Circa un anno fa scoppiava il caso Palamara grazie al famigerato “trojan”, strumento informatico che ha permesso la captazione delle conversazioni intrattenute dall’ex consigliere del CSM con colleghi e politici.
Destò scalpore, in particolare, la trascrizione di un incontro al quale presero parte oltre al dott. Luca Palamara, gli onorevoli Luca Lotti e Cosimo Ferri ed altri consiglieri superiori.
Tanta fu l’indignazione che in molti non poterono trattenersi dall’esprimerla.
Tra questi il procuratore di Milano Francesco Greco il quale ebbe a pronunciare, in un’occasione pubblica, queste severe parole: «Abbiamo dovuto conoscere, apprendere nelle sue logiche di funzionamento e che ci ha lasciati sconcertati e umiliati, perché ci chiedevamo: “beh, in fondo noi abbiamo lavorato come tanti magistrati, riteniamo che per anzianità, per meriti, per alcuni risultati ottenuti e per le nostre potenzialità ancora inespresse possiamo fare questo tipo di domande ( al Csm, ndr)” e invece poi capisci che le logiche sono altre. Quel mondo che vive nei corridoi degli alberghi e nelle retrovie della burocrazia romana e che non ci appartiene e non appartiene ai magistrati del Nord, ci ha lasciato sconcertati».
Tra questi il procuratore di Milano Francesco Greco il quale ebbe a pronunciare, in un’occasione pubblica, queste severe parole: «Abbiamo dovuto conoscere, apprendere nelle sue logiche di funzionamento e che ci ha lasciati sconcertati e umiliati, perché ci chiedevamo: “beh, in fondo noi abbiamo lavorato come tanti magistrati, riteniamo che per anzianità, per meriti, per alcuni risultati ottenuti e per le nostre potenzialità ancora inespresse possiamo fare questo tipo di domande ( al Csm, ndr)” e invece poi capisci che le logiche sono altre. Quel mondo che vive nei corridoi degli alberghi e nelle retrovie della burocrazia romana e che non ci appartiene e non appartiene ai magistrati del Nord, ci ha lasciato sconcertati».
Insomma, quell’intervento suonò censorio non tanto e non solo verso i protagonisti dello “scandalo”, coinvolgendo tutti i magistrati “geograficamente collocati”, tanto da suscitare ovvie reazioni delle quali si trova traccia ad esempio qui.
E’ di oggi la pubblicazione sul quotidiano La Verità di altri brani tratti dalle conversazioni Whatsapp che vedono come interlocutore del dott. Luca Palamara, questa volta, proprio il procuratore “nordista”, il dott. Francesco Greco.
Il quotidiano li definisce “messaggi di simpatica complicità” e con riferimento a quello dell’ottobre 2017, riporta che Palamara dedicò un «Grandi!!!», con riferimento a un viaggio non meglio specificato, e Greco spiegò: «No, a Milano non ci vado... per scaramanzia! Comunque la squadra comincia a girare». La replica di Palamara è positiva: «Si sta migliorando nettamente». La conversazione continua ancora per qualche minuto e si conclude con un appuntamento a Roma. «Al solito posto», gli ricorda Greco.
Ma non a Milano, per carità!
1 commenti:
"Al solito posto", gli ricorda Greco. Tutto come al solito! Anzi peggio! Si pone sullo stesso piano Di Matteo e Bonafede . Il principe della lotta alla " trattativa" e chi esegue la sentenza di siluramento per una persona pericolosa per la continuazione della trattativa, taluni per mera imbecillità ,ma altri per puro calcolo. Il velenoso vento di tramontana che sta minando la sentenza sulla trattativa da chi viene percepito? Francesco Grasso , 30.01. 1945 Catania
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