Vengono riportate da agenzie di stampa talune affermazioni estrapolate dalla motivazione del provvedimento con il quale la Sezione Disciplinare del CSM ha adottato misure cautelari nei riguardi di diversi magistrati.
Ad esempio può leggersi a questo link il seguente passaggio, attribuito alla penna della Sezione Disciplinare:
Discorso a parte merita “il comportamento processuale dei magistrati di Salerno”, che hanno abbandonato l’Aula dopo aver letto una dichiarazione. Questo, secondo il Csm, “dimostra che essi hanno inteso difendersi ‘dal processo’ e non ‘nel processo’. L’essenza stessa della giurisidizione, invece, fonda sul rigoroso rispetto delle regole da parte di chi ne rappresenta il centro e il cuore, ovvero il magistrato. Non vi è giurisdizione credibile se non vi è rispetto delle regole da parte dei suoi protagonisti e senza una giurisdizione credibile – scrivono ancora i consiglieri – si pone in crisi una delle funzioni fondamentali di uno Stato democratico e si scivola verso uno Stato di polizia, che è la negazione del moderno Stato di diritto ed è di ostacolo alla realizzazione di quel principio fondamentale della nostra Costituzione, secondo cui la legge è uguale per tutti”.
Ora, a prescindere dai profili di legittimità della riunione che saranno fatti valere proprio “nel processo”, è doveroso precisare alcuni passaggi dell’andamento dell’udienza dinanzi alla Sezione Disciplinare, senza la conoscenza dei quali l’informazione è pura barbarie, tanto mistifica il reale svolgimento e significato dei fatti.
I magistrati Salernitani hanno abbandonato l’aula, depositando contestualmente nella Segreteria della Sezione Disciplinare una dichiarazione scritta e letta in aula, con la quale essi davano conto che la scelta del Giudice Disciplinare di riunire le posizioni processuali del magistrati di Catanzaro con quelle dei colleghi di Salerno dava irrimediabilmente luogo ad un conflitto tra il diritto di difesa e i doveri deontologici di un magistrato: da un lato i colleghi di Salerno erano desiderosi di sottoporsi all’audizione nel corso della quale offrire al Giudice la loro versione difensiva, dall’altro lato, però, la disposta riunione li avrebbe costretti ad un confronto de visu con i magistrati di Catanzaro che erano da loro stessi indagati, in base alla competenza per legge stabilita dall’art. 11 c.p.p. .
Questo avrebbe determinato l’apparenza di una situazione conflittuale che i magistrati salernitani hanno sempre evitato e non intendevano certo avvalorare la grottesca impostazione suggerita ai media proprio da una visione, a questo punto mirata se ancor oggi qualcuno ha interesse a caldeggiarla, volutamente distorsiva dei fatti.
I magistrati salernitani hanno quindi sacrificato la propria difesa al dovere deontologico di evitare ogni comportamento che potesse influire negativamente sull’immagine d’imparzialità del pubblico ministero, scelta imposta proprio dall’opzione, giuridicamente opinabile ed oggetto, per questo, di specifica eccezione della difesa, di disporre la riunione sulla base di vacillanti riferimenti all’art. 12 lett. a) c.p.p..
Quella dichiarazione, con la relativa attestazione del deposito nella Segreteria della Sezione Disciplinare, sarà presto a disposizione di quanti desiderino essere informati correttamente.
Ogni diversa interpretazione dei fatti ricade sotto la diretta responsabilità di chi la propugna.
Nicola Saracino
___________
La dichiarazione letta e depositata dai colleghi di Salerno per spiegare il loro allontanamento dall’aula dell’udienza disciplinare è riprodotta nella fotografia in alto a corredo di questo articolo. Cliccando sulla fotografia, se ne aprirà una versione ingrandita che consentirà la lettura del documento.
27 commenti:
Scusate se vado fuori tema, ma stanno avvenendo cose a mio avviso degne di preoccupazione estrema.
Chiedo alla Redazione, se possibile, di intervenire per spiegare con parole semplici quello che ancora una volta é stato definito impropriamente "scontro" istituzionale e che invece é un violento attacco alla Costituzione e alla democrazia.
18:50 Premier: "Nostra Costituzione influenzate da quella sovietica"
"Serve un chiarimento sulla Costituzione": lo dice Silvio Berlusconi, da Cagliari. "Rifletteremo - aggiunge - e vedremo se dovremo arrivare a quella riforme della Carta Costituzionale che sono necessarie, perchè è una legge fatta molti anni fa, sotto l'influenza di una fine della dittatura con la presenza al tavolo di forze ideologizzate, che hanno guardato alla Costituzione russa come ad un modello da cui prendere molte indicazioni". E dunque, "andremo a fare delle riforme che andranno a chiarire il dettato della Costituzione se no un governo che fa? Va a casa...".
Tenuto conto che è stato pubblicato nel post precedente, ardisco riproporlo in questo
Questa volta mi firmo così non ci sono dubbi
Pensierino della sera.
In un paese membro della comunità Europea, quando il premier di un paese promuove atti contro i
fondamenti della costituzione e pronuncia frasi che sono vilipendio al capo dello stato ed alla costituzione stesa. Forse sarebbe bene che chi è preposto quale garante della COSTITUZIONE, alla quale tutti gli uomini dell'intero consiglio, hanno giurato fedeltà, nelle sue mani, assuma le iniziative necessarie ad impedire lo sfascio della democrazia nata dalla COSTITUZIONE, a seguito della lotta di liberazione dal giogo nazifascista.
Sento che siamo al cospetto di all'apologia di reato e del partito fascista ( vedi Il saluto romano ripetuto fino alla nausea dal premier).
Temo che una risoluzione interna sia terribilmente improbabile. E comunque disastrosa. Penso che se fosse possibile l'intervento della Corte di giustizia europea o
la Risoluzion del Consiglio di Sicurezza dell'ONU forse...
Certo, consiglio di sicurezza, perchè ne va della sicurezza di tutti.
Ormai in pieno delirio,
Stefano Penco
Genova
Proprio in questo blog è stato citato, molto a proposito, il discorso tenuto da Benito Mussolini il 16 novembre 1922 (http://toghe.blogspot.com/2008/10/benito-mussolini-alla-camera-16.html) che vi invito a leggere - o a rileggere...- dove a un certo punto Mussolini dice:
"Ora è accaduto per la seconda volta, nel volgere di un decennio, che il popolo italiano - nella sua parte migliore - ha scavalcato un Ministero e si è dato un Governo al di fuori, al disopra e contro ogni designazione del Parlamento.
(...)Lascio ai melanconici zelatori del supercostituzionalismo il compito di dissertare più o meno lamentosamente su ciò.
Io affermo che la rivoluzione ha i suoi diritti. Aggiungo, perché ognuno lo sappia, che io sono qui per difendere e potenziare al massimo grado la rivoluzione delle «camicie nere», inserendola intimamente come forza di sviluppo, di progresso e di equilibrio nella storia della Nazione."
Ora, mutatis mutandis, stanno avvenendo cose simili: il Governo è stato eletto con una legge "porcata", e, a 8 mesi dalla presa del potere il suo Capo sta pensando bene di rivedere la Carta Costituzionale, ultimo "baluardo" della Democrazia; e se Mussolini lasciava "ai melanconici zelatori del supercostituzionalismo il compito di dissertare più o meno lamentosamente su ciò" l'attuale Pres. del Consiglio taglia corto: la Costituzuione è stata fatta dai padri costituenti, fra i quali alcuni troppo ideologizzati, quindi va cambiata! Strano che lo stesso personaggio abbia giurato fedeltà alla Costituzione, in una cerimonia allietata da nani e ballerine...leggo infatti in un sito "Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservare lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare la mie funzioni nell'interesse esclusivo della nazione". Questa la formula magica letta ieri da Berlusconi, dopo aver solcato con dieci passi il il salone delle Feste del Quirinale."http://politica.excite.it/news/9019/Il-giuramento-del-Berlusconi-IV-la-cronaca
Penso che, tutto sommato, eccetto l'inciampo dell'omicidio Matteotti, per il resto Mussolini sia stato più...corretto, non avendo fatto alcun giuramento;o sbaglio?
