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di Felice Lima
(Giudice del Tribunale di Catania)
Da alcuni mesi con alcuni colleghi abbiamo avviato un percorso critico e autocritico all’interno della magistratura e delle “correnti” dell’A.N.M. [Associazione Nazionale Magistrati].
L’apertura di questo blog, un mese fa, è stata (solo) una delle iniziative di quel più ampio percorso (e, detto per inciso, a un mese esatto dall’apertura del blog, il suo bilancio è estremamente positivo: 5.700 visitatori e 23.000 articoli letti).
La nostra iniziativa ha raccolto tanti affettuosi consensi e, ovviamente, anche alcune critiche, in qualche caso anche severe.
Mi sembra utile provare a rispondere alla principali obiezioni che ci hanno rivolto colleghi e amici impegnati (qualcuno anche con intenti sinceri) nelle correnti dell’A.N.M..
Esse possono sintetizzarsi così:
1. la vostra opera è “distruttiva” e danneggia l’immagine della magistratura e l’impegno di chi lavora nell’A.N.M.;
2. voi non avete un programma, riunite qui persone del tutto eterogenee, con questo sistema non potete essere in grado di “costruire”;
3. “parlando male” della magistratura, voi offrite argomenti a chi da anni delegittima la magistratura medesima per fini deviati e incostituzionali.
C’è una quarta obiezione, che consiste nel dire che le nostre posizioni costituiscono un “disimpegno” rispetto all’attività di chi si candida a questa e a quella carica dentro l’A.N.M.: ma si tratta, con evidenza, di accusa fatta in malafede e strumentalmente, essendo evidente che quello che mettiamo nelle iniziative che abbiamo intrapreso non è impegno minore, né meno arduo, né meno gravido di responsabilità di quello di chi del tutto legittimamente si candida, per esempio, al C.D.C. [Comitato Direttivo Centrale] dell’A.N.M..
Per dare una risposta adeguata alle prime due obiezioni (alla terza dedicherò uno scritto a parte), è necessario riflettere su cosa è, come funziona e a cosa serve l’“opposizione”: in generale e con specifico riferimento alla “magistratura associata”.
Diversamente da quello che cercano (e ci riescono!) di farci credere, la democrazia non è principalmente un metodo di scelta del governante, ma fondamentalmente un metodo di esercizio del potere.
Per convincersene in breve è sufficiente riflettere sul fatto che un paese nel quale governa un re figlio di re, per diritto dinastico, ma lo fa applicando leggi uguali per tutti, è più democratico di un altro paese nel quale governa una persona scelta dal popolo, ma lo fa del tutto arbitrariamente, facendosi e applicandosi le leggi a comodo suo (quello che, nella sostanza, accade in Italia).
In quest’ottica, uno degli “ingredienti” essenziali di qualsiasi democrazia è l’esistenza di una “opposizione”. L’esistenza di qualcuno che, non avendo compromissioni con il Potere, si prende l’impegno di “sorvegliarlo” e di denunciarlo (non solo ai Carabinieri, quando ne è il caso, ma più spesso e ordinariamente alla comunità).
Solo se c’è una “opposizione” il Potere è “sorvegliato” e deve rendere conto alla comunità delle sue eventuali nefandezze.
Il timore di essere “sputtanato” da una vera “opposizione” induce, nei paesi davvero democratici, il Governo a comportarsi in maniera almeno decente, con ciò esercitando il potere in una maniera almeno tendenzialmente democratica.
L’“opposizione” è definita spesso come “il cane da guardia del potere”.
Platone, nell’apologia di Socrate, fa dire a quest’ultimo: “Se mi condannerete a morte, non potrete trovare facilmente un altro, quale sono io, che sia stato posto dal Dio a fianco della Città, come - anche se possa sembrare piuttosto ridicolo a dirsi - al fianco di un grande cavallo di razza, ma proprio per la grandezza un po' pigro e che ha bisogno di venir pungolato da un tafano. In modo simile mi sembra che il Dio mi abbia messo al fianco della Città, ossia come uno che, pungolandovi, perseguendovi e rimproverandovi ad uno ad uno, non smetta mai di starvi addosso durante tutto il giorno, dappertutto”.
In Italia l’“opposizione” sostanzialmente non c’è, né in politica né nell’associazionismo della magistratura.
E questo è incontrovertibile, se si considera che l’opposizione politica è … al governo, dando luogo a questo paradosso possibile solo in Italia, per il quale c’è un pezzo di governo che dice di fare il governo e un altro pezzo che dice di essere “di opposizione”.
Ma ancor più evidente è nell’Associazione Nazionale Magistrati.
Nell’A.N.M. ci sono due correnti che si definiscono “di opposizione”: Magistratura Democratica e Movimento per la Giustizia.
E dove sono collocate da anni? Ma ovviamente “al Governo”. Fanno parte entrambe, infatti, della G.E.C. [Giunta Esecutiva Centrale] dell’A.N.M. e con un numero di “seggi” uguale a quello delle altre due correnti, a prescindere dai voti presi da ciascuna alle scorse elezioni del C.D.C..
