Con sentenza n. 34380/22 le Sezioni Unite della Corte di Cassazione avevano cassato la decisione della Sezione Disciplinare del CSM secondo cui interferire sulla vita professionale dei colleghi confabulando coi consiglieri superiori per spingere l'amico (di corrente) e osteggiare il nemico non avrebbe leso il canone della correttezza.
Le puntate precedenti sono leggibili qui e qui.
Quella presidente del Tribunale era stata, infine, assolta dall'addebito non perché i fatti non fossero veri ma perché ritenuti di "scarsa rilevanza" da un giudice disciplinare composto da soggetti (i consiglieri superiori) evidentemente ben felici di raccogliere le pressioni del territorio e quindi assecondare i loro serbatoi elettorali.
Così quei fatti - sussistenti - non le hanno impedito di ottenere (a maggioranza) la riconferma nel suo ruolo di presidente del tribunale.
A questo punto la domanda è: continuerà a spadroneggiare sulla vita professionale dei colleghi utilizzando canali di conoscenza privilegiati e non formali?
Se questa è la condizione dei magistrati in Italia sia evidente a tutti che non possono garantire i diritti dei cittadini perché non sono indipendenti risultando violate tutte le procedure che sovraintendono alla loro vita professionale, decisa secondo percorsi occulti.
Occulti perché i dati raccolti attraverso confabulazioni private non entrano nelle carte dell'istruttoria - sulla cui base il CSM dovrebbe adottare le sue deliberazioni - e sono a conoscenza solo di alcuni consiglieri superiori, di solito quelli della corrente di appartenenza del segnalante.
Il messaggio dato dal CSM ai giovani colleghi con le ultime decisioni che hanno relegato nell'irrilevanza condotte invece molto gravi è, in definitiva, assai desolante.
E' la conferma della totale inefficacia della finta riforma del CSM di cui si vantava il ministro Cartabia.
Fuffa.
2 commenti:
Certamente non lo rifarà. Anzi farà in modo e di tutto affinché non lo facciano neppure gli altri... è il progetto (sulle nostre teste) del grande Architetto: la crescita della umanità fino alla sua massima espressione planetaria.
Tre anni di carcere, condannato nei vari gradi di giudizio senza neppure indizi di mafiosita', mi hanno fatto comprendere. Fino ad una decina di anni fa non accettavo mentalmente il verdetto definitivo della mia condanna... poi, dopo ogni tentativo di revisione del processo in cui tutti gli attori riscontrati mi chiedevano grandi somme di "sterco" che per fortuna non possedevo, ho capito! Le massomafie non c'entravano nulla con la mia pena. Si è semplicemente innescato quel meccanismo di cui è stata vittima anche la presidente in questione. Lei voleva soltanto dare il suo contributo per il bene della giustizia e dell'umana convivenza civile. Ed anche i miei condannatori hanno fatto lo stesso: con l'ipotetica domanda all'amico compare parente " ma secondo te questo n 10 (il numero appiccicato alla mia foto) c'entra con questa famiglia di mafia" e già immagino le risposte dei compari amici parenti massomafiosi "urca se c'entra, è dentro fino al collo". Il collo della idiozia criminale che ha falciato migliaia di servitori dello stato in nome dello sterco e di un conseguente potere, che emana quel fetore ben descritto da Borsellino. E Che oggi, ci ammorba più di allora.
PER QUALE MOTIVO NON DOVREBBE CONTINUARE ???????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????
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