sabato 27 agosto 2022

Assistenza agli associati


Mentre in alcuni tribunali d’Italia si sono celebrati o si stanno celebrando processi  a carico di docenti universitari accusati di aver attuato sistemi di cooptazione di loro protetti, per fatti analoghi, disvelati a tutti dalle chat di Palamara, la magistratura italiana si è arroccata

Eppure quello che fanno i professori universitari è esattamente quello che fanno i correntisti: attività di lobbing per “piazzare soci”.

Il Csm invece ha finora assolto tutti i complici di Palamara e i magistrati italiani non solo non hanno fatto nulla  per fermare l’attività del malaffare, ma addirittura ne difendono strenuamente le strutture, facendo finta che possa credersi che si possano difendere le strutture senza essere complici dei loro misfatti.

Pare inserirsi appieno in questo atteggiamento anche la decisione della Scuola Superiore della Magistratura di dedicare una sessione del corso su “Storia della magistratura e dell’associazionismo”, che si terrà a Scandicci dal 3 al 5 ottobre prossimi, alla storia  correnti della magistratura, strutturandola, come si può evincere dall’estratto del relativo programma che si pubblica qui di seguito, in una serie di interviste ad esponenti storici dei  principali gruppi associativi della magistratura.

Il paradosso nel paradosso è che le conduzioni di tali interviste sono state affidate ad ex direttivi, a loro volta appartenenti a quelle correnti.

Si può quindi dubitare fortemente che costoro sapranno assolvere il compito con  spirito realmente critico, come dovrebbe essere, cosicchè il risultato finale sarà quello di una ennesima giustificazione/assoluzione del correntismo.

Del resto quale risposta ci si può attendere dall’oste al quale un cliente affezionato chieda come sia il suo vino?  


4 commenti:

francesco Grasso ha detto...

Purtroppo è così. Solo le vittime del sistema possono spiegare , con prove e cognizione di causa, come vanno le cose.

bartolo ha detto...

È la storia dei tempi: basta essere associati, e prima o poi dal fondo oscuro del pozzo ci sarà sempre un fratello che ti porterà alla luce.
Montezemolo, in questi tempi lontani da quelli del suo mentore, alla domanda del Corriere (edizione domenica 28 agosto) se fosse stato compagno di Liceo di Draghi ha risposto di no, e aggiunto (credo con orgoglio, a differenza di Agnelli che certamente si sarebbe vergognato) che lo è stato di Gianni De Gennaro, già capo della polizia. Noi, privi di fratelli, speriamo in magistrati come Cisterna, che dal pulpito del Riformista denuncia la deriva politica, cioè, costretta a ricorrere alle riserve dei generali e dei magistrati. E, aggiungo io, ai commissari e capi della polizia.

ROSARIO RUSSO ha detto...

mi sembra scandaloso che si faccia campagna elettorale in una scuola della magistratura. Ancora più scandaloso - direi osceno - che dal dibattito siano esclusi taluni gruppi. Un'occasione imperdibile per presenziare e sollevare la questione....

Francesco ha detto...

Perchè un cittadino dovrebbe essere giudicato da un magistrato che da inconfutabili dialoghi captati dai suoi colleghi risulta di avere occupato quella poltrona per raccomandazione e in quanto persona indicata come "...punto di riferimento in tutti in sensi" https://www.instagram.com/p/CW3FyW7sBrb/?utm_medium=copy_link. Credo che in un paese normale, atteso che questi fatti sono di dominio pubblico in quanto pubblicati da quotidiani nazionali e locali, si sarebbe dovuto provvedere, già da tempo, quantomeno ad un trasferimento al fine di permettere ai cittadini che pagano le tasse di avere la certezza che la macchina della giustizia sia affidata a persone di assicurata professionalità e di provata terziarietà, ma quando la poltrona è stata ricevuta a seguito dell'interessamento di un collega che tra l'altro ha anche svolto politica attiva in seno ad un partito politico con esponenti di rilievo in ambito locale e nazionale, come si può essere sicuri della irreprensibilità del giudizio e della sentenza che verrà emessa (da una persona considerata punto di riferimento in tutti i sensi).