giovedì 19 giugno 2008

La conversione impossibile


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di Franco Cordero



da Repubblica.it del 19 giugno 2008


Nel dialetto subalpino circolava una metafora romanesque: “l’hanno cambiato a balia”; forse lo dicono ancora d’uno che improvvisamente risulti diverso (i dialetti e relativa sapienza vanno estinguendosi); l’ubriacone diventa asceta, il codardo compie gesta eroiche et similia.

Stanno nel fisiologico le metamorfosi lente operate da lunghi esercizi (Freud le chiama forme reattive, Reaktionsbildungen).

Qui è innaturalmente fulminea.

Tale appariva la conversione del Caimano in homme d’Etat pensoso, equanime, altruista.

Impossibile, natura non facit saltus. Nessuno cambia d’un colpo a 72 anni, tanto meno l’egomane insofferente delle regole (etica, legalità, grammatica, buon gusto), specie quando sia talmente ricco in soldi e voti da mettersele sotto i piedi.

Era molto chiaro dall’emendamento pro Rete4, in barba alla disciplina della concorrenza, ma i cultori del cosiddetto dialogo perdonano tutto o quasi.

Nell’aria del solstizio, lunedì sera 16 giugno, Leviathan (nome biblico del coccodrillo archetipico) batte due colpi.

Partiamo dall’arcinoto retroscena.

Come gli capita spesso, soffre d’antipatiche rogne giudiziarie: in un dibattimento milanese prossimo all’epilogo è chiamato a rispondere del solito vizio, definibile lato sensu “frode”; stavolta l’accusa è d’avere pagato David Mills, avvocato londinese, affinché dichiarasse il falso su fondi neri esteri; l’aveva incautamente svelato l’accipiens.

Inutile dire quanto gli pesi la prospettiva d’una condanna: il massimo della pena è otto anni, art. 317 ter c. p., o sei, se fosse applicato l’art. 377 (indurre al falso chi abbia la facoltà d’astenersi); appare anomala l’ipotesi d’un presidente del Consiglio interdetto dai pubblici uffici, né sarebbe pensabile l’insediamento al Quirinale nell’anno 2013; punta lì, lo sappiamo, in un’Italia ormai acquisita, patrimonio familiare, dépendance Mediaset.

La posta è enorme. Altrettanto i mezzi con cui risponde al pericolo.

Esiste un dl sulla sicurezza pubblica. Palazzo Madama lavora alla conversione in legge.

Gli emendamenti presentati dai soliti yes men prevedono la sospensione d’un anno dei processi su fatti ante 1 luglio 2002, la cui pena massima non ecceda i 10, pendenti tra udienza preliminare e chiusura del dibattimento; così tribunali e corti sbrigheranno il lavoro grosso.

Lo dicono senza arrossire i presentatori del capolavoro e lo ripete Leviathan nella lettera al presidente del Senato, sua devota creatura, annunciando un secondo passo, ripescare l’immunità dei cinque presidenti, dichiarata invalida dalla Consulta quattro anni fa.

Sarà sospeso anche uno dei processi inscenati a suo carico “da magistrati d’estrema sinistra”: gliel’hanno detto gli avvocati; che male c’è?; un perseguitato politico deve difendersi; e ricuserà il presidente del tribunale, lo rende noto en passant.

Ma è puro caso che l’emendamento gli riesca comodo.

La ratio sta nell’interesse collettivo.

Discorso molto berlusconiano, chiunque glielo scriva.

Tra un anno sarà immune: se non lo fosse ancora, basterebbe allungare la sospensione; tra cinque da palazzo Chigi scala Monte Cavallo, sono due passi; nel frattempo vuol essersi riscritta la Carta vestendo poteri imperiali (davanti a lui, Charles-Louis-Napoléon, III nell’ordine dinastico, è un sovrano legalitario).

In sede tecnica riesce arduo definire questo sgorbio, tanto straripa dalla sintassi legale. Ciurme parlamentari sfigurano il concetto elementare della legge: va al diavolo la razionalità immanente i cui parametri indica l’art. 3 Cost.; l’atto rivestito d’abusiva forma legislativa soddisfa solo l’interesse personale del futuro padrone d’Italia.

Vengono in mente categorie elaborate nel diritto amministrativo: “le détournement du pouvoir”; mezzo secolo fa Francesco Carnelutti configurava l’ipotesi “eccesso di potere legislativo”.

Siamo nel regno dei mostri, studiato dal naturalista Ulisse Aldrovandi.

L’espediente appare così sguaiatamente assurdo in logica normativa, da sbalordire l’osservatore: perché sospendere i processi su fatti ante 1 luglio 2002, mentre seguitano i posteriori?; e includervi i dibattimenti alla cui conclusione manchi un giorno?; tra 12 mesi l’ingorgo sarà più grave, appena ricadano nei ruoli.

