze di me in materia, e potreste suggerirne altri che ritenete in "fase terminale", o commentare quelli da me citati.
Lascio anche la mia email:
nonleggerlo@gmail.com
Grazie, teniamo duro.
Willy C.
Qualcuno può spiegare il ruolo e le responsabilità del Ministro della Giustizia nella formazione di norme che riguardano gli atti del suo dicastero?
Alessandra
La legge costituzionale 1/1989 che ha modificato l'art. 96 della costituzione, prevede che "l'autorizzazione possa essere negata solo a maggioranza assoluta dei componenti dell'assemblea e se l'inquisito abbia agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell'esercizio delle funzioni di Governo".
Mi domando se, nel negare alcune autorizzazioni a procedere, la Camera dei Deputati e il Senato abbiano sempre osservato i dettami di questa legge costituzionale.
Cordiali saluti a tutti, buon fine settimana,
Paola Risi
20 anni fa la mia tesi di laurea si intitolava "Profili penali dell'immunità parlamentare".
Studiai le origini dell'istituto (come tutti sanno nasce in Inghilterra, a tutela dei primi rappresentanti del popolo giacché all'epoca la pubblica accusa era gestita dal "procuratore del Re", e come tale esponeva il deputato a ritorsioni laddove con la propria azione parlamentare andasse a ledere interessi del sovrano), ne compresi le ragioni, a feci anche un'analisi casistica tramite una ricerca certosina negli atti parlamentari : non avete idea di quanti deputati dell'epoca si erano giovati, ad esempio, dell'immunità processuale (l'ormai abolito comma 2 dell'art. 68 Cost.) a fronte di reati omicidio colposo alla guida della propria automobile. Credetemi erano davvero tanti, e dall'epoca con il vecchio codice l'azione civile era improcedibile in assenza di una sentenza penale : morale, orfani e vedove privi persino di risarcimento economico.
Trovai alla fine però anche una buna notizia : una proposta di legge di riforma redatta se non ricordo male dal vecchio Partito Liberale, che disponeva in effetti di poche menti ma quasi tutte buone, e la proposta consisteva in questo : stabilire che nessun parlamentare disponesse di immunità processuale di modo che chiunque fosse giudicabile, ma con un legittimo e serio limite, ovvero la possibilità per il Parlamento di deliberare, nell'eventuale sospetto di un'azione penale esercitata a fini politici, la concessione al deputato del privilegio dell'immunità.
E' essenziale che io mi spieghi meglio, perché credo che fosse un'ottima idea : invece di obbligare la magistratura a chiedere l'autorizzazione a procedere di cui parlava il Dott. Saracino nel suo articolo, e che per un malinteso "spirito di corpo" di fatto non veniva mai concessa nè contro membri della maggioranza nè contro membri dell'opposizione, sarebbe stato il Parlamento a dover compiere un atto impositivo (equivalente ad una gravissima assunzione di responsabilità politica davanti al corpo elettorale) di dire "no, questo processo è tutto una montatura fatta apposta per perseguitare un politico che sta dando fastidio a poteri inquinati", decidendo così di porsi quale scudo, mediante concessione a posteriori del privilegio dell'immunità processuale, tra l'azione penale stessa ed il politico perseguitato.
tenete presente che il concetto di "persecuzione" non era lo stesso che oggi lamenta Berlusconi, in quanto, diversamente da quel che lui ripete in continuazione, non si pensava che potesse essere un PM a montare un'accusa, bensì qualcuno (Servizi deviati, massonerie deviate, Mafia, calunniatori vari) interessato a distruggere una carriera politica scomoda "confezionando" carte più o meno velenose sulle quali la magistratura doveva comunque effettuare una verifica processuale.
Un sistema del genere avrebbe ristabilito quell'equilibrio la cui imperfezione il Dott. Saracino ha descritto con molta semplicità e chiarezza nel suo articolo : nessuno è "non processabile" ma se si tratta di un parlamentare è riconosciuta alla Camera di appartenenza la facoltà di impedire che quel processo vada avanti : naturalmente questo richiede una forte e chiarissima assunzione di responsabilità politica davanti agli elettori, e la necessità di dare a questi delle spiegazioni nel merito che vadano un pò oltre un facile e superficiale generico vittimismo.