Quando l’attuale Ministro della Giustizia si è insediato, il giorno dopo il suo insediamento, ha incontrato tutte le correnti dell’A.N.M. e ha chiesto loro di indicare, con una logica da perfetto manuale Cencelli, i nomi di magistrati da nominare dirigenti apicali del suo Ministero. E ogni corrente – anche quelle c.d. di opposizione (che, dunque, danno luogo a una sorta, diciamo così, di via “omeopatica” all’opposizione) – ha indicato i nomi di suoi esponenti di vertice che adesso occupano posti di rilievo al Ministero.
Qualche settimana fa un collega – Stefano Sernia – ha proposto, sulla mailing list del Movimento per la Giustizia e sulle “pagine” di questo blog, che l’A.N.M. o almeno le correnti che si dichiarano più impegnate a perseguire schemi di trasparenza e lotta al correntismo/carrierismo introducano delle autentiche e rilevanti “incompatibilità” fra incarichi nell’A.N.M. – centrale o periferica – e ruoli istituzionali e di potere/governo.
Nessuno dell’A.N.M. ha risposto, ad eccezione del Segretario del Movimento per la Giustizia, che lo ha fatto con una mail che illustra le ragioni per le quali la proposta di Stefano Sernia secondo lui non può essere praticata (è un tema di cui si dovrà parlare in un’altra occasione). La mail non può essere pubblicata e commentata qui, perché, benché richiesto, il Segretario del Movimento non ne ha autorizzato la pubblicazione. Sembra, comunque, che al momento il Movimento sia l’unica corrente che ha messo nel programma l’auspicio di una qualche forma (all’acqua di rosa e sostanzialmente del tutto inutile) di incompatibilità.
Ma è di solare evidenza che opposizione può esservi solo da parte di chi non abbia NESSUN coinvolgimento con il “potere” che deve “sorvegliare”.
E’ ovvio, infatti, che anche il più bene intenzionato oppositore verrà a miti consigli o si troverà ad avere limiti molto rilevanti alla sua azione se coloro contro cui dovrebbe scagliare i suoi strali sono contemporaneamente coloro che gli dispensano o gli hanno dispensato o potrebbero domani o dopodomani dispensargli importanti benefici e prebende. E che, comunque, lo hanno reso corresponsabile delle loro azioni.
E si badi che quando si parla di “coinvolgimenti” e “compromissioni” con il Potere non necessariamente si fa riferimento a cose in sé poco commendevoli: anche “legàmi” e collaborazioni del tutto lecite – tipo la nomina a Direttore Generale del Ministero – rendono impossibile (oggettivamente e anche da parte di chi è “più che perbene”) fare una vera opposizione: un esempio solare nella sua tragicità è stato offerto dalla tristissima performance alla famigerata trasmissione AnnoZero del 4 ottobre scorso del collega Luigi Scotti, magistrato dal passato di autentico e lodevole impegno, e dal presente di Sottosegretario del Ministro Mastella che “perde la faccia” difendendo davanti a milioni di telespettatori una causa … indifendibile (mi auguro che la Redazione del blog possa offrire ai lettori la possibilità di rivedere quel video).
Così si produce questa situazione a un tempo grottesca e tragica per la quale le correnti dell’A.N.M. dovrebbero esercitare un potere di “controllo democratico” e di “critica serrata” e “senza sconti” nei confronti del C.S.M. e del Ministero della Giustizia, mentre, purtroppo, sia il C.S.M. che gli uffici più importanti del Ministero sono occupati da persone messe lì PROPRIO DALLE CORRENTI. Persone che, quando smetteranno di stare lì, torneranno nelle correnti, dalle quali, peraltro, non sono mai uscite e che le correnti, nella loro quotidiana attività di “propaganda interna”, trattano come “i loro uomini” al C.S.M. e al Ministero.
Tutto questo è sotto gli occhi di tutti, magistrati e no, e toglie irrimediabilmente qualsiasi credibilità all’A.N.M., consentendo a chiunque denunce pubbliche come quella recenti dei Radicali, visibile qui.
E qui mi potrei fermare, tanto è folle la pretesa di proseguire con un andazzo del genere.
Ma potrebbe ancora non risultare chiara a tutti la risposta alla seconda delle obiezioni elencate sopra.
In Italia l’opposizione è concepita da tutti come una tappa necessaria per la presa del potere.
Dunque, ASSURDAMENTE, in Italia un programma di governo non ce l’hanno solo i partiti di governo, ma anche quelli dell’opposizione.
E per questo i colleghi che non condividono la nostra iniziativa ci rinfacciano di non avere un programma di “governo” dell’A.N.M. e una lista di candidati.
Ma ciò è proprio insensato.
Infatti, per un verso, se l’opposizione non vede l’ora di andare al governo e percepisce il suo ruolo come l’anticamera del governo, finirà con l’accettare (di solito molto molto presto) un mare di compromessi per avere “acconti” sul potere futuro (accade così che anche le correnti “dure e pure”, per intanto e in attesa di un mondo migliore futuro, partecipano intensamente e a pieno titolo anche loro alla assegnazione spartitoria e correntizzata di posti di ogni genere: cfr il mio scritto “Le responsabilità dei magistrati nella crisi della giustizia”).
Ma, in realtà, se è risultato convincente il discorso fatto sopra, un’opposizione è necessaria in quanto tale e non come anticamera, subaffitto, condivisione, baratto del potere.
E dunque io e altri colleghi ci proponiamo solo questo (che a noi per vero sembra tantissimo e molto ambizioso): fare opposizione, restando fuori dal potere e dal governo.
