Pubblichiamo il comunicato con il quale i
componenti del Cdc dell'Anm della lista 101, nel silenzio dell'Associazione e
delle correnti della magistratura, spiegano, con estrema chiarezza e
perentorietà, quale sia il vero problema della inedita iniziativa disciplinare
promossa dal Procuratore generale Giovanni Salvi nei confronti del P.M. Paolo
Storari.
I componenti del CDC eletti nella lista ArticoloCentouno
26 luglio 2021
L’iniziativa cautelare
del Procuratore Generale Salvi
contro
il Sostituto Procuratore Storari
Si apprende che il Procuratore Generale della
Cassazione Giovanni Salvi ha chiesto, in via cautelare, il trasferimento ad
altra sede del Sostituto Procuratore della Repubblica di Milano Paolo Storari e
la sua destinazione ad altre funzioni.
Sembra che la Sezione disciplinare del CSM sia
all’uopo convocata per venerdì 30 luglio.
Non possiamo certo dire che sia un fulmine a ciel
sereno perché il cielo è tutt’altro che sereno.
Siamo profondamente sorpresi, però, da un’iniziativa
che ci sembra intempestiva, spropositata, ingiusta e, in definitiva,
incredibile.
Possibile che nella gestione dell’articolatissima “vicenda Amara” da parte della Procura di Milano – che vede coinvolti numerosi magistrati, anche con ruoli direttivi e semidirettivi, e che, stando alle notizie che circolano senza smentite e alle plurime iniziative giudiziarie che risultano avviate, appare opacissima – l’unico chiamato a risponderne sul piano disciplinare sia il sostituto procuratore Paolo Storari?
E possibile che, pur nella complessità della
situazione, sia chiamato a risponderne così pesantemente in via cautelare?
In questa vicenda, poi, s’impone all’attenzione di
tutti la questione della credibilità del promotore dell’iniziativa cautelare,
il Procuratore Generale Giovanni Salvi.
Egli è l’autore della circolare che ha di fatto
amnistiato le condotte, anche petulanti, di autopromozione rivelate al grande
pubblico dalle chat del telefono di Luca Palamara, sequestrato in una costola
di indagini aventi al centro proprio l’avvocato Piero Amara. E ciò pur essendo
stato egli stesso additato – senza chiara, precisa e doverosa smentita – come
autopromossosi.
È noto, inoltre, che il Procuratore Generale Salvi
appartiene alla corrente, politicamente assai connotata, a cui per tradizione è
affidata la guida della Procura della Repubblica di Milano, scena principale
dello spettacolo in cui si inserisce la condotta contestata al dr. Storari.
Il dr. Salvi, ancora, è stato interessato dell’epopea
Amara già da Procuratore Generale della Corte di appello di Roma.
E, soprattutto, stando anche alle affermazioni non
smentite dell’ex componente del CSM Piercamillo Davigo, il Procuratore Generale
Salvi era a conoscenza di almeno una parte della condotta oggi addebitata a
Storari già da molto tempo prima che la notizia della consegna dei verbali a
Davigo divenisse di dominio pubblico, senza che, tuttavia, in tutto questo
tempo, forse anche più di un anno, avesse ritenuto di assumere, sotto il
profilo disciplinare, alcuna iniziativa.
Tutto questo, inevitabilmente, incrina l’apparenza di
terzietà e imparzialità necessarie per la trattazione della pratica riguardante
il dr. Storari.
Perché tanta inerzia prima che la vicenda diventasse nota
a tutti? E perché tanto zelo ora nei confronti del solo Storari? Come sono
state gestite, nelle more, le informazioni sulla condotta di Storari e quelle
sulle dichiarazioni dell’avvocato Piero Amara sulla fantomatica loggia
Ungheria? Perché, considerata anche l’inerzia a lungo mantenuta, non sarebbe
ora possibile attendere lo svolgersi naturale del procedimento disciplinare ordinario
senza questa pesantissima iniziativa cautelare?
In questo quadro, senza in alcun modo voler entrare
nel merito dei fatti che certo destano perplessità, la traumatica accelerazione
impressa all’iniziativa disciplinare contro il dr. Paolo Storari – con la
richiesta di trasferimento urgente in via cautelare dalla sede di servizio e
dalle funzioni – rischia di apparire un modo per colpire l’anello debole di una
catena molto più lunga e articolata della
condotta ascritta all’incolpato e, in definitiva, per punire la non
accondiscendenza ai desiderata del “capo” dell’ufficio.