Ma in Italia purtroppo, in ogni settore non solo in politica, le responsabilità si usa fuggirle invece che caricarsele (se parcheggiando urto un'altra automobile e nessuno mi ha visto me la squaglio per risparmiare il bonus malus, questo sembra essere il modo di agire della maggioranza).
Per questo motivo siamo ancora una democrazia troppo giovane, non paragonabile a quella inglese : paradossalmente un tipo di immunità parlamentare come quella che ho descritto sopra i politici italiani sarebbero i primi a non volerla.
Fare la vittima paga molto di più, e per questo motivo è assai più semplice, in concomitanza con gli Europei di calcio, sospendere i processi e vietare le intercettazioni.
Andrea Falcetta
Scusate se posto questo articolo in inglese, ma si tratta del famoso articolo del "Financial Times" del 20 giugno, ripreso pari pari dal sito del giornale. Espone seriamente alcuni dati e alcune opinioni, discutibilissime, spiegando anche la situazione europea sulle immunità. Una discussione sul punto è proprio quanto mi aspetto dai lettori:
ITALY IS RIGHT TO CURB ITS POLITICISED JUDGES.
By Christopher Caldwell
Enduring Silvio Berlusconi’s behaviour last week was like “sitting through a film you’ve seen before”, said Senator Anna Finocchiaro, the parliamentary head of Italy’s Democratic party. Not two months after starting his third stint as prime minister, Mr Berlusconi is in a familiar controversy.
The Senate is finishing work on a package of security laws on which Mr Berlusconi campaigned. An amendment added by his supporters and passed on Wednesday would suspend trials for all but the most serious crimes that took place before mid-2002. This will help focus the state’s limited resources on a wave of violent crime that has alarmed the public. But that is not all it will do. It will also halt a trial in Milan that aims to discover whether Mr Berlusconi paid €387,000 ($601,000, £306,000) to his lawyer David Mills, the estranged husband of Tessa Jowell, UK Olympics minister, to give false testimony in a court case a decade ago. (Both men deny wrongdoing.)
Mr Berlusconi believes he is being singled out by judges on the “extreme left”. This week he requested that the judge presiding over the Mills trial be removed, on the grounds that her outspoken attacks on his policies reveal her as too biased to render a fair judgment. (His request was rejected.) He announced that he would seek a law providing immunity from prosecution for high-ranking members of the Italian government. Magistrates have complained that Mr Berlusconi’s moves will cause “irreparable damage to the rule of law”.
It is not obvious that they are right. Spain, France, Germany and the European Union all have some version of immunity. Italy, too, had an immunity for parliamentarians until it was abolished in 1993, amid a series of anti-corruption prosecutions. Mr Berlusconi’s backers passed an immunity law in 2003 but the constitutional court voided it the following year, arguing (reasonably) that it would violate equality under the law and (absurdly) that it threatened the “right” of citizens to confront their accusers – as criminal defendants. Such laws can be abused. Pablo Escobar, the cocaine baron, notoriously avoided prosecution in the 1980s by getting elected to the Colombian Chamber of Representatives. But in many cases immunity prevents as much damage as it permits.
The purpose of immunity is not to give elected officials a free ride. It is to protect the right of electorates to be ruled by the person they chose democratically. Do the charges against Mr Berlusconi arise from a disinterested quest for justice or from a desire on the part of a certain branch of the Italian elite to overturn a popular choice they do not like? Such questions can almost never be answered to the public’s satisfaction. In the US in the 1990s, President Bill Clinton was subjected to one investigation after another. It turned out to be just as important that the judiciary be above the taint of politics as that politicians be above the taint of corruption. Immunity might be the best way to protect the democratic elements of democratic government – especially in a country where the judiciary is highly politicised. The US remains such a country.
So does Italy, where, for a decade and a half, judges have enjoyed a degree of power unique in the west. In the early 1990s, when Italians came to feel they no longer needed to tolerate the graft that had been a regular part of cold war politics, ambitious judges toppled the leadership of the main parties in corruption trials. Italy’s post-cold war purge was more thorough than that of many communist countries. There was, in effect, a judicial regency over elected officials, with judges getting to vet the leadership class of the next generation.