Il ragionamento che facciamo è semplicemente il seguente.
Noi abbiamo idee e progetti che in atto sono, nel paese e nella magistratura, molto minoritari.
Dunque, non abbiamo “diritto” a governare e non abbiamo gli “strumenti” per farlo, se non “svendendo la nostra libertà” e tradendo i nostri principi e i nostri ideali.
Il nostro compito, dunque, può essere onestamente e legittimamente solo quello della “opposizione”.
A noi, francamente, non sembra un compito di poco rilievo, né di poco impegno, né di poca utilità, né di poca efficacia (come, peraltro, confermato dal grande impegno messo a cercare di non farcelo fare).
E crediamo che il nostro dovere sia di fare – per ora e a tempo indeterminato (non nel senso di “tanto tempo”, ma nel senso di “per quanto tempo serva”) – opposizione e basta e non opposizione con qualche seggio nel C.D.C. e nella G.E.C., opposizione con amici al C.S.M., opposizione con consoci al Ministero, opposizione con abbracci e pacche sulle spalle fra tutti e con tutti, opposizione dicendo le cose solo in certi posti e a certi fini (sotto quest’ultimo profilo, proprio per questo ho chiesto all’A.N.M. di aprire un “luogo” di confronto collettivo, che superi le “barriere” delle mailing list “riservate”, gestite da ciascuna corrente e che, al momento, sono gli unici “luoghi” dove i magistrati discutono fra loro, in contesti pieni di “barriere”, caratterizzati dalla logica dell’“appartenenza” e appesantiti dal continuo dover richiedere “autorizzazioni” per trattare pubblicamente questa o quella cosa detta “nel chiuso delle liste”).
Conseguenza di questo è che:
1. Non ci serve avere un “programma” (di governo), perché noi non pensiamo di dovere governare. Dunque, è ridicolo “accusarci” di non avere un programma. E, peraltro, non ci si può esimere dall’osservare che, per un paradosso ancora più assurdo, un programma in verità non lo hanno presentato neppure i colleghi che si candidano “al governo”: a un mese dalle elezioni del C.D.C. si sa a stento chi sono i candidati e non si è discusso da nessuna parte alcun programma (il Movimento per la Giustizia ha pubblicato solo una “bozza” di programma).
2. Non vogliamo formare alcun “gruppo”, perché un organigramma è necessario quando devi gestire e spartire potere. E’ del tutto inutile per fare vera opposizione.
3. Non richiediamo a chi voglia fare un po’ di strada con noi – molta o poca che sia non importa – alcuna “adesione” e men che meno alcuna “abiura” di eventuali adesioni a questa o quella corrente. Per fare “opposizione” non occorre avere o rinunciare a nessuna delle proprie opinioni e posizioni “politiche”, ma solo “agire da opposizione qui e ora”.
4. Dovendo compiere solo una somma di atti di “opposizione”, questi possono essere condivisi o no del tutto liberamente da chiunque a qualunque condizione: chi condivide l’idea dell’astensione alle prossime elezioni del C.D.C. dell’A.N.M. non necessariamente dovrà condividere la prossima iniziativa, né dovrà avere condiviso la precedente.
5. Non ci sogniamo proprio di “demolire” l’A.N.M., di “distruggere” ciò che c’è (il Presidente di una corrente mi ha dato, irragionevolmente, del “luddista”), di predicare la “cacciata” di questo o di quello. Ci sembra del tutto “normale” e legittimo che tutti restino dove sono e quelli al potere continuino a esercitarlo. Speriamo solo di essere così bravi a fare il difficile mestiere dell’“opposizione” da indurli a esercitare quel potere in maniera almeno decente (al contrario di quanto accade oggi).
6. Infine, mi sembra del tutto illogico e privo di senso parlare del nostro impegno dicendo che si colloca “fuori” dall’A.N.M. e sostenendo che migliore sarebbe, invece, l’impegno di chi “lotta” “dentro” l’A.N.M.. A me sembra evidente, infatti, che l’“opposizione” sia incontrovertibilmente un pezzo e per giunta indispensabile di qualunque sistema democratico. Dunque, “interna al sistema" (se questo è ancora democratico), che è concetto diverso da “interna al governo” e al “potere”. Come mi sembra altrettanto evidente che il solo fatto di considerare l’“opposizione” “esterna” al sistema dimostra la grave perdita di cultura democratica in atto nell’Associazione Nazionale Magistrati ben illustrata da Stefano Racheli nel suo scritto “L’A.N.M. è gestita democraticamente o c’è aria di regime?”. In sostanza, credo che anche il nostro impegno sia “dentro” e non “fuori” l’A.N.M., al quale tutti siamo e restiamo iscritti, e che chi afferma il contrario confonda “l’A.N.M.” con i “luoghi di esercizio del potere nell’A.N.M.”.
Nell’ambito del nostro percorso di opposizione molti di noi hanno scelto di astenersi alle prossime elezioni del C.D.C. dell’A.N.M. che si terranno dall’11 al 13 novembre prossimi.
Questa iniziativa è solo una delle tante che intendiamo praticare ed è solo uno strumento per indurre l’A.N.M. a riflettere su di sé.
