di Emanuele Scimone
da Stostretto
La pratica De Magistris sembrava liquidata, risolta, dimenticata.
L’ennesimo tentativo della politica di difendersi dai processi sembrava essere andato a segno.
Avocazione e trasferimento.
Rimprovero e punizione.
Fiumi di parole in quei giorni erano state impiegate per difendere l’operato di De Magistris.
Niente da fare.
CSM e Governo tutti concordi: ha sbagliato, deve andar via, lontano dove non può più nuocere!
In molti hanno gridato per non permettere l’apposizione di una lunga linea nera sulle inchieste Why Not e Poseidone.
La campana della giustizia suonava a morto a Catanzaro, ma suonava, come scriveva Jhon Donne, per tutto il paese.
L’ennesimo atto di forza del potere sull’amministrazione della giustizia.
Come a “nascondino” qualcuno aveva fatto “liberi tutti”.
Le inchieste smembrate, gli indagati alleggeriti, tutto passato.
Che spavento però.
I mesi avevano cancellato ogni ombra sui potenti coinvolti.
Il Caso De Magistris scomparso dalle cronache e dagli approfondimenti.
Tutto secondo copione.
Il canovaccio non prevedeva altri sviluppi.
Non doveva essere un romanzo giallo con improvvisi e rocamboleschi “colpi di scena”.
Qualcuno aveva già riposto il faldone nel suo archivio.
Poi come una goccia che scorre sul bordo di un bicchiere, lenta e inesorabile, arriva l’improvvisa accelerazione. Il cambio di traiettoria.
La Giustizia si fa giustizia.
Gli attacchi a De Magistris lo hanno danneggiato con le finalità di favorire gli indagati.
Non era giusto. Ma non solo.
Gli atti di avocazione, trasferimento e revoca, compiuti dai vertici dell’amministrazione giudiziaria erano illegali.
Insomma qualcuno commettendo reati è riuscito a fermare due inchieste, diffamare e calunniare un magistrato, richiederne, ottenendolo, il trasferimento di quest’ultimo.
Il tutto con il placet dell’Associazione Nazionale Magistrati e Consiglio Superiore della Magistratura.
Oggi dei magistrati di Salerno hanno sfidato i burattinai.
La campana continua a suonare.
10 commenti:
Buonasera,
da sostenitore delle tesi di De Magistris mi auguro strenuamente che le campane continuino a suonare
senza "forzate" stonature
estiamo ben sintonizzati e intonati.
Raffaele Zenardi
Speriamo che non smetta mai, e che prima o poi qualcuno passi di lì e la senta... e decida di rispondere!
Silvia.
Non facciamoci troppe illusioni, la nuova mafia e molto più potente della vecchia. Il modo di zittire chi interferisce lo trovano sempre magari varando nuove leggi.
Gabriele
Ho l'impressione sempre più forte che questa storia finisce male, ma ancora non ho capito per chi e come. Se non si riesce a farne venire fuori una stagione di pulizia si ridurrà solo ad una stigmate sanguinante che la magistratura porterà in sé, come un marchio, vivente, di vergogna.
Peccato che occasione di riscatto sprecata...
Certo, questa gente non molla, non si lascia sconfiggere, questa è gente che non sa perdere, che non vuole perdere e che non perde mai.
E poi non è il momento storico, non siamo mica ai tempi del Raphael, con le monetine in mano e l'indignazione nel cuore.
Il popolo è lontano dalla politica, è lontano dal difendere le istituzioni, è fuori dal gioco.
E allora, continuo a chiedermi, come faranno a uscirne senza dolore?
Un bel dilemma per chi lo deve risolvere, perché sono certa che c'è più di qualcuno impegnato a risolverlo in modo che non ci siano né vincitori né vinti.
Insomma se non può finire in dramma come previsto da copione bisognerà che finisca in farsa.
Ma ci pensate a tutti quei poveri e untuosi portaborse, preoccupati per la sorte loro e dei loro padroni, con l'anima sudata, che pensavano di essersi tolti un bel rospo dal gozzo ed ora si ritrovano con un principe sullo stomaco... un contro eroe (visto che gli eroi sono i Mangano...!).