Such power is, over the long haul, unhealthy for a democracy. It is one of the reasons Italians have come to distrust their judiciary. A poll published on Thursday in La Repubblica, a prestigious Roman daily that opposes Mr Berlusconi, showed just a third (35 per cent) have faith in the judicial system, versus 59 per cent who do not. Mr Berlusconi’s voters are overwhelmingly distrustful of judges and his opponents are mostly satisfied with them. What is striking is that the centrist voters in Italy’s Christian Democratic remnant, the opposition UDC, favour Mr Berlusconi’s plans to suspend trials by 69 per cent to 30 per cent. As La Repubblica put it, Italians “think that justice is working poorly. And if the price [for fixing it] is some kind of judiciary ‘immunity’ for Silvio Berlusconi, they are willing to pay it.”
A Bleak House-style backlog of cases is the weak spot in the Italian judiciary’s legitimacy. Italian law is so dilatory that it butts up against article six of the European Convention on Human Rights. In place of fast trials, Italy has the so-called “Pinto law” of 2001, to compensate people whose court cases drag on. Sir John Major was in power in Britain the year the Berlusconi-Mills trial began. The allegations against which Mr Berlusconi was fighting when the last immunity law was overturned in 2004 dated from 1985. When Mr Berlusconi’s foes warn that 100,000 untried cases would be frozen because they are more than six years old, they are unwittingly making the case for the law, not against it.
Mr Berlusconi’s judicial stunts are invariably self-serving, but they are never only self-serving. They always address some genuine problem severe enough to rally voters behind him. Therein lies his political genius. Italy is in a panic about crime right now. That panic might be well founded, or it might not be. But almost everything in his security law will help allay it. An immunity law, should one be drafted, might make Italian politics less litigious and more democratic. The fact that Mr Berlusconi could dodge a trial through these laws is a reason to oppose them. But it is the only reason to oppose them, and it is not a sufficient one.
The writer is a senior editor at The Weekly Standard.
"La responsabilità dei magistrati interviene su piani diversi da quello politico, essendo essi “soggetti soltanto alla legge” "
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In astratto si, nella realtà mica tanto.
E non mi riferisco alle solite toghe rosse "che se la prendono sempre con la stessa persona il cui cognome comincia con la lettera B e finisce con ...ONI".
No no, se fossero soltanto loro ad essere politicizzate, saremmo a cavallo.
Quante sono in tutta Italia? Poche.
Il problema sono tutti gli altri che a quei magistrati mettono i bastoni tra le ruote...
Che poi, le leggi non sono certo cadute dal cielo, incise su tavole di pietra.
Le leggi le fanno gli uomini, nella fattispecie i politici italiani (...). E visto che negli ultimi anni le migliaia di leggi e leggine venute alla luce, sembra siano servite a parare i fondelli a questo o a quello, ecco che, volenti o nolenti, i magistrati si ritrovano a seguire un ordinamento "altamente politicizzato".
Almeno secondo il mio punto di vista.
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"L’erronea abitudine, purtroppo invalsa nel Paese, di conferire incondizionato credito alle ipotesi accusatorie quando ancora esse non sono state oggetto di alcuna verifica nel giudizio, neppure di primo grado,"
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Ecco, qui ci sarebbe da chiedersi "perchè -al di là del tam tam mediatico- la gente tende a dare subito credito all'ipotesi accusatoria".
Io un'idea me la sarei fatta.
E scommetto che ve la siete fatta anche voi.
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"Infatti le reazioni, spesso scomposte, dei soggetti di volta in volta toccati da queste attività risultano del tutto inappropriate se poste in relazione al carattere doveroso dell’intervento giudiziario"
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Visto?
Che vi dicevo?
Non c'è niente da fare, ha sempre ragione lui, il DIVO.
"A pensar male si fa peccato ma quasi sempre ci si azzecca".
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"non può pretendersi che i cittadini nutrano fiducia e rispetto nell’operato di una istituzione se l’altra dimostra un atteggiamento contrario."
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I cittadini più o meno conoscono il "perchè" di certe zuffe da pollaio.