L'ordinanza "Apicella + 6", con le motivazioni dei provvedimenti disciplinari, è in questo momento leggibile per intero sul sito dell'ANSA.
Scusate, volevo porre anch'io all'attenzione di tutti quello che ho appena sentito al tg3, una frase detta da berlusconi che vuole riformare la Costituzione perché a suo parere filo-sovietica? Ma stiamo scherzando?Ma se è l'unica cosa perfetta che abbiamo nel nostro paese e proprio perché perfetta non si è ancora riusciti ad attuarla,piuttosto riformiamo i partititi, il vero cancro del nostro paese!
Non se ne può più,con quest'uomo siamo riusciti a scavare oltre il fondo, siamo sprofondati in un baratro di cui non riesco a vederne la fine...ma una persona, anche se è presidente del consiglio, può insultare così la Costituzione? Possibile che possa dire tutto quello che gli pare su qualcosa di così sacro e nobile come la Costituzione? E soprattutto che possa solo pensare di riformarla,ma è possibile che tutto taccia intorno a quest'uomo, che possa fare e dire qualsiasi oscenità?
Scusate ma sono davvero molto angosciata, ogni giorno la nostra Costituzione viene offesa e trasformata sempre più in carta straccia e noi cittadini in sudditi.
A proposito di difesa della Costituzione.
Pretendere di imporre la volontà dell'organo esecutivo ad un organo indipendente per dettato Costituzionale, ed ignorare il parere da questi espresso significa attentato alla Costituzione.
Cercare di costringere il Capo dello Stato alla firma di un decreto legge incostituzionale significa mettere in atto un colpo di stato.
Definire con disprezzo di tipo sovietico e quindi comunista e quindi illiberale la Costituzione Italiana dopo aver giurato fedeltà ad essa, significa Alto Tradimento.
In questo momento di grave destabilizzazione delle fondamenta della Repubblica e di profondo sconcerto e disorientamento dei cittadini, il Presidente Napolitano dovrebbe fare un discorso alla nazione per chiamare le cose col loro nome e rassicurarli sulla predisposizione di ogni misura che li garantisca da tali attentati.
Mi sto scoprendo strenuo difensore della Costituzione. In fondo, pur avendogli mosso critiche severe in gioventù, questo Stato ha allora fatto nei miei confronti quello che ogni Stato dovrebbe fare nei confronti delle sue forze giovani: mi ha dato un lavoro e ha lasciato spazio al mio spirito d’iniziativa. Credo che la parità tra i poteri sui quali si appoggia la Costituzione ne sia un cardine essenziale. Penso che qualcuno, tra i politici, lo abbia capito e, magari, ci marci un po', ma ha ben chiaro che adesso sono in gioco gli equilibri sanciti dalla costituzione, i quali sono stati, fino ad oggi, a tutela e a garanzia della società solidale che era emersa dal dopoguerra e, qui lo dico e qui lo nego, dal movimento sessantottino. Ora, saltato questo principio, occorre che venga meno l'equilibrio tra poteri sul quale, almeno sulla carta, esso si regge ancora. Questi sono i piani dell'attuale governo. Questa è la vera priorità. Da parte dei cittadini, ancor prima che la dinamiche politiche, è prioritario badare che questo non avvenga.
Cara Anna... abbiamo i governanti che ci meritiamo; siamo un popolo di menefreghisti e qualunquisti...ad indignarsi siamo rimasti in pochi...non la maggioranza, sempre silenziosa per definizione! Comunque, se si sveglia la base del PD, allora c'è qualche speranza, ma...se si sveglia!!!
Comunque, noi restiamo vigili....e per fortuna che in Italia ci sono ancora giudici come De Magistris, Apicella, Ingroia, Felice Lima...che saluto caldamente!!!
Non se basteranno, ma intanto sono ...un segnale!
Resistenza! urlava Borsellino a Roma...
Ettore da Fano
Per "Anonimo", anche se cerco sempre di non rispondere agli anonimi...,: e se il Pres. Napolitano...non lo fa?? Ammettiamo che il Capo del Governo stia deliberatamente attantando alla Costituzione, che si possa configurare, quindi, per ipotesi sempre, il reato di Alto tradimento al Giuramento fatto; se nessun alta carica lo eccepisce?
C'è sempre l'art.138 Cost., che però, come ben fatto notare nella Pdl presentata da alcuni onorevoli del PD il 7 maggio '08, "Le nuove leggi per
l’elezione della Camera dei deputati e del
Senato della Repubblica, sia quelle a prevalenza
maggioritaria approvate dopo il
referendum del 1993 sia quelle proporzionali
con premio di maggioranza adottate
nel 2005, consentono a maggioranze relative
di elettori di diventare maggioranze
assolute dei deputati e dei senatori; pertanto
la quota di voti parlamentari necessaria
per l’approvazione in seconda deliberazione
di riforme costituzionali (meta`
piu` uno degli eletti) e`, per cosı` dire, « a
portata di mano » e costituisce di per se´
una forte tentazione a cambiare le regole
e i princı`pi della Costituzione secondo le
opinioni o, peggio, le convenienze dei vincitori
nell’ultima competizione elettorale.
A questa tentazione hanno ceduto, com’e`
noto, sia la maggioranza di centrosinistra
della XIII legislatura, con l’approvazione
della riforma del titolo quinto della parte
seconda della Costituzione, sia la maggioranza
di centrodestra della passata legislatura,
con l’adozione della riforma che
investiva l’intera parte seconda della medesima
Carta costituzionale."http://www.laurynlabs.com/zaccaria/wp-content/uploads/2008/10/pdl-868.pdf
Questo per rimanere nei termini strettamente giuridici, come si confà a questo blog; a livello politico, l'uscita del cavaliere mi sembra più una delle sue boutade, fatta ad arte per "sondare il terreno", e vedere la reazione che suscita...forse è solo una mia speranza, ma mi piace pensare che, ripeto, sia solo una boutade.
Buona domenica a tutti.
Ettore da Fano
Sai Anna, e lo dico a tutti gli altri amiCi blogger (se pure ve ne fosse bisogno), NIENTE E NULLA fermerà il delirio di onnipotenza di Silvio Berlusconi, se non ci si organizza democraticamente per contrastare questa sua furia iconoclasta (chiamare "filo-sovietica" la Costituzione repubblicana su cui ha giurato: è pazzesco !), non da noi gente comune ma seguendo le inziative di chi, avendo a cuore la democrazia quanto se non più di noi, spende il proprio prestigio per difenderla creando movimenti di aggregazione, come sta facendo Libertà e Giustizia, sito che invito a visitare, il cui link è il seguente:
http://www.libertaegiustizia.it/index.php
NON VE NE PENTIERETE.
Non poteva esserci
scempio più atroce
di EUGENIO SCALFARI
L CASO ENGLARO appassiona molto la gente poiché pone a ciascuno di noi i problemi della vita e della morte ...
Ma il caso Englaro è stato derubricato l'altro ieri da simbolo di umana sofferenza ... ad occasione politica utilizzabile e utilizzata da Silvio Berlusconi .... per raggiungere altri obiettivi che nulla hanno a che vedere con la pietà e con la sofferenza. Non ci poteva essere operazione più spregiudicata e più lucidamente perseguita. ...
Il capo del governo è stato chiarissimo e le sue parole non lasciano adito a dubbi. Ha detto che "al di là dell'obbligo morale di salvare una vita" egli sente "il dovere di governare con la stessa incisività e rapidità che è assicurata ai governanti degli altri paesi".