Non riesco proprio a immaginare come potranno venirne fuori, ma le vie sporche del potere sono infinite e forse io nonostante tutto sono ancora un'ingenua... alla mia età...
povera me... e povero anche il re!!!
...ah bè, si bè!!!
Copiando (malamente) Emilio Zola, ed altri post di questo "blog", ho sentito il bisogno di lanciare al nostro presidente questo modesto appello quasi una dolorosa accusa.
Signor Presidente,
permettetemi, per l’antica comune appartenenza allo stesso partito che fu dei miei nonni, (antifascisti dal 1919), di preoccuparmi per la Vostra giusta gloria e dirvi che la Vostra stella, se felice fino ad ora, è minacciata dalla più offensiva ed inqualificabile delle macchie.
Avete conquistato i cuori, Voi siete stato eletto quale primo presidente della Repubblica Italiana, proveniente dalla gloriosa militanza antifascista del Partito Comunista Italiano.
La sua dedizione alla causa della democrazia parlamentare e il suo contributo al riavvicinamento tra la sinistra italiana e il socialismo europeo, Le sono valsi il conferimento – nel 1997 ad Hannover – del premio internazionale Leibniz-Ring per l’impegno “di tutta una vita”.
Ma quale macchia di fango sul Vostro nome, stavo per dire sul Vostro paese – soltanto quell'abominevole affare De Magistris! Per ordine del Consiglio Superiore della Magistratura è stato scagionato Mastella, ignorando la verità e qualsiasi giustizia.
È finita, l’Italia ha sulla guancia questa macchia, la storia scriverà che sotto la Vostra presidenza è stato possibile commettere questo crimine sociale. E poiché è stato osato, oserò anche io.
Il mio dovere è di parlare, non voglio essere complice. Le mie notti sarebbero abitate dallo spirito dell'uomo innocente che espia laggiù la più ingiusta delle torture un crimine che non ha commesso. Ed è a Voi signor presidente, che io griderò questa verità, con tutta la forza della mia rivolta di uomo onesto.
In nome del Vostro onore, sono convinto che la ignoriate. E a chi dunque denuncerò se non a Voi, primo magistrato del paese? Per prima cosa, la verità sul processo e sulla condanna di De Magistris. Un uomo cattivo coadiuvato da numerosi altri potenti, ha condotto e fatto attuare:
1) fughe di notizie;
2) campagne di stampa denigratorie e diffamatorie contro il magistrato inquirente;
3) interpellanze parlamentari a decine;
4) ispezioni ministeriali numerose e pluriennali;
5) una revoca di assegnazione da parte del procuratore capo;
6) una avocazione definita pubblicamente dall’autorevole magistrato Antonio Ingroia “impensabile”, priva di fondamento giuridico e attuata con modalità che preoccupano non poco.
Il procuratore capo di Salerno ed i suoi sostituti, hanno in mano tutta la documentazione occorrente (1700 pagine circa) nella quale dicono senza mezzi termini che le inchieste Why Not e Poseidone furono avocate a De Magistris «per delegittimare il suo operato e la sua immagine professionale anche attraverso plurime iniziative disciplinari, che, sino ad oggi, ne hanno determinato il definitivo allontanamento dalla sede giudiziaria di Catanzaro e dalle funzioni inquirenti».
Questo caso appare come lo spirito più fumoso del più complicato complotto, ricco di intrighi, ed intromissioni
Per esempio, ciò si evince dalle dichiarazioni della prof. Vacca, Vicepresidente della Prima Commissione del C.S.M., non appena incaricata di occuparsi del “caso De Magistris”, ha chiarito subito la sua posizione.
Memore dei doveri di correttezza e imparzialità propri dell’ufficio che ricopre e, soprattutto, di quelli Vostri costanti e dello stesso C.S.M. al doveroso riserbo, si è messa davanti ai giornalisti di tutti i giornali e di tutte le televisioni e, parlando a nome di tutti i suoi colleghi del C.S.M., ha detto solennemente: “Forleo e De Magistris sono cattivi magistrati”. E devono essere “colpiti”.