Il problema della fiducia verso la magistratura credo derivi non tanto da quello che si sente dire in TV, quanto piuttosto da ciò che si vive sulla propria pelle.
Ci sono cose che non tornano, comportamenti incomprensibili.
C'è inefficienza anche tra i magistrati.
E non sempre la cosa è dovuta alla mancanza di fondi e di risorse.
Ci sono casi, molti casi, in cui pur avendo a disposizione tutto l'occorrente, si apre un processo (dopo anni di tira e molla) e subito lo si rimanda di mesi.
La gente si chiede il perchè e non dimentica.
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"Per evitare che questo accadesse il sistema era equilibrato dall’istituto dell’autorizzazione a procedere che proteggeva – si scopre oggi – valori superiori e non serviva certo a garantire l’impunità a delinquenti"
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In Norvegia, forse.
Qui siamo in Italia, quando si parla di certi argomenti, siamo sempre nel campo delle teorie.
In qualche caso si sfiora addirittura la metafisica.
Tutto ciò, sempre secondo la mia modesta opinione.
Buon girno, buona estate e buona domenica a tutti! 8)
La politica con la p minuscola sta diventando una vera e propria dittatura. Berlusconi parla e sparla di comunismo in Italia, abbiamo anche noi occhi per vedere ed orecchi per sentire per valutare ciò che il falso comunismo ha prodotto nel mondo: schiavi terrorizzati! Ma non è accaduto lo stesso dove si sono instaurate le dittature? Argentina, Cile, Spagna, Grecia e così via col supporto americano, non sono state così diverse ed ora quì, straparlando di Democrazia, la destra al potere vuole imbavagliare tutti. Sono dalla parte della Magistratura, meglio dire di quei Magistrati che compiono quotidianamente il proprio dovere anche con sprezzo del pericolo per la propria persona.
Decine sono i casi in cui i Magistrati hanno perso la vita per adempiere al proprio compito.
Ora vi chiedo u favore: stiamo lottando contro la Pedemontana Veneta, un'autostrada che viene chiamata (falsamente) Superstrada a pedaggio. Sarà un muro invalicabile fra alcuni paesi di questa Valle, Montecchio Maggiore, Trissino, Castelgomberto e Cornedo Vicentino. Sarà larga 80 metri! La nostra è una valle stretta ed il rumore ed i fumi inquinanti rimarranno tutti quì.
Un primo ricorso ha bloccato i lavori, a breve ne seguirà uno più importante e costoso (31.000 euro), ma siamo contrastati dalle forze politiche nazionali, regionali (la segretaria del presidente della regione Veneto ha una seggiola nel consiglio di amministrazione della Pedemontana Veneta S.p.A.)e locali. Tutti con il centro destra che la fa da padrone. Il sindaco di Trissino ci ha addirittura negato la sala per gli incontri. Cosa da denuncia. Vi prego di non cancellare il commento, abbiamo bisogno di farlo conoscere a tutti. Siamo collegati al No Dal MOlin ed alla No TAV della Val di Susa.
Per informazioni andare al link: http://difesasaluteterritorio.blogspot.com/
Grazie, abbiamo bisogno di aiuto materiale. Lionello
X Lionello
Hai provato a postare qualcosa sul sito di Grillo?
Rispondo a Luciana.
Nell'inviare il mio modesto contributo su questo tema, avevo premesso al Curatore del Blog che esso era stato concepito (e diffuso altrove) nel dicembre dello scorso anno, quando altre vicende giudiziarie avevano innescato polemiche non dissimili da quelle all'ordine del giorno di oggi.
Ciò che pensavo allora (qando il Governo era diverso)lo penso anche adesso, non essendo intervenuto nulla di nuovo sotto al sole.
La giurisdizione svolge un controllo di sola legalità, nei confronti di chiunque sia al potere.
La magistratura non può, non vuole e non deve sostenere uno scontro politico, per il semplice fatto che essa non è stata progettata per questo compito.
Nicola Saracino
L'ho fatto certamente. Purtroppo scompare subito vista la mole di posts. Cerco di postarlo in ogni blog che frequento, se fai così anche tu ci aiuti moltissimo. Grazie, Lionello
Rispondo al Dott. Nicola Saracino.