Gli strumenti necessari per realizzare quest'obiettivo indispensabile sono "la decretazione d'urgenza e il voto di fiducia"; ma poiché l'attuale Costituzione semina di ostacoli l'uso sistematico di tali strumenti, lui "chiederà al popolo di cambiare la Costituzione". La crisi economica rende ancor più indispensabile questo cambiamento che dovrà avvenire quanto prima.
Non ci poteva essere una spiegazione più chiara di questa. ...Un'occasione perfetta per una politica che poggia sul populismo, sul carisma, sull'appello alle pulsioni elementari e all'emotività plebiscitaria. ...
ELUANA SCELTA dunque come GRIMANDELLO per SCARDINARE le GARANZIE DEMOCRATICHE e radunare in una sola mano il potere esecutivo e quello legislativo mentre con l'altra si mette la museruola alla magistratura inquirente e a quella giudicante.
Questo è lo spettacolo andato in scena venerdì. Uno spettacolo che è soltanto il principio e che ci riporta ad antichi fantasmi che speravamo di non incontrare mai più sulla nostra strada.
Ci sono altri due obiettivi che l'uso spregiudicato del caso Englaro ha consentito a Berlusconi di realizzare.
Il primo consiste nella SALDATURA POLITICA con la GERARCHIA VATICANA; il secondo è d'aver RELEGATO IN SECONDO PIANO... la CRISI ECONOMICA che si aggrava ogni giorno di più e alla quale il governo non è in grado di opporre alcuna valida strategia di contrasto....
Quando crisi ingovernabili si verificano, i governi cercano di scaricare le tensioni sociali su nemici immaginari. In questo caso ce ne sono due: la Costituzione da abbattere, gli immigrati da colpire "con cattiveria".
Il VATICANO si oppone a quella "cattiveria" ma ciò che realmente gli sta a cuore è mantenere ed estendere il suo CONTROLLO sui temi della vita e della morte riaffermando la superiorità della legge naturale e divina sulle leggi dello Stato con tutto ciò che ne consegue. Le parole della gerarchia, che non ha lesinato i complimenti al governo ed ha platealmente manifestato delusione e disapprovazione nei confronti del capo dello Stato ricordano più i rapporti di PROTETTORATO che quelli tra due entità sovrane e indipendenti nelle proprie sfere di competenza. Anche su questo terreno è in atto una controriforma che ci porterà lontani dall'Occidente multiculturale e democratico.
Nel suo articolo di ieri, che condivido fin nelle virgole, Ezio Mauro ravvisa tonalità bonapartiste nella visione politica del berlusconismo. Ha ragione, quelle somiglianze ci sono per quanto riguarda la pulsione dittatoriale, con le debite differenze tra i personaggi e il loro spessore storico.
Ci sono altre somiglianze più nostrane che saltano agli occhi. Mi viene in mente il discorso alla Camera di BENITO MUSSOLINI del 3 gennaio 1925, cui seguirono a breve distanza lo scioglimento dei partiti, l'instaurazione del partito unico, la sua identificazione con il governo e con lo Stato, il controllo diretto sulla stampa. Quel discorso segnò la fine della democrazia parlamentare, già molto deperita, la fine del liberalismo, la fine dello Stato di diritto e della separazione dei poteri costituzionali.
Nei primi due anni dopo la marcia su Roma, Mussolini aveva conservato una democrazia allo stato larvale. Nel novembre del '22, nel suo primo discorso da presidente del Consiglio, aveva esordito con la frase entrata poi nella storia parlamentare: "Avrei potuto fare di quest'aula sorda e grigia un bivacco di manipoli".
Passarono due anni e non ci fu neppure bisogno del bivacco di manipoli: la Camera fu abolita e ritornò vent'anni dopo sulle rovine del fascismo e della guerra.
In quel passaggio del 3 gennaio '25 dalla democrazia agonizzante alla dittatura mussoliniana, gli intellettuali ebbero una funzione importante.
Alcuni (pochi) resistettero con intransigenza; altri (molti) si misero a disposizione.
Dapprima si attestarono su un attendismo apparentemente neutrale, ma nel breve volgere di qualche mese si intrupparono senza riserve.
Vedo preoccupanti analogie. E vedo TITUBANZE e CAUTELE a RICONOSCERE le cose per quello che sono nella realtà. A me pare che sperare nel "rinsavimento" sia ormai un vano esercizio ed una svanita illusione. Sui problemi della sicurezza e della giustizia la divaricazione tra la maggioranza e le opposizioni è ormai incolmabile. Sulla riforma della Costituzione il territorio è stato bruciato l'altro ieri.
E tutto è sciaguratamente avvenuto sul "corpo ideologico" di Eluana Englaro. Non ci poteva essere uno scempio più atroce.
Chiedo scusa per l'intervento, che non vuole essere assolutamente polemico nei confronti di alcuno, ma l'oggetto del posto del dott. Saracino non può essere messo da parte per effetto della sopravvenienza di una delle solite uscite del presidente del consiglio.
Magari di questa potrà discutersi in altri spazi, ma a me piacerebbe che ci si concentrasse sul contenuto del post, e sul titolo dello stesso.
Mistificazione
Nessun termine rende meglio il concetto ed i fatti dai quali il Dott. Saracino è partito.
Mistificare è molto peggio che affermare con tracotanza una decisione illogica e contra jus, perché almeno assumere decisioni assurde, arroganti ed eversive, senza tuttavia mistificare, consente a chi tali decisioni andrà a valutare (e già questi sono pochi) almeno di esercitare il proprio diritto di critica partendo dagli stessi dati di partenza a disposizione del giudicante.
Allorquando il giudicante, di contro, avverte l’esigenza di dover non solo deviare dalle regole della logica e del buon senso nella fase dell’esercizio dell’iter motivazionale, ma persino di dover riportare i fatti in modo infedele (che la reticenza è uguale alla falsità), in quel caso il giudicante si priva persino di quel minimo di apparenza di buona fede.
Il percorso psicologico del giudice disciplinare è esso stesso dimostrativo della sua mancanza di terzietà. In questo caso il giudice non si è accontentato di essere prevenuto, ma ha aggiunto a tale prevenzione anche l’arroganza di chi vuole apparire lucido e giusto all’esterno, senza tuttavia temere di essere smascherato da chi invece si trovasse casualmente ad essere a conoscenza dei fatti reali.
Chi afferma con forza una “scelta” ben sapendo di poter essere assoggettato a forti critiche, altro fa se non consentire all’interprete di trarre da quella scelta delle proprie personali valutazioni e di aderire e/o dissentire da quella scelta secondo un percorso orientato.
Chi invece mistifica i fatti, utilizzando una motivazione che li distorce per fare apparire, sia i fatti che le persone che giudica, assolutamente diversi da quello che sono, esercita la più facile delle scelte, e quella più derosponsabilizzante. Quella cioè di far apparire la decisione GIUSTA non per la sua intrinseca consistenza, ma per il modo in cui tale scelta ha camuffato i fatti.
La postulazione del giusto, passa quindi per la dissimulazione del vero.
L’esatto contrario dello iurisdicere.
La cosa più grave è che il tentativo di mistificare non è giunto da una delle parti del processo (accusatore ed accusato) ma dal giudice.
Quando il giudice cade nella mistificazione progettata da una delle parti, si può dire che non sia particolarmente scaltro, ma non può dubitarsi della sua terzietà.
Quando è il giudice stesso che mistifica i fatti, può ancora dirsi che non è particolarmente preparato e avveduto, oppure si deve pensare che si trova a rivestire solo il ruolo esteriore del giudice, essendo invece ampiamente schierato a favore di una tesi piuttosto che di un’altra?
Addirittura se il passaggio della motivazione riportato nel post fosse vero, ci troveremmo davvero di fronte alla massima prepotenza cui intelletto possa ricorrere.
