sabato 14 febbraio 2009

Riflessioni sull’ordinanza cautelare del C.S.M. nei confronti dei magistrati di Salerno




di Raffaello Magi
(Giudice del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere)





Una breve riflessione – a prima lettura – sulla decisione della Sezione Disciplinare relativa ai fatti di Salerno e Catanzaro.

Dico subito che nel compierla :

a) esprimo opinioni che rientrano nel più ampio “genus” della libera manifestazione del pensiero;

b) cerco di non farmi condizionare dalla conoscenza di taluni fatti ‘sottesi’ all’intera vicenda, ed in particolare dal rapporto di amicizia (e condivisione di taluni valori di fondo) con Luigi De Magistris ;

c) cerco di non impostare la questione solo sul piano tecnico, posto che non è questa la sede più appropriata per tale approccio.

Ciò che vorrei evidenziare è, infatti, al di là di ogni altra questione pur rilevante, un pericolo e un dubbio.

Il pericolo è rappresentato dal possibile “scivolamento” della giurisdizione disciplinare in un improprio ed anticipato “sindacato di merito” sui contenuti di atti espressivi delle attribuzioni giurisdizionali.

Leggendo l’ordinanza disciplinare – pur ampiamente ed elegantemente motivata – ho trovato motivi di allarme in tale direzione, posto che l’intera vicenda può sintetizzarsi in questi termini.

A “Salerno” non si contesta (ovviamente) l’an ma il quomodo della attività giudiziaria posta in essere mediante il noto decreto di perquisizione e sequestro, lì dove a “Catanzaro” si contesta (ovviamente) l’an ovvero la carenza di potere rispetto all’altrettanto noto “controsequestro” compiuto.

Dunque, un primo dato: la “carenza di potere” (Catanzaro) è del tutto manifesta e bastano alla Sezione Disciplinare poche pagine (in tutto 7) per dimostrarlo, fermo restando che – sul piano delle conseguenze – la decisione compie una “scissione” tra paternità formale (4 incolpati) e paternità sostanziale (solo 2 incolpati) dell’atto che … non si sarebbe potuto emettere.

Circa il “cattivo esercizio del potere” invece (leggi Salerno) la questione è molto più complessa e spinosa e, come doveroso, l’estensore si pone più volte il problema del rapporto tra giudizio disciplinare (in tal sede solo ‘anticipato’) e valutazione del merito dei provvedimenti, posto che persino nell’attuale legge regolatrice è ancora previsto che:


“... fermo quanto previsto dal comma 1, lettere g), h), i), l), m), n), o), p), cc) e ff), l’attività di interpretazione di norme di diritto e quella di valutazione del fatto e delle prove non danno luogo a responsabilità disciplinare ...”.

In ciò, peraltro, bisogna ricordare che nel complicato “gioco dei rinvii” (il … fermo quanto previsto da ...) la previsione del comma 1 lettera i è da ritenersi abrogata (la legge 269/‘06 ha tolto proprio tale lettera e dunque la correlata incriminabilità del ... perseguimento di fini estranei ai suoi doveri ed alla funzione giudiziaria ...).

Dunque quando “valutiamo i fatti” o “interpretiamo le norme” possiamo essere incriminati sul piano disciplinare solo per le altre ipotesi prima richiamate (si tratta della grave violazione di legge determinata da ignoranza o negligenza inescusabile, del travisamento dei fatti, dell’assenza di motivazione etc.).

Ciò posto, il tema “Salerno” è quello di una eventuale “assenza” di motivazione (nonostante l’imponente mole degli atti riversati nel decreto di perquisizione) e non già, a mio parere, quello della sua effettiva “continenza” espressiva rispetto alle finalità previste dalla legge processuale.

Non vi è infatti, una norma di legge – allo stato – che imponga con forza cogente determinati “stili” motivazionali, fermo restando che è “buon costume” attenersi ad uno stile sobrio e convincente, senza inutili ripetizioni o appesantimenti (ma, in verità questa è questione, appunto ... di stile).

Tra l’altro nei processi penali si ricostruiscono – per forza di cose – fatti sgradevoli e non vi è alcuna norma che nel ricostruirli (o nel provare a farlo, per ciò che qui rileva) impedisca di fare riferimento alle condotte non solo degli indagati ma anche di terzi estranei alla “immediata” condotta illecita, non potendosi invocare in ragione dell’ambito giudiziario (sotteso all’atto) la tutela assoluta della riservatezza (quanti tra voi ricordano le polemiche sollevate molti anni fa dall’ordinanza “Cirillo” redatta dall’attuale Presidente del Tribunale di Napoli ? ... ) né potendosi irragionevolmente imporre un obbligo di “iscrizione” nel registro degli indagati di qualunque soggetto debba citarsi in un complesso provvedimento.