Perché si comprenda meglio che si tratta di una iniziativa specifica, che non esaurisce il più ampio percorso intrapreso con tanti (alcuni dei quali, peraltro, del tutto legittimamente non la condividono), abbiamo dedicato ad essa un blog specifico, che si trova all’indirizzo astenersi.blogspot.com.
Del perché la denuncia pubblica dei mali che affliggono il nostro autogoverno non sia, come sostenuto da alcuni, “autodistruzione”, ma “autocritica” – che Devoto e Oli definiscono come “l’esame scritico che si conduce all’interno di una organizzazione politica collettivistica, allo scopo di rilevare e correggere errori e insufficienze” – scriverò a parte.
di Felice Lima
(Giudice del Tribunale di Catania)
Da alcuni mesi con alcuni colleghi abbiamo avviato un percorso critico e autocritico all’interno della magistratura e delle “correnti” dell’A.N.M. [Associazione Nazionale Magistrati].
L’apertura di questo blog, un mese fa, è stata (solo) una delle iniziative di quel più ampio percorso (e, detto per inciso, a un mese esatto dall’apertura del blog, il suo bilancio è estremamente positivo: 5.700 visitatori e 23.000 articoli letti).
La nostra iniziativa ha raccolto tanti affettuosi consensi e, ovviamente, anche alcune critiche, in qualche caso anche severe.
Mi sembra utile provare a rispondere alla principali obiezioni che ci hanno rivolto colleghi e amici impegnati (qualcuno anche con intenti sinceri) nelle correnti dell’A.N.M..
Esse possono sintetizzarsi così:
1. la vostra opera è “distruttiva” e danneggia l’immagine della magistratura e l’impegno di chi lavora nell’A.N.M.;
2. voi non avete un programma, riunite qui persone del tutto eterogenee, con questo sistema non potete essere in grado di “costruire”;
3. “parlando male” della magistratura, voi offrite argomenti a chi da anni delegittima la magistratura medesima per fini deviati e incostituzionali.
C’è una quarta obiezione, che consiste nel dire che le nostre posizioni costituiscono un “disimpegno” rispetto all’attività di chi si candida a questa e a quella carica dentro l’A.N.M.: ma si tratta, con evidenza, di accusa fatta in malafede e strumentalmente, essendo evidente che quello che mettiamo nelle iniziative che abbiamo intrapreso non è impegno minore, né meno arduo, né meno gravido di responsabilità di quello di chi del tutto legittimamente si candida, per esempio, al C.D.C. [Comitato Direttivo Centrale] dell’A.N.M..
Per dare una risposta adeguata alle prime due obiezioni (alla terza dedicherò uno scritto a parte), è necessario riflettere su cosa è, come funziona e a cosa serve l’“opposizione”: in generale e con specifico riferimento alla “magistratura associata”.
Diversamente da quello che cercano (e ci riescono!) di farci credere, la democrazia non è principalmente un metodo di scelta del governante, ma fondamentalmente un metodo di esercizio del potere.
Per convincersene in breve è sufficiente riflettere sul fatto che un paese nel quale governa un re figlio di re, per diritto dinastico, ma lo fa applicando leggi uguali per tutti, è più democratico di un altro paese nel quale governa una persona scelta dal popolo, ma lo fa del tutto arbitrariamente, facendosi e applicandosi le leggi a comodo suo (quello che, nella sostanza, accade in Italia).
In quest’ottica, uno degli “ingredienti” essenziali di qualsiasi democrazia è l’esistenza di una “opposizione”. L’esistenza di qualcuno che, non avendo compromissioni con il Potere, si prende l’impegno di “sorvegliarlo” e di denunciarlo (non solo ai Carabinieri, quando ne è il caso, ma più spesso e ordinariamente alla comunità).
Solo se c’è una “opposizione” il Potere è “sorvegliato” e deve rendere conto alla comunità delle sue eventuali nefandezze.
Il timore di essere “sputtanato” da una vera “opposizione” induce, nei paesi davvero democratici, il Governo a comportarsi in maniera almeno decente, con ciò esercitando il potere in una maniera almeno tendenzialmente democratica.
L’“opposizione” è definita spesso come “il cane da guardia del potere”.
Platone, nell’apologia di Socrate, fa dire a quest’ultimo: “Se mi condannerete a morte, non potrete trovare facilmente un altro, quale sono io, che sia stato posto dal Dio a fianco della Città, come - anche se possa sembrare piuttosto ridicolo a dirsi - al fianco di un grande cavallo di razza, ma proprio per la grandezza un po' pigro e che ha bisogno di venir pungolato da un tafano. In modo simile mi sembra che il Dio mi abbia messo al fianco della Città, ossia come uno che, pungolandovi, perseguendovi e rimproverandovi ad uno ad uno, non smetta mai di starvi addosso durante tutto il giorno, dappertutto”.
In Italia l’“opposizione” sostanzialmente non c’è, né in politica né nell’associazionismo della magistratura.
E questo è incontrovertibile, se si considera che l’opposizione politica è … al governo, dando luogo a questo paradosso possibile solo in Italia, per il quale c’è un pezzo di governo che dice di fare il governo e un altro pezzo che dice di essere “di opposizione”.
Ma ancor più evidente è nell’Associazione Nazionale Magistrati.
Nell’A.N.M. ci sono due correnti che si definiscono “di opposizione”: Magistratura Democratica e Movimento per la Giustizia.