La verità sull'affare De Magistris la saprà soltanto quando un'inchiesta legale avrà chiarito i suoi atti e le sue responsabilità.
Alla fine di tutto questo, la Procura Generale della Cassazione e il Consiglio Superiore della Magistratura hanno fatto, nella sostanza, ciò che veniva loro chiesto dai “controinteressati alle indagini”.
La Procura Generale ha formulato contro Luigi De Magistris moltissime incolpazioni disciplinari e il C.S.M. lo ha condannato e trasferito all’esito di un processo lampo durato un mese (iniziato con la notifica dell’incolpazione a metà dicembre del 2007 e finito con la pronuncia della sentenza il 18 gennaio 2008).
Va aggiunto anche che la procura generale ha formulato a carico di Luigi De Magistris molte incolpazioni dichiarate infondate dallo stesso C.S.M. e qualcuna addirittura nulla, per la palese indeterminatezza degli addebiti (penso a quelle contraddistinte nella sentenza con le lettere «I» ed «M»), con un accanimento che sarebbe stato giudicato certamente in maniera molto negativa se posto in essere da un altro pubblico ministero nei confronti di un qualunque indagato.
Così stando le cose, la sentenza della sezione disciplinare è, come ho detto, l’elemento di discrimine di tutta la storia.
Perché se quella sentenza fosse, non dico condivisibile, ma almeno difendibile, allora si potrebbe ipotizzare che la coincidenza fra desideri dei “controinteressati alle indagini” e azione della Procura Generale e del C.S.M. sia stata puramente casuale.
Ma se la sentenza fosse tecnicamente non difendibile, allora le conclusioni da trarre sarebbero altre e molto gravi.
Perché bisognerebbe prendere atto che la Procura Generale e il C.S.M., anziché difendere l’indipendenza dei magistrati e l’imparzialità della giurisdizione, avrebbero finito nei fatti per danneggiarle gravemente.
Quanto alla gente che ritengo responsabile di questa ingiustizia, non li conosco, non li ho mai visti, se non in televisione o su i mass media, non ho contro di loro né rancore né odio. Sono per me solo entità, spiriti di malcostume sociale. E l'atto che io compio non è che un mezzo rivoluzionario per accelerare l'esplosione della verità e della giustizia. Ho soltanto una passione, quella della luce, in nome dell'umanità che ha tanto sofferto e che ha diritto alla felicità. La mia protesta infiammata non è che il grido della mia anima.
Vogliate gradire, signor presidente, l'assicurazione del mio profondo rispetto
Stefano
Genova
S.O.S. CALABRIA S.O.S. CALABRIA S.O.S. CALABRIA S.O.S. CALABRIA
Una mattina appena alzato
O bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao …
Una mattina mi son svegliato…
Questo cantava Michele Santoro, per denunciare la mannaia della censura politica che, con un colpo ben assestato, liberava l’Italia “ottimista” dall’ingombrante presenza di Enzo Biagi, Luttazzi e lo stesso Santoro dalla Televisione Pubblica.
Non sono stato mai un militante della sinistra italiana, non lo sono neanche adesso, ma quel Michele Santoro, che certo non ambiva a concorrere per il Festival di Sanremo, mi procurò dei brividi. In quel momento mi sentii Partigiano, dalla parte, cioè, della Democrazia e della Libertà calpestate. E calpestata, in quel frangente, era anche la nostra Carta Costituzionale e l’Art. 21: Vangelo – Principe – di tutte le Libertà.
Ricordiamo tutti come andò a finire e abbiamo gioìto del ritorno di Santoro che, con giusta rabbia, riprese da dove aveva lasciato. Ci ha riportato, di volta in volta, dove abitano le contraddizioni della nostra Democrazia dell’effimero, ci ha portato nei vicoli e nelle sterminate piazze delle tante solitudini, ci ha fatto vedere occhi imprigionati dalla rabbia sopita e mani tremanti, di fronte agli “occhi” implacabili delle videocamere.