Premetto che personalmente non provo simpatia per nessuno dei politici apparsi sulla scena italiana dai tempi di De Gasperi, e nemmeno l'avevo visto al lavoro perchè sono nata qualche tempo dopo.
Pensi come sono messa bene.
Forse il mio post è stato frainteso e poteva sembrare una difesa nei confronti del governo attuale.
Non è così.
Da persona che non ha studiato molto ma che è curiosa delle cose del mondo, so che la magistratura dovrebbe essere, sarebbe auspicabile che fosse, si spera che in futuro diventi quello che lei dice.
Per adesso non è così e non potrebbe esserlo nemmeno se piangessimo in cinese perchè le migliaia di leggi che abbiamo sono troppe, spesso in conflitto tra loro, spesso create apposta per salvare Tizio o Caio.
Il mio discorso NON era una critica ai giudici che "perseguitano" il premier, anzi. Il riferimento alle toghe rosse era una presa per i fondelli nei confronti di Berlusconi che ogni qual volta vede un magistrato (foss'anche soltanto il Magistrato delle Acque) si sente male e comincia ad inveire in aramaico.
E ogni qual volta si ripresenta uno qualsiasi dei suoi guai giudiziari, eccolo che si confeziona una leggina su misura per svicolare.
Non capisco di cosa abbia paura, è un ultra settantenne, nemmeno ci andrebbe in galera. Probabilmente passerebbe il periodo di detenzione nella sua villa in Sardegna, a contemplar vulcani...
Lei ha ragione quando dice che il suo contributo "era stato concepito nel dicembre dello scorso anno, quando altre vicende giudiziarie avevano innescato polemiche non dissimili da quelle all'ordine del giorno di oggi.
Ciò che pensavo allora (qando il Governo era diverso)lo penso anche adesso, non essendo intervenuto nulla di nuovo sotto al sole.".
Lei ha proprio ragione, è questo il guaio, è cambiato il governo ma nel frattempo sotto il sole tutto continua a tacere e l'acqua dello stagno, ogni volta, si richiude sulle nostre disgrazie e sui guai giudiziari dei potenti come se nulla fosse successo.
Lei dice anche "La giurisdizione svolge un controllo di sola legalità, nei confronti di chiunque sia al potere".
Lo so, il problema è che da qualche tempo svolge questo ruolo in base a leggi create proprio per impedirlo.
Mi sbaglio io o il nocciolo è più o meno questo?
Lei aggiunge "La magistratura non può, non vuole e non deve sostenere uno scontro politico, per il semplice fatto che essa non è stata progettata per questo compito".
La magistratura "E'" lo scontro politico per eccellenza, in questo scorcio di secolo e a quanto mi è dato ricordare, anche nel secolo precedente ci sono stati episodi non molto edificanti.
Vede, per scontro politico non mi riferisco ai processi contro Berlusconi piuttosto che contro Prodi.
Io mi riferisco a quella "cosa" che periodicamente affiora dall'abisso delle Procure e si diverte ad attaccare, isolare, denigrare e infine distruggere qualsiasi magistrato decida di fare il proprio dovere.
Il tutto (quasi) sempre nel più rigoroso rispetto delle leggi.
Naturalmente ci sono centinaia di magistrati onesti che lavorano senza mai venire attaccati da nessuno.
Ma questo è possibile soltanto perchè si occupano delle vicende di Cacace Vs. Rossi.
Se i cognomi fossero più prestigiosi la musica cambierebbe.
Attaccare i potenti in Italia per un magistrato vuol dire fine carriera.
In un senso o nell'altro.
C'è chi viene posteggiato in qualche angolo sperduto del Reame, chi viene denigrato e osteggiato fino a che non si ritira a vita privata, chi viene considerato pazzo, chi viene considerato un presenzialista, chi si dedica alla politica prima che la politica si dedichi a lui.
C'è anche chi salta in aria ma queste sono storie del passato, adesso siamo diventati soft.
Di questo clima ne sapevano qualcosa Falcone e Borsellino, attaccati apertamente e anche in maniera anonima da colleghi togati forse invidiosi della loro intelligenza (non voglio dire che lo facessero conto terzi, meglio rimanere sul peccato d'invidia...).