E dove sono collocate da anni? Ma ovviamente “al Governo”. Fanno parte entrambe, infatti, della G.E.C. [Giunta Esecutiva Centrale] dell’A.N.M. e con un numero di “seggi” uguale a quello delle altre due correnti, a prescindere dai voti presi da ciascuna alle scorse elezioni del C.D.C..
Quando l’attuale Ministro della Giustizia si è insediato, il giorno dopo il suo insediamento, ha incontrato tutte le correnti dell’A.N.M. e ha chiesto loro di indicare, con una logica da perfetto manuale Cencelli, i nomi di magistrati da nominare dirigenti apicali del suo Ministero. E ogni corrente – anche quelle c.d. di opposizione (che, dunque, danno luogo a una sorta, diciamo così, di via “omeopatica” all’opposizione) – ha indicato i nomi di suoi esponenti di vertice che adesso occupano posti di rilievo al Ministero.
Qualche settimana fa un collega – Stefano Sernia – ha proposto, sulla mailing list del Movimento per la Giustizia e sulle “pagine” di questo blog, che l’A.N.M. o almeno le correnti che si dichiarano più impegnate a perseguire schemi di trasparenza e lotta al correntismo/carrierismo introducano delle autentiche e rilevanti “incompatibilità” fra incarichi nell’A.N.M. – centrale o periferica – e ruoli istituzionali e di potere/governo.
Nessuno dell’A.N.M. ha risposto, ad eccezione del Segretario del Movimento per la Giustizia, che lo ha fatto con una mail che illustra le ragioni per le quali la proposta di Stefano Sernia secondo lui non può essere praticata (è un tema di cui si dovrà parlare in un’altra occasione). La mail non può essere pubblicata e commentata qui, perché, benché richiesto, il Segretario del Movimento non ne ha autorizzato la pubblicazione. Sembra, comunque, che al momento il Movimento sia l’unica corrente che ha messo nel programma l’auspicio di una qualche forma (all’acqua di rosa e sostanzialmente del tutto inutile) di incompatibilità.
Ma è di solare evidenza che opposizione può esservi solo da parte di chi non abbia NESSUN coinvolgimento con il “potere” che deve “sorvegliare”.
E’ ovvio, infatti, che anche il più bene intenzionato oppositore verrà a miti consigli o si troverà ad avere limiti molto rilevanti alla sua azione se coloro contro cui dovrebbe scagliare i suoi strali sono contemporaneamente coloro che gli dispensano o gli hanno dispensato o potrebbero domani o dopodomani dispensargli importanti benefici e prebende. E che, comunque, lo hanno reso corresponsabile delle loro azioni.
E si badi che quando si parla di “coinvolgimenti” e “compromissioni” con il Potere non necessariamente si fa riferimento a cose in sé poco commendevoli: anche “legàmi” e collaborazioni del tutto lecite – tipo la nomina a Direttore Generale del Ministero – rendono impossibile (oggettivamente e anche da parte di chi è “più che perbene”) fare una vera opposizione: un esempio solare nella sua tragicità è stato offerto dalla tristissima performance alla famigerata trasmissione AnnoZero del 4 ottobre scorso del collega Luigi Scotti, magistrato dal passato di autentico e lodevole impegno, e dal presente di Sottosegretario del Ministro Mastella che “perde la faccia” difendendo davanti a milioni di telespettatori una causa … indifendibile (mi auguro che la Redazione del blog possa offrire ai lettori la possibilità di rivedere quel video).
Così si produce questa situazione a un tempo grottesca e tragica per la quale le correnti dell’A.N.M. dovrebbero esercitare un potere di “controllo democratico” e di “critica serrata” e “senza sconti” nei confronti del C.S.M. e del Ministero della Giustizia, mentre, purtroppo, sia il C.S.M. che gli uffici più importanti del Ministero sono occupati da persone messe lì PROPRIO DALLE CORRENTI. Persone che, quando smetteranno di stare lì, torneranno nelle correnti, dalle quali, peraltro, non sono mai uscite e che le correnti, nella loro quotidiana attività di “propaganda interna”, trattano come “i loro uomini” al C.S.M. e al Ministero.
Tutto questo è sotto gli occhi di tutti, magistrati e no, e toglie irrimediabilmente qualsiasi credibilità all’A.N.M., consentendo a chiunque denunce pubbliche come quella recenti dei Radicali, visibile qui.
E qui mi potrei fermare, tanto è folle la pretesa di proseguire con un andazzo del genere.
Ma potrebbe ancora non risultare chiara a tutti la risposta alla seconda delle obiezioni elencate sopra.
In Italia l’opposizione è concepita da tutti come una tappa necessaria per la presa del potere.
Dunque, ASSURDAMENTE, in Italia un programma di governo non ce l’hanno solo i partiti di governo, ma anche quelli dell’opposizione.
E per questo i colleghi che non condividono la nostra iniziativa ci rinfacciano di non avere un programma di “governo” dell’A.N.M. e una lista di candidati.
Ma ciò è proprio insensato.