Tra la scelta del CSM che censura l'abbandono dell'aula da parte dei PM di Salerno, traendo da questo argomenti ulteriori per penalizzarli, e la scelta stessa operata dai suddetti PM, i quali in altro confidavano se non nel volere giustamente tenere separati i piani delle indagini (quelle disciplinari sviluppate contro di loro e quelle giurisdzionali esercitate da loro contro i PM di Catanzaro), i quali piani mischiandosi altro avrebbero fatto se non delegittimare successivamente la loro possibilità di continuare le indagini che si volevano loro sottrarre, anche un bambino saprebbe cogliere quella conforme a onestà intellettuale.
Qualunque difesa i PM di Salerno avessero articolato, la loro condanna era già scritta nei brogliacci del CSM e dei mandanti del CSM.
Spero che quella parte della magistratura che fino ad oggi riteneva che l’unico nemico della giustizia nel nostro paese fosse Berlusconi, si sia accorta oggi che Berlusconi è in buona, anzi ottima compagnia.
Ho sempre detto che i problemi della giustizia non sono legati alle regole che la disciplinano, ma al modo in cui le stesse vengono applicate, ed alle varie identità di coloro che trasformano il diritto scritto in diritto vivente, che poi altro non sono che l‘espressione della nostra stessa società: al vertice degli ospedali ci sono talvolta (spesso?) pessimi medici, al vertice delle aziende di stato hanno trovato bivacco per riposarsi dai propri saccheggi, pessimi manager, e così via dicendo.
Non si comprende allora perché al vertice della magistratura dovrebbero collocarsi espressioni diverse del “verticismo nazionale“.
La nostra società premia la mediocrità, per il semplice fatto che chi non eccelle nel proprio lavoro, ed ha la sola qualità di accorgersene, ovviamente non trae gratificazione da quello che non sa fare, e si dedica alla scalata dei posti di potere. Coloro che, di contro, hanno i numeri e riescono nel proprio lavoro, si dedicano a questo con passione ed intelligenza, ne vedono i risultati e restano invischiati ed imbalsamati nel proprio fare, piuttosto che nella idea di organizzare il fare degli altri.
Costoro dovrebbero poi attraverso dei meccanismi naturali (se questi premiassero i meriti), occupare i vertici delle istituzioni, ed invece non vi si avvicinano neanche, che in quei posti seggono sempre quelli più mediocri.
Mistificare è la negazione del giudicare.
Mistificatori e giudici dovrebbero sedere su scranni opposti.
I giudici dovrebbero essere il baluardo ultimo avverso le mistificazioni. La spiaggia agognata da coloro che si vengano a trovare sbattuti in un mare di ipocrisie.
Nel nostro paese, invece, i giudici che si ammantano del diritto di giudicare i giudici, mistificano essi stessi.
La maggior parte delle persone, almeno quelle che avranno l’interesse ad andare a leggere le motivazioni del CSM, sapranno che i magistrati di Salerno hanno abbandonato l’aula e che questo loro comportamento è la prova di un loro atteggiamento eversivo rispetto al ruolo del giudice.
Le conclusioni ed il modo in cui i giudici disciplinari sembrano avere utilizzato tale fatto in motivazione, danno il senso di quanto ingenui siano stati i PM di Salerno. O forse gli stessi sono stati talmente intelligenti da guardare oltre. Il loro gesto non voleva essere uno stimolo per i loro giudici, ma un grido di allarme indirizzato ad un giudice superiore, quello in nome del quale il CSM avrebbe dovuto decidere.
Il problema è che questo giudice, dorme.
La coscienza della maggioranza silenziosa, che è sempre stata assai poco dotata di neurotrasmettitori, è oggi più che mai assopita.
Ed ancor più lo sarà in futuro.
E mentre il dott. Saracino manda un segnale di allarme, e rivolge al CSM una critica assolutamente forte assumendosene, apponendovi la sua firma, le possibili conseguenze, noi che di tale suo atto di coraggio siamo i destinatari, leggiamo distrattamente e proseguiamo nella gestione del nostro piccolo microcosmo, che tanto quelli come il Dott. Saracino sapranno rappresentarci.
Questa è la conclusione più triste rispetto a tutta questa vicenda.
Al post del Dott. Saracino ha suscitato fino a pochi minuti fa, nove reazioni.
Nove persone sicuramente al di sopra della maggioranza assopita.
Nove (di numero nove, anzi dimeno perché qualcuno ha scritto più post) persone assolutamente pensanti e che più volte in questi spazi hanno mostrato quanto alta fosse la loro coscienza sociale.
La discussione tuttavia si è spostata su altro.
Il che significa che il segnale del post è rimasto sostanzialmente inascoltato.
In quanti lo hanno letto con attenzione?
Quanti hanno colto l’indignazione e la frustrazione che hanno spinto il Dott. Saracino a scrivere ciò che ha scritto?
E’ su questo assopimento generale che conta chi sta al potere per continuare la propria opera di assuefazione delle coscienze.
E mentre loro “operano” noi continuiamo a dormire.
Eppure costoro “operano” in nome del popolo italiano.
E probabile allora che stiano operando conformemente al mandato ricevuto !
Non che se avessimo risposto in cento o mille le cose sarebbero cambiate, ma almeno il Dott. Saracino, si sarebbe sentito, almeno lui, meno solo.
caro "io speriamo che:)", le motivazioni della sentenza della sezione disciplinare sono disponibili in internet.
proprio per combattere ogni "mistificazione", perché non cominciamo a commentarle?
apro oggi il blog dopo alcuni giorni. Condivido pienamente il commento di Stefano Genova aggiungo: Sono rimasto disgustato dalle frasi del presidente del consiglio sul caso di Eluana che qualcuno (chiaramente rivolto alla famiglia ingrao) han fretta per togliersi il disturbo. Mi vergogno da cittadini Italiano avere un presidente del comsiglio che continua a sputare cattiverie a chi non la pensa come lui.
Adriano Genova
P.S. I minuscoli sono voluti
Carissimo “io speriamo che”
Ti ringrazio per avere riportato la mia attenzione sul post.
Ero e sono preoccupatissima per i fatti gravi di questi giorni.
Si pensa che una dittatura sia sempre preceduta da grandi squilli di trombe e che si presenti dopo un lungo preavviso. Invece spesso succede tutto rapidissimamente e nel silenzio.
Seguo queste vicende e cerco di dare il mio contributo di informazione e di critica in vari blog e sui giornali che ci consentono di lasciare un commento.
Ma hai fatto bene a riportare il discorso sul post, perché é giusto continuare non solo a seguire il caso Apicella, cosa che io faccio, ma anche a dare un segnale di vicinanza a quelli che in prima linea, con grande coraggio, combattono su questo fronte.
Purtroppo io sul punto mi sento come un disco incantato.
Dico sempre le stesse cose.
Cioé: la vicenda De Magistris - Procura di Salerno é un caso così evidente di denegata giustizia, di decisione, non solo politica (dimostriamo che siamo capaci di eliminare i virus del sistema, ossia i magistrati indipendenti che osano indagare su politici e su magistrati corrotti, così non riformano la giustizia eliminando con legge la indipendenza della magistratura) , ma anche politicamente sbagliata e controproducente (la riforma la faranno e nessuno andrà in soccorso di una tale “magistratura”) che le parole del dott. Lima e del dott. Saracino mi sembrano come le parole del bambino della favola, che, a un certo punto, vedendo il re sfilare nudo in mezzo alla folla indifferente, disse: ma il re é nudo!
Il punto é questo: chiunque abbia un minimo di intelligenza critica, ma forse nemmeno critica, perché la nostra redazione supplisce egregiamente a questa eventuale lacuna del lettore, sa, vede che il re é nudo.
Ma fa finta di vedere che é vestito. O comunque omette di dire: é vero, il re é nudo.
Allora la denuncia, la spiegazione, provocano in noi, che il re nudo lo vediamo, un maggiore sconforto, perché quella immagine ci sembra sempre più chiara sempre più evidente.