Ne sa qualcosa Clementina Forleo, isolata da tutti come se avesse la peste e fatta passare per un'isterica visionaria.
Lo sa De Magistris, che non può parlare dei problemi che incontra nelle indagini sennò diventa un esibizionista, ma che può essere attaccato da una Dott. Vacca qualsiasi, in vena di esternazioni estemporanee.
In genere lo sanno tutti quelli che hanno provato ad occuparsi di "Cose di Stato". Prima o poi hanno trovato il loro personale muro di gomma, fatto di colleghi "prudenti" e poco propensi all'impegno.
Ecco, se una critica posso nuovere alla magistratura è che si ostina ad essere politically correct anche nei confronti di chi disonora la toga che indossa.
E per disonorarla non c'è bisogno di gesti plateali, basta fare il Ponzio Pilato.
Con stima
Luciana
Grazie Luciana,
non c'è nulla di più vero di quello che hai scritto!!!
b
Difesa troppo corporativa direi.Sarebbe ora che si deliberasse la separazione delle carriere e la responsabilità civile dei magistrati:un atto di rispetto per chi paga gli errori che fa.Inoltre sarebbe ora si valutasse l'efficienza di certe procure: certe decorrenze dei termioni sono davvero non imputabili a chi sa solo rubare un ricco stipendio pagato dai cittadini che disprezza?E sarebbe ora che non si difendesse in modo aprioristico chi sigla certi appelli come questo:
"Si sta chiudendo una delle più tormentate e controverse legislature della storia repubblicana e c’è oggi la prospettiva di un cambio di governo. Ma deve cambiare anche il modo di governare: dal punto di vista costituzionale e dei rapporti tra cittadini ed istituzioni”. Il lavoro che attende il nuovo governo - quello di Romano Prodi - è quindi di enorme complessità e responsabilità e si estende a settori di grande importanza per la collettività: l’informazione, la sanità, il lavoro, l’ambiente e i beni culturali, la ricerca, l’istruzione, la politica fiscale e tributaria. Importanti riforme di sistema sono necessarie anche per ridare ai cittadini fiducia nella giustizia. Ma in questo settore noi tuttavia riteniamo che vi sia una inderogabile priorità: la cancellazione delle principali leggi che sono state adottate quasi esclusivamente al fine di perseguire gli interessi personali di pochi, ignorando quelli della collettività. Si tratta di leggi che - a prescindere da ogni altra considerazione - hanno devastato il nostro sistema giustizia e compromesso il principio della ragionevole durata dei processi."
Perchè un magistrato per definizione DEVE ESSERE magis stratus di nome ma soprattutto di fatto e chi non si comporta in tal modo fa un danno vero alla magistratura rendendola attaccabile perchè opera come un corpo estraneo dello Stato di cui è SERVA non padrona.Infine gradirei un lucido e ponderato commento a quanto è scritto QUI
Davvero i magistrati vogliono portare allo sfascio il paese?
Lucia
http://it.youtube.com/watch?v=3dYwRpDdQgc
La mantide berluscosa
Ottimo intervento di Travaglio, come sempre.
http://www.ft.com/cms/s/0/
6fe9ea4a-3f2b-11dd-8fd9-
0000779fd2ac.html
il video di Travaglio è stranamente difettoso, ma per fortuna il suo intervento può essere letto sul blog di Beppe Grillo.
beh Travaglio CHI? Quello santo da subito e pure vergine e martire ?Ma per piacere...cosa ha a che fare questo giacobino con la VERA GIURISPRUDENZA ?
Avercene tanti come lui, direbbe Berlusconi..e mica avrebbe torto :D
Lucia
Travaglio è un bravo giornalista che informa la gente, al contrario di tanti altri che sono servi del regime...