Infatti, per un verso, se l’opposizione non vede l’ora di andare al governo e percepisce il suo ruolo come l’anticamera del governo, finirà con l’accettare (di solito molto molto presto) un mare di compromessi per avere “acconti” sul potere futuro (accade così che anche le correnti “dure e pure”, per intanto e in attesa di un mondo migliore futuro, partecipano intensamente e a pieno titolo anche loro alla assegnazione spartitoria e correntizzata di posti di ogni genere: cfr il mio scritto “Le responsabilità dei magistrati nella crisi della giustizia”).
Ma, in realtà, se è risultato convincente il discorso fatto sopra, un’opposizione è necessaria in quanto tale e non come anticamera, subaffitto, condivisione, baratto del potere.
E dunque io e altri colleghi ci proponiamo solo questo (che a noi per vero sembra tantissimo e molto ambizioso): fare opposizione, restando fuori dal potere e dal governo.
Il ragionamento che facciamo è semplicemente il seguente.
Noi abbiamo idee e progetti che in atto sono, nel paese e nella magistratura, molto minoritari.
Dunque, non abbiamo “diritto” a governare e non abbiamo gli “strumenti” per farlo, se non “svendendo la nostra libertà” e tradendo i nostri principi e i nostri ideali.
Il nostro compito, dunque, può essere onestamente e legittimamente solo quello della “opposizione”.
A noi, francamente, non sembra un compito di poco rilievo, né di poco impegno, né di poca utilità, né di poca efficacia (come, peraltro, confermato dal grande impegno messo a cercare di non farcelo fare).
E crediamo che il nostro dovere sia di fare – per ora e a tempo indeterminato (non nel senso di “tanto tempo”, ma nel senso di “per quanto tempo serva”) – opposizione e basta e non opposizione con qualche seggio nel C.D.C. e nella G.E.C., opposizione con amici al C.S.M., opposizione con consoci al Ministero, opposizione con abbracci e pacche sulle spalle fra tutti e con tutti, opposizione dicendo le cose solo in certi posti e a certi fini (sotto quest’ultimo profilo, proprio per questo ho chiesto all’A.N.M. di aprire un “luogo” di confronto collettivo, che superi le “barriere” delle mailing list “riservate”, gestite da ciascuna corrente e che, al momento, sono gli unici “luoghi” dove i magistrati discutono fra loro, in contesti pieni di “barriere”, caratterizzati dalla logica dell’“appartenenza” e appesantiti dal continuo dover richiedere “autorizzazioni” per trattare pubblicamente questa o quella cosa detta “nel chiuso delle liste”).
Conseguenza di questo è che:
1. Non ci serve avere un “programma” (di governo), perché noi non pensiamo di dovere governare. Dunque, è ridicolo “accusarci” di non avere un programma. E, peraltro, non ci si può esimere dall’osservare che, per un paradosso ancora più assurdo, un programma in verità non lo hanno presentato neppure i colleghi che si candidano “al governo”: a un mese dalle elezioni del C.D.C. si sa a stento chi sono i candidati e non si è discusso da nessuna parte alcun programma (il Movimento per la Giustizia ha pubblicato solo una “bozza” di programma).
2. Non vogliamo formare alcun “gruppo”, perché un organigramma è necessario quando devi gestire e spartire potere. E’ del tutto inutile per fare vera opposizione.
3. Non richiediamo a chi voglia fare un po’ di strada con noi – molta o poca che sia non importa – alcuna “adesione” e men che meno alcuna “abiura” di eventuali adesioni a questa o quella corrente. Per fare “opposizione” non occorre avere o rinunciare a nessuna delle proprie opinioni e posizioni “politiche”, ma solo “agire da opposizione qui e ora”.
4. Dovendo compiere solo una somma di atti di “opposizione”, questi possono essere condivisi o no del tutto liberamente da chiunque a qualunque condizione: chi condivide l’idea dell’astensione alle prossime elezioni del C.D.C. dell’A.N.M. non necessariamente dovrà condividere la prossima iniziativa, né dovrà avere condiviso la precedente.
5. Non ci sogniamo proprio di “demolire” l’A.N.M., di “distruggere” ciò che c’è (il Presidente di una corrente mi ha dato, irragionevolmente, del “luddista”), di predicare la “cacciata” di questo o di quello. Ci sembra del tutto “normale” e legittimo che tutti restino dove sono e quelli al potere continuino a esercitarlo. Speriamo solo di essere così bravi a fare il difficile mestiere dell’“opposizione” da indurli a esercitare quel potere in maniera almeno decente (al contrario di quanto accade oggi).
6. Infine, mi sembra del tutto illogico e privo di senso parlare del nostro impegno dicendo che si colloca “fuori” dall’A.N.M. e sostenendo che migliore sarebbe, invece, l’impegno di chi “lotta” “dentro” l’A.N.M.. A me sembra evidente, infatti, che l’“opposizione” sia incontrovertibilmente un pezzo e per giunta indispensabile di qualunque sistema democratico. Dunque, “interna al sistema" (se questo è ancora democratico), che è concetto diverso da “interna al governo” e al “potere”. Come mi sembra altrettanto evidente che il solo fatto di considerare l’“opposizione” “esterna” al sistema dimostra la grave perdita di cultura democratica in atto nell’Associazione Nazionale Magistrati ben illustrata da Stefano Racheli nel suo scritto “L’A.N.M. è gestita democraticamente o c’è aria di regime?”. In sostanza, credo che anche il nostro impegno sia “dentro” e non “fuori” l’A.N.M., al quale tutti siamo e restiamo iscritti, e che chi afferma il contrario confonda “l’A.N.M.” con i “luoghi di esercizio del potere nell’A.N.M.”.