Ma non ottiene nessun altro risultato. Perché chi non vede la nudità del re o non l’ammette, non é perchè quest’ultima non sia chiara ed evidente. E’ che non gli conviene farlo. Preferisce rimanere protetto dalla folla che fa finta di non vedere, piuttosto che mettersi dalla parte di un bambino, isolato ed incosciente, che denuncia quella nudità.
Allora se é così, forse, oltre alle spiegazioni, oltre alle notizie sull’evolversi di questa vicenda, che sono assolutamente indispensabili per noi, e noi siamo molto grati agli autori dei post, io vorrei che si andasse oltre la denuncia.
Io vorrei che si elaborassero delle proposte, che si discutessero.
Noi sappiamo, capiamo, sempre di più, sempre di più.
E basta.
E’ come se qualcuno mettesse sempre più aria dentro un palloncino.
Ma se non c’é una via di uscita, il palloncino scoppia.
Queste informazioni, queste denunce, la indignazione e la preoccupazione che ne conseguono si sommano le une alle altre e non riescono ad incanalarsi da nessuna parte, non trovano una via d’uscita.
Da questa impotenza nasce un grande sconforto.
Non si può sapere, capire e ... non fare niente. Rimanere a guardare.
Io capisco benissimo che il ruolo rivestito dai nostri autori é quello che é, capisco che é prossimo il giudizio davanti alle Sezioni Unite della Cassazione, capisco che tutto questo conduce alla cautela.
Felice Lima più volte stimolato sul punto,, da me e da altri, ha detto: noi ci occupiamo di denunciare, di informare, di spiegare, ci occupiamo della difesa tecnica. Altro non possiamo. Ognuno faccia quel che gli dice il cuore.
Ha ragione. Sono esseri umani. Hanno famiglia e un enorme carico di lavoro.
Capisco. Sono grata a lui e agli altri per tutto quello che fanno.
Ma la comprensione non elimina il grande senso di impotenza e di sconforto che mi invade.
So, capisco. E non posso fare nulla.
Nulla.
Nemmeno una idiozia che magari ha improbabilissime possibilità di ottenere risultati anche minimi. Ma dà la speranza che qualcosa puoi fare, ci puoi provare.
Quello che entra da un lato, esce dall’altro. Ci provi.
Invece niente.
Solo una interminabile attesa.
Scusatemi tanto per lo sfogo.
Non é un rimprovero per nessuno e non voglio che Felice Lima o qualcun altro perda tempo per rispondermi.
Vi abbraccio tutti con sincero affetto.
Nanni
Per "Io speriamo che ..." e per tutti.
Cari amici, nei prossimi giorni, ovviamente, metteremo online sul blog tutti i documenti che consentano a chiunque lo voglia di prendere conoscenza diretta di ciò di cui stiamo discutendo.
Ci scusiamo per il fatto che ci vuole un po' di tempo (qualche giorno) per fare questo, ma si tratta di documenti molto lunghi che, per essere messi sul blog, vanno convertiti in un formato testo. Cosa che richiede tempo.
Inoltre, vorremmo riuscire anche a fare questo in un modo che consenta a più persone possibili di comprendere ciò che è accaduto.
Un grazie a tutti per l'attenzione e la pazienza.
La Redazione
Ringrazio "io speriamo che :)" per il suo intervento, più che sacrosanto, delle 13.15.
Mi ha fatto riandare al momento in cui avevo letto il post del dott. Saracino, e alla tristezza profonda che avevo provato.
Dopo un po' -evidentemente- ero passata ad altro. Perchè? Probabilmente proprio per allontanarmi da questo ennesimo, profondo sconforto; e perchè ormai le batoste d'illegalità e di follia che continuano a piombarci sulla testa, un giorno dopo l'altro, un momento dopo l'altro, mi stanno spossando, e col morale sottoterra mi rendono incapace d'intervenire su tutto ciò che esigerebbe almeno una presa di posizione (non avere alcuna competenza in campo giuridico è più che altro una scusa, perchè in realtà non ha mai costituito un impedimento ad intervenire in questo blog).
Comunque, se di una cosa non potrò mai stancarmi, è rivolgere il mio ringraziamento e la più profonda e calorosa solidarietà al dott. Saracino, e a tutti coloro che come lui stanno lottando per l'uguaglianza, la giustizia e la libertà in questo Paese, come capitani di una nave che auguro, a loro e a noi tutti, di poter ancora salvare.
siu
Il “rigoroso rispetto delle regole” cui si richiama la sezione disciplinare, sembra essere stato dalla stessa più volte aggirato e calpestato. La mistificazione sul fatto che i magistrati di Salerno abbiamo lasciato l’aula, naturalmente fa parte di una precisa strategia volta a delegittimarli.
Il giorno del processo disciplinare, Iannelli aveva dichiarato di rispettare le istituzioni. Forse si riferiva al fatto che qualcun altro, invece, non le aveva rispettate. Forse queste parole non sono state dette per caso, forse erano proprio l’inizio di un’opera di delegittimazione della credibilità dei magistrati di Salerno.
La stampa, anziché cercare di analizzare ciò che realmente è accaduto, funge da compiacente megafono del CSM, che a sua volta la utilizza per dare forza a quella mistificazione che, celando i fatti, ha l’obiettivo di screditare coloro che nuovamente si sono trovati ad indagare su fatti che coinvolgono politici, faccendieri, magistrati in quel di Catanzaro.
Mettendo insieme tutte le informazioni su questo procedimento disciplinare, sembra proprio che la sentenza fosse scritta sin dall’inizio e che un vero processo non ci sia davvero stato.
Anche volendolo, come avrebbero potuto fare i magistrati di Salerno a difendersi nel processo, se un vero processo non c’è stato?
Vorrei sottolineare la preziosa e coraggiosa opera d’informazione del dott. Saracino, pur all’interno dei confini del ruolo che in questa vicenda riveste, senza la quale difficilmente sapremmo come si sono svolti realmente i fatti.
Che la decisione contro i magistrati di Salerno fosse già scritta fin dall'inizio si poteva purtroppo facilmente immaginare; dunque qualunque iniziativa avessero adottato gli interessati ed i loro difensori almeno in quella sede non aveva alcuna chance di essere presa in considerazione; e, perfino, per quanto meditata ed oculata potesse essere, era perfino facile prevedere che, in qualche modo, sarebbe stata "usata contro di loro".
Nulla da rimproverarsi, dunque, rispetto alle scelte processuali adottate.
C'è da sperare, a questo punto, che siano paradossalmente proprio le tante abnormità (ed il termine credo che stavolta sia usato con proprietà)della vicenda, comprese le ultime di cui si sta discutendo, ad indurre il giudice di ultima istanza a fare un esame serio e rigoroso dei fatti, rifuggendo da ogni tentazione di conformismo e di salvaguardia della "ragion di stato". Tentazione che indubbiamente ci potrà essere (possiamo anche essere idealisti ma non siamo certo ingenui): anche i giudici, compreso quelli di cassazione, sono esseri umani e pertanto, respirano come noi tutti l'aria dei tempi...
Auguriamoci tuttavia che, almeno stavolta, gli anticorpi (quelli veri) possano funzionare; non saranno tantissimi, ma ci sono ancora, questo lo sappiamoe ci dà la forza per andare avanti, altrimenti lo sconforto, evocato da molti, ci avrebbe già sopraffatto.
Un affettuoso saluto alla Redazione, sicuramente in questo periodo ancor più impegnata in un superlavoro notevole.
Avvilito
Il re è nudo ma noi "credenti" negli stessi ideali - quelli che i nostri valorosi e instancabili magistrati stanno cercando di riaffermare - non dobbiamo farci "sfiancare" dalle continue e malcelate mistificazioni.
Continuamo la nostra opera di controinformazione e appoggiamo in tutti gli ambiti possibili chi si fa portatore di autentica verità.