Che nel frattempo il taumaturgo d’Arcore abbia quadrato il cerchio allestendo una giustizia rapida, è fandonia da imbonitori: la pratica abitualmente, quando non adopera le ganasce; o forse sottintende una tacita caduta nella curva dell’oblio; spariscono e non se ne parla più, amnistia anonima. Oltre alla patologia amministrativa, l’incredibile pastiche ne richiama una civilistica: il dolo, nella forma che Accursio chiamava “machinatio studiosa”, stretta parente della frode, tale essendo la categoria sotto cui è definibile l’epopea berlusconiana (avventuriero piduista, impresario delle lanterne magiche, grimpeur d’affari risolti con trucchi penalmente valutabili, intanato in asili fiscali a tenuta ermetica, spacciatore d’illusioni elettorali): gli emendamenti galeotti hanno come veicolo un dl firmato dall’ignaro Presidente della Repubblica su materie nient’affatto analoghe, e s’era guardato dal dire cosa covasse; in nomenclatura romana, dolus malus.

Gli sta a pennello l’aggettivo tedesco “folgerichtig”, nel senso subrazionale: ha dei riflessi costanti (finto sorriso, autocompianto, barzelletta, morso, digestione); non tollera le vie mediate; sceglie d’istinto la più corta, come il caimano quando punta la preda. Con questa sospensione dei processi sotterra l’azione obbligatoria: Dio sa cos’avverrà nei prossimi cinque anni ma gli obiettivi saltano all’occhio: la vuole a’ la carte; carriere distinte, ovvio; Procure agli ordini del ministro, sicché il governo disponga della leva penale; procedere o no diventa scelta politica (se ne discorreva nella gloriosa Bicamerale sotto insegna bipartisan: Licio Gelli, fondatore della P2, rivendicava i diritti d’autore riconoscendo le idee del suo “Piano” d’una “rinascita democratica” anno Domini 1976; l’ancora invisibile demiurgo frequentava la loggia in quarta o quinta fila).

A quel punto nessuno lo smuoverebbe più se fosse il superuomo cantato dai caudatari, invulnerabile dal tempo.

Le altre due mete è chiaro quali siano: prima, uscire dall’Unione europea, compagnia scomoda; seconda, moltiplicare lo smisurato patrimonio.

Sul quale punto nessuno con la testa sul collo ha dubbi: anni fa gli contavano 40 mila vecchi miliardi; crescono come la vorace materia prima evocata da Anassimandro.


11 commenti:

Anonimo ha detto...

ottimo articolo. il cavaliere (dell'apocalisse) è semplicemente indifendibile. chi lo difende è molto ignorante oppure è in malafede e senza vergogna, proprio come lui.

Anonimo ha detto...

Cordero si contempla; ogni commento stonerebbe di fronte alla sua prosa.
Nicola Saracino

Anonimo ha detto...

quid est, Catulle? quid moraris emori?
sella in curuli struma Nonius sedet,
per consulatum peierat Vatinius:
quid est, Catulle? quid moraris emori?

(carme 52)

Anonimo ha detto...

Chiunque si rechi da un tiranno diventa il suo schiavo, anche se vi è andato da uomo libero.(Pompeo)

Alessandra

apelle ha detto...

Niente, pur evitando di citare Anassimandro e le sue cugine, tra le quali Androcchia e il di lei figlio, vorrei mettere al corrente il Cordero che, alle ore 10.00 di oggi, 20 giugno 2008, il 100% delle società Mediaset, Mediolanum e Mondadori capitalizzavano per complessivi
€. 8.303.280.000 circa (pari a 16.077.392.000.000 del vecchio conio).

Tenendo conto che il Cavaliere è proprietario di quote che vanno dal 40 al 60% di tali società, e che le partecipazioni in tali società rappresentano la parte di gran lunga più importante delle sue ricchezze, se ne deduce che il Cordero, oltre ad essere barocco e ridondante come un Reaktionsbildungen di periferia, dovrebbe verificare con maggiore serietà le notizie che pubblica.
Altrimenti qualcuno potrebbe anche pensare che sia uno sparaballe.

Anonimo ha detto...

Immenso Cordero.

Anonimo ha detto...

Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!
(Dante)

Anonimo ha detto...

in un paese normale non sarebbe nemmeno in parlamento, qui è addirittura capo del governo! è evidente che siamo in un paese folle. e chi fugge all'estero fa decisamente bene.

Anonimo ha detto...

@ Anonimo (20/6 15:38)Seduto sugli allori...della Poltrona Frau...in posa, sfoggia una prosa da (di)partita di "giro"...ne dantesco. Nell'ottobre 2006 decollava "Poltrona Frau" con un 30% di guadagno all'esordio in Piazza Affari...per poi superare il 50% in pochi mesi. Strano, però: in concomitanza decollavano "Banca generali" (poco favorita...le banche ormai avevano già fatto il pieno...ma si sa al peggio non c'è limite, e ottiene un ottimo risultato a breve e media scadenza...) e "Elica", la più favorita (sul Corriere, uno dei tanti "suoi" e conflittuali giornali nonché le tante presenze/presidenze in molte società!)...anche per il basso indebitamento (a fronte del copioso di Frau) che appena in quota - bassa - atterra, poi rovinosamente. "Le leggi son ma chi pon mano ad elle?": Dante, appunto!

Anonimo ha detto...

"Le leggi son, ma chi pon mano ad esse?"
per ora il cavaliere nero, purtroppo!

io che speravo che :( ha detto...

Nulla da dire. Quel che ammalia più dei contenuti, e non che questi siano fallaci, è la prosa. Purtroppo menti come quella del professore (sui cui sacri testi ho aihme' studiato) generano i peggiori istinti: primo fra tutti la gelosia.