Nell’ambito del nostro percorso di opposizione molti di noi hanno scelto di astenersi alle prossime elezioni del C.D.C. dell’A.N.M. che si terranno dall’11 al 13 novembre prossimi.
Questa iniziativa è solo una delle tante che intendiamo praticare ed è solo uno strumento per indurre l’A.N.M. a riflettere su di sé.
Perché si comprenda meglio che si tratta di una iniziativa specifica, che non esaurisce il più ampio percorso intrapreso con tanti (alcuni dei quali, peraltro, del tutto legittimamente non la condividono), abbiamo dedicato ad essa un blog specifico, che si trova all’indirizzo astenersi.blogspot.com.
Del perché la denuncia pubblica dei mali che affliggono il nostro autogoverno non sia, come sostenuto da alcuni, “autodistruzione”, ma “autocritica” – che Devoto e Oli definiscono come “l’esame scritico che si conduce all’interno di una organizzazione politica collettivistica, allo scopo di rilevare e correggere errori e insufficienze” – scriverò a parte.
9 commenti:
Se posso permettermi io di rispndere alle critiche fatte a questo blog, a quanto pare, dagli stessi magistrati a cui non piace il fatto che si denuncino le storture e le scorrettezze che avvengono all'interno della magistratura stessa, nonchè di tutto il mondo di poteri forti che ci gira attorno e spesso e volentieri ne utilizza gli strumenti e quindi si collude con la stessa.
L'omertà... invitano all'omertà, e mi chiedo perchè? Perchè non si deve denunciare qualcosa che non va? Perchè non si può denunciare gli errori o i meccanismi che impediscano al terzo potere di assolvere ai suoi doveri secondo l'etica che gli compete?
I cittadini in primis hanno diritto di sapere poichè siamo noi lo Stato che voi rappresentate esercitando il terzo potere, quello della Giustizia...
L'Italia va a rotoli e non funziona proprio per via dell'omertà che fino ad oggi è aleggiata nella magistratura italiana e quindi adesso è ora di dire BASTA!!! Ognuno deve cominciare a fare la sua parte, soprattutto i magistrati, in quanto proprio essi, io credo, si elevino ad un gradino più alto rispetto agli altri cittadini, riguardo al grado di umiltà, di onestà, di moralità e di giustizia che li dovrebbe contraddistinguere.
Io da semplice cittadino supporterò questa causa, vi inciterò a continuare su questa strada, e vi elogerò tra la gente stanca di questo Stato antidemocratico.
Prima che questo Stato venga delegittimato definitivamente dal sentimento forte di politica/antipolitica, occorre muoversi e fare del nostro meglio per riportare il paese sui binari della Democrazia.
W La Democrazia!!!
W il popolo italiano!!!
W La Magistratura (Onesta)!!!
W l'Italia!!!
Salvatore D'Urso
ECCO PERCHE' DE MAGISTRIS SARA' TRASFERITO A DICEMBRE
Esprimo tutta la mia solidarietà al pm De Magistris, ma secondo me il rinvio del csm è solo un pretesto per far sbollire l'opinione pubblica, cioè, sperano che la gente dimentichi come avviene sempre in Italia.
Il pm di Catanzaro Luigi De Magistris ha schedato tutte le istituzioni dello Stato acquisendo migliaia di tabulati telefonici.
In questo elenco, a parte il capo dello Stato, sono presenti quasi tutti i leader politici, ministri, presidenti del Consiglio passati e presenti, il presidente del Senato, l'ex capo della polizia e numerosi magistrati. Con la disponibilità di questi tabulati, è possibile ricostruire i contatti, gli spostamenti e gli incontri degli esponenti politici, dei magistrati, di personalità che hanno diretto e dirigono le strutture più delicate dell'apparato dello Stato.
Ed è per questo motivo che toghe lucane rischia di diventare un'altra pagina nera nella storia di questo paese. Speranzoso di essere smentito, vi saluto. W la democrazia! W la magistratura pulita!
Watty
Prov Alessandria
Vi appoggio in pieno.
Spero un giorno di essere una di voi visto che sono agli sgoccioli degli studi in legge.
La Magistratura deve rimanere Indipendente.
Tanti Saluti
Anche noi di EMERGENZA DEMOCRATICA siamo d'accordo che "LA LEGGE DEVE ESSERE UGUALE PER TUTTI" e non "DOVREBBE".
Auguri all'Italia che verrà...