In dettaglio molliamo tutti coloro che palesemente in parlamento e fuori impediscono e/o agevolano il "malaffare" - penso ad esempio alla legge sulle intercettazioni, al tentativo di imbavagliare la circolazione delle corrette informazioni, al frequente utilizzo e varo di norme fatte in corso d'opera e su misura, ai tentativi di applicare arbitrariamente norme prima che queste vengano approvate in modo definitivo ma pretestuosamente e arrogantemente utilizzate.Gia dati questi criteri si farebbe una bella cernita di chi è per la giustizia e la verità e chi no per escluderlo dalle nostre scelte elettorali e non.
Aggreghiamoci intorno a coloro che portano avanti l'iniziativa di una petizione, proposta di legge che consenta ai magistrati di portare a termine il procedimento concernente reati sulla pubblica amministrazione e in materia di spesa pubblica dando esclusiva priorità all'esigenza di primaria ricerca della verità subordinando a questa esigenza eventuali azioni disciplinari. Io penso che con queste previsioni di legge si eviterebbero molti problemi di spesa di duplicazioni di indagini ed altro. Il fatto sotto giudizio sarebbe all'attenzione dell'opinione pubblica che con l'affestellarsi degli avvenimenti (azioni disciplinari, surrettizi scontri, interpretazioni pro-tempore, diavolerie varie) perde ogni collegamento con la realtà che spesso si vuole fare scomparire.Noi che abbiamo "presidiato" il CSM lo abbiamo imparato allorchè le notizie venivano "alterate" all'esterno censurate dall'interno, oscurate dalla stampa ma smentite dai pochi "marziani" che si scontravano nella piazza con giornalisti "spiazzati" platealmente.
Mi conforta il pensiero di Eleonora Moro "Quella gente desiderava eliminarlo perchè era scomodo" La gente scomoda sta dalla parte della giustizia e della verità". Continuamo quindi ad essere scomodi ma ad operare per la giustizia e la verità senza sosta e concordemente.
Avrei qualche considerazione da fare a proposito di alcuni passaggi che mi hanno particolarmente colpito, spero che sia lecito.
“A conclusione di questa complicata vicenda cautelare, un'ultima considerazione si impone. Nessuno degli incolpati, salernitani e catanzaresi, nel corso delle diverse udienze camerali, ha dimostrato minimamente di essersi reso conto della eccezionale gravità del proprio comportamento deontologico che, violando fondamentali regole procedurali, ha determinato il concreto rischio di una vera e propria implosione della giurisdizione.”
Qui sembra di leggere lo stupore di un padre che sorprende i propri figli adulti a maneggiare del tritolo. Non si chiede perché lo fanno, ma si domanda come fanno a non capire che non devono farlo.
“Anche il comportamento processuale dei magistrati di Salerno che hanno abbandonato l'aula dopo aver letto una dichiarazione, dimostra che essi hanno inteso difendersi “dal processo” e non “nel processo”.”
Qui mi piacerebbe sapere perché si ritiene opportuno non fare il minimo accenno al contenuto della dichiarazione letta in aula, in questo modo gli imputati acquistano un colorito teatrale e il loro atteggiamento appare di ostilità e rifiuto alla Corte e non una chiara e motivata esposizione della loro difficoltà ad essere in quella determinata posizione processuale.
“L'essenza stessa della giurisdizione, invero, fonda sul rigoroso rispetto delle regole da parte di chi ne rappresenta il centro ed il cuore, e cioè il magistrato.
Non vi è alcuna giurisdizione credibile se non vi è rispetto delle regole da parte dei suoi protagonisti. Senza una giurisdizione credibile si pone in crisi una delle funzioni fondamentali di uno Stato democratico e si scivola via verso uno Stato di polizia, che è la negazione del moderno Stato di diritto ed è di ostacolo alla realizzazione di quel principio fondamentale della nostra Carta Costituzionale, secondo cui la legge è uguale per tutti.”
Quest'ultimo brano giunge all'apoteosi in cui la realtà di ciò che sta avvenendo ora, in questo preciso momento storico, si fonde in un vibrante e poetico monito parlando a se stessa.
La regina cattiva delle fiabe consulta lo specchio delle sue brame per farsi dire ad ogni costo di essere la più bella del reame.
Eccezionale.
E' un momento davvero topico quello in cui una dichiarazione così solenne a motivazione di questa sentenza viene enunciata, mentre fuori il presidente del consiglio promette di falciare la Carta Costituzionale come fosse il prato di una delle sue ville.
Che dobbiamo fare, metterci a piangere?!
Bèh, io non credo proprio.
E' arrivato il momento di muovere,
altrimenti finiremo in scacco, prima di aver giocato, prima ancora di aver capito che il gioco è chiuso.
Se non ricordo male il procedimento si è svolto a porte chiuse.
Con la mancanza di una pubblica udienza come possiamo valutare i fatti?
Alessandra
"Qualunque difesa i PM di Salerno avessero articolato, la loro condanna era già scritta nei brogliacci del CSM e dei mandanti del CSM."
Condivido tale affermazione e me ne rammarico.
La materia è molto complessa ed è per quello che la mistificazione posta in atto dal Csm è molto più grave di quella posta in essere da altre istituzioni.
Il dott Saracino non dovrebbe sentirsi solo poiché la voglia di giustizia muove molte persone, semplici oneste che nulla hanno a che fare con la vita politica del paese. C’è da dire però che poche sono in grado di apprendere le notizie reali e solo pochi hanno gli strumenti per andare oltre le disininformazioni date dalla stampa.!
Ma la solitudine di cui mi rammarico è quella dei colleghi che non lo sostengono come invece dovrebbero. Ma spero di sbagliare, spero che i colleghi lo sostengano magari nel silenzio del blog, nei corridoi ci sia una stretta di mano, una parola di solidarietà, ma spero ancora di più che si uniscano in coro, per far presente che sono tanti che la pensano così, che non vogliono essere schiacciati dall’arroganza e dalla prevaricazione delle cariche di potere, che anche per loro i valori di giustizia, verità, equità sono gli stessi per cui vale battersi.
Da questa parte però le voci sono fioche e tranne le solite forti e ormai familiari che rompono il silenzio non se ne odono nuove.
Spero di sbagliare, veramente.
Grazie dott. Saracino
Un abbraccio Eleonora
QUEI FATTI STRANI ….
Purtroppo gli illegittimi atti che hanno impedito a De Magistris di concludere le proprie indagini. Purtroppo le impensabili decisioni che hanno impedito a Nuzzi e Verasani di concludere le proprie indagini, sono ormai vissuti come problemi tutt’interni alla magistratura. Sono fatti che si spiegano soltanto con i comportamenti maldestri di alcuni magistrati: quando dimentichi di evidenti adempimenti e quando troppo prolissi nell’illustrare le gravi ipotesi di reato che vorrebbero giustificare inconsueti sequestri di materiale probatorio.
Sembrerebbe quasi che qualunque magistrato si trovi a indagare sui fatti di Catanzaro debba necessariamente commettere abnormità e come tali sanzionabili disciplinarmente. Insomma in un modo o nell’altro le indagini sui fatti di Catanzaro si fermano anzitempo ed al prematuro capolinea c’è sempre il CSM. L’organo di autogoverno si occupa di sanzionare i magistrati cattivi, indegni di godere dell’indipendenza della loro funzione, e quindi di continuare le indagini. Peccato che queste ultime riguardino sempre i fatti di Catanzaro. Ma può il CSM nel giro di pochi mesi colpire più volte il principio dell’indipendenza del magistrato, principio di rango costituzionale, e ciò che è peggio, ogni qualvolta si tratta di indagare sui fatti di Catanzaro? Non dovrebbe il CSM vigilare sull’indipendenza e sulla continuità delle indagini, a garanzia dell’autonomia della giurisdizione, piuttosto che rallentarle o Dio non voglia, depotenziarle fino a renderle inefficaci? Uno sbadato osservatore stupidamente potrebbe commentare che dove non può l’inefficienza della giustizia italiana può il CSM. Certo parlerebbe con la pancia, giammai in punta di diritto.
