da Repubblica.it dell’8 maggio 2009
La protesta del segretario del Pontificio Consiglio per i Migranti monsignor Marchetto: “Si criminalizzano gli emigranti irregolari”. L’Osservatore Romano: “L’Italia preoccupa, dare aiuto a chi ha bisogno è priorità”. La Cei: “Reato di immigrazione clandestina da rivedere”.
Città del Vaticano - L’Italia che respinge in Libia i migranti intercettati in mare “preoccupa”, perché dare aiuto a chi si trova in condizioni gravi è una priorità.
La dura presa di posizione arriva dall’Osservatore Romano, dopo che contro il rimpatrio dei clandestini in Libia, che “ha violato le norme internazionali sui diritti dei rifugiati”, aveva protestato già il segretario del Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti, monsignor Agostino Marchetto. E la Cei si lancia contro il nuovo pacchetto sicurezza del governo, per l’introduzione del reato di immigrazione clandestina, che allarma i vescovi perché mette a rischio diritti fondamentali. Una norma che la Cei invita a rivedere.
Osservatore Romano: “Garantire assistenza e diritti umani”. Il quotidiano della Santa Sede sottolinea “la priorità del dovere di soccorso nei confronti di chi si trova in gravi condizioni di bisogno. I migranti devono poi essere ricoverati presso strutture - si conclude - che possano fornire adeguate garanzie di assistenza e di rispetto dei diritti umani”.
Vaticano e Cei: Pacchetto sicurezza contro i diritti umani degli immigrati. Secondo il Vaticano, anche alcune norme del pacchetto sicurezza, come quella sulla denuncia obbligatoria dei medici, preludono a “gravi difficoltà” per la realizzazione dei diritti umani dei migranti in Italia.
“La normativa internazionale, alla quale si è appellata anche l’Onu - ha ricordato poi monsignor Agostino Marchetto - prevede che i possibili richiedenti asilo non siano respinti, e che, fino a che non ci sia modo di accertarlo, tutti i migranti siano considerati ‘rifugiati presunti’”.
“Capisco che gli attuali flussi misti complicano le cose anche per i governi - ha aggiunto - ma c’è bisogno comunque di rendere operative le norme concordate e riaffermate più volte nelle sedi internazionali”.
Monsignor Marchetto ha poi espresso la convinzione, già espressa più volte ma non sottoscritta dalle massime autorità ecclesiastiche, che la legislazione italiana in materia migratoria sia macchiata da un “peccato originale”, rappresentato dalla volontà di “criminalizzare gli emigranti irregolari”, una realtà di fronte alla quale “i cittadini sono posti e devono giudicare”.
“Ciascuno si assumerà le proprie responsabilità. Per quanto mi riguarda - ha concluso - cerco solo di rappresentare la dottrina sociale della Chiesa che, nel valutare la soluzione ad un problema impone di verificare non solo se è efficace, ma se è giusta”.
Anche il direttore dell’Ufficio per la pastorale degli immigrati della Cei, padre Gianromano Gnesotto, sottolinea che le norme contenute nel nuovo pacchetto sicurezza del governo mettono a repentaglio i diritti umani degli immigrati, e in pericolo, più in generale, il riconoscimento dei diritti “fondamentali” alla salute e all’istruzione di tutti i cittadini. Si rischia in questo modo di creare dei cittadini di serie B, ammonisce Gnesotto, e di fare degli immigrati delle “non persone”. La Cei lancia quindi un invito a rivedere il reato di clandestinità, e trovare, se possibile, “una via di mezzo”.
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