Confesercenti, fischi a Berlusconi
ROMA - Silvio Berlusconi fischiato all'assemblea annuale di Confesercenti a Roma. "I giudici politicizzati sono la metastasi della democrazia" ha detto il premier, e sono partite le bordate. Parte piano, ma poi la contestazione nei confronti del premier è sempre più forte. I fischi si ripetono più volte quando parla di democrazia "calpestata" e di paese in libertà vigilata. Il leader dell'opposizione, Walter Veltroni, al termine dell'assemblea ribatte al discorso del premier: "Che dialogo ci può essere, quando dal palco di una categoria si dicono cose di questo tipo. Non è un problema di dialogo, ma di rispetto del proprio ruolo che, nel caso del presidente del Consiglio, non c'è stato. Credo che tutto l'Auditorium - ha aggiunto - abbia provato un grande imbarazzo. Io ero tra quelli".
Il presidente del Consiglio ha attaccato i giudici politicizzati: "Sono costretto ogni sabato mattina, a preparare con i miei legali udienze in cui sono oggetto dell'attenzione dei pm o giudici politicizzati che sono la metastasi della democrazia". Berlusconi ricorda che "dal '94 al 2006 sono stati 789 i pm e i magistrati interessati a sovvertire il voto degli italiani: ci sono riusciti nel '94 non ci riusciranno in questa presente situazione".
Roma, 13:10
GIUSTIZIA: BERLUSCONI ATTACCA, FISCHI DA CONFESERCENTI
"Mi avete invitato voi...". Silvio Berlusconi conclude il suo intervento cercando di spiegare piu' volte il motivo dei suoi attacchi alla magistratura politicizzata. Ma all'assemblea della Confesercenti arrivano anche diversi fischi nei confronti del Presidente del consiglio quando si tocca la questione giustizia. Silvio Berlusconi parla di "giudizi ideologizzati metastasi della democrazia" e dalla platea arrivano i primi fischi. "Vi do un dato - spiega il premier - dal 1994 al 2006 ci sono stati piu' di 789 tra pm e magistrati che si sono interessati del 'pericolo Berlusconi', per sovvertire la democrazia, non ci sono riusciti e non ci riusciranno. I cittadini hanno il diritto di vedere governare chi hanno deciso, tramite libere elezioni, di scegliere per la guida del Paese". Dalla platea della Confesercenti, pero', arrivano diversi pareri negativi alle accuse che il capo del Governo torna a rinnovare. Ai fischi Berlusconi replica: "mi indigna quando qualcuno si lascia trasportare dall'ala giustizialista della magistratura", "ho anche fiducia nella magistratura, ma dopo un calvario simile in me c'e' indignazione".
Segnalo che l'art. 2-ter della legge di conversione approvata dal Senato contiene, al comma 6, a mio modesto avviso, un errore, facendo riferimento all'art. 4 c.p.p. al fine di determinare la pena massima (fonte: www.senato.it).
A parte questo, mi chiedo e Vi chiedo: al fine di decidere se sospendere o meno il processo, si deve tener conto di attenuanti ed aggravanti o no?
...789 tra pm e magistrati che si sono interessati del 'pericolo Berlusconi'...
Da qui si comprende la potenza del denaro: chiunque altro al suo posto, la poltrona pubblica la occuperebbe indossando la divisa a strisce!
b
Non è che con questa "emergenza nazionale" di fare anche il Lodo, per decreto, con tutti gli "incidenti istituzionali" che si produrranno, se Qualcuno si dovesse rifiutare di firmare, non ce lo ritroviamo anche Presidente della Repubblica? Dal Colle si gode la più bella vista di Roma: ha detto!
Oggi, tra i fischi, ho sentito inveire una "delle alte cariche istituzionali" che dovremmo immunizzare.
Alessandra
Mafia: Campanella cita Schifani e La Loggia
http://www.antimafiaduemila.com/content/view/7708/48/
Presentata la bozza di parere della Sesta Commissione
"Rischiano la paralisi circa la metà dei procedimenti in corso"
Il Csm stoppa il blocca processi
"Si tratta di un'amnistia occulta"
"Viola l'articolo 111 della Costituzione, il principio della ragionevole durata"
http://www.repubblica.it/2008/06/sezioni/politica/giustizia-3/decisione-csm/decisione-csm.html
E Mancino sulla fuga di notizie: serve più riservatezza. Vito: «Il Lodo entro luglio»
«La blocca-processi è incostituzionale»
La bozza del parere del Csm: «E' contro la ragionevole durata. E ferma metà dei procedimenti in corso»
http://www.corriere.it/politica/08_giugno_25/mancino_richiama_csm_09bb025e-429b-11dd-94ab-00144f02aabc.shtml
Art.87 Costituzione
Il Capo dello stato...........