Capiranno i membri del CSM che ormai ci siamo incuriositi su ’sti benedetti fatti di Catanzaro. Sì certo! I cattivi magistrati…; non si può permettere che anche solo incrinino l’austera e seriosa immagine della Magistratura che il CSM ha il dovere di tutelare. Quello tuttavia che di strano c’è, e che appunto ci incuriosisce, è perché tutti i cattivi magistrati, anche quelli ormai vicini alla pensione e che fino ad oggi cattivi non sono stati, si scoprono tali quando per uno strano scherzo del destino si trovano a mettere becco sugli oscuri fatti di Catanzaro. Forse una spiegazione c’è. Il CSM si è impuntato: le indagini sui fatti di Catanzaro devono essere fatte bene, anzi benissimo! Il primo errore materiale, la prima pagina di atto non debitamente siglata, una inquadratura che troppo si attarda sui riccioli impomatati del magistrato e ZAC! Capolinea “Scendere dall’indagine prego, favorire documenti ed attendere il controllo di qualità del Magistrato”. Risultato: cattivo magistrato, indegno del bollino di Magistrato OCCSM (origine controllata dal Consiglio Superiore della Magistratura). E vai con sentenze/manuale sulle necessarie qualità del Magistrato OCCSM
Se si dovesse fare una statistica per capire la correttezza della condotta dei magistrati nel procedimento giurisdizionale e dal sorteggio uscisse proprio il caso Catanzaro come campione di riferimento, ci troveremmo a costatare che la maggior parte dei magistrati soffre di uno strano vizio: l’abnormità. Pm, Gip, collegi del Riesame. Tutti a straviziare nell’abnormità. Purtroppo per la fase processuale i dati mancano, perché le indagini si fermano prima. Il solito osservatore un po’ ingenuo, leggendo i dati della statistica direbbe che l’Italia è il paese della cuccagna per il malaffare, perché in quel paese le indagini, nella maggior parte dei casi, non arrivano mai al verdetto del giudice. Persone prive di scrupoli si darebbero un gran bel daffare per arraffare quanto più possibile (in particolare a Catanzaro ovviamente); tanto in quel paese le indagini le fanno magistrati cattivi che il CSM, solerte custode del prestigio della Magistratura, immediatamente blocca.
Piccola nota storica: un caso simile è quello delle indagini su Berlusconi; qualunque magistrato si fosse trovato ad indagare su di lui diventava cattivo, ma non perché dimentico delle procedure di rito, bensì per una tardiva conversione al socialismo reale. Oggi invece chi indaga sui fatti di Catanzaro, e sul possibile coinvolgimento di magistrati in quei fatti, diventa cattivo o perché troppo vanesio o troppo zelante o perché….beh! Ognuno cerchi un attributo negativo da affibbiare al magistrato cattivo; i migliori li faremo pervenire al CSM che ne farà come al solito un ottimo uso.
Ritorniamo all’attualità ed ai nostri imperscrutabili fatti di Catanzaro. Alla fine là dove si pensava ad un complotto ordito ai danni dei calabresi, si scopre che il complotto è invece ordito ai danni del buon nome della Magistratura da uno stuolo di cattivi magistrati dediti all’abnormità. Ed al rovescio piuttosto che al diritto.
Viva! Grazie al CSM abbiamo finalmente capito perché Berlusconi si è sgolato a farci capire che per i magistrati ci vogliono i test attitudinali: perché sono intrinsecamente cattivi.
Silvio Liotta
Gentile De Luca,
non oso immaginare le facce dei tanti intellettuali e Professori calabresi divenuti famosi a suon d'incarichi pubblici e prebende varie, non escluso l'impiego dei fondi europei, su studi e ricerche sul fenomeno malavitoso di questa regione, quando finalmente il resto del mondo scoprirà la vera identità della Ndrangheta e degli ndranghetisti! Sicuramente non gli mancheranno argomenti per giustificare le infinite balle raccontate! Una delle più ricorrenti sarà, certamente, che la bassezza del vermicaio calabrese non era rilevabile dall'alto posizionamento delle loro cattedre!
Con la solita stima bartolo iamonte.
Sotto il tiro delle armi bianche
a cura di Monica Centofante
Intervista al sostituto procuratore di Salerno Gabriella Nuzzi
Lo scorso 22 gennaio la Dott.ssa Gabriella Nuzzi, sostituto procuratore di Salerno (insieme ai dottori Apicella e Verasani condannata dal Csm alla pena del trasferimento di sede e funzione), si è dimessa dall’Associazione Nazionale Magistrati con una coraggiosa lettera, che è anche un atto di forte denuncia. La denuncia contro quella magistratura che per ragioni corporative spesso sacrifica la ricerca di verità e giustizia nel quadro di un sistema asservito agli interessi del potere e al mantenimento della sua impunità. A farne le spese sono i sacri principi dell’autonomia e dell’indipendenza della Giurisdizione e quindi la nostra stessa Democrazia e la nostra libertà. Un concetto del quale sono permeate le indagini effettuate dalla Procura di Salerno sul cosiddetto “Caso De Magistris” e che, proprio per questo, hanno portato alle sanzioni disciplinari contro i giudici Apicella, Verasani e Nuzzi.
Per meglio analizzare la delicatezza e la gravità della situazione abbiamo contattato la Dott.ssa Nuzzi e le abbiamo chiesto di rispondere ad alcune nostre domande.
Quanto sta avvenendo in questi ultimi mesi o meglio nell’ultimo anno, a partire dal trasferimento del giudice Luigi de Magistris in poi - denota una pericolosa ingerenza del potere politico su quello giudiziario. Ma soprattutto, ed è ciò che impressiona di più, una condiscendenza del Csm e dell’Anm ai desiderata della politica in violazione del principio costituzionale secondo cui la legge è uguale per tutti. E, ovviamente, a discapito dell’indipendenza della magistratura.
Dott.ssa Nuzzi, cosa sta accadendo ai vertici del potere giudiziario?
Le vicende che hanno riguardato il Giudice Luigi de Magistris prima, i Magistrati di Salerno poi, sono emblematiche dell’evoluzione delle strategie di contrasto ed annientamento dell’attività giudiziaria, ed inquirente in particolare, allorquando essa giunga a lambire sfere intoccabili del potere.
L’eliminazione fisica, che rende il Giudice eroe, conferendo immortalità al ricordo della sua persona e del suo operato, cede il passo alla soppressione morale e professionale, attuata con le armi “bianche”, meno cruente ma altrettanto letali, dell’insinuazione, del dubbio, della denigrazione che oltraggiano l’onore del Magistrato, privandolo del prestigio e dell’autorevolezza del suo ruolo istituzionale, rendendolo abietto e negletto, dunque, da ripudiare.
Ma il giudizio di delegittimazione, che ha come obiettivo l’emarginazione del Magistrato sino al limite del suo allontanamento dall’Ordine Giudiziario, è generalmente accettabile solo se consacrato in pronunciati autorevoli, tanto più credibili ed incisivi in quanto promananti dagli organi istituzionali preposti al controllo, al governo, alla tutela dello stesso corpo magistratuale.
L’indebita strumentalizzazione del piano delle responsabilità del Magistrato può, dunque, progressivamente condurre alla distruzione della sua immagine professionale e, ancor più gravemente, all’annientamento dell’attività in cui egli è impegnato.
Contro simili armi la Magistratura e la comunità, in nome della quale essa quotidianamente è chiamata ad amministrare Giustizia, non dispongono di adeguati mezzi di difesa e di contrasto.