La generale solidarietà, pacata ma sentitissima, che
in queste ore giunge al dr. Storari dai colleghi milanesi, pubblici ministeri e
giudici, che certamente meglio di tutti gli altri conoscono la situazione, evidenzia
con nettezza che il caso è tutt’altro che liquidabile con un provvedimento
cautelare a senso unico.
Da tempo tanti magistrati denunciano i gravi contrasti
con il disegno costituzionale dell’attuale assetto del procedimento
disciplinare nei confronti dei magistrati, un assetto che, tra l’altro, priva
il CSM dell’iniziativa disciplinare attribuitagli dalla Costituzione, rendendo
l’organo di autogoverno inerme, in mancanza di iniziativa da parte del
Procuratore Generale della Cassazione o del Ministro della Giustizia, anche di
fronte a fatti di particolare gravità; che, contro la natura dell’organo e in
palese contrasto col divieto costituzionale di introdurre giudici speciali, fa
del CSM proprio un giudice speciale e priva i magistrati colpiti da
provvedimento disciplinare di un giudice terzo e imparziale dinanzi al quale
fare valere i propri diritti e interessi; che, in palese violazione del
principio di distinzione dei magistrati soltanto per diversità di funzioni,
attribuisce a uno di essi, in via assoluta e solitaria, la titolarità
dell’azione disciplinare nei confronti di tutti gli altri.
Ebbene, l’iniziativa del Procuratore Generale della
Cassazione Giovanni Salvi contro il dr. Storari, anche per il modo in cui lo
stesso ha in generale gestito la funzione di titolare dell’azione disciplinare,
esalta proprio tali gravi criticità, riportandole prepotentemente all’ordine
del giorno.
Al di là del giudizio di merito sulla sua condotta,
pertanto, non possiamo che associarci alla solidarietà umana espressa nei
confronti del dr. Paolo Storari.
Al contempo, non possiamo che rilanciare l’invito al Procuratore
Generale Salvi a fare un passo indietro, a tutela dell’Istituzione che
rappresenta e della credibilità della Magistratura tutta.
Giuliano Castiglia - Ida
Moretti - Andrea Reale
3 commenti:
forse è meglio che rimane, di solito, questi papaveri, dopo averne fatto uno indietro, palese, ne fanno tre in avanti, camminando nella selva oscura come fossero dei virgilii in cerca di uomini sperduti da condurre in lunghi viaggi infernali
Tutto vero, quanto si dice. In più è vero che il dott. Storari è considerato una persona corretta e di prestigio, circostanza questa che non può essere ignorata. Tuttavia il fatto che lo coinvolge(la consegna dei verbali Avv. Amara al dott. Davigo) quanto meno in astratto, costituisce un illecito che non può essere considerato come res tamquam non esset.
I fatti sono ostinati e la loro ostinazione si protrae, nel tempo inalterata. Magari si può mettere in dubbio che andando verso oriente si va verso il sole che sorge, oppure sostenere che qualsiasi verità sia tale solo relativamente, fino a prova contraria. Sulla querelle delle scuse dovute ora a Sciascia, ora a Borsellino secondo il mezzo di misura di chi le richiede, quel fatto è ostinato: Sciascia, infatti, criticando, nel famoso articolo del 10 gennaio ’87, il Consiglio superiore della magistratura perché aveva adottato un criterio non codificato da alcuna norma di legge (oggi si notano i risultati prodotti), ha fatto esclusivamente il suo dovere di denuncia (Borsellino, nominato procuratore in luogo di altro collega con più titoli, è stato tradito non già dalla denuncia di Sciascia, bensì proprio dal CSM, il quale, con quell’illegittimità -in terra di mafia- ha dato inizio, esso sì, alla sua uccisione). E ancora, Paolo Borsellino, nell’immaginario collettivo superiore a qualsiasi altra vittima di mafia, guardando negli occhi la morte ha preferito soccombere piuttosto che rinunciare anche per un solo attimo alla propria dignità. Questo merito, riconosciuto da chiunque nel nostro Paese, è anch’esso un fatto ostinato; tant’è vero che importanti uomini delle Istituzioni nonostante cacciati dai suoi familiari dal luogo della memoria dove fu barbaramente trucidato, continuano a tributargli onore a distanza.
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