Mi chiamo Paolo Moroni e sono un
giudice di merito del Tribunale di Lecce.
Sono candidato per la componente
togata del prossimo CSM solo perché sono stato sorteggiato dal comitato Altra
Proposta per il collegio 4 dei giudici di merito (Puglia, Basilicata, Calabria,
Sicilia).
Appunto perché un “mero”
sorteggiato non rappresento nessun altro se non me stesso, le mie idee e la mia
azione.
Sicuramente non interessi
organizzati, nessuna “sensibilità” correntizia.
Non sono espressione di
cooptazione alcuna e, pertanto, non sono tenuto a dover riscontrare gli
interessi di alcun gruppo, tanto meno del comitato Altra Proposta la cui azione
ho condiviso proprio perché non è costituita in corrente e che ha solo messo a
disposizione dei colleghi un metodo alternativo di selezione dei candidati al
CSM.
Sono espressione di un metodo di
selezione che ha come unico fine quello di spezzare il collegamento correnti/ANM/CSM,
non avendo l’organo di autogoverno carattere rappresentativo dei magistrati e
nemmeno svolgendo funzioni di rappresentanza politica, non essendo la scelta
dei fini un’opzione che rientra nelle sue attribuzioni poiché organo soggetto
solo alla legge.
In ogni caso qualunque altro
metodo avrebbe la mia approvazione se orientato allo stesso scopo.
Ti scrivo poche righe solo per
darti un’idea di come intendo l’esercizio della giurisdizione, giacché con la
stessa dedizione svolgerei il compito per cui sono candidato, ispirando la mia
azione agli stessi principi etici.
Non credo serva una foto di
presentazione per definirmi.
La faccia ce la metto tutti i
giorni in Tribunale da 23 anni ed è quella di un normalissimo magistrato che per
quasi 22 anni ha svolto funzioni giudicanti di merito, prima penali (per
quattro anni – dibattimento e riesame), poi civili (cambiando per tre volte
ufficio: Sezione distaccata – Sezione famiglia e contratti – oggi Sezione
esecuzioni, proc. concorsuali e contenzioso collegato).
Niente fuori ruolo o altri
incarichi extra, da me neanche cercati, per non sottrarmi all’unico dovere a
cui sono chiamato e per il quale si diventa magistrati: amministrare giustizia
e dare riposte a chi ne domanda.
Se ti riconosci in un magistrato
che passa la quasi totalità del suo tempo a lavorare, concentrato nella
definizione degli affari pendenti, senza sentirsi attratto dalle lusinghe egotiche
di un ambizioso quanto futile “carrierismo”, ti sarà facile riconoscerti in
quello che scrivo.
Se sei un magistrato che ha sempre tentato di
sottrarsi alla giurisdizione, che non conosce la fatica, il peso di un ruolo di
centinaia di cause (nella mia esperienza anche di migliaia), dei tempi che ne
scandiscono inesorabilmente la loro amministrazione, se tendi ad evitare sistematicamente
la trattazione delle cause procrastinandone la decisione (istruttoria o di
merito), non è a te che mi rivolgo.
Così come queste parole non sono
rivolte al collega che ritiene di avere bisogno di appoggi informali per
sostenere le proprie domande al CSM, che aspira ad un posto da presidente e da
semi/presidente alzando il telefono per autoraccomandarsi, direttamente o
indirettamente, al consigliere di riferimento e che ritiene tale prassi del
tutto legittima, come insindacabilmente (quanto esecrabilmente) stabilito dal
titolare dell’azione disciplinare uscente.
Mi rivolgo a chi pensa che l’azione del CSM debba ispirarsi a criteri di legalità e trasparenza e ad essi improntare le determinazioni da assumere nell’azione di autogoverno della magistratura, la cui discrezionalità è solo amministrativa, perciò da ricondurre sempre alla legge.
Ci sarà tempo per disquisire dei
temi di attualità che interessano profili ordinamentali e del nostro agire
quotidiano necessari a garantire la piena terzietà ed indipendenza del
magistrato (trasferimento per incompatibilità ambientale ex art. 2 L. Ord.
Giud., valutazioni di professionalità, ordinamento delle Procure, dirigenza,
“carichi esigibili”, fuori ruolo, riforme procedimentali civili e penali).
Quello che mi preme evidenziare
con queste poche righe è il valore a cui deve ispirarsi l’azione del CSM, che -
laddove la fonti normative di rango primario o secondario lascino spazio a
profili di scelta - va improntata ad un corretto esercizio della
discrezionalità amministrativa, che non può essere libera o arbitraria, ma funzionale
al perseguimento dell’interesse primario predeterminato dal legislatore.
Questi i criteri di selezione su
cui dividersi o convergere, e che devono sempre essere sottoposti al vaglio
degli organi di giustizia amministrativa, non altri, di natura prettamente
politica, del tutto estranei a come la nostra Costituzione incardina il CSM tra
gli organi di rilevanza costituzionale che valgono a delineare lo
Stato-apparato.
Se queste mie parole ti hanno
incuriosito, ci sarà senz’altro
occasione per discutere ed approfondire le diverse tematiche di interesse
comune.
Se hai interesse puoi contattarmi
per mail (su Giustizia)
Paolo Moroni
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