Il caso “Salerno-Catanzaro” evidenzia come anche il nuovo sistema disciplinare possa, nell’applicazione concreta, prestare il fianco a pericolose intromissioni nell’esercizio dell’attività giudiziaria, incidendo pericolosamente sui principi costituzionali di autonomia ed indipendenza della Giurisdizione e, dunque, di eguaglianza di tutti i cittadini dinanzi alla Legge.
Gli organi istituzionalmente preposti al controllo, al governo, alla tutela della Magistratura sono chiamati ad assicurare che il Magistrato mai possa sottrarsi all’imperio della Legge; ma anche doverosamente ad impedire che, proprio attraverso distorsioni applicative delle norme disciplinari, si possa giungere a consacrare un ingiusto annichilimento di professionalità, garantendo dall’interno rigorose e approfondite verifiche giurisdizionali – cui lo stesso Magistrato chiede di sottoporsi – unico baluardo contro indebite strumentalizzazioni o ingerenze.
Purtroppo, però, non è quanto si è verificato per la vicenda “Salerno-Catanzaro”.
Insieme ai dottori Apicella e Verasani lei ha svolto indagini sull’operato del dott. de Magistris, partendo dalle denunce formulate da quel giudice e contro quel giudice. Al termine di quelle indagini, insieme ai colleghi, ha dimostrato la fondatezza delle prime e l’inconsistenza delle seconde, sottolineando la necessità di svolgere ulteriori accertamenti giudiziari, chiaramente espressa sia nella richiesta di archiviazione che nel discusso decreto di sequestro probatorio.
Dalla lettura di quelle carte e da quanto è accaduto e sta accadendo intorno alla vicenda sembra esservi una sorta di convergenza di interessi tra diverse forze politico-istituzionali, e anche interne alla magistratura, che sono state toccate da quelle indagini e che in qualche modo vorrebbero frenarle.
Ci troviamo di fronte, ancora una volta, a soggetti appartenenti alle istituzioni che tentano di difendersi dal processo e non nel processo? O ad un sistema asservito agli interessi del potere, come lei lo ha definito nella sua lettera di dimissioni dall’Anm?
In mesi di approfondite verifiche, la Procura di Salerno è riuscita a porre in luce che le inchieste POSEIDONE e WHY NOT furono illegalmente sottratte al Pubblico Ministero titolare dott. de MAGISTRIS, mentre erano in pieno svolgimento; le ipotesi accusatorie hanno superato il vaglio giurisdizionale di G.I.P. e Tribunale del Riesame e nonostante, sin dai primi di gennaio 2008, siano state oggetto di comunicazione agli organi istituzionali preposti al controllo e al governo della Magistratura, ad oggi, non si ha ancora notizia di alcuna concreta iniziativa disciplinare o paradisciplinare a carico dei Magistrati di Catanzaro indagati.
Il cuore delle indagini è nel “sistema” di rapporti tra settori della politica-imprenditoria-magistratura-informazione in grado di condizionare illecitamente la gestione delle erogazioni pubbliche in settori fondamentali per la vita della comunità.
Il caso, montato ad arte, della “guerra tra procure”, poteva costituire l’unico perverso espediente in grado di bloccare l’inchiesta salernitana e conseguire, per effetto dell’invocato intervento immediato di tutte le forze istituzionali competenti, nonostante l’eccezionale gravità delle vicende oggetto di investigazione e l’intreccio di interessi sottostanti, il risultato di allontanare repentinamente i Pubblici Ministeri titolari, neutralizzandoli definitivamente con lo “strappo” delle funzioni.
Il trasferimento di sede e funzione del dott. de Magistris e le modalità con le quali è avvenuto sembrano aver creato in Italia una sorta di precedente storico. Ora, come sta accadendo con lei e con i suoi colleghi, appare più facile strappare le indagini a un magistrato. Quali ripercussioni potrebbe avere tutto questo sul sistema della Giustizia?
Mi auguro che le vicende che hanno riguardato il dott. de Magistris, noi Magistrati di Salerno, ma anche altri “Servitori dello Stato” non assurgano a “precedenti storici”, restando al contrario relegati a casi del tutto eccezionali e irripetibili, ad “esempio” di come l’autonomia e l’indipendenza della Giurisdizione sia oggi pericolosamente esposta all’ingerenza politica, esterna ed interna alla magistratura e, talvolta, purtroppo, anche gravemente compromessa.
Mi avvarrò fiduciosamente degli strumenti previsti dall’ordinamento per dimostrare la correttezza del mio operato.
Ma credo anche che sia utile aprire un dibattito generale sulla conformazione dell’attuale sistema disciplinare, sugli effetti negativi di talune sue applicazioni sulle garanzie costituzionali poste a presidio della Giurisdizione.
Teme che le vostre indagini, anche per questioni burocratiche, possano subire ora un rallentamento?
Il rallentamento dell’inchiesta è inevitabile, tenuto conto che il patrimonio conoscitivo dei Pubblici Ministeri di Salerno originari titolari si è formato in un anno di intensissimo lavoro investigativo, attraverso lo studio di migliaia di atti e documenti, l’assunzione di centinaia di testi, l’acquisizione e l’analisi di una mole notevole di dati tecnici.
Una scrupolosa attività di verifica, che le Istituzioni però hanno manifestato di non voler apprezzare e tutelare.
In quel sistema a cui accennavamo prima qual è, secondo lei, il ruolo dell’informazione? In seguito alle perquisizioni dello scorso 2 dicembre i principali media non hanno fatto altro che alimentare le polemiche sulla fantomatica guerra tra procure, con il risultato che tali polemiche potranno essere strumentalizzate, anche in vista delle riforme in corso sulla Giustizia.
Nella vicenda “Salerno-Catanzaro” una parte dell’informazione ha dimostrato di aver abdicato al proprio ruolo, che è – o dovrebbe essere – quello di orientare il libero pensiero sulla base di rappresentazioni obiettive degli eventi, nella loro effettiva storicità e non delle variabili dipendenti di questo o di quel gradimento politico.
Tacere la verità tradisce la libertà di stampa.
Quanto alla possibile strumentalizzazione delle polemiche alimentate dai media, ritengo un grave errore sottovalutare l’opinione della gente comune, il desiderio che essa ha di conoscenza ed approfondimento sulle questioni vitali per il futuro democratico del Paese, un desiderio che oltrepassa le “pillole indorate” dell’informazione guidata.
Per affrontare e risolvere i nodi cruciali del “sistema” giustizia, la magistratura associata deve abbandonare la logica del compromesso, deve capire che le riforme vere, quelle che i cittadini invocano, non possono “barattarsi” voltando lo sguardo dall’altra parte e calpestando la dignità di chi adempie il proprio dovere.
L’intera magistratura oggi appare più debole e condizionabile.
Quanto è accaduto in questi mesi non può che creare un clima di confusione, di incertezza e quindi di pericolosa sfiducia nei confronti delle istituzioni. Per questo è necessario mantenere vivo l’alto valore dello Stato con azioni concrete, come l’educazione alla legalità. Cosa si sente di dire oggi ai giovani, a quei figli ai quali accenna, ancora, nella lettera di dimissioni dall’Associazione Nazionale Magistrati?
La legalità non è un valore imposto dall’alto.
Essa esiste dentro di noi, è sangue e carne che ci rende vivi, è l’essenza stessa dell’umanità.
Affermare la legalità nei piccoli gesti quotidiani significa affermare la propria dignità di esseri umani, che, sempre ed ovunque, è pari a quella degli altri.
Il nostro Paese è pieno di risorse, uomini e donne dagli occhi trasparenti, il cuore forte e pulito, colmo di speranza.
L’integrità morale è la forza irresistibile delle coscienze, il pilastro del vero rinnovamento.
http://www.antimafiaduemila.com/content/view/12864/78/1/1/
http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2009/02/i-tabulati-di-genchi-la-nuova-p2-le-telefonate-distrutte-berlusconicuffaro-e-il-grande-orecchio-friu.html#comments
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