mercoledì 23 febbraio 2022

Talent show



In barba all’anzianità (cioè all’esperienza) il legislatore (epoca Mastella) che per ultimo mise mano all’ordinamento giudiziario volle esaltare la “meritocrazia” in magistratura.

Lo ha fatto principalmente ampliando la già considerevole discrezionalità del CSM che nel distribuire gli incarichi lo fa secondo criteri che solo in parte sono emersi dopo  l’affaire Palamara. 

Il CSM è elettivo e si comporta come tale, gratificando (solo) chi lo ha eletto. 


Questa è la media della meritocrazia italica, si sa, c’è da mettersi le mani nei capelli sol che si scruti nel mondo accademico, della sanità e via dicendo. 

La magistratura non doveva essere diversa, secondo il legislatore del 2006 che, al di là delle intenzioni, ha prodotto risultati assai poco nobili. 

E quindi il danno maggiore è stato arrecato alla “mentalità” delle toghe, specialmente di quelle che hanno fatto ingresso in magistratura dopo il 2006, indotte a rincorrere la “carriera”, un concetto assai meno assillante per le precedenti generazioni di magistrati ai quali s’insegnava che la funzione del magistrato deve rifuggire dalle troppe ambizioni personali che ne indeboliscono inevitabilmente la tempra.

Di fatto, sono bastati pochissimi anni dal 2006 perché il vizio (capitale, per un magistrato) del “carrierismo” si diffondesse senza apparenti presidi vaccinali atti a contenerlo, anzi. 

Ed allora le toghe, specie le più giovani, hanno imparato a sgomitare, non disdegnando persino colpi bassi. 

Capita così che ad una selezione di “voci nuove” per la Corte di Cassazione, un concorso simile al festival di Castrocaro riservato a giovani “talenti”, un concorrente abbia cantato la canzone di un altro. 

Un plagio bello e buono.  

In sostanza avrebbe “copiato” uno scritto scientifico di un professore per esibirlo, come proprio, tra i titoli vantati per accedere, quasi imberbe, alla Suprema Corte.

In questo caso la toga troppo ambiziosa è stata solo sfortunata (ma anche un pochino incauta) perché il plagio riguardava un testo il cui autore - dispetti della sorte - è un professore che attualmente sta proprio al CSM (cioè in pratica nella commissione esaminatrice) e quindi l’ha “sgamato” facilmente.

Ma di discoli copioni ed arrivisti è ormai intessuto in DNA della magistratura italica, irrimediabilmente indebolita dal germe del forsennato carrierismo.  

Che non fosse proprio questo il vero scopo della riforma di Mastella?  

3 commenti:

bartolo ha detto...

Mastella ha copiato dall'antimafia: il fiuto investigativo di certi magistrati contro quelle montagne di m...a era sotto gli occhi di tutti, in quei tempi, così egli e Company hanno deciso di estendere il metodo a tutta la magistratura. Comunque, penso al lato positivo, ancora mi meraviglio: Come fa questo Vostro Blog a rimanere attivo considerato che da magistrati poco meritocratici proponete al Parlamento il varo di leggi incostituzionali?

francesco Grasso ha detto...

Il vizio del "carrierismo" è una patologia gravissima: un cancro ad ethiologia virale ad esito infausto. Trasforma una persona che deve dedicare il suo tempo allo studio e alla ricerca nella scienza per cui opera, in un emerito mascalzone, un criminale pericolosissimo che non si ferma davanti a niente e nessuno pur di scavalcare il più meritevole e soprattutto il più anziano. E' una patologia virale che offende tutti, priva di vaccini in grado di contagiare la maggioranza e così trasformare la giustizia in grandissima in-giustizia.

ROSARIO RUSSO ha detto...

Ho seguito su Radio Radicale la discussione del CSM su questo caso. Hanno impiegato un paio d'ore. Sembrava che camminassero sulle uova!Ma non potrei ripetere un solo concetto. Forse non c'era.