domenica 13 febbraio 2022

Tutela delle minoranze?



di Nicola Saracino - Magistrato 

Non appaia singolare che il dibattito sulle riforme ordinamentali che riguardano la magistratura prenda vita subito dopo il licenziamento, all’unanimità, del disegno di legge  delega del Governo. 

A rigor di logica si sarebbe potuto pensare che l’unica forza politica interessata a controbattere sarebbe stata quella oggi  isolata all’opposizione. 

E invece della riforma, soprattutto di quella del sistema elettorale del CSM, ne parlano un po’ tutti. 


Ed è un bene ed una necessità. 

Del resto a schiudere questa opportunità è stata proprio la scelta del Governo che ha pubblicamente escluso di voler porre su quel testo la questione di fiducia, che avrebbe messo il Parlamento nella solita alternativa tra l’appoggiare la volontà dell’esecutivo o tornare a casa per il prevedibile scioglimento delle camere. 

Tant’è, si torna (forse si comincia) a discutere  di come evitare che il CSM sia la casa delle correnti, i partiti togati, piuttosto che quella dell’indipendenza dei magistrati, anche e soprattutto da loro stessi, dalla politica fatta in casa, quella domestica. 

Molto più pericolosa della politica generale perché a differenza di questa la politica togata interferisce pesantemente nell’esercizio della giurisdizione privando i cittadini dei valori della sua totale indipendenza ed imparzialità 

Come può farlo? E’ presto detto. 

Mettendo a dirigere gli uffici toghe che abbiano, per appartenenza ideologica ad una corrente, una certa idea su temi come il lavoro, l’immigrazione, il carcere, la famiglia, tradizionale e non, e via discorrendo. 

A dispetto della vulgata secondo la quale i magistrati vanno avanti senza esami è bene che tutti sappiano che ogni quattro anni sono sottoposti ad una valutazione della professionalità nel cui ambito riveste una centrale importanza proprio il “parere” del magistrato direttivo, quello messo a fare da “capo”, da superiore. 

Ebbene si sappia che in magistratura vige ancora un sistema “gerarchico”, frutto di una burocratizzazione verticistica dalla quale il CSM “politico”, cioè espressione del potere correntizio, s’è ben guardato dall’affrancare i magistrati italiani in oltre mezzo secolo di attività. 

Un formidabile strumento d’interferenza diretta è poi rappresentato dal potere disciplinare, capace di spazzar via in pochi giorni un intero ufficio di procura quando la sua azione non assecondi la volontà politica dominante.

Anziché togliere i fascicoli ai magistrati, come ingenuamente avveniva agli esordi della vita della magistratura repubblicana, si tolgono i magistrati dagli uffici,  con processi che definire sommari è pura edulcorazione della realtà. 

A queste interferenze, dirette ed indirette, vanno soggetti tutti i magistrati italiani anche se molti le ignorano,  pensano di essere protetti dalle garanzie scritte e ne rimangono convinti finché non incappano in qualche affare che disturbi il “sistema”. 

In definitiva il “correntismo” è una minaccia per la totalità dei magistrati, anche di quelli che lo praticano. 

Ma è soprattutto una spada rivolta contro i valori di imparzialità ed indipendenza della giurisdizione che sono, come accennato, valori intoccabili dei cittadini, del popolo. 

E’ solo a quelli che bisogna guardare quando s'intenda por mano al “sistema”.  

Sembra non averlo compreso chi invece affronta il problema in termini di “tutela delle minoranze”, come se il tutto potesse risolversi, idealmente, riservando una piccola  fetta della torta della lottizzazione anche ai magistrati ai quali  essa è sempre risultata indigesta, per gli ingredienti tossici che la compongono. 

Mangiatene anche voi, sembrano inconsapevolmente suggerire quelli che lo trattano come un problema di “rappresentanza”, di tutela delle minoranze o comunque dei cosiddetti indipendenti, spinti a candidarsi. 

Non comprendono che esaltare la rappresentanza  significa soltanto rafforzare il correntismo che proprio su quella fa leva per autolegittimarsi.  

E’ la maggioranza dei magistrati ad aver bisogno di “tutela”, non una sua minoranza. 

Il CSM non deve essere un “rappresentante” dei magistrati,  per questo c’è la loro associazione privata, l’ANM.  

La Costituzione ha voluto quell’organo “rappresentativo”,  ma nel senso che i suoi  membri provengano dalle diverse categorie di magistrati. Non dai loro partiti in toga. 

Un legislatore intelligente comprende che solo agendo sulle candidature, sottraendole alle correnti, può spezzarsi quel vincolo di interesse creato proprio dalla rappresentanza, mortale se applicato al CSM dove dovrebbero invece tutelarsi l’imparzialità e l’indipendenza dei singoli magistrati come bene di tutti i cittadini.

Ecco perché il sistema elettorale congegnato dal Governo continua a premiare l’appartenenza. 

E questo non è, banalmente, un problema delle "minoranze". 

2 commenti:

Giovanni ha detto...

Nel merito del post non è certo un mio problema cià che succede nelle alte sfere della Magistratura.
Ma il post inizia con un: Tutela delle minoranze?
E finisce con minoranze virgolettato.
Minoranza di una cerchia di Magistrati? ....
O altro x minoranza.

francesco Grasso ha detto...

Palamara ieri 13/2/2022 a Non è l'arena si schiera decisamente per il sorteggio temperato, dice: è quello che più temevamo, in quanto avrebbe potuto intralciare gli affari indicibili. Poi aggiunge che le modifiche che si intendono apportare renderanno il sistema ancora peggiore, una catastrofe. Se è vero che il momento più buio è quello che precede l'alba, significa che non abbiamo raggiunto il fondo e che tempi terribili ci attendono. Diceva, quasi mezzo secolo fa, un alto magistrato di cui non ricordo più il nome, che la giustizia è solo un'ombra, tutti crediamo che c'è fino a quando non ne abbiamo bisogno. Solo allora la cerchiamo, la tocchiamo e ci accorgiamo che non c'è, è solo un'ombra. Purtroppo la colpa è del " popolo bue", un bue cieco e sordo a cui hanno passato una corda molto corta ad un capo che lega un piede e l'altro un corno. Per potere fare un passo deve prima calare le corna fino a terra. Un bue soggetto ad ogni tipo di sevizie e umiliazioni. Un bue però quando supera i limiti di sopportazione si accorge che quella vile corda, lui la può spezzare assai facilmente.