Mi è difficile capire il perché ci si voglia astenere alle elezioni per il rinnovo dell’Anm. Mi è difficile capire cosa si rimproveri all’Anm. Il problema a mio avviso non è l’Anm, ma le singole correnti e forse i singoli magistrati. Oggi possiamo registrare senza ipocrisia una importante crisi della giustizia che coinvolge tutti i settori. Una crisi della giustizia che ha nei magistrati una delle maggiori cause. E’ vero ci vorrebbero delle modifiche legislative che realizzassero un processo garantito dai tempi ragionevoli. Un tempo che assicurasse una risposta efficiente alla domanda di giustizia. Ma è anche vero che pochissimi sono gli uffici giudiziari che nel nostro paese funzionano. Malfunzionamento dovuto in gran parte all’incapacità di gestione dei dirigenti degli uffici. I magistrati che gestiscono procure e tribunali, raramente si sono mostrati all’altezza. I motivi diversi. In primo luogo la loro selezione. Questa non avviene tenendo conto delle loro capacità, ma avviene con criteri che ricordano la bassa politica del consenso, legata alle correnti di appartenenza. In secondo luogo la produttività, intesa come quantità-qualità, di coloro che appartengono all’ufficio è un dato che non interessa ad alcuno: la volontà di produrre e di produrre provvedimenti giusti è rimessa al buon cuore del magistrato. E’ sufficiente entrare in Tribunale per capire che la qualità è un fattore sconosciuto. Si parla di massimi sistemi, ma non si affronta il problema concreto. Si tollera il capo ufficio che non gestisce, si tollera il magistrato che non produce, si tollera il magistrato che produce solo provvedimenti sbagliati e ci si stupisce che il sistema non funziona. E’ dal singolo che si deve iniziare il recupero di efficienza e funzionalità, responsabilizzandolo e incentivandolo. Il singolo che deve essere messo nelle condizioni di lavorare e di lavorare bene. Impedendo che una macchina giudiziaria rotta porti il singolo all’abbandono o ad utilizzare metodi illegittimi per raggiungere il risultato. L’Anm, il Csm vanno riformati operando sui singoli. Organi rappresentativi nei quali devono fare il loro ingresso che hanno dimostrato la loro validità e non magistrati legati ad una corrente piuttosto che ad un altra. Infine credo che per rincoquistare l’amata giustizia occorerebbe iniziare a discutere pacatamente, abbassando le barricate e evitando inutili contrapposizioni tra magistratura, avvocatura e politica: costruendo e non litigando.
Piero Lessona
Gentilissimo avv. Lessona,
La ringraziamo dell'attenzione che ci ha prestato e dell'articolato commento pubblicato sopra questo, del quale condividiamo ogni punto (con riferimento alle affermazioni e alle esortazioni che Lei fa).
Quanto alle esortazioni, in particolare, lo spirito di apertura e collaborazione che Lei propone è esattamente quello con il quale abbiamo intrapreso l'avventura di questo blog.
Ci permettiamo di proporLe, sul punto, la lettura della Presentazione del blog e l'Invito ai nostri lettori, che riteniamo definiscano bene il nostro atteggiamento e la nostra aspirazione a un confronto davvero sincero e aperto e fortemente autocritico.
Quanto, invece, alle Sue perplessità in ordine alle "responsabilità" dell'A.N.M., abbiamo trattato il tema molte volte e, fra l'altro, nei seguenti scritti: ”L’A.N.M. è gestita democraticamente o c’è aria di regime”, ”Le responsabilità dei magistrati nella crisi della giustizia”, ”Una riflessione necessaria”, ”Le ragioni dell’astensione alle elezioni del C.D.C. dell’A.N.M.”.
Ci farebbe piacere proseguire il confronto di opinione da Lei così cortesemente avviato e, quindi, ci permettiamo di chiederLe (non avendolo trovato da noi) un indirizzo di posta elettronica al quale scriverLe. Il nostro si ottiene cliccando sull'apposito link che si trova circa a metà della sidebar di destra.
Cordiali saluti.
La Redazione
Gentile Dr. Lima,
mi permetto di segnalare quest'articolo comparso sul sito www.telereggiocalabria.it, che segue con grande attenzione la vicenda del Collega De Magistris sin dall'inizio.
Chi e' in Magistratura sa che la presentazione della domanda di trasferimento non e' mai una "presa in giro", nemmeno quando non e' accompagnata, nel momento in cui si presneta, da una intenzione attuale e convinta di lasciare il posto: qui jure suo utitur......
Evidentemente il pubblico chiarimento fornito dalla Dr. Fiorella Pilato non e' stato sufficiente per il Ministro.....
Mastella: "De Magistris chiede trasferimento o prende in giro?"
Domenica 14 Ottobre
Una domanda di trasferimento si fa per essere trasferiti, o per caso si prende in giro chi la riceve? E' la risposta del ministro della Giustizia Clemente Mastella, che torna così, a Benevento, sul caso del pm di Catanzaro Luigi De Magistris, per il quale ha chiesto al Csm il trasferimento d'ufficio. Sollecitato dai giornalisti a margine di una convention dei Popolari Udeur, Mastella ha detto: "Sul caso De Magistris preferisco evitare, però io ritengo che se uno presenta una domanda e fa la domanda per andare via, o prende in giro coloro i quali ricevono la domanda oppure, oppure..." "Credo che da parte mia - ha aggiunto - la questione è valutata con il criterio di non creare offesa a nessuno. Ma prendo atto che, se uno fa la domanda di trasferimento, la domanda è per essere trasferito".
Potrei sapere che cosa acacde ai processi che la Forleo trattava?
Il trasferimento d'ufficio di un giudice monocratico o di un collegiale fa ripartire il processo da zero?
Rosencranz.ilcannocchiale.it
Risposta ad Anonimo delle 18.05.
Quando un giudice viene trasferito, i suoi processi vengono assegnati a un altro giudice e il processo prosegue dallo stesso punto in cui era davanti al giudice precedente.
La Redazione
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