Lo abbiamo seguito nello sterminato mare dei bisogni di tantissimi giovani, padri, madri, figli e nonni, tantissimi nonni che, da giovani, si sono alzati sempre di buon mattino per recarsi al lavoro e che non hanno perso l’abitudine di farlo … soltanto che adesso si alzano in piena notte, per andare a rovistare nei cassonetti dei mercati generali di ortofrutticoli in cerca di un po’ di verdura o qualche frutto, troppo impresentabile per essere esposto nelle asettiche scaffalanature degli Ipermercati.
Lo abbiamo seguito, il buon Santoro, e lo faremo ancora, ma stasera, 4 Dicembre 2008, ci siamo persi e non abbiamo avvertito nemmeno un minimo sussulto rispetto al terremoto che si è scatenato, da tre giorni, sulla Procura della Repubblica di Catanzaro.
In questo momento, sono le ore 23:28, entra Vauro con le sue vignette satiriche, segno che quest’altra puntata di “Annozero” è finita, ma nulla, nemmeno una parola della guerra in atto tra la Procura di Salerno e quella di Catanzaro.
I fatti: sappiamo tutto della vicenda De Magistris e del suo triste epilogo (trasferimento in quel di Napoli, con funzioni di Giudice del riesame); difettavamo di fiducia, però, quando abbiamo pensato che le inchieste di De Magistris fossero state messe da parte per consegnarle all’oblio delle nostre coscienze.
Invece no! La settimana scorsa, il Magistrato della Procura di Paola (CS), Dott. Giuseppe Greco, emette avvisi di garanzia a quello stuolo di politici, imprenditori e altri professionisti che erano stati attenzionati dal Dott. De Magistris nell’inchiesta WHY NOT. Accidenti! Era proprio un filone di quell’inchiesta che veniva o forse si trattava proprio di Why Not, quella vera!
Nell’arco di 48 ore, però, quando si era d’improvviso riaccesa l’attenzione della Magistratura e della gente Calabrese, il Dott. Greco veniva “esonerato” e, di fatto, scippato dell’inchiesta!
Strana vicenda Why Not, nata per non essere conclusa, destinata ad impedimenti che ci appaiono sempre più pilotati da una regìa che si rivela sempre meno occulta.
Ma il terremoto si manifesta 3 giorni fa, quando il Dott. Apicella, della Procura di Salerno, sbarca a Catanzaro con altri colleghi, 100 Carabinieri e altrettanti militari delle forze Speciali e di Polizia. Il Procuratore Apicella vuole acquisire qli atti di avocazione delle inchieste Why Not e Poseidone per vedere se, come aveva sempre affermato il Dott. De Magistris, fossero state viziate da qualche incongruenza o da eventi ben più gravi ed interessanti.
C’è sempre un Giudice a Berlino, in questo caso a Salerno, che non si omologa alle decisioni della Procura Generale di Catanzaro, alle richieste di trasferimento dell’allora Guardasigilli Mastella, alle censure del CSM sull’operato del Dott. De Magistris; non si omologa e vuole vederci chiaro.
La Procura Generale di Salerno, sospetta che ci possano essere state azioni tese a denigrare l’operato del Dott. De Magistris, messe in campo da coloro che gli hanno sottratto le inchieste e, conseguentemente, accende i riflettori sulla Procura dei “veleni”, perquesendo Uffici e abitazioni di diversi Magistrati.
La Procura Generale di Catanzaro, però, non gradisce l’attenzione dei colleghi Salernitani e contrattacca! Si parla di abusi, di incompetenza territoriale, dimenticandosi che De Magistris si era rivolto proprio alla Procura di Salerno per esporre le proprie ragioni, quando si vedeva sottrarre le inchieste più scottanti da lui messe in campo in Calabria. E’ un autentico terremoto che, però, non attenziona gli organi di stampa e le televisioni.