Ed invece l’ordinanza disciplinare si sofferma – più volte – sulla questione della effettiva “pertinenza” degli atti “riversati” nel decreto di perquisizione rispetto alle (gravi) imputazioni provvisorie contestate ai magistrati indagati e stabilisce relazioni tra tali dati probatori e le finalità tipiche dell’atto (ritenendole con giudizio di valore insussistenti), in ciò invadendo ampiamente il “merito”, a mio sommesso avviso.

Ciò perché impostare una “relazione di pertinenza e di peso dimostrativo” tra un elemento citato in motivazione ed il dispositivo dell’atto è tipica questione di merito, che involge l’esame non già del profilo esterno all’atto quanto dei suoi contenuti tipici.

Credo, dunque, che – per quanto discutibile sia la “tecnica redazionale” utilizzata dai magistrati salernitani – non può prescindersi – in sede disciplinare – dall’osservanza del limite normativo prima citato, altrimenti si rischia di confondere i piani.

Il decreto di perquisizione in chiave di sequestro probatorio – in quanto mezzo di ricerca della prova – non tende ontologicamente ad offrire compiute ricostruzioni e quindi dovrebbe essere fonte di responsabilità disciplinare quando non è motivato o non trae origine da una notizia di reato.

Per la verità, entrambe le ipotesi risultano escluse dall’autorità giudicante di Salerno in sede di Riesame (ordinanza del 9 gennaio 2009) e dunque vi è un passaggio delle due autorità giudicanti (Riesame Salerno/Sezione Disciplinare) che è in insanabile reciproco contrasto.

Per la prima autorità il provvedimento ha una sua parte più strettamente motiva da pag. 1416 a pag. 1423 ove “… sono chiaramente esplicitate le ragioni di quella disposizione certamente non avente carattere esplorativo e men che mai rivolta all’acquisizione di una mera notitia criminis partendo da sospetti e congetture ...”; per la seconda autorità “non è dato apprezzare in motivazione alcuna compiuta valutazione di fatti e prove ...”.

Qualcuno dovrà pur sciogliere questo nodo, ma mi sembra un punto/chiave della questione che, allo stato, rende difficile condividere la “dolorosa” decisione della Sezione Disciplinare in sede cautelare (anche in rapporto agli effetti che determina, come tutte le decisioni cautelari, e con alle spalle un diritto di difesa basato esclusivamente su un “ascolto” dell’incolpato, che è cosa ben diversa dalla partecipazione alle modalità di ricostruzione dei fatti rilevanti) ...

Un secondo aspetto che vorrei sottoporre alla vostra attenzione è quello legato alla “proprietà” degli atti dei procedimenti in corso a Catanzaro e riguarda, più da vicino, l’articolo 11 del codice di rito, a mio avviso sinora malamente interpretato (da qui il “dubbio”).

E’ evidente che tale questione ha creato il “cortocircuito” tra i due uffici uno dei quali – per espressa attribuzione legislativa – indagava su taluni soggetti rimasti in servizio nell’altro e per fatti rimasti sotto il “controllo” dell’ufficio catanzarese.

Qui, per la verità, è molto difficile dare torto ai colleghi di Salerno che hanno mostrato (nella loro ottica investigante) una certa sfiducia nell’operato di soggetti (alcuni dei quali) “investigati”.

Difficile infatti dare corso ad una “riunione di coordinamento” in simile situazione, date le ipotesi investigative formulate a Salerno e non “ostensibili” all’esterno.

Da qui la convinzione, che esprimo, di una necessità “tecnica” di attrazione a Salerno della titolarità dei fascicoli oggetto dell’inchiesta (anche se tale aspetto non appare sinora esplorato) ai sensi degli artt. 11 co. 3 e 12 co. 1 lett. c c.p.p..

Se infatti si pone mente alla regola processuale dell’11 co. 3 è evidente la ratio: se i procedimenti sono connessi deve occuparsene un solo soggetto giudicante (e, di riflesso, un solo soggetto investigante) dato l’autonomo criterio attributivo di competenza legale, che lungi dal violare il principio del giudice naturale ne costituisce espressione.

Ma per molti la connessione non c’è perché gli ipotetici autori delle condotte illecite sono, in parte, diversi (per esemplificare, i magistrati di Catanzaro avrebbero in ipotesi commesso i reati di “ostacolo” all’accertamento di altri reati commessi dagli originari indagati dei procedimenti Why not ed altri).

Ma in questo si nega il dato normativo di cui alla attuale lettera c del 12, che imposta il nesso “strumentale” tra i reati e non tra gli autori degli stessi (dopo la modifica intervenuta già nel lontano ‘91). E’ vero che un filone giurisprudenziale “negazionista” continua ad interpretare anche la lettera c del 12 in chiave di necessaria coincidenza soggettiva (cosa che è prevista solo dalla lettera b) ma non è una giurisprudenza univoca (ad esempio, la Sez. VI, 10 luglio ‘98 nel caso di Pomicino fu molto chiara in proposito ...).