Presiede il Consiglio superiore della magistratura.
Può concedere grazia e commutare le pene.
Se il CSM ha espresso il parere che le norme contenute nel decreto violano l'art.111 della Costituzione....dove vogliamo arrivare per salvarne uno?
Questa "disinvoltura" inaudita dove ci vuole portare?
quale "democrazia"? Questo è un attentato alla Costituzione.
Alessandra
Ma dove eravate e dove era il CSM quando lo stesso provvedimento fu varato dal Governo Prodi?
Ognuno ha il Premier che si merita e i suoi oppositori possono suicidarsi come vogliono.
C'è un clima generale di arroganza e anche la CHIESA non ne è immune. Vescovi che cacciano fuori a pedate i giornalisti dal Tempio, solo perchè, facendo il loro mestiere hanno scritto di questioni di preti (ricordiamo tutti la vicenda di don Sante Sguotti, l'ex "parroco innamorato", padre di un bambino, ora ridotto dal Papa allo stato laicale). Qui comando io! ha ammonito il Presule, ma, accidenti, non è, quella, la casa di Dio? Se Gesù scendesse, oggi, sulla terra credete faticherebbe a cacciare nuovamente a pedate i Farisei dal Tempio? - E del putiferio che hanno scatenato le dichiarazioni su Marcincus e la banda della Magliana? Va bene ... tutto falso! Ma che ci fa Enrico De Pedis seppellito nella Basilica di Sant'Apollinare? Avranno mai il Dott. Tinti, Felice Lima, Nicola Saracino, Alessandra e tutti gli altri di questo Blog, compresi quelli della Redazione, QUESTO IMMENSO ONORE? Un delinquente di quel calibro seppellito accanto a Papi, Cardinali e Vescovi. Chi ha autorizzato quella sepoltura?
Accidenti ai Magistrati! Come mai non si sono accorti che tra loro ci sono circa mille pazzi furiosi che calpestano la legge? E che cavolo! Mille furie Rosse (mi sembra di vedere la spedizione Garibaldina) intente a perseguitare una sola, povera, innocente persona.
Dicevo che il clima è cambiato davvero e dove non bastano in Mille a calpestare la GIUSTIZIA, ne basta Uno soltanto a farla trionfare!
Ma che cavolo sto scrivendo? Ultimamente m'incarto più del solito, salto da palo in frasca e dico un sacco di scempiaggini. Sarà per quegli incubi notturni che ultimamente mi assalgono, quando sogno i volti dei nostri massimi responsabili istituzionali?
Sono seriamente preoccupato! Se la cosa continua credo mi ammalerò seriamente. In tal caso, potrei intentare causa di risarcimento a chi mi sta rubando anche i sogni?
Un Abbraccio più affettuoso del solito
@ Anonimo 26 giugno 2008 9.26
Per rispondere alla tua domanda c'e' un articolo di Travaglio "La Costituzione? Top secret"
Ora d'Aria l'Unità, 27 giugno 2008
"Ma subito Il Giornale spara un’altra balla: «Il salvaprocessi? L’inventò Prodi. Nel 1998 approvò una norma uguale. I magistrati non aprirono bocca». Di che si tratta? Di una norma che invitava le procure a comunicare al Csm «i criteri di priorità ai quali si atterranno per la trattazione dei procedimenti. Per assicurare la rapida definizione dei processi pendenti si tiene conto della gravità e offensività del reato». Se devi scegliere se processare prima il tizio beccato a timbrare due volte il biglietto della metro o quell’altro che sulla metro ha scannato una ragazza, parti dal secondo. Niente a che vedere con una legge che impone a un giudice già chiuso in camera di consiglio di lasciar perdere la sentenza e ripartire daccapo un anno dopo. La legge Prodi puntava ad accorciare i processi, la legge Al Tappone ad allungarli."
Buona giornata
Consuelo
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