E’ un terremoto che una trasmissione come “Annozero” non può eludere, che meritava almeno un commento del buon Travaglio e sarebbe bastata anche una sola vignetta del bravo Vauro.
Sono sicuro che la dimenticanza è dipesa dal fatto che il tutto è successo in tre giorni e che l’ANSA Calabrese, al posto del terremoto, batteva due agenzie: una su un incidente e l’altra su un ferimento.
Quello che si sta prospettando è davvero un attacco poderoso, su tutti i fronti, dove nessuno deve essere risparmiato, dove chi si deve difendere contrattacca, forte di una congiuntura che appare propizia. In questo clima, Carlo Vulpio, cronista delle inchieste Why Not e Poseidone sulle pagine del Corriere della Sera, oggi è stato “sollevato” dal suo incarico. Vulpio, custode ben informato delle due inchieste ed anche di una terza: “Toghe Lucane”, non potrà scrivere, per il momento e sul Corriere, su vicende cui ha dedicato ogni giornata di questi ultimi due-tre anni. Vulpio, unico cronista che, ieri, dedicava mezza pagina del Corriere a quanto stava accadendo a Catanzaro.
Ma non basta ancora!
La trasmissione “Perfidia”, che ieri sera ha mandato in replica l’intervista esclusiva della super teste di Why Not, registrata un anno fa, ha ricevuto una tempestiva diffida da parte del legale di Saladino, uomo centrale nell’inchiesta. La conduttrice Antonella Grippo, per nulla intimorita dalla diffida, continuerà a ripercorrere le fasi delle inchieste di De Magistris e si stupisce come mai le diffide piovano solo adesso, su alcune replice, e non quando le trasmissioni, tantissime, avvenivano in diretta televisiva.
Un mio parere personale? Questa è la resa dei conti, dove nessuno risparmierà alcun colpo. E’ questa, davvero, l’ultima occasione per resuscitare o seppellire, de-fi-ni-ti-va-men-te, due inchieste che vedono coinvolti i maggiori esponenti politici Calabresi di Destra, di Sinistra, di Centro e con loro Magistrati, Imprenditori, Rappresentanti delle Forze dell’Ordine e tant’altra “bella” gente.
Vorrei svegliarmi, domani, in un Paese Libero, dove sulle Libertà e sulla Democrazia svanissero le pesanti ipoteche della Corruzione, dell’Impunità, dell’Arrogante agire degli ORCHI MODERNI.
Intanto, grevi, a cadenzare i passi di una GIUSTIZIA che non si ostina al silenzio, s'odono rintocchi di campana a ricordarci che in qualche sperduta Procura, c'è un Magistrato che la notte non dorme.
E in un abbraccio solidale, denso di partecipazione e gratitudine, anche noi, nel cuore della notte, gli facciamo compagnia.
Vicini, senza conoscerci e, insieme, sperando.
Una mattina, appena alzato …
Caro Scavello, questa lettera la ho inviata all'Espresso, divulgatore della notizia poi ripresa e data da Travaglio ad Annozero:
Caro Espresso, sai perché esiste la mafia? Perché l'essere umano è per natura vigliacco!!!
Tu, circa un anno fa, hai chiesto al sindaco di Melito Porto Salvo (RC), Jaria Giuseppe, se corrispondesse a vero che, alla presentazione della sua candidatura per il rinnovo del Consiglio Regionale della Calabria, fosse presente tra il pubblico tale Bartolo Iamonte del ”62, operatore sociale. Il giornalista e scrittore Marco Travaglio, nella trasmissione andata in onda ieri sera sulla rete due, tra le altre cose, ha dichiarato: “alla presentazione della candidatura di Giuseppe Jaria per il rinnovo del Consiglio Regionale della Calabria era presente un esponente della cosca Iamonte”. La vigliaccheria gli ha imposto di omettere che quella presentazione è stata fatta dall'onorevole Marco Minniti, oggi, vice ministro degli affari interni, presente nella stessa trasmissione. Ma lascio stare Marco Travaglio, appartiene anche lui agli esseri umani. Chiedo invece a Te, non essere umano, se sei disposto a fare un incontro tra me, te e il soggetto misterioso che ti ha fornito tale notizia. Sono sicuro che, da questo incontro, potresti rilevare un contributo per la lotta alla mafia; infatti, sicuramente, chi ha utilizzato il mio nome, lo ha fatto per denigrare Jaria. E siccome io, operatore sociale del disagio psichico, (da quindici anni impegnato prevalentemente sul territorio Melito Porto Salvo-Montebello Jonoco), conosco bene tutti i soggetti politici, compreso Jaria, (il quale, da galantuomo, non ha fatto altro che penalizzare la Cooperativa presso la quale io presto la mia attività, per colpa della nostra conoscenza), se tu vorrai potrei dirti tante cose di mafia sul personaggio vile e misterioso, chiunque esso sia!!!