Ed allora la questione – sul piano logico – sarebbe solo quella di comprendere se i “reati” oggetto dell’indagine salernitana possano o meno ritenersi commessi al fine di “occultare” quelli oggetto dell’indagine catanzarese (questione, anche questa di merito ...).

Mi sembra un profilo da approfondire, perché – forse – la soluzione poteva esser trovata all’interno della disciplina processuale, sempre fonte di stimoli.


4 commenti:

nanni64 ha detto...

Volevo ringraziare l’autore di questo post.

Lei é un magistrato. E si firma.
E ogni voce dissonante di un magistrato, in mezzo a questo silenzio agghiacciante, é come un grido eroico, che mi commuove.

Mi commuove perché si unisce alla voce di un bimbo incosciente che dice stupefatto, in mezzo a una folla indifferente: ma il re é nudo!

La ringrazio mille volte, solo perché sento il suono della sua voce in questo silenzio.

La ringrazio anche per l’ennesimo tassello che lei ha portato a dimostrazione di questa oscena evidenza: il re é nudo!

Con sincero affetto, come sempre, a voi tutti del blog, e a lei, dott. Raffaello Magi.
Nanni

nanni64 ha detto...

E’ un momento di emergenza per la democrazia.

La democrazia é nella sua essenza il potere esercitato dal popolo. E il popolo esercita questo potere essenzialmente eleggendo i propri rappresentanti al Parlamento.

Un corpo elettorale disinformato e ipnotizzato é un modo per trasformare una democrazia in una oligarchia e poi in una dittatura.

L’informazione é essenziale.

Ci avviliamo, ci deprimiamo, ci arrabbiamo.

Proponiamo improbabili occupazioni del parlamento o manifestazioni a tempo indeterminato sulle piazze. O altri progetti.

Io non dico che queste proposte non vadano bene. Possiamo discuterne.
Ma mentre ne discutiamo possiamo dare forza a quel poco di buono che c’é?

Ossia: Micromega, un covo di liberi pensatori, da sostenere per € 14,00 al bimestre, dal giornalaio (e anche di più, online, per chi può).

Pandora: il sogno di una TV LIBERA, che risponde solo ai cittadini, suoi editori.

Io ho sottoscritto la quota minima, con enorme sacrificio (€ 100,00). Ma quando ho cercato di divulgare questo progetto splendido, anche i più entusiasti si sono fermati davanti ai “piccioli” (soldi, al mio paese).

Ho appena ricevuto una e-mail da Pandora, con cui mi comunicavano i loro problemi, i loro progetti ... e il loro numero di telefono.

Ho telefonato, facendogli presente che la quota era alta, che tutti gli entusiasmi si fermavano di fronte a quella cifra. Mi hanno spiegato che é imposta per legge. Ho suggerito che potrebbero chiarire che si può donare anche pochissimo, senza sottoscrivere ... Mi hanno risposto che é una osservazione corretta, che é possibile donare anche un euro, che , dato che non appare chiaro, penseranno alla mia proposta di precisarlo ....

Vi lascio indicandovi il sito http://www.pandoratv.it, invitandovi a guardare il video in fondo “appello per una informazione libera” (c’é anche Travaglio in quel bellissimo appello). Vi lascio anche quel numero di telefono, se volete parlare direttamente con loro ( 3486783227 ).

Fatti, non parole. Anche piccoli. Ma le gocce tutte assieme, formano un’onda .....

Anonimo ha detto...

all'interno della magistratura operano i magistrati,coloro che hanno il compito di punire chi delinque chiunque esso sia in rispetto all'art.3 della nostra costituzione, e gli appartenenti alla magistratura,coloro che pretendono di tutelare chi delinque rimanendo impuniti.
magistrati :pool salerno,de magistris ,forleo...appartenenti alla magistratura:pool catanzanzaro.il csm dopo quanto accaduto a quale di queste due categorie appartiene?noi cittadini quando subiamo dei torti da parte degli appartenenti alla magistratura a chi ci dobbiamo rivolgere?all'avv.alfano?ci siamo giocati anche il presidente della repubblica.se penso al sacrificio del generale dalla chiesa,di chinnici borsellino falcone mi si torcono le budella.sono cresciuta nel loro mito ed anche per me la magistratura era un altare.ci ha nno insegato il senso dello stato,l'amore per la nostra costituzione nata dal sangue di una guerra mondiale e quindi attenta e rispettosa dei diritti dell'uomo.hanno violentato lanostra costituzione ed infangato la loro memoria.la giustizia non viene più assicurata nei nostri tribunali perchè gli appartenenti alla magistratura sanno di essere tutelati e fanno le stesse cose di catanzaro.come pensate ci sentia mo noi cittadini che viviamo sulla nostra pelle le nefandezze di questi personaggi asserviti ai poteri occulti?ci sentiamo strangolati dall'illegalità,impotenti perchè non esiste piu'un organo che ci tuteli.viviamo con dolore in prima persona le vicende dei magistrati apicella,de magistris,forleo i nuovi martiri della magistratura.sanno uccidere in tanti modi.ogni giornno prego per nloro e li ringrazio per il loro coraggio,stanno lottando anche per me e per i miei figli.grazie a loro ed anche a voi di uguale per tutti ancora brilla la luce della giustizia nella magistratura.siamo pochi e perdenti.con le lacrime agli occhi un ragazzo dell'arma mi ha detto:"lei signora ha contro gli stessi poteri di de magistris elui lo hanno messo a pulire i cessi."la realta' e' che siamo in mano alla p2.berlusconi hapromesso atutti destra e sinistra che ci potra' essere per tutti, a loro tutela, una legge ad personam.che cosa hanno fatto per mastella?i magistrati sono pericolosi e vanno messi a tacere altrimenti vengono eliminati.hanno bisogno degli appartenenti alla magistratura che vengono difesi a spada tratta e lo hanno fatto andando sfrontatamente contro la costituzione!!!la gente guarda il grande fratello e non si rende conto che vive in un paese che non e' piu' uno stato di diritto.non riesco a capire se non si rende conto della gravita' di quello che e' successo o non gliene frega
niente.hanno ucciso la speranza e la gioia di vivere nei miei figli perche da quello che hanno fatto ad apicella capiamo che gli appartenti alla magistratura sono i degni figli di questo csm.io non appartengo alla Magistratura e come cittadina italiana lo disconosco in quanto ha violato la Costituzione e non mi ha dimostrato che gli appartenenti alla Magistratura di Catanzaro non si sono macchiati dei reati imputati loro dal pool di Salerno.Solo uno stupido non capirebbe che se Salerno si è mossa rischiando così tanto aveva le carte in regola per farlo.Ciò che li ha fatti imbestialire di più sono state le 1400 pagine che inchiodavano Catanzaro.Quando ci si muove contro questi personaggi,io lo so bene,bisogna essere inattaccabili e quindi la documentazione diventa voluminosa.Rivoltante è stato ascoltare il rappresentante dell'ANM che si lamentava di quelle 1400 pagine,1400 pagine che mettevano con le spalle al muro Catanzaro.Mi meaviglio come Salerno non si sia resa conto a che livello sia sceso il sistema giuridico in Italia ed abbia rischiato
tanto.Chi ha subito i torti che ho subito io ed i miei 4 figli all'epoca minorenni da parte di appartenenti alla Magistratura ha capito che se si permettono tanto vuol dire che chi li manovra gli assicura anche una grande protezione.Nessun appartenente alla Magistratura oserebbe andare così contro la legge come ho visto fare io in questi anni se non si sentisse tutelato.Quello che anche Marco Travaglio sembra non aver capito è che con questo bliz hanno rassicurato gli appartenenti alla Magistratura che possono continuare a tutelare i politici corrotti, le logge massoniche, le associazioni a delinquere rimanendo impuniti.Alfano ha dimostrato di avere in mano il terzo potere dello Stato e che lui i Magistrati li schiccia come moscerini.Ha fatto felice tutti i politici,di destra e di sinstra.Fondi europei,nuovi soldi freschi rimessi nelle Banche ce n'è per tutti!In fondo siamo tutti fratelli.I Magistrati come Apicella,De Magistris ostacolano l'andamento politico di questo Paese.Io non mi sono mai rivolta al CSM.Ho scritto a Woodcock che delegavo qualsiasi Magistrato a sottoporre la mia documentazione al Csm ma che io per solidarità alla Forleo e a de Magistris non l'arei fatto.Non mi vado a lamentare dal padre dei suoi figli.Tutti i Magistrati italini sono il mio CSM.Non abbiamo bisogno di nessuna riforma della Giustizia,abbiamo solo bisogno che la Magistratura sia rappresentata da tanti Apicella,Lima,Forleo.Sta scritto"Beati coloro che sono perseguitati a causa della Giustizia perché di Essi èil Regno dei Cieli".Loro,i nostri Eroi sono ora i nostri Angeli Custodi.Io so che mi sono vicini e mi hanno sempre protetto.Non ci dobbiamo scoraggiare, Dio Li ha chiamati alla Luce e guidati dalla loro protezione porteremo avanti il loro lavoro. Pax et Bonum dina riccioni

Anonimo ha detto...

Grazie Signora Riccioni per quello che ha scritto!!!
bartolo iamonte