Per quanto riguarda poi il mio essere mafioso, Ti informo che sono stato condannato, in primo e secondo grado, ad anni 4 di reclusione per appartenenza alla mafia. Ma senza tralasciare di dire che il pentito che mi ha accusato, inizialmente mi ha dato il nome di Carmelo, figlio questo di Natale Iamonte “capo mafia”! (se Ti interessa sapere: tra me e la famiglia “cosca Iamonte” non vi è alcun grado di parentela). In seguito è stato indotto a correggersi, ma il dubbio gli è sempre rimasto, infatti così in Aula: “udienza del 3/11/1999 (collaboratore barreca)
…PUBBLICO MINISTERO –. Senta, Lei conosce IAMONTE BARTOLO del 1962? – INTERROGATO (BARRECA FILIPPO) –. Di IAMONTE BARTOLO del 1962, il figlio se non ric… ehm… IAMONTE BARTOLO del 1962? Ora sinceramente non è che me l'ho… che mi ricordo particolarmente. Se mi dice cosa ho dichiarato io Le confermo se… – PUBBLICO MINISTERO –. Lei il 5 gennaio 1993, visionando la foto numero dieci, dichiarava: “…La foto numero dieci riproduce le sembianze di IAMONTE BARTOLO, che non so se sia imparentato con Iamonte ma che certamente è legato alla loro organizzazione ed è in rapporti strettissimi con “Cecio Iamonte”. Lei ricorda questa dichiarazione? – INTERROGATO (BARRECA FILIPPO) –. Sì. È persona che allora avrò visto con… con il figlio di Natale Iamonte. – PUBBLICO MINISTERO –. Quindi Lei ricorda questa dichiarazione?! – INTERROGATO (BARRECA FILIPPO) –. Sì. Sì. La ricordo e la confermo! –...”
Come vede, Caro Espresso, io sono mafioso, non una persona perbene come il suo informatore, Marco Travaglio e Peppe Jaria. Inizialmente, nel 1993, quando sono stato raggiunto dll'o.c.c.c. sono stato sull'orlo dell'abisso, oggi, dopo tredici anni, in attesa dell'ultimo giudizio, forse tra altri tredici, da parte della Corte Suprema di Cassazione, non mi importa più nulla. Se la Cassazione dovesse certificare che sono un mafioso, la considererò una falsa certificazione. Dopo tutto i miei figli che oggi hanno 20 e 18 anni, sanno benissimo che il loro padre odia la mafia con tutto il suo cuore. I disabili invece, con cui lavoro giornalmente, mi danno la forza di superare tutto ciò.
bartolo iamonte
Via Caracciolino, 161
89060 Saline Joniche (RC)
Le campane a morto stanno suonando, in verità, per il prestigio e l'autorità morale della Magistratura.
Prima il concorso, poi questi conflitti, queste lotte intestine ...
La "figura" è pessima !
E anche se la colpa, ammesso che vi sia, fosse di pochi, la pagheranno tutti, anche quelli che non ne hanno alcuna.
Scopro che il blog ha ripreso a funzionare.
E me ne compiaccio, vi è bisogno che vi sia attenzione su queste tematiche.
Chissà dove ci porterà